” Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione ”
Karl Popper
La mediatizzazione della comunicazione politica
(Di Rabih Bouallegue )
Quella che sociologi e politologi chiamano ” la mediatizzazione della comunicazione politica”,
è un fenomeno che vede la radicale trasformazione della comunicazione politica , come anche
lo spazio dove tale comunicazione avviene,per mano del potere dei Mass media. Ma cosa
intendiamo per comunicazione politica ? Secondo Gianpietro Mazzoleni, docente di
Comunicazione politica e Sociologia della comunicazione all’università degli studi di Milano, la
”comunicazione politica ” è l’interazione tra i tre principali attori politici : il sistema politico,il
sistema dei Media e gli elettori. In seguito all’avvento della televisione nel campo della
comunicazioni di massa, la politica cominciò gradualmente ad essere organizzata e presentata
secondo la logica dei media ( Media logic ). Termine coniato dai sociologi statunitensi Altheid e
Snow per descrivere il potere dei media nel manipolare la realtà,e quindi la comunicazione
politica,oramai completamente sottomessa alla ” Media logic ”. Di conseguenza tale
asservimento della comunicazione politica alla logica dei media non poteva che portare alla
nascita di una politica completamente mediatizzata ( Media politics), e questo attraverso dei
meccanismi rintracciabili in effetti,quali quelli ” mediatici ” e ” politici ”.
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :

La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
Per effetti politici s’intendono invece :
· Personalizzazione :

L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.

Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….