Dal cuore d’Europa fino alle più estreme frontiere, molte forze si stanno unendo verso direzioni disumane: a molte persone è negato l…
Mese: gennaio 2016
“Un’Italiana a Tunisi”
Giada Frana, giornalista italiana free-lance, collaboratrice dalla Tunisia per alcuni quotidiani italiani, è curatrice di una pagina face book molto seguita, “Un’Italiana a Tunisi”, in cui racconta la bellezza di quello che considera il suo nuovo Paese d’adozione, ma anche i limiti, i punti di debolezza. Dal suo osservatorio un’analisi dell’attuale situazione tunisina dopo le ultime proteste.
Viaggio della libertà di Khebez Dawle, band rock siriana
Intervista a Anas Maghrebi, frontman della band. Dopo l’uccisione del loro batterista nel 2012, i ragazzi della band sono fuggiti dalla guerra civile approdando in Libano. A Beirut hanno registrato il loro primo album. Poi su un gommone hanno attraversato il Mediterraneo e dai Balcani hanno raggiunto Berlino. “Città perfetta per gli artisti”.
Novità editoriali: La strega nera di Teheran
La strega nera di Teheran è una storia nera di vendetta e superstizione che ci trasporta dai vicoli del bazar e dai palazzi orientali di Teheran alle autostrade e alle ville hollywoodiane di Los Angeles. Il romanzo è la saga famigliare dei Suleyman, una famiglia di ricchi commercianti ebrei di Teheran costretta a emigrare in […]
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Il Marocco tra messaggi di odio e lotta agli islamisti
Di Abd al-Ali Hami al-Din. Al-Quds (28/01/2016). Traduzione e sintesi di Alessandro Mannara. Durante l’assemblea generale di un’associazione marocchina per i diritti umani, si sono sollevate molte voci che avvertivano di un crescente messaggio di odio e risentimento nel Paese. Questo messaggio, che porta con sé i germi della violenza verbale, è profondo incubatore di […]
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Putin in Syria: Even ISIS Says Russia Is Not Bombing ISIS
Terrorismo: la sfida pachistana
Tra tre colossi: India, Iran e Cina |
E’vero che Islamabad ha cambiato strategia e politica nei confronti dei gruppi jihadisti a lungo coccolati sin dai tempi di Zia Ul Haq? La decisione sembra presa e i fatti in parte lo dimostrano. Un’analisi del nuovo corso pachistano. Tra mille difficoltà e una scomoda eredità.
Il 15 gennaio, dopo il discorso di Barack Obama sullo Stato dell’Unione, i pachistani hanno risposto con sdegno. La frase che non è piaciuta a Islamabad riguarda il futuro di instabilità nel quale il presidente americano ha incluso Afghanistan e Pakistan ma in realtà anche altre parti del pianeta come, evidentemente, il Medio oriente. La risposta piccata, affidata a Sartaj Aziz, il consigliere per la sicurezza del premier Nawaz Sharif e uno dei più influenti funzionari del Paese, dimostra chiaramente il grado di sensibilità che il Pakistan ha in tema di terrorismo. A molti il discorso di Obama può aver dato fastidio. Nei pachistani ha suscitato una reazione persino eccessiva. Proprio perché il problema esiste anche se il Pakistan sta effettivamente tentando di fare della lotta al terrorismo una priorità.
Nelle stesse ore, l’Amministrazione americana trascriveva una nuova sigla nella lista (Fto) delle organizzazioni terroristiche: Isil-K (Isil Khorasan) che, spiega il sito del Dipartimento di Stato, ha annunciato la sua creazione il 10 gennaio 2015. «Il gruppo – argomenta il DoS – ha sede nella regione Afghanistan/Pakistan ed è composto principalmente da ex membri del Tehreek e Taliban Pakistan e da talebani afgani. La leadership di Isil-K ha giurato fedeltà ad Abu Bakr al Bagdadi, il capo di Isil. Questo impegno è stato accettato a fine gennaio 2015 e da allora Isil-K ha effettuato attentati suicidi, attacchi armati minori e rapimenti nell’Afghanistan orientale contro i civili e l’esercito afgano. Ha inoltre rivendicato gli attacchi contro civili a Karachi, Pakistan, nel maggio 2015». Isil-K, una formazione di cui non si conosce esattamente la forza numerica e la capacità operativa, sarebbe dietro anche al recente assalto contro una missione diplomatica pachistana in Afghanistan. E’ solo l’ultimo atto di una saga infinita cominciata diversi decenni fa.
Uono forte: Raheel Sharif, a capo delle Forze armate. Il suo mandato è in scadenza |
Il Pakistan, attraverso soprattutto una branca dei suoi servizi segreti (Isi), ha iniziato flirtare coi gruppi islamisti e jihadisti sin dall’epoca di Zia Ul Haq, generale dittatore che, al governo dal 1977 al 1988, voleva trasformare il Pakistan da Stato laico (come il suo fondatore, Jinnah, lo aveva voluto) a Paese islamico a tutti gli effetti. Operazione condotta trasformando la Costituzione e istituendo tribunali che adottavano la sharia. Per Zia i gruppi islamisti radicali potevano essere ben impiegati in Kashmir contro le truppe indiane nella zona controllata da Delhi ma anche contro la minoranza sciita oppure più semplicemente come pedine per far sparire gli oppositori. Negli anni a seguire nessuno governo – fosse quello di Benazir Bhutto, del generale Musharraf o dello stesso Nawaz Sharif (già premier due volte prima del mandato attuale) – ha mai messo i ceppi a movimenti che hanno proliferato a dismisura fino a diventare, negli ultimi anni, una vera minaccia interna. Le cose sono cambiate quando, da semplici pedine di una lotta contro i nemici del Pakistan, molti mujahedin si sono dimostrati protagonisti ricettivi al richiamo di chi individuava nel governo pachistano – reo di aver abbandonato la strada di Zia – il vero obiettivo.
Negli ultimi dieci anni il jihadismo pachistano si è andato trasformando. La svolta definitiva è del 2007 con la nascita del Tehreek e Taliban Pakistan – un cartello fedele agli insegnamento del leader talebano mullah Omar e alle radici teologiche della scuola Deobandi. Il Ttp raggruppava una serie di organizzazioni islamiste e jihadiste, dimostrava simpatia per Al Qaeda e aveva la sua principale base operativa – con azioni che andavano dal Pakistan all’Afghanistan – nell’area tribale (Fata) al confine tra i due Paesi, area abitata in prevalenza da pathan sunniti (il nome pachistano dei pashtun), un popolo diviso dal righello coloniale di sir Mortimer Durand che ne 1893 disegnò la famosa Durand Line che ancora segna il confine (poroso e contestato dai due Paesi) tra le due nazioni a cavallo tra Asia centrale e subcontinente indiano. Il problema connesso al Ttp (una formazione che ha subito scissioni e ha visto continue lotte intestine di successione) era ed è che, da una parte sfuggiva sempre più al controllo dei servizi, dall’altro aveva modificato l’agenda politica: non più e non solo lotta contro gli invasori dell’Afghanistan a sostegno dei fratelli pashtun, ma contro il governo apostata di Islamabad, reo di non voler fare del Pakistan un emirato ma una volgare imitazione delle corrotte democrazie occidentali.
Sostegno e contatto ai gruppi jihadisti (a cui non sono estranei gli aiuti dell’Arabia saudita e dei Paesi del Golfo) sono dunque andati scemando mentre, di contro, il Ttp allargava il suo raggio d’azione fuori dalle aree tribali, con azioni terroristiche in altre zone del Pakistan e tentando la conquista (riuscita per un breve periodo) della valle settentrionale di Swat (dove si è verificato l’attentato a Malala Yusufzai nel 2012).
Il sacro Corano: vocazione islamica o islamista? Il bivio pachistano |
L‘arrivo di Daesh e la necessità di isolare il Ttp ripristinando al contempo buone relazioni con Kabul, hanno accelerato una spinta che le nuove istituzioni civili e democraticamente elette – seguite a una lunga stagione di governi militari golpisti – hanno trasformato in un’azione forte: che inizialmente mirava forse solo a contenere e controllare ma che si è poi trasformata in una vera e propria guerra ai movimenti islamisti, sia nelle zone tribali sia in altre aree del Paese. Quando un anno e mezzo fa il Pakistan ha dato luce verde all’operazione Zarb e Azb (nel mirino la regione tribale del Waziristan al confine con l’Afghanistan) si è capito che Islamabad stava facendo sul serio. Al netto delle polemiche su come la campagna viene condotta (i media sono off limits e i dati sulle vittime civili sono molto incerti senza contare che il Pakistan ha ripristinato la pena capitale che può essere comminata da undici tribunali speciali militari), Zarb e Azb sembra aver assestato un duro colpo ai gruppi terroristici pachistani e stranieri che hanno nel Waziristan del Nord i loro santuari.
Al Bagdadi: progetto Khorasan |
Nel dicembre scorso i primi 18 mesi di Zarb e Azb sono stati definiti un grande successo che ha visto circa 30mila soldati impegnati sul terreno col sostegno dell’aviazione. Secondo le forze armate pachistane, dirette dal potente e abile generale Raheel Sharif, 3.400 terroristi sarebbero stati uccisi in 837 nascondigli ora distrutti grazie a 13.200 operativi militari. Le vittime tra i soldati ammontano a 488 morti e 1.914 feriti. In giugno l’esercito aveva sostenuto che in Waziristan non ci sono state vittime civili, un’affermazione non verificabile quanto poco credibile anche perché il numero degli sfollati parla chiaro: secondo la stampa pachistana erano – nel luglio del 2014 a un anno cioè dall’inizio dell’operazione – un milione… su una popolazione del Waziristan stimata tra le 4 e le 5oomila unità. Il 40% degli sfollati sarebbe ora – dice sempre l’esercito – rientrato a casa.
Il cambio di strategia è chiaro. Zarb e Azb è stata accompagnata da una politica di ammorbidimento delle relazioni con Kabul e da un lavoro di pressione sui talebani afgani, che hanno finora sempre goduto del sostegno più o meno diretto di Islamabad. Che li starebbe ora convincendo a trattare. Pugno duro con le organizzazioni islamiste guerrigliere del Kashmir (c’è appena stato un problema con l’India dopo l’attacco in gennaio a una base dell’aviazione a Pathankot dove guerriglieri pachistani hanno impegnato i militari di Delhi per tre giorni) dalle quali Islamabad va prendendo sempre più le distanze. Infine pugno duro anche con le organizzazioni settarie anti sciite, nate durante l’avvento della Repubblica islamica in Iran. Adesso Islamabad mira a buone relazioni con gli iraniani tanto che la sua posizione di semi neutralità nella recente fase di tensione tra Riad e Teheran ha notevolmente irritato i sauditi che già si erano visti opporre un gran rifiuto quando avevano chiesto al Pakistan, l’anno scorso, di fornire uomini e mezzi per la guerra contro la minoranza sciita nello Yemen.
Il problema del terrorismo in Pakistan non si risolverà a breve e, come ha detto Obama, questa resta un’area di instabilità e un vivaio per lo stesso jihad internazionale. Ma la svolta va registrata anche se, dopo anni di connivenza, mettere ora il bavaglio ai jihadisti non sarà impresa facile.
Terrorismo: la sfida pachistana
Tra tre colossi: India, Iran e Cina |
E’vero che Islamabad ha cambiato strategia e politica nei confronti dei gruppi jihadisti a lungo coccolati sin dai tempi di Zia Ul Haq? La decisione sembra presa e i fatti in parte lo dimostrano. Un’analisi del nuovo corso pachistano. Tra mille difficoltà e una scomoda eredità.
Il 15 gennaio, dopo il discorso di Barack Obama sullo Stato dell’Unione, i pachistani hanno risposto con sdegno. La frase che non è piaciuta a Islamabad riguarda il futuro di instabilità nel quale il presidente americano ha incluso Afghanistan e Pakistan ma in realtà anche altre parti del pianeta come, evidentemente, il Medio oriente. La risposta piccata, affidata a Sartaj Aziz, il consigliere per la sicurezza del premier Nawaz Sharif e uno dei più influenti funzionari del Paese, dimostra chiaramente il grado di sensibilità che il Pakistan ha in tema di terrorismo. A molti il discorso di Obama può aver dato fastidio. Nei pachistani ha suscitato una reazione persino eccessiva. Proprio perché il problema esiste anche se il Pakistan sta effettivamente tentando di fare della lotta al terrorismo una priorità.
Nelle stesse ore, l’Amministrazione americana trascriveva una nuova sigla nella lista (Fto) delle organizzazioni terroristiche: Isil-K (Isil Khorasan) che, spiega il sito del Dipartimento di Stato, ha annunciato la sua creazione il 10 gennaio 2015. «Il gruppo – argomenta il DoS – ha sede nella regione Afghanistan/Pakistan ed è composto principalmente da ex membri del Tehreek e Taliban Pakistan e da talebani afgani. La leadership di Isil-K ha giurato fedeltà ad Abu Bakr al Bagdadi, il capo di Isil. Questo impegno è stato accettato a fine gennaio 2015 e da allora Isil-K ha effettuato attentati suicidi, attacchi armati minori e rapimenti nell’Afghanistan orientale contro i civili e l’esercito afgano. Ha inoltre rivendicato gli attacchi contro civili a Karachi, Pakistan, nel maggio 2015». Isil-K, una formazione di cui non si conosce esattamente la forza numerica e la capacità operativa, sarebbe dietro anche al recente assalto contro una missione diplomatica pachistana in Afghanistan. E’ solo l’ultimo atto di una saga infinita cominciata diversi decenni fa.
Uono forte: Raheel Sharif, a capo delle Forze armate. Il suo mandato è in scadenza |
Il Pakistan, attraverso soprattutto una branca dei suoi servizi segreti (Isi), ha iniziato flirtare coi gruppi islamisti e jihadisti sin dall’epoca di Zia Ul Haq, generale dittatore che, al governo dal 1977 al 1988, voleva trasformare il Pakistan da Stato laico (come il suo fondatore, Jinnah, lo aveva voluto) a Paese islamico a tutti gli effetti. Operazione condotta trasformando la Costituzione e istituendo tribunali che adottavano la sharia. Per Zia i gruppi islamisti radicali potevano essere ben impiegati in Kashmir contro le truppe indiane nella zona controllata da Delhi ma anche contro la minoranza sciita oppure più semplicemente come pedine per far sparire gli oppositori. Negli anni a seguire nessuno governo – fosse quello di Benazir Bhutto, del generale Musharraf o dello stesso Nawaz Sharif (già premier due volte prima del mandato attuale) – ha mai messo i ceppi a movimenti che hanno proliferato a dismisura fino a diventare, negli ultimi anni, una vera minaccia interna. Le cose sono cambiate quando, da semplici pedine di una lotta contro i nemici del Pakistan, molti mujahedin si sono dimostrati protagonisti ricettivi al richiamo di chi individuava nel governo pachistano – reo di aver abbandonato la strada di Zia – il vero obiettivo.
Negli ultimi dieci anni il jihadismo pachistano si è andato trasformando. La svolta definitiva è del 2007 con la nascita del Tehreek e Taliban Pakistan – un cartello fedele agli insegnamento del leader talebano mullah Omar e alle radici teologiche della scuola Deobandi. Il Ttp raggruppava una serie di organizzazioni islamiste e jihadiste, dimostrava simpatia per Al Qaeda e aveva la sua principale base operativa – con azioni che andavano dal Pakistan all’Afghanistan – nell’area tribale (Fata) al confine tra i due Paesi, area abitata in prevalenza da pathan sunniti (il nome pachistano dei pashtun), un popolo diviso dal righello coloniale di sir Mortimer Durand che ne 1893 disegnò la famosa Durand Line che ancora segna il confine (poroso e contestato dai due Paesi) tra le due nazioni a cavallo tra Asia centrale e subcontinente indiano. Il problema connesso al Ttp (una formazione che ha subito scissioni e ha visto continue lotte intestine di successione) era ed è che, da una parte sfuggiva sempre più al controllo dei servizi, dall’altro aveva modificato l’agenda politica: non più e non solo lotta contro gli invasori dell’Afghanistan a sostegno dei fratelli pashtun, ma contro il governo apostata di Islamabad, reo di non voler fare del Pakistan un emirato ma una volgare imitazione delle corrotte democrazie occidentali.
Sostegno e contatto ai gruppi jihadisti (a cui non sono estranei gli aiuti dell’Arabia saudita e dei Paesi del Golfo) sono dunque andati scemando mentre, di contro, il Ttp allargava il suo raggio d’azione fuori dalle aree tribali, con azioni terroristiche in altre zone del Pakistan e tentando la conquista (riuscita per un breve periodo) della valle settentrionale di Swat (dove si è verificato l’attentato a Malala Yusufzai nel 2012).
Il sacro Corano: vocazione islamica o islamista? Il bivio pachistano |
L‘arrivo di Daesh e la necessità di isolare il Ttp ripristinando al contempo buone relazioni con Kabul, hanno accelerato una spinta che le nuove istituzioni civili e democraticamente elette – seguite a una lunga stagione di governi militari golpisti – hanno trasformato in un’azione forte: che inizialmente mirava forse solo a contenere e controllare ma che si è poi trasformata in una vera e propria guerra ai movimenti islamisti, sia nelle zone tribali sia in altre aree del Paese. Quando un anno e mezzo fa il Pakistan ha dato luce verde all’operazione Zarb e Azb (nel mirino la regione tribale del Waziristan al confine con l’Afghanistan) si è capito che Islamabad stava facendo sul serio. Al netto delle polemiche su come la campagna viene condotta (i media sono off limits e i dati sulle vittime civili sono molto incerti senza contare che il Pakistan ha ripristinato la pena capitale che può essere comminata da undici tribunali speciali militari), Zarb e Azb sembra aver assestato un duro colpo ai gruppi terroristici pachistani e stranieri che hanno nel Waziristan del Nord i loro santuari.
Al Bagdadi: progetto Khorasan |
Nel dicembre scorso i primi 18 mesi di Zarb e Azb sono stati definiti un grande successo che ha visto circa 30mila soldati impegnati sul terreno col sostegno dell’aviazione. Secondo le forze armate pachistane, dirette dal potente e abile generale Raheel Sharif, 3.400 terroristi sarebbero stati uccisi in 837 nascondigli ora distrutti grazie a 13.200 operativi militari. Le vittime tra i soldati ammontano a 488 morti e 1.914 feriti. In giugno l’esercito aveva sostenuto che in Waziristan non ci sono state vittime civili, un’affermazione non verificabile quanto poco credibile anche perché il numero degli sfollati parla chiaro: secondo la stampa pachistana erano – nel luglio del 2014 a un anno cioè dall’inizio dell’operazione – un milione… su una popolazione del Waziristan stimata tra le 4 e le 5oomila unità. Il 40% degli sfollati sarebbe ora – dice sempre l’esercito – rientrato a casa.
Il cambio di strategia è chiaro. Zarb e Azb è stata accompagnata da una politica di ammorbidimento delle relazioni con Kabul e da un lavoro di pressione sui talebani afgani, che hanno finora sempre goduto del sostegno più o meno diretto di Islamabad. Che li starebbe ora convincendo a trattare. Pugno duro con le organizzazioni islamiste guerrigliere del Kashmir (c’è appena stato un problema con l’India dopo l’attacco in gennaio a una base dell’aviazione a Pathankot dove guerriglieri pachistani hanno impegnato i militari di Delhi per tre giorni) dalle quali Islamabad va prendendo sempre più le distanze. Infine pugno duro anche con le organizzazioni settarie anti sciite, nate durante l’avvento della Repubblica islamica in Iran. Adesso Islamabad mira a buone relazioni con gli iraniani tanto che la sua posizione di semi neutralità nella recente fase di tensione tra Riad e Teheran ha notevolmente irritato i sauditi che già si erano visti opporre un gran rifiuto quando avevano chiesto al Pakistan, l’anno scorso, di fornire uomini e mezzi per la guerra contro la minoranza sciita nello Yemen.
Il problema del terrorismo in Pakistan non si risolverà a breve e, come ha detto Obama, questa resta un’area di instabilità e un vivaio per lo stesso jihad internazionale. Ma la svolta va registrata anche se, dopo anni di connivenza, mettere ora il bavaglio ai jihadisti non sarà impresa facile.
I vari tentativi, riscontrabili a livello europeo, di riportare le questioni dell’immigrazioni e…
In Italia, dove pure si è fatto frequente riferimento all’esigenza di adottare norme e prassi conformi agli indirizzi europei, non…
Scrivere in arabo sul PC e nel web
Alcuni strumenti semplici e versatili per esercitarsi nella scrittura in arabo sul computer e per scrivere termini e frasi da cercare nel web, inserire nell’articolo di un blog o condividere sui social network.
Scrivere in arabo sul PC e nel web
Alcuni strumenti semplici e versatili per esercitarsi nella scrittura in arabo sul computer e per scrivere termini e frasi da cercare nel web, inserire nell’articolo di un blog o condividere sui social network.
Scrivere in arabo sul PC e sul web
Alcuni strumenti semplici e versatili per esercitarsi nella scrittura in arabo sul computer e per scrivere termini e frasi da cercare nel web, inserire nell’articolo di un blog o condividere sui social network. Per utilizzare i caratteri arabi in un documento di testo – in Word e OpenOffice – selezioniamo “Allinea a destra” e […]
La rivoluzione egiziana è morta sotto la tortura?
Di Helmi al-Asmar. Middle East Monitor (28/01/2016). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Criticare l’atteggiamento della magistratura egiziana nei confronti di coloro che uccidono i detenuti deliberatamente, è questo ciò che ha fatto Negad El-Borai, avvocato e attivista per i diritti umani, intervenendo in un noto canale televisivo egiziano e sostenendo che la sentenza emanata […]
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La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
La nausea dei 22 giocatori greci, in memoria dei morti in mare
Oggi in Italia è il triste giorno del Family Day, dell’arrogante violenta ed escludente manifestazione al Circo Massimo a difesa della “famiglia naturale”, una manifestazione che chiede esplicitamente che tutti quelli diversi da loro siano privati dei diritti fondamentali. Una putrescenza medievale, un’ostentazione di falsa moralità che ha del grottesco (la Meloni non sposata che […]
Almeno 18 morti a Madaya in Siria per malnutrizione e mancanza di medicinali. – Internazionale
January 30, 2016 at 03:17PM
Syrian Kurds leave Geneva after being rejected by peace negotiators | Middle East Eye
January 30, 2016 at 02:16PM
A German Muslim female soldier speaks out against bigotry – Euro-Islam: News and Analysis on Islam in Europe and North America
January 29, 2016 at 10:40PM
Dangerous weaponry used on refugees with no legal status in Calais — New Internationalist
January 29, 2016 at 05:36PM
Nawaat – La criminalisation des mouvements sociaux est de retour
January 30, 2016 at 10:30AM
Dangerous weaponry used on refugees with no legal status in Calais
http://ift.tt/1SglGVT
Saved for Later, migrano
via New Internationalist — The people, the ideas, the action in the fight for global…
Number of attacks on refugee shelters quintupled in Germany in 2015
http://ift.tt/1KMPd1t ¶
The last year witnessed over 1000 attacks on accommodation for asylum-seekers in Germany.
Chi è responsabile per le “calamità” nel mondo arabo?
Alquds (28/01/2015), Traduzione e sintesi di Maddalena Goi. Le disgrazie che oggi colpiscono la regione araba fanno sì che diventi possibile paragonare, senza troppe difficoltà, l’epoca attuale con quelle passate dell’invasione dei Tatari e dei Franchi. È terminata, per dirlo nelle parole dell’orientalista tedesca Sigrid Hunke, l’era in cui il sole della civiltà araba brillava […]
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Exasperated by Netanyahu, France Prepares to Recognize Palestinian State | Informed Comment
January 30, 2016 at 10:17AM
African Queer Women Find Their Voices Through a Storytelling Project | Open Society Foundations (OSF)
January 29, 2016 at 05:47PM
Yemeni Journalist Almigdad Mojalli Was Killed by a Saudi-led Airstrike
January 30, 2016 at 11:00AM
109 Russian troops killed in Syria
January 29, 2016 at 04:19PM
www.google.com
January 29, 2016 at 10:56PM
L’opposizione siriana partecipa ai colloqui di pace a Ginevra – TPI
January 30, 2016 at 11:17AM
Mo: 170 accademici italiani, boicottare istituzioni Israele – Cronaca- ANSAMed.it
January 29, 2016 at 07:46PM
Migranti: euroscettici tedeschi evocano “uso armi” a frontiere
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migrano, Recently Read
via Agi News http://www.agi.it
January 30, 2016 at 12:45PM
Svezia: migranti aggrediti a Stoccolma da uomini mascherati
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Recently Read, migrano
via Agi News http://www.agi.it
January 30, 2016 at 01:27PM
Sit-in in campo dei calciatori greci contro stragi nell’ Egeo
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migrano, Recently Read
via Agi News http://www.agi.it
January 30, 2016 at 01:32PM
Cimitero Egeo altri 39 morti
Cimitero Egeo, altri 39 morti
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migrano, Recently Read
via Agi News http://www.agi.it
Darsi del noi dentro la frontiera. Intervista ad Alessandro Leogrande
La confisca dei beni dei migranti è legge in Danimarca
Nient’altro che una infamata. Un’infamata che, per come stanno andando le cose in un’Europa che ha tradito Schengen, rischia di venir…
The Waypoint
Un eccezionale documentario sul web e pensato per il web, una esperienza semplice e per questo potente di quelle storie che riempiono le…
In fuga da Daesh: viaggio tra i rifugiati iracheni in Giordania
Articolo e foto di Maddalena Goi. La Giordania è uno dei tanti paesi a subire le dirette e drammatiche conseguenze create dai conflitti e dalle persecuzioni mondiali. La posizione geografica del regno, al confine con Iraq e Siria da una parte e i Territori Palestinesi dall’altra, la rende particolarmente sensibile agli influssi di un alto […]
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40 percent of Germans want Merkel to quit over refugees – Al Jazeera English
January 29, 2016 at 12:31PM
Deadly attack rocks mosque in Saudi Arabia – Al Jazeera English
January 29, 2016 at 02:08PM
Israel demolishes mosque in Negev Desert village
January 28, 2016 at 01:07PM
Syrians fleeing war find unlikely refuge in Sudan
January 28, 2016 at 01:56PM
Snow falls in Kuwait for ‘first time ever’ | Middle East Eye
January 28, 2016 at 11:37AM
Egypt minister calls for killing 400,000 Brotherhood members and supporters | Middle East Eye
January 28, 2016 at 02:12PM
Leading Saudi cleric says IS and Saudi Arabia ‘follow the same thought’ | Middle East Eye
January 28, 2016 at 05:28PM
US and Europe could attack IS even without a GNA mandate |
January 28, 2016 at 10:17PM
Will Yemen be the Graveyard of the new Saudi Empire? | Informed Comment
January 29, 2016 at 06:08AM
Denunciare la guerra | Q CODE Magazine
January 29, 2016 at 01:00PM
#FreeShams, l’associazione tunisina per i diritti LGBT!
January 28, 2016 at 11:58AM
Italia-Qatar: a Roma l’Emiro, tra affari e Siria – Politica- ANSAMed.it
January 27, 2016 at 06:35PM
Isis: kamikaze olandese contro palazzo presidente Yemen – Cronaca- ANSAMed.it
January 28, 2016 at 07:19PM
I parà della Folgore a guardia dei confini nordorientali dell’Italia
mcc43 Il governo Renzi ha schierato le eccellenze militari ai confini dell’Italia, in Friuli Venezia Giulia. Con gli Alpini della Julia, anche un centinaio di parà della Folgore. Vedo nella fiumana in cammino dal Medio Oriente verso l’Europa solo dei disperati, stanchi e impauriti da assistere, non un’invasione di terroristi. Ma i paesi confinanti hanno […]
I parà della Folgore a guardia dei confini nordorientali dell’Italia
mcc43 Il governo Renzi ha schierato le eccellenze militari ai confini dell’Italia, in Friuli Venezia Giulia. Con gli Alpini della Julia, anche un centinaio di parà della Folgore. Vedo nella fiumana in cammino dal Medio Oriente verso l’Europa solo dei disperati, stanchi e impauriti da assistere, non un’invasione di terroristi. Ma i paesi confinanti hanno […]
I parà della Folgore a guardia dei confini nordorientali dell’Italia
mcc43 Il governo Renzi ha schierato le eccellenze militari ai confini dell’Italia, in Friuli Venezia Giulia. Con gli Alpini della Julia, anche un centinaio di parà della Folgore. Vedo nella fiumana in cammino dal Medio Oriente verso l’Europa solo dei disperati, stanchi e impauriti da assistere, non un’invasione di terroristi. Ma i paesi confinanti hanno […]
I parà della Folgore a guardia dei confini nordorientali dell’Italia
mcc43 Il governo Renzi ha schierato le eccellenze militari ai confini dell’Italia, in Friuli Venezia Giulia. Con gli Alpini della Julia, anche un centinaio di parà della Folgore. Vedo nella fiumana in cammino dal Medio Oriente verso l’Europa solo dei disperati, stanchi e impauriti da assistere, non un’invasione di terroristi. Ma i paesi confinanti hanno […]
Restrizioni e segregazione sulla rotta dei Balcani: recinzioni detenzione e respingimenti
La traduzione di un report sugli ultimi mesi della rotta balcanica curata da Moving Europe (link originale).
Lo Yemen si rivolge all’arte per affrontare meglio la guerra
Di Joshua Levkowitz. Your Middle East (28/01/2016). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. La guerra in Yemen è una catastrofe dimenticata. Peter Maurer, il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha dichiarato nel mese di agosto: “Lo Yemen dopo cinque mesi sembra la Siria dopo cinque anni”. Secondo le Nazioni Unite, più di 2.700 […]
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Né qui né altrove: no all’hotspot di Taranto
Taranto è uno dei nodi centrali nei progetti di gestione dei flussi migratori elaborati dal Governo italiano in accordo con la Commissione…
Dentro la radicalizzazione jihadista nelle carceri italiane | VICE News
Israele: “Anarchist”, spie nei cieli di Gaza
Quando, nel gennaio 2008, i suoi aerei lanciavano missili su Gaza, Israele non sapeva dell’esistenza di Anarchist, un programma segreto dell’intelligence americana e britannica che teneva sotto controllo le sue operazioni militari . Lo ha riferito venerdì The Intercept. Secondo il rapporto investigativo, le intelligence hanno filmato i droni e gli aerei israeliani per monitorare la striscia di […]
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Passi avanti a Marrakech
Di Zouhir Louassini. L’Osservatore Romano (29/01/2016). Non si può che incoraggiare chi ha deciso di organizzare la conferenza di Marrakech sulle minoranze religiose. Le parole chiare pronunciate dagli ulema sul terrorismo — definito «una patologia dell’islam» — sarebbero da incorniciare per coraggio e lucidità. La lucidità di chi ha capito e il coraggio di chi […]
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IS in Libya ‘seeking to establish own trafficking routes to Europe’ | Middle East Eye
January 28, 2016 at 05:31PM
Ai Weiwei Closes Copenhagen Show in Protest at Treatment of Refugees
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migrano, Recently Read
via Google Alert — “middle east” “the guardian” http://ift.tt/1QJMQCJ
La rivoluzione tunisina: ultima speranza per i popoli oppressi
Di Hussin al-Sudani. Al-Araby al-Jadeed (27/01/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. La rivoluzione tunisina è stata accompagnata da un proliferare di metafore linguistiche. Tra le più frequenti vi è quella che paragona la Tunisia all’ultimo albero superstite in una foresta di rivoluzioni bruciate. Quest’albero rappresenta un rifugio e una speranza per tutti coloro che […]
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Se un uccello (protetto) cambia la geopolitica
Esemplare di ubara, dall’arabo hubara, della famiglia degli otididi. Una sorta di otarda (avis tarda) |
La Corte suprema di Islamabad, ribaltando una precedente sentenza, ha annullato venerdi scorso il bando in Pakistan sulla caccia all’ubara, un volatile a rischio di estinzione di cui vanno ghiotti teste coronate ed emiri del Golfo. Ecco come come un piccolo animale è diventato l’emblema di un grande problema di sovranità nazionale
A volte le cose più strane creano conflitti o diventano soluzione di problemi. E’ il caso di un uccello dal piumaggio colorato, di una dinastia di paludati monarchi del Golfo e di un Paese povero dell’Asia meridionale. L’uccello si chiama ubara – in inglese Houbara bustard – ed è un animale grazioso della famiglia conosciuta come Chlamydotis undulata. E’ originario del Nord Africa ma comprende una specie diffusa in Asia, detta MacQueen’s bustard. In origine considerata una sottospecie della famiglia africana, è in realtà il tipo di ubara più numeroso. Ma ha un problema: la caccia. La caccia avviene quando l’ubara migra dalle steppe dell’Asia centrale, predilette dalla famiglia MacQueen, per andare a svernare in India e nel Sud del Pakistan, un Paese cui il caldo non manca mai. E qui abbiam detto dell’uccello e del Paese povero. Ora veniamo ai cacciatori: questi abitano tra Riad e Kuwait City, sono ricchi e appassionati della caccia col falco. Per loro, le steppe dell’Asia centrale son lontane. Il Pakistan invece, è il caso di dire, è a un tiro di schioppo. Ed è anche un Paese dove è facile ottenere il permesso per una specie protetta come è nel caso dell’ubara. Non è però la solita storia del ricco che va a caccia nel giardino del povero infischiandosene della legge. L’ubara è diventato un affare di Stato, anzi di Stati, che finisce a raccontare più di geopolitica che di arte venatoria o di giusta indignazione animalista. E’ una storia che vale la pena di raccontare.
Se la geopolitica fosse fatta solo di confini, accordi diplomatici e, in caso di guerra, di forniture di
armi, mezzi e soldati, la lettura di come va il mondo sarebbe molto semplice. In poche parole, per capire cosa accade tra il Pakistan e l’Arabia saudita, dopo che Islamabad ha prima negato i suoi soldati a Riad nella guerra in Yemen e, recentemente, si è dimostrata molto fredda verso la coalizione anti sciita messa in piedi dai sauditi per contenere l’Iran, basta guardare la carta geografica: il Pakistan confina con l’Iran, Paese a maggioranza sciita con cui ha accordi commerciali importanti e progetti in corso. Il Pakistan è interessato al petrolio e al gas iraniano e infine ospita una minoranza sciita importante. Se volete c’è anche di mezzo l’Afghanistan, Paese in guerra e con cui i nostri due confinano. Si capisce dunque la riluttanza di Islamabad a schierarsi coi sauditi nel loro jihad anti irano-sciita. Ma c’è dell’altro, un uccello appunto. Il nostro, o la nostra, ubara.
Come abbian detto sceicchi, emiri e dignitari della real casa dei Saud sono cacciatori di ubara ma lo sfortunato uccello, un tempo diffuso dal Sinai a tutta la penisola arabica e oltre, in Medio Oriente è ormai praticamente estinto, Non resta dunque che il Pakistan anche se formalmente esiste un divieto di caccia all’ubara. Divieto che però ammette eccezioni ad personam. Si paga e via. Luoghi prediletti: la provincia del Belucistan ma anche Sindh e Punjab. L’ubara sverna pure in India ma laggiù è rigidamente protetto. In Pakistan invece basta pagare. Nel 2014 un articolo del britannico Guardian spiegava che «… quest’anno il Pakistan ha emesso 33 permessi ad altrettanti dignitari per uccidere cento esemplari a testa. La lista delle licenze è un elenco di Vip dei potentati del Golfo che include gli emiri del Kuwait e del Qatar, un principe saudita e il presidente degli Emirati arabi uniti». Uniti nella caccia col falcone. Lo stesso anno però comincia anche a montare la protesta: ambientalisti, animalisti ma anche uomini di legge, normali cittadini. Nel gennaio del 2014, il periodo migliore per la caccia, il principe Fahd bin Sultan bin Abdul Aziz Al Saud ha sforato un po’. Secondo il rapporto del divisional forest officer del Belucistan, il responsabile forestale, tra l’11 e il 21 gennaio, la testa coronata ha cacciato 1977 uccelli mentre altri membri della partita di caccia all’ubara ne han messi nel carniere altri 123. Totale: 2100 volatili. La cosa finisce sui giornali.
A febbraio 2014 l’Alta corte del Punjab – massima autorità provinciale – emette una sentenza che vieta la caccia all’ubara. Faranno lo stesso le altre quattro corti provinciali? La protesta intanto è montata e dilaga (si fa per dire visto che sembra solo un affare per animalisti) sulla stampa internazionale. I pachistani si indignano e si capisce che, dietro l’ubara, c’è un risveglio d’orgoglio nazionale. Ci son già i droni americani a farla da padrone nelle aree tribali. Adesso ci si mettono anche i cugini ricchi con la fauna protetta! Succede insomma che il caso arriva alla Corte suprema che si riunisce con tre giudici e nell’agosto dell’anno scorso emette un bando nazionale. Fine della caccia agli ubara. Il caso è chiuso.
Tra la sentenza del 19 agosto 2015 e il gennaio del 2016 succedono
però una serie di cose. Come abbiamo già detto la tensione tra Islamabad e Riad – ma anche con gli altri Paesi del Golfo – è palpabile. Prima il rifiuto di mandar truppe nello Yemen, dove va in scena il Vietnam saudita nello scontro con gli Houti (sciiti e amici di Teheran), poi la freddezza verso la mega coalizione che i sauditi han messo in piedi allo scopo evidente di contenere l’uscita dall’angolo dell’Iran, favorita dall’accordo che a Vienna ha deciso, sempre nel 2015, che Teheran può tornare a sedersi a tavola con tutti gli altri. Prima Islamabad fa sapere di non esser stata consultata, poi si offre come mediatrice, poi ancora – per stare in equilibrio – reitera (lo aveva gà fatto per lo Yemen) che se – e sottolineo se – la sovranità saudita verrà minacciata, allora interverrà. Alleato, si, ma riluttante. La querelle diplomatica si svolge in un contesto di viaggi, degli uni e degli altri, nelle rispettive capitali. Il dossier scotta: il Golfo trabocca di manovali pachistani che aiutano la stentata economia nazionale con le loro rimesse. E Riad finanzia progetti e infrastrutture. Non si vorrà mettere a rischio tutto questo!…. Come va a finire? Ci viene in soccorso la satira che rivela un particolare che porta, sul tavolo delle trattative, anche l’ubara. Il quotidiano progressista The Dawn pubblica il 14 gennaio una specie di fotoromanzo in cui si vede un incontro tra il premier Nawaz Sharif, il capo dell’esercito generale Raheel e un emissario della casa regnante saudita. Questo chiede a Raheel e Nawaz di armi e soldati ma loro glissano. E’ ora di pranzo, dice il primo ministro, ma al principe preme la risposta militare. Il premier allora accenna al menù che comprende un ubara arrosto… Ecco ci siamo, la conversazione scifta dunque sui famosi permessi di caccia. E quando Nawaz ricorda all’ospite che c’è da sistemare la faccenda militare, è il saudita che glissa. “Ma quali truppe”? A tavola! La questione è risolta.
Il “fotoromanzo” satirico tratto da The Dawn * |
Si, risolta. Già in ottobre, il governo federale aveva chiesto alla Corte suprema di rivedere il suo giudizio. C’è voluto un po’ ma ecco che un nuovo verdetto arriva venerdi 22 gennaio. La Corte suprema si è questa volta riunita con cinque giudici, istanza superiore e più che suprema. Decreta che il bando di agosto viene revocato perché, dice il testo della sentenza, c’è evidentemente stato un «errore» e del resto alla giustizia «compete di interpretare le leggi, non di legiferare». La Corte suprema riconosce solo che questa specie è a rischio e che dunque bisogna sforzarsi di preservarla. Come? I sauditi hanno già pronta la ricetta: allevamenti e studi biologici per la conservazione della specie. E della caccia. Non sia mai che anche questa sia in via d’estinzione.
* Principe:“Allora generale, pronti per mandarci le truppe”?
Raheel: “Ne avete bisogno per cacciare l’ubara”?
Questo articolo è uscito ieri su il manifesto
Se un uccello (protetto) cambia la geopolitica
Esemplare di ubara, dall’arabo hubara, della famiglia degli otididi. Una sorta di otarda (avis tarda) |
La Corte suprema di Islamabad, ribaltando una precedente sentenza, ha annullato venerdi scorso il bando in Pakistan sulla caccia all’ubara, un volatile a rischio di estinzione di cui vanno ghiotti teste coronate ed emiri del Golfo. Ecco come come un piccolo animale è diventato l’emblema di un grande problema di sovranità nazionale
A volte le cose più strane creano conflitti o diventano soluzione di problemi. E’ il caso di un uccello dal piumaggio colorato, di una dinastia di paludati monarchi del Golfo e di un Paese povero dell’Asia meridionale. L’uccello si chiama ubara – in inglese Houbara bustard – ed è un animale grazioso della famiglia conosciuta come Chlamydotis undulata. E’ originario del Nord Africa ma comprende una specie diffusa in Asia, detta MacQueen’s bustard. In origine considerata una sottospecie della famiglia africana, è in realtà il tipo di ubara più numeroso. Ma ha un problema: la caccia. La caccia avviene quando l’ubara migra dalle steppe dell’Asia centrale, predilette dalla famiglia MacQueen, per andare a svernare in India e nel Sud del Pakistan, un Paese cui il caldo non manca mai. E qui abbiam detto dell’uccello e del Paese povero. Ora veniamo ai cacciatori: questi abitano tra Riad e Kuwait City, sono ricchi e appassionati della caccia col falco. Per loro, le steppe dell’Asia centrale son lontane. Il Pakistan invece, è il caso di dire, è a un tiro di schioppo. Ed è anche un Paese dove è facile ottenere il permesso per una specie protetta come è nel caso dell’ubara. Non è però la solita storia del ricco che va a caccia nel giardino del povero infischiandosene della legge. L’ubara è diventato un affare di Stato, anzi di Stati, che finisce a raccontare più di geopolitica che di arte venatoria o di giusta indignazione animalista. E’ una storia che vale la pena di raccontare.
Se la geopolitica fosse fatta solo di confini, accordi diplomatici e, in caso di guerra, di forniture di
armi, mezzi e soldati, la lettura di come va il mondo sarebbe molto semplice. In poche parole, per capire cosa accade tra il Pakistan e l’Arabia saudita, dopo che Islamabad ha prima negato i suoi soldati a Riad nella guerra in Yemen e, recentemente, si è dimostrata molto fredda verso la coalizione anti sciita messa in piedi dai sauditi per contenere l’Iran, basta guardare la carta geografica: il Pakistan confina con l’Iran, Paese a maggioranza sciita con cui ha accordi commerciali importanti e progetti in corso. Il Pakistan è interessato al petrolio e al gas iraniano e infine ospita una minoranza sciita importante. Se volete c’è anche di mezzo l’Afghanistan, Paese in guerra e con cui i nostri due confinano. Si capisce dunque la riluttanza di Islamabad a schierarsi coi sauditi nel loro jihad anti irano-sciita. Ma c’è dell’altro, un uccello appunto. Il nostro, o la nostra, ubara.
Come abbian detto sceicchi, emiri e dignitari della real casa dei Saud sono cacciatori di ubara ma lo sfortunato uccello, un tempo diffuso dal Sinai a tutta la penisola arabica e oltre, in Medio Oriente è ormai praticamente estinto, Non resta dunque che il Pakistan anche se formalmente esiste un divieto di caccia all’ubara. Divieto che però ammette eccezioni ad personam. Si paga e via. Luoghi prediletti: la provincia del Belucistan ma anche Sindh e Punjab. L’ubara sverna pure in India ma laggiù è rigidamente protetto. In Pakistan invece basta pagare. Nel 2014 un articolo del britannico Guardian spiegava che «… quest’anno il Pakistan ha emesso 33 permessi ad altrettanti dignitari per uccidere cento esemplari a testa. La lista delle licenze è un elenco di Vip dei potentati del Golfo che include gli emiri del Kuwait e del Qatar, un principe saudita e il presidente degli Emirati arabi uniti». Uniti nella caccia col falcone. Lo stesso anno però comincia anche a montare la protesta: ambientalisti, animalisti ma anche uomini di legge, normali cittadini. Nel gennaio del 2014, il periodo migliore per la caccia, il principe Fahd bin Sultan bin Abdul Aziz Al Saud ha sforato un po’. Secondo il rapporto del divisional forest officer del Belucistan, il responsabile forestale, tra l’11 e il 21 gennaio, la testa coronata ha cacciato 1977 uccelli mentre altri membri della partita di caccia all’ubara ne han messi nel carniere altri 123. Totale: 2100 volatili. La cosa finisce sui giornali.
A febbraio 2014 l’Alta corte del Punjab – massima autorità provinciale – emette una sentenza che vieta la caccia all’ubara. Faranno lo stesso le altre quattro corti provinciali? La protesta intanto è montata e dilaga (si fa per dire visto che sembra solo un affare per animalisti) sulla stampa internazionale. I pachistani si indignano e si capisce che, dietro l’ubara, c’è un risveglio d’orgoglio nazionale. Ci son già i droni americani a farla da padrone nelle aree tribali. Adesso ci si mettono anche i cugini ricchi con la fauna protetta! Succede insomma che il caso arriva alla Corte suprema che si riunisce con tre giudici e nell’agosto dell’anno scorso emette un bando nazionale. Fine della caccia agli ubara. Il caso è chiuso.
Tra la sentenza del 19 agosto 2015 e il gennaio del 2016 succedono
però una serie di cose. Come abbiamo già detto la tensione tra Islamabad e Riad – ma anche con gli altri Paesi del Golfo – è palpabile. Prima il rifiuto di mandar truppe nello Yemen, dove va in scena il Vietnam saudita nello scontro con gli Houti (sciiti e amici di Teheran), poi la freddezza verso la mega coalizione che i sauditi han messo in piedi allo scopo evidente di contenere l’uscita dall’angolo dell’Iran, favorita dall’accordo che a Vienna ha deciso, sempre nel 2015, che Teheran può tornare a sedersi a tavola con tutti gli altri. Prima Islamabad fa sapere di non esser stata consultata, poi si offre come mediatrice, poi ancora – per stare in equilibrio – reitera (lo aveva gà fatto per lo Yemen) che se – e sottolineo se – la sovranità saudita verrà minacciata, allora interverrà. Alleato, si, ma riluttante. La querelle diplomatica si svolge in un contesto di viaggi, degli uni e degli altri, nelle rispettive capitali. Il dossier scotta: il Golfo trabocca di manovali pachistani che aiutano la stentata economia nazionale con le loro rimesse. E Riad finanzia progetti e infrastrutture. Non si vorrà mettere a rischio tutto questo!…. Come va a finire? Ci viene in soccorso la satira che rivela un particolare che porta, sul tavolo delle trattative, anche l’ubara. Il quotidiano progressista The Dawn pubblica il 14 gennaio una specie di fotoromanzo in cui si vede un incontro tra il premier Nawaz Sharif, il capo dell’esercito generale Raheel e un emissario della casa regnante saudita. Questo chiede a Raheel e Nawaz di armi e soldati ma loro glissano. E’ ora di pranzo, dice il primo ministro, ma al principe preme la risposta militare. Il premier allora accenna al menù che comprende un ubara arrosto… Ecco ci siamo, la conversazione scifta dunque sui famosi permessi di caccia. E quando Nawaz ricorda all’ospite che c’è da sistemare la faccenda militare, è il saudita che glissa. “Ma quali truppe”? A tavola! La questione è risolta.
Il “fotoromanzo” satirico tratto da The Dawn * |
Si, risolta. Già in ottobre, il governo federale aveva chiesto alla Corte suprema di rivedere il suo giudizio. C’è voluto un po’ ma ecco che un nuovo verdetto arriva venerdi 22 gennaio. La Corte suprema si è questa volta riunita con cinque giudici, istanza superiore e più che suprema. Decreta che il bando di agosto viene revocato perché, dice il testo della sentenza, c’è evidentemente stato un «errore» e del resto alla giustizia «compete di interpretare le leggi, non di legiferare». La Corte suprema riconosce solo che questa specie è a rischio e che dunque bisogna sforzarsi di preservarla. Come? I sauditi hanno già pronta la ricetta: allevamenti e studi biologici per la conservazione della specie. E della caccia. Non sia mai che anche questa sia in via d’estinzione.
* Principe:“Allora generale, pronti per mandarci le truppe”?
Raheel: “Ne avete bisogno per cacciare l’ubara”?
Questo articolo è uscito ieri su il manifesto
Ormai è chiaro il nesso tra la crescita esponenziale delle vittime nel Mediterraneo, dalle acque…
Nessuna prospettiva realistica di apertura di canali umanitari, le promesse di resettlement (reinsediamento) dai paesi di transito in…
Il ruolo delle tribù nella guerra in Siria
Syria Deeply ha intervistato Haian Dukhan, esperto siriano di legami tribali, autore di diversi studi tra cui “Tribes and the Islamists in Modern Syria: A Short Introduction”. Quella che segue […]
Il ruolo delle tribù nella guerra in Siria
Syria Deeply ha intervistato Haian Dukhan, esperto siriano di legami tribali, autore di diversi studi tra cui “Tribes and the Islamists in Modern Syria: A Short Introduction”. Quella che segue […]
Il ruolo delle tribù nella guerra in Siria
Syria Deeply ha intervistato Haian Dukhan, esperto siriano di legami tribali, autore di diversi studi tra cui “Tribes and the Islamists in Modern Syria: A Short Introduction”. Quella che segue […]
Il ruolo delle tribù nella guerra in Siria
Syria Deeply ha intervistato Haian Dukhan, esperto siriano di legami tribali, autore di diversi studi tra cui “Tribes and the Islamists in Modern Syria: A Short Introduction”. Quella che segue […]
MUZZIKA ! Gennaio 2016
Cominciamo l’anno in bellezza insieme ai nostri cugini canadesi, o più precisamente del Quebec. Colpo di fulmine per la jazzwoman canadese Terez Montcalm, che reinterpreta alcuni bellissimi classici della canzone francese. La portoghese Ana Moura ritorna con la sua bella voce, voce grave perfetta per il fado, ma non solo. Angelique Ionatos canta l’ottimismo indefettibile dei greci – dei mediterranei? – di fronte ad ..
Dopo le recenti decisioni del Consiglio europeo straordinario convocato nei giorni scorsi, seguite…
In ordine temporale, il primo provvedimento del 14 gennaio 2015 (Giudice dott.ssa
Dopo le recenti decisioni del Consiglio europeo straordinario convocato nei giorni scorsi, seguite…
In ordine temporale, il primo provvedimento del 14 gennaio 2015 (Giudice dott.ssa
Memoria zero
di Lorenzo Declich
C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
Memoria zero è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.
Memoria zero
di Lorenzo Declich
C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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Memoria zero
di Lorenzo Declich
C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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Memoria zero
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C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
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Memoria zero
di Lorenzo Declich
C’è stato un momento, lo scorso 27 gennaio, in cui tutte le testate online dei giornali italiani più importanti aprivano con la notizia delle “statue coperte” per l’arrivo di Rohani. In quasi tutti i titoli compariva la dichiarazione del Ministro della cultura, Franceschini, che definiva “incomprensibile” il gesto.…
Memoria zero è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.
Cona (VE) — Rivolta nel centro profughi: “Viviamo come bestie”
Un centinaio di profughi è uscito dall’ex base di Conetta e chiede migliori condizioni igieniche.
Si ringrazia per il commento alla sentenza e la segnalazione ll’avv. Ilda Hasanbelliu
Ordinanza del 15 dicembre 2015, pubblicata il 22/01/2016, Tribunale di Roma, Giudice Dott.ssa Francesca De Luca — riconoscimento della…
Si ringrazia Paola Andrisani di Lunaria per la segnalazione.
Pubblichiamo un’ordinanza del Tribunale di Potenza che riconosce la protezione sussidiaria ad un cittadino maliano. Il ricorso è stato…
Siria: 44 civili uccisi in raid russo
(Agenzie). Sono almno 44 le vittime del raid russo che ha colpito mercoledì il nordest della Siria, secondo quanto riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Tra le vittime, 29 civili, di cui 3 bambini e 9 donne, sono morti a causa dei bombardamenti russi contro i villaggi della provincia di Deir Ezzor, controllati da […]
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Cucina berbera: cherchem
Diffuso soprattutto in Algeria, questo piatto tipico della cucina amazigh viene solitamente preparato in occasione dello Yennayer, il primo giorno del nuovo anno berbero, celebrato abitualmente il 12 gennaio di ogni anno. Ecco come preparare lo cherchem! Ingredienti: 250g di grano duro 250g di fave 250g di ceci 100g di lenticchie 1 cucchiaio di olio d’oliva 1 […]
L’articolo Cucina berbera: cherchem sembra essere il primo su Arabpress.
La frontiera tra Libia e Algeria sotto controllo e chiusa agli stranieri
Di Hebba Selim. Al Huffington Post Maghreb (26/01/2016). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Le preoccupazioni espresse recentemente dall’Algeria rispetto al flusso “massiccio” e “insolito” di marocchini verso la Libia è solo una rara manifestazione pubblica di una politica particolarmente severa che mira a dissuadere i cittadini stranieri dal raggiungere questo Paese attraverso le frontiere algerine. Il giornale […]
L’articolo La frontiera tra Libia e Algeria sotto controllo e chiusa agli stranieri sembra essere il primo su Arabpress.
Nato/Afghanistan: cambio della guardia al vertice
Nicholson, un esperto per operazioni sul terreno |
Se la decisione del Pentagono sarà confermato dal Senato americano, il generale John Nicholson succederà a John Campbell, comandante di Resolute (missione Nato nel Paese) support dal 2014 e che il primo di marzo termina il suo mandato. Nicholson è già alla Nato (alla guida dell’ Allied Land Command) e ha una lunga esperienza afgana (vice comandante generale per l’Afghanistan dal 2010 al 2012). Sotto il suo comando ci sono anche i 9.800 soldati americani che per tutto il 2016 resteranno nel Paese (dovrebbero scendere a 5.500 entro il 2017).
Intanto Unama (Onu) e altre organizzazioni umanitarie hanno lanciato il 2016 Humanitarian Response Plan for Afghanistan. Secondo le Nazioni unite servono almeno 393 milioni di dollari per il 2016. Nel 2015 300mila afgani si sono nella condizione di sfollati interni a causa della guerra e 130mila dovuti a eventi naturali straordinari. La guerra ha colpito l’anno scorso oltre sei milioni di afgani (circa uno su cinque).
Nato/Afghanistan: cambio della guardia al vertice
Nicholson, un esperto per operazioni sul terreno |
Se la decisione del Pentagono sarà confermato dal Senato americano, il generale John Nicholson succederà a John Campbell, comandante di Resolute (missione Nato nel Paese) support dal 2014 e che il primo di marzo termina il suo mandato. Nicholson è già alla Nato (alla guida dell’ Allied Land Command) e ha una lunga esperienza afgana (vice comandante generale per l’Afghanistan dal 2010 al 2012). Sotto il suo comando ci sono anche i 9.800 soldati americani che per tutto il 2016 resteranno nel Paese (dovrebbero scendere a 5.500 entro il 2017).
Intanto Unama (Onu) e altre organizzazioni umanitarie hanno lanciato il 2016 Humanitarian Response Plan for Afghanistan. Secondo le Nazioni unite servono almeno 393 milioni di dollari per il 2016. Nel 2015 300mila afgani si sono nella condizione di sfollati interni a causa della guerra e 130mila dovuti a eventi naturali straordinari. La guerra ha colpito l’anno scorso oltre sei milioni di afgani (circa uno su cinque).
“Niente seno, semo persiani” (by Stefano Bigliardi, January 2016)
Troppo bello per essere vero. Mi sveglio e leggo questo: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/01/25/rohani-a-romacoperte-alcune-statue-di-nudi-musei-capitolini_aee03593-589b-427c-bf2e-6e1ee69e2845.html “Alcune” è un understatement. http://video.corriere.it/roma-niente-nudi-rouhani-coperte-statue-musei-capitolini/d8a7f106-c3a5-11e5-b326-365a9a1e3b10 Mi piace immaginare che pure Rohani sotto la folta barba abbia riso dell’ipocrita zelo italico. Oppure no: di sera, in camera sua, ha pianto: anni e anni di rapporti diplomatici con l’Italia intessuti pazientemente per vedere finalmente un po’ […]
“Niente seno, semo persiani” (by Stefano Bigliardi, January 2016)
Troppo bello per essere vero. Mi sveglio e leggo questo: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/01/25/rohani-a-romacoperte-alcune-statue-di-nudi-musei-capitolini_aee03593-589b-427c-bf2e-6e1ee69e2845.html “Alcune” è un understatement. http://video.corriere.it/roma-niente-nudi-rouhani-coperte-statue-musei-capitolini/d8a7f106-c3a5-11e5-b326-365a9a1e3b10 Mi piace immaginare che pure Rohani sotto la folta barba abbia riso dell’ipocrita zelo italico. Oppure no: di sera, in camera sua, ha pianto: anni e anni di rapporti diplomatici con l’Italia intessuti pazientemente per vedere finalmente un po’ […]
Al via Ginevra-3. La Siria russa è più forte
(di Lorenzo Trombetta, ANSA). Gli attesi colloqui inter-siriani di Ginevra si avvicinano e il fronte governativo, sostenuto militarmente e a livello diplomatico dalla Russia e dall’Iran, appare più forte sia […]
Al via Ginevra-3. La Siria russa è più forte
(di Lorenzo Trombetta, ANSA). Gli attesi colloqui inter-siriani di Ginevra si avvicinano e il fronte governativo, sostenuto militarmente e a livello diplomatico dalla Russia e dall’Iran, appare più forte sia […]
Al via Ginevra-3. La Siria russa è più forte
(di Lorenzo Trombetta, ANSA) Gli attesi colloqui inter-siriani di Ginevra si avvicinano e il fronte governativo, sostenuto militarmente e a livello diplomatico dalla Russia e dall’Iran, appare più forte sia […]
Iran: pompa magna in Occidente, guerra per procura in Oriente
Di Camelia Entekhabi-Fard. Al-Arabiya (26/01/2016). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. Dopo più di dieci anni, gli iraniani vedono il loro presidente viaggiare con rispetto in Paesi occidentali e ristabilire relazioni diplomatiche ed economiche. Il presidente Hassan Rohani è arrivato a Roma il 25 gennaio, accompagnato da una grande delegazione commerciale. Dopo aver firmato accordi […]
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Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
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Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
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Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
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Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
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Il ministro contro Uber: in Israele non può operare
Entro anch’io. No, tu no. E perché? Perché no. Porte sbarrate per Uber nella «Repubblica delle start up». Yisrael Katz, ministro israeliano dei Trasporti, non ammette dialogo: la compagnia californiana presente in oltre 50 Stati e che sta mettendo in crisi le compagnie di taxi di mezzo mondo, non può metter piede – pardon: ruote […]
Continua da parte della questura di Agrigento la raffica di provvedimenti di respingimento…
Alle ore 14,00 del 25 gennaio scorso, infatti, gli si è comunicato di essere indagato per non aver ottemperato all’ordine del Questore ( di…
Personaggi del giorno: Christiane Taubira
La ministra francese della Giustizia Christiane Taubira si è dimessa dopo la proposta del suo presidente (come lei socialista) di revocare le cittadinanza a chi, avendone una doppia, sia accusato di terrorismo. Tutta d’un pezzo
Personaggi del giorno: Christiane Taubira
La ministra francese della Giustizia Christiane Taubira si è dimessa dopo la proposta del suo presidente (come lei socialista) di revocare le cittadinanza a chi, avendone una doppia, sia accusato di terrorismo. Tutta d’un pezzo
Quello che si nasconde sotto le statue nascoste a Rouhani…
Da VICE Italia:
http://www.vice.com/it/read/iran-statue-nudo-polemiche-accordo-rouhani-334
Foto: figure nude su palazzo recentemente restaurato a Tehran
Quello che si nasconde sotto le statue nascoste a Rouhani…
Da VICE Italia:
http://www.vice.com/it/read/iran-statue-nudo-polemiche-accordo-rouhani-334
Foto: figure nude su palazzo recentemente restaurato a Tehran
Quello che si nasconde sotto le statue nascoste a Rouhani…
Da VICE Italia:
http://www.vice.com/it/read/iran-statue-nudo-polemiche-accordo-rouhani-334
Foto: figure nude su palazzo recentemente restaurato a Tehran
Quello che si nasconde sotto le statue nascoste a Rouhani…
Da VICE Italia:
http://www.vice.com/it/read/iran-statue-nudo-polemiche-accordo-rouhani-334
Foto: figure nude su palazzo recentemente restaurato a Tehran
Yusuf Idris. The Urmann is a woman
Tempo fa, ho pubblicato la traduzione di un racconto di Yusuf Idris (potete leggerlo qui). In quell’occasione segnalavo di aver scritto un articolo al riguardo. Che finalmente è uscito e che potete leggere qui. A quest’articolo sono particolarmente affezionata. Buona … Continua a leggere→
Yusuf Idris. The Urmann is a woman
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)
Yusuf Idris. The Urmann is a woman
Tempo fa, ho pubblicato la traduzione di un racconto di Yusuf Idris (potete leggerlo qui). In quell’occasione segnalavo di aver scritto un articolo al riguardo. Che finalmente è uscito e ch epotete leggere qui. A quest’articolo sono particolarmente affezionata. Buona … Continua a leggere→
Yusuf Idris. The Urmann is a woman
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)
Tamezret, Tunisia. Le celebrazioni per il nuovo anno amazigh.
Alessia Carnevale e Badia Aboutaoufik, Volontarie in Tunisia con il Servizio Volontario Europeo Tamezret, anno 2966. Suona come il preludio di un film di fantascienza, ed il paesaggio si presterebbe bene a farne da location. Siamo in un villaggio abbarbicato tra le crespe e semidesertiche colline della catena di Matmata, famose per aver dato i natali al leggendario Luke Skywalker, protagonista di Star […]
Tamezret, Tunisia. Le celebrazioni per il nuovo anno amazigh.
Alessia Carnevale e Badia Aboutaoufik, Volontarie in Tunisia con il Servizio Volontario Europeo Tamezret, anno 2966. Suona come il preludio di un film di fantascienza, ed il paesaggio si presterebbe bene a farne da location. Siamo in un villaggio abbarbicato tra le crespe e semidesertiche colline della catena di Matmata, famose per aver dato i natali al leggendario Luke Skywalker, protagonista di Star […]
Tamezret, Tunisia. Le celebrazioni per il nuovo anno amazigh.
Alessia Carnevale e Badia Aboutaoufik, Volontarie in Tunisia con il Servizio Volontario Europeo Tamezret, anno 2966. Suona come il preludio di un film di fantascienza, ed il paesaggio si presterebbe bene a farne da location. Siamo in un villaggio abbarbicato tra le crespe e semidesertiche colline della catena di Matmata, famose per aver dato i natali al leggendario Luke Skywalker, protagonista di Star […]
Tamezret, Tunisia. Le celebrazioni per il nuovo anno amazigh.
Alessia Carnevale e Badia Aboutaoufik, Volontarie in Tunisia con il Servizio Volontario Europeo Tamezret, anno 2966. Suona come il preludio di un film di fantascienza, ed il paesaggio si presterebbe bene a farne da location. Siamo in un villaggio abbarbicato tra le crespe e semidesertiche colline della catena di Matmata, famose per aver dato i natali al leggendario Luke Skywalker, protagonista di Star […]
“Adua” di Igiaba Scego
Adua e Zoppe sono una figlia e suo padre, ma più che legati appaiono divisi da un rapporto minato fin dalle origini a causa della morte della madre avvenuta nel momento in cui ha messo al mondo la sua bambina. Zoppe non ha mai accettato la perdita della moglie e di fatto ne ha sempre […]
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Hrw timori terrorismo e profughi diritti umani peggiorati
Hrw, timori terrorismo e profughi, diritti umani peggiorati
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Idomeni: a journey between denied rights and the jungle
After less than forty days, the solidarity relay #OverTheFortress is back in Idomeni, on the Greece-Macedonia border.
Just a moment…
January 26, 2016 at 10:12PM
Gli oggetti sequestrati ai migranti che inseguono il sogno americano
http://ift.tt/204xuin ¶
Tom Kiefer, cresciuto a Seattle, Stati Uniti, nel 2001 si ètrasferito in una piccola città nel sud dell’Arizona…
Islamic State defector in Yemen apologizes to al Qaeda | The Long War Journal
January 23, 2016 at 04:59PM
Lost Islamic History | Muslim Sicily Part 1: The Rise and Fall of Islam in Italy
January 24, 2016 at 10:42PM
Just Me and Allah: A Queer Muslim Photo Project
Celebrare l’omosessualità e l’Islam – Al di là del Buco
Commemorations for ‘martyr of roses’ Shaimaa al-Sabbagh | Mada Masr
January 24, 2016 at 10:28PM
Downtown: Site of revolts to city of ghosts | Mada Masr
January 24, 2016 at 11:44PM
No, Donald Trump, we can’t just “take their oil” | Informed Comment
January 27, 2016 at 06:15AM
Top 5 Ways Putin has won big in Syria and why Europe is embracing him | Informed Comment
January 26, 2016 at 08:56AM
Between Wind and Water: A Dialogue with Members of MSF/Greenpeaces SAR Team in Molyvos
Between Wind and Water: A Dialogue with Members of MSF/Greenpeace’s SAR Team in Molyvos
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Rohani, “statue coperte? Solo caso mediatico”
January 27, 2016 at 10:57AM
400,000 troops deployed to secure Egypt on 5th anniversary of January revolution
January 25, 2016 at 12:45PM
Jan25 and the Battle of Narrative
January 27, 2016 at 11:00AM
Sub-State Actors Ascendant in Fractured Yemen
January 26, 2016 at 11:00AM
Egypt jails prominent poet for insulting Islam | Middle East Eye
January 26, 2016 at 05:57PM
China’s pivot to Persia – Al Jazeera English
January 27, 2016 at 06:26AM
Syrian women find art in Beirut’s trash – Al Jazeera English
January 27, 2016 at 07:23AM
Tunisia:intifada del lavoro o possibile seconda rivoluzione? – News Analysis- ANSAMed.it
January 26, 2016 at 11:20AM
Oltre il muro. Viaggio al confine tra Serbia e Ungheria
http://ift.tt/204aoYZ
Tra muri di filo spinato, vecchi e nuovi flussi di individui e merci, paranoie dell’invasione e interconnessione
…
Nawaat – After Kasserine, protests break out in 16 governorates
January 22, 2016 at 09:06PM
Siria: kamikaze nella zona alawita di Homs, almeno 17 morti
January 26, 2016 at 09:58AM
Nawaat – Peaceful protests continue throughout the country
January 25, 2016 at 10:43PM
Video jihadisti con ostaggio svizzero rapito in Mali
January 26, 2016 at 11:52PM
Nawaat – Cartographie de la contestation : le mouvement social continue
January 25, 2016 at 10:36PM
Memoria, ذكرى ḏikrā
Giornata della memoria 2016. Memoria: ذكرى ḏikrā, זֵכֶר zécher. Lettera ذال ḏāl.
Memoria, ḏikrā ذكرى
ذكرى ḏikrā (n.f.), ذِكْرَيَات ḏikrayāt (pl.): memoria, ricordo, rimembranza ✏ (he) זֵכֶר zécher ✏ (en) memory, recollection, remembrance; (de) Erinnerung, Gedenken, Gedächtnis; (es) memoria, recuerdo; ذكر ḏakara (v.), يَذْكُرُ yaḏkuru: ricordare, rammentare; tenere a mente ✏ (he) זָכַר zachár ∗ ∗ ∗ Lettere ذال ḏāl è la nona lettera dell’alfabeto arabo — — — Immagine: […]
Daesh ha bisogno della Libia per le sue operazioni in Nord Africa
Di Mohamed Chtatou. Your Middle East (26/01/2016). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Nel 2011 quando Gheddafi fu ucciso, tutti pensavano che si trattasse di un nuovo inizio per il Paese: una Libia libera e democratica. Ma non fu così, la Libia diventò violenta, tribale, patriarcale e divisa. Tuttavia nuove speranze sono emerse con l’accordo […]
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La cultura a confronto/scontro alla 47° Fiera del Libro del Cairo
Si inaugura oggi al Cairo la 47° edizione della Fiera internazionale del Libro del Cairo, che resterà aperta fino al prossimo 10 febbraio. Quest’anno gli editori presenti saranno 850 (di cui 550 egiziani, 250 arabi e 50 stranieri, più 110 stand di libri usati), provenienti da 34 paesi diversi, di cui 21 arabi. Il … Continua a leggere La cultura a confronto/scontro alla 47° Fiera del Libro del Cairo →
“Movimento”, حركات ḥarakāt
Segni diacritici, sistema vocalico e consonanti doppie.
“Movimento”, حركات ḥarakāt: segni diacritici, sistema vocalico, consonanti doppie
In arabo standard il sistema vocalico è composto dai tre fonemi /a/ /i/ /u/, che possono essere brevi, a i u, o lunghi, ā ī ū. A questi si aggiungono i due dittonghi ay (come in bayt, “casa”) e aw (come in mawz, “banane”). Le vocali brevi non vengono mai segnate nella scrittura corrente (fanno […]
La Tunisia scossa da nuove rivolte
Il 14 gennaio ha festeggiato il quinto anniversario della Rivoluzione ma prezzi alti, disoccupazione, povertà hanno scatenato manifestazioni di protesta da Kasserine ad altri centri, estendendosi anche ad alcuni quartieri popolari di Tunisi, dove dei negozi sono stati saccheggiati. Presenza della polizia sempre più massiccia, controlli serratissimi ovunque.
Calais. I container della vergogna
Pubblichiamo questo interessante approfondimento del 14 gennaio scorso uscito su Mediapart (link originale) sul nuovo campo di container da…
Una testimonianza dall’isola di Lesbo
Quando gli arabi esportavano il tarab
Racconto. Tra la rivoluzione egiziana del 1919 e l’inizio della guerra del Libano nel 1975, il Medio Oriente vive una parentesi di libertà sociale e artistica benedetta. Sulle tracce di alcuni dei protagonisti di questo periodo, in un racconto basato sull’ultima graphic novel di Lamia Ziadé, per immergervi in un patrimonio culturale mitico. Perduto per sempre? (Ebticar/Le Desk)
“Much Loved” di Nabil Ayouch, anatemi e minacce
In Marocco le reazioni provocate dal film Much Loved hanno raggiunto dimensioni imprevedibili. Ben al di là delle semplici condanne o richieste di toglierlo dalle sale. Del film si è discusso in Parlamento, mentre su web circolano condanne a morte per il regista e l’attrice protagonista, Loubna Abidar. (Ebticar/Arablog)
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
LA MACCHINA DELLA MORTE DEL REGIME DI ASSAD. IL RACCONTO DI “CAESAR”.
Buchenwald ieri Damasco oggi Un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto i tanti ignavi che, di fronte a quello che sta […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
Krav Maga vs Taharush Aka [sic!], 1-1
Il krav maga, dice Wikipedia, è un tipo di combattimento nato “nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, esperto in tecniche di lotta occidentali su […]
“Welcome to Italy”: a practical handbook for migrants
The guide “Welcome to Italy” is written by the Euro-African network “Welcome to
Europe”, which was formed by hundreds of activists and…
“Welcome to Italy”: una guida pratica per i migranti
La guida “Welcome to Italy” è realizzata dalla rete euro-africana “Welcome to Europe” formata da centinaia di attivisti/e ed associazioni…
INPS social allowance check 2016 benefit
With a newsletter published on Dec. 31, 2015, INPS communicated the yearly social allowance benefit for 2016.
Il diritto negato: dalle stragi in mare agli hotspot
Le identificazioni approssimative, le interviste sommarie senza la minima considerazione del trauma per il viaggio, l’assenza di alcuna…
La Cina bussa alle porte del Medio Oriente: quando la politica segue l’economia
Di Mustafa al-Libad. As-Safir (25/01/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. La recente visita del presidente cinese, Xi Jinping, in Medio Oriente ha rappresentato un avvenimento importante e di grande portata storica, soprattutto perché avvenuta in un momento di cambiamento, a livello internazionale e regionale, e diverso dall’ultimo viaggio del presidente nella regione avvenuto sette anni […]
L’articolo La Cina bussa alle porte del Medio Oriente: quando la politica segue l’economia sembra essere il primo su Arabpress.
Il ruolo di Frontex nel controllo delle frontiere e nella produzione dello spazio europeo
I guardiani del Leviatano sovranazionale
L’articolo è tratto dal quotidiano Il Manifesto (Cultura) del 19 gennaio 2016.
Euran
Dice: In occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani in Campidoglio sono state coperte da pannelli bianchi su tutti e quattro i lati alcune statue di nudi dei Musei […]
Assad remains the least interested in peace
January 25, 2016 at 01:54PM
The 25th January phobia
January 25, 2016 at 06:14PM
VIDEO: Egypt’s Twitter revolution | Middle East Eye
January 25, 2016 at 01:55PM
More than 1,000 arrested during Tunisia unrest | Middle East Eye
January 25, 2016 at 02:16PM
www.google.com
January 26, 2016 at 03:37AM
Syrian army captures key southern town from rebels – Al Jazeera English
January 26, 2016 at 06:17AM
Egitto: “Cinque anni dopo, non ho più parole”
“Potrebbe essere stato ingenuo credere che il nostro sogno poteva diventare realtà, ma non era sciocco credere che un altro mondo fosse possibile. Lo era davvero. O almeno è così che me lo ricordo”. Di Alaa Abd El Fattah. Mada Masr (24/01/2016). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Cinque anni fa, in quello che sarebbe […]
L’articolo Egitto: “Cinque anni dopo, non ho più parole” sembra essere il primo su Arabpress.
Corso di introduzione alla letteratura araba contemporanea
Dal 26 febbraio (ri)parte il corso di introduzione alla letteratura araba contemporanea che ho organizzato con la Libreria Griot di Roma. Questo secondo ciclo è strutturato in dieci incontri settimanali di due ore ciascuno. Ci concentreremo in particolare sulla narrativa da Egitto, Libano e Palestina, e leggeremo e commenteremo insieme alcuni romanzi che ho amato … Continua a leggere Corso di introduzione alla letteratura araba contemporanea →
Soccorsi a Lampedusa, respinti ad Agrigento ed abbandonati in campagna.
Oggi ad Agrigento, nei pressi della Stazione ferroviaria, un gruppo di migranti subsahariani restava in attesa di potere andare in…
David Nott interview: War surgeon reveals how healthcare workers are being ‘systematically’ targeted in Syria | Middle East | News | The Independent
Via! – Fotografia di strada
In mostra il progetto fotografico iniziato nel 2014 dal Goethe-Institut, con 10 fotografi – 5 in Germania e 5 in Italia – che nell’arco di un anno hanno fotografato secondo i canoni della fotografia di strada. Museo di Roma in Trastevere – 30 gennaio – 3 aprile 2016
Egyptian Chronicles: Why so worried about #Jan25 in 2016 !?
January 24, 2016 at 07:48PM
Egyptian Chronicles: At Tahrir square on 25 January 2011 in photos
January 24, 2016 at 11:32PM
US-Russian marines set up bridgehead in E. Libya for campaign against ISIS
January 23, 2016 at 05:53PM
A new US-Russian-Turkish military buildup over Syria: In unison or at odds?
January 25, 2016 at 09:04AM
In Iraq the Tribes are going Nuts | Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI)
January 24, 2016 at 09:32AM
Arab Media & Society
January 24, 2016 at 01:00AM
Nuovo anno la crisi dei rifugiati in Europa peggiora ancora
Oxford, 11 gen 2016 (IRIN) — L’inizio del 2016 ha segnato un ulteriore peggioramento della risposta europea alla crisi dei rifugiati.
Calais: dalla negazione alla violenza
La traduzione di un articolo (link originale) tratto dal blog Passeurs d’hospitalités.
Le traversate del deserto
http://ift.tt/1Jx8MQ6
La carta mostra le principali rotte migratorie tra l’Africa e l’Europa.
Syria talks to seek ceasefire, excluding ISIL and Nusra – Al Jazeera English
January 25, 2016 at 04:43PM
Che cosè il trattato di Schengen
Che cos’è il trattato di Schengen
http://ift.tt/1OSanNa ¶
Ad Amsterdam il 25 gennaio i ministri dell’interno dell’Unione europea stanno…
Tre attentati suicidi nel nord del Camerun: 26 morti. – Internazionale
January 25, 2016 at 04:04PM
Sospetto foreign fighter arrestato in Calabria – TPI
January 25, 2016 at 09:45AM
Isis prepara attentati “su larga scala” in Europa
January 25, 2016 at 01:13PM
Rohani a Mattarella, sostegno per il seggio Onu
January 25, 2016 at 04:28PM
Il “Piano Marshall” europeo per fronteggiare la crisi siriana
Di Wasim Ibrahim. As-Safir (23/01/2016). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi. Dopo la Turchia, che ricatta l’Europa attraverso i rifugiati, non ci vorrà molto prima che altri Paesi inizino a sfruttare questo fattore. Ora è il turno della Giordania e del Libano. Perciò, l’Unione Europea sta valutando l’attuazione di un “Piano Marshall” per questi Paesi, […]
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No al fondamentalismo religioso: Papa Francesco incontra Rohani
Dialogo interreligioso e lotta all’estremismo saranno i temi fondanti dell’udienza tra Papa Francesco e Hassan Rohani, già stabilita per il 14 novembre scorso e poi rimandata per gli attentati di Parigi. Il 26 gennaio è la data dell’udienza. La prima e ultima visita di un presidente iraniano in Vaticano risale al 1999, quando Papa Giovanni […]
L’articolo No al fondamentalismo religioso: Papa Francesco incontra Rohani sembra essere il primo su Arabpress.
Animazione culturale al Cairo
Un progetto artistico in un caffè, un laboratorio urbanistico nippo-egiziano e l’annuale festival 2B Continued dedicato alla performance in tutte le sue declinazioni: così al Cairo l’arte contemporanea e lo spettacolo coinvolgono in maniera originale il pubblico. (Ebticar/Mada Masr)
Giocattoli per curare i traumi della guerra
Il progetto fotografico War-Toys di Brian McCarthy, che per oltre vent’anni ha fotografato giocattoli per i più grandi brand internazionali, racconta la guerra in maniera penetrante, e insieme aiuta i piccoli a superare il trauma Ricreare i ricordi di bambini e bambine la cui infanzia è stata travolta dalla guerra, utilizzando i giocattoli trovati in Palestina, Israele, Libano.(Ebticar/Mashallah News)
Marocco: terremoto nello stretto di Gibilterra
(Agenzie). Terremoto nello stretto di Gibilterra nella notte di domenica. L’area tra la Spagna e il Marocco è stata interessata da un sisma di magnitudo 6.3 sulla scala Richter, che ha colpito anche la città di Malaga. Il sisma è stato avvertito, fra l’altro, nella città di Melilla, enclave spagnola in territorio marocchino. Moltissime le chiamate ai […]
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Marocco: insegnanti manifestano contro due decreti controversi
(Agenzie). Migliaia di insegnanti in formazione hanno dimostrato ancora una volta domenica a Rabat per chiedere la rimozione di due decreti ministeriali controversi, più di due settimane dopo alcune manifestazioni violentemente represse dalle forze di sicurezza. I futuri insegnanti di oltre quaranta centri di formazione si sono riuniti in una piazza nella capitale prima di dirigersi verso […]
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Egitto: quinto anniversario della rivoluzione del 25 gennaio
(Agenzie). Sono passati cinque anni da quel 25 gennaio in cui le rivolte popolari hanno messo fine al regime pluriennale dell’ex presidente Hosni Mubarak in Egitto. Negli ultimi due giorni, in diversi discorsi il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi ha elogiato le rivolte del 2011, attraverso le quali il popolo egiziano ha costruito “uno Stato civile, […]
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Siria: “pozione di veleno” americana per l’opposizione
(Al-Hayat). I leader dell’opposizione siriana hanno discusso ieri, 24 gennaio, su come reagire alle proposte del segretario USA John Kerry, che definiscono una “pozione di veleno”. Kerry ha informato il Coordinatore generale dell’opposizione Riad Hijab, durante il loro incontro a Riyadh, che gli Stati Uniti non vedono un’altra via di uscita al conflitto siriano se non la […]
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#Jan25 Cairo
Anniversario triste, il 25 gennaio. cinque anni fa, la rivoluzione di Tahrir. oggi, quei ragazzi egiziani che abbiamo sbattuto in prima pagina e che avremmo invitato volentieri nei nostri inutili salotti, sono in galera, sono stati amnazzati, sono costretti al silenzio, si sono costretti all’esilio, lottano con il grande coraggio e i pochi strumenti cheRead more
Yemen: leader houthi uccisi a Saada
(Asharq Alawsat). Diversi leader houthi sono rimasti uccisi domenica a seguito delle operazioni condotte dalle forze yemenite vicine al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi nel governatorato di Saada, quartier generale delle milizie houthi. Tra i capi gruppo uccisi ci sono alcuni parenti del leader massimo houthi Abdul-Malik Badreddin al-Houthi, come Hussein Badreddin al-Houthi, figlio del fondatore del movimento Houthi […]
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Buongiorno Tunisia
Di Hassouna Mosbahi. Elaph (23/01/2016). Traduzione e sintesi di Antonia Maria Cascone. Il defunto presidente Habib Bourguiba soleva dire, nella maggior parte dei suoi discorsi, e specialmente negli ultimi, alla fine della sua carriera politica, che la Tunisia non doveva temere dai nemici esterni quanto aveva ragione di temere dai suoi stessi figli! Ho il […]
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Dopo una breve pausa sono riprese le partenze di massa dalla Libia, ed in un solo giorno, nelle…
Modificare subito le prassi amministrative per garantire sempre i diritti di ogni straniero soccorso in mare e sbarcato: ricevere…
Pozzallo (Ragusa) sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa), sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa) sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa), sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa) sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa), sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa) sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pozzallo (Ragusa), sbarchi e trattenimento amministrativo: Hotspot da sempre.
Pace in Afghanistan: le precondizioni dei talebani (aggiornato)
Il logo dell’Emirato talebano: apertura? |
La creazione di una sede ufficiale per l’Emirato islamico, la rimozione della lista nera e il decongelamento dei beni, il rilascio dei prigionieri e la fine della “propaganda velenosa” contro l’Emirato. Così il sito ufficiale dei talebani (legati a mullah Mansur) dà conto delle precondizioni che i talebani pongono per il riavvio del negoziato di pace con Kabul. Condizioni presentate a Doha (Qatar) durante il secondo incontro informale promosso da Pugwash, un organizzazione internazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti. E condizioni respinte al mittente oggi dal governo di Kabul.
Nel documento, redatto mentre era in corso l’incontro, i talebani ribadiscono che solo l’Ufficio di Doha (aperto nel 2013 ma poi chiuso dopo le rimostranze di Kabul perché la sede talebana aveva issato lo stendardo dell’emirato) ha le carte in regola per trattare e negoziare. Una puntualizzazione che sembra ribadire che l’interlocutore può essere uno solo (e non la miriade di gruppi in cui si va dividendo il movimento).
Dunque rappresentanti talebani si sono incontrati con persone vicine al governo afgano sabato e domenica: un incontro non ufficiale di due giorni organizzato da Pugwash Conferences on Science and World Affairs. L’incontro di Doha non fa parte del processo di pace ufficiale, che ha già visto due incontri a Islamabad e Kabul ma che per ora si svolge senza talebano ma solo tra funzionari di Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti, impegnati a tracciare una possibile tabella di marcia per la pace. Le precondizioni per aderire sembrano però un passo avanti.
Pugwash aveva organizzato una prima riunione non ufficiale sulla sicurezza in Afghanistan a Doha il 2-3 maggio 2015. L’incontro aveva coinvolto più di 40 partecipanti, che però rappresentavano solo opinioni personali. Questa volta sembra che si sia andati un po’ più in là ma l’incontro arriva in un momento difficile dopo la strage di giornalisti avvenuta a Kabul mercoledi scorso in serata e rivendicata dai talebani. Ferita difficile da rimarginare
* aggiornato il 25 gennaio alle 17.00
Pace in Afghanistan: le precondizioni dei talebani (aggiornato)
Il logo dell’Emirato talebano: apertura? |
La creazione di una sede ufficiale per l’Emirato islamico, la rimozione della lista nera e il decongelamento dei beni, il rilascio dei prigionieri e la fine della “propaganda velenosa” contro l’Emirato. Così il sito ufficiale dei talebani (legati a mullah Mansur) dà conto delle precondizioni che i talebani pongono per il riavvio del negoziato di pace con Kabul. Condizioni presentate a Doha (Qatar) durante il secondo incontro informale promosso da Pugwash, un organizzazione internazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti. E condizioni respinte al mittente oggi dal governo di Kabul.
Nel documento, redatto mentre era in corso l’incontro, i talebani ribadiscono che solo l’Ufficio di Doha (aperto nel 2013 ma poi chiuso dopo le rimostranze di Kabul perché la sede talebana aveva issato lo stendardo dell’emirato) ha le carte in regola per trattare e negoziare. Una puntualizzazione che sembra ribadire che l’interlocutore può essere uno solo (e non la miriade di gruppi in cui si va dividendo il movimento).
Dunque rappresentanti talebani si sono incontrati con persone vicine al governo afgano sabato e domenica: un incontro non ufficiale di due giorni organizzato da Pugwash Conferences on Science and World Affairs. L’incontro di Doha non fa parte del processo di pace ufficiale, che ha già visto due incontri a Islamabad e Kabul ma che per ora si svolge senza talebano ma solo tra funzionari di Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti, impegnati a tracciare una possibile tabella di marcia per la pace. Le precondizioni per aderire sembrano però un passo avanti.
Pugwash aveva organizzato una prima riunione non ufficiale sulla sicurezza in Afghanistan a Doha il 2-3 maggio 2015. L’incontro aveva coinvolto più di 40 partecipanti, che però rappresentavano solo opinioni personali. Questa volta sembra che si sia andati un po’ più in là ma l’incontro arriva in un momento difficile dopo la strage di giornalisti avvenuta a Kabul mercoledi scorso in serata e rivendicata dai talebani. Ferita difficile da rimarginare
* aggiornato il 25 gennaio alle 17.00
Appello al fianco degli accademici turchi
Da settimane in Turchia è in corso un vero e proprio attacco ai danni della popolazione curda, in particolare nell’est del paese: a Sur, Silvan, Nusaybin, Cizre, così come in molte altre città, attraverso un coprifuoco che dura ormai da due mesi, si è venuto a delineare un vero e proprio scenario di guerra, nella quale l’esercito turco continua ad attentare con l’utilizzo di armi pesanti alle vite dei curdi.
Tunisia: torna la rivoluzione?
Santiago Alba Rico Nel gennaio 2011, in piena rivoluzione tunisina, venne pubblicata una mappa che mostrava il rapporto tra distribuzione della povertà e diffusione delle proteste contro il regime di Ben Ali: al taglio verticale est/ovest si affiancava uno spesso tratto nero nel centro-ovest, dove maggiormente si concentrava la povertà e da dove (Sidi Bouzid, Kasserine, Thala) l’intifada si era […]
Tunisia: torna la rivoluzione?
Santiago Alba Rico Nel gennaio 2011, in piena rivoluzione tunisina, venne pubblicata una mappa che mostrava il rapporto tra distribuzione della povertà e diffusione delle proteste contro il regime di Ben Ali: al taglio verticale est/ovest si affiancava uno spesso tratto nero nel centro-ovest, dove maggiormente si concentrava la povertà e da dove (Sidi Bouzid, Kasserine, Thala) l’intifada si era […]
Tunisia: torna la rivoluzione?
Santiago Alba Rico Nel gennaio 2011, in piena rivoluzione tunisina, venne pubblicata una mappa che mostrava il rapporto tra distribuzione della povertà e diffusione delle proteste contro il regime di Ben Ali: al taglio verticale est/ovest si affiancava uno spesso tratto nero nel centro-ovest, dove maggiormente si concentrava la povertà e da dove (Sidi Bouzid, Kasserine, Thala) l’intifada si era […]
Siria: le poche scelte dell’opposizione
Harfoush nell’articolo pubblicato oggi 24-01-2016, accusa gli Stati Uniti di aver abbandonato la Siria. Invece di accennare a una “soluzione militare” contro Daesh, come ha fatto il vice presidente Usa, Joe Biden, era meglio fare questa minaccia tanto tempo fa al regime di al-Assad per risparmiare il sangue siriano che si sparge da più di […]
L’articolo Siria: le poche scelte dell’opposizione sembra essere il primo su Arabpress.
Tunisia: l’indignazione si fa social
(RFI). A cinque anni dalla rivoluzione del 2011, la Tunisia ha vissuto una settimana di agitazione sociale che ha visto come epicentro delle contestazioni di nuovo il centro del Paese, Kasserine. Un giovane disoccupato è morto provocando un’ondata di indignazione sulla rete sociale. Ridha Yahyaoui è morto il 16 gennaio fulminato su un palo della luce sul quale […]
L’articolo Tunisia: l’indignazione si fa social sembra essere il primo su Arabpress.
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]
Le foto dell’Afghanistan
Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti riguardanti […]
60 Seconds!
Spaceforce Rogue Universe HD
Tap Heroes
Enola
Baila Latino
Poly Bridge
Chronicle Keepers The Dreaming Garden
Spy Bugs
Loot Hero DX
Redemption Eternal Quest
Street Arena
Wave of Darkness
Victor Vran
Gryphon Knight Epic
Grey Goo
Legend of Kay Anniversary
Dream
Industry giant II
Mos Speedrun 2
Airscape The Fall of the Gravity
Gli studenti pakistani non hanno paura – TPI
January 22, 2016 at 04:24PM
Iran, business Italia ai blocchi di partenza
January 22, 2016 at 12:11PM
La Tunisia dichiara il coprifuoco
January 22, 2016 at 06:03PM
Migranti:sale a 34 morti bilancio naufragio Kalolimnos
http://ift.tt/1lH9hLT
Nel complesso in due incidenti le vittime sono 41
migrano
via RSS diAnsamed — ANSA.it
Turchia: per gli americani il PKK è come Daesh
(Agenzie). Il vicepresidente Usa Joe Biden, in visita ufficiale in Turchia, ha dichiarato che gli Stati Uniti non escludono un intervento militare in Siria per sconfiggere Daesh. Parole che hanno provocato la reazione della Russia, costringendo la Casa Bianca a spiegare che non c‘è alcun cambiamento nella posizione americana. Alcune fonti diplomatiche hanno anzi annunciato che Russia e Stati Uniti […]
L’articolo Turchia: per gli americani il PKK è come Daesh sembra essere il primo su Arabpress.
Ahead of revolution anniversary, Egyptians take to the streets
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
Come sta, oggi, Deir Ezzor
Sì, l’organizzazione Stato Islamico ammazza i civili a Deir Ezzor. In maniere terribili. Ma nelle ultime 24 ore almeno 100 civili sono morti sotto i bombardamenti russi. E non vedo […]
In programma ennesimo vertice straordinario europeo ( “informale”, dunque che non adotta decisioni…
legislative), ma non ci sono idee nuove sul tavolo, mentre si fa sempre più concreta la prospettiva di una sospensione a tempo…
In programma ennesimo vertice straordinario europeo ( “informale”, dunque che non adotta decisioni…
legislative), ma non ci sono idee nuove sul tavolo, mentre si fa sempre più concreta la prospettiva di una sospensione a tempo…
Kasserine: torna la rivolta
Santiago Alba Rico Nel quinto anniversario della rivoluzione, la Tunisia è di nuovo in tumulto: un déjà vu che preannuncia molte difficoltà. Abbiamo già visto tutto. Tutto si ripete. Venerdì scorso a Kasserine, città centro-occidentale a 300 km dalla capitale, un giovane disoccupato di 28 anni, Ridha Yahyaoui, protestava perché il suo nome era sparito da un elenco di contratti […]
Kasserine: torna la rivolta
Santiago Alba Rico Nel quinto anniversario della rivoluzione, la Tunisia è di nuovo in tumulto: un déjà vu che preannuncia molte difficoltà. Abbiamo già visto tutto. Tutto si ripete. Venerdì scorso a Kasserine, città centro-occidentale a 300 km dalla capitale, un giovane disoccupato di 28 anni, Ridha Yahyaoui, protestava perché il suo nome era sparito da un elenco di contratti […]
Kasserine: torna la rivolta
Santiago Alba Rico Nel quinto anniversario della rivoluzione, la Tunisia è di nuovo in tumulto: un déjà vu che preannuncia molte difficoltà. Abbiamo già visto tutto. Tutto si ripete. Venerdì scorso a Kasserine, città centro-occidentale a 300 km dalla capitale, un giovane disoccupato di 28 anni, Ridha Yahyaoui, protestava perché il suo nome era sparito da un elenco di contratti […]
Lettera di una madre. (Da sotto il mare).
Pubblichiamo questa storia tratta dal blog di Gianluca Grossi, reporter e fotografo.
Lettera di una madre. (Da sotto il mare).
Pubblichiamo questa storia tratta dal blog di Gianluca Grossi, reporter e fotografo.
Richiesta di attivazione di infopoint sul confine Adaševci/Serbo-Croato
Carissimi,
Nelle ultime settimane abbiamo fornito infopoint temporanei in vari punti, uno dei quali alla stazione di servizio vicino a Ada…
Richiesta di attivazione di infopoint sul confine Adaševci/Serbo-Croato
Carissimi,
Nelle ultime settimane abbiamo fornito infopoint temporanei in vari punti, uno dei quali alla stazione di servizio vicino a Ada…
Italia: prete rifiuta di dare l’estrema unzione a immigrata marocchina
(Hespress). La notizia ha girato ieri in Italia per arrivare oggi, 23 gennaio, alla stampa marocchina. Il sito Hespress dà il suo punto di vista. Il parroco della chiesa cattolica di una piccola città alla periferia di Savona, ha rifiutato l’istituzione dei riti cristiani per la sepoltura del corpo di un’immigrata marocchina morta di recente a causa del crollo di […]
L’articolo Italia: prete rifiuta di dare l’estrema unzione a immigrata marocchina sembra essere il primo su Arabpress.
Italia: prete rifiuta di dare l’estrema unzione a immigrata marocchina
(Hespress). La notizia ha girato ieri in Italia per arrivare oggi, 23 gennaio, alla stampa marocchina. Il sito Hespress dà il suo punto di vista. Il parroco della chiesa cattolica di una piccola città alla periferia di Savona, ha rifiutato l’istituzione dei riti cristiani per la sepoltura del corpo di un’immigrata marocchina morta di recente a causa del crollo di […]
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Il governo egiziano nei negoziati per la diga Al-Nahda
Di Mustafa Ashur. Al-Araby al-Jadeed (21/01/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri. La faccenda dei negoziati del governo egiziano sulla questione della diga Al-Nahda (la Grand Reinassance Dam), che risponda alle richieste del suo popolo, preservi i suoi diritti storici e soprattutto la sua sicurezza nazionale, è alquanto bizzarra. Intanto, le dichiarazioni del governo sollevano molti punti […]
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Il governo egiziano nei negoziati per la diga Al-Nahda
Di Mustafa Ashur. Al-Araby al-Jadeed (21/01/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri. Bizzarra la faccenda del governo egiziano e del suo negoziatore, che starebbe cercando una soluzione alla questione della diga Al-Nahda (la Grand Reinassance Dam) che risponda alle richieste del suo popolo e preservi i suoi diritti storici, ma soprattutto la sua sicurezza nazionale. Intanto, […]
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Libia: nuove truppe da USA e UE in arrivo
(Asharq Al-Awsat). Decine di militari americani, britannici e russi sono arrivati a sostegno del nuovo governo di unità nazionale in Libia. Lo riferiscono fonti di sicurezza locali. Il governo, sempre secondo tali fonti, prevede anche l’arrivo di truppe francesi. Le truppe sono atterrate nella base militare di Gamal Abel Nasser, a sud di Tobruk dove ha sede il […]
L’articolo Libia: nuove truppe da USA e UE in arrivo sembra essere il primo su Arabpress.
Libia: nuove truppe da USA e UE in arrivo
(Asharq Al-Awsat). Decine di militari americani, britannici e russi sono arrivati a sostegno del nuovo governo di unità nazionale in Libia. Lo riferiscono fonti di sicurezza locali. Il governo, sempre secondo tali fonti, prevede anche l’arrivo di truppe francesi. Le truppe sono atterrate nella base militare di Gamal Abel Nasser, a sud di Tobruk dove ha sede il […]
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Perché ci conviene avere l’Iran alleato
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Perché ci conviene avere l’Iran alleato
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Perché ci conviene avere l’Iran alleato
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Tunisia: la protesta di Kasserine e i rischi di una ricaduta
Di Mohamed Hnidd. Arabi21 (21/01/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi. Gli eventi che si susseguono in Tunisia, culla della Primavera Araba, mettono in guardia sulla direzione che potrebbe prendere il difficile cammino di transizione. Ma il recente ritorno dell’ondata rivoluzionaria sottolinea i limiti e il fallimento di questo lungo e tortuoso processo di transizione democratica che […]
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Tunisia: la protesta di Kasserine e i rischi di una ricaduta
Di Mohamed Hnidd. Arabi21 (21/01/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi. Gli eventi che si susseguono in Tunisia, culla della Primavera Araba, mettono in guardia sulla direzione che potrebbe prendere il difficile cammino di transizione. Ma il recente ritorno dell’ondata rivoluzionaria sottolinea i limiti e il fallimento di questo lungo e tortuoso processo di transizione democratica che […]
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Siria: slittata al 27 la data del tavolo di pace a Ginevra
(Agenzie). La data del 25 gennaio a Ginevra per i colloqui di pace sul conflitto in Siria slitterà probabilmente al 27 dello stesso mese o oltre. Lo ha affermato all’agenzia Sputnik il vice capo della delegazione dell’opposizione siriana, George Sabra. “Essendo solo una tra le parti dei colloqui”, ha sottolineato Sabra, “non siamo legati a una […]
L’articolo Siria: slittata al 27 la data del tavolo di pace a Ginevra sembra essere il primo su Arabpress.
Siria: slittata al 27 la data del tavolo di pace a Ginevra
(Agenzie). La data del 25 gennaio a Ginevra per i colloqui di pace sul conflitto in Siria slitterà probabilmente al 27 dello stesso mese o oltre. Lo ha affermato all’agenzia Sputnik il vice capo della delegazione dell’opposizione siriana, George Sabra. “Essendo solo una tra le parti dei colloqui”, ha sottolineato Sabra, “non siamo legati a una […]
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Israele: “Tra Iran e Daesh, scelgo Daesh”
(Yedioth Ahronoth). Il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha dichiarato martedì che se dovesse scegliere tra l’Iran e Daesh, “Preferisco Daesh”. Lo ha affermato durante una conferenza all’Istituto per gli Studi di Sicurezza Nazionale (INSS) a Tel Aviv, precisando che “l’Iran è il nostro principale nemico, mentre ho sentito voci dichiarare diversamente”. Il ministro […]
L’articolo Israele: “Tra Iran e Daesh, scelgo Daesh” sembra essere il primo su Arabpress.
Israele: “Tra Iran e Daesh, scelgo Daesh”
(Yedioth Ahronoth). Il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha dichiarato martedì che se dovesse scegliere tra l’Iran e Daesh, “Preferisco Daesh”. Lo ha affermato durante una conferenza all’Istituto per gli Studi di Sicurezza Nazionale (INSS) a Tel Aviv, precisando che “l’Iran è il nostro principale nemico, mentre ho sentito voci dichiarare diversamente”. Il ministro […]
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“L’Europa ha fallito se i bambini continuano a morire di fronte alle coste del Vecchio continente…
“Solo questa settimana sono 27 i bambini che hanno perso la vita durante la traversata: ora che il clima invernale ha reso la traversata…
“L’Europa ha fallito se i bambini continuano a morire di fronte alle coste del Vecchio continente…
“Solo questa settimana sono 27 i bambini che hanno perso la vita durante la traversata: ora che il clima invernale ha reso la traversata…
In Tunisia è ‘Rivoluzione della Dignità’. E intanto scatta il coprifuoco. – COSPE
In Tunisia è ‘Rivoluzione della Dignità’. E intanto scatta il coprifuoco. – COSPE
Lesbo è sola. Reportage fotografico di Fotomovimiento
Pubblichiamo la traduzione (link originale) della descrizione dell’album dall’isola di Lesbo (14/17 gennaio 2016) di Fotomovimiento, che…
Lesbo è sola. Reportage fotografico di Fotomovimiento
Pubblichiamo la traduzione (link originale) della descrizione dell’album dall’isola di Lesbo (14/17 gennaio 2016) di Fotomovimiento, che…
Idomeni: un viaggio tra diritti negati e jungle
A meno di quaranta giorni di distanza, la staffetta #OverTheFortress torna ad Idomeni, al confine greco-macedone.
Idomeni: un viaggio tra diritti negati e jungle
A meno di quaranta giorni di distanza, la staffetta #OverTheFortress torna ad Idomeni, al confine greco-macedone.
Calcio lettera dell’ASGI alla FIGC: non si discriminino i minori stranieri non accompagnati
L’ASGI invia una lettera alla Federazione Italiana Giuoco Calcio: gli affidatari vanno equiparati per legge ai genitori perché ne svolgono…
Calcio lettera dell’ASGI alla FIGC: non si discriminino i minori stranieri non accompagnati
L’ASGI invia una lettera alla Federazione Italiana Giuoco Calcio: gli affidatari vanno equiparati per legge ai genitori perché ne svolgono…
Approvato lo ius soli sportivo. Ora una nuova legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana
Approvato lo “ius soli sportivo”: con la votazione al Senato del 14 gennaio è stato approvato il DDL 1871 che introduce “Disposizioni per…
Approvato lo ius soli sportivo. Ora una nuova legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana
Approvato lo “ius soli sportivo”: con la votazione al Senato del 14 gennaio è stato approvato il DDL 1871 che introduce “Disposizioni per…
La mia prima spesa in arabo, تَسَوُّق tasawwuq
La mia prima spesa in arabo, تَسَوُّق tasawwuq. برتقال, burtuqāl e نارنج, nāranğ. Lettera نون nūn.
La mia prima spesa in arabo, تَسَوُّق tasawwuq
Dopo un mesetto di esercitazioni nell’ascolto, nella pronuncia e nella scrittura, ho provato a fare la spesa (تَسَوَّقَ tasawwaqa). Dalla mia prima spesa (تَسَوُّق tasawwuq) ho portato a casa frutta fresca e qualche conoscenza in più sull’arabo e sulle influenze e i “passaggi” fra diverse lingue e culture. برتقال, burtuqāl e […]
Tunisia: proteste, riunione straordinaria Parlamento – Politica- ANSAMed.it
January 22, 2016 at 11:10AM
Tunisia: proteste, riunione straordinaria Parlamento – Politica- ANSAMed.it
January 22, 2016 at 11:10AM
Migranti: Valls crisi mette a rischio progetto Europa
Migranti: Valls, crisi mette a rischio progetto Europa
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Migranti: Valls crisi mette a rischio progetto Europa
Migranti: Valls, crisi mette a rischio progetto Europa
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Siria, Iraq: 22.000 jihadisti uccisi dalla coalizione anti-Daesh
(Agenzie). Sarebbero circa 22 mila i jihadisti uccisi in Siria e Iraq dall’estate 2014 dall’inizio dei raid della coalizione internazionale contro Daesh. Tra questi, un migliaio sarebbe stato colpito dall’esercito francese. Lo ha dichiarato giovedì il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian a France24, sottolineando che si tratta di un bilancio approssimativo. Secondo Le […]
L’articolo Siria, Iraq: 22.000 jihadisti uccisi dalla coalizione anti-Daesh sembra essere il primo su Arabpress.
Siria, Iraq: 22.000 jihadisti uccisi dalla coalizione anti-Daesh
(Agenzie). Sarebbero circa 22 mila i jihadisti uccisi in Siria e Iraq dall’estate 2014 dall’inizio dei raid della coalizione internazionale contro Daesh. Tra questi, un migliaio sarebbe stato colpito dall’esercito francese. Lo ha dichiarato giovedì il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian a France24, sottolineando che si tratta di un bilancio approssimativo. Secondo Le […]
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Si ringrazia Paola Andrisani di Lunaria per la segnalazione.
Pubblichiamo l’ordinanza del Tribunale di Potenza che riconosce la protezione sussidiaria ad un cittadino nigeriano. Il ricorso è stato…
Sono una persona non una questione politica
Ricerca sulle decisioni del Tribunale di Bologna in materia di protezione internazionale
Pubblichiamo questa interessante ricerca dell’Associazione Asilo in Europa.
Libano: Geagea affretta il ritiro di Hezbollah
Di Zouheir Kseibati. Al-Hayat (20/01/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. Dopo dieci anni della nascita dell’alleanza tra Hezbollah e il Movimento Patriottico Libero capeggiato dal generale Michel Aoun, è nata un’alleanza tra quest’ultimo e il leader del partito Forze Libanesi, Samir Geagea, tramite la sua recente nomina dell’ex rivale alla presidenza della Repubblica. E se […]
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Libano: Geagea affretta il ritiro di Hezbollah
Di Zouheir Kseibati. Al-Hayat (20/01/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. Dopo dieci anni della nascita dell’alleanza tra Hezbollah e il Movimento Patriottico Libero capeggiato dal generale Michel Aoun, è nata un’alleanza tra quest’ultimo e il leader del partito Forze Libanesi, Samir Geagea, tramite la sua recente nomina dell’ex rivale alla presidenza della Repubblica. E se […]
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Marocco: arrestati 3 presunti terroristi di Daesh
(Bladi.net). Tre presunti terroristi affiliati a Daesh sono stati arrestati a Tangeri. Lo ha annunciato il ministero degli Interni in un comunicato. I tre individui, fermati tra il 17 e il 18 febbraio scorso, stavano pianificando di attaccare alcune persone con dei coltelli. Si sospetta anche che stessero progettando delle rapine per finanziarsi il viaggio […]
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Marocco: arrestati 3 presunti terroristi di Daesh
(Bladi.net). Tre presunti terroristi affiliati a Daesh sono stati arrestati a Tangeri. Lo ha annunciato il ministero degli Interni in un comunicato. I tre individui, fermati tra il 17 e il 18 febbraio scorso, stavano pianificando di attaccare alcune persone con dei coltelli. Si sospetta anche che stessero progettando delle rapine per finanziarsi il viaggio […]
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Cucina afghana: kabuli pulao
Chiamato anche qabuli palao o palaw, questo piatto è considerato la specialità nazionale dell’Afghanistan ed è preparato in occasioni molto speciali: scopriamo come preparare il kabuli pulao! Ingredienti: 500g di riso basmati 130ml di olio d’oliva 1kg di carne di agnello o manzo 2 cipolle 3 spicchi d’aglio 1 stecca di cannella 8 bacche di coriandolo 2 cucchiaini di […]
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Marocco: a Rabat una veglia per Leila Alaoui
(Agenzie). Nella serata di oggi, venerdì 22 gennaio, si terrà a Rabat, di fronte alla sede del parlamento, una veglia in memoria di Leila Alaoui, la fotografa franco-marocchina morta lo scorso lunedì a seguito delle ferite riportate durante l’attentato di Ouagadougou. “Noi – la comunità di Rabat, del Marocco e del mondo intero – vogliamo mostrare […]
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Consiglio di lettura: “Frankenstein a Baghdad” di Ahmed Saadawi
Quanti di voi hanno letto il meraviglioso romanzo di Mary Schelley “Frankenstein”? Non parlo di chi è familiare con la storia, grosso modo la conosciamo tutti, ma proprio chi ha letto quel libro. Io, quando lo lessi, lo trovai illuminante. Lo spessore psicologico del mostro mi sorprese, gli effetti che la cattiveria della società ebbero […]
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Dramma nel mare Egeo almeno 15 morti tra cui 6 bambini
Dramma nel mare Egeo, almeno 15 morti tra cui 6 bambini
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Yemen: scomparso giornalista di Al-Jazeera
(Agenzie). Un reporter della televisione panaraba Al-Jazeera è scomparso in Yemen e si ritiene sia stato rapito. Lo riferisce la stessa Al-Jazeera. Hamdi al Bokari è stato visto l’ultima volta lunedì sera a Taiz, nel sud-ovest del Paese, città in sommossa a causa dei combattimenti tra i ribelli sciiti Houthi e forze locali fedeli al governo del […]
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Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
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Il profumo di Colonia – all’insegna della qualità
Se cerchi un imam, uno sheykh, un mufti che dice cose retrograde, misogene, criptonaziste, etc. lo troverai, perché il mondo è pieno di stronzi – più o meno musulmani. REN […]
Dozens of refugees missing in deadly sinkings off Greek islands | Middle East Eye
January 22, 2016 at 08:55AM
Tunisie- Les manifestations gagnent la ville de Medenine
January 21, 2016 at 02:16PM
Somalie: au moins 19 morts dans l’attaque contre un restaurant de Mogadiscio | Slate Afrique
January 22, 2016 at 08:45AM
On Doctrine, Politics, and Boko Haram | Sahel Blog
January 21, 2016 at 02:41PM
Ex Gaddafi money man returns – LIBYA – Maghreb Confidential
January 21, 2016
“Yousef e Farhad”: una graphic novel sui gay in Iran
January 21, 2016 at 11:43AM
“Yousef e Farhad”: una graphic novel sui gay in Iran
January 21, 2016 at 11:43AM
200 Brazilian academics pledge support for academic boycott of Israel
January 21, 2016 at 04:24PM
Rights group: 1,015 Syrian civilians killed in Russian strikes
January 21, 2016 at 03:55PM
Local al-Qaeda leader latest opposition figure assassinated in Syria | Middle East Eye
January 21, 2016 at 10:57AM
Libia: pressioni per l’approvazione del nuovo governo
Di Ali Sheib. Al-Hayat (20/01/2016). Traduzione e sintesi di Paola Conti. È stata annunciata a Tunisi la formazione del nuovo governo di unità nazionale libico in virtù dell’accordo firmato il mese scorso, sotto l’egida della Nazioni Unite. Tale nuovo governo deve ora ottenere la fiducia della Camera dei rappresentanti di Tobruk (il parlamento di Tobruk) . […]
L’articolo Libia: pressioni per l’approvazione del nuovo governo sembra essere il primo su Arabpress.
Qatari school forced to withdraw ‘indecent’ Snow White book | Middle East Eye
January 21, 2016 at 05:01PM
Iran News Round Up – January 21, 2016 | Critical Threats
January 22, 2016 at 12:39AM
Iran News Round Up – January 21, 2016 | Critical Threats
January 22, 2016 at 12:39AM
Arab Media & Society
January 21, 2016 at 01:00AM
Russia sends soldiers engineers to Qamishli near Turkish border | MENAFN.COM
January 21, 2016 at 10:20AM
Almost 19000 Iraqi civilians killed in 22 month long conflict: UN report | MENAFN.COM
January 21, 2016 at 10:20AM
Tunisia unemployment protests spread to capital – Al Jazeera English
January 22, 2016 at 06:01AM
Takoua, il velo e la Tunisia a fumetti | Q CODE Magazine
January 22, 2016 at 05:28AM
Takoua, il velo e la Tunisia a fumetti | Q CODE Magazine
January 22, 2016 at 05:28AM
L’Isis dimezza lo stipendio ai suoi combattenti – TPI
January 21, 2016 at 04:35PM
L’Isis dimezza lo stipendio ai suoi combattenti – TPI
January 21, 2016 at 04:35PM
Several killed in police raid on Cairo apartment – Al Jazeera English
January 21, 2016 at 10:43PM
Chess forbidden in Islam, rules Saudi mufti, but issue not black and white | World news | The Guardian
Sui migranti, scricchiola la politica del compromesso in Germania – Limes
January 21, 2016 at 04:26PM
Sui migranti, scricchiola la politica del compromesso in Germania – Limes
January 21, 2016 at 04:26PM
Gentiloni, a Italia ruolo forte crisi Mo e migranti – MAE- ANSAMed.it
January 21, 2016 at 05:22PM
Autobombe in un ristorante a Mogadiscio, 7 morti
January 21, 2016 at 09:20PM
I media nel mirino
L’autobus distrutto dall’auto bomba (foto da ToloNews) |
Ricoverati all’ospedale di Emergency a Kabul, la maggior parte dei feriti dell’attacco di mercoledi sera nella capitale cerca di uscire dall’incubo di una giornata che la Federazione afgana dei giornalisti (Ajf) ha definito il “Mercoledi nero” della storia dei media locali. Era già buio quando un’auto piena di esplosivo ha colpito un autobus privato con a bordo oltre trenta persone che provenivano dal centro di produzione Kaboora Production, un gruppo collegato a Tolo Tv, la più nota emittente afgana, ma che lavora anche per altri media. L’obiettivo era però però proprio Tolo Tv, non importa se giornalisti, autisti, membri dello staff. L’esplosione ha ucciso sette perone e ne ha ferite 26, alcune delle quali sono ancora in gravi condizioni. Considerato dai giornalisti afgani un crimine contro l’umanità, l’attentato dei talebani voleva punire un’emittente che – spiegava ieri il comunicato ufficiale sul sito della guerriglia in turbante – «…è la più grande rete del Paese e promuove oscenità, laicità, cultura straniera e nudità. L’Emirato islamico – prosegue la nota con un distinguo che, più che rassicurare, diventa pura intimidazione – vuole chiarire che l’attacco a Tolo non era diretto ai media, ma a una rete di intelligence avversa alla nostra unità nazionale e ai nostri valori religiosi e nazionali».
La condanna, nazionale e internazionale, da Human Rights Watch alla missione dell’Onu a Kabul (Unama) alle organizzazioni di giornalisti, non si fa attendere mentre i talebani alzano il tiro con quello che è un attentato senza precedenti nella storia del Paese: singoli individui sono stati presi di mira, rapiti, intimiditi e anche uccisi. Ma questa è una strage che indica un salto di qualità preoccupante. Che non convince però nemmeno gli ulema e diversi teologi prendono posizione definendo «sacra» la professione del giornalista e l’attentato un «crimine contro l’umanità e contro l’islam». Il governo, non in grado di garantire la sicurezza, assicura almeno la sua solidarietà e rivela che le indagini dimostrano come la quantità di esplosivo utilizzata fosse enorme: per produrre il più alto numero di vittime. Questi i nomi dei giornalisti uccisi: Mohammad Jawad Hussaini, Zainab Mirzaee, Mehri Azizi, Mariam Ibrahimi, Mohammad Hussain, Mohammad Ali Mohammadi, Hussain Amiri.
Intanto, faticosamente, si cerca di mettere in piedi un processo negoziale coi talebani che gli attentati non aiutano. Si sono già svolte due riunioni “quadrilaterali” con Pakistan, Afghanistan, Cina e Stati Uniti e ieri il pachistano Nawaz Sharif e l’afgano Ashraf Ghani hanno incontrato in “trilaterale” il vicepresidente americano Joe Biden a Davos per dar forza all’iniziativa. Per ora cosparsa di sangue
I media nel mirino
L’autobus distrutto dall’auto bomba (foto da ToloNews) |
Ricoverati all’ospedale di Emergency a Kabul, la maggior parte dei feriti dell’attacco di mercoledi sera nella capitale cerca di uscire dall’incubo di una giornata che la Federazione afgana dei giornalisti (Ajf) ha definito il “Mercoledi nero” della storia dei media locali. Era già buio quando un’auto piena di esplosivo ha colpito un autobus privato con a bordo oltre trenta persone che provenivano dal centro di produzione Kaboora Production, un gruppo collegato a Tolo Tv, la più nota emittente afgana, ma che lavora anche per altri media. L’obiettivo era però però proprio Tolo Tv, non importa se giornalisti, autisti, membri dello staff. L’esplosione ha ucciso sette perone e ne ha ferite 26, alcune delle quali sono ancora in gravi condizioni. Considerato dai giornalisti afgani un crimine contro l’umanità, l’attentato dei talebani voleva punire un’emittente che – spiegava ieri il comunicato ufficiale sul sito della guerriglia in turbante – «…è la più grande rete del Paese e promuove oscenità, laicità, cultura straniera e nudità. L’Emirato islamico – prosegue la nota con un distinguo che, più che rassicurare, diventa pura intimidazione – vuole chiarire che l’attacco a Tolo non era diretto ai media, ma a una rete di intelligence avversa alla nostra unità nazionale e ai nostri valori religiosi e nazionali».
La condanna, nazionale e internazionale, da Human Rights Watch alla missione dell’Onu a Kabul (Unama) alle organizzazioni di giornalisti, non si fa attendere mentre i talebani alzano il tiro con quello che è un attentato senza precedenti nella storia del Paese: singoli individui sono stati presi di mira, rapiti, intimiditi e anche uccisi. Ma questa è una strage che indica un salto di qualità preoccupante. Che non convince però nemmeno gli ulema e diversi teologi prendono posizione definendo «sacra» la professione del giornalista e l’attentato un «crimine contro l’umanità e contro l’islam». Il governo, non in grado di garantire la sicurezza, assicura almeno la sua solidarietà e rivela che le indagini dimostrano come la quantità di esplosivo utilizzata fosse enorme: per produrre il più alto numero di vittime. Questi i nomi dei giornalisti uccisi: Mohammad Jawad Hussaini, Zainab Mirzaee, Mehri Azizi, Mariam Ibrahimi, Mohammad Hussain, Mohammad Ali Mohammadi, Hussain Amiri.
Intanto, faticosamente, si cerca di mettere in piedi un processo negoziale coi talebani che gli attentati non aiutano. Si sono già svolte due riunioni “quadrilaterali” con Pakistan, Afghanistan, Cina e Stati Uniti e ieri il pachistano Nawaz Sharif e l’afgano Ashraf Ghani hanno incontrato in “trilaterale” il vicepresidente americano Joe Biden a Davos per dar forza all’iniziativa. Per ora cosparsa di sangue
Si ringrazia l’Avv. Noris Morandi per la segnalazione.
Pubblichiamo due recenti provvedimenti del Tribunale di Firenze con cui è stato ordinato ai competenti uffici dello stato civile di due…
A Catania le associazioni si confrontano con la Questura e con Frontex
Giovedì 14 gennaio si è svolto a Catania, presso la sala stampa della Questura, un incontro tra le associazioni, i rappresentanti della…
Refugee: una mostra fotografica che racconta il Baobab
In questi mesi, diversi sono stati i fotografi che hanno documentato l’”esperienza del Baobab”.
Oumo, una giovane donna sub-sahariana, sta fuggendo dalle persecuzioni che hanno causato la morte…
L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), il Fondo per la Popolazione dell’ONU (UNFPA) e la Commissione per le Donne Rifugiate (WRC) esprimono…
Al buio e con le porte bloccate. Quel treno spettrale che porta i profughi in Austria
Niccolò Zancan, La Stampa, 20 gennaio 2016
Inviato a Jesenice (Slovenia) ¶
Il treno speciale dei profughi arriva al binario 3 ogni sera.
Diritti LGBT solidarietà tra Italia e Tunisia durante le manifestazioni di #SvegliatItalia
Pubblichiamo il comunicato del sito interculturale LGBT ilgrandecolibri.com
Appello: La verità sul sistema Hot Spot — Violazioni e illegalità a Lampedusa
Il Progetto Melting Pot Europa aderisce all’appello promosso dalla realtà sociali ed associative siciliane.
Al Salone del Libro “Visioni” e cultura araba
Si svolgerà dal 12 al 19 maggio a Torino, al Lingotto, la 29^ edizione della kermesse internazionale. Dopo le polemiche e i buchi di bilancio, nuova progettualità e sostegni. Tra gli ospiti: il direttore del Museo del Bardo di Tunisi, Moncef Ben Moussa, il poeta siriano libanese Adonis, il narratore algerino Yasmina Khadra
Alfano presiede la prima riunione del Consiglio per le relazioni con l’Islam Italiano | Ministero dell‘Interno
Disuguaglianze economiche | Q CODE Magazine
January 21, 2016 at 05:21AM
Un bambino musulmano accusato di terrorismo per un errore ortografico nel Regno Unito – TPI
January 20, 2016 at 03:23PM
Russian air strikes kill over 1,000 civilians in Syria – Al Jazeera English
January 20, 2016 at 06:44PM
Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English
January 21, 2016 at 08:46AM
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
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Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
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Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
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Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
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Il Tagikistan taglia 13.000 barbe?
Ditemi se questo è il modo. Tagliano barbe e chiudono negozi dove si vendono veli. Tajikistan shaves 13,000 beards in ‘radicalism’ battle – Al Jazeera English In questo modo ci […]
Bruxelles vuole cestinare le regole di Dublino sui migranti
Bruxelles vuole cestinare le “regole di Dublino” sui migranti
http://ift.tt/23eSd1Y
I migranti invisibili dAlgeria
I migranti invisibili d’Algeria
http://ift.tt/1RzPvQK ¶
Hanno messo dei tappeti sul pavimento e delle grandi tende dorate che dividono…
Ue rispetti impegni Turchia o nuova ondata profughi
http://ift.tt/1ZO8mfC
Permessi di lavoro e stretta visti, prove impegno Ankara
migrano, Recently Read
via RSS diAnsamed — ANSA.it
Iraqi Kurdistan: Lack of Democracy Overshadows Dream of Independence | Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI)
January 13, 2016 at 12:51PM
Turkey-Daesh: Is the Honeymoon Over? | Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI)
January 18, 2016 at 06:41PM
The Mosul Dam and the Italian Role What are the Risks? | Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI)
January 20, 2016 at 10:53AM
Attacco del gruppo Stato islamico al centro petrolifero di Ras Lanuf, in Libia – Internazionale
January 21, 2016 at 09:36AM
Migranti: Gentiloni, cambiare Dublino per salvare Schengen – MAE- ANSAMed.it
January 20, 2016 at 05:45PM
Pakistan, ancora una strage a scuola
A distanza di poco più di un anno da quando un commando talebano ha attaccato una scuola militare a Peshawar uccidendo oltre 140 persone, lo scenario si ripete. Questa volta siamo alla Bacha Khan University di Charsadda, sempre nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa di cui Peshawar è la capitale. L’università è intitolata al pashtun della Frontiera del Nord Ovest (così si chiamava la provincia nel Raj britannico): un uomo che, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, aveva fondato un movimento non violento ancor prima di Gandhi, anche se è ricordato come il “Gandhi musulmano”. Gli studenti stanno proprio commemorando il personaggio che è dunque un simbolo anche della lotta pacifista e di un islam non combattente. Il commando entra nell’ateneo: sarebbero in una decina a scalare le mura dell’edifico. Hanno armi automatiche e cinture esplosive (quest’ultima ipotesi è poi stata smentita dalle autorità: i guerriglieri volevano fuggire dopo l’attacco). Il massacro va in onda poco dopo anche se assai più contenuto rispetto alle aspettative. I morti tra chi era nell’istituto sarebbero (finora) almeno 21 ma non è chiaro se nel conto ci siano quattro guerriglieri che l’esercito sostiene di aver ucciso.
La battaglia dura ore e la resistenza dei mujaheddin viene vinta con difficoltà. Ma il rapido intervento delle forze di sicurezza sembra aver ridotto l’impatto che i terroristi volevano ottenere. La rivendicazione non tarda ad arrivare anche se con un giallo sulla firma. Si fa vivo lo stesso personaggio che già aveva rivendicato la strage di Peshawar, quell’Umar Mansur del Tehreek Taliban Pakistan (Ttp), i talebani pachistani. E’ il capo della fazione Geedar del cartello nato nel 2007 e la rivendicazione la posta sui social network. Ma, dopo qualche ora, arriva la smentita di uno dei portavoce storici del movimento, Mohammad Khorasani, che anzi condanna l’azione come contraria alla legge coranica. Le cose, come spesso accade, si confondono: dal 2014, dopo la morte di Hakimullah Meshud, il Ttp si è diviso in diverse fazioni e ha visto secessioni, espulsioni, lotte intestine. La smentita vuol dire che Mansur è fuori o che Khorasani non controlla più il cartello? E chi è uscito da che parte sta? Alcuni membri del Ttp sono passati a Daesh. Mansur a chi fa capo?
Intanto la polizia e l’esercito procedono ai riconoscimenti dei cadaveri e cercano di ricostruire le conversazioni telefoniche. Spunta – era già avvenuto per Peshawar – una pista afgana che, in effetti, porta a Mansur che nel vicino Paese avrebbe la sua base operativa. Un brutto colpo al tentativo che Pakistan e Afghanistan, con l’aiuto di Cina e Usa, stanno mettendo in piedi per creare le condizioni di un negoziato tra Kabul e i talebani afgani. Il fatto che il Ttp o una sua fazione più o meno in linea agiscano dall’Afghanistan non può che guastare i lavori già in salita di questa “Quadrilaterale” che si è già riunita a Islamabad e Kabul e che ha in agenda una nuova riunione a breve. Tutto si basa, per cominciare, sul tentativo di ristabilire buoni rapporti tra Islamabad e Kabul.
L’azione è comunque una risposta all’operazione Zarb e Azb, un chiodo fisso per Mansur che vuole punire militari traditori e politici apostati. Proprio nel dicembre scorso, i primi 18 mesi di Zarb e Azb – il cui compito era spazzare via la guerriglia locale e straniera dal Waziristan – sono stati definiti un grande successo che ha visto circa 30mila soldati impegnati nell’area tribale col sostegno dell’aviazione. Secondo le forze armate pachistane son stati uccisi 3.400 terroristi e distrutti 837 nascondigli. Oltre 13mila gli operativi militari. Le vittime tra i soldati ammontano a 488 morti e 1.914 feriti. Delle vittime civili invece non si sa nulla: nessuna secondo i militari, affermazione non verificabile. Quanto al numero degli sfollati, nel luglio 2014 erano – dice la stampa locale -– un milione… su una popolazione del Waziristan stimata tra le 4 e le 5oomila unità. Il 40% degli sfollati sarebbe ora – dice sempre l’esercito – rientrato a casa.
Zarb e Azb è stata accompagnata da una politica di ammorbidimento delle relazioni con Kabul e da un lavoro di pressione sui talebani afgani, che hanno finora sempre goduto del sostegno più o meno diretto di Islamabad che adesso invece li starebbe convincendo a trattare. Ma ecco che da quando questa politica è iniziata, stragi, attentati, attacchi sono aumentati e spesso senza firma o con firme e responsabilità confuse. Quest’attacco fa parte della strategia che vuole minare gli sforzi di pace? Possibilissimo e cosa c’è di meglio che far notizia ammazzando giovani studenti. Nell’università del Gandhi pachistano.
Pakistan, ancora una strage a scuola
A distanza di poco più di un anno da quando un commando talebano ha attaccato una scuola militare a Peshawar uccidendo oltre 140 persone, lo scenario si ripete. Questa volta siamo alla Bacha Khan University di Charsadda, sempre nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa di cui Peshawar è la capitale. L’università è intitolata al pashtun della Frontiera del Nord Ovest (così si chiamava la provincia nel Raj britannico): un uomo che, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, aveva fondato un movimento non violento ancor prima di Gandhi, anche se è ricordato come il “Gandhi musulmano”. Gli studenti stanno proprio commemorando il personaggio che è dunque un simbolo anche della lotta pacifista e di un islam non combattente. Il commando entra nell’ateneo: sarebbero in una decina a scalare le mura dell’edifico. Hanno armi automatiche e cinture esplosive (quest’ultima ipotesi è poi stata smentita dalle autorità: i guerriglieri volevano fuggire dopo l’attacco). Il massacro va in onda poco dopo anche se assai più contenuto rispetto alle aspettative. I morti tra chi era nell’istituto sarebbero (finora) almeno 21 ma non è chiaro se nel conto ci siano quattro guerriglieri che l’esercito sostiene di aver ucciso.
La battaglia dura ore e la resistenza dei mujaheddin viene vinta con difficoltà. Ma il rapido intervento delle forze di sicurezza sembra aver ridotto l’impatto che i terroristi volevano ottenere. La rivendicazione non tarda ad arrivare anche se con un giallo sulla firma. Si fa vivo lo stesso personaggio che già aveva rivendicato la strage di Peshawar, quell’Umar Mansur del Tehreek Taliban Pakistan (Ttp), i talebani pachistani. E’ il capo della fazione Geedar del cartello nato nel 2007 e la rivendicazione la posta sui social network. Ma, dopo qualche ora, arriva la smentita di uno dei portavoce storici del movimento, Mohammad Khorasani, che anzi condanna l’azione come contraria alla legge coranica. Le cose, come spesso accade, si confondono: dal 2014, dopo la morte di Hakimullah Meshud, il Ttp si è diviso in diverse fazioni e ha visto secessioni, espulsioni, lotte intestine. La smentita vuol dire che Mansur è fuori o che Khorasani non controlla più il cartello? E chi è uscito da che parte sta? Alcuni membri del Ttp sono passati a Daesh. Mansur a chi fa capo?
Intanto la polizia e l’esercito procedono ai riconoscimenti dei cadaveri e cercano di ricostruire le conversazioni telefoniche. Spunta – era già avvenuto per Peshawar – una pista afgana che, in effetti, porta a Mansur che nel vicino Paese avrebbe la sua base operativa. Un brutto colpo al tentativo che Pakistan e Afghanistan, con l’aiuto di Cina e Usa, stanno mettendo in piedi per creare le condizioni di un negoziato tra Kabul e i talebani afgani. Il fatto che il Ttp o una sua fazione più o meno in linea agiscano dall’Afghanistan non può che guastare i lavori già in salita di questa “Quadrilaterale” che si è già riunita a Islamabad e Kabul e che ha in agenda una nuova riunione a breve. Tutto si basa, per cominciare, sul tentativo di ristabilire buoni rapporti tra Islamabad e Kabul.
L’azione è comunque una risposta all’operazione Zarb e Azb, un chiodo fisso per Mansur che vuole punire militari traditori e politici apostati. Proprio nel dicembre scorso, i primi 18 mesi di Zarb e Azb – il cui compito era spazzare via la guerriglia locale e straniera dal Waziristan – sono stati definiti un grande successo che ha visto circa 30mila soldati impegnati nell’area tribale col sostegno dell’aviazione. Secondo le forze armate pachistane son stati uccisi 3.400 terroristi e distrutti 837 nascondigli. Oltre 13mila gli operativi militari. Le vittime tra i soldati ammontano a 488 morti e 1.914 feriti. Delle vittime civili invece non si sa nulla: nessuna secondo i militari, affermazione non verificabile. Quanto al numero degli sfollati, nel luglio 2014 erano – dice la stampa locale -– un milione… su una popolazione del Waziristan stimata tra le 4 e le 5oomila unità. Il 40% degli sfollati sarebbe ora – dice sempre l’esercito – rientrato a casa.
Zarb e Azb è stata accompagnata da una politica di ammorbidimento delle relazioni con Kabul e da un lavoro di pressione sui talebani afgani, che hanno finora sempre goduto del sostegno più o meno diretto di Islamabad che adesso invece li starebbe convincendo a trattare. Ma ecco che da quando questa politica è iniziata, stragi, attentati, attacchi sono aumentati e spesso senza firma o con firme e responsabilità confuse. Quest’attacco fa parte della strategia che vuole minare gli sforzi di pace? Possibilissimo e cosa c’è di meglio che far notizia ammazzando giovani studenti. Nell’università del Gandhi pachistano.
Redimorto
Nel mio elenco di jihadisti rimorti non avevo messo Abu Mu’sab al-Zarqawi. Anche lui è rimorto, ri-ferito, ri-catturato. Da Wikipedia: Reports of his death, detention and injuries Missing leg Claims […]
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L’impatto dell’attentato a Istanbul sui rifugiati siriani
Di Haid Haid. Now Lebanon (19/01/2016). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. L’attentato che ha colpito uno dei luoghi turistici più famosi di Istanbul in Piazza Sultanahmet il 12 gennaio scorso non fa che aumentare la pressione sui rifugiati siriani, non solo in Turchia ma anche in Germania e nel resto d’Europa. Un siriano ha […]
L’articolo L’impatto dell’attentato a Istanbul sui rifugiati siriani sembra essere il primo su Arabpress.
Rifugiate
Solo due link, giusto per ricordarselo https://www.amnesty.org/en/latest/news/2016/01/female-refugees-face-physical-assault-exploitation-and-sexual-harassment-on-their-journey-through-europe/ http://www.unhcr.org/562a150f6.html
Rifugiate
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Solo due link, giusto per ricordarselo https://www.amnesty.org/en/latest/news/2016/01/female-refugees-face-physical-assault-exploitation-and-sexual-harassment-on-their-journey-through-europe/ http://www.unhcr.org/562a150f6.html
Una piattaforma per sviluppare le idee degli imprenditori rifugiati in Europa
Mentre molti considerano i rifugiati arrivati in Europa come un fardello, un’organizzazione dei Paesi Bassi sta cercando tra questi degli imprenditori per farli contribuire all’economia.
Una piattaforma per sviluppare le idee degli imprenditori rifugiati in Europa
Mentre molti considerano i rifugiati arrivati in Europa come un fardello, un’organizzazione dei Paesi Bassi sta cercando tra questi degli imprenditori per farli contribuire all’economia.
Una piattaforma per sviluppare le idee degli imprenditori rifugiati in Europa
Mentre molti considerano i rifugiati arrivati in Europa come un fardello, un’organizzazione dei Paesi Bassi sta cercando tra questi degli imprenditori per farli contribuire all’economia.
Medici per i Diritti Umani deplora vivamente l’intervento che la mattina di martedì 19 gennaio ha…
Lo stabile si trova in una zona industriale del comune di Sesto Fiorentino. Si tratta dell’ex mobilificio Aiazzone, dismesso da diversi…
Migrazione “Corsa a ostacoli verso l’Europa”
19 Gennaio 2016 ¶
MSF denuncia, in un rapporto diffuso oggi a livello internazionale, il catastrofico fallimento dell’Unione Europea nel…
Julio Pino: 5 Fast Facts You Need to Know | Heavy.com
Fine delle sanzioni, ma molti in Iran restano scettici
Di Ali Noorani. Your Middle East (19/01/2016). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. “L’attività commerciale peggiorerà”, afferma Mohamed Ehsani, commerciante nel Gran Bazar di Teheran, mentre uno dei suoi vecchi clienti contratta per avere un asciugamano di 2 dollari ad un prezzo ancora più basso. Frustrato, Ehsani accetta di vendere l’articolo ad un prezzo a […]
L’articolo Fine delle sanzioni, ma molti in Iran restano scettici sembra essere il primo su Arabpress.
La Germania accogliente e antirazzista che non piace ai media italiani
http://ift.tt/1PEQPvD
di Simone Zoppellaro Dopo Colonia, i media ci stanno raccontando un paese che non esiste: la Germania è, e resta…
UMANITARI CON UN OCCHIO AL MERCATO – Lettera22
Migrazione, “Corsa a ostacoli verso l’Europa” | Medici Senza Frontiere Italia
Migranti: Serbia con misure unilaterali effetto a catena
Migranti: Serbia, con misure unilaterali effetto a catena
http://ift.tt/1OFwrdY
Scegliere qualcosa da leggere su IS e jihadismo oggi in Italia
Il mondo, oggi, è pieno di pubblicazioni sull’organizzazione Stato Islamico e sul jihadismo. Migliaia di libri, milioni di articoli. Se c’è una cosa che accomuna la maggior parte di questo […]
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Il mondo, oggi, è pieno di pubblicazioni sull’organizzazione Stato Islamico e sul jihadismo. Migliaia di libri, milioni di articoli. Se c’è una cosa che accomuna la maggior parte di questo […]
Scegliere qualcosa da leggere su IS e jihadismo oggi in Italia
Il mondo, oggi, è pieno di pubblicazioni sull’organizzazione Stato Islamico e sul jihadismo. Migliaia di libri, milioni di articoli. Se c’è una cosa che accomuna la maggior parte di questo […]
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Siria, Iraq: crisi economica anche per Daesh
(Agenzie). Daesh vuole dimezzare gli stipendi dei suoi combattenti in Siria e in Iraq, come ha indicato martedì l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani (OSDH). Secondo l’OSDH, “nessuno sarà esente dal provvedimento, qualsiasi posizione ricopra, ma la distribuzione di beni alimentari continuerà come sempre due volte al mese”. I salari verrebbero ridotti da 400 a 200 dollari […]
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Siria: morto Jihadi John, il boia di Daesh
(Agenzie). Jihadi John è veramente morto. Lo conferma il gruppo jihadista nella rivista di propaganda Dabiq. Il boia britannico di Daesh, il cui vero nome è Mohammed Emazi, è stato colpito da un raid il 12 novembre 2015, quando “l’auto nella quale si trovava è stata colpita da un raid nella città di Raqqa”, recita la […]
L’articolo Siria: morto Jihadi John, il boia di Daesh sembra essere il primo su Arabpress.
“Arabi senza Dio. Ateismo e libertà di culto in Medio Oriente” di Brian Whitaker
“Nella città palestinese di Qalqilya, il 25enne Waleed al-Husseini era stato folgorato da un’idea stravagante anche se irriverente. Aveva deciso che era tempo che Dio avesse una pagina Facebook, e così ne ha creata una. L’ha chiamata ‘Ana Allah (“Io sono Dio”) e il primo post annunciava scherzosamente che in futuro Dio avrebbe comunicato direttamente […]
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Tunisia, normalità ed eccezione
Santiago Alba Rico Se vogliamo comprendere la situazione della Tunisia a cinque anni dalla rivoluzione del 14 gennaio 2011, dobbiamo lasciare da parte le celebrazioni ufficiali tenutesi nel palazzo di Cartagine, dove il presidente più vecchio del pianeta si è scagliato contro i suoi oppositori politici -molti dei quali avevano boicottato la cerimonia- e tornare indietro di qualche giorno, al […]
Tunisia, normalità ed eccezione
Santiago Alba Rico Se vogliamo comprendere la situazione della Tunisia a cinque anni dalla rivoluzione del 14 gennaio 2011, dobbiamo lasciare da parte le celebrazioni ufficiali tenutesi nel palazzo di Cartagine, dove il presidente più vecchio del pianeta si è scagliato contro i suoi oppositori politici -molti dei quali avevano boicottato la cerimonia- e tornare indietro di qualche giorno, al […]
Tunisia, normalità ed eccezione
Santiago Alba Rico Se vogliamo comprendere la situazione della Tunisia a cinque anni dalla rivoluzione del 14 gennaio 2011, dobbiamo lasciare da parte le celebrazioni ufficiali tenutesi nel palazzo di Cartagine, dove il presidente più vecchio del pianeta si è scagliato contro i suoi oppositori politici -molti dei quali avevano boicottato la cerimonia- e tornare indietro di qualche giorno, al […]
La difficile integrazione dei musulmani in Europa
Di ‘Ali Ibrahim. Asharq al-Awsat (19/01/2016). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Non è chiaro ciò che è accaduto la notte di capodanno presso la stazione ferroviaria di Colonia, in Germania, o in altre città europee quando centinaia di donne hanno presentato denunce per molestie sessuali o furti compiuti da centinaia di giovani immigrati che […]
L’articolo La difficile integrazione dei musulmani in Europa sembra essere il primo su Arabpress.
Filantropo con un occhio al mercato
Umanitari ma con l’occhio al mercato. Universali ma con un’agenda personale. Filantropi ma un po’ pelosi. E’ questo il quadro che emerge da una ricerca di Global Policy Forum, “watchdog” indipendente che studia le politiche di Onu, governi e privati e che si interroga sugli effetti della recente ondata filantropica ( Philanthropic Power and Development. Who shapes the agenda?). Per dirla in altre parole, quanto costa a governi e Nazioni Unite il buon cuore dei privati?
«Negli ultimi decenni – scrivono i ricercatori Jens Martens e Karolin Seitz – globalizzazione, deregulation e privatizzazioni hanno facilitato e aumentato il potere di attori privati, in particolarmente delle grandi multinazionali… aziende con attività in decine di Paesi e fatturati miliardari hanno acquisito sia grande influenza sul sistema economico globale sia significativo peso politico». La loro influenza, dice il rapporto, è cresciuta anche sui temi del dibattito politico internazionale, dall’eliminazione della povertà, allo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici, la tutela dei diritti umani. Quando i governi sembrano incapaci di risolvere le sfide globali, questi attori emergenti si presentano come alternativa operativa come «modello che finge di essere più flessibile, efficiente e non burocratico».
Effettivamente, gli ultimi anni hanno visto crescere l’influenza dei sempre sorridenti Bill e Melissa Gates e le stesse Nazioni Unite, così come le agenzie nazionali di cooperazione (è anche il caso dell’Italia) ormai inseriscono sempre il “settore privato” come partner ineludibile: quando non c’è, bisogna trovarlo a ogni costo. Ma questa filantropica invasione è a costo zero ? Porta solo benefici?
Il rapporto racconta di quel 5 giugno 2013 quando a New York si riunirono oltre 150 invitati per l’incontro organizzato dalla rivista Forbes sulla filantropia. Evento aperto dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon: ci sono i Gates, Bono, la Rockefeller Foundation, il miliardario americano Warren Buffett e molti altri. Credit Suisse come sponsor. I partecipanti, che rappresentavano una bella fetta della ricchezza mondiale «hanno discusso – scriveva il magazine – di come usare denaro, fama e talento imprenditoriale per sradicare la povertà». Alla fine del meeting, Forbes ha pubblicato uno speciale dal titolo “Gli imprenditori possono salvare il mondo.”
Di che ricchezza parliamo? Con un patrimonio di più di 360 miliardi di dollari, le 27 più grandi fondazioni del pianeta (19 sono americane) danno circa 15 miliardi di dollari ogni anno in beneficenza. Di gran lunga, il principale donatore è la Bill e Melinda Gates Foundation, che ha un esborso medio di 2 miliardi di dollari l’anno. Poi ci sono i singoli: 137 miliardari provenienti da 14 Paesi (anche africani). C”è l’ex sindaco della grande Mela Michael Bloomberg, il regista statunitense George Lucas il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg o il tycoon cinese Li Ka-shing. In che settori? Soprattutto salute, epidemie, alimentazione e agricoltura.
Verrebbe da dire: che c’è di male? Se non si può cambiare il mondo si faccia almeno la carità. E in effetti quei soldi son messi sul piatto apparentemente a fin di bene. Ma c’è un però. La nascita della filantropia è antica. Data dall’inizio del 1900. Ma i grandi assegni si firmano solo da un paio di decenni. Questi nuovi assegni non vanno solo ai programmi per la povertà ma anche a investimenti nel settore privato: tecnologico, biomedico, agricolo. Alla fine sono anche le corporation a beneficiarne. Si certo, per nuovi vaccini ma anche per promuovere campagne opinabili come quella per gli Ogm: semi “migliorati” che, dicono i critici citati dal dossier «sotto l’apparenza di eliminare la fame in Africa, aprono i mercati africani all’agro-business».
I punti oscuri secondo gli autori sono l’assenza di un quadro dei risultati a lungo termine e la possibilità che i programmi dei privati rispondano più alle loro esigenze che a quelle fissate da Onu, governi e organismi intergovernativi. Col rischio di minare la credibilità degli organi decisionali responsabili pubblicamente e di indebolire la governance democratica. Par di capire che molti donatori privati guardino al pianeta non solo come un insieme di persone da aiutare ma anche come un grande mercato da sviluppare. A fin di bene ovviamente.
Filantropo con un occhio al mercato
Umanitari ma con l’occhio al mercato. Universali ma con un’agenda personale. Filantropi ma un po’ pelosi. E’ questo il quadro che emerge da una ricerca di Global Policy Forum, “watchdog” indipendente che studia le politiche di Onu, governi e privati e che si interroga sugli effetti della recente ondata filantropica ( Philanthropic Power and Development. Who shapes the agenda?). Per dirla in altre parole, quanto costa a governi e Nazioni Unite il buon cuore dei privati?
«Negli ultimi decenni – scrivono i ricercatori Jens Martens e Karolin Seitz – globalizzazione, deregulation e privatizzazioni hanno facilitato e aumentato il potere di attori privati, in particolarmente delle grandi multinazionali… aziende con attività in decine di Paesi e fatturati miliardari hanno acquisito sia grande influenza sul sistema economico globale sia significativo peso politico». La loro influenza, dice il rapporto, è cresciuta anche sui temi del dibattito politico internazionale, dall’eliminazione della povertà, allo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici, la tutela dei diritti umani. Quando i governi sembrano incapaci di risolvere le sfide globali, questi attori emergenti si presentano come alternativa operativa come «modello che finge di essere più flessibile, efficiente e non burocratico».
Effettivamente, gli ultimi anni hanno visto crescere l’influenza dei sempre sorridenti Bill e Melissa Gates e le stesse Nazioni Unite, così come le agenzie nazionali di cooperazione (è anche il caso dell’Italia) ormai inseriscono sempre il “settore privato” come partner ineludibile: quando non c’è, bisogna trovarlo a ogni costo. Ma questa filantropica invasione è a costo zero ? Porta solo benefici?
Il rapporto racconta di quel 5 giugno 2013 quando a New York si riunirono oltre 150 invitati per l’incontro organizzato dalla rivista Forbes sulla filantropia. Evento aperto dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon: ci sono i Gates, Bono, la Rockefeller Foundation, il miliardario americano Warren Buffett e molti altri. Credit Suisse come sponsor. I partecipanti, che rappresentavano una bella fetta della ricchezza mondiale «hanno discusso – scriveva il magazine – di come usare denaro, fama e talento imprenditoriale per sradicare la povertà». Alla fine del meeting, Forbes ha pubblicato uno speciale dal titolo “Gli imprenditori possono salvare il mondo.”
Di che ricchezza parliamo? Con un patrimonio di più di 360 miliardi di dollari, le 27 più grandi fondazioni del pianeta (19 sono americane) danno circa 15 miliardi di dollari ogni anno in beneficenza. Di gran lunga, il principale donatore è la Bill e Melinda Gates Foundation, che ha un esborso medio di 2 miliardi di dollari l’anno. Poi ci sono i singoli: 137 miliardari provenienti da 14 Paesi (anche africani). C”è l’ex sindaco della grande Mela Michael Bloomberg, il regista statunitense George Lucas il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg o il tycoon cinese Li Ka-shing. In che settori? Soprattutto salute, epidemie, alimentazione e agricoltura.
Verrebbe da dire: che c’è di male? Se non si può cambiare il mondo si faccia almeno la carità. E in effetti quei soldi son messi sul piatto apparentemente a fin di bene. Ma c’è un però. La nascita della filantropia è antica. Data dall’inizio del 1900. Ma i grandi assegni si firmano solo da un paio di decenni. Questi nuovi assegni non vanno solo ai programmi per la povertà ma anche a investimenti nel settore privato: tecnologico, biomedico, agricolo. Alla fine sono anche le corporation a beneficiarne. Si certo, per nuovi vaccini ma anche per promuovere campagne opinabili come quella per gli Ogm: semi “migliorati” che, dicono i critici citati dal dossier «sotto l’apparenza di eliminare la fame in Africa, aprono i mercati africani all’agro-business».
I punti oscuri secondo gli autori sono l’assenza di un quadro dei risultati a lungo termine e la possibilità che i programmi dei privati rispondano più alle loro esigenze che a quelle fissate da Onu, governi e organismi intergovernativi. Col rischio di minare la credibilità degli organi decisionali responsabili pubblicamente e di indebolire la governance democratica. Par di capire che molti donatori privati guardino al pianeta non solo come un insieme di persone da aiutare ma anche come un grande mercato da sviluppare. A fin di bene ovviamente.
Tra i banchi di scuola di Corelli
Una scuola fatta di volontari e profughi. Dove non ci sono voti, ma solo crescita e dove si insegna italiano, ma soprattutto si lavora…
Il book club di editoriaraba da Griot!
A fine febbraio alla mitica Libreria Griot di Roma parte il Club del libro di editoriarabaClub del libro di editoriaraba: tre appuntamenti per leggere e commentare insieme a me tre romanzi arabi contemporanei e scoprire così la narrativa araba e i suoi scrittori più importanti. Siccome a Roma non c’era un book club dedicato … Continua a leggere Il book club di editoriaraba da Griot! →
Una recente Bozza di Rapporto sulla situazione nel Mediterraneo e sul bisogno di un approccio…
DRAFT REPORT
Alfabeto arabo: grafia e trascrizione delle lettere
L’alfabeto arabo, أبجدية عربية ’abjadiyyah ‘arabiyyah, è composto da 28 grafemi e trascrive solo le consonanti e le tre vocali lunghe ā, ī, ū, rappresentate dai grafemi semiconsonantici ﺎ ˀalif, ﻭ wāw e ﻱ yāˀ. Ventidue lettere si legano l’una all’altra all’interno della parola (a destra con la lettera che precede, a sinistra con la lettera che segue), […]
“No al raduno nazifascista europeo”
Il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano manifesta la sua profonda preoccupazione per il convegno nazifascista europeo, a Milano, domenica 24 gennaio. “Movimenti nazionalisti, xenofobi e razzisti individuano un nemico esterno su cui scaricare tutte le responsabilità e le frustrazioni del nostro tempo”
Fnsi e Usigrai contro il bavaglio in Turchia
Il 21 gennaio nel giorno della nuova udienza ai giornalisti del quotidiano Cumhuriyet Gazetesi presidio sotto l’ambasciata turca a Roma e poi al ministero degli Esteri.
Antigone di Shatila
Lo spettacolo Antigone di Shatila è nato dai laboratori condotti da Omar Abusadaa, regista, e Mohammad Al Attar, drammaturgo, che hanno riunito per otto settimane donne siriane e palestinesi rifugiate nei campi di Bourj al Barajneh, di Sabra e Shatila in Libano alcune da qualche mese, altre da anni.
La letteratura araba a Torino
Il Salone 2016 ha l’ambizione di mettere insieme le voci utili a compilare una sorta di «vocabolario dell’arabo nuovo», che parta da una lettura critica della storia che abbiamo alle spalle. In questo compito Il Salone si avvale della competenza e della passione di un nutrito gruppo diarabisti italiani e internazionali, che fanno capo a Paola Caridi e a Lucia Sorbera dell’Università di Sidney, con il concorso attivo di giovani studiosi torinesi. Grazie a loro potremo avere una miglior conoscenza dell’evoluzione in corso, della persistenza di problemi antichi, e degli apporti innovativi delle nuove generazioni. Le rivolte del 2011, anche se incompiute, hanno portato alla ribalta protagonisti, movimenti, tendenze, richieste che negli anni precedenti erano cresciute nell’ombra di regimi politici autoritari e corrotti, affrontando l’emarginazione e l’esilio, ma senza mai rinunciare a mettere a confronto mondi diversi.
E’ parte del comunicato ufficiale che traccia a grandi linee le giornate del prossimo Salone del Libro di Torino
Isola di Lesbo: quando salvare vite umane diventa un crimine
Le letterature arabe ospiti al Salone del Libro di Torino 2016
Oggi si è svolta la conferenza stampa di presentazione del prossimo Salone del Libro di Torino, che si terrà nella capitale piemontese dal 12 al 16 maggio, e che vede confermata la presenza del focus sulle letterature arabe. Intanto vi faccio leggere il punto del comunicato stampa in cui si parla del focus che sarà … Continua a leggere Le letterature arabe ospiti al Salone del Libro di Torino 2016 →
Di assorbenti e mestruazioni
Ho condiviso con Igiaba Scego un certo fastidio per il modo in cui l’ultima campagna di Giuseppe Civati è stata derisa, bollata, sminuita. Ho letto un tweet che suppergiù lo accusava di voler raggiungere le prime pagine dei giornali in qualsiasi modo. Mestruazioni comprese. E per l’ennesima volta, la polemica politica è tra uomini. AncheRead more
Libia: formato governo, attesa la fiducia del Parlamento
(Agezie). Annunciato il governo di unità nazionale nell’ambito del processo mediato dall’Onu in Libia. Martin Kobler, inviato ONU a Tripoli, si è congratulato in un tweet “con il popolo libico e il Consiglio presidenziale per la formazione del governo di accordo nazionale” e invita l’HoR, il parlamento insediato a Tobruk, a riunirsi per dare la […]
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Diplomazia: il folle vicinato diventa sempre più pazzo
Di Herb Keinon. The Jerusalem Post (07/01/2016). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Per comprendere le dinamiche apparentemente folli che coinvolgono il Medio Oriente, il modo migliore di iniziare è dividere la regione in quadranti. Quattro parti, e non le classiche due – sunniti vs. sciiti – ha sottolineato Eran Lerman, che negli ultimi […]
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Presentazioni del libro “Polizia della frontiera” a Padova Schio (VI) e Mestre (VE)
Il Progetto Melting Pot Europa promuove nel Veneto alcuni incontri di presentazione del volume “Polizia della frontiera.
Le associazioni del Nord Europa: mappare la filiera del pomodoro italiano
I media italiani propongono articoli fotocopia sulla decennale “emergenza” Rosarno.
Un report su Dimitrovgrad al confine Serbia/Bulgaria di inizio gennaio 2016
Pubblichiamo la traduzione di questo report (link originale) dei volontari di Info Park, una rete di centri di aiuto ai rifugiati a…
La società civile in Pakistan e “l’ideologia islamica”
In questo articolo di al-Jazeera (english) dal titolo “Pakistan failure to outlaw child marriage sparks outcry” si racconta della rabbia degli attivisti dopo che il Consiglio dell’ideologia islamica, un organismo […]
La società civile in Pakistan e “l’ideologia islamica”
In questo articolo di al-Jazeera (english) dal titolo “Pakistan failure to outlaw child marriage sparks outcry” si racconta della rabbia degli attivisti dopo che il Consiglio dell’ideologia islamica, un organismo […]
La società civile in Pakistan e “l’ideologia islamica”
In questo articolo di al-Jazeera (english) dal titolo “Pakistan failure to outlaw child marriage sparks outcry” si racconta della rabbia degli attivisti dopo che il Consiglio dell’ideologia islamica, un organismo […]
La società civile in Pakistan e “l’ideologia islamica”
In questo articolo di al-Jazeera (english) dal titolo “Pakistan failure to outlaw child marriage sparks outcry” si racconta della rabbia degli attivisti dopo che il Consiglio dell’ideologia islamica, un organismo […]