Mese: novembre 2012

Il terrorista quantico

Netanyahu per combattere “i terroristi” a Gaza bombarda Gaza. Al-Asad per combattere “i terroristi” in Siria bombarda la Siria. I terroristi sono della stessa matrice ma Netanyahu è imperialista mentre Al-Asad è antimperialista: Netanyahu aggredisce un territorio non suo, al-Asad…

Islam del mercato e rivolte arabe

Altrove ho criticato un libro di Daniele Atzori (“Fede e mercato: verso una via islamica al capitalismo?”, il Mulino, 2010) per averlo trovato poco maturo (la ricerca sottostante mi era sembrata, però, ben strutturata e approfondita). Incontro di nuovo Atzori…

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi

Dove sono i nostri figli ? 

Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse  28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos,  documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro  in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi  venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi  come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure  durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si  mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò  la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.

Rafik Abd selem Bouchleka

Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una  delegazione composta da cinque  genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa  della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici  ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico  della Tunisia .

L’ex console tunisino di Palermo 

L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour  . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni  più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero  i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud  dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino ,  dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi  . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi  della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.

Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi

Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini  che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque  di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.

La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia

Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur  di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste  che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva  lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda  , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a  Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che  sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi  a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi  la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più  e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.

Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi
” El Kabbaria” 

La memoria rivoluzionaria di Shari‘ Mohamed Mahmoud

Specialmente in questi anni, in cui l’informazione è così saturante, si fa fatica anche solo a ricordare ciò che è successo ieri. Si entra nel grande tubo della rete, si fa “un’esperienza” molto piena e coinvolgente, il giorno dopo rimane…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

Io non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata…

Bani Walid mon amour

 

gheddafiIo non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata permanente in cui il regime di Gheddafi aveva costretto a vivere il suo popolo.

Odiavo il regime libico e odio quelli che dicono che era giusto. Odio quelli che raccontano che Gheddafi era un grande leader africano e che aveva un piano per unificare l’Africa e farla uscire dal sottosviluppo e altre pagliacciate di questo genere.

 

Odio Gheddafi, Saddam Hussein, Bashar Al Assad e i loro rispettivi regimi: razzisti, corrotti, violenti, oscurantisti e distruttivi. Odiavo Bani Walid e Sirte, Tikrit , fedele a Saddam e Tartous, città degli Assad. Odio quella logica di chi costruisce il proprio potere sulla corruzione, sul clientelismo e sulle relazioni familiari e tribali. Ma questo odio è rivolto a quello che questi luoghi rappresentano e non verso i singoli abitanti.

Oggi che la città di Bani Walid e la popolazione appartenente alla tribù dei Warfalla, che erano rimasti fino all’ultimo momento fedeli al regime di Gheddafi (quando molti di quelle che li attaccano oggi hanno girato gabbana all’ultimo minuto), sta subendo un vero e proprio sterminio, e che il mondo intero guarda da tutt’altra parte, non sento che tristezza e affetto. Tristezza per la popolazione che subisce e per noi che stiamo a guardare (o a non guardare) senza saper cosa fare. Affetto per questi bambine, bambini, donne e uomini che muoiono o soffrono nell’indifferenza generale.

 

È iniziato tutto nel mese di luglio scorso, con il rapimento di Omran Shaaban, il 22enne, considerato dalle nuove forze al potere come l’eroe della cattura e del linciaggio di Muamar Gheddafi. Il giovane è quello immortalato da tutti i media del mondo tenendo in mano la pistola d’oro del Rais, ricevuta come premio per aver giocato un ruolo di primo piano nella cattura del ex-dittatore.

 

Omran Shaaban era di passaggio nella provincia di Bani Ewalid quando fu catturato da un gruppo di miliziani pro gheddafi. Ferito, detenuto in pessime condizioni e probabilmente torturato, viene restituito all’autorità nazionale dopo 50 giorni di sequestro. Evacuato sull’ospedale americano di Parigi, non ce la fa e muore il 25 settembre scorso.

Pochi giorni dopo i funerali del “eroe”, una spedizione punitiva, composta dalle milizie di Misurata, Zintan e altre parti varie e non identificate, parte verso Bani Walid. Il Congresso Nazionale che ha poco controllo sulle milizie, lascia fare. L’8 ottobre un appello lanciato dall’ospedale di Bani walid parla di massacro e di sintomi di intossicazioni con i gas.

Il 26 ottobre Al Jazira e i media vicini alle milizie annunciavano la presa della città, la fine delle ostilità e il ritorno alla normalità. Nei filmati di questi servizi si vede un esercito libico regolare ordinato e calmo che fa il suo ingresso in una città, dicono, che lo accoglie come liberatore. Ma la realtà descritta da altri osservatori non sembra corrispondere a questa versione. Se la città non è stata effettivamente liberata dalle milizie pro-Gheddafi, oggi, è sottomessa anche a quelle anti-Gheddafi e esecuzioni, saccheggi, aggressioni e altri misfatti sembrano essere all’ordine del giorno, oltre al continuità dei combattimenti.

 

Purtroppo il silenzio dei media internazionali e delle grosse ONG su Baniwalid, così come fu anche di fronte al massacro di Falluja all’epoca, ci porta veramente poche notizie e spesso veicolate da blog, youtube, facebook e altri strumenti utili ma difficili da verificare. Non che io consideri più affidabile ciò che viene dichiarato dai grandi media, ma quando di una cosa si parla apertamente in genere si può rintracciare più fonti e più versioni.

I pochi attivisti che riescono a entrare in contatto con abitanti di Bani Walid parlano di un milizie.jpgvero e proprio massacro e di una emergenza umanitaria. Le milizie continuano a praticare la legge del taglione senza nessuna interferenza né dall’autorità nazionale, né dalla comunità internazionale. Molte famiglie sarebbero scappate di casa per sfuggire agli attacchi e ai bombardamenti indiscriminati e buona parte sarebbe ancora accampata in mezzo al deserto senza una adeguata assistenza e in balia a attacchi e rapine dei gruppi armati.

Forse qualcuno, lì in mezzo al deserto si chiede dov’è oggi, quella comunità internazionale, dove sono la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che si erano tanto commossi per la sorte dei civili libici quando c’era da intervenire militarmente per abbattere l’ex amico Gheddafi, ormai diventato ingombrante e imbarazzante.

Oggi che è successo tutto questo, quella città che fino a un anno fa rappresentava ciò che più al mondo odiavo, mi diventa cara e nella mia mente una frase gira come un ritornello: Bani Walid mon amour.

Bani Walid mon amour

Bani Walid mon amour

 

gheddafiIo non sono mai andato a Bani Walid né a Sirte. A dire il vero non ho mai messo i piedi in Libia. Ho girato buona parte del Nord Africa, Algeria, Marocco, Tunisia, ma la Libia mi era profondamente antipatica. No volevo andare a vedere quella mascherata permanente in cui il regime di Gheddafi aveva costretto a vivere il suo popolo.

Odiavo il regime libico e odio quelli che dicono che era giusto. Odio quelli che raccontano che Gheddafi era un grande leader africano e che aveva un piano per unificare l’Africa e farla uscire dal sottosviluppo e altre pagliacciate di questo genere.

 

Odio Gheddafi, Saddam Hussein, Bashar Al Assad e i loro rispettivi regimi: razzisti, corrotti, violenti, oscurantisti e distruttivi. Odiavo Bani Walid e Sirte, Tikrit , fedele a Saddam e Tartous, città degli Assad. Odio quella logica di chi costruisce il proprio potere sulla corruzione, sul clientelismo e sulle relazioni familiari e tribali. Ma questo odio è rivolto a quello che questi luoghi rappresentano e non verso i singoli abitanti.

Oggi che la città di Bani Walid e la popolazione appartenente alla tribù dei Warfalla, che erano rimasti fino all’ultimo momento fedeli al regime di Gheddafi (quando molti di quelle che li attaccano oggi hanno girato gabbana all’ultimo minuto), sta subendo un vero e proprio sterminio, e che il mondo intero guarda da tutt’altra parte, non sento che tristezza e affetto. Tristezza per la popolazione che subisce e per noi che stiamo a guardare (o a non guardare) senza saper cosa fare. Affetto per questi bambine, bambini, donne e uomini che muoiono o soffrono nell’indifferenza generale.

 

È iniziato tutto nel mese di luglio scorso, con il rapimento di Omran Shaaban, il 22enne, considerato dalle nuove forze al potere come l’eroe della cattura e del linciaggio di Muamar Gheddafi. Il giovane è quello immortalato da tutti i media del mondo tenendo in mano la pistola d’oro del Rais, ricevuta come premio per aver giocato un ruolo di primo piano nella cattura del ex-dittatore.

 

Omran Shaaban era di passaggio nella provincia di Bani Ewalid quando fu catturato da un gruppo di miliziani pro gheddafi. Ferito, detenuto in pessime condizioni e probabilmente torturato, viene restituito all’autorità nazionale dopo 50 giorni di sequestro. Evacuato sull’ospedale americano di Parigi, non ce la fa e muore il 25 settembre scorso.

Pochi giorni dopo i funerali del “eroe”, una spedizione punitiva, composta dalle milizie di Misurata, Zintan e altre parti varie e non identificate, parte verso Bani Walid. Il Congresso Nazionale che ha poco controllo sulle milizie, lascia fare. L’8 ottobre un appello lanciato dall’ospedale di Bani walid parla di massacro e di sintomi di intossicazioni con i gas.

Il 26 ottobre Al Jazira e i media vicini alle milizie annunciavano la presa della città, la fine delle ostilità e il ritorno alla normalità. Nei filmati di questi servizi si vede un esercito libico regolare ordinato e calmo che fa il suo ingresso in una città, dicono, che lo accoglie come liberatore. Ma la realtà descritta da altri osservatori non sembra corrispondere a questa versione. Se la città non è stata effettivamente liberata dalle milizie pro-Gheddafi, oggi, è sottomessa anche a quelle anti-Gheddafi e esecuzioni, saccheggi, aggressioni e altri misfatti sembrano essere all’ordine del giorno, oltre al continuità dei combattimenti.

 

Purtroppo il silenzio dei media internazionali e delle grosse ONG su Baniwalid, così come fu anche di fronte al massacro di Falluja all’epoca, ci porta veramente poche notizie e spesso veicolate da blog, youtube, facebook e altri strumenti utili ma difficili da verificare. Non che io consideri più affidabile ciò che viene dichiarato dai grandi media, ma quando di una cosa si parla apertamente in genere si può rintracciare più fonti e più versioni.

I pochi attivisti che riescono a entrare in contatto con abitanti di Bani Walid parlano di un milizie.jpgvero e proprio massacro e di una emergenza umanitaria. Le milizie continuano a praticare la legge del taglione senza nessuna interferenza né dall’autorità nazionale, né dalla comunità internazionale. Molte famiglie sarebbero scappate di casa per sfuggire agli attacchi e ai bombardamenti indiscriminati e buona parte sarebbe ancora accampata in mezzo al deserto senza una adeguata assistenza e in balia a attacchi e rapine dei gruppi armati.

Forse qualcuno, lì in mezzo al deserto si chiede dov’è oggi, quella comunità internazionale, dove sono la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, che si erano tanto commossi per la sorte dei civili libici quando c’era da intervenire militarmente per abbattere l’ex amico Gheddafi, ormai diventato ingombrante e imbarazzante.

Oggi che è successo tutto questo, quella città che fino a un anno fa rappresentava ciò che più al mondo odiavo, mi diventa cara e nella mia mente una frase gira come un ritornello: Bani Walid mon amour.

Bani Walid mon amour