Mese: febbraio 2013
Tunisia, perché ora Ennahda deve fare un passo indietro
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La Triplice Sfida della Tunisia
Riportiamo un frammento di un articolo intervista sulla situazione attuale su Caffe Geopolico
La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
Leggi l’intera intervista su Caffe Geopolico
La Triplice Sfida della Tunisia
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
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Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
Leggi l’intera intervista su Caffe Geopolico
La Triplice Sfida della Tunisia
Riportiamo un frammento di un articolo intervista sulla situazione attuale su Caffe Geopolico
La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
Dal punto di vista economico come vede la situazione? Siamo di fronte a un crollo dell’industria turistica e di un’inflazione che ormai è alle stelle.
Dopo una contrazione del PIL di quasi il 2% nel 2011, la Tunisia ha avuto una moderata ripresa economica nel 2012, stimata attorno al 3,5%. Una buona stagione dal punto di vista dell’agricoltura, una ripresa del turismo e degli investimenti diretti esteri (IDE), la ripresa della produzione di fosfati, quasi bloccati nel 2011 a causa delle proteste popolari nelle zone minerarie, hanno contribuito a raggiungere questa performance. La crisi economica e finanziaria in Europa e il conseguente calo della domanda estera hanno influenzato negativamente le esportazioni del settore off-shore, in particolare i prodotti tessili e dell’industria meccanica. Nel complesso tuttavia, le attività produttive hanno beneficiato di clima sociale relativamente più stabile rispetto all’anno precedente ed il mantenimento della domanda interna e proveniente dalla Libia hanno sostenuto l’economia. Per tutto il 2013 la ripresa continuerà, ma non a ritmi sufficienti per far fronte alle molteplici sfide socio-economiche del paese. L’industria turistica è in netta ripresa con un aumento del 45% di permanenze (notti in hotel) registrato nel 2012 rispetto all’anno precedente, e del 30% di proventi nel settore alberghiero (di fatto raggiungendo le cifre della Tunisia prima della rivoluzione). Tuttavia il settore è tra i più vulnerabili, risentendo della situazione di sicurezza attuale nel paese. Il settore soffre, inoltre, per il fatto di essere basato su un modello di turismo balneare a basso costo. Lo sviluppo di un turismo alternativo legato alle numerose attrazioni del paese, per esempio sul piano archeologico e naturalistico, è auspicabile e fattibile. L’inflazione, con conseguente perdita di potere d’acquisto, è un’altra preoccupazione delle famiglie tunisine, anche se lontana dalle cifre a due zeri tipiche di situazioni simili di transizione. Nel 2012 si è attestata al di sotto del 6%, e dovrà ridursi leggermente nel 2013.
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La Tunisia sta vivendo una fase delicata nella sua transizione e si trova ad affrontare una triplice sfida: politica, economica e sociale. Ma che cosa sta accadendo? Proviamo a raccontarlo con 5 semplici domande. Le risposte vengono date da uno dei maggiori esperti su questo argomento: Emanuele Santi, Economista principale incaricato della Tunisia presso la Banca Africana di Sviluppo. La maggiore libertà che ha portato il confronto, un franco scambio di idee, ha portato la paura. Cosa attende i giovani tunisini?
Qual è la situazione in questo momento in Tunisia? Ci spieghi in termini semplici quali le fazioni e a che punto siamo.
Come dice, la situazione è delicata. La Tunisia deve cercare di costruire un nuovo modello di governance democratica, rilanciare la propria economia in un momento internazionale poco favorevole ed in un contesto di forti pressioni sociali interni, derivanti da problemi non risolti quali la disoccupazione giovanile e l’ineguaglianza sociale. Dopo un anno e mezzo dalle prime elezioni libere, manca ancora un calendario definito per la finalizzazione della Costituzione e per l’organizzazione delle prossime elezioni. L’assassinio di un leader politico dell’opposizione di orientamento laico, avvenuto la scorsa settimana, ha provocato un’ondata generalizzata di protesta popolare con manifestazioni di piazza in numerose località del Paese. La proposta dell’attuale primo ministro Hamadi Jebali di formare un governo tecnico di larghe intese, capace di guidare la transizione ed organizzare le elezioni, potrebbe risolvere l’impasse, ma, nell’attuale stato delle cose, non è ancora certo se la proposta verrà accolta. Il paese vive questi giorni con il fiato sospeso.
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La donna oggetto in assenza di democrazia
Altrove mi ero esercitato sul tema dei diritti in assenza di democrazia, in particolare nei paesi del Golfo. Potete trovare le mie riflessioni qui. La teoria è molto semplice. Diversi temi – il clima, l’islamofobia, i diritti delle donne, la…
Il basket: rimedio alla salute delle donne saudite
L’Arabia Saudita è invasa da una nuova moda: il basket. La palla a spicchi, da qualche anno a questa parte, sembra competere con il classico pallone da calcio. In realtà è dal 1964 che la Federazione di Basket dell’Arabia Saudita … Continua a leggere →
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Le fonti di Marinella e Pierangela
Marinella Correggia e Pierangela Zanzottera firmano un articolo di Nena-News da titolo: “Siria, come la stampa manipola i massacri“. Mi concentrerò sulle fonti usate dalle due autrici. Scrivono che ci sono stati due eventi catastrofici “in perfetta coincidenza con un…
Les Tunisiennes entrent en résistance – rts.ch – émissions – temps présent – international
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AFRICOM in due mosse
Giusto per tenerlo a mente, ecco le due cose che sono successe in contesto AFRICOM dall’offensiva francese in Mali: aperta una base per droni in Niger; accolta a Stoccarda una delegazione Nigeriana composta di militari e di attori media …
Valentino da Terni e Islam percepito
Scrivevo, altrove, che il San Valentino in terre d’Islam, è espressione dell’avanzata di questa nostra monociviltà mondiale. Da loro si chiama “Valentine’s”, come negli Stati Uniti. Fanno le cose che si fanno negli Stati Uniti, molto più di quanto se…
Sociopatia di un’associazione fascista
Non so in quanti siano ma so che sono fascisti, perché lo dicono. Dicono di esserlo sia politicamente che spiritualmente. E sono per Asad, ovviamente. Quindi succede che scrivano un articolo in cui spiegano che Il patrimonio storico-culturale siriano depredato…
Tunisia, dal dolore una nuova speranza?
Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Tunisia, dal dolore una nuova speranza?
Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Nena News : La reazione di massa contro l’assassinio politico ha dimostrato che lo spirito presente durante i giorni della rivoluzione è ancora vivo e che difficilmente potranno vincere i tentativi destabilizzanti di chi spera poter restaurare il vecchio regime o ancor meno, se fosse il caso, una dittatura islamica. Paradossalmente, uccidendo Chokri Belaid e colpendo una delle voci che con più forza chiedeva concreta democrazia e giustizia sociale, il Fronte Popolare ha moltiplicato la propria forza e autorevolezza. C’è da augurarsi che la sua morte serva per una partecipazione attiva del Fronte al processo politico, che servirebbe sia ad allargare il consenso sociale sia a rompere quella logica d’opposizione binaria tra Nahda e Nidaa Tounes che in questi mesi ha avvelenato la vita del paese.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
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Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
Tunisia: il colpo di stato democratico?
Ci sono molte tensioni all’interno del partito della troika (Ennahdha – CRP – Takatol) e in particolare nel Ennahdha, ma la proposta di Jebali potrebbe raccogliere consensi tra vari partiti dell’opposizione, e all’interno della stessa Ennahdha. Secondo il prof. Zaiem, anche il partito finirebbe per sostenerla, per nascondere la propria frattura interna.
I tunisini (e non soli) rimangono con il fiato sospeso
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
La dignita’ di un popolo e di una donna
Le frontiere del caos
Se digitate “caos” e “tunisia” su google troverete 996.000 occorrenze. Il fatto è che questo “caos” è nelle menti di scrive “caos”, non in Tunisia. Non si capisce bene ciò che succede e quindi si scrive “caos”. La categoria del…
Aria di Rivoluzione?
Migliaia di persone riunite davanti casa di Belaid, in attesa del corteo funebreSi respira un aria speciale oggi in Tunisia. L’attesa di una grande giornata. Supermercato dietro casa a Cartagine e’ semivuoto. La calma illusoria tra le strade. Alcu…
Aria di Rivoluzione?
Migliaia di persone riunite davanti casa di Belaid, in attesa del corteo funebreSi respira un aria speciale oggi in Tunisia. L’attesa di una grande giornata. Supermercato dietro casa a Cartagine e’ semivuoto. La calma illusoria tra le strade. Alcu…
Aria di Rivoluzione?
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Aria di Rivoluzione?
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Aria di Rivoluzione?
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Aria di Rivoluzione?
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Aria di Rivoluzione?
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Aria di Rivoluzione?
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Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
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Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
Il principale partito al governo Ennahdha rifiuta la proposta del suo primo ministro Hamadi Jebali di ieri sera di un governo tecnico Una grave crisi si apre all’interno del partito. In un intervista Rached Ghannouchi, il segretario generale …
Ennhada si spacca
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Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Tunisia al bivio, ma in quale direzione?
Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
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Una sveglia amara questa mattina. Entrare in ufficio e vedere colleghi in lacrime non e’ una cosa usuale, eppure e’ successo oggi. Non piangono per un parente ucciso, ma piangono per un uomo politico ucciso a colpi di pistola davanti a casa sua. S…
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
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Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
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Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
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Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
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Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
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Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
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Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
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Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
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Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
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Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
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Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
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Chokri Belaid, 1964-2013
http://storify.com/lonzero/chokri-belaid
Paura e delirio a Palazzo Corigliano
Pensavo che le vette della fuffa le avesse raggiunte Repubblica con quel divertentissimo reportage sui Fratelli Musulmani in Italia così ben commentato da Karim Metref su A.L.M.A. Invece oggi ho trovato di meglio sul Tempo. Trattasi di un articolo che,…
Amman: la Silicon Valey del mondo arabo
Chi l’ha detto che il Medio Oriente – e più nello specifico, il mondo arabo all’infuori dei ricchi emirati del Golfo – sia solo terra di conflitti? Per chi non ha mai pensato ai Paesi arabi come luoghi di crescita, … Continua a leggere →
Amman: la Silicon Valey del mondo arabo
Chi l’ha detto che il Medio Oriente – e più nello specifico, il mondo arabo all’infuori dei ricchi emirati del Golfo – sia solo terra di conflitti? Per chi non ha mai pensato ai Paesi arabi come luoghi di crescita, … Continua a leggere →
Amman: la Silicon Valey del mondo arabo
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Amman: la Silicon Valey del mondo arabo
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Amman: la Silicon Valey del mondo arabo
Chi l’ha detto che il Medio Oriente – e più nello specifico, il mondo arabo all’infuori dei ricchi emirati del Golfo – sia solo terra di conflitti? Per chi non ha mai pensato ai Paesi arabi come luoghi di crescita, … Continua a leggere →
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Risveglio berbero
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Timbuktu e i suoi manoscritti
Quando studiavo i manoscritti arabi di Zanzibar c’era un grande affaccendarsi attorno al loro reperimento, in città e in archivio. Un gruppo di 2-300 era arrivato da un istituto ormai chiuso e attendeva di essere “riconsiderato”, elenchi alla mano. Si…
Manal and Alaa: A love story
As you have probably noticed, I am now using this blog only occasionally. For those of you who have missed the news, I am now blogging on the Italian online magazine Linkiesta.it . The blog is called Urban Cairo (here). They actually did like the name …
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