Mese: ottobre 2015

Pensierino della sera

Il sostegno iraniano per sovvertire i Paesi arabi è grande una minaccia per la regione come il sedicente Stato  islamico (IS) ha detto  il ministro degli Esteri del Bahrein Sheikh Khaled bin Ahmed Al Khalifa  sabato in una conferenza sulla sicurezza a Manama. “Queste azioni non sono meno una minaccia per noi che Daesh”, ha aggiunto. (fonte The Dawn)

Meglio di tante teorie geopolitiche ecco una dichiarazione che dice pane al pane e vino al vino. E spiega molte cose

Pensierino della sera

Il sostegno iraniano per sovvertire i Paesi arabi è grande una minaccia per la regione come il sedicente Stato  islamico (IS) ha detto  il ministro degli Esteri del Bahrein Sheikh Khaled bin Ahmed Al Khalifa  sabato in una conferenza sulla sicurezza a Manama. “Queste azioni non sono meno una minaccia per noi che Daesh”, ha aggiunto. (fonte The Dawn)

Meglio di tante teorie geopolitiche ecco una dichiarazione che dice pane al pane e vino al vino. E spiega molte cose

Siria: forze curde e ribelli lanciano prima operazione anti-Daesh

(Agenzie). Una coalizione di milizie curde e di gruppi ribelli ha lanciato la sua prima operazione contro il gruppo jihadista Daesh nel nord-est della Siria.  Le Forze Democratiche Siriane (SDF) si sono formate a metà ottobre come un’alleanza tra il curdo l’YPG (Unità di Protezione Popolare) e altri gruppi di ribelli siriani. “Questo è il primo passo delle Forze Democratiche Siriane”, […]

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Libia: Martin Kobler nuovo inviato ONU al posto di Leon

(Agenzie). Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la nomina del tedesco Martin Kobler come nuovo inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia. Lo hanno riportato fonti diplomatiche, anche se non è chiaro quando avverrebbe con precisione il passaggio di testimone. Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha notificato la decisione ai 15 membri del Consiglio con […]

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Egitto: aereo russo si è schiantato nel Sinai

(Agenzie). L’ufficio del Primo ministro egiziano ha confermato in una dichiarazione che un aereo civile russo si è schiantato nel Sinai centrale, aggiungendo che è stata istituita una sala operativa per monitorare le operazioni di soccorso. Le fonti hanno detto che l’aereo aveva a bordo principalmente turisti russi. Il velivolo era un jet Airbus A-321, aveva 217 […]

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Bahrein: l’Iran è una minaccia per gli Arabi tanto quanto Daesh

(Agenzie). Il sostegno dell’Iran alle sovversioni nei paesi arabi è una minaccia per la regione al pari di Daesh (ISIS). Lo ha affermato il ministro degli Esteri del Bahrein Sheikh Khaled bin Ahmed Al Khalifa durante una conferenza sulla sicurezza a Manama. “Le azioni di Teheran non sono meno pericolose di quelle di Daesh per noi” ha detto, utilizzando l’acronimo arabo per il […]

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La Russia e la “guerra santa” in Siria

Di Sami Nader. Al-Monitor (28/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. Il 16 ottobre scorso la Chiesa ortodossa russa ha definito “Guerra Santa” l’intervento russo in Siria, fatto che ha prodotto dibattiti e preoccupazione in Libano e in altre aree del Mashreq arabo, considerando le possibili ripercussioni sull’esistenza e il ruolo dei cristiani nell’area. Immediatamente una campagna […]

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Novità editoriali: “Impronte” di Hasan Ali Toptaş

Esce il 19 Novembre il primo romanzo tradotto in italiano di Hasan Ali Toptaş, lo scrittore turco definito dalla critica il “Kafka turco”. “Impronte”, uno dei suoi romanzi più acclamati, racconta la storia di Ziya che, soffocato dalla grande città, decide di stabilirsi in un piccolo paesino che trent’anni prima gli era stato descritto da […]

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La cultura gitana in Turchia: da “metà” a “uno”

cingeneler 110È possibile parlare di un’universale, omnicomprensiva cultura romanì? E quali sono le sue caratteristiche distintive presso i diversi gruppi esistenti? E come è stata trasmessa attraverso le generazioni in comunità sprovviste di scrittura? Intervista al professore ed etnomusicologo turco İbrahim Yavuz Yükselsin e ritratto della regista Elmas Arus.

La cultura gitana in Turchia: da “metà” a “uno”

cingeneler 110È possibile parlare di un’universale, omnicomprensiva cultura romanì? E quali sono le sue caratteristiche distintive presso i diversi gruppi esistenti? E come è stata trasmessa attraverso le generazioni in comunità sprovviste di scrittura? Intervista al professore ed etnomusicologo turco İbrahim Yavuz Yükselsin e ritratto della regista Elmas Arus.

La cultura gitana in Turchia: da “metà” a “uno”

cingeneler 110È possibile parlare di un’universale, omnicomprensiva cultura romanì? E quali sono le sue caratteristiche distintive presso i diversi gruppi esistenti? E come è stata trasmessa attraverso le generazioni in comunità sprovviste di scrittura? Intervista al professore ed etnomusicologo turco İbrahim Yavuz Yükselsin e ritratto della regista Elmas Arus.

Libano: aiuti militari USA per fermare Daesh

(Agenzie). Una nuova strategia Usa per la lotta contro Daesh in Siria includerà assistenza alla sicurezza in Libano e Giordania, ha dichiarato una fonte del Senato degli Stati Uniti. Gli aiuti militari comprenderebbero anche una nuova forza speciale per le operazioni intensificate a Irbil, nel nord dell’Iraq, in cooperazione con gli iracheni.  

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Siria: prossima settimana riunione multilaterale a Vienna

(Agenzie). Il ministro degli Esteri iracheno ha detto che il prossimo incontro multilaterale sulla crisi in Siria dovrebbe svolgersi a Vienna la prossima settimana, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa russe. Egli ha aggiunto che i colloqui sulla risoluzione della crisi in Siria non sono riusciti a portare a un accordo sul ruolo del presidente siriano […]

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Intervista a Evelyne Pommerat

Entretien avec Evelyne Pommerat responsable de la Médiathèque Mateo Maximoff | babelmed | femme - migration - méditerranéeEvelyne Pommerat vi riceve alla Médiathèque Mateo Maximoff con un’attenzione preziosa. Responsabile di un vasto archivio dedicato agli zigani e alle Genti del Viaggio, questa documentalista veterana ha saputo trasformare questo luogo in una finestra aperta sul presente grazie a una programmazione culturale vivace.

Intervista a Evelyne Pommerat

Entretien avec Evelyne Pommerat responsable de la Médiathèque Mateo Maximoff | babelmed | femme - migration - méditerranéeEvelyne Pommerat vi riceve alla Médiathèque Mateo Maximoff con un’attenzione preziosa. Responsabile di un vasto archivio dedicato agli zigani e alle Genti del Viaggio, questa documentalista veterana ha saputo trasformare questo luogo in una finestra aperta sul presente grazie a una programmazione culturale vivace.

Intervista a Evelyne Pommerat

Entretien avec Evelyne Pommerat responsable de la Médiathèque Mateo Maximoff | babelmed | femme - migration - méditerranéeEvelyne Pommerat vi riceve alla Médiathèque Mateo Maximoff con un’attenzione preziosa. Responsabile di un vasto archivio dedicato agli zigani e alle Genti del Viaggio, questa documentalista veterana ha saputo trasformare questo luogo in una finestra aperta sul presente grazie a una programmazione culturale vivace.

Cucina tunisina: la fricassea, bignè fritti salati ripieni

Per il nostro appuntamento con la cucina di questa settimana, andiamo a scoprire una ricetta molto diffusa in Tunisia: la fricassea, bignè salati fritti ripieni! Ingredienti: Per i bignè: 500g di farina 1 cucchiaino di lievito 1 cucchiaio di zucchero 1 cucchiaino di sale 5 cucchiai d’olio d’oliva 5 cucchiai di latte tiepido 1 uovo […]

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Io sto con Isacco e Ismaele

È una stanza. Per meglio dire, è una prigione. Per me Abramo, da oltre dieci anni, è una prigione. Non riesco, cioè, a disgiungere il dato esperienziale dal mito e, per chi crede, dalla fede. Abramo,  nella mia esperienza, è la sua tomba nel grande complesso sacro  a Hebron per gli ebrei e per gliRead more

Io sto con Isacco e Ismaele

È una stanza. Per meglio dire, è una prigione. Per me Abramo, da oltre dieci anni, è una prigione. Non riesco, cioè, a disgiungere il dato esperienziale dal mito e, per chi crede, dalla fede. Abramo,  nella mia esperienza, è la sua tomba nel grande complesso sacro  a Hebron per gli ebrei e per gliRead more

Io sto con Isacco e Ismaele

È una stanza. Per meglio dire, è una prigione. Per me Abramo, da oltre dieci anni, è una prigione. Non riesco, cioè, a disgiungere il dato esperienziale dal mito e, per chi crede, dalla fede. Abramo,  nella mia esperienza, è la sua tomba nel grande complesso sacro  a Hebron per gli ebrei e per gliRead more

Marocco: le settimane del cinema europeo dal 9 al 23 novembre

(Al Huffington Post Maghreb). Jacques Audiard, Nanni Moretti, Alberto Rodriguez: sono solo alcuni dei grandi nomi del cinema europeo che presenteranno i loro ultimi film nei più importanti cinema marocchini. Dal 9 al 23 novembre prossimo, si terrà la 24° edizione de’ Le Settimane del Cinema Europeo nei cinema di Marrakech, Casablanca, Tangeri e Rabat. Il programma comprende una […]

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Siria: in corso i negoziati a Vienna

(Agenzie). Sono in corso i colloqui volti a trovare una soluzione alla guerra in Siria a Vienna, a cui partecipano i ministri degli Esteri di Russia, Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Francia, Egitto, Iraq, Libano e, per la prima volta, Iran. Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha esortato i partecipanti a mostrare “flessibilità” e ha […]

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ONU: bozza di risoluzione per conflitto Israele-Palestina

(Agenzie). Una bozza di risoluzione delle Nazioni Unite volta a rilanciare i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi chiede un congelamento degli insediamenti israeliani e si muove per perseguire Israele presso la Corte Penale Internazionale. Il testo elaborato dalla Nuova Zelanda è stato distribuito ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza, così come a israeliani […]

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La crisi irachena e gli scenari possibili

Di Abdul Hussein Shaaban, Al-Jazeera (28/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. La recente crisi irachena ha posto il Paese e il suo futuro sotto la lente di ingrandimento: l’Iraq sta forse andando verso la frammentazione? E dopo, quali saranno gli scenari possibili? Se quello della frammentazione è plausibile, a causa del peggioramento della crisi e […]

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Nepalese, comunista e donna

Il nuovo capo dello Stato del Nepal è una donna. Una donna comunista. Ha 54 anni, si chiama Bidhya Devi Bhandari e ha un curriculum di tutto rispetto dove spiccano le battaglie in difesa delle donne in una società dominata dai maschi e dalle caste alte che dettano ancora – anche se forse sempre meno – la legge non scritta della tradizione.

La sua elezione è’ una sorpresa due volte. Perché per una donna non è facile farsi strada in Nepal e lei è la prima donna presidente del suo Paese e perché il suo sfidante, Kul Bahadur Gurung, è comunque una figura di peso anche se ha perso: è il leader del Congresso nepalese, il primo partito del Paese. Ma il voto del parlamento, dove il secondo e il terzo partito sono della medesima area, le ha dato una maggioranza piena: 327 voti su 549. Non è maoista, come forse l’immaginario collettivo la pensa alla notizia che in Nepal ha vinto una comunista. Ma i voti dei maoisti (The Unified Communist Party of Nepal-Maoist, 80 seggi su 575) sono stati determinati. Il suo partito, Communist Party of Nepal-Unified Marxist–Leninist, poteva contare solo su 175 scranni. L’alleanza ha retto mentre al partito del Congresso invece non sono bastati gli alleati e i 196 seggi guadagnati nelle ultime elezioni (2013). La convivenza coi maoisti, che un prezzo lo avranno pur chiesto, non rappresenta al momento un problema: Bhandari può contare sul primo ministro Sharma Oli– l’uomo che ha il potere esecutivo in Nepal – che è comunista come lei, ed è anzi è il capo del partito di cui lei è comunque stata vicepresidente.


 La politica la conosce bene: nella base, nel partito, nel governo dove Bhandari ha già ricoperto un incarico istituzionale. E’ stata ministro della Difesa, un ruolo delicato in un Paese dove la guerra civile è stata una realtà per dieci anni e che si è conclusa con un accordo politico solo nel 2006 dopo 15mila vittime e tra 100 e 150mila sfollati interni. Da allora il Paese ha cambiato faccia.

Il cammino è stato lungo e resta ancora difficile. Questa piccola nazione himalayana, cerniera tra India e Cina, con solo 30 milioni di abitanti sparsi su un territorio grande la metà dell’Italia (147mila kmq) e connotato da montagne altissime e da un’enorme disomogeneità etnico linguistica, è stata una monarchia monolitica fino al 2008. Caduta pagando un prezzo elevato. E’ un vasto movimento popolare ad averla abbattuta ma sono stati i maoisti a segnare il punto di svolta. Una svolta difficile che alla fine porterà, solo nel settembre scorso, alla nuova, sofferta Costituzione. Nuova e innovativa perché è la prima in Asia che proteggere ad esempio i diritti dei gay. Sofferta perché la sua approvazione è stata bagnata dal sangue di 40 morti nelle manifestazioni di piazza che hanno preceduto il voto finale a cui si è arrivati con molte difficoltà.

La mappa linguistica di un Paese grande la metà
dell’Italia ma con oltre cento lingue. In alto la nuova presidente.
Sotto, il compagno Prachanda

Non ancora finite. La Costituzione, che fa del piccolo Paese montano una repubblica federata di sette province, lascia scontente molte minoranze in una nazione dove si parlano oltre cento lingue diverse e dove le comunità più marginali e periferiche si sentono sotto rappresentate. Una sfida per la nuova presidente.

Nondimeno, il Paese va avanti, in un equilibrio difficile recentemente turbato dal sisma che ha fatto strage di uomini, animali, abitazioni, strutture e monumenti anche nella capitale (400mila vivono ancora in rifugi inadeguati all’inverno che si sta avvicinando, secondo la rete di Ong italiane “Agire”). Un Paese dove i nodi del sottosviluppo restano in gran parte intatti in una zona del mondo dominata ancora dalle regole castali e da rapporti semi feudali che regolano la vita di comunità prevalentemente agricole (75% della forza lavoro). Un Paese in equilibrio difficile anche per la sua posizione geografica di Stato “cuscinetto” schiacciato tra i due grandi colossi del continente, Delhi e Pechino. Che ora cullano, ora minacciano, alla ricerca di una supremazia che per anni è stata guadagnata dall’India che di gran parte del Nepal influenza cultura e tradizione e che preme ai suoi confini con uno degli eserciti più potenti del mondo. I cinesi non sono da meno: guardano con occhio traverso le comunità buddiste e tibetane che in quel Paese trovano rifugio e provano a stuzzicare Kathmandu con la promessa dello sviluppo. Proprio ieri il Nepal ha firmato un accordo con la Cina che di fatto mette fine al monopolio indiano per le forniture dei prodotti petroliferi. Un monopolio che durava da 45 anni.

Anche questi nodi su un pettine sfilacciato toccheranno a Bidhya Devi Bhandari, una storia di militanza

politica, di battaglie in difesa delle donne e delle minoranze (che potrebbero essere un suo punto di forza) e una storia personale gravata da un dramma che le ha tolto il marito, Madan Bhandari, uno dei più noti leader comunisti del Paese: è vittima di un incidente di auto nel 1993 su cui si sono accavallati molti dubbi che nessuna inchiesta è riuscita a chiarire.

Dall’altra parte della barricate, accanto all’appoggio indiscusso del premier, resta comunque il potente partito del Congresso, passato indenne per tutte le stagioni (è nato nella sua forma primigenia nel 1947 e ha vinto le prime elezioni democratiche nel 1991) e un partito maoista con un leader carismatico, Pushpa Kamal Dahal, più comunemente noto come il compagno Prachanda. Si dovrà tenerne conto come si dovrà tener conto dell’applicazione della prima Costituzione repubblicana del Paese, in questi mesi alla sua prima vera prova del fuoco.

Nepalese, comunista e donna

Il nuovo capo dello Stato del Nepal è una donna. Una donna comunista. Ha 54 anni, si chiama Bidhya Devi Bhandari e ha un curriculum di tutto rispetto dove spiccano le battaglie in difesa delle donne in una società dominata dai maschi e dalle caste alte che dettano ancora – anche se forse sempre meno – la legge non scritta della tradizione.

La sua elezione è’ una sorpresa due volte. Perché per una donna non è facile farsi strada in Nepal e lei è la prima donna presidente del suo Paese e perché il suo sfidante, Kul Bahadur Gurung, è comunque una figura di peso anche se ha perso: è il leader del Congresso nepalese, il primo partito del Paese. Ma il voto del parlamento, dove il secondo e il terzo partito sono della medesima area, le ha dato una maggioranza piena: 327 voti su 549. Non è maoista, come forse l’immaginario collettivo la pensa alla notizia che in Nepal ha vinto una comunista. Ma i voti dei maoisti (The Unified Communist Party of Nepal-Maoist, 80 seggi su 575) sono stati determinati. Il suo partito, Communist Party of Nepal-Unified Marxist–Leninist, poteva contare solo su 175 scranni. L’alleanza ha retto mentre al partito del Congresso invece non sono bastati gli alleati e i 196 seggi guadagnati nelle ultime elezioni (2013). La convivenza coi maoisti, che un prezzo lo avranno pur chiesto, non rappresenta al momento un problema: Bhandari può contare sul primo ministro Sharma Oli– l’uomo che ha il potere esecutivo in Nepal – che è comunista come lei, ed è anzi è il capo del partito di cui lei è comunque stata vicepresidente.


 La politica la conosce bene: nella base, nel partito, nel governo dove Bhandari ha già ricoperto un incarico istituzionale. E’ stata ministro della Difesa, un ruolo delicato in un Paese dove la guerra civile è stata una realtà per dieci anni e che si è conclusa con un accordo politico solo nel 2006 dopo 15mila vittime e tra 100 e 150mila sfollati interni. Da allora il Paese ha cambiato faccia.

Il cammino è stato lungo e resta ancora difficile. Questa piccola nazione himalayana, cerniera tra India e Cina, con solo 30 milioni di abitanti sparsi su un territorio grande la metà dell’Italia (147mila kmq) e connotato da montagne altissime e da un’enorme disomogeneità etnico linguistica, è stata una monarchia monolitica fino al 2008. Caduta pagando un prezzo elevato. E’ un vasto movimento popolare ad averla abbattuta ma sono stati i maoisti a segnare il punto di svolta. Una svolta difficile che alla fine porterà, solo nel settembre scorso, alla nuova, sofferta Costituzione. Nuova e innovativa perché è la prima in Asia che proteggere ad esempio i diritti dei gay. Sofferta perché la sua approvazione è stata bagnata dal sangue di 40 morti nelle manifestazioni di piazza che hanno preceduto il voto finale a cui si è arrivati con molte difficoltà.

La mappa linguistica di un Paese grande la metà
dell’Italia ma con oltre cento lingue. In alto la nuova presidente.
Sotto, il compagno Prachanda

Non ancora finite. La Costituzione, che fa del piccolo Paese montano una repubblica federata di sette province, lascia scontente molte minoranze in una nazione dove si parlano oltre cento lingue diverse e dove le comunità più marginali e periferiche si sentono sotto rappresentate. Una sfida per la nuova presidente.

Nondimeno, il Paese va avanti, in un equilibrio difficile recentemente turbato dal sisma che ha fatto strage di uomini, animali, abitazioni, strutture e monumenti anche nella capitale (400mila vivono ancora in rifugi inadeguati all’inverno che si sta avvicinando, secondo la rete di Ong italiane “Agire”). Un Paese dove i nodi del sottosviluppo restano in gran parte intatti in una zona del mondo dominata ancora dalle regole castali e da rapporti semi feudali che regolano la vita di comunità prevalentemente agricole (75% della forza lavoro). Un Paese in equilibrio difficile anche per la sua posizione geografica di Stato “cuscinetto” schiacciato tra i due grandi colossi del continente, Delhi e Pechino. Che ora cullano, ora minacciano, alla ricerca di una supremazia che per anni è stata guadagnata dall’India che di gran parte del Nepal influenza cultura e tradizione e che preme ai suoi confini con uno degli eserciti più potenti del mondo. I cinesi non sono da meno: guardano con occhio traverso le comunità buddiste e tibetane che in quel Paese trovano rifugio e provano a stuzzicare Kathmandu con la promessa dello sviluppo. Proprio ieri il Nepal ha firmato un accordo con la Cina che di fatto mette fine al monopolio indiano per le forniture dei prodotti petroliferi. Un monopolio che durava da 45 anni.

Anche questi nodi su un pettine sfilacciato toccheranno a Bidhya Devi Bhandari, una storia di militanza

politica, di battaglie in difesa delle donne e delle minoranze (che potrebbero essere un suo punto di forza) e una storia personale gravata da un dramma che le ha tolto il marito, Madan Bhandari, uno dei più noti leader comunisti del Paese: è vittima di un incidente di auto nel 1993 su cui si sono accavallati molti dubbi che nessuna inchiesta è riuscita a chiarire.

Dall’altra parte della barricate, accanto all’appoggio indiscusso del premier, resta comunque il potente partito del Congresso, passato indenne per tutte le stagioni (è nato nella sua forma primigenia nel 1947 e ha vinto le prime elezioni democratiche nel 1991) e un partito maoista con un leader carismatico, Pushpa Kamal Dahal, più comunemente noto come il compagno Prachanda. Si dovrà tenerne conto come si dovrà tener conto dell’applicazione della prima Costituzione repubblicana del Paese, in questi mesi alla sua prima vera prova del fuoco.

L’isola che sognava i leoni – Artwork in Cuba

leoni 110La mostra al Museo Tornielli di Ameno dal 31 ottobre al 10 gennaio 2016, è un’evoluzione del progetto espositivo, La Terzera Orilla (la terza riva), presentato a Valencia l’anno scorso, in collaborazione tra la galleria Kir Royal, il Politecnico di Valencia e la Facoltà di Belle Arti di Sant Carles.

L’isola che sognava i leoni – Artwork in Cuba

leoni 110La mostra al Museo Tornielli di Ameno dal 31 ottobre al 10 gennaio 2016, è un’evoluzione del progetto espositivo, La Terzera Orilla (la terza riva), presentato a Valencia l’anno scorso, in collaborazione tra la galleria Kir Royal, il Politecnico di Valencia e la Facoltà di Belle Arti di Sant Carles.

L’isola che sognava i leoni – Artwork in Cuba

leoni 110La mostra al Museo Tornielli di Ameno dal 31 ottobre al 10 gennaio 2016, è un’evoluzione del progetto espositivo, La Terzera Orilla (la terza riva), presentato a Valencia l’anno scorso, in collaborazione tra la galleria Kir Royal, il Politecnico di Valencia e la Facoltà di Belle Arti di Sant Carles.

L’isola che sognava i leoni – Artwork in Cuba

leoni 110La mostra al Museo Tornielli di Ameno dal 31 ottobre al 10 gennaio 2016, è un’evoluzione del progetto espositivo, La Terzera Orilla (la terza riva), presentato a Valencia l’anno scorso, in collaborazione tra la galleria Kir Royal, il Politecnico di Valencia e la Facoltà di Belle Arti di Sant Carles.

Raif Badawi riceve premio UE per la libertà di coscienza

(Agenzie). Il Parlamento europeo ha assegnato il premio Sakharov per la libertà di coscienza al blogger saudita Raif Badawi. A Badawi, stato condannato dalle autorità saudite a mille frustate e dieci anni di carcere per aver offeso l’Islam sul suo sito web nel 2014, saranno assegnati 50.000 euro. Il vincitore è stato annunciato dal presidente del Parlamento europeo, Martin […]

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Erdogan lascerà che il potere gli scivoli via dalle mani?

Di Murat Yetkİn, Hurriyet Daily News, (27/10/2015) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia La posta in gioco principale delle elezioni del 7 giugno era sapere se l’HDP (Partito Democratico del Popolo) avrebbe superato la soglia del 10% per entrare in Parlamento. Ci è riuscito grazie al co-Presidente Selahattin Demirtaş che ha voluto che il sistema […]

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Turchia: corsi di lingua araba nelle scuole elementari e medie

(Agenzie). Il Ministero della Pubblica Istruzione della Turchia ha annunciato il 22 ottobre scorso che agli studenti delle scuole elementari saranno offerti corsi di arabo a partire dall’anno accademico 2016-2017. Il corso per seconda e terza elementare sarà limitato ad ascolto, comprensione e conversazione, mentre per quarta e quinta elementare comprenderà anche scrittura in lingua araba. Il corso […]

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Colloqui Siria: opposizione non invitata

(Agenzie). Né il principale organo di opposizione politica siriana, né i rappresentanti dell’opposizione armata sono stati invitati ai colloqui internazionali sulla guerra in Siria che si tengono a Vienna. Lo hanno dichiarato un politico dell’opposizione e un leader dei ribelli. Il governo siriano di Damasco nel frattempo non ha ancora emesso alcun commento ufficiale sui […]

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Kerry: colloqui Vienna, chance per salvare Siria dall’inferno

(Agenzie). Il Segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato che i colloqui internazionali di questa settimana sulla guerra in Siria non troveranno una soluzione politica immediata ma rappresentano comunque la migliore speranza disponibile.  “Trovare una via d’uscita sulla Siria non sarà facile, non sarà automatico ma è l’occasione più promettente per una apertura politica”, ha detto […]

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Yemen chiede di entrare nel CCG dopo ripristino stabilità

(Agenzie). Il ministro yemenita della pianificazione Mohammed Maytami detto che lo Yemen vuole tornare a far parte del CCG (Consiglio di Cooperazione del Golfo), dopo che la sua sicurezza e stabilità verranno ripristinate nel Paese. In un’intervista con Al-Arabiya, il ministro ha detto che il presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi  presenterà una richiesta ufficiale di adesione al […]

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Un nuovo ordine mondiale sta emergendo dal Medio Oriente

Di Azeem Ibrahim. Al-Arabiya (27/10/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi Questo anno sta vedendo il rimodellamento più drastico della geopolitica del Medio Oriente forse dalla Seconda Guerra Mondiale. Di sicuro dal crollo dell’Unione Sovietica. Tutto è in mutazione continua. Russia e Iran stanno estromettendo gli Stati Uniti e la NATO dalla Siria. L’Iran è […]

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Risveglio indonesiano

Qualche giorno fa il terzo numero della pubblicazione “Lentera”, un magazine studentesco dell’università cristiana Uksw di Salatiga (Giava), è finito al macero: 500 copie uscite il 9 ottobre e che il rettore ha deciso di censurare. Il perché sta nel titolo: Salatiga Kota Merah (Salatiga città rossa), una raccolta di storie su cosa avvenne dal 1965 in avanti, presentate in copertina con un’immagine di una manifestazione di massa del Pki. Se la notizia si aggiunge alla rimozione di ogni riflessione sui fatti del ’65, dice anche che il fermento è tutt’altro che poco diffuso. Lo stesso film di Oppenheimer, The Act of Killing, pare sia stato proiettato privatamente almeno 500 volte e il Guardian ne ha fatto un articolo-indagine dopo che il film è stato visto all’Università di Yogyakarta. La riflessione è partita da tempo grazie ad alcuni coraggiosi scrittori, editori, giornali: come il magazine Tempo, già nel mirino ai tempi della dittatura, o grazie a scrittori come Baskara Wardaya, che nel 2013 ha pubblicato Truth Will Out: Indonesian Accounts of the 1965 Mass Violence. E, se era uno degli scrittori che dovevano paretcipare ala sessione cancellata dell’Ubud Festival, è anche un docente che continua a insegnare storia a Giava. Insomma, tra difficoltà e colpi di coda, il processo è iniziato. E va avanti. Ospite d’onore alla Buchmesse diFrancofrote quest’anno, l’Indonesia conosce una nuova stagione che, almeno in parte, si guarda allo specchio. Ne sono la prova i tanti libri tradotti sull’argomento tra cui uno anche italiano.

Presentato a Roma al Salone dell’editoria sociale dalla sua curatrice, Antonia Soriente (che lo ha tradotto con gli studenti del suo corso all’Orientale di Napoli), Ritorno a casa della giovanissima giornalista Leila Chudori (AsiaSphere) è un romanzo di amori e passione che si svolge proprio negli anni bui della repressione, saltando da Jakarta a Parigi dove un gruppo di rifugiati politici vive la tragedia che si dipana in patria. Alternando sapori a sentimenti, sensazioni a verità storica, amicizie sentimentali e rapporti politici, il romanzo entra nella carne viva della tragedia e di come fu e viene vissuta. Un bel libro, sia del punto di vista storico – con una ricostruzione accurata – sia dal punto di visto della godibilità letteraria. Un volume attraversato anche da una raffinata sensualità, sottile ma prepotente, che è un po’ la cifra del recente risveglio letterario indonesiano.

Risveglio indonesiano

Qualche giorno fa il terzo numero della pubblicazione “Lentera”, un magazine studentesco dell’università cristiana Uksw di Salatiga (Giava), è finito al macero: 500 copie uscite il 9 ottobre e che il rettore ha deciso di censurare. Il perché sta nel titolo: Salatiga Kota Merah (Salatiga città rossa), una raccolta di storie su cosa avvenne dal 1965 in avanti, presentate in copertina con un’immagine di una manifestazione di massa del Pki. Se la notizia si aggiunge alla rimozione di ogni riflessione sui fatti del ’65, dice anche che il fermento è tutt’altro che poco diffuso. Lo stesso film di Oppenheimer, The Act of Killing, pare sia stato proiettato privatamente almeno 500 volte e il Guardian ne ha fatto un articolo-indagine dopo che il film è stato visto all’Università di Yogyakarta. La riflessione è partita da tempo grazie ad alcuni coraggiosi scrittori, editori, giornali: come il magazine Tempo, già nel mirino ai tempi della dittatura, o grazie a scrittori come Baskara Wardaya, che nel 2013 ha pubblicato Truth Will Out: Indonesian Accounts of the 1965 Mass Violence. E, se era uno degli scrittori che dovevano paretcipare ala sessione cancellata dell’Ubud Festival, è anche un docente che continua a insegnare storia a Giava. Insomma, tra difficoltà e colpi di coda, il processo è iniziato. E va avanti. Ospite d’onore alla Buchmesse diFrancofrote quest’anno, l’Indonesia conosce una nuova stagione che, almeno in parte, si guarda allo specchio. Ne sono la prova i tanti libri tradotti sull’argomento tra cui uno anche italiano.

Presentato a Roma al Salone dell’editoria sociale dalla sua curatrice, Antonia Soriente (che lo ha tradotto con gli studenti del suo corso all’Orientale di Napoli), Ritorno a casa della giovanissima giornalista Leila Chudori (AsiaSphere) è un romanzo di amori e passione che si svolge proprio negli anni bui della repressione, saltando da Jakarta a Parigi dove un gruppo di rifugiati politici vive la tragedia che si dipana in patria. Alternando sapori a sentimenti, sensazioni a verità storica, amicizie sentimentali e rapporti politici, il romanzo entra nella carne viva della tragedia e di come fu e viene vissuta. Un bel libro, sia del punto di vista storico – con una ricostruzione accurata – sia dal punto di visto della godibilità letteraria. Un volume attraversato anche da una raffinata sensualità, sottile ma prepotente, che è un po’ la cifra del recente risveglio letterario indonesiano.

USA: donna di origini siriane presenta candidatura per presidenziali 2016

(Agenzie). Souraya Faas, un’americana di origini siriane, ha presentato la sua candidatura per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti del 2016. Pur essendo repubblicana, ha dichiarato che preferisce candidarsi per le presidenziali come indipendente a causa della difficoltà di raggiungere il consenso del partito su un particolare candidato. Faas è nata nel 1981 a New York da padre siriano, […]

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“Il giardino persiano” di Chiara Mezzalama

Come appare l’Iran della rivoluzione Khomeinista agli occhi di una bambina italiana di nove anni? Ce lo racconta Chiara Mezzalama in questo suo primo romanzo autobiografico, nel quale descrive l’indimenticabile esperienza della sua prima estate in Iran, al seguito del padre nominato ambasciatore italiano a Teheran. Lo sguardo della piccola Chiara si posa fin da […]

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Israele-Palestina: la Mogherini vuole incontrare Netanyahu e Abbas con il Quartetto

(Agenzie). L’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea Federica Mogherini ha esortato il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas ad incontrare i rappresentanti del Quartetto “entro pochi giorni”, nella speranza di rilanciare i colloqui di pace, attualmente in fase di stallo. Il Quartetto è composto da Stati Uniti, Nazioni […]

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Gli archivi della dittatura: una questione ancora aperta

Lilia Blaise Negli angoli degli Archivi Nazionali a Tunisi, fra gli innumerevoli documenti da stralciare, inviati quotidianamente dai ministeri e dall’amministrazione, in aggiunta ai 20.000 chilometri di archivi, due giovani, una ragazza e un ragazzo, stanno leggendo in silenzio. Non ripassano per un esame e nemmeno si dedicano alla loro tesi. In pieno mese di luglio 2015 questi due giovani […]

Siria: colloqui per porre fine alla guerra includeranno l’Iran

(Agenzie). L’Iran sarà invitato a partecipare ai colloqui di Vienna che si terranno il prossimo venerdì 30 ottobre per discutere di come porre fine al conflitto in Siria. Il Dipartimento di Stato americano ha detto che il dialogo è volto a trovare una soluzione per una transizione politica a Damasco.  Un funzionario della regione, tuttavia, ha dichiarato a Reuters che […]

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Arabia Saudita–Regno Unito: realpolitik o avido nichilismo?

Di Shane Croucher. International Business Time (27/10/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo L’Arabia Saudita ha lanciato una minaccia velata all’establishment britannico in mezzo a una crescente preoccupazione per l’ignobile record sui diritti umani dello Stato arabo. L’ultima ondata di critiche della Gran Bretagna verso l’Arabia Saudita si è accesa dopo che è emerso che […]

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Quel maledetto 1965

Le stragi del triennio maledetto in un’immagine d’epoca

«E’ con grande disappunto che l’Ubud Writers & Readers Festival annuncia la cancellazione della sessione dedicata alla repressione anti comunista del 1965… anche la proiezione di The Look of Silence di Joshua Oppenheimer è stata cancellata».

Così gli organizzatori di una delle più importanti manifestazioni culturali indonesiane, se non la più nota, hanno dato venerdi scorso la notizia di un atto di censura che di fatto cancella il primo vero tentativo di fare i conti con un passato che ha appena compiuto 50 anni. Da quando un colpo di stato organizzato da una parte dell’esercito tentò, il 1 ottobre del 1965, di prendere il potere in Indonesia prima che a farlo fossero i generali che poi organizzarono la repressione immediata del putsch e, nei tre anni successivi, un vero e proprio massacro che portò all’estinzione del Partito comunista, dei suoi affiliati, simpatizzanti o semplicemente di persone contigue – per amicizia o parentela – a chi aveva simpatie di sinistra. Un incubo con un bilancio incerto che i più moderati fissano ad almeno mezzo milione di morti.

Bung Karno (Sukarno). Sotto
a destra Jokowi

Il governo del presidente Jokowi, un civile che ha vinto da poco le elezioni sfidando proprio la lobby militare e conservatrice erede di quell’oscuro patrimonio, ha deciso però che i tempi non sono maturi per una riflessione che continua a far paura, è assente dai libri di storia se non in forma manipolata e non ha mai fatto i conti con almeno una commissione di verità e giustizia. Un incubo senza colpevoli che pesa su 250 milioni di indonesiani e sull’incapacità di una classe dirigente, ancorché progressista, di aprire finalmente il dibattito su cosa accadde in quei tre anni maledetti e nella dittatura che ne seguì per altri trenta.

La sessione dedicata a questo viaggio nella memoria doveva iniziare giovedi 29. Al centro vi sarebbe stato il discusso film di Oppenheimer (The Act of Killing 2012) – candidato all’Oscar ma che in Indonesia non è distribuito – e il seguito (The Look of Silence, Gran premio della giuria a Venezia) ma anche la discussione franca con chi di quegli anni bui ha scritto e dibattuto non senza difficoltà: stranieri e indonesiani.

Gli organizzatori hanno motivato la decisione di obbedire alle autorità col fatto che altrimenti avrebbero messo a rischio l’intero festival che si svolge a Bali e prevede 225 eventi tra mostre, film e dibattiti. E se è un segno dei tempi (positivo) la lunga lettera pubblica del Festival sul web a chi si era prenotato per la sessione sul ’65, è un pessimo segnale quello che viene da Jakarta proprio nell’anniversario di una delle pagine più importanti sia della storia indonesiana, sia della Guerra fredda visto che il Pki indonesiano era vicino ai cinesi e il generale Suharto, che guidò la repressione esautorando Sukarno e governando sino al 1998, era appoggiato da Washington che temeva che l’Indonesia, tassello fondamentale dell’“effetto domino” (teoria che allora guidò la guerra in Indocina), si sarebbe spostata definitivamente nell’aerea socialista.

Cosa accadde esattamente alla vigilia di quello che un film di regime ha chiamato “Il tradimento del Pki” è ancora oggetto di dibattito. Untung, un soldato che era stato promosso durante la guerra con l’Olanda per l’indipendenza, si era incontrato in una base militare della capitale con Aidit, l’allora capo del partito comunista, il più forte dell’Asia dopo quelli cinese e sovietico. E’ possibile che avessero organizzato quello che fu chiamato un “golpe preventivo” poiché erano note le intenzioni del Dewan Jendral, il consiglio dei generali che avevano in odio la politica si Sukarno che, in un bizzarro equilibrio e nell’esercizio di quella che aveva chiamato “Democrazia guidata”, coniugava nazionalismo, religione e comunismo con una costruzione ideologica che aveva partorito il Nasakom (Nasionalisme, Agama, Komunisme), una terza via comunque preoccupante. Era l’epoca in cui, agli inizi degli anni Cinquanta, aveva preso il via proprio dall’Indonesia – con la Conferenza di Bandung – il Movimento dei non allineati nel quale Sukarno era al fianco di Tito, Nehru, Nasser e Ciuenlai. Un’epoca in cui, dopo la fine delle colonie, si affaccia il neo colonialismo americano e la spartizione del mondo tra Usa e Urss che caratterizzerà anche la spaccatura nell’area socialista. Sukarno era un alleato di Aidit e del suo Pki ma manteneva le distanze. Non abbastanza però per i generali e gli strateghi della Cia, che consideravano l’Indonesia una pedina chiave nel Sudest asiatico minacciato dalle promesse di riscatto dei nordvietnamiti.

Probabilmente Untung e Aidit pensarono che era il caso di metterlo alle strette e di evitare che il suo equilibrismo diventasse l’occasione per soluzioni autoritarie di destra. Untung aveva influenza sulla guardia presidenziale e sulla divisione Diponegoro, schierata nella capitale per la ricorrenza del 5 ottobre, festa delle forze armate: col loro aiuto voleva impadronirsi dei gangli del potere, occupare la radio nazionale (l’unica cosa che riuscì), sequestrare alcuni generali (in parte trucidati) e mettere Sukarno sotto tutela andando a prenderlo a Palazzo. Ma il golpe fallì e quando i soldati di Untung andarono a prelevarlo, Bung Karno (il “compagno” Sukarno) era lontano, in compagnia di un giovane generale: Suharto. Sukarno si spaventa o viene convinto; forse sapeva oppure – come sempre dirà – era all’oscuro di tutto. Affida i pieni poteri a Suharto che approfitta dell’ondata di sdegno che segue al sequestro dei generali e soprattutto dell’impreparazione tattica di Untung che ha fatto male i conti. Suharto stringe i ranghi, assolda milizie, fa lega con i landlord spodestati dalla riforma agraria e mette in opera un vero e proprio genocidio contro la razza comunista. Incendi, torture, stupri, fosse comuni. Aidit viene catturato e ucciso quasi subito. Untung è condannato a morte dai militari. Nessuno di loro potrà più testimoniare.

Se i morti furono 500mila o più di un milione non è chiaro ma la strage colpì ogni famiglia. Il triennio stragista si concluse con un silenzio che dura ormai da cinquant’anni anche se timidi segnali erano venuti già a galla dopo la caduta e la morte di Suharto ma senza mai arrivare a un vero dibattuto nazionale di cui il Festival di Ubud era la prima vera occasione. Cancellata da un uomo, al potere da un anno, su cui invece si erano appuntate molte speranze. Anche quella di aprire quella pagina per poterla richiudere poi al prezzo della verità, l’unica via perché si possa parlare di giustizia.

Jokowi, già governatore di Jakarta, un mister clean progressista venuto dal nulla, di segnali imbarazzanti ne ha però dati parecchi. A cominciare dalle esecuzioni che nel 2015 sono state già 14 (27 nel periodo 1999-2014). Nei giorni scorsi il suo governo è entrato ancora nel mirino di Amnesty che gli ha chiesto di revocare il nuovo codice penale islamico della provincia di Aceh, entrato in vigore il 23 ottobre: il Qanun Jinayat, che punisce i rapporti extra coniugali e l’omosessualità a frustate, tra 30 e 100. Ed è di questi giorni la polemica sulla decisione di un giudice di chiedere al presidente un decreto sulla castrazione chimica in caso di abusi sui minori. Ce n’è insomma perché si torni a parlare di un Paese che era diventato un piccolo miracolo di democrazia e sviluppo. I suoi fantasmi continuano a regnare.

Quel maledetto 1965

Le stragi del triennio maledetto in un’immagine d’epoca

«E’ con grande disappunto che l’Ubud Writers & Readers Festival annuncia la cancellazione della sessione dedicata alla repressione anti comunista del 1965… anche la proiezione di The Look of Silence di Joshua Oppenheimer è stata cancellata».

Così gli organizzatori di una delle più importanti manifestazioni culturali indonesiane, se non la più nota, hanno dato venerdi scorso la notizia di un atto di censura che di fatto cancella il primo vero tentativo di fare i conti con un passato che ha appena compiuto 50 anni. Da quando un colpo di stato organizzato da una parte dell’esercito tentò, il 1 ottobre del 1965, di prendere il potere in Indonesia prima che a farlo fossero i generali che poi organizzarono la repressione immediata del putsch e, nei tre anni successivi, un vero e proprio massacro che portò all’estinzione del Partito comunista, dei suoi affiliati, simpatizzanti o semplicemente di persone contigue – per amicizia o parentela – a chi aveva simpatie di sinistra. Un incubo con un bilancio incerto che i più moderati fissano ad almeno mezzo milione di morti.

Bung Karno (Sukarno). Sotto
a destra Jokowi

Il governo del presidente Jokowi, un civile che ha vinto da poco le elezioni sfidando proprio la lobby militare e conservatrice erede di quell’oscuro patrimonio, ha deciso però che i tempi non sono maturi per una riflessione che continua a far paura, è assente dai libri di storia se non in forma manipolata e non ha mai fatto i conti con almeno una commissione di verità e giustizia. Un incubo senza colpevoli che pesa su 250 milioni di indonesiani e sull’incapacità di una classe dirigente, ancorché progressista, di aprire finalmente il dibattito su cosa accadde in quei tre anni maledetti e nella dittatura che ne seguì per altri trenta.

La sessione dedicata a questo viaggio nella memoria doveva iniziare giovedi 29. Al centro vi sarebbe stato il discusso film di Oppenheimer (The Act of Killing 2012) – candidato all’Oscar ma che in Indonesia non è distribuito – e il seguito (The Look of Silence, Gran premio della giuria a Venezia) ma anche la discussione franca con chi di quegli anni bui ha scritto e dibattuto non senza difficoltà: stranieri e indonesiani.

Gli organizzatori hanno motivato la decisione di obbedire alle autorità col fatto che altrimenti avrebbero messo a rischio l’intero festival che si svolge a Bali e prevede 225 eventi tra mostre, film e dibattiti. E se è un segno dei tempi (positivo) la lunga lettera pubblica del Festival sul web a chi si era prenotato per la sessione sul ’65, è un pessimo segnale quello che viene da Jakarta proprio nell’anniversario di una delle pagine più importanti sia della storia indonesiana, sia della Guerra fredda visto che il Pki indonesiano era vicino ai cinesi e il generale Suharto, che guidò la repressione esautorando Sukarno e governando sino al 1998, era appoggiato da Washington che temeva che l’Indonesia, tassello fondamentale dell’“effetto domino” (teoria che allora guidò la guerra in Indocina), si sarebbe spostata definitivamente nell’aerea socialista.

Cosa accadde esattamente alla vigilia di quello che un film di regime ha chiamato “Il tradimento del Pki” è ancora oggetto di dibattito. Untung, un soldato che era stato promosso durante la guerra con l’Olanda per l’indipendenza, si era incontrato in una base militare della capitale con Aidit, l’allora capo del partito comunista, il più forte dell’Asia dopo quelli cinese e sovietico. E’ possibile che avessero organizzato quello che fu chiamato un “golpe preventivo” poiché erano note le intenzioni del Dewan Jendral, il consiglio dei generali che avevano in odio la politica si Sukarno che, in un bizzarro equilibrio e nell’esercizio di quella che aveva chiamato “Democrazia guidata”, coniugava nazionalismo, religione e comunismo con una costruzione ideologica che aveva partorito il Nasakom (Nasionalisme, Agama, Komunisme), una terza via comunque preoccupante. Era l’epoca in cui, agli inizi degli anni Cinquanta, aveva preso il via proprio dall’Indonesia – con la Conferenza di Bandung – il Movimento dei non allineati nel quale Sukarno era al fianco di Tito, Nehru, Nasser e Ciuenlai. Un’epoca in cui, dopo la fine delle colonie, si affaccia il neo colonialismo americano e la spartizione del mondo tra Usa e Urss che caratterizzerà anche la spaccatura nell’area socialista. Sukarno era un alleato di Aidit e del suo Pki ma manteneva le distanze. Non abbastanza però per i generali e gli strateghi della Cia, che consideravano l’Indonesia una pedina chiave nel Sudest asiatico minacciato dalle promesse di riscatto dei nordvietnamiti.

Probabilmente Untung e Aidit pensarono che era il caso di metterlo alle strette e di evitare che il suo equilibrismo diventasse l’occasione per soluzioni autoritarie di destra. Untung aveva influenza sulla guardia presidenziale e sulla divisione Diponegoro, schierata nella capitale per la ricorrenza del 5 ottobre, festa delle forze armate: col loro aiuto voleva impadronirsi dei gangli del potere, occupare la radio nazionale (l’unica cosa che riuscì), sequestrare alcuni generali (in parte trucidati) e mettere Sukarno sotto tutela andando a prenderlo a Palazzo. Ma il golpe fallì e quando i soldati di Untung andarono a prelevarlo, Bung Karno (il “compagno” Sukarno) era lontano, in compagnia di un giovane generale: Suharto. Sukarno si spaventa o viene convinto; forse sapeva oppure – come sempre dirà – era all’oscuro di tutto. Affida i pieni poteri a Suharto che approfitta dell’ondata di sdegno che segue al sequestro dei generali e soprattutto dell’impreparazione tattica di Untung che ha fatto male i conti. Suharto stringe i ranghi, assolda milizie, fa lega con i landlord spodestati dalla riforma agraria e mette in opera un vero e proprio genocidio contro la razza comunista. Incendi, torture, stupri, fosse comuni. Aidit viene catturato e ucciso quasi subito. Untung è condannato a morte dai militari. Nessuno di loro potrà più testimoniare.

Se i morti furono 500mila o più di un milione non è chiaro ma la strage colpì ogni famiglia. Il triennio stragista si concluse con un silenzio che dura ormai da cinquant’anni anche se timidi segnali erano venuti già a galla dopo la caduta e la morte di Suharto ma senza mai arrivare a un vero dibattuto nazionale di cui il Festival di Ubud era la prima vera occasione. Cancellata da un uomo, al potere da un anno, su cui invece si erano appuntate molte speranze. Anche quella di aprire quella pagina per poterla richiudere poi al prezzo della verità, l’unica via perché si possa parlare di giustizia.

Jokowi, già governatore di Jakarta, un mister clean progressista venuto dal nulla, di segnali imbarazzanti ne ha però dati parecchi. A cominciare dalle esecuzioni che nel 2015 sono state già 14 (27 nel periodo 1999-2014). Nei giorni scorsi il suo governo è entrato ancora nel mirino di Amnesty che gli ha chiesto di revocare il nuovo codice penale islamico della provincia di Aceh, entrato in vigore il 23 ottobre: il Qanun Jinayat, che punisce i rapporti extra coniugali e l’omosessualità a frustate, tra 30 e 100. Ed è di questi giorni la polemica sulla decisione di un giudice di chiedere al presidente un decreto sulla castrazione chimica in caso di abusi sui minori. Ce n’è insomma perché si torni a parlare di un Paese che era diventato un piccolo miracolo di democrazia e sviluppo. I suoi fantasmi continuano a regnare.

In sostegno del Circo Romanès

Appel de soutien au Cirque tzigane Romanès | babelmed | syrie - méditerranéeIl clima razzista dilagante in Francia è sempre più allarmante. Oggi, è il circo Romanès a farne le spese, e domani? Questa tremenda strumentalizzazione dei gruppi sociali, dai musulmani alle Genti del Viaggio, è diventata inaccettabile. Quando, dopo venti anni, il circo era stato accolto nella capitale dal sindaco di Parigi per far “conoscere meglio la cultura zigana in Francia”, i loro spettacoli sembrano sempre più a rischio. Firmate la petizione.

In sostegno del Circo Romanès

Appel de soutien au Cirque tzigane Romanès | babelmed | syrie - méditerranéeIl clima razzista dilagante in Francia è sempre più allarmante. Oggi, è il circo Romanès a farne le spese, e domani? Questa tremenda strumentalizzazione dei gruppi sociali, dai musulmani alle Genti del Viaggio, è diventata inaccettabile. Quando, dopo venti anni, il circo era stato accolto nella capitale dal sindaco di Parigi per far “conoscere meglio la cultura zigana in Francia”, i loro spettacoli sembrano sempre più a rischio. Firmate la petizione.

In sostegno del Circo Romanès

Appel de soutien au Cirque tzigane Romanès | babelmed | syrie - méditerranéeIl clima razzista dilagante in Francia è sempre più allarmante. Oggi, è il circo Romanès a farne le spese, e domani? Questa tremenda strumentalizzazione dei gruppi sociali, dai musulmani alle Genti del Viaggio, è diventata inaccettabile. Quando, dopo venti anni, il circo era stato accolto nella capitale dal sindaco di Parigi per far “conoscere meglio la cultura zigana in Francia”, i loro spettacoli sembrano sempre più a rischio. Firmate la petizione.

In sostegno del Circo Romanès

Appel de soutien au Cirque tzigane Romanès | babelmed | syrie - méditerranéeIl clima razzista dilagante in Francia è sempre più allarmante. Oggi, è il circo Romanès a farne le spese, e domani? Questa tremenda strumentalizzazione dei gruppi sociali, dai musulmani alle Genti del Viaggio, è diventata inaccettabile. Quando, dopo venti anni, il circo era stato accolto nella capitale dal sindaco di Parigi per far “conoscere meglio la cultura zigana in Francia”, i loro spettacoli sembrano sempre più a rischio. Firmate la petizione.

MUZZIKA ! Ottobre 2015

MUZZIKA ! Octobre 2015  | babelmed | culture méditerranéenneIl tunisino Smadj continua a portare lo ‘oud “sulla strada per il XXI secolo” con successo. La marocchina Oum ritrova le sue radici sahariane con un album in cui si respira l’aria del deserto. L’italo-algerina Louisa Baileche canta l’Italia di sua madre e di sempre. Il gitano spagnolo Dorantes e il francese di origine spagnola Renaud-Garcia-Fons creano un infuocato dialogo musicale. Il greco Photis Ionatos prosegue un’antica tradizione greca mettendo in musica alcune poesie, convinto come…

MUZZIKA ! Ottobre 2015

MUZZIKA ! Octobre 2015  | babelmed | culture méditerranéenneIl tunisino Smadj continua a portare lo ‘oud “sulla strada per il XXI secolo” con successo. La marocchina Oum ritrova le sue radici sahariane con un album in cui si respira l’aria del deserto. L’italo-algerina Louisa Baileche canta l’Italia di sua madre e di sempre. Il gitano spagnolo Dorantes e il francese di origine spagnola Renaud-Garcia-Fons creano un infuocato dialogo musicale. Il greco Photis Ionatos prosegue un’antica tradizione greca mettendo in musica alcune poesie, convinto come…

Egitto: superare le sfide economiche

Di Amr Diab al-Tamimi. Al-Hayat (22/10/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. A conclusione della prima fase delle elezioni legislative in Egitto, che mirano ad un cambiamento democratico nel Paese, è opportuno analizzare la condizione economica vigente. Da un esame dei candidati alle nuove elezioni, sembra che il Consiglio Legislativo non voglia includere nella sua lista […]

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Gabi Jimenez o la rabbia di creare

jimenez 110Attinge all’immaginario gitano ma rifiuta di declinare la sua identità di artista attraverso il prisma di una «cultura specifica rom». La sua pittura è un atto politico tagliente come una sciabola pronta a recidere ogni forma di umiliazione e discriminazione inflitta agli zigani. Intervista.

Gabi Jimenez o la rabbia di creare

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Palestina: ANP chiede aiuto all’Europa

(Al-Bawaba).  Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha avvertito che la situazione di tensione tra israeliani e palestinesi potrebbe peggiorare ulteriormente, cercando l’aiuto di UE per risolvere la crisi in corso. “La situazione in Palestina è estremamente seria e grave e può anche peggiorare. Questa è la mia paura”, ha detto Abbas a Bruxelles  “La ragione principale è […]

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Siria: Iran invia nuovi consiglieri militari a Assad

(Agenzie). Un funzionario iraniano ha dichiarato che la Guardia Rivoluzionaria ha inviato nuovi consiglieri militari in Siria per aiutare il presidente Bashar Al-Assad nella lotta contro i ribelli. Salami ha parlato alla televisione di stato affermando che le forze iraniane stanno anche cercando di mobilitare volontari in Siria per aiutare Assad a respingere i ribelli. Insieme con la Russia, […]

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Siria: Esercito siriano libero smentisce visita a Mosca

(Agenzie).Le delegazioni dell’Esercito siriano libero non hanno visitato Mosca, hanno dichiarato i rappresentanti del gruppo smentendo la notizia diffusa dell’agenzia di stampa russa. Il portavoce di Alwiyat Seif al-Sham, un gruppo dell’ Esercito siriano libero che opera nel sud della Siria, ha dichiarato che “niente del genere è mai accaduto. Per noi è impossibile accettare di andare […]

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Se i pupi interrogano la nostra identità 

 Mimmo Cuticchio chiede che la tradizione dei pupi venga salvata da chi, tra le autorità, ha la competenza e la possibilità per farlo. Non dovrebbe chiederlo, non dovrebbe sentire l’urgenza di chiederlo perché le autorità, non solo regionali ma nazionali, ci avrebbero dovuto pensare prima. Nel caso delle autorità nazionali, non penso a una questioneRead more

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Confessione di un traditore israeliano

Di Assaf Gavron. The Washington Post (23/10/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Ero un soldato delle Forze di Difesa Israeliane a Gaza, 27 anni fa, durante la prima Intifada. Pattugliavamo le città, i villaggi e i campi profughi e incontravamo adolescenti arrabbiati che ci lanciavano pietre. Noi rispondevamo con proiettili di gomma e […]

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Lo scrittore siriano Mohamad Dibo in Italia per presentare il suo romanzo “E se fossi morto?”

Lo scrittore siriano Mohamad Dibo sarà in Italia per un serie di incontri per presentare la traduzione italiana del suo ultimo romanzo E se fossi morto?, di prossima uscita nelle nostre librerie. Il romanzo è pubblicato dalla casa editrice Il Sirente nella collana altriarabi ed è tradotto da Federica Pistono, già traduttrice di altri due importanti romanzi … Continua a leggere Lo scrittore siriano Mohamad Dibo in Italia per presentare il suo romanzo “E se fossi morto?”

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Lo scrittore siriano Mohamad Dibo sarà in Italia per un serie di incontri per presentare la traduzione italiana del suo ultimo romanzo E se fossi morto?, di prossima uscita nelle nostre librerie. Il romanzo è pubblicato dalla casa editrice Il Sirente nella collana altriarabi ed è tradotto da Federica Pistono, già traduttrice di altri due importanti romanzi … Continua a leggere Lo scrittore siriano Mohamad Dibo in Italia per presentare il suo romanzo “E se fossi morto?”

Terremoto senza frontiere

Questa volta non è per colpa dei talebani ma ancora una volta Pakistan e Afghanistan condividono una strage. La strage con centinaia di vittime prodotta da un un potente terremoto di magnitudo 7,5 che ha colpito – con più scosse – il Nord dell’Afghanistan e una vasta area che comprende il Pakistan del Nord e che ha fatto sentire le sue scosse anche nel Sud e persino in India e in Tajikistan. La US Geological Survey sostiene che l’epicentro del sisma – localizzato a 213 chilometri di profondità – si trova nell’Hindukush, nel distretto di Jurm in Badakshan (estremo oriente del paese), a 250 chilometri a Nordest di Kabul e 75 a Sud di Faizabad. Era l’una e quaranta di ieri pomeriggio ora locale in Afghanistan. Ma la forza del terremoto ha ucciso senza fare i conti con le frontiere.
Il bilancio è provvisorio ma la maggior parte delle vittime sono in Pakistan anche se le stime sono complesse perché le zone colpite sono in molti casi irraggiungibili. Il responsabile del Geological Survey Pakistan ha detto alla Bbc che ci sono state segnalazioni di frane sull’autostrada del Karakorum (che in almeno cinque punti ne hanno bloccato il transito) nel territorio del Gilgit Baltistan e tuttavia ha aggiunto che è ancora troppo presto per dire se anche i ghiacciai siano stati destabilizzati dal sisma. Lunedi sera si stimavano a oltre 190 i morti nella sola provincia di Khyber in Pakistan e decine in Afghanistan nelle province di Nangarhar, Badakhshan, Kunar, Takhar e Parwan. Si tratta di uno degli eventi sismici più rilevanti nella storia dei due Paesi. Persino a Kabul si sono registrati feriti e danni.
Il Pakistan registra invece danni gravi e vittime nello Swat, nell’agenzia tribale di Bajaur, a Kallar, Kahar, Sargodha, Kasur, Malakand mentre i servizi di comunicazione sono saltati a Peshawar, capitale del Khyber ma anche a Islamabad. Il primissimo bilancio aveva stimato almeno 130 vittime nelle provincia di Khyber Pakhtunkhwa e nelle Fata (le aree tribali), almeno 5 nel Punjab, e altri nell’Azad Kashmir (il Kashmir occupato dal Pakistan) e nel Gilgit Balitistan con almeno 200 feriti. Ma in poche ore il bilancio è salito. La terra ha tremato però anche in città molto lontane dall’epicentro, come Karachi o Lahore. Le agenzie internazionali stanno rispondendo agli appelli dei governi che hanno intanto mobilitato protezione civile ed eserciti nazionali.

Terremoto senza frontiere

Questa volta non è per colpa dei talebani ma ancora una volta Pakistan e Afghanistan condividono una strage. La strage con centinaia di vittime prodotta da un un potente terremoto di magnitudo 7,5 che ha colpito – con più scosse – il Nord dell’Afghanistan e una vasta area che comprende il Pakistan del Nord e che ha fatto sentire le sue scosse anche nel Sud e persino in India e in Tajikistan. La US Geological Survey sostiene che l’epicentro del sisma – localizzato a 213 chilometri di profondità – si trova nell’Hindukush, nel distretto di Jurm in Badakshan (estremo oriente del paese), a 250 chilometri a Nordest di Kabul e 75 a Sud di Faizabad. Era l’una e quaranta di ieri pomeriggio ora locale in Afghanistan. Ma la forza del terremoto ha ucciso senza fare i conti con le frontiere.
Il bilancio è provvisorio ma la maggior parte delle vittime sono in Pakistan anche se le stime sono complesse perché le zone colpite sono in molti casi irraggiungibili. Il responsabile del Geological Survey Pakistan ha detto alla Bbc che ci sono state segnalazioni di frane sull’autostrada del Karakorum (che in almeno cinque punti ne hanno bloccato il transito) nel territorio del Gilgit Baltistan e tuttavia ha aggiunto che è ancora troppo presto per dire se anche i ghiacciai siano stati destabilizzati dal sisma. Lunedi sera si stimavano a oltre 190 i morti nella sola provincia di Khyber in Pakistan e decine in Afghanistan nelle province di Nangarhar, Badakhshan, Kunar, Takhar e Parwan. Si tratta di uno degli eventi sismici più rilevanti nella storia dei due Paesi. Persino a Kabul si sono registrati feriti e danni.
Il Pakistan registra invece danni gravi e vittime nello Swat, nell’agenzia tribale di Bajaur, a Kallar, Kahar, Sargodha, Kasur, Malakand mentre i servizi di comunicazione sono saltati a Peshawar, capitale del Khyber ma anche a Islamabad. Il primissimo bilancio aveva stimato almeno 130 vittime nelle provincia di Khyber Pakhtunkhwa e nelle Fata (le aree tribali), almeno 5 nel Punjab, e altri nell’Azad Kashmir (il Kashmir occupato dal Pakistan) e nel Gilgit Balitistan con almeno 200 feriti. Ma in poche ore il bilancio è salito. La terra ha tremato però anche in città molto lontane dall’epicentro, come Karachi o Lahore. Le agenzie internazionali stanno rispondendo agli appelli dei governi che hanno intanto mobilitato protezione civile ed eserciti nazionali.

Tunisia: quando gli imam radicali si ribellano

Di Frida Dahmani. Jeune Afrique (23/10/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì. I venerdì finiscono per assomigliarsi a Sfax (centro est della Tunisia). Il 23 ottobre, la preghiera del venerdì, come la settimana scorsa, è stata impedita da alcuni praticanti che hanno protestato in maniera violenta contro il licenziamento di Ridha Jaouadi, ex imam della […]

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Tunisia: premier Essid in visita in Algeria

(Agenzie). Il primo ministro della Tunisia, Habib Essid, si trova in Algeria per una visita di lavoro di due giorni su invito della sua controparte algerina, il primo ministro Abdelmalek Sellal. I due capi di governo si sono incontrati per co-presiedere i lavora della 20ª sessioni della Grande commissione mista algerino-tunisina. Inoltre, l’incontro servirà alla stipula […]

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Siria: esercito libero dice di non aver rifiutato aiuto Russia

(Agenzie). Un portavoce dell’Esercito Siriano Libero (ESL) ha dichiarato che l’offerta di aiuto militare proposta dalla Russia non è stata rifiutata. “Non abbiamo rifiutato l’offerta. Abbiamo solo detto ai russi che, se la loro proposta è seria, dovranno smettere di bombardare le nostre basi e le aree con civili”, ha detto il maggiore Issam al-Rais […]

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Bahrein: Sheikh Salman si candida alla presidenza FIFA

(Agenzie). L’agenzia di stampa nazionale del Bahrein ha riferito che Sheikh Salman bin Ibrahim al-Khalifa, presidente della Confederazione di Calcio Asiatica, ha annunciato la sua candidatura per la presidenza della FIFA, che dovrà essere formalizzata entro oggi. Sheihk Salman, membro della famiglia reale del Bahrein, è il secondo arabo a unirsi alla competizione per diventare presidente accanto […]

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Oman: college vieta alle ragazze indumenti appariscenti

(Agenzie). Il College di Scienze Applicate di Nizwa, in Oman, ha vietato alle ragazze di indossare abaya colorati o troppo aderenti all’interno del campus, dicendo che questo tipo di indumenti attraggono attenzioni negative e violano il codice di abbigliamento dell’istituto. “Non sono permesse decorazioni sull’abaya“, si legge sulla dichiarazione emanata dal decanato del college, nel quale […]

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Siria: HRW accusa Mosca di crimini di guerra, il Cremlino nega

(Agenzie). Il gruppo Human Rights Watch ha definito gli attacchi aerei condotti dalla Russia in Siria, nei quali decine di civili hanno perso la vita, come “violazioni del diritto bellico”. In un recente rapporto, il gruppo ha infatti dichiarato che i raid di Mosca hanno causato la morte di almeno 59 civili, di cui 33 bambini. […]

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Iraq: primi raid aerei su Daesh a Ramadi

(Agenzie). Per la prima volta, aerei F-16 iracheni hanno bombardato obiettivi appartenenti a Daesh (ISIS) a Ramadi. “I jet da combattimento iracheni hanno raggiunto i loro obiettivi con accuratezza e hanno distrutto le roccaforti dell’organizzazione terroristica”, ha detto Ibrahim al-Fahdawi, capo del comitato di sicurezza del consiglio di Khalidiya, città della provincia di Anbar. L’Iraq ha […]

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La road map della Russia per la transizione politica in Siria

Di Raghida Dergham. Al-Hayat (23/10/2015). Traduzione e sintesi Federico Seibusi. Vladimir Putin, dopo aver ottenuto importanti concessioni dagli Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia, ha sviluppato un sistema d’intese che porti ad una soluzione politica in Siria in modo che si sciolga il “nodo Assad”. La prima di queste importanti concessioni, riguarda il raggiungimento di […]

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Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

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Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Il blitz di curdi e americani per liberare gli ostaggi dell’Isis

Questa settimana le forze speciali americane hanno partecipato alla liberazione di 69 ostaggi (tutti curdi) da una prigione gestita dallo Stato Islamico nel nord dell’Iraq. Una missione rischiosa e nella quale ha perso la vita un militare Usa, ferito durante lo scontro a fuoco e deceduto più tardi a Erbil: è il primo caduto americano nella […]

Palestina: USA tagliano i fondi all’Autorità palestinese

(Agenzie). Gli Stati Uniti hanno deciso di tagliare gli aiuti economici all’Autorità palestinese, a causa di “azioni non utili” messe in atto da parte dei palestinesi, ha dichiarato un diplomatico degli Stati Uniti. Sito di notizie al-Monitor aveva dichiarato in precedenza che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti intende ridurre gli aiuti per la Cisgiordania e […]

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Siria: USA e Arabia Saudita aumento sostegno a ribelli

(Agenzie). Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno deciso di aumentare il sostegno  all’opposizione siriana mentre si cerca di trovare una soluzione politica al conflitto che dura ormai da quattro anni,  ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano dopo che il segretario di Stato John Kerry ha incontrato il re Salman. I ribelli avevano lanciato un appello per un maggiore sostegno […]

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Onorare l’Islam con una fatwa che promulga: l’omofobia viola la religione

Di Farhat Othman. Huffington Post Maghreb. (22/10/2015). Traduzione e sintesi Ismahan Hassen. In un’atmosfera velenosa in cui a Sfax un gruppo di “attivisti” hanno provato a trasformare un semplice imam in un Dio e la religione che ha abolito gli idoli in una mafia, è diventato un imperativo categorico che tutte le più alte autorità […]

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Kunduz, abbiamo un problema (aggiornato)

Il Lockheed AC-130 macchina da guerra aerea
Mentre il bilancio del raid del 3 ottobre che ha interamente devastato l’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan è salito a 30 vittime, il Pentagono ha fatto sapere che il rapporto interno della Difesa americana (un’altra inchiesta viene condotta dalla Nato e un’altra ancora dal governo di Kabul) non è ancora pronto. Nel giustificare il ritardo, il segretario alla Difesa Ashton Carter ha detto che il Pentagono vuole un lavoro «fatto bene», in linea con l’assunzione di responsabilità e trasparenza nei confronti delle vittime. Il rapporto, o quantomeno le prime risultanze dell’indagine, erano attese entro questa settimana, a quasi un mese ormai da quello che Washington e la Nato hanno definito un «tragico incidente» e Msf una patente «violazione del diritto internazionale umanitario». In altre parole un crimine di guerra.
Iparenti delle vittime (staff e pazienti) intanto aumentano e forse potrebbero aumentare ancora: l’ultimo bilancio si deve al riconoscimento di cadaveri  trovati tra le macerie dell’ospedale e resi irriconoscibili dal bombardamento dell’aereo da combattimento americano AC-130 che, all’alba del 3 ottobre, ha ripetutamente colpito il centro medico (il Lockheed AC-130 è quadrimotore a turboelica impiegato come cannoniera volante per attacchi sul terreno). Mentre Msf continua a chiedere un’inchiesta indipendente, il ritardo nell’indagine interna non fa intanto che aumentare l’irritazione dopo che, alcuni giorni fa – col compito di raccogliere prove sui fatti – veicoli blindati con a bordo militari americani e afgani sono penetrati nell’ospedale (dove tra l’altro si trovavano alcuni responsabili di Msf), forzandone il portone e distruggendo presumibilmente parte delle evidenze che i soldati avrebbero dovuto indagare.

L’ospedale di Msf a Kunduz: da nosocomio a inferno di fuoco
La petizione lanciata da Medici senza frontiere a metà ottobre sul web per ottenere un’inchiesta indipendente (attraverso la piattaforma Change.org) ha già superato le 300mila firme ma l’organizzazione medica vuole arrivare a 500mila: chiede al presidente statunitense Barack Obama di consentire un’indagine autonoma e neutrale da parte della Commissione d’inchiesta umanitaria internazionale (Ihffc), l’unico organo permanente specificamente istituito per indagare le violazioni del Diritto internazionale umanitario. Ihffc si è detta disponibile ma sta aspettando luce verde sia dagli Stati Uniti sia dal governo afgano.

Aggiornamento delle 16 del 25/10/2015

Kunduz, abbiamo un problema (aggiornato)

Il Lockheed AC-130 macchina da guerra aerea
Mentre il bilancio del raid del 3 ottobre che ha interamente devastato l’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan è salito a 30 vittime, il Pentagono ha fatto sapere che il rapporto interno della Difesa americana (un’altra inchiesta viene condotta dalla Nato e un’altra ancora dal governo di Kabul) non è ancora pronto. Nel giustificare il ritardo, il segretario alla Difesa Ashton Carter ha detto che il Pentagono vuole un lavoro «fatto bene», in linea con l’assunzione di responsabilità e trasparenza nei confronti delle vittime. Il rapporto, o quantomeno le prime risultanze dell’indagine, erano attese entro questa settimana, a quasi un mese ormai da quello che Washington e la Nato hanno definito un «tragico incidente» e Msf una patente «violazione del diritto internazionale umanitario». In altre parole un crimine di guerra.
Iparenti delle vittime (staff e pazienti) intanto aumentano e forse potrebbero aumentare ancora: l’ultimo bilancio si deve al riconoscimento di cadaveri  trovati tra le macerie dell’ospedale e resi irriconoscibili dal bombardamento dell’aereo da combattimento americano AC-130 che, all’alba del 3 ottobre, ha ripetutamente colpito il centro medico (il Lockheed AC-130 è quadrimotore a turboelica impiegato come cannoniera volante per attacchi sul terreno). Mentre Msf continua a chiedere un’inchiesta indipendente, il ritardo nell’indagine interna non fa intanto che aumentare l’irritazione dopo che, alcuni giorni fa – col compito di raccogliere prove sui fatti – veicoli blindati con a bordo militari americani e afgani sono penetrati nell’ospedale (dove tra l’altro si trovavano alcuni responsabili di Msf), forzandone il portone e distruggendo presumibilmente parte delle evidenze che i soldati avrebbero dovuto indagare.

L’ospedale di Msf a Kunduz: da nosocomio a inferno di fuoco
La petizione lanciata da Medici senza frontiere a metà ottobre sul web per ottenere un’inchiesta indipendente (attraverso la piattaforma Change.org) ha già superato le 300mila firme ma l’organizzazione medica vuole arrivare a 500mila: chiede al presidente statunitense Barack Obama di consentire un’indagine autonoma e neutrale da parte della Commissione d’inchiesta umanitaria internazionale (Ihffc), l’unico organo permanente specificamente istituito per indagare le violazioni del Diritto internazionale umanitario. Ihffc si è detta disponibile ma sta aspettando luce verde sia dagli Stati Uniti sia dal governo afgano.

Aggiornamento delle 16 del 25/10/2015

Medio Oriente versus studi islamici

Di Jeffrey Adam Sachs. MadaMasr (22/10/2015). Traduzione e sintesi di Paola Conti. Immaginate di utilizzare gli hadith per spiegare le elezioni egiziane o domandare ad un esperto del Corano di analizzare la guerra civile siriana. Un modo assurdo di comprendere il Medio Oriente, ma divenuto sempre più usuale dopo l’11 settembre. In un recente articolo […]

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ONU: non c’è tempo da perdere per colloqui pace in Yemen

(Agenzie). L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen ha detto che avrebbe cominciato a lavorare immediatamente con il governo e i leader delle milizie per determinare un ordine del giorno e una data per i colloqui di pace. “La crisi umanitaria incombe nel Paese”, ha aggiunto. Ismail Ould Cheikh Ahmed ha detto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che le […]

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Kerry in Giordania per le tensioni Israele-Palestina

(Agenzie). Il Segretario di Stato americano John Kerry è in Giordania per rinnovare il suo sforzo per la fine della violenza e delle tensioni tra israeliani e palestinesi. Kerry incontrerà oggi 24 ottobre ad Amman il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il re di Giordania Abdullah II, uno scambio di visioni necessario dopo dell’incontro di giovedì scorso a Berlino tra Kerry […]

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Egitto: leader dei Fratelli Musulmani arrestato

(Agenzie). Le autorità egiziane hanno arrestato l’imprenditore esponente dei Fratelli Musulmani Hassan Malik nella sua casa del Cairo, per “esacerbare l’instabilità del tasso di cambio del dollaro”. Lo ha detto il Ministero dell’Interno in un comunicato. Malik è stato uno dei pochi eminenti membri della Fratellanza a rimanere al Cairo senza andare in prigione. L’arresto arriva dopo […]

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Prima che la Siria venga distrutta

Di Bashir Al-Bakar. Al-Araby (23/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. Prima che la Siria venga distrutta completamente. Queste parole sono state usate dal Segretario di Stato americano, John Kerry, per invitare le parti locali e internazionali a discutere della situazione siriana. Kerry ha sottolineato la necessità di trovare una via d’uscita prima che la Siria […]

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Siria: coordinamento militare tra Giordania e Russia

(Agenzie). La Russia e la Giordania hanno concordato la creazione ad Amman di un centro per il coordinamento delle attività militari in Siria, secondo quanto riferito dai media russi. Secondo le fonti, l’accordo è stato raggiunto tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e la sua controparte giordana, Nasser Judeh, a margine degli incontri […]

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Libia: ONU minaccia sanzioni se non si raggiunge accordo

(Agenzie). I leader libici che agiscono contro un accordo di pace faranno fronte a sanzioni internazionali, secondo quanto dichiarato dall’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino Leon. “Alcune figure dei due campi di Tobruk e Tripoli stanno sabotando l’accordo, ma la comunità internazionale ha deciso che non può permetterlo. Se il sabotaggio continua, arriveranno […]

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Iraq: autorità autorizzano intervento russo contro Daesh

(Agenzie). Il governo iracheno ha dato alla Russia il via libera per colpire per via aerea i convogli di Daesh (ISIS) che provengono dalla Siria, secondo fonti ufficiali interne. L’autorizzazione è stata concessa nel quadro della cooperazione di sicurezza instaurata tra Russia, Iraq, Iran e Siria. Hakem al-Zamli, capo della commissione parlamentare di sicurezza e […]

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Speciale cucina: la ashura, il dolce del 10° giorno di Muharram

In occasione del giorno della Ashura, che cade il 10° del primo mese del calendario islamico (Muharram), andiamo a scoprire come si prepara il dolce omonimo. Ingredienti: 500g di grano intero 400g di ceci secchi 400g di fagioli bianchi 1kg di zucchero 100g di uva passa 100g di pinoli 100g di albicocche secche 3 fichi […]

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Ashura: una festa e un dolce che uniscono diverse comunità religiose

Di Ekrem Buğra Ekinci. Daily Sabah (23/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Ci sono giorni in cui sono accaduti fatti che hanno segnato la storia. La Ashura, il 10° giorno del mese di Muharram, primo mese del calendario islamico, è uno di quei giorni. Ashura significa ‘decimo’ nelle lingue semitiche e anche il dolce che viene […]

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Siria: nove attacchi aerei russi hanno colpito ospedali

(Agenzie). Nove attacchi aerei russi hanno colpito vari ospedali che operano sul campo in Siria, uccidendo civili e personale medico. Lo ha riferito un’organizzazione medica siriana.  L’American Medical Society, che gestisce numerosi impianti nel Paese, ha dichiarato un ulteriore attacco mortale all’inizio di questa settimana, che si aggiunge alle precedenti stime di otto attacchi russi su ospedali […]

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Siria: giornalista donna vince premio per aver mostrato il “lato umano” della guerra

(Agenzie). Zaina Erhaim, giornalista siriana, ha vinto il “Peter Mackler Award” per aver saputo mostrare “il lato umano” della guerra in Siria, attraverso un giornalismo coraggioso ed etico. “Non sono un’inviata di guerra. Non sarei qui se non fosse il mio Paese”, ha detto al momento di accettare il premio davanti a Reporters sans frontières, AFP e Global Media Forum, un centro di […]

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Consiglio di lettura: “Zayni Barakat. I misteri del Cairo” di Gamal al-Ghitani

L’appuntamento di oggi è dedicato allo scrittore egiziano Gamal al-Ghitani, recentemente scomparso. In particolare, voglio parlarvi di un suo romanzo storico, “Zayni Barakat. I misteri del Cairo”, pubblicato da Giunti editore nel 2006, tradotto da Luisa Orelli, ma originariamente pubblicato in lingua originale tra il 1970 e il 1971, a puntate. Lo scrittore, nato nel […]

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Gerusalemme: no limiti di età per accedere ad Al-Aqsa oggi

(Agenzie). La polizia israeliana ha annunciato di aver rimosso le restrizioni di età per l’accesso al complesso della moschea Al-Aqsa di Gerusalemme per questo venerdì, per la prima volta da settimane. “Per il momento, non ci saranno limiti d’età per l’accesso dei fedeli” ha dichiarato una portavoce della polizia. A partire dalla metà di settembre, quando […]

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Assad a Mosca: tutte le opzioni sul tavolo

Di Anthony Samrani. L’Orienta Le Jour (22/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Il loro ultimo incontro risale al 2006. Fino allo scorso martedì, si erano visti solo due volte da quando sono al potere. Come dire che questi due uomini non si conoscono molto bene. Eppure oggi sono più legati che mai. O almeno uno, […]

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Siria: incontro tra rappresentanti russi, americani, turchi e sauditi

(Agenzie). Alti funzionari diplomatici di Russia, Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia si incontreranno oggi, venerdì, a Vienna per parlare della guerra in Siria, a circa tre settimane dall’inizio della campagna militare russa a sostegno del presidente siriano Bashar al-Assad. Gli inviato da Washington, Riyad e Ankara – tutti sostenitori dei gruppi che combattono Assad – […]

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I passi lungo la traversata

“il mare non è solo il cimitero dei nostri corpi, custodisce memoria, foto, averi, e le piccole cose che ci siamo portati per ricordarci casa.”

I passi lungo la traversata

“il mare non è solo il cimitero dei nostri corpi, custodisce memoria, foto, averi, e le piccole cose che ci siamo portati per ricordarci casa.”

Ban Ki-moon in Italia: due obiettivi per raggiungerne 17

Terminate le celebrazioni ufficiali che hanno visto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in Italia (a Torino in Parlamento, a Expo Milano, al Forum organizzato dall’Undp a Torino), cosa resta della tre giorni che ha visto concentrarsi in Italia lo sforzo dell’Onu per ritornare al centro del dibattito internazionale? Almeno due cose.

Convincere i governi

La prima riguarda il tentativo di convincere i governi del pianeta, che hanno sottoscritto a New York l’Agenda 15/30, a farla diventare pratica quotidiana. L’Agenda 15/30 contiene infatti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals) che sono la continuazione delle vecchie Mete del Millennio (MDGs) appena conclusesi. A differenza dei Millennium Goals, i 17 obiettivi impegnano però i governi, da qui al 2030, a uno sforzo non più per settori di popolazione (emarginati, poveri etc) o per Paesi (subsahariani, a basso reddito, in via di sviluppo etc), ma “universale”. Gli obiettivi cioè riguardano tutti: cittadini del Nord e del Sud del mondo. Un salto di qualità che prevede un pianeta a sviluppo sostenibile dove tutti devono fare la propria parte e non solo “carità” solidale a chi è più sfortunato. E’ un concetto nuovo e non facile da metabolizzare. La visita di Ban Ki-moon mirava dunque innanzi tutto a questo.

Il secondo obiettivo del segretario generale era invece quello di cercare di dimostrare che applicare i 17 obiettivi si può. Ma come? La risposta sta nei risultati del Forum sullo sviluppo locale sostenibile che si è svolto a Torino dal 13 al 16 ottobre e che è stato chiuso proprio da Ban Ki-moon. Qual è la novità?

Ripartire dai territori

Il Forum, che è giunto alla sua terza edizione (la prossima in Africa, tra due anni), è qualcosa di diverso dai soliti eventi dove ognuno arriva, legge il suo discorso e se ne va. E’ il frutto di un processo di aggregazione di reti, enti locali, associazioni della società civile, fondazioni, imprenditori e università che ormai da sei anni lavorano assieme per dimostrare che, per applicare qualsiasi obiettivo – per renderlo cioè applicabile nella realtà quotidiana – bisogna cambiare ottica. Anziché chiedere e poi demandare ai governi nazionali le politiche locali, il Forum sostiene che bisogna ripartire dai territori, dalle comunità: piccole come un Comune montano di 500 abitanti o grandi come l’area metropolitana di Torino, Buenos Aires o Dakar. Nei territori, dicono i funzionari dell’Undp (il programma per lo sviluppo dell’Onu, il suo “braccio politico” e strategico ), ci sono già tutti i temi da cui partire per applicare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: un territorio, piccolo o grande, deve infatti sempre fare i conti con l’ambiente, l’esclusione sociale, il lavoro, l’innovazione, l’istruzione. Ed è partendo dai territori, dai sindaci, dalle associazioni, dagli imprenditori locali, che è più facile declinare nel quotidiano le grandi mete che dovrebbero farci vivere meglio. Il messaggio che viene da Torino – sintetizza Johannes Krassnitzer dell’Undp – «ci dice che esiste una nuova forza che è la somma di tante diversità in grado di dialogare tra loro. E questo sforzo a livello locale è in grado di incidere sulle scelte nazionali e su quelle internazionali». A patto, dicono da Torino, che il centro redistribuisca risorse alla periferia. Un negoziato che resta in salita.

(anche su Repubblica.it)

Ban Ki-moon in Italia: due obiettivi per raggiungerne 17

Terminate le celebrazioni ufficiali che hanno visto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in Italia (a Torino in Parlamento, a Expo Milano, al Forum organizzato dall’Undp a Torino), cosa resta della tre giorni che ha visto concentrarsi in Italia lo sforzo dell’Onu per ritornare al centro del dibattito internazionale? Almeno due cose.

Convincere i governi

La prima riguarda il tentativo di convincere i governi del pianeta, che hanno sottoscritto a New York l’Agenda 15/30, a farla diventare pratica quotidiana. L’Agenda 15/30 contiene infatti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals) che sono la continuazione delle vecchie Mete del Millennio (MDGs) appena conclusesi. A differenza dei Millennium Goals, i 17 obiettivi impegnano però i governi, da qui al 2030, a uno sforzo non più per settori di popolazione (emarginati, poveri etc) o per Paesi (subsahariani, a basso reddito, in via di sviluppo etc), ma “universale”. Gli obiettivi cioè riguardano tutti: cittadini del Nord e del Sud del mondo. Un salto di qualità che prevede un pianeta a sviluppo sostenibile dove tutti devono fare la propria parte e non solo “carità” solidale a chi è più sfortunato. E’ un concetto nuovo e non facile da metabolizzare. La visita di Ban Ki-moon mirava dunque innanzi tutto a questo.

Il secondo obiettivo del segretario generale era invece quello di cercare di dimostrare che applicare i 17 obiettivi si può. Ma come? La risposta sta nei risultati del Forum sullo sviluppo locale sostenibile che si è svolto a Torino dal 13 al 16 ottobre e che è stato chiuso proprio da Ban Ki-moon. Qual è la novità?

Ripartire dai territori

Il Forum, che è giunto alla sua terza edizione (la prossima in Africa, tra due anni), è qualcosa di diverso dai soliti eventi dove ognuno arriva, legge il suo discorso e se ne va. E’ il frutto di un processo di aggregazione di reti, enti locali, associazioni della società civile, fondazioni, imprenditori e università che ormai da sei anni lavorano assieme per dimostrare che, per applicare qualsiasi obiettivo – per renderlo cioè applicabile nella realtà quotidiana – bisogna cambiare ottica. Anziché chiedere e poi demandare ai governi nazionali le politiche locali, il Forum sostiene che bisogna ripartire dai territori, dalle comunità: piccole come un Comune montano di 500 abitanti o grandi come l’area metropolitana di Torino, Buenos Aires o Dakar. Nei territori, dicono i funzionari dell’Undp (il programma per lo sviluppo dell’Onu, il suo “braccio politico” e strategico ), ci sono già tutti i temi da cui partire per applicare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile: un territorio, piccolo o grande, deve infatti sempre fare i conti con l’ambiente, l’esclusione sociale, il lavoro, l’innovazione, l’istruzione. Ed è partendo dai territori, dai sindaci, dalle associazioni, dagli imprenditori locali, che è più facile declinare nel quotidiano le grandi mete che dovrebbero farci vivere meglio. Il messaggio che viene da Torino – sintetizza Johannes Krassnitzer dell’Undp – «ci dice che esiste una nuova forza che è la somma di tante diversità in grado di dialogare tra loro. E questo sforzo a livello locale è in grado di incidere sulle scelte nazionali e su quelle internazionali». A patto, dicono da Torino, che il centro redistribuisca risorse alla periferia. Un negoziato che resta in salita.

(anche su Repubblica.it)

Bassel Khartabil (aka Safadi) gets a research position at MIT Media Lab

This is the news of the day: our friend Bassel Khartabil, jailed by the Syrian regime since March 2012 (and recently moved to an unknown location) has just been offered a research position with the Center for Civic Media at the MIT Media Lab. Bassel’s latest project, which is about reconstructing the ancient city of […]

Bassel Khartabil (aka Safadi) gets a research position at MIT Media Lab

This is the news of the day: our friend Bassel Khartabil, jailed by the Syrian regime since March 2012 (and recently moved to an unknown location) has just been offered a research position with the Center for Civic Media at the MIT Media Lab. Bassel’s latest project, which is about reconstructing the ancient city of […]

Bassel Khartabil (aka Safadi) gets a research position at MIT Media Lab

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Flussi migratori e compassione europea: a quando informazione e sostenibilità? (by Estella Carpi, October 2015)

http://www.reset.it/reset-doc/diritti-migranti-emergenza-quotidianita-compassione-unione-europea Estella Carpi 22 ottobre 2015 Da Reset-Dialogues on Civilizations Sembra esser stata soprattutto la foto di Aylan, il bimbo siriano di origini curde affogato nelle acque turche sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre, insieme alle ondate di profughi che tentano il passaggio dall’Europa orientale – provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan – […]

Flussi migratori e compassione europea: a quando informazione e sostenibilità? (by Estella Carpi, October 2015)

http://www.reset.it/reset-doc/diritti-migranti-emergenza-quotidianita-compassione-unione-europea Estella Carpi 22 ottobre 2015 Da Reset-Dialogues on Civilizations Sembra esser stata soprattutto la foto di Aylan, il bimbo siriano di origini curde affogato nelle acque turche sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre, insieme alle ondate di profughi che tentano il passaggio dall’Europa orientale – provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan – […]

Flussi migratori e compassione europea: a quando informazione e sostenibilità? (by Estella Carpi, October 2015)

http://www.reset.it/reset-doc/diritti-migranti-emergenza-quotidianita-compassione-unione-europea Estella Carpi 22 ottobre 2015 Da Reset-Dialogues on Civilizations Sembra esser stata soprattutto la foto di Aylan, il bimbo siriano di origini curde affogato nelle acque turche sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre, insieme alle ondate di profughi che tentano il passaggio dall’Europa orientale – provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan – […]

Flussi migratori e compassione europea: a quando informazione e sostenibilità? (by Estella Carpi, October 2015)

http://www.reset.it/reset-doc/diritti-migranti-emergenza-quotidianita-compassione-unione-europea Estella Carpi 22 ottobre 2015 Da Reset-Dialogues on Civilizations Sembra esser stata soprattutto la foto di Aylan, il bimbo siriano di origini curde affogato nelle acque turche sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre, insieme alle ondate di profughi che tentano il passaggio dall’Europa orientale – provenienti soprattutto da Siria, Iraq e Afghanistan – […]

Turchia, Erdogan: attentati di Ankara commessi da ‘collettivo terrorista’

(Agenzie). Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attribuito la responsabilità del duplice attentato ad Ankara dello scorso 10 ottobre a un ‘collettivo terrorista’, che include Daesh (ISIS), combattenti curdi turchi e siriani e i servizi segreti di Damasco. “Il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), Daesh, i Mukhabarat (servizi segreti siriani) e il PYD (Partito […]

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USA: Dondald Trump vuole chiudere moschee per fermare Daesh

(Agenzie). Il celebre imprenditore, nonché candidato alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump ha dichiarato che, per fermare Daesh (ISIS), adotterebbe misure simili a quelle del governo britannico, tra cui chiudere alcune moschee di stampo “estremista”. Immediata la reazione del Consiglio per le Relazioni Americane Islamiche, il cui responsabile per le questioni governative, Roberta McCaw, […]

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Turchia dentro, rifugiati fuori: lo sporco accordo dell’Unione Europea

Di Mahir Zeynalov. Al-Arabiya News (20/10/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi Alcuni anni fa, l’ultimo leader libico Muammar Gheddafi castigò l’Europa per il sostegno ai ribelli che combattevano contro di lui e minacciò di non essere d’aiuto nel frenare i migranti diretti in Europa. Lo stesso oggetto di scambio viene ora offerto dall’Unione Europea […]

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Turchia: adolescente trattenuto per aver ‘insultato’ Erdogan

(Agenzie). Un ragazzo di 15 anni è stato trattenuto dalla polizia in Turchia in quanto sospettato di aver “insultato” il presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo quanto riferito dai media locali, che però non hanno specificato la natura dall’insulto. Il ragazzo ha passato la notte in un commissariato di polizia dopo essere stato bloccato da alcuni […]

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Qatar: possibile intervento militare in Siria

(Agenzie). Il Qatar ha annunciato che potrebbe intervenire a livello militare nel Paese, anche se una soluzione politica è sempre preferibile, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Khalid al-Attiyah. In un’intervista alla CNN, il ministro ha dichiarato: “Se un intervento militare proteggerà il popolo siriano dalla brutalità del regime, allora lo faremo”. Attuyah ha aggiunto che […]

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Egitto: problemi con la censura per Morgan Freeman?

(Agenzie). La scorsa domenica, il famoso attore statunitense Morgan Freeman è arrivato in Egitto nel quadro delle riprese di “The Story of God”, documentario del National Geographic di cui Freeman è presentatore e produttore esecutivo. L’Autorità per la Censura egiziana ha contattato l’Agenzia di Sicurezza Nazionale chiedendole di chiarire lo stato legale della presenza della […]

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Il lascito di Muammar Gheddafi perseguita ancora la Libia

Di Mohamad Ali Harissi. Your Middle East (21/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. “Gheddafi ha scelto di costruire l’idea di uno Stato attorno alla sua personalità”, ha affermato Michael Nayebi-Oskoui, analista senior di Medio Oriente presso l’azienda di intelligence globale Stratfor, con sede negli Stati Uniti. Il dittatore “utilizzava una forza militare basata sul petrolio per distruggere […]

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Libano: fallito 30° tentativo di eleggere un nuovo presidente

(Agenzie). Fallito anche il 30° tentativo di eleggere un nuovo capo di Stato in Libano, che da ormai quasi un mese e mezzo soffre di un vuoto presidenziale che sembra insanabile. Il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, ha aggiornato la sessione di voto al prossimo 11 novembre. Ancora una volta, la sessione si è […]

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Arabia Saudita: nuove multe per le donne che violano le regole d’abbigliamento sul lavoro

(Agenzie). Il ministero del Lavoro saudita ha annunciato di voler imporre una multa di 1.000 rial (circa 230 euro) alle donne che violano le regole sull’abbigliamento islamico sul posto di lavoro. Il nuovo provvedimento prevede anche che i datori di lavoro siano obbligati a specificare la tenuta che le impiegate devono indossare quando in servizio; 15.000 […]

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Palestina: segretario OLP critica Netanyahu su commenti Olocausto

(Agenzie). Il segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Saeb Erekat, ha condannato duramente i commenti fatti dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sull’Olocausto. Erekat ha affermato che le dichiarazioni di Netanyahu non fanno altro che aggravare la divisione “in un momento in cui c’è più bisogno di una pace durature”, nonché costituiscono […]

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Libia, Leon: “Le trattative continueranno”

(Agenzie). L’inviato speciale in Libia delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, ha dichiarato che gli sforzi per il raggiungimento di una soluzione politica al conflitto nel Paese andranno avanti, nonostante le parti rivali abbiano rifiutato la proposta per un accordo su un governo di unità nazionale. “Il processo va avanti. Non daremo la possibilità a piccoli gruppi […]

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Siria: curdi proclamano nuova provincia nel nord del Paese

(Agenzie). Le autorità curde del nord della Siria hanno proclamato una nuova provincia, secondo quanto riferito da fonti ufficiali curde, mossa che di fatto formalizza il controllo sull’area al confine con la Turchia. Le milizie curde dello YPG hanno catturato il villaggio di frontiera di Tel Abyad e lo hanno incluso nella nuova provincia amministrativa, o […]

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Marocco: museruola al dissenso

Editoriale. The New York Times (18/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. In qualità di monarchia votata alla democrazia, il Marocco gode dell’immagine di uno dei più stabili Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Ma la sua reputazione è minacciata da una campagna intimidatoria del governo contro giornalisti e gruppi per i diritti umani. […]

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Iran: luce verde di Khamenei su accordo sul nucleare

(Agenzie). La Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha finalmente dato la sua approvazione all’accordo sul nucleare iraniano stipulato lo scorso luglio da Teheran con le potenze occidentali del 5+1. Khamenei ha ordinato che l’accordo venga messo in atto, ma secondo determinate condizioni: in una lettera al presidente Hassan Rohani, l’ayatollah ha infatti specificato che […]

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Lady Gaga si sposerà in Marocco?

(Agenzie). Girano voci secondo cui Taylor Kinney, fidanzato della famossissima pos star Lady Gaga, voglia sposarsi in Marocco. L’attore sarebbe rimasto incantato dal Paese nordafricano durante le riprese del film “Rock the Kasbah”, con Bill Murray. In un’intervista, Kinney ha detto che “il Marocco sarebbe perfetto!”. Per ora non è stata fissata nessuna data per la […]

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Egitto: livello basso di partecipazione elettorale anche all’estero

(Agenzie). Il numero totale di egiziani espatriati che la scorsa settimana si sono recati presso le 139 rappresentanze diplomatiche dell’Egitto in tutto il mondo è stato di sole 30.531, a fronte dei 680 mila aventi diritto al voto che vivono all’estero, secondo dati forniti dal Comitato Elettorale Supremo. Ad esempio, in Belgio si sono presentati al voto […]

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Medio Oriente: riunione Consiglio di Sicurezza ONU su situazione in Palestina e Israele

(Agenzie). Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, riferirà oggi ai membri del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Palestina e Israele in videoconferenza da Ramallah, alla fine del suo viaggio in Medio Oriente e dopo gli incontri con il presidente israeliano Reuven Rivlin, il primo ministro Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Ban Ki-moon si è […]

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Tunisia-Giordania: firmati accordi cooperazione

(Agenzie). La Tunisia e la Giordania hanno firmato degli accordi di cooperazione in campo militare, di sicurezza e della protezione civile, in occasione della visita del presidente tunisino Beji Caid Essebsi al re Abdullah II ad Amman. I due leader hanno sottolineato la necessità di sviluppare la cooperazione bilaterale, soprattutto nel settore delle nuove tecnologie, […]

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Iraq: milizie sciite fanno appello al premier per intervento russo contro Daesh

(Agenzie). L’Alleanza Nazionale e le milizie sciite in Iraq ha fatto appello al primo ministro Haidar al-Abadi affinché richieda l’intervento aereo della Russia per combattere i militanti di Daesh (ISIS), che ormai controllano gran parte del Paese. Abadi, il suo governo e le milizie sciite appoggiate dall’Iran hanno si sono tutti detti frustrati dall’andamento della campagna […]

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Canada ritira aerei da guerra dalla campagna internazionale in Siria e Iraq

(Agenzie). Il neo-eletto primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha detto al presidente americano Barack Obama che Ottawa ritirerà i suoi jet dalla coalizione internazionale anti-Daesh (ISIS) che opera in Siria e in Iraq, senza però definire i tempi del ritiro. Mentre il Canada rimane “un forte membro della coalizione”, Trudeau ha detto di aver chiarito […]

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Siria, Cremlino: visita a sorpresa di Assad a Mosca

(Agenzie). Il presidente siriano Bashar al-Assad è volato a Mosca ieri sera per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin, durante il quale i due avrebbero discusso della campagna militare contro i militanti islamisti in Siria, secondo fonti del Cremlino. “Il presidente della Repubblica Araba Siriana Bashar Assad è venuto a Mosca per una visita […]

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Le donne di Gaza scendono in strada

Di Asmaa al-Ghoul. Al-Monitor (19/10/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Inam Abu Qenas, 30 anni, e Mercat Abdul Qadir, 26, si sono dirette verso la linea di frontiera sul confine est di Gaza e si sono avvicinate alla base militare israeliana di Nahal Oz per lanciare delle pietre. Il loro gesto del 9 ottobre […]

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Israele, Netanyahu: “Gran Mufti di Gerusalemme ha spinto all’Olocausto”

(Agenzie). In occasione del 37° Congresso sionista mondiale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che, all’epoca della seconda guerra mondiale, fu un religioso palestinese a spingere Hitler a commettere l’olocausto, dandogli l’idea per la sua “soluzione finale”. Nel suo discorso, il premier ha detto che l’allora Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini […]

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Mediterranea 17 Young Artists Biennale

vapore 110Dal 22 al 25 ottobre si terranno workshop, performance, concerti, esibizioni con ospiti e artisti provenienti da diversi Paesi dell’Europa e del Mediterraneo alla Fabbrica del Vapore di Milano. Il 23 ottobre Babelmed animerà il workshop “It’s not art unless it has the potential to be a disaster”, con la regista Laura Halilovic sul tema della produzione artistica e l’esclusione sociale.

Tunisia: premier Essid licenzia ministro Giustizia

(Agenzie). Il primo ministro tunisino, Habib Essid, ha licenziato il ministro della Giustizia, Mohamed Saleh Ben Aissa: il ministro avrebbe criticato l’ambasciatore degli Stati Uniti, accusandolo di immischiarsi negli affari interni del Paese. A riportare la notizia l’ufficio del premier, che però non ha fornito ulteriori spiegazioni per la decisione presa. Per ora, il ministro della Difesa […]

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Studio: uso banda larga mobile in rapida crescita nei Paesi arabi

(Agenzie). Le reti mobili a banda larga saranno la base di 2/3 delle comunicazioni mobili nei Paesi arabi del Medio Oriente e del Nord Africa entro il 2020: a rivelarlo un nuovo studio pubblicato dalla GSMA, che questa settimana terrà una conferenza a Dubai. Il nuovo studio, dal titolo “L’economia mobile – Paesi arabi 2015”, rivela […]

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I laboratori del Nationless Pavilion

sale 110bisDal 20 al 31 ottobre il Nationless Pavilion attiva su Lecce e Venezia dei laboratori d’arte contemporanea allo scopo di dar vita, il 31 ottobre 2015, ad un’installazione collettiva presso il S.a.L.E Docks (VE) che possa visualizzare la Nazione 25 con le sue problematiche e possibilità.

I laboratori del Nationless Pavilion

sale 110bisDal 20 al 31 ottobre il Nationless Pavilion attiva su Lecce e Venezia dei laboratori d’arte contemporanea allo scopo di dar vita, il 31 ottobre 2015, ad un’installazione collettiva presso il S.a.L.E Docks (VE) che possa visualizzare la Nazione 25 con le sue problematiche e possibilità.

Arabia Saudita: due attivisti condannati a diversi anni di carcere

(Agenzie). Un tribunale saudita ha condannato due attivisti politici a diversi anni di carcere con l’accusa di aver creato delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, secondo quanto riferito da Amnesty International. Abdulkareem al-Khoder e Abdulrahman al-Hamid, rispettivamente co-fondatore e membro dell’Associazione Saudita per i Diritti Politici e Civili (ACPRA) sono stati condannati a 10 […]

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Francia: la Le Pen oggi a giudizio per incitamento all’odio razziale

(Agenzie). La leader del partito di estrema destra francese, Marine Le Pen, si è oggi presentata davanti ai giudici per il processo che la vede accusata di incitamento all’odio razziale per alcuni commenti fatti contro i musulmani cinque anni fa. All’epoca, infatti, la Le Pen aveva paragonato le preghiere in strada a un’occupazione straniera. La Le Pen, […]

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Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Da immigrata arabo-canadese, sono ancora in cerca di una casa

Di Aya al-Hakim. Your Middle East (18/10/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. In copertina, la foto di una donna irachena, Baan al-Hakim, scattata dall’autrice dell’articolo La nostra lingua madre è quello che ci si connette a un’unita futura e ad una perduta. Sono passati cinque anni da quando sono arrivata in Canada. Nell’arco […]

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Vedi alla voce “Hassan Youssef”

Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

Vedi alla voce “Hassan Youssef”

Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

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Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

Novità Editoriali: “E se fossi morto?” di Muhammad Dibo

Esce a novembre un altro libro della collana Altriarabi della casa editrice il Sirente. Si tratta di “E se fossi morto?” di Muhammad Dibo, tradotto dall’arabo da Federica Pistono. Lo scrittore, giornalista e poeta siriano prende spunto da una telefonata in cui gli viene comunicato che un certo Muhammad Dibo è stato ucciso a Duma. […]

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Iran: primo incontro a Vienna di commissione congiunta su accordo nucleare

(Agenzie). La commissione congiunta istituita per sorvegliare l’attuazione di un accordo nucleare tra l’Iran e il gruppo dei paesi 5+1 ha tenuto il suo primo incontro nella capitale austriaca di Vienna ieri, lunedì 19 ottobre. All’incontro inaugurale hanno partecipato i vice ministri iraniani degli Esteri Abbas Araqchi e Majid Takht-e-Ravanchi, nonché i rappresentanti del gruppo di paesi […]

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Palestina: accoltellato soldato israeliano, ucciso aggressore

(Agenzie). Un soldato israeliano è stato accoltellato durante gli scontri vicino alla città di Hebron. Il presunto aggressore è stato ucciso, secondo quanto dichiarato dai medici militari . L’accoltellamento è avvenuto intorno a Beit Awwa nel sud della West Bank. Gli scontri erano scoppiati nel corso della giornata nella vicina Hebron a seguito della distruzione da […]

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Egitto: secondo giorno di elezioni, senza elettori

(Agenzie). Gli egiziani sono in gran parte rimasti lontano dalle cabine elettorali anche nel secondo giorno delle votazioni per l’elezione del nuovo parlamento. I dati mettono in evidenza la disillusione crescente del popolo da quando l’esercito ha preso il potere nel 2013 e ha promesso di ripristinare la democrazia. Il Premier Sherif Ismail aveva dichiarato che […]

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Palestina: arrestato leader di Hamas

(Agenzie). Le truppe israeliane hanno arrestato uno dei principali leader della West Bank del gruppo islamico Hamas in un raid di notte nei pressi di Ramallah, secondo quanto dichiarato dall’esercito. “Durante la notte, le forze dell’esercito e Shin Bet (il servizio di sicurezza interna) ha arrestato Hassan Yusef, un leader di Hamas,  a sud ovest di […]

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Libia: parlamento di Tobruk rifiuta accordo ONU

(Agenzie). Il Parlamento riconosciuto a livello internazionale della Libia ha deciso di respingere la proposta delle Nazioni Unite per un governo di unità. Tuttavia, il parlamento, conosciuto come la Camera dei rappresentanti e con sede a  Tobruk, ha detto che continuerà a partecipare ai colloqui di pace con i suoi rivali di Tripoli. All’inizio della giornata di lunedì, gli Stati […]

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Turchia: identificato attentatore di Ankara

(Agenzie). I funzionari turchi hanno identificato uno dei due attentatori suicidi che si sono fatti esplodere durante la manifestazione per la pace nella capitale Ankara, uccidendo 102 persone. I media turchi hanno detto che il fratello dell’attentatore è morto come kamikaze in un precedente attacco. La Procura di Ankara ha identificato l’attentatore coinvolto negli attacchi del […]

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Incidente criminale

Il bombardamento americano dell’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan non è stato un incidente. Il raid del 3 ottobre, «esteso e preciso», suggerisce un’ipotesi ben più inquietante su cui è necessaria un’indagine indipendente: il crimine di guerra. E’ la versione  che i Medici senza frontiere han sostenuto sin dal primo giorno di quell’attacco – il cui bilancio alla fine è stato di 22 morti e oltre 30 dispersi – ma che adesso viene rilanciata con più forza dall’Afghanistan dal direttore di Msf Belgio e già direttore generale di Msf Christopher Stokes. Stokes è andato di persona a vedere gli effetti del bombardamento e, dal luogo del delitto, le sue parole acquistano più forza. Lo segue, nella macabra ricognizione tra muri crollati e anneriti (visibile anche su youtube), una troupe di ToloTv, una delle più seguite emittenti del Paese. Ed è la stessa Tv a raccogliere le accuse di Stokes e a rilanciarle nelle case degli afgani che finora hanno ascoltato soprattutto la voce del governo, le scuse della Nato e di Obama, la versione che si sarebbe trattato di un incidente per cercare di snidare guerriglieri rifugiatisi nell’ospedale. Versione che Stokes sconfessa.
«La distruzione estesa e assolutamente precisa di questo ospedale – ho passato tutta la mattina ad attraversarlo con i miei colleghi osservando l’entità dei danni – non suggerisce, non sembra, non indica un errore. L’ospedale – dice Stokes davanti alle telecamere afgane – è stato ripetutamente colpito, sia nella parte anteriore sia in quella posteriore e ampiamente distrutto e danneggiato anche se avevamo fornito tutte le coordinate e le informazioni corrette a tutte le parti armate in conflitto. Per questo vogliamo una spiegazione chiara: perché tutto quel che è successo indica una grave violazione del diritto umanitario internazionale e, di conseguenza, un crimine di guerra».


Sulla versione americana per cui il raid aereo sarebbe stato chiesto dagli afgani per la presenza dei talebani – anche se non è ancora emerso chi alla fine diede luce verde – Stokes sostiene che «nel compound non erano entrati talebani armati (Msf ha sempre chiarito che chiunque ha bisogno di cure viene ricoverato ma senza armi ndr) e da quel che ho capito parlando col nostro staff e con le guardie dell’ospedale, avevamo un chiaro controllo di quel che stava accadendo dentro e fuori il centro e non si era verificato nessun combattimento nelle ore precedenti l’attacco (avvenuto verso le due di notte ndr). I nostri pazienti, dottori e membri dello staff – dice ancora Stokes – pensavano di essere al sicuro in ospedale e fino a quando non si capirà quel che è successo veramente e sino a quando non saremo in grado di ottenere le garanzie che questo genere inaccettabile di attacchi non accada di nuovo, non potremo riaprire una struttura che metterebbe il nostro personale in pericolo».

La base aerea di Bagram. la più importante base Usa
 in Afghanistan.  Gli aerei partono per lo più da qui

Intanto petizioni e richieste ufficiali perché si svolga un’indagine indipendente incontrano un muro di silenzio cui viene opposta un’indagine interna militare. Eppure sia Unama, la forza Onu a Kabul, sia la missione Ue hanno preso posizioni dure: l’inviato speciale di Bruxelles Franz-Michael Melbin ha definito il bombardamento una «chiara violazione delle leggi internazionali» e ha chiesto un’indagine trasparente come Msf pretende dal primo giorno. Per ora però l’unica vera risposta sembra quella di aumentare l’impegno militare in una guerra i cui costi non accennano a diminuire e che sta per assistere a un nuovo coinvolgimento delle nostre forze armate, con costi militari che andranno probabilmente a discapito di quelli civili per favorire la ricostruzione. Proprio ieri a Kabul Equality for Peace andDemocracy, un’associazione afgana della società civile, ha fatto i conti in tasca alla guerra. Ogni giorno il conflitto costa agli afgani 24 milioni di dollari: nove miliardi nel solo 2014.  

Incidente criminale

Il bombardamento americano dell’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan non è stato un incidente. Il raid del 3 ottobre, «esteso e preciso», suggerisce un’ipotesi ben più inquietante su cui è necessaria un’indagine indipendente: il crimine di guerra. E’ la versione  che i Medici senza frontiere han sostenuto sin dal primo giorno di quell’attacco – il cui bilancio alla fine è stato di 22 morti e oltre 30 dispersi – ma che adesso viene rilanciata con più forza dall’Afghanistan dal direttore di Msf Belgio e già direttore generale di Msf Christopher Stokes. Stokes è andato di persona a vedere gli effetti del bombardamento e, dal luogo del delitto, le sue parole acquistano più forza. Lo segue, nella macabra ricognizione tra muri crollati e anneriti (visibile anche su youtube), una troupe di ToloTv, una delle più seguite emittenti del Paese. Ed è la stessa Tv a raccogliere le accuse di Stokes e a rilanciarle nelle case degli afgani che finora hanno ascoltato soprattutto la voce del governo, le scuse della Nato e di Obama, la versione che si sarebbe trattato di un incidente per cercare di snidare guerriglieri rifugiatisi nell’ospedale. Versione che Stokes sconfessa.
«La distruzione estesa e assolutamente precisa di questo ospedale – ho passato tutta la mattina ad attraversarlo con i miei colleghi osservando l’entità dei danni – non suggerisce, non sembra, non indica un errore. L’ospedale – dice Stokes davanti alle telecamere afgane – è stato ripetutamente colpito, sia nella parte anteriore sia in quella posteriore e ampiamente distrutto e danneggiato anche se avevamo fornito tutte le coordinate e le informazioni corrette a tutte le parti armate in conflitto. Per questo vogliamo una spiegazione chiara: perché tutto quel che è successo indica una grave violazione del diritto umanitario internazionale e, di conseguenza, un crimine di guerra».


Sulla versione americana per cui il raid aereo sarebbe stato chiesto dagli afgani per la presenza dei talebani – anche se non è ancora emerso chi alla fine diede luce verde – Stokes sostiene che «nel compound non erano entrati talebani armati (Msf ha sempre chiarito che chiunque ha bisogno di cure viene ricoverato ma senza armi ndr) e da quel che ho capito parlando col nostro staff e con le guardie dell’ospedale, avevamo un chiaro controllo di quel che stava accadendo dentro e fuori il centro e non si era verificato nessun combattimento nelle ore precedenti l’attacco (avvenuto verso le due di notte ndr). I nostri pazienti, dottori e membri dello staff – dice ancora Stokes – pensavano di essere al sicuro in ospedale e fino a quando non si capirà quel che è successo veramente e sino a quando non saremo in grado di ottenere le garanzie che questo genere inaccettabile di attacchi non accada di nuovo, non potremo riaprire una struttura che metterebbe il nostro personale in pericolo».

La base aerea di Bagram. la più importante base Usa
 in Afghanistan.  Gli aerei partono per lo più da qui

Intanto petizioni e richieste ufficiali perché si svolga un’indagine indipendente incontrano un muro di silenzio cui viene opposta un’indagine interna militare. Eppure sia Unama, la forza Onu a Kabul, sia la missione Ue hanno preso posizioni dure: l’inviato speciale di Bruxelles Franz-Michael Melbin ha definito il bombardamento una «chiara violazione delle leggi internazionali» e ha chiesto un’indagine trasparente come Msf pretende dal primo giorno. Per ora però l’unica vera risposta sembra quella di aumentare l’impegno militare in una guerra i cui costi non accennano a diminuire e che sta per assistere a un nuovo coinvolgimento delle nostre forze armate, con costi militari che andranno probabilmente a discapito di quelli civili per favorire la ricostruzione. Proprio ieri a Kabul Equality for Peace andDemocracy, un’associazione afgana della società civile, ha fatto i conti in tasca alla guerra. Ogni giorno il conflitto costa agli afgani 24 milioni di dollari: nove miliardi nel solo 2014.  

Turchia: 4 arresti per attacco di Ankara

(Agenzie). Un tribunale penale in Turchia ha ordinato la detenzione di quattro persone sospettate di essere coinvolte nel doppio attentato suicida di Ankara che ha ucciso più di 100 persone, secondo quanto riportato dall’Agenzia di stampa turca Anatolia. I sospetti, al momento in custodia cautelare, sono stati accusati di “fabbricazione di ordigni esplosivi con l’intenzione di […]

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Palestina. La generazione dei ribelli scomodi

“Mentre i commentatori discutono sulla probabilità di una Terza Intifada in Palestina, una nuova generazione di palestinesi a Gerusalemme e in Cisgiordania è venuta alla luce. Sono consapevoli che i coltelli e le pietre non possono liberare la Palestina. Ma sanno anche che la liberazione non arriverà attraverso inutili colloqui di pace”. L’analisi di Budour Hassan. 

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Budour Hassan*

Palestina. La generazione dei ribelli scomodi

“Mentre i commentatori discutono sulla probabilità di una Terza Intifada in Palestina, una nuova generazione di palestinesi a Gerusalemme e in Cisgiordania è venuta alla luce. Sono consapevoli che i coltelli e le pietre non possono liberare la Palestina. Ma sanno anche che la liberazione non arriverà attraverso inutili colloqui di pace”. L’analisi di Budour Hassan. 

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Budour Hassan*

Palestina. Riconquistare dignità, ad ogni costo

Quelli che Netanyahu chiama “terroristi” sono giovani nati dopo gli Accordi di Oslo, cresciuti con il fallimento del “processo di pace”, nella frustrazione e nell’umiliazione permanenti. Dalle ideologie e dagli slogan inefficaci sono passati alla riconquista della dignità calpestata. A qualsiasi prezzo.

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Michel Warschawski per Orient XXI*

Palestina. Riconquistare dignità, ad ogni costo

Quelli che Netanyahu chiama “terroristi” sono giovani nati dopo gli Accordi di Oslo, cresciuti con il fallimento del “processo di pace”, nella frustrazione e nell’umiliazione permanenti. Dalle ideologie e dagli slogan inefficaci sono passati alla riconquista della dignità calpestata. A qualsiasi prezzo.

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Michel Warschawski per Orient XXI*

Palestina. La generazione dei ribelli scomodi

Mentre gli analisti si dividono per capire se ciò che sta accadendo in Palestina sia una Terza Intifada, una nuova generazione scende in piazza. Con una rabbia che ha sempre covato sotto la superficie, aspettando di erompere da un momento all’altro. La questione è sempre e solo stata “quando”. L’analisi di Budour Hassan. 

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Budour Hassan*

Libia. Accordi in corso (con ogni mezzo necessario)

Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Libia ha annunciato il raggiungimento di un’intesa tra le delegazioni libiche per la formazione del nuovo governo di unità nazionale, che adesso dovrà passare al vaglio dei due parlamenti rivali di Tobruk e Tripoli per l’approvazione, entro il 20 ottobre.

 

 

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Lamia Ledrisi

Iraq. L’Europa: il sogno o la morte

Ameer, Maha, Shamiran sono soltanto alcuni delle migliaia di iracheni e siriani che stanno lasciando il paese per ricominciare una nuova vita. Volti, sogni, lauree e ragioni diverse, dietro numeri che non si conoscono e traumi di cui Daesh è responsabile solo in parte.

 

03 Novembre 2015
di: 
Stefano Nanni da Duhok – Kurdistan iracheno

Egitto. Un voto non fa democrazia

Le elezioni per il nuovo Parlamento egiziano sono iniziate sabato scorso. Ma nonostante l’apparente struttura democratica, repressione, intidimidazioni e sistemi di esclusione hanno la meglio. Uno sguardo d’insieme a poche ore dai primi risultati. 

 

 

 

19 Ottobre 2015
di: 
Giovanni Piazzese

NATO e Russia per la prima volta “insieme” nel Mar Mediterraneo

Di Hussein Majdoubi. Al-Quds al-Arabi (18/10/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Il Mar Mediterraneo è oggi testimone di una delle manovre militari più importanti della storia a distanza di un decennio: la NATO entra nella sponda occidentale con il suo sistema di difesa antimissile, conosciuto anche come “Star Wars”. Intanto la sponda orientale è occupata […]

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Tunisia: arrestato rapper tunisino Klay BBJ

(Al-Huffington Post Maghreb). Il famoso rapper tunisino Ahmed ben Ahmed, alias Klay BBJ è stato arrestato Sabato sera a Tunisi e detenuto in carcere, ha riferito il suo avvocato, Ghazi Mrabet. “E ‘stato arrestato con un altro rapper e una terza persona prima di un concerto a Hammamet (60 km a sud di Tunisi),” ha detto all’AFP Mrabet […]

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Yemen: governo parteciperò a colloqui ONU

(Agenzie). Il governo dello Yemen parteciperà ai colloqui patrocinati dalle Nazioni Unite con gli Houthi e i sostenitori del leader deposto Ali Abdullah Saleh, ha dichiarato un portavoce del governo. “È stata presa la decisione di partecipare ai colloqui e a tale proposito verrà inviata una lettera  al segretario generale dell’ONU ” Rajeh Badi, il […]

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Egitto: affluenza bassa alle urne

(Agenzie). Un numero molto basso di egiziani è andato a votare per la  prima fase delle elezione salutate dal presidente Abdel-Fattah al-Sisi come una pietra miliare sulla strada della democrazia. I giovani egiziani hanno boicottato le elezioni perché profondamente delusi dalla politica. Le persone tra i 20 ei 30 anni hanno espresso seri dubbi sul fatto che […]

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Assemblea Generale UNIMED 21 e 22 ottobre a Roma

L’UNIMED, Unione delle Università del Mediterraneo, in collaborazione con l’Università di Roma Sapienza, organizzerà la propria Assemblea Generale presso i locali della Facoltà di Architettura della Sapienza in Via Antonio Gramsci 53 a Roma. L’evento è patrocinato dal Parlamento Europeo e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Organizzazione che si compone di […]

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L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

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Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

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Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

L’Intifada dei coltelli

Otto morti – ebrei, israeliani – finora. Quarantaquattro arabi e palestinesi deceduti. Centinaia di feriti. Un ottobre così complicato non si vedeva da tempo. Dal 2000, da quando scoppiò la Seconda Intifada. Questa, per molti, è un’altra Intifada. L’Intifada dei coltelli. “Falafel Cafè” offre questa mappa-infografica aggiornata sulle vittime israeliane. Nella selezione vengono inserite le […]

Donna fuggita da Daesh: “Nell’organizzazione vige un’oppressiva mentalità criminale”

Asharq al-Awsat (17/10/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì. Una donna britannica musulmana, riuscita a fuggire da Daesh (ISIS) in Siria, ha raccontato l’orrore di vivere sotto l’organizzazione del sedicente ‘Stato Islamico’, riferendosi in particolare alle tragiche condizioni di vita delle famiglie che vivono lì e alla mentalità criminale dei combattenti. La 33enne Shukee Begum […]

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Perché i cristiani di Egitto partecipano alle liste elettorali islamiste?

Di Sonia Farid. Al-Arabiya (17/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. La legge elettorale egiziana del 2014 metteva l’accento sul principio dell’equa rappresentazione, valido specialmente per quei gruppo fino ad allora marginalizzati dai regimi precedenti, come i cristiani e le donne. Secondo la legge, ogni lista elettorale dovrebbe includere almeno 3 cristiani, 3 donne, 2 contadini […]

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Egitto: muore lo scrittore Gamal al-Ghitani

(Agenzie). Il celebre scrittore egiziano Gamal al-Ghitani è morto oggi all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia. Romanzista moderno, nel 1980 ha ricevuto il Premio Nazionale per la Letteratura. Quest’anno, aveva ricevuto il più alto riconoscimento nel suo campo, il Nile Award. Ghitani era inoltre caporedattore della rivista di letteratura Akhbar al-Adab, da lui fondata nel […]

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Afghanistan: vado anzi resto. La nuova Guerra fredda nel vecchio Grande gioco

L’ormai certa decisione italiana, come quella tedesca, di rinnovare l’impegno militare in Afghanistan risponde alle esigenze dell’Amministrazione americana che, forse ancor prima dell’annuncio pubblico di Obama, si era già assicurata l’appoggio degli alleati. Ora manca solo che la Nato, che ha buoni motivi per farlo, formalizzi anche il suo in maniera sostanziale, trasformando le modalità operative della missione Resolute Support in una permanenza che abbia a che fare assai più con la guerra che non con la semplice formazione dei quadri militari afgani.

Le motivazioni che hanno mosso Obama le conosciamo: la presa di Kunduz da parte dei talebani, le secche del processo di pace, le spinte dei Repubblicani e di parte dei Democratici americani, le richieste – più o meno formali – di Kabul e soprattutto di Abdullah Abdullah, il presidente in seconda del governo bicefalo retto da Ashraf Ghani in cui Abdullah rappresenta soprattutto il Nord del Paese (dove Kunduz si trova) e i centri di potere della vecchia Alleanza del Nord. Scavando un po’ però – e se la geopolitica non è un’opinione – c’è forse qualcos’altro nel risveglio americano: c’è un motivo strategico profondo che si accompagna al desiderio delle lobby militari – in America come in Europa – cui non dispiace affatto continuare una missione data per persa e per la quale invece si ricomincerà a spendere ancora molto mentre si potranno testare nuovi tipi d’arma. Facciamo un passo indietro.

Gli Stati uniti hanno firmato con Kabul un patto si partenariato strategico sulla sicurezza che prevede di fatto il controllo su una decina di basi aeree nel Paese dell’Hindukush e la gestione totale della grande base di Baghram, a due passi dalla capitale. Le basi significano garanzia di presenza operativa in un’area strategica e soprattutto, almeno sino a qualche mese fa, un buon posizionamento in caso di una guerra con l’Iran che con l’Afghanistan confina. Lentamente e con fatica, ma alla fine con successo, Washington e Teheran si sono però riavvicinati, raffreddando le tensioni anche sul piano militare. Dunque ci si poteva ritirare lasciando solo una piccola forza per controllare, comunque, le basi aree. Ma adesso il quadro è cambiato. Non è più Teheran a preoccupare, o meglio lo è se si pensa al suo alleato più pericoloso per Washington: Mosca. La Russia sta tentando da tempo un riavvicinamento con Kabul che in parte sta funzionando. E non è un caso che abbia bollato la recente scelta americana come un “passo forzato … un’altra eloquente testimonianza del completo fallimento della campagna militare portata avanti per 14 anni dagli Usa e dai suoi alleati in Afghanistan”. Ai russi piacerebbe infatti una nuova forza militare che comprenda i Paesi vicini a magari la Russia stessa. Via la Nato dall’Afghanistan insomma, per far avanzare un’altra pedina sullo scacchiere mondiale che al Nord vede la crisi ucraina e al centro la nuova prova di forza in Medio oriente.

Gli americani temono l’aggressività russa e conoscono e temono il piano di riavvicinamento di Mosca che in questi giorni recita un mantra ormai comune, quello dell’addestramento insufficiente delle forze armate afgane che dunque rischiano di soccombere alla forza talebana. Il gioco appare abbastanza chiaro: gli afgani sono degli incapaci e ci vuole una mano. Washington e Mosca sono pronti a offrirla. E’ importante arrivare per primi in queste cose con la differenza che Usa ed Europa a Kabul già ci sono. Non è proprio il caso di andar via.  Meglio restare, in forze, un altro po’.

Afghanistan: vado anzi resto. La nuova Guerra fredda nel vecchio Grande gioco

L’ormai certa decisione italiana, come quella tedesca, di rinnovare l’impegno militare in Afghanistan risponde alle esigenze dell’Amministrazione americana che, forse ancor prima dell’annuncio pubblico di Obama, si era già assicurata l’appoggio degli alleati. Ora manca solo che la Nato, che ha buoni motivi per farlo, formalizzi anche il suo in maniera sostanziale, trasformando le modalità operative della missione Resolute Support in una permanenza che abbia a che fare assai più con la guerra che non con la semplice formazione dei quadri militari afgani.

Le motivazioni che hanno mosso Obama le conosciamo: la presa di Kunduz da parte dei talebani, le secche del processo di pace, le spinte dei Repubblicani e di parte dei Democratici americani, le richieste – più o meno formali – di Kabul e soprattutto di Abdullah Abdullah, il presidente in seconda del governo bicefalo retto da Ashraf Ghani in cui Abdullah rappresenta soprattutto il Nord del Paese (dove Kunduz si trova) e i centri di potere della vecchia Alleanza del Nord. Scavando un po’ però – e se la geopolitica non è un’opinione – c’è forse qualcos’altro nel risveglio americano: c’è un motivo strategico profondo che si accompagna al desiderio delle lobby militari – in America come in Europa – cui non dispiace affatto continuare una missione data per persa e per la quale invece si ricomincerà a spendere ancora molto mentre si potranno testare nuovi tipi d’arma. Facciamo un passo indietro.

Gli Stati uniti hanno firmato con Kabul un patto si partenariato strategico sulla sicurezza che prevede di fatto il controllo su una decina di basi aeree nel Paese dell’Hindukush e la gestione totale della grande base di Baghram, a due passi dalla capitale. Le basi significano garanzia di presenza operativa in un’area strategica e soprattutto, almeno sino a qualche mese fa, un buon posizionamento in caso di una guerra con l’Iran che con l’Afghanistan confina. Lentamente e con fatica, ma alla fine con successo, Washington e Teheran si sono però riavvicinati, raffreddando le tensioni anche sul piano militare. Dunque ci si poteva ritirare lasciando solo una piccola forza per controllare, comunque, le basi aree. Ma adesso il quadro è cambiato. Non è più Teheran a preoccupare, o meglio lo è se si pensa al suo alleato più pericoloso per Washington: Mosca. La Russia sta tentando da tempo un riavvicinamento con Kabul che in parte sta funzionando. E non è un caso che abbia bollato la recente scelta americana come un “passo forzato … un’altra eloquente testimonianza del completo fallimento della campagna militare portata avanti per 14 anni dagli Usa e dai suoi alleati in Afghanistan”. Ai russi piacerebbe infatti una nuova forza militare che comprenda i Paesi vicini a magari la Russia stessa. Via la Nato dall’Afghanistan insomma, per far avanzare un’altra pedina sullo scacchiere mondiale che al Nord vede la crisi ucraina e al centro la nuova prova di forza in Medio oriente.

Gli americani temono l’aggressività russa e conoscono e temono il piano di riavvicinamento di Mosca che in questi giorni recita un mantra ormai comune, quello dell’addestramento insufficiente delle forze armate afgane che dunque rischiano di soccombere alla forza talebana. Il gioco appare abbastanza chiaro: gli afgani sono degli incapaci e ci vuole una mano. Washington e Mosca sono pronti a offrirla. E’ importante arrivare per primi in queste cose con la differenza che Usa ed Europa a Kabul già ci sono. Non è proprio il caso di andar via.  Meglio restare, in forze, un altro po’.

Egitto alle urne per eleggere il nuovo parlamento

(Agenzie). Finalmente, in Egitto vengono aperti i seggi per le tanto attese e rinviate elezioni per l’elezione dei nuovi membri del parlamento, assente dal giugno 2012. Le elezioni verranno divise in due fasi: una sessione di voto oggi, domenica 17 ottobre, e una seconda il 2 dicembre prossimo. I seggi saranno aperti oggi e domani […]

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Lo “Sheikh Adraee” predica agli ebrei in lingua araba

Di Ahmed al-Saba’i. Al-Jazeera (15/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. L’“Intifada dei coltelli” non intende diminuire di intensità nonostante il portavoce dell’esercito di occupazione israeliano, Adraee Avichay, abbia tenuto una lezione sulla religione islamica e abbia citato dei versetti coranici, descrivendo come “atti terroristici” l’aver insultato e aver investito dei giovani palestinesi da parte di alcuni coloni […]

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L’Iran si compra Damasco. Mosca interviene

(di Ibrahim Hamidi, al Hayat. Traduzione dall’arabo di Claudia Avolio). Usama è figlio di un ex-funzionario siriano. E’ un ingegnere laureato all’università di Damasco. Lavorava nel suo campo e con […]

Iran, We are journalists. Intervista a Ahmad Jalali Farahani

Intervista di Katia Cerratti. “Le parole sono importanti” recitava il protagonista di un noto film, ma le parole sono addirittura un’arma potentissima, nel bene e nel male. Possono far paura ai regimi, soprattutto se riflettono la realtà, e ancora più quando denunciano brogli, ingiustizie, affari loschi, annientamento dei diritti umani e torture. Se poi quella realtà […]

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Ad Haifa, un ristorante arabo-ebraico che conosce la ricetta della coesistenza

Di Judy Maltz. Haaretz (17/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. È l’ora di pranzo al Maxim: normalmente è l’ora di punta del ristorante, col chiacchiericcio dei clienti, la maggior parte dei quali ordinano kebab e felafel. Ma oggi più della metà dei tavoli è vuota. L’unico tavolo pieno è occupato da alcuni turisti americani che parlano del fatto […]

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Iran, We are journalists. Intervista a Ahmad Jalali Farahani

Intervista di Katia Cerratti “Le parole sono importanti” recitava il protagonista di un noto film, ma le parole sono addirittura un’arma potentissima, nel bene e nel male. Possono far paura ai regimi, soprattutto se riflettono la realtà, e ancora più quando denunciano brogli, ingiustizie, affari loschi, annientamento dei diritti umani e torture. Se poi quella realtà […]

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Yemen: mezzo milione di bambini a rischio malnutrizione

(Agenzie). Più di mezzo milione di bambini in Yemen affronta il pericolo della malnutrizione, così come la carestia nel Paese cresce sempre di più. Lo ha dichiarato un alto funzionario dell’UNICEF. “Siamo di fronte ad una grande catastrofe umanitaria. I livelli di malnutrizione che vengono segnalati per i bambini sono estremamente critici“, ha detto a Reuters Afshan Khan, direttore dei programmi di […]

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In Iraq, una nuova avanguardia teatrale per dare speranza alle giovani irachene

Di Amma Karim e Jean-Marc Mojon. Your Middle East (13/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. Haneen, che ha trascorso la maggior parte della sua vita in orfanotrofio, racconta che prima poteva stare per settimane chiusa in se stessa, mangiando senza scopo, guardando la TV e dormendo tutto il giorno. Ma la scorsa settimana la ragazzina […]

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Mûsîqât Festival 2015: la Tunisia in musica dal 17 al 23 ottobre (video)

(Agenzie). Il Festival musicale Mûsîqât ritorna per il decimo anno e sempre nello scenario unico del palazzo Ennejma Ezzahra a Sidi Bou Said, in Tunisia. La missione del Festival sin dalla sua prima creazione è stata quella di far scoprire le espressioni musicali tradizionali, le creazioni artistiche più diverse e nuove ispirate alla tradizione di tutti i paesi […]

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USA: Kerry chiama Abbas e Netanyahu per situazione Medio Oriente

(Agenzie). Il Segretario di Stato americano John Kerry ha chiamato i leader israeliano e palestinese, Abbas e Netanyahu, per esprimere la preoccupazione per i recenti sviluppi violenti della situazione in Medio Oriente. Kerry ha chiesto a entrambi di lavorare per riportare la calma nella regione. La “mossa” arriva mentre continuano gli scontri in Israele e nei Territori Palestinesi, che hanno sollevato […]

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Guerra civile? Parliamone

Guerra civile, guerra degli altri, guerra religiosa, guerra economica. Il conflitto libanese scoppiò formalmente 40 anni fa. E, sempre formalmente, è terminato da un quarto di secolo. Ma in Libano […]

“Al-Safina”: il romanzo profezia della crisi dei rifugiati in Medio Oriente

Di Ahmad Qabaha. Your Middle East (05/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. Nel suo romanzo di evasione “Al-Safina” (tradotto in inglese con il titolo “The Ship”), scritto alcuni anni dopo la sconfitta araba del 1967, l’ormai scomparso poeta, romanziere e critico palestino-iracheno Jabra Ibrahim Jabra colloca dei rifugiati arabi a bordo della nave immaginaria Hercules, […]

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Ungheria, premier Orban: “Islam mai stato parte dell’Europa”

(Agenzie). In un’intervista al settimanale tedesco Focus, il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha dichiarato che l’Islam “non è mai stato parte dell’Europa”, in un momento in cui l’Ungheria sta affrontando una massiccia ondata di migranti, di cui la maggior parte musulmani. Nell’intervista, che uscirà domani, sabato, Orban riconosce che, ad esempio, gli immigrati turchi […]

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Cucina turca: mercimek köftesi, polpettine vegetariane

Andiamo oggi a scoprire la ricetta di uno degli antipasti più diffuso in Turchia: le mercimek köftesi, polpettine vegetariane! Ingredienti: 50g di lenticchie rosse decorticate 220g di bulgur 750ml di acqua (di cui 50ml calda) 1 cipolla 2 cipollotti 2 cucchiai di concentrato di pomodoro 6 cucchiai di olio di oliva spezie: pepe nero, cumino, menta […]

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Palestina: Abbas condanna attacco contro Tomba di Giuseppe a Nablus

(Agenzie). Il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha condannato l’azione di alcuni palestinesi che hanno dato fuoco alla Tomba di Joseph di Nablus, in Cisgiordania, considerato un luogo sacro per gli ebrei. Abbas ha definito l’attacco irresponsabile e ha annunciato la formazione di una commissione d’inchiesta per indagare sull’accaduto. L’incendio è stato appiccato durante la […]

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Siria: Russia continua ad attaccare forze opposizione ad Idlib

(Agenzie). Aerei da guerra russi continuano a prendere di mira il quartier generale siriano della Legione al-Sham ad Idlib. Lo hanno riferito fonti locali all’agenzia di stampa turca Anadolu. Un certo numero di soldati dell’opposizione sono stati uccisi e feriti nell’attacco. Gli aerei da guerra russi hanno continuato a bombardare aree residenziali nella campagna della stessa provincia. La Russia ha […]

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Washington/Kabul: restiamo

Barak Obama non si limiterà a tenere in Afghanistan un migliaio di soldati a fine 2016. Il presidente americano lascerà quasi diecimila uomini a guardare le basi aeree e a sostenere l’esercito afgano. Saranno in totale 9.800 soldati (il che a conti fatti equivarrà a una presenza di 30mila persone tra contractor, logistica, seconda linea). Una decisione che tiene conto dell’evoluzione sul terreno, delle pressioni afgane e interne americane (repubblicane ma non solo) ma che probabilmente ha a che vedere anche con le nuove minacce che gravano sugli equilibri mondiali, a cominciare dal rafforzamento della volontà espansiva russa.

Washington/Kabul: restiamo

Barak Obama non si limiterà a tenere in Afghanistan un migliaio di soldati a fine 2016. Il presidente americano lascerà quasi diecimila uomini a guardare le basi aeree e a sostenere l’esercito afgano. Saranno in totale 9.800 soldati (il che a conti fatti equivarrà a una presenza di 30mila persone tra contractor, logistica, seconda linea). Una decisione che tiene conto dell’evoluzione sul terreno, delle pressioni afgane e interne americane (repubblicane ma non solo) ma che probabilmente ha a che vedere anche con le nuove minacce che gravano sugli equilibri mondiali, a cominciare dal rafforzamento della volontà espansiva russa.

ONU: riunione di emergenza per disordini a Gerusalemme

(Agenzie). Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite terrà una riunione di emergenza per discutere dell’escalation di violenza tra israeliani e palestinesi. Lo hanno rivelato fonti diplomatiche. I colloqui sono stati richiesti con una certa urgenza dal membro del consiglio della Giordania, a seguito di una riunione degli ambasciatori arabi tenutasi ieri, giovedì 15 ottobre, in cui […]

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Passaggi: “La donna che leggeva troppo” di Bahiyyih Nakhjavani

Ne “La donna che leggeva troppo”, l’autrice di origini iraniane Bahyyih Nakhjavani ci porta nella Persia del 1800, in mezzo a Shah e ambasciatori europei. Al centro di questo vortice di intrighi e sotterfugi c’è lei, Tahirih, la poetessa di Qazvin. Ecco come viene descritta nel libro per la prima volta: “La poetessa di Qazvin […]

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Turchia: accordo con UE per piano migranti

(Agenzie). I leader dell’UE hanno approvato un piano d’azione con la Turchia per contribuire ad arginare il flusso di migranti in cambio di concessioni da Bruxelles, tra cui un più facile accesso ai visti. “I nostri incontri con i leader turchi sono stati dedicati ad un obiettivo: arginare i flussi migratori che vanno dalla Turchia all’UE. Il piano […]

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Il Regno Unito dichiara guerra all’islamofobia

Di Nasr al-Majali. Elaph (14/10/2015). Traduzione e sintesi di Paola Conti. Il premier inglese David Cameron, ha annunciato, lo scorso martedì, che tutti i crimini contro i musulmani saranno classificati come già avviene per i crimini antisemiti. Durante il suo incontro con le comunità musulmane dedicato alla lotta contro il terrorismo, Cameron ha affermato che saranno […]

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200 giorni di guerra in Yemen

Molti non sanno, a causa anche della scarsa copertura mediatica, che lo Yemen è in guerra da quasi sette mesi. Di seguito quanto accaduto fino ad ora.

200 giorni di guerra in Yemen

Molti non sanno, a causa anche della scarsa copertura mediatica, che lo Yemen è in guerra da quasi sette mesi. Di seguito quanto accaduto fino ad ora.

Svezia: proteste contro pubblicità con modelle velate

(Agenzie). A un mese dal video che mostra la prima modella con il velo, diversi manifestanti si sono riuniti questa settimana a Stoccolma per inscenare una campagna contro i negozi di abbigliamento H&M e la catena Åhlens per aver usato delle donne in hijab nelle loro ultime campagne pubblicitarie. Le proteste sono scoppiate a seguito di una lettera aperta […]

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Che cos’è successo agli studi sul Medio Oriente?

Di Paul Sedra. Mada Masr (11/10/2015). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti. Dopo l’11 settembre le università hanno dato maggiore spazio agli studi sull’Islam, creando un’eccedenza di posizioni, di conferenze, di progetti di ricerca contrapposti agli studi sul Medio Oriente. Chi l’avrebbe mai detto che questa tendenza sarebbe durata così a lungo? Del resto il […]

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Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

EAU: primi Apple Store a Dubai e Abu Dhabi

(Agenzie). Il colosso tecnologico statunitense Apple aprirà i suoi primi due negozi negli Emirati Arabi Uniti il prossimo 29 ottobre. I tanto attesi Apple Store sarabo situati al Mall of the Emirates a Dubai e al Yas Mall di Abu Dhabi. La Apple ha annunciato che i suoi primi negozi degli Emirati Arabi Uniti saranno caratterizzati da un semplice […]

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Ripartire dal territorio: un forum a Torino

Una volta i più virtuosi gridavano: «L’Africa agli africani». Ma il sindaco di Dakar Khalifa Sall, che parla a nome della rete dell’Uclg (United Cities and Local Governments), va più in là: «Vi dico che nei prossimi anni l’Africa sarà il nuovo motore dello sviluppo mondiale». Purché, aggiunge, si fortifichi la tendenza di dare alle autonomie locali sempre più potere e risorse. Scuote una platea di oltre duemila persone arrivate a Tornio per una quattro giorni (che si conclude domani con l’arrivo di Ban Ki-moon) che ha riunito una settantina di sindaci e decine di associazioni, università, fondazioni, reti da 127 Paesi. Venute a discutere di sviluppo economico locale. E con una notizia che va detta subito e che racconta un funzionario del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), ispiratore dell’evento: «Ci sono oltre 2300 partecipanti e ognuno di loro….si è pagato il biglietto».
Insomma questa volta, sembra dire, c’è un interesse vero e non un semplice bla bla, timore che sempre aleggia su convegni, seminari, riunioni ad alto livello. E qui a Torino, per cominciare, a questo Terzo forum mondiale sullo sviluppo locale, il piano alto è poco rappresentato. Ci sono invece i sindaci e gli amministratori locali che si son portati appresso accademici e imprenditori, associazioni della società civile e Ong. Con un focus che si riassume in una parola. Territori. Dove dentro ci sta tutto, trasversalmente: economia, diritti, inclusione ed esclusione, opportunità di lavoro e chilometro zero, sostenibilità, tecnologia, innovazione. Con la scommessa che dai territori – e dal negoziato coi governi – nasca una nuova consapevolezza che vada ben oltre i trattati (vedi il famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnershiptra Usa e Ue) negoziati a porte chiuse tra sherpa governativi che i territori li bazzicano poco e che rischiano di preparare politiche aggressive per multinazionali tentacolari, che è quel che si teme del Ttip.
La cerimonia di apertura

Hugo Nuňez Del Prado, ministro boliviano per le autonomie, sottolinea l’importanza del Forum e spiega anche perché La Paz ha deciso di mandare un ministro: «Vogliamo raccontare al mondo il nostro esperimento che ha visto crescere di cinque volte i trasferimenti dello Stato alle autonomie locali». Del Prado sembra molto soddisfatto di politiche che, in totale controtendenza, fanno della Bolivia una Paese dove non si privatizza ma semmai si nazionalizza. Il segreto? «Da noi una compagnia pubblica non può essere in passivo e il suo attivo viene redistribuito alla popolazione. E infine abbiamo puntato sul nostro mercato interno mentre ci riappropriavamo delle nostre risorse. Abbiamo dato dignità a 36 comunità diverse e fatto una legge che fa della terra, la Madre terra, un soggetto di diritto e non un mero oggetto di sfruttamento».

Storie diverse si accavallano. Anche italiane: che ci fa qui Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food? Allarga le braccia: «Rappresento una rete di contadini e qui mi trovo con associazioni, network importanti, ministri che vedo mettere al centro i temi che ci sono cari da sempre e senza abusare del termine “sostenibilità” che oggi viene usato anche dalle multinazionali. Ora si tratta di sollecitare i governi a non considerare eventi come questo dei belletti per rifarsi il trucco ma un’occasione per dare avvio a pratiche virtuose». Ma le pratiche virtuose, oltreché di politiche virtuose, hanno bisogno di risorse. E il tema lo tocca Piero Fassino, sindaco della città ospitante (va detto, con un’organizzazione e un’accoglienza impeccabile): «Se si pensa a uno “sviluppo sostenibile” – dice – allora diventa prioritario come si dislocano le risorse ». Ma oggi le risorse agli enti locali (Fassino è anche presidente dell’Anci) sono sempre più striminzite. «Anche la Corte dei conti ha riconosciuto che nessun’altra amministrazione ha sofferto tanto quanto i Comuni ed è evidente che un problema c’è. Abbiamo chiesto al governo – dice – di cambiare strada e stiamo negoziando sulla legge di stabilità proprio perché al suo interno vi siano misure coerenti con le politiche sostenibili per le quali gli enti locali sono in prima linea». Il Forum internazionale insomma finisce così a far pressione anche sul governo del Paese ospitante.

Ripartire dal territorio: un forum a Torino

Una volta i più virtuosi gridavano: «L’Africa agli africani». Ma il sindaco di Dakar Khalifa Sall, che parla a nome della rete dell’Uclg (United Cities and Local Governments), va più in là: «Vi dico che nei prossimi anni l’Africa sarà il nuovo motore dello sviluppo mondiale». Purché, aggiunge, si fortifichi la tendenza di dare alle autonomie locali sempre più potere e risorse. Scuote una platea di oltre duemila persone arrivate a Tornio per una quattro giorni (che si conclude domani con l’arrivo di Ban Ki-moon) che ha riunito una settantina di sindaci e decine di associazioni, università, fondazioni, reti da 127 Paesi. Venute a discutere di sviluppo economico locale. E con una notizia che va detta subito e che racconta un funzionario del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), ispiratore dell’evento: «Ci sono oltre 2300 partecipanti e ognuno di loro….si è pagato il biglietto».
Insomma questa volta, sembra dire, c’è un interesse vero e non un semplice bla bla, timore che sempre aleggia su convegni, seminari, riunioni ad alto livello. E qui a Torino, per cominciare, a questo Terzo forum mondiale sullo sviluppo locale, il piano alto è poco rappresentato. Ci sono invece i sindaci e gli amministratori locali che si son portati appresso accademici e imprenditori, associazioni della società civile e Ong. Con un focus che si riassume in una parola. Territori. Dove dentro ci sta tutto, trasversalmente: economia, diritti, inclusione ed esclusione, opportunità di lavoro e chilometro zero, sostenibilità, tecnologia, innovazione. Con la scommessa che dai territori – e dal negoziato coi governi – nasca una nuova consapevolezza che vada ben oltre i trattati (vedi il famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnershiptra Usa e Ue) negoziati a porte chiuse tra sherpa governativi che i territori li bazzicano poco e che rischiano di preparare politiche aggressive per multinazionali tentacolari, che è quel che si teme del Ttip.
La cerimonia di apertura

Hugo Nuňez Del Prado, ministro boliviano per le autonomie, sottolinea l’importanza del Forum e spiega anche perché La Paz ha deciso di mandare un ministro: «Vogliamo raccontare al mondo il nostro esperimento che ha visto crescere di cinque volte i trasferimenti dello Stato alle autonomie locali». Del Prado sembra molto soddisfatto di politiche che, in totale controtendenza, fanno della Bolivia una Paese dove non si privatizza ma semmai si nazionalizza. Il segreto? «Da noi una compagnia pubblica non può essere in passivo e il suo attivo viene redistribuito alla popolazione. E infine abbiamo puntato sul nostro mercato interno mentre ci riappropriavamo delle nostre risorse. Abbiamo dato dignità a 36 comunità diverse e fatto una legge che fa della terra, la Madre terra, un soggetto di diritto e non un mero oggetto di sfruttamento».

Storie diverse si accavallano. Anche italiane: che ci fa qui Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food? Allarga le braccia: «Rappresento una rete di contadini e qui mi trovo con associazioni, network importanti, ministri che vedo mettere al centro i temi che ci sono cari da sempre e senza abusare del termine “sostenibilità” che oggi viene usato anche dalle multinazionali. Ora si tratta di sollecitare i governi a non considerare eventi come questo dei belletti per rifarsi il trucco ma un’occasione per dare avvio a pratiche virtuose». Ma le pratiche virtuose, oltreché di politiche virtuose, hanno bisogno di risorse. E il tema lo tocca Piero Fassino, sindaco della città ospitante (va detto, con un’organizzazione e un’accoglienza impeccabile): «Se si pensa a uno “sviluppo sostenibile” – dice – allora diventa prioritario come si dislocano le risorse ». Ma oggi le risorse agli enti locali (Fassino è anche presidente dell’Anci) sono sempre più striminzite. «Anche la Corte dei conti ha riconosciuto che nessun’altra amministrazione ha sofferto tanto quanto i Comuni ed è evidente che un problema c’è. Abbiamo chiesto al governo – dice – di cambiare strada e stiamo negoziando sulla legge di stabilità proprio perché al suo interno vi siano misure coerenti con le politiche sostenibili per le quali gli enti locali sono in prima linea». Il Forum internazionale insomma finisce così a far pressione anche sul governo del Paese ospitante.

Egitto: donne col niqab potranno votare solo scoprendo il viso

(Agenzie). Il governo egiziano ha emesso un’ordinanza che vieta alle donne col niqab di votare alle elezioni parlamentari che si terranno la prossima settimana. Il Maggiore Generale Refaat Komsan,  consigliere del Primo ministro per gli affari elettorali, ha detto che le regole e le tradizioni sociali devono essere rispettate e che “non è accettabile per una donna completamente velata entrare in […]

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Le ragazze della Maqloubeh Generation

era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

Le ragazze della Maqloubeh Generation

era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

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era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

Siria: truppe da Teheran in territorio siriano

(Agenzie). Centinaia di truppe iraniane sono state dispiegate nel nord e nel centro della Siria, a riprova del crescente coinvolgimento di Teheran nella guerra civile. I soldati iraniani si uniscono agli alleati di Hezbollah nel progetto  ambizioso di strappare territori chiave ai ribelli, in mezzo agli attacchi aerei russi. Secondo gli attivisti siriani, il loro arrivo mette in evidenza gli obiettivi […]

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La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

Israele: dispiegate altre truppe nelle città

(Agenzie). Centinaia di soldati sono stati dispiegati nelle città di Israele e barriere in cemento sono state predisposte fuori ad alcuni quartieri arabi di Gerusalemme Est come conseguenza di una settimana di disordini. La polizia israeliana ha detto che 300 soldati sono stati impiegati come forza aggiuntiva ai circa 4.000 agenti di polizia che già pattugliano […]

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Dialogo tra Russia e Arabia Saudita: con o senza Assad?

Di Lina Kennouche. L’Orient le Jour (13/10/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Il presidente russo Putin ha incontrato, domenica scorsa, il ministro saudita della Difesa Mohammad bin Salman per discutere di una possibile soluzione politica del conflitto in Siria. Tuttavia, al di là della lotta contro Daesh (ISIS) e della cooperazione russo-saudita sul dossier siriano, non […]

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Il Giornale della Medina

tunis journal 110Raoul Cyril Humpert coordina il progetto “Le Journal de la Medina”, un mensile gratuito che “vedrà la partecipazione attiva della comunità della città vecchia”. Alcune parti del giornale sono in dialetto tunisino, sezioni in francese, altre in inglese e in arabo.

Il Giornale della Medina

tunis journal 110Raoul Cyril Humpert coordina il progetto “Le Journal de la Medina”, un mensile gratuito che “vedrà la partecipazione attiva della comunità della città vecchia”. Alcune parti del giornale sono in dialetto tunisino, sezioni in francese, altre in inglese e in arabo.

Sempre online, sempre in un “Non Luogo”

mcc43 Se la mente è sempre altrove, rispetto al corpo fisico, significa non essere, nella propria completezza, mai da nessuna parte. Il mio rifiuto dei device che permettono di essere sempre connessi è istintivo. Oso dire che mi ispira qualcosa di simile alla repulsione, come quando nella calca qualcuno si stringe tanto a te da […]

Sempre online, sempre in un “Non Luogo”

mcc43 Se la mente è sempre altrove, rispetto al corpo fisico, significa non essere, nella propria completezza, mai da nessuna parte. Il mio rifiuto dei device che permettono di essere sempre connessi è istintivo. Oso dire che mi ispira qualcosa di simile alla repulsione, come quando nella calca qualcuno si stringe tanto a te da […]

Sempre online, sempre in un “Non Luogo”

mcc43 Se la mente è sempre altrove, rispetto al corpo fisico, significa non essere, nella propria completezza, mai da nessuna parte. Il mio rifiuto dei device che permettono di essere sempre connessi è istintivo. Oso dire che mi ispira qualcosa di simile alla repulsione, come quando nella calca qualcuno si stringe tanto a te da […]

“Come il vento tra i mandorli” di Michelle Cohen Corasanti

“Come il vento tra i mandorli” è il primo romanzo di Michelle Cohen Corasanti, avvocatessa americana specializzata in diritti civili, di origini ebraiche. È la storia narrata in prima persona dal protagonista Ichmad e della sua famiglia in uno spaccato temporale che va dalla Nakba (1948) fino ai giorni nostri. Ichmad vive in un villaggio […]

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Festival della Fotografia Etica

lodi 110Un’idea del Gruppo Fotografico Progetto Immagine e intende approfondire contenuti di grande rilevanza etica attraverso un ricco programma di mostre di fotoreporter di livello internazionale e l’organizzazione di dibattiti, incontri, workshop, letture portfolio, videoproiezioni e numerosi altri eventi tesi a indagare la relazione che intercorre tra etica, comunicazione e fotografia.

Turchia mette in guardia Russia e USA su sostegno ai curdi

(Agenzie). La Turchia  ha convocato gli ambasciatori statunitense e russo per metterli in guardia contro la fornitura di armi e di sostegno alle forze curde siriane che combattono Daesh in Siria, ha dichiarato un funzionario turco. “Gli ambasciatori degli Stati Uniti e della Russia sono stati invitati al Ministero per condividere con loro la posizione della Turchia sul PYD (Partito di […]

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Buon 1437: il mondo islamico festeggia l’inizio del nuovo anno

Si celebra oggi, 15 ottobre, il Capodanno Islamico, in coincidenza con l’inizio del mese di Muharram. Il capodanno islamico segna il viaggio di Maometto dalla Mecca a Medina avvenuto nel 622 dC. Questo sarà per i musulmani il 1437 DH (dopo hijra). Il termine Muharram con cui viene indicato il primo mese dell’anno islamico, deriva dalla […]

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Siria: USA non riforniscono i ribelli curdi

(Agenzie). Un recente carico di armi e munizioni  statunitensi è stato consegnato alle forze ribelli arabe siriani, e non ai combattenti curdi, ha dichiarato un funzionario del Dipartimento della Difesa.  Gli aerei US C-17  hanno lanciato circa 50 tonnellate di munizioni per i gruppi ribelli siriani durante il fine settimana, ma era ancora da chiarire […]

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Israele: autorità autorizzano isolamento aree di Gerusalemme

(Agenzie). Il governo israeliano ha conferito l’autorità alla polizia per isolare i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est e ha approvato lo schieramento soldati sulle strade principali della città per combattere la peggiore ondata di violenza in tutto il Paese. Nel corso di una riunione del gabinetto di sicurezza che si è conclusa nelle prime ore di mercoledì […]

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Il Programma dei Corsi 2015-2016

Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

Il Programma dei Corsi 2015-2016

Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

Il Programma dei Corsi 2015-2016

Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

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Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

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Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

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Eccoci arrivati alla V edizione dei nostri Corsi di Arabo! L’offerta didcattica prevede anche quest’anno tre livelli di insegnamento: Base, Intermedio e Avanzato, di cui presentiamo i programmi dettagliati. Se avete dei dubbi, o se siete indecisi su quale sia il livello più adatto a voi, richiedete il test di valutazione gratuito scrivendo al nostro […]

La Tunisia di oggi vista dalla blogger Lina Ben Mhenni

Intervista di Alice Bondì Lina Ben Mehnni è un’attivista politica tunisina, divenuta famosa per il suo blog A Tunisian Girl (http://atunisiangirl.blogspot.it/), più volte censurato sotto il regime di Ben Ali. Candidata nel 2011 al premio Nobel per la Pace, ha ricevuto il Deutsche Welle International Blog Award e l’International Journalism Prize di El Mundo. Da alcuni anni vive sotto scorta […]

Egitto: storia di resistenza di un adolescente nelle prigioni

Di Evronia Azer. Al-Araby al-Jadeed (12/10/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Mahmoud Mohamed Hussein è uno studente di 19 anni che è in prigione dal 25 gennaio 2014 per aver indossato una maglietta con la scritta: “Una nazione senza torture”. La sua storia è stata raccontata dai media e dalle organizzazioni per i diritti […]

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Un mese cruciale per la Libia

di Maryam Habil. Al Arabiya (13/10/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare. Se i negoziati tra le due fazioni in guerra di Libia (la Casa  dei Rappresentanti – il governo internazionalmente riconosciuto-  e il Congresso Generale Nazionale – vanno secondo i piani, il 20 ottobre, non si celebrerà solo il quarto anniversario dell’uccisione del dittatore Muhammar […]

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“Gesù era palestinese”: lo dice l’ex pastore di Obama

(Agenzie). Jeremiah Wright, l’ex pastore del presidente Barack Obama, lo scorso fine settimana ha affermato che “Gesù era un palestinese” durante un discorso a un evento ospitato dal leader della Nazione dell’Islam Louis Farrakhan, secondo quanto riportato dal The Daily Caller. Nel suo discorso, Wright ha illustrato le analogie tra le lotte dei nativi americani, afro-americani […]

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Siria: il vino che resiste nonostante le minacce di Daesh

(Al-Bawaba). È stato chiamato “il vino più pericoloso del mondo”. Ma sono quelli che lo producono e non quelli che lo bevono a dover procedere con cautela. Il Bargylus è coltivato in un vigneto della Siria dilaniata dalla guerra. Il proprietario della vigna Karim Saade rivela: “Ogni sei o sette mesi siamo vittime di bombardamenti, non abbiamo avuto […]

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Uniformi sulle identità 

È un brano del prologo del mio libro, Gerusalemme senza Dio (Feltrinelli 2013). Parla delle uniformi che ognuno dei gerosolimitani indossa, quando esce di casa e gira per la città. Tutti con le divise addosso, tutti riconoscibili, con il proprio marchio di fabbrica. “Come un codice a barre tatuato sulla guancia”. Tutti riconoscibili. Ed èRead more

Uniformi sulle identità 

È un brano del prologo del mio libro, Gerusalemme senza Dio (Feltrinelli 2013). Parla delle uniformi che ognuno dei gerosolimitani indossa, quando esce di casa e gira per la città. Tutti con le divise addosso, tutti riconoscibili, con il proprio marchio di fabbrica. “Come un codice a barre tatuato sulla guancia”. Tutti riconoscibili. Ed èRead more

Uniformi sulle identità 

È un brano del prologo del mio libro, Gerusalemme senza Dio (Feltrinelli 2013). Parla delle uniformi che ognuno dei gerosolimitani indossa, quando esce di casa e gira per la città. Tutti con le divise addosso, tutti riconoscibili, con il proprio marchio di fabbrica. “Come un codice a barre tatuato sulla guancia”. Tutti riconoscibili. Ed èRead more

Eccolo, il nome

È guerra civile. È guerra civile, a Gerusalemme. A qualcuno potrà apparire paradossale, perché Gerusalemme è una città divisa, in parte occupata. Una città in cui le due componenti, israeliana e palestinese, interagiscono in una convivenza asimmetrica, ma non sono amalgamate. Eppure, per chi vive o ha vissuto per anni a Gerusalemme, questo paradosso haRead more

Eccolo, il nome

È guerra civile. È guerra civile, a Gerusalemme. A qualcuno potrà apparire paradossale, perché Gerusalemme è una città divisa, in parte occupata. Una città in cui le due componenti, israeliana e palestinese, interagiscono in una convivenza asimmetrica, ma non sono amalgamate. Eppure, per chi vive o ha vissuto per anni a Gerusalemme, questo paradosso haRead more

Eccolo, il nome

È guerra civile. È guerra civile, a Gerusalemme. A qualcuno potrà apparire paradossale, perché Gerusalemme è una città divisa, in parte occupata. Una città in cui le due componenti, israeliana e palestinese, interagiscono in una convivenza asimmetrica, ma non sono amalgamate. Eppure, per chi vive o ha vissuto per anni a Gerusalemme, questo paradosso haRead more

Turchia: autorità vietano marce di cordoglio per vittime Ankara

(Agenzie). In Turchia le autorità hanno vietato una protesta e una marcia organizzare dai sindacati e dagli attivisti della società civile che hanno perso dei colleghi negli attentati di sabato scorso ad Ankara, dove più di 90 persone hanno perso la vita. Il governatore di Istanbul ha vietato le manifestazioni, ma centinaia di persone si sono […]

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Barghouti: “L’ultimo giorno di Occupazione sarà il primo giorno di Pace”

“Nessun popolo della terra accetterebbe di convivere con l’oppressione. È nella natura dell’uomo anelare alla libertà, lottare per la libertà, sacrificarsi per la libertà”. Lo storico leader palestinese scrive una lettera al suo popolo dal carcere israeliano in cui è rinchiuso. La traduzione in italiano di AssoPace Palestina. 

 

 

13 Ottobre 2015
di: 
Marwan Barghouti*

Debutto europeo per ‘The Idol’, ispirato al palestinese Mohammad Assaf

(Agenzie). Il film “The Idol”, ispirato alla vita e carriera del cantante palestinese Mohammad Assad, vincitore del talent show Arab Idol, ha fatto il suo debutto in Europa nel quadro del prestigioso Festival del Cinema di Londra. Diretto dal famoso regista palestinese Hani Abu Assad, il film è stato girato nella Striscia di Gaza, a Jenin e […]

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Arabia Saudita: cittadino britannico condannato a 379 frustate

(Agenzie). Karl Andree, 74enne britannico in pensione, è stato condannato a ricevere 379 frustate in Arabia Saudita per essere trovato in possesso di alcol. Andree era stato arrestato e detenuto per un anno quando le autorità avevano trovato del vino fatto in casa nel bagagliaio della sua auto. La sua famiglia ha fatto appello al […]

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Palestina: convocata nuova ‘Giornata della rabbia’

(Agenzie). Attivisti palestinesi hanno convocato per oggi, martedì, una nuova ‘Giornata della rabbia’, nel mezzo delle tensioni e gli scontri che sono scoppiati di recente in tutti i territori occupati. In 12 giorni hanno perso la vita 4 israeliani e 26 palestinesi, tra cui anche 8 bambini, uno dei peggiori bilanci di vittime degli scontri degli ultimi anni. […]

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The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget Shortfalls (by Estella Carpi, October 2015)

http://trendsinstitution.org/?p=1453 The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget October 13, 2015 The recently feared financial shortfalls of UNRWA in the Middle Eastern region, which could have caused a delay in the start of the academic year, showed once again how some commentators, the general public, and especially UNRWA mechanically draw […]

The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget Shortfalls (by Estella Carpi, October 2015)

http://trendsinstitution.org/?p=1453 The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget October 13, 2015 The recently feared financial shortfalls of UNRWA in the Middle Eastern region, which could have caused a delay in the start of the academic year, showed once again how some commentators, the general public, and especially UNRWA mechanically draw […]

The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget Shortfalls (by Estella Carpi, October 2015)

http://trendsinstitution.org/?p=1453 The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget October 13, 2015 The recently feared financial shortfalls of UNRWA in the Middle Eastern region, which could have caused a delay in the start of the academic year, showed once again how some commentators, the general public, and especially UNRWA mechanically draw […]

The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget Shortfalls (by Estella Carpi, October 2015)

http://trendsinstitution.org/?p=1453 The ‘Right’ to Education and the Rhetoric of ‘Human Dignity’: UNRWA’s Budget October 13, 2015 The recently feared financial shortfalls of UNRWA in the Middle Eastern region, which could have caused a delay in the start of the academic year, showed once again how some commentators, the general public, and especially UNRWA mechanically draw […]

Genti del viaggio, eterni stranieri dell’interno?

Gens du voyage,  éternels étrangers de l’intérieur? | babelmed | culture méditerranéenneSono francesi, vivono in roulotte, sono itineranti e non, zigani e non. In Francia, le Genti del Viaggio rappresentano una categoria giuridica a parte, che comprende una moltitudine di realtà in cui rientrano manouche, zigani, sinti e rom, venditori ambulanti, bancarellisti, circensi e, più in generale, tutte le persone che hanno fatto dell’erranza il loro stile di vita.

Genti del viaggio, eterni stranieri dell’interno?

Gens du voyage,  éternels étrangers de l’intérieur? | babelmed | culture méditerranéenneSono francesi, vivono in roulotte, sono itineranti e non, zigani e non. In Francia, le Genti del Viaggio rappresentano una categoria giuridica a parte, che comprende una moltitudine di realtà in cui rientrano manouche, zigani, sinti e rom, venditori ambulanti, bancarellisti, circensi e, più in generale, tutte le persone che hanno fatto dell’erranza il loro stile di vita.

Il Siviglia rifiuta offerta milionaria da sponsor israeliano

(Electronic Intifada). Il club calcistico del Siviglia ha rifiutato un’offerta del valore di 5 milioni di euro per sponsorizzare una pubblicità israeliana sul turismo sulle maglie della squadra. Secondo quanto riferito dal giornale di sport spagnolo Mundo Deportivo, il club calcistico ha rifiutato l’offerta a causa delle “connotazioni politiche” di un apparente sostegno a Israele. Fonti interne alla […]

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Siria: colpi di mortaio contro ambasciata russa a Damasco

(Agenzie). L’ambasciata russa di Damasco è stata colpita da diversi colpi di mortaio, secondo quanto riportato dall’agenzia stampa nazionale SANA, secondo la quale non ci sono state vittime. Le esplosioni sono avvenute durante una manifestazione di sostenitori dei raid Russi in Siria inscenata di fronte alla sede diplomatica, che negli ultimi giorni era già stata bersaglio di […]

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Siria: Fronte al-Nusra invoca vendetta contro alawiti e russi

(Agenzie). Abu Mohamad al-Golani, leader del Fronte al-Nusra, un ramo di Al-Qaeda in Siria, ha fatto appello a tutti gli insorti affinché la minoranza alawita del presidente Bashar al-Assad venga presa di mira in segno di vendetta contro l’uccisione di musulmani sunniti da parte dell’invasore russo. “Non c’è altra scelta che combattere e attaccare i […]

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Iran: parlamento approva legge su attuazione accordo nucleare

(Agenzie). Il parlamento iraniano ha fatto passare la legge che sostiene il governo nell’implementazione dell’accordo sul nucleare stipulato dall’Iran e le potenze occidentali lo scorso luglio, eliminando così l’opposizione conservatrice, ultimo vero ostacolo. Tuttavia, la legge insiste sul fatto che le ispezioni internazionali dei siti militari inclusi nell’accordo sul nucleare dovranno essere approvati da un ente speciale […]

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Siria: forze curde pronte ad attaccare Raqqa, Amnesty ne condanna abusi

(Agenzie). È previsto per le prossime settimane un’offensiva contro la base operativa di Daesh (ISIS) a Raqqa nelle prossime settimane. A riferirlo Sipan Hamo, capo delle milizie curde YPG in Siria, il quale ha aggiunto che si stanno coordinando con la coalizione a guida statunitense per stabilire i dettagli dell’attacco. Il YPG fa parte di […]

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Niente scuola oggi in Siria

Di Kamilia Lahrichi. Your Middle East (07/10/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì. “Io so come ci si sente quando si è un bambino in un paese dilaniato dalla guerra come la Siria e non si può andare a scuola”, dice il 15enne Ahmad Samir, residente a Kabul, durante un incontro organizzato dalle Nazioni Unite […]

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Ma tu, Gerusalemme, lo vali tutto questo dolore?

Scrivo queste righe lontano dalla ‘mia’ Gerusalemme. E mi costa persino definirla mia, Gerusalemme, una città che non ho amato sino a che non ho deciso di lasciarla. Fino a che, chiudendo la porta della casa in cui ho vissuto per quasi dieci anni, non ho versato le prime lacrime per Gerusalemme. Scrivo queste righeRead more

Ma tu, Gerusalemme, lo vali tutto questo dolore?

Scrivo queste righe lontano dalla ‘mia’ Gerusalemme. E mi costa persino definirla mia, Gerusalemme, una città che non ho amato sino a che non ho deciso di lasciarla. Fino a che, chiudendo la porta della casa in cui ho vissuto per quasi dieci anni, non ho versato le prime lacrime per Gerusalemme. Scrivo queste righeRead more

Romfobia 2.0

Due pagine facebook seguite da migliaia di persone con post dispregiativi e razzisti consolidano e diffondono i soliti stereotipi e pregiudizi contro rumeni e rom in Italia.

Romfobia 2.0

Due pagine facebook seguite da migliaia di persone con post dispregiativi e razzisti consolidano e diffondono i soliti stereotipi e pregiudizi contro rumeni e rom in Italia.

2016: il giubileo nero degli “zingari”

capitale 110L’Associazione 21 luglio ha lanciato l’appello internazionale # Peccato Capitale per chiedere al Comune di Roma una moratoria sugli sgomberi forzati degli insediamenti informali della città. Da quando Papa Bergoglio ha proclamato l’Anno Santo Straordinario le operazioni sono triplicate.

2016: il giubileo nero degli “zingari”

capitale 110L’Associazione 21 luglio ha lanciato l’appello internazionale # Peccato Capitale per chiedere al Comune di Roma una moratoria sugli sgomberi forzati degli insediamenti informali della città. Da quando Papa Bergoglio ha proclamato l’Anno Santo Straordinario le operazioni sono triplicate.

Home, la rivoluzione dentro di sé

(di Raed Rafei, per al Modon). Quando l’idea di nazione è sfuocata e i concetti di appartenenza, libertà e ribellione si confondono negli spazi dell’incertezza, degli interrogativi e delle contraddizioni, […]

Turchia: manifestazioni contro attentati marcia della pace

(Agenzie). Centinaia di persone hanno marciato ad Istanbul e ad Ankara per condannare il massacro avvenuto durante una manifestazione per la pace  sabato 11 ottobre. I manifestanti hanno sfogato la loro rabbia contro il governo turco, scandendo lo slogan ” “Lo Stato assassino sarà chiamato a rispondere!”. Il Primo Ministro Ahmet Davutoglu ha respinto le accuse contro , chiamandole “pericolose” e “vili”. […]

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Cercasi un nome per la Guerra di Gerusalemme 

Un nome. Cosa importa poi un nome? Che sia l’intifada dei coltelli. La terza o addirittura la quarta intifada, se si aggiunge al conto la grande rivolta araba del 1936-39. Una guerra civile. La resistenza all’occupazione israeliana che dura dal 1967. La guerra strategica dei coloni israeliani per sovvertire lo status quo dei luoghi santiRead more

Dubioza Kolektiv, band voce critica della Bosnia

dubioza 110E’ il gruppo musicale più noto di origine bosniaca, fondato nel 2003 a Sarajevo. Ora in tour europeo. La loro musica è un mix tra suoni reggae, ska, dub, rock, a cui si aggiungono i motivi della musica balcanica. I loro brani trasmettono messaggi di pace, tolleranza, speranza, libertà…

Dubioza Kolektiv, band voce critica della Bosnia

dubioza 110E’ il gruppo musicale più noto di origine bosniaca, fondato nel 2003 a Sarajevo. Ora in tour europeo. La loro musica è un mix tra suoni reggae, ska, dub, rock, a cui si aggiungono i motivi della musica balcanica. I loro brani trasmettono messaggi di pace, tolleranza, speranza, libertà…

La disgregazione della Turchia

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (11/10/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Circa un secolo fa, all’indomani della prima guerra mondiale, la geografia politica della Turchia appariva smantellata al suo interno, divisa tra forze straniere. Alla Francia spettava la Cilicia, all’Italia l’Antalia, alla Gran Bretagna e ai suoi alleati lo stretto dei Dardanelli e Istanbul, e […]

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Siria: HRW denuncia utilizzo di bombe a grappolo russe

(Human Rights Watch). Un tipo avanzato di bombe a grappolo russe è stato utilizzato in un attacco aereo a sud-ovest di Aleppo, il 4 ottobre 2015, secondo quanto dichiarato da Human Rights Watch. L’utilizzo dell’arma nei pressi del villaggio di Kafr Halab suscita gravi preoccupazioni sul fatto che la Russia stia utilizzando munizioni a grappolo in Siria […]

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Gerusalemme: nuovo accoltellamento, arrestata palestinese

(Agenzie). Una donna palestinese ha accoltellato un poliziotto israeliano vicino al quartier generale delle forze di polizia di Gerusalemme. Dopo aver accoltellato il poliziotto la donna, fermata da un colpo di pistola, è stata trasferita all’ospedale. Non le condizione dell’ufficiale israeliano. L’attacco è stato il secondo del giorno e il 17 ° dal 3 ottobre, contro israeliani. […]

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Arabia Saudita: social media dietro molti casi di violenza domestica

(Agenzie). Un recente studio saudita ha rivelato che 3 casi su 10 di violenza domestica sono causati dal cattivo uso dei social media. Lo ha riferito il Makkah Daily.  Il professore di sociologia e consulente familiare Abdulrazaq Al-Mubarak ha detto che lo studio analizza anche come molte donne e bambini comunicano con estranei on-line e cadono in trappole informatiche. “L’uso […]

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Siria: opposizione siriana boicotta colloqui di pace dell’ONU

(Agenzie). La Coalizione Nazionale dell’opposizione siriana ha detto che avrebbe boicottato i colloqui proposti dall’inviato di pace dell’ONU Staffan de Mistura, in quanto è preoccupata per il suo piano e per gli attacchi degli aerei russi nel Paese. La Coalizione Nazionale ha “deciso di non partecipare ai gruppi di lavoro consultivi e considera l’adesione al comunicato di Ginevra, le […]

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Abeer Seikaly: “tessere una casa” per portare comfort agli sfollati

(Barakabits). Il designer e architetto giordano Abeer Seikaly ha messo a punto una soluzione per le centinaia di migliaia di sfollati di tutto il mondo. Nel suo progetto “Tessere una casa”, vincitore del Lexus Design Award, ha creato delle strutture in tessuto pieghevoli. La struttura assorbe energia solare che viene convertita in energia, mentre l’interno comprende tasche che […]

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La Russia in Siria e la nuova promiscuità geopolitica

Santiago Alba Rico Quando la geopolitica parla, i popoli tacciono. Nessuno ascolta il popolo siriano. Nessuno lo ascolta prima di tutto perchè buona parte di esso è morta o è in esilio, oppure è così terrorizzata che non osa aprire la bocca. Ma nessuno ascolta il popolo siriano anche perchè già da tempo è accaduto ciò che la sollevazione democratica […]

Turchia: due attentatori suicidi dietro attentati di Ankara

(Agenzie). Due attentatori suicidi sono i responsabili del duplice attentato devastante di questo fine settimana ad Ankara, in Turchia. L’ufficio del Primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha dichiarato in un comunicato che il bilancio è salito a 97 morti. “Il lavoro continua e si sono identificati anche i cadaveri dei due terroristi di sesso maschile responsabili degli attentati suicidi”. […]

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La prossima Intifada: una lotta contro i bantustan

Di Jamal Juma. Middle East Eye (09/10/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Gli ultimi giorni in Palestina hanno evocato le immagini della prima Intifada. Le cause profonde di questa ribellione sono le stesse di sempre: occupazione, apartheid e colonialismo che rendono ai palestinesi la vita insopportabile. Tuttavia, ci sono delle differenze significative e le […]

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Padre Murad torna libero

(di Lorenzo Trombetta, per ANSA). Per cinque mesi è stato nelle mani dell’organizzazione dello Stato islamico (Isis) in Siria ma dall’11 ottobre 2015 è tornato in libertà: padre Jacques Murad, […]

Iran: parlamento approva bozza di legge per applicazione accordo nucleare

(Agenzie). Il parlamento iraniano ha approvato un progetto di legge che permetterà al governo di implementare l’accordo nucleare raggiunto tra Teheran e il gruppo dei Paesi 5+1 lo scorso luglio, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa IRNA. Secondo la fonte, inoltre, la legge autorizzerà il governo iraniano a non mettere in atto l’accordo se i firmatari […]

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Tunisia: per chi è il premio Nobel?

Santiago Alba Rico. Come sappiamo, la fisica moderna si muove su due mondi paralleli: quello della relatività generale di Einstein, che permette di spiegare la gravità, le orbite planetarie e il comportamento dei “grandi corpi”; e quello della meccanica quantistica, che spiega il movimento e le relazioni nel mondo subatomico. Il paradosso è che le leggi che reggono questi due […]

Zakaria Tamer, «l’indomabile»

(di Valentina Viene*). Paul Blezard, il giornalista che ha presentato la recente serata in onore di Zakaria Tamer a Londra, l’ha definito “indomabile”, riferendosi al fatto che lo scrittore, nonostante […]

Palestina: raid aerei israeliani contro obiettivi Hamas a Gaza

(Agenzie). Aerei israeliani hanno colpito due strutture per la produzione di armi appartenenti ad Hamas nella parte nord della Striscia di Gaza. Secondo quanto dichiarato dall’esercito, I raid sono stati condotti in risposta al lancio di due razzi dall’enclave palestinese, che hanno colpito due villaggi israeliani, e a seguito dei violenti scontri sul confine tra […]

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Marocco: 30 artisti per disegnare Casablanca

(Agenzie). Una trentina di illustratori lasceranno il segno per le strade di Casablanca nei prossimi due week end (16/18 e 23/25 ottobre) nel quadro del concorso “Dessine Casablanca”, organizzato dall’Istituto Cervantes, dall’ambasciata di Spagna in Marocco, dal museo ABC di Madrid, dalla società di sviluppo locale Casa Patrimoine e l’associazione Casamémoire. Obiettivo? Far conoscere meglio la […]

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Turchia in lutto per le più di 90 vittime del doppio attentato ad Ankara

(Agenzie). Sono almeno 95 le persone che ieri, sabato, ad Ankara hanno perso la vita a causa di un duplice attentato suicida che ha colpito una marcia pacifista organizzata per chiedere la fine del conflitto tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e lo Stato turco. Da parte sua, lo stesso PKK, che aveva convocato l’evento, […]

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Algeria: la difficile riconquista dell’Islam marabutto

El Watan (o8/10/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. In Algeria, le radici della nostra eredità religiosa risalgono ai primi anni dell’indipendenza, quando, agli occhi dei governanti del tempo, l’Islam dei nostri antenati sembrava superato o addirittura arcaico, poiché il concetto di modernità veniva incarnato dal movimento riformista degli ulema. I governanti degli anni Sessanta e […]

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La speranza e la vergogna

di Silvia Di Cesare Timidamente la luna illumina il piccolo porto della città di Mitilini. Poche barche a vela ormeggiate ondeggiano calme e eleganti. In netto contrasto con il rumore assordante dei clacson sul lungomare.Da lontano sembra una tipica città turistica in cui si sta concludendo la stagione estiva. Ma da vicino tutto prende un […]

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Turchia: 30 morti, 126 feriti in esplosione durante manifestazione

(Agenzia). Un’esplosione ha colpito la stazione ferroviaria Ankara  lasciando almeno 30 morti e 126 feriti, secondo il ministero degli interni della Turchia. Molte persone si erano radunate fuori dalla stazione per una manifestazione che si sarebbe tenuta nella vicina piazza di Sihhiye. La manifestazione, organizzata dalla Confederazione dei sindacati del settore pubblico Compravendite (KESK), era stata organizzata […]

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Palestina: sale a 17 il numero dei palestinesi uccisi

(Al-Bawaba). Un giovane palestinese è stato ucciso dalla polizia israeliana vicino alla porta di Damasco a Gerusalemme Est,facendo salire a oltre 10 il numero dei palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore. Il giovane – ancora da identificare – è stato ucciso dopo aver effettuato un presunto attacco nella zona, l’ultimo di una serie di attentati che hanno scosso […]

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Afghanistan: Presidente nomina investigatori per attacco aereo Kunduz

(Agenzie). Il presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani ha nominato una commissione per indagare sull’attacco aereo nel nord della città di Kunduz che ha distrutto un ospedale e ucciso almeno 22 persone. Il Vice portavoce di Ghani Zafar Hashemi ha detto  che una squadra di cinque uomini partirà al più presto per Kunduz per esaminare gli avvenimenti dell’attacco aereo […]

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Poi è tutta Europa

(di Elisabetta d’Ortu, per SiriaLibano). Ho passato una notte accanto a Fadi, a mettere puntini su una mappa di Google. I puntini erano location condivise tramite WhatsApp. Arrivavano dalla Turchia […]

Siria: tra la sparizione di Assad e la perdita di “immunità” nazionale

Di Elias Khoury. Al-Quds al-Arabi (05/10/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Dall’inizio dei bombardamenti in Siria per mano dell’esercito russo, il presidente Bashar al-Assad sembra essere scomparso. Una sparizione non nuova, ma ripetuta ai tempi della sconfitta dell’esercito nazionale a Idlib. Tuttavia, essa oggi acquisisce un certo valore proprio per la particolare situazione che interessa […]

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Tenebre cambogiane (Wikiradio)

Tra il 1950 e il 1959 un gruppo di studenti cambogiani si incontra a
Parigi nelle aule dell’università e nei caffè sulla rive gausche della Senna. Studiano alla Sorbona o a (sianspo) SciensPo, il famoso istituto di scienze politiche, e le loro tesi di laurea sono tutte focalizzate sul futuro di un Paese che nel 1954, con gli accordi di Ginevra firmati dal presidente del consiglio francese Pierre Mendès-France, è diventato indipendente. Si chiamano Saloth Sar – che poi prenderà il nome di Pol Pot – Ieng Sary Khieu Samphan. Hou Yuon. Il loro circolo intellettuale si sforza di immaginare un Paese di tipo nuovo: più giusto, più equo e che abbia come motore di sviluppo i contadini della Kampuchea, il nome in lingua khmer del regno di Cambogia.

Trasformano l’Associazione degli studenti khmer, che raccoglie circa duecento espatriati cambogiani, in un organizzazione nazionalista e di sinistra che prefigura la rinascita di una Cambogia anticolonialista e antimperialista. Pol Pot, che ha sposato a Parigi Khieu Ponnary, è il primo a tornare a casa: nel 1953, un anno prima degli accordi di Ginevra che chiudono il capitolo dell’Indocina francese, prepara l’organizzazione che 22 anni dopo sostituirà col nome di Kampuchea democratica la Repubblica khmer nata il 9 ottobre del 1970…

Ascolta qui la trasmissione di Wikiradio

Tenebre cambogiane (Wikiradio)

Tra il 1950 e il 1959 un gruppo di studenti cambogiani si incontra a
Parigi nelle aule dell’università e nei caffè sulla rive gausche della Senna. Studiano alla Sorbona o a (sianspo) SciensPo, il famoso istituto di scienze politiche, e le loro tesi di laurea sono tutte focalizzate sul futuro di un Paese che nel 1954, con gli accordi di Ginevra firmati dal presidente del consiglio francese Pierre Mendès-France, è diventato indipendente. Si chiamano Saloth Sar – che poi prenderà il nome di Pol Pot – Ieng Sary Khieu Samphan. Hou Yuon. Il loro circolo intellettuale si sforza di immaginare un Paese di tipo nuovo: più giusto, più equo e che abbia come motore di sviluppo i contadini della Kampuchea, il nome in lingua khmer del regno di Cambogia.

Trasformano l’Associazione degli studenti khmer, che raccoglie circa duecento espatriati cambogiani, in un organizzazione nazionalista e di sinistra che prefigura la rinascita di una Cambogia anticolonialista e antimperialista. Pol Pot, che ha sposato a Parigi Khieu Ponnary, è il primo a tornare a casa: nel 1953, un anno prima degli accordi di Ginevra che chiudono il capitolo dell’Indocina francese, prepara l’organizzazione che 22 anni dopo sostituirà col nome di Kampuchea democratica la Repubblica khmer nata il 9 ottobre del 1970…

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Il Quartetto onori il suo Premio Nobel: agisca contro l’omofobia

di Farhat Othman. Al Huffington Post Maghreb (09/10/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.  Abbiamo appreso che il comitato per il Premio Nobel 2015 ha assegnato il suo premio Nobel per la pace al Quartetto per il dialogo nazionale della Tunisia per  “il suo contributo decisivo nella costruzione di una democrazia pluralistica in Tunisia dopo […]

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Cucina algerina: felfa o hmiss, insalata di peperoni grigliati

La ricetta di oggi è uno dei piatti più consumati in Algeria come antipasto, gustato sia tiepido che freddo: la felfla o hmiss, insalata di peperoni grigliati! Ingredienti: 1kg di peperoni, rossi e verdi 2 pomodori 2 spicchi d’aglio 1 peperoncino verde (facoltativo) 2 cucchiai di olio di oliva sale e pepe Preparazione: Grigliare i […]

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Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Se tutti i musulmani diventano terroristi

Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

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Tutti noi musulmani siamo terroristi. Tutti fondamentalisti. Retrogradi. Oscurantisti. E l’organizzazione dello stato islamico? È il nostro modello, il nostro sogno. Tagliare le gole fa parte della nostra cultura. Odiamo la libertà, la democrazia e amiamo il totalitarismo. In Occidente veniamo per un solo obiettivo: impoverire gli infedeli ed islamizzare l’Europa con i nostri usi […]

Yemen: ONU contro attacco aereo che uccise 47 persone

(Agenzie). Il capo umanitario dell’Onu ha dichiarato che è “profondamente turbato” dai rapporti sugli  attacchi aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita . I bombardamenti hanno colpito una festa di nozze, causando la morte di 47 persone. La dichiarazione di Stephen O’Brien cita le autorità sanitarie yemenite nell’affermare che altre 35 persone sono rimaste ferite, tra cui molte donne e […]

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Afghanistan: un Paese quattro scenari

L’attacco alla città settentrionale di Kunduz non ha solo dimostrato che la guerra in Afghanistan non è finita e che i talebani sono tutt’altro che sconfitti. Acuisce le differenze (e le difficoltà) del governo bicefalo di Kabul. Mettendo in imbarazzo la comunità internazionale

Il fatto che la città di Kunduz sia caduta nelle mani dei talebani alla fine di settembre ha improvvisamente ricalendarizzato l’Afghanistan nella priorità della comunità internazionale che, assorbita dalle vicende mediorientali e nordafricane, aveva ormai considerato il Paese dell’Hindukush un capitolo in sostanza chiuso. In realtà l’attacco dei talebani, il più clamoroso dal punto di vista militare dal 2001, avveniva mentre a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, i Paesi già impegnatisi finanziariamente e militarmente ribadivano l’impegno a non abbandonare il Paese ma si guardavano bene dal riprendere in mano il capitolo militare se non per l’impegno a continuare il finanziamento all’esercito nazionale (Ana) con un sostegno in termini anche di istruttori e consiglieri. La vicenda di Kunduz rimuove ora le acque – specie dopo il raid che ha colpito l’ospedale di Msf – in uno scenario che si può ricondurre ai quattro protagonisti principali e alla loro visione della situazione

Scenario 1/ Kabul

Il primo scenario è quello in cui è immersa la realtà afgana, segnata, oltreché da una guerra interna tutt’altro che conclusasi, da forti tensioni coi vicini (il Pakistan in particolare), da una congiuntura economica in peggioramento e, soprattutto, da una fragilità istituzionale non sanata dalle presidenziali conclusesi – dopo un lungo braccio di ferro – con la nascita di un governo bicefalo (National Unity Government): con un presidente e un capo dell’esecutivo che incarna una sorta di premierato molto sui generis e non previsto dalla Costituzione che ha permesso ad Abdullah Abdullah, il secondo più votato dopo Ashraf Ghani, di poter decidere la scelta di metà dell’esecutivo e di contare su un potere sinora concentrato solamente nelle mani del presidente. Il problema del governo bicefalo non è però solo quello di una spartizione dei poteri ma semmai quello di due visioni della realtà molto diverse che finiscono, in molti casi, per paralizzare almeno in parte l’esecutivo: dalle nomine dei singoli funzionari sino alla logica in cui si deve muovere la politica estera o il processo negoziale con la guerriglia, due elementi su cui Ghani e Abdullah hanno visoni diametralmente opposte. Il primo ha teso la mano ai pachistani e spinge per negoziare col nemico; il secondo è ferocemente anti pachistano, non perde occasione per accusare Islamabad di doppiogiochismo, è molto sospettoso sul negoziato di pace, al momento in fase di stallo totale. Su un unico punto i due primi inter pares hanno avuto una posizione concorde: hanno presentato un piano programmatico per i prossimi anni (governance, economia, sociale) che, agli occhi della comunità internazionale, ha sortito l’effetto di rinsaldare la fiducia piuttosto vacillante nei confronti del nuovo esecutivo.

Scenario 2 / Washington e Bruxelles
Il piano è stato presentato a Kabul agli inizi di settembre, in un periodo di calma (apparente) dopo un’ondata
di attentati stragisti (alcuni dei quali senza rivendicazione) avvenuti in agosto. Nella capitale afgana si sono svolti due incontri internazionali cui hanno partecipato – ospiti del governo afgano e di Unama – una trentina di Paesi e decine di organizzazioni internazionali. Recca VI (sesta Regional Economic Cooperation Conference on Afghanistan) e Som (Senior Official Meeting) hanno tracciato soprattutto un quadro economico del Paese e delle sue aspettative di interconnesione nel mercato regionale e globale. Ma mentre il primo è stato un incontro eminentemente economico – «vogliamo – ha detto Ghani – rivitalizzare la Via della Seta e fare dell’Afghanistan un hub regionale per connettere l’Asia centrale a quella del Sud» – il secondo è stato più politico – anche se l’economia e i finanziamenti ne erano il focus principale – proprio perché si trattava di approvare le linee guida esposte dal governo. Quest’ultimo si è concluso con la conferma, fondamentale per il governo, che gli aiuti continueranno fino al 2030*. Nonostante il documento sottoposto alla comunità internazionale (Afghanistan’s Road to Self-Reliance: The First Mile) fosse soprattutto improntato a buoni propositi di riforma (dalla trasparenza alla lotta alla corruzione, dai diritti dei cittadini alla creazione di posti di lavoro) è risultato convincete l’approccio pragmatico e programmatico che aveva diviso il dossier in tre sezioni (Ciò che abbiamo promesso, Ciò che abbiamo fatto, Il prossimo passo). Il documento teneva in conto le promesse fatte nella Conferenza di Londra del 2014 e riusciva a tracciare una linea conseguente e realistica del suo piano di riforme risultata alla fine vincente. Su pace e sicurezza il documento restava abbastanza vago al di là delle parole di convenienza ma era anche stato partorito mentre di fatto erano iniziati i primi colloqui ufficiali di pace tra governo e guerriglia (benché poi saltati in seguito all’annuncio in luglio della morte di mullah Omar con tutte le conseguenze derivate). Dal punto di vista militare il Som non aveva mandato per toccare l’argomento. Ma – fino alla vicenda di Kunduz – il dossier militare si riteneva concluso con l’avvio della missione Nato Resolute Support (di solo addestramento e limitata nei numeri) e la presenza di alcune migliaia di soldati americani con compiti soprattutto di difesa della basi.

Scenario 3/ Shura di Quetta

La presa di Kunduz potrebbe adesso riaprire il capitolo militare come ha chiesto a gran voce Abdullah Abdullah, anche se non ci sono state aperture in questa direzione dai Paesi Nato o dagli americani stessi che hanno però garantito sostegno aereo durante la riconquista della città settentrionale. Il rilancio della guerra con un’azione eclatante sembra rispondere per i talebani a tre direttrici politico militari. La prima vorrebbe dimostrare che, nonostante le divisioni interne seguite all’annuncio della morte di Omar – sostituito non senza difficoltà da mullah Akhtar Mansur –, il movimento è ancora unito e così forte da poter attaccare una media città afgana. Il secondo è che, contrariamente al passato, l’offensiva vine questa volta da Nord (e non da Sud o Sudest) il che può dimostrare che la guerriglia intende stringere a tenaglia Kabul. Il terzo riguarda invece un messaggio probabilmente rivolto a Daesh, in rapida ascesa nel Paese (godrebbe della simpatia del 10 per cento dei talebani) e che ha accusato la dirigenza dei turbanti neri di non essere in grado di costruire, come in Siria o in Iraq, aree controllate militarmente e luoghi dove si viva secondo la sharia sotto un’amministrazione alternativa a “crociati” e governi corrotti.

Scenario 4/ Islamabad
Il quarto attore è per forza di cose il Pakistan. E’ difficile capire la sua strategia ma molti fattori concordano

nel far pensare che Islamabad si sia convinta da almeno un anno che la strada del negoziato di pace, purché in qualche modo controllato dal Pakistan, sia la soluzione migliore, soprattutto in chiave interna dal momento che la guerra afgana ormai destabilizza il Pakistan alimentando la forza dei talebani pachistani (Tehrek-e-Taleban Pakistan), i cugini oltre frontiera dei talebani afgani: molto più crudeli e stragisti e soprattutto nemici più di Islamabad che di Washington. L’annuncio della morte di Omar, scompaginando le carte in tavola, ha finito per far saltare il tavolo negoziale imbastito da Islamabad, che sembrerebbe avere in mullah Mansur un buon alleato di cui fidarsi e su cui far valere una certa pressione. Ma dopo l’annuncio della fine di Omar, con l’inizio di una lunga querelle interna ai talebani sul futuro del vertice del movimento, una serie di attentati stragisti ad agosto ha rimesso in discussione il futuro del negoziato. Gli ambienti più anti pachistani di Kabul (riconducibili soprattutto ad Abdullah, ai circoli vicini a Karzai, a settori dell’intelligence e dell’esercito) hanno avuto facile gioco a dirottare anche Ghani – inizialmente favorevole a una politica della porta aperta verso Islamabad – sui posizione meno morbide, minando decisamente il cammino negoziale, iniziato – ben prima che coi talebani – tra Kabul e Islamabad per stemperare le tensioni tra i due Paesi. In questo quadro ancora molto confuso e dove la guerra torna protagonista le speranze di una pace vicina – o almeno di un cessate il fuoco – si allontanano.

*L’Italia, ad esempio, ha firmato negli stessi giorni un impegno di 28,6 mln di euro per il bypass di Herat

Afghanistan: un Paese quattro scenari

L’attacco alla città settentrionale di Kunduz non ha solo dimostrato che la guerra in Afghanistan non è finita e che i talebani sono tutt’altro che sconfitti. Acuisce le differenze (e le difficoltà) del governo bicefalo di Kabul. Mettendo in imbarazzo la comunità internazionale

Il fatto che la città di Kunduz sia caduta nelle mani dei talebani alla fine di settembre ha improvvisamente ricalendarizzato l’Afghanistan nella priorità della comunità internazionale che, assorbita dalle vicende mediorientali e nordafricane, aveva ormai considerato il Paese dell’Hindukush un capitolo in sostanza chiuso. In realtà l’attacco dei talebani, il più clamoroso dal punto di vista militare dal 2001, avveniva mentre a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu, i Paesi già impegnatisi finanziariamente e militarmente ribadivano l’impegno a non abbandonare il Paese ma si guardavano bene dal riprendere in mano il capitolo militare se non per l’impegno a continuare il finanziamento all’esercito nazionale (Ana) con un sostegno in termini anche di istruttori e consiglieri. La vicenda di Kunduz rimuove ora le acque – specie dopo il raid che ha colpito l’ospedale di Msf – in uno scenario che si può ricondurre ai quattro protagonisti principali e alla loro visione della situazione

Scenario 1/ Kabul

Il primo scenario è quello in cui è immersa la realtà afgana, segnata, oltreché da una guerra interna tutt’altro che conclusasi, da forti tensioni coi vicini (il Pakistan in particolare), da una congiuntura economica in peggioramento e, soprattutto, da una fragilità istituzionale non sanata dalle presidenziali conclusesi – dopo un lungo braccio di ferro – con la nascita di un governo bicefalo (National Unity Government): con un presidente e un capo dell’esecutivo che incarna una sorta di premierato molto sui generis e non previsto dalla Costituzione che ha permesso ad Abdullah Abdullah, il secondo più votato dopo Ashraf Ghani, di poter decidere la scelta di metà dell’esecutivo e di contare su un potere sinora concentrato solamente nelle mani del presidente. Il problema del governo bicefalo non è però solo quello di una spartizione dei poteri ma semmai quello di due visioni della realtà molto diverse che finiscono, in molti casi, per paralizzare almeno in parte l’esecutivo: dalle nomine dei singoli funzionari sino alla logica in cui si deve muovere la politica estera o il processo negoziale con la guerriglia, due elementi su cui Ghani e Abdullah hanno visoni diametralmente opposte. Il primo ha teso la mano ai pachistani e spinge per negoziare col nemico; il secondo è ferocemente anti pachistano, non perde occasione per accusare Islamabad di doppiogiochismo, è molto sospettoso sul negoziato di pace, al momento in fase di stallo totale. Su un unico punto i due primi inter pares hanno avuto una posizione concorde: hanno presentato un piano programmatico per i prossimi anni (governance, economia, sociale) che, agli occhi della comunità internazionale, ha sortito l’effetto di rinsaldare la fiducia piuttosto vacillante nei confronti del nuovo esecutivo.

Scenario 2 / Washington e Bruxelles
Il piano è stato presentato a Kabul agli inizi di settembre, in un periodo di calma (apparente) dopo un’ondata
di attentati stragisti (alcuni dei quali senza rivendicazione) avvenuti in agosto. Nella capitale afgana si sono svolti due incontri internazionali cui hanno partecipato – ospiti del governo afgano e di Unama – una trentina di Paesi e decine di organizzazioni internazionali. Recca VI (sesta Regional Economic Cooperation Conference on Afghanistan) e Som (Senior Official Meeting) hanno tracciato soprattutto un quadro economico del Paese e delle sue aspettative di interconnesione nel mercato regionale e globale. Ma mentre il primo è stato un incontro eminentemente economico – «vogliamo – ha detto Ghani – rivitalizzare la Via della Seta e fare dell’Afghanistan un hub regionale per connettere l’Asia centrale a quella del Sud» – il secondo è stato più politico – anche se l’economia e i finanziamenti ne erano il focus principale – proprio perché si trattava di approvare le linee guida esposte dal governo. Quest’ultimo si è concluso con la conferma, fondamentale per il governo, che gli aiuti continueranno fino al 2030*. Nonostante il documento sottoposto alla comunità internazionale (Afghanistan’s Road to Self-Reliance: The First Mile) fosse soprattutto improntato a buoni propositi di riforma (dalla trasparenza alla lotta alla corruzione, dai diritti dei cittadini alla creazione di posti di lavoro) è risultato convincete l’approccio pragmatico e programmatico che aveva diviso il dossier in tre sezioni (Ciò che abbiamo promesso, Ciò che abbiamo fatto, Il prossimo passo). Il documento teneva in conto le promesse fatte nella Conferenza di Londra del 2014 e riusciva a tracciare una linea conseguente e realistica del suo piano di riforme risultata alla fine vincente. Su pace e sicurezza il documento restava abbastanza vago al di là delle parole di convenienza ma era anche stato partorito mentre di fatto erano iniziati i primi colloqui ufficiali di pace tra governo e guerriglia (benché poi saltati in seguito all’annuncio in luglio della morte di mullah Omar con tutte le conseguenze derivate). Dal punto di vista militare il Som non aveva mandato per toccare l’argomento. Ma – fino alla vicenda di Kunduz – il dossier militare si riteneva concluso con l’avvio della missione Nato Resolute Support (di solo addestramento e limitata nei numeri) e la presenza di alcune migliaia di soldati americani con compiti soprattutto di difesa della basi.

Scenario 3/ Shura di Quetta

La presa di Kunduz potrebbe adesso riaprire il capitolo militare come ha chiesto a gran voce Abdullah Abdullah, anche se non ci sono state aperture in questa direzione dai Paesi Nato o dagli americani stessi che hanno però garantito sostegno aereo durante la riconquista della città settentrionale. Il rilancio della guerra con un’azione eclatante sembra rispondere per i talebani a tre direttrici politico militari. La prima vorrebbe dimostrare che, nonostante le divisioni interne seguite all’annuncio della morte di Omar – sostituito non senza difficoltà da mullah Akhtar Mansur –, il movimento è ancora unito e così forte da poter attaccare una media città afgana. Il secondo è che, contrariamente al passato, l’offensiva vine questa volta da Nord (e non da Sud o Sudest) il che può dimostrare che la guerriglia intende stringere a tenaglia Kabul. Il terzo riguarda invece un messaggio probabilmente rivolto a Daesh, in rapida ascesa nel Paese (godrebbe della simpatia del 10 per cento dei talebani) e che ha accusato la dirigenza dei turbanti neri di non essere in grado di costruire, come in Siria o in Iraq, aree controllate militarmente e luoghi dove si viva secondo la sharia sotto un’amministrazione alternativa a “crociati” e governi corrotti.

Scenario 4/ Islamabad
Il quarto attore è per forza di cose il Pakistan. E’ difficile capire la sua strategia ma molti fattori concordano

nel far pensare che Islamabad si sia convinta da almeno un anno che la strada del negoziato di pace, purché in qualche modo controllato dal Pakistan, sia la soluzione migliore, soprattutto in chiave interna dal momento che la guerra afgana ormai destabilizza il Pakistan alimentando la forza dei talebani pachistani (Tehrek-e-Taleban Pakistan), i cugini oltre frontiera dei talebani afgani: molto più crudeli e stragisti e soprattutto nemici più di Islamabad che di Washington. L’annuncio della morte di Omar, scompaginando le carte in tavola, ha finito per far saltare il tavolo negoziale imbastito da Islamabad, che sembrerebbe avere in mullah Mansur un buon alleato di cui fidarsi e su cui far valere una certa pressione. Ma dopo l’annuncio della fine di Omar, con l’inizio di una lunga querelle interna ai talebani sul futuro del vertice del movimento, una serie di attentati stragisti ad agosto ha rimesso in discussione il futuro del negoziato. Gli ambienti più anti pachistani di Kabul (riconducibili soprattutto ad Abdullah, ai circoli vicini a Karzai, a settori dell’intelligence e dell’esercito) hanno avuto facile gioco a dirottare anche Ghani – inizialmente favorevole a una politica della porta aperta verso Islamabad – sui posizione meno morbide, minando decisamente il cammino negoziale, iniziato – ben prima che coi talebani – tra Kabul e Islamabad per stemperare le tensioni tra i due Paesi. In questo quadro ancora molto confuso e dove la guerra torna protagonista le speranze di una pace vicina – o almeno di un cessate il fuoco – si allontanano.

*L’Italia, ad esempio, ha firmato negli stessi giorni un impegno di 28,6 mln di euro per il bypass di Herat

Yusuf Idris, lo scrittore egiziano reso invisibile dal Nobel

Nel 1988 lo scrittore egiziano Naguib Mahfouz è stato il primo, e finora anche l’unico, arabo a vincere il Nobel per la letteratura. Quello stesso anno erano candidati altri scrittori arabi e uno di loro era Yusuf Idris. Nato nel 1927 a Bayrum, un paesino su delta del Nilo, viene cresciuto quasi esclusivamente dai nonni, […]

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Tunisia: premio Nobel per la pace al Quartetto per il Dialogo Nazionale

(Agenzie). Il premio Nobel per la pace 2015 è stato attribuito al Quartetto del Dialogo Nazionale in Tunisia. La giuria del premio ha elogiato il gruppo per “il suo contributo decisivo nella costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia alla luce della Rivoluzione dei Gelsomini del 2011”. In particolare, il gruppo è formato da quattro […]

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Immigrazione: ONU vota su operazione UE contro trafficanti di migranti

(Agenzie). Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite voterò oggi, venerdì, una bozza di risoluzione che, se approvata, autorizzerebbe l’azione militare contro i trafficanti di migranti nelle acque internazionali al largo della costa libica. Lo scorso mercoledì, l’Unione Europea ha lanciato l’Operazione Sofia, mirata a catturare le imbarcazioni di trafficanti nelle acque internazionali del Mediterraneo. […]

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Libia: raggiunto accordo su governo di unità nazionale

(Agenzie). Dopo mesi di negoziati, le parti in conflitto in Libia hanno finalmente concordato la formazione di un nuovo governo nazionale, che farà capo al nuovo primo ministro Fayes el-Sarraj. Ad annunciarlo l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Bernardino Leon, che durante una conferenza stampa a Skhirat, in Marocco, ha dichiarato: “Dopo un anno di […]

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Siria: guerra mondiale?

Di Nahla Shahal. As-Safir (01/10/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. Il buon senso è più che sufficiente da solo per riconoscere due cose riguardanti la crisi in Siria, indipendentemente da opinioni politiche, inclinazioni e interessi personali, e cioè che non può esistere una soluzione militare e che non ci sarà soluzione alcuna senza la collaborazione […]

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Le espressioni artistiche romanès

art roma0 110Si può parlare di arte romanì? Se sì, quali modelli culturali ispirano i suoi canoni di bellezza? E cosa si intende per romanipè? Interviste e testimonianze di creatori, accademici e ricercatori sul contesto italiano.

Le espressioni artistiche romanès

art roma0 110Si può parlare di arte romanì? Se sì, quali modelli culturali ispirano i suoi canoni di bellezza? E cosa si intende per romanipè? Interviste e testimonianze di creatori, accademici e ricercatori sul contesto italiano.

Le espressioni artistiche romanès

art roma0 110Si può parlare di arte romanì? Se sì, quali modelli culturali ispirano i suoi canoni di bellezza? E cosa si intende per romanipè? Interviste e testimonianze di creatori, accademici e ricercatori sul contesto italiano.

Corruzione in Tunisia: verso la decadenza dello Stato?

Rafika Bendermel Mentre la presidenza della Repubblica propone un’amnistia per quanti hanno commesso crimini di ordine economico e finanziario, l’economia tunisina continua ad essere afflitta da una corruzione endemica. “Viviamo una schizofrenia sociale quotidiana. La corruzione è molto aumentata questi ultimi anni.E’ il simbolo della debolezza dello Stato” accusa Anouar alBassi, avvocato e cofondatore del collettivo “Transparency 25, formato da […]

Arabo Base, Intermedio e Avanzato: 32 ore da ottobre a febbraio

Per il quinto anno consecutivo si aprono le iscrizioni ai Corsi di lingua araba di Livello Base, Intermedio e Avanzato. Le aule si trovano nell’elegante sede della Torre di Babele, che oltre ad offrire attrezzature in aula, è anche facile da raggiungere sia con mezzi pubblici che propri. L’Associazione mette inoltre a disposizione dei test […]

Arabo Base, Intermedio e Avanzato: 32 ore da ottobre a febbraio

Per il quinto anno consecutivo si aprono le iscrizioni ai Corsi di lingua araba di Livello Base, Intermedio e Avanzato. Le aule si trovano nell’elegante sede della Torre di Babele, che oltre ad offrire attrezzature in aula, è anche facile da raggiungere sia con mezzi pubblici che propri. L’Associazione mette inoltre a disposizione dei test […]

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Il “duende” gitano in Spagna

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duende0 110Dal flamenco alla rumba, passando per le produzioni letterarie tramandate oralmente per generazioni, fino ai giovani creatori che oggi reinterpretano la tradizione con il linguaggio della contemporaneità. Il reportage di babelmed sulle espressioni artistiche delle comunità romanès tra Barcellona e l’Andalusia.

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Bahrain: Human Rights Watch invoca l’attenzione internazionale

(Agenzie). Il Bahrain dovrebbe rilasciare immediatamente due oppositori del regime”ingiustamente imprigionati”, ha dichiarato Human Rights Watch , sollecitando Londra e Washington (alleati del regno arabo) a  intervenire in loro favore. Ibrahim Sharif, un attivista sunnita che ha trascorso quattro anni in carcere per il suo coinvolgimento nelle proteste anti-governative del 2011, è sotto processo da agosto per “aver […]

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Kurdistan iracheno: prove sull’uso di armi chimiche da Daesh

(Agenzie).  Gli esami del sangue effettuati sui campioni di sangue di 35 combattenti curdi rivelano la presenza di agenti chimici utilizzati dai militanti Daesh in un attacco contro le forze peshmerga curde nel mese di agosto,  ha dichiarato il governo della regione autonoma irachena. “Durante l’attacco a Gweyr e Makhmur, Daesh ha lanciato circa 50 colpi […]

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La visita di Essebsi in Egitto: protocollo, lapsus e selfie

Di Yassine Bellamine. Al Huffington Post Maghreb (05/10/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. L’assenza della bandiera tunisina nel salone ufficiale, il lapsus del presidente egiziano e i selfie con le attrici tunisine sono tutti motivi per dilungarsi sul viaggio del presidente tunisino Essebsi nella terra dei faraoni. Il portavoce della presidenza della Repubblica tunisina […]

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Gerusalemme: divieto d’ingresso a politici israeliani ad Al-Aqsa

(Agenzie). Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alla polizia di impedire a ministri e parlamentari di visitare il complesso della moschea Al-Aqsa di Gerusalemme, nel tentativo di ridurre gli scontri che nelle ultime settimane hanno scosso la città. Secondo quanto riferito dal quotidiano Haaretz, infatti, la nuova misura è mirata ad allentare le tensioni e […]

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Marocco: arriva la 3ª edizione delle Nuits Sonores di Tangeri

(Agenzie). Dall’8 all’11 ottobre, Tangeri sarà di nuovo crocevia della musica elettronica marocchina ed europea con la terza edizione del festival Nuits Sonores. Artisti della scena electro delle due sponde del Mediterraneo si avvicenderanno tra le mura del Palazzo Mulay Hafid. Tra i partecipanti, Eva From Morocco (Marocco), Abschaum e Abdelhamid El Jouhayni (Francia), Ninos du Brasil […]

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Scontri, proteste e paura: tensione senza fine tra israeliani e palestinesi

Un sindaco che va in giro per la sua città armato di pistola semi-automatica trasformata in una carabinetta. L’immagine del nuovo volto d’Israele (e della Cisgiordania) sta forse nel video che la tv israeliana Canale 1 ha girato lunedì sera, 5 ottobre, in una via di Beit Hanina, quartiere a maggioranza araba della città contesa. […]

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Un sindaco che va in giro per la sua città armato di pistola semi-automatica trasformata in una carabinetta. L’immagine del nuovo volto d’Israele (e della Cisgiordania) sta forse nel video che la tv israeliana Canale 1 ha girato lunedì sera, 5 ottobre, in una via di Beit Hanina, quartiere a maggioranza araba della città contesa. […]

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La crisi in Siria, replica della guerra di Spagna

Di Issa Goraieb. L’Orient Le Jour (03/10/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Non sta per scoppiare, come pensano alcuni allarmisti, la Terza Guerra mondiale. Ma la crisi in Siria, con la sua moltitudine di protagonisti coinvolti, che sono sempre più addentro alla questione, ricorda la guerra di Spagna (1936-1939) che fu il preludio della Seconda […]

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Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

Da oggi fino a domenica 11 ottobre, Messina diventa il centro dell’attivismo e della cultura mediterranea: si svolge infatti in questi giorni la seconda edizione del SabirFest cultura e cittadinanza mediterranea, che vedrà impegnati giornalisti, scrittori, attivisti ed esperti provenienti da ogni angolo del nostro “mare bianco di mezzo”.  Per quanto riguarda la letteratura, due … Continua a leggere Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

Da oggi fino a domenica 11 ottobre, Messina diventa il centro dell’attivismo e della cultura mediterranea: si svolge infatti in questi giorni la seconda edizione del SabirFest cultura e cittadinanza mediterranea, che vedrà impegnati giornalisti, scrittori, attivisti ed esperti provenienti da ogni angolo del nostro “mare bianco di mezzo”.  Per quanto riguarda la letteratura, due … Continua a leggere Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

Da oggi fino a domenica 11 ottobre, Messina diventa il centro dell’attivismo e della cultura mediterranea: si svolge infatti in questi giorni la seconda edizione del SabirFest cultura e cittadinanza mediterranea, che vedrà impegnati giornalisti, scrittori, attivisti ed esperti provenienti da ogni angolo del nostro “mare bianco di mezzo”.  Per quanto riguarda la letteratura, due … Continua a leggere Yasmina Khadra e Sonallah Ibrahim al SabirFest di Messina

E poi arriva un clic

Dovrebbe essere tutta una questione di tecnica. Eppure la tecnica, in questa storia, non spiega tutto. Forse spiega una professione, ma non tutto ciò che questa professione provoca, tra etica e psiche, tra psicosomatica ed empatia. Cominciamo dall’inizio. Dalla cronaca. Niente è oggettivo, tantomeno lo è la cronaca. Quello che ci si aspetta, da noiRead more

“I Muri di Tunisi”

TN mura 110Luce Lacquaniti disegnatrice, fotografa, interprete, è autrice del volume “I Muri di Tunisi”: attraverso centinaia di foto emerge un bel quadro del periodo di transizione della Tunisia, dalla rivoluzione del 2011 alle elezioni del 2014. Anche tre capitoli dedicati a 3 writers.

Quel tè tra le baracche

L’Osservatore Romano (06/10/2015). Di Zouhir Louassini. Era come se il destino volesse realizzare il suo desiderio. «Il bene si fa e si dimentica» diceva. La malattia, nei suoi ultimi anni di vita, gli ha fatto dimenticare tutto. Le persone che, come me, l’hanno conosciuto e alle quali ha cambiato completamente la vita, invece, se lo ricordano; […]

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Francia: Hollande, fallire in Siria significa “guerra totale” per la regione

(Agenzie). Fallire in Siria rischia di fomentare una “guerra totale” in Medio Oriente. Lo ha dichiarato il presidente franceseFrançois Hollande durante un discorso al Parlamento europeo insieme al cancelliere tedesco Angela Merkel. “Quello che succede in Siria riguarda l’Europa, quello che succede lì determinerà l’equilibrio di tutta la regione per un lungo periodo”, ha continuato Hollande a Strasburgo, […]

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Turchia: attacchi Russia in Siria indeboliscono lotta contro Daesh

(Agenzie). Il primo ministro della Turchia Ahmet Davutoglu ha dichiarato che gli attacchi aerei russi in Siria stanno indebolendo la lotta contro Daesh (ISIS). Ha sottolineato inoltre che la Turchia non avrebbe compromesso la sicurezza dei suoi confini, dopo che gli aerei militari russi hanno violato il suo spazio aereo. Aerei russi infatti sono entrati per due volte nello spazio aereo turco durante il […]

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Perché l’Occidente è silenzioso sulla guerra in Yemen?

Di Martha Mundy. Voltairenet.org (04/10/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Perché in Yemen le sistematiche violazioni delle convenzioni di Ginevra, ben più numerose che in una qualsiasi delle recenti guerre che i poteri occidentali hanno sostenuto (Iraq, Siria, Libia e Gaza), si scontrano con un tale silenzio? Da sei mesi è stato imposto un […]

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Iraq potrebbe richiedere intervento russo contro Daesh

(Agenzie). L’Iraq potrebbe richiedere l’intervento russo contro Daesh (ISIS) nelle prossime settimane, “visto il suo successo in Siria”. A riferirlo il capo del Comitato di Difesa e Sicurezza del parlamento iracheno, Hakim al-Zamili, secondo il quale Baghdad potrebbe chiedere alla Russia di svolgere un ruolo maggiore rispetto agli Stati Uniti nella lotta contro il gruppo […]

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Arabia Saudita: Raif Badawi co-vincitore di premio per libertà d’espressione

(Agenzie). Il blogger saudita Raif Badawi, condannato a 10 anni di reclusione e 1000 frustate con l’accusa di “insulto all’islam”, è stato nominato co-vincitore del Pen Pinter Prize, un premio per chi perora la libertà d’espressione. Il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales, che ha ritirato il premio a nome di Raif, ha detto che il governo […]

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Economia halal in crescita, secondo gli esperti

(Agenzie). Secondo quanto rivelato da alcuni esperti, l’economia halal subirà una forte crescita nei prossimi anni, vista la rapide espansione della popolazione musulmana mondiale e il conseguente aumento della domanda di prodotto certificati che rispettino i precetti della shari’a. La domanda cresce “perché cresciamo del 2,5/3% ogni anno. L’islam è la religione che cresce più in fretta”, ha […]

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Giordania: sposini danno una festa per i rifugiati

(Agenzie). Una coppia di sposini in Giordania ha deciso di festeggiare il proprio matrimonio in maniera non convenzionale dando una festa in un hotel del centro di Amman alla quale hanno partecipato i rifugiati di differenti nazionalità che vivono nel regno. I due, Mutaz Mango e Basma Omar, hanno deciso di dividere in due parti le […]

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Yemen: partito ex presidente accetta piano di pace ONU

(Agenzie). Il Congresso Generale del Popolo (GPC), il partito dell’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, uno degli attori più coinvolti nell’attuale crisi, ha dichiarato di voler accettare il piano di pace promosso dalle Nazioni Unite durante i negoziati in Oman. Nella sua dichiarazione, il GPC ha aggiunto che qualsiasi implementazione della risoluzione 2216 del Consiglio […]

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Mediterraneo: inizia l’operazione militare UE contro i trafficanti

(Agenzie). La seconda fase dell’operazione dell’Unione Europea dal nome EUNAVFOR MED ha inizio oggi nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo con lo scopo di catturare i trafficanti di migranti e distruggere la rete criminale. La prima fase dell’operazione, riguardante la raccolta di informazioni sulla rete di trafficanti, è stata lanciata lo scorso giugno ed è […]

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L’Egitto appoggia la Russia

Di Tariq al-Homayed. Asharq al-Awsat (05/10/2015). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti. L’Egitto ha annunciato il proprio supporto per l’intervento della Russia in Siria. Si tratta di una notizia di rilievo, soprattutto alla luce delle affermazioni del ministro degli Affari Esteri egiziano, Sameh Shoukry: “Le informazioni in circolo in Egitto sottolineano che la Russia vuole […]

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ISRAELE FORNIRA’ ALLA RUSSIA INFORMAZIONI DI INTELLIGENCE SULL’OPPOSIZIONE SIRIANA

Martedì 6 ottobre 2015 Israele fornirà alla Russia informazioni di intelligence sui siti dell’opposizione in Siria per facilitare le operazioni militari di Mosca, ha riferito Channel 2 TV. La rete israeliana ha detto che una delegazione di alto livello di ufficiali dell’esercito russo arriverà in Israele martedì per coordinare la cooperazione militare. La delegazione sarà […]

ISRAELE FORNIRA’ ALLA RUSSIA INFORMAZIONI DI INTELLIGENCE SULL’OPPOSIZIONE SIRIANA

Martedì 6 ottobre 2015 Israele fornirà alla Russia informazioni di intelligence sui siti dell’opposizione in Siria per facilitare le operazioni militari di Mosca, ha riferito Channel 2 TV. La rete israeliana ha detto che una delegazione di alto livello di ufficiali dell’esercito russo arriverà in Israele martedì per coordinare la cooperazione militare. La delegazione sarà […]

Tunisia ed Egitto: il collettivo del LAB619 premiato al Cairocomix Festival

Di Maha Smati. Al Huffington Post Maghreb (05/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Il LAB619, rivista trimestrale in strisce a fumetti realizzato da un collettivo variabile di disegnatori in Tunisia, è stato premiato alla prima edizione del Cairocomix Festical, che si è tenuto nella capitale egiziana dal 30 settembre al 3 ottobre. Rappresentato dalla disegnatrice […]

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Grazie, shukran

Quasi duecento adesioni, tanti “mi piace” e condivisioni su Facebook e su Twitter. Soprattutto un sostegno invisibile eppure così palpabile. Il breve cammino di questa proposta per far invitare la Letteratura Araba tout court al Salone del Libro di Torino, formulata in poche ore da Lucia e da me, ha avuto tante persone che siRead more

Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Confesso che non me lo aspettavo. Per una volta tanto, questo Paese mi ha colta di sorpresa. Tuttavia, credo sia ancora presto per festeggiare.  La notizia che il Salone di Torino, nella prossima edizione, non ospiterà più l’Arabia Saudita bensì un focus sulla letteratura araba l’ha data circa un’ora fa l’ANSA (ed è stata poi … Continua a leggere Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Confesso che non me lo aspettavo. Per una volta tanto, questo Paese mi ha colta di sorpresa. Tuttavia, credo sia ancora presto per festeggiare.  La notizia che il Salone di Torino, nella prossima edizione, non ospiterà più l’Arabia Saudita bensì un focus sulla letteratura araba l’ha data circa un’ora fa l’ANSA (ed è stata poi … Continua a leggere Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Confesso che non me lo aspettavo. Per una volta tanto, questo Paese mi ha colta di sorpresa. Tuttavia, credo sia ancora presto per festeggiare.  La notizia che il Salone di Torino, nella prossima edizione, non ospiterà più l’Arabia Saudita bensì un focus sulla letteratura araba l’ha data circa un’ora fa l’ANSA (ed è stata poi … Continua a leggere Salone del Libro di Torino 2016: Arabia Saudita no, letteratura araba sì

Yemen: attacchi a obbiettivi governo ad Aden, Daesh li rivendica

(Agenzie). Questa mattina la città portuale di Aden, in Yemen, è stata scossa da diversi attacchi, nei quali almeno 15 soldati delle forze della coalizione hanno perso la vita. Gli attacchi sono stati rivendicati da Daesh (ISIS) e hanno colpito diversi obiettivi del governo yemenita. Le esplosioni hanno colpito un albergo ospitante diversi funzionari yemeniti […]

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Libano: nuove proteste ‘You Stink, arrestato attivista per insulto alla bandiera

(Agenzie). I membri del movimento della campagna sociale identificata dal nome ‘You Stink’ sono tornati per le strade di Beirut per protestare contro la corruzione in Libano, manifestando di fronte alla sede della Banca Centrale, nel quartiere centrale di Hamra. Asaad Zebian, un attivista del movimento, è stato arrestato dalle forze di sicurezza con l’accusa […]

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Palestina: Abbas non vuole escalation con Israele

(Agenzie). Il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha dichiarato di non volere che le violenze in corso a Gerusalemme e in Cisgiordania si trasformino in un confronto militare con Israele. “Diciamo (agli israeliani) che non vogliamo nessuna escalation, né militare né di sicurezza”, ha detto Abbas durante un incontro dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina […]

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Siria: Palmira obiettivo dei jet russi e di Daesh

(Agenzie). Aerei da guerra russi hanno colpito obiettivi Daesh nella città di Palmira, secondo quanto riferito dalla TV di Stato siriana, distruggendo diversi veicoli e tre depositi di armi. “È il più pesante degli attacchi russi su Palmira”, ha dichiarato Rami Abdulrahman, direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Palmira, intanto, continua ad essere nelle mani […]

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Turchia: Erdogan mette in guardia la Russia

(Agenzie). Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha messo in guardia la Russia dal perdere l’amicizia di Ankara, dopo che aerei da guerra russi hanno per la seconda volta violato lo spazio aereo turco nei pressi del confine siriano. “Se la Russia perdesse un amico come la Turchia, con cui ha una cooperazione costante, perderà […]

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