Mese: marzo 2013

Conversioni e retroversioni

Avevamo appena accettato l’idea del middlename confessionale di Magdi [Cristiano] Allam.In pompa magna, giusto 5 anni fa, si era fatto cattolico, ma oggi fa un passo indietro spiegando a “Il Giornale” che la chiesa cattolica è “debole con l’isla…

Birmania: buddisti vs musulmani

I buddisti sono pochi, buoni, e soprattutto nonviolenti.Questi sono gli assunti su cui si basa uno stereotipo che – a ben vedere – è stato costruito – e nessuno ne ha colpa – attorno ad alcuni incontrovertibili realtà: i buddisti vengono …

Il medioriente tribale

In principio c’era Gulf/2000, un progetto sponsorizzato dalla Sipa – la School of International and Public Affairs della Columbia University –  che aveva l’obiettivo di fornire un servizio di informazione a “studiosi, funzionari governativi, uomin…

19 marzo: festa della guerra infinita

Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

19 marzo: festa della guerra infinita

Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

19 marzo: festa della guerra infinita

Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

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Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

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Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

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Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione…

19 marzo: festa della guerra infinita

Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione popoli sottomessi da sanguinari tiranni. Guerre che invece hanno portato sì alla morte del tiranno e a una apparente pluralità politica ma mai, mai alla fine della tirannia. Mentre il petrolio è passato subito in mano alle multinazionali, la libertà e la pace, i due popoli, la vedono allontanarsi ogni giorno un po’ di più.

ScreenHunter 02 Mar. 20 01.51Il 19 marzo 2003, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con la partecipazione simbolica di un esiguo numero di nazioni, decidono di lanciare l’attacco contro l’Iraq. La nazione dei due fiumi era accusata di costruire di nascosto armi di distruzione di massa. Di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, l’allora segretario di Stato Usa, Collin Powell, aveva mostrato una boccetta “contenente” le prove della colpevolezza di Saddam. Nei fatti, il buon Collin, non dimostrò assolutamente niente e non diede nessun altro dettaglio. Ma bastò la sua parola perché tutta la stampa internazionale credesse o facesse finta di credere alla veracità di quei fatti. Il tempo dimostrò che era una pura operetta comica e che quella boccetta non contena altro che aria di Manhattan. Una aria sicuramente un po’ inquinata ma non al punto di essere dichiarata arma non convenzionale. Dieci anni dopo l’invasione dell’Iraq, delle armi di distruzione di massa non si trova ancora nessuna traccia.

Ma la stessa stampa continua a credere, o a far finta di credere, alla parola dei dirigenti delle potenze della Nato, ogni volta che dichiarano che, mentre tutte le altre non lo erano, la guerra invece che stanno per dichiarare è inevitabile.

In effetti, quando il 19 marzo 2011, la Francia decise di lanciare un attacco senza preavvisi contro l’esercito libico, tutti hanno ripetuto all’infinito che fosse per salvare i civili da uno sterminio certo. Fonti inverificabili avevano dichiarato a una stampa che non aveva nessuna voglia di verificare, che le forze di Gheddafi avvevano massacrato 10.000 civili. Sì, 10.000! Una cifra enorme. E il fatto che oggi nessuno ritrova nessun luogo dove sarebbe stata seppellita questa montagna di corpi no sciocca assolutamente nessuno. Eppure non c’è un giornalista di una certa esperienza che non fosse a conoscenza della ormai vecchia barzelletta dei 60.000 civili che Nicolai Ceaucescu, già nel lontano 1989, avrebbe massacrato per reprimere una fantomatica rivoluzione romena. Nonostante quello e una moltitudine di eventi simili, si continua ancora e sempre a riprendere le fonti vicine ai servizi dei paesi della NATO come fonti attendibili. Anzi, attendibilissime (a prescindere) e a non chiedere nessuna prova concreta, a non fare nessuna verifica, come invece lo richiede la deontologia dell’informazione.

L’Iraq e la Libia, oggi sono costretti in una sorta di non-stato in cui gli unici posti sicuri sembrano essere le aree intorno ai pozzi di petrolio. Il resto dei due paesi è immerso in un caos in cui ogni piccolo gruppo tribale, religioso o culturale ha la sua milizia e in mezzo ai quali circolano in tutta libertà individui barbuti e armati fino ai denti che, secondo le circostanze, sono chiamati militanti di Al Qaeda o salafiti armati. Secondo le circostanze, perchè questi Alqaeda/Salafiti sono valutati in modo diverso da una circostanza all’altra: prima amici poi nemici in Afganistan. Nemici in Iraq ma amici in Siria. Amici in Libia e nemici in Mali.

La questione dei salafiti amici/nemici e il fatto che gli interventi umanitari diventano indispensabili sempre e comunque laddove si gioca una importante partita per la dominazione delle risorse energetiche del pianeta non sembrano mai creare nessun dubbio nella mente del giornalista disciplinato nelle redazioni della stampa libera del mondo libero.

In questi giorni, dopo il Mali, l’obiettivo di alcuni membri della Nato sembra essere l’intervento in Siria. Non più intervento diretto secondo il modello iracheno ma intervento indiretto, secondo quello Libico. Con fondi, armi, mercenari, esperti e campi di addestramento sulle frontiere da fornire ai ribelli. Magari con qualche sostegno aereo ogni tanto e la copertura stampa omaggio della casa.

Mentre la Francia e la Gran Bretagna insistono per fornire armi all’opposizione, viene a gala come per magia la questione delle armi di distruzione di massa. Una misteriosa rocchetta a testa chimica che sarebbe caduta sul territorio. I due campi si accusano a vicenda, ma né i leader francesi e britannici né Obama, in visita nella regione, sembrano avere dubbi. Non sanno se sia vero o meno, ma escludono in partenza che possa provenire dall’opposizione.

Non sappiamo se chiederanno a Powell in prestito la sua boccetta vuota o se ricorreranno ad un altro sotterfugio. Ma Vogliamo scommettere che qualche sia la “prova” che produrranno, nessuno andrà a chiedere di vederne il contenuto da vicino?

Questi dieci anni di guerra infinita hanno dimostrato di non risolvere i problemi dei paesi coinvolti ma di aggravarli. Hanno dimostrato persino che non servono nemmeno ad arricchire i paesi occupanti, anzi costano cifre astronomiche alle loro casse. Gli unici che si arricchiscono sono dei privati: sempre gli stessi.

Dieci anni di esperienza negativa che, a vedere da come si continua a soffiare sul fuoco della guerra in Siria, non ci hanno insegnato proprio nulla.

19 marzo: festa della guerra infinita

Non si sa se è un caso della storia o uno strano calcolo astrologico che ha condizionato la scelta di questa data, ma il 19 marzo è una data comune a due delle guerre dette umanitarie di questo nuovo secolo. Due guerre che dovevano portare alla liberazione popoli sottomessi da sanguinari tiranni. Guerre che invece hanno portato sì alla morte del tiranno e a una apparente pluralità politica ma mai, mai alla fine della tirannia. Mentre il petrolio è passato subito in mano alle multinazionali, la libertà e la pace, i due popoli, la vedono allontanarsi ogni giorno un po’ di più.

ScreenHunter 02 Mar. 20 01.51Il 19 marzo 2003, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con la partecipazione simbolica di un esiguo numero di nazioni, decidono di lanciare l’attacco contro l’Iraq. La nazione dei due fiumi era accusata di costruire di nascosto armi di distruzione di massa. Di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, l’allora segretario di Stato Usa, Collin Powell, aveva mostrato una boccetta “contenente” le prove della colpevolezza di Saddam. Nei fatti, il buon Collin, non dimostrò assolutamente niente e non diede nessun altro dettaglio. Ma bastò la sua parola perché tutta la stampa internazionale credesse o facesse finta di credere alla veracità di quei fatti. Il tempo dimostrò che era una pura operetta comica e che quella boccetta non contena altro che aria di Manhattan. Una aria sicuramente un po’ inquinata ma non al punto di essere dichiarata arma non convenzionale. Dieci anni dopo l’invasione dell’Iraq, delle armi di distruzione di massa non si trova ancora nessuna traccia.

Ma la stessa stampa continua a credere, o a far finta di credere, alla parola dei dirigenti delle potenze della Nato, ogni volta che dichiarano che, mentre tutte le altre non lo erano, la guerra invece che stanno per dichiarare è inevitabile.

In effetti, quando il 19 marzo 2011, la Francia decise di lanciare un attacco senza preavvisi contro l’esercito libico, tutti hanno ripetuto all’infinito che fosse per salvare i civili da uno sterminio certo. Fonti inverificabili avevano dichiarato a una stampa che non aveva nessuna voglia di verificare, che le forze di Gheddafi avvevano massacrato 10.000 civili. Sì, 10.000! Una cifra enorme. E il fatto che oggi nessuno ritrova nessun luogo dove sarebbe stata seppellita questa montagna di corpi no sciocca assolutamente nessuno. Eppure non c’è un giornalista di una certa esperienza che non fosse a conoscenza della ormai vecchia barzelletta dei 60.000 civili che Nicolai Ceaucescu, già nel lontano 1989, avrebbe massacrato per reprimere una fantomatica rivoluzione romena. Nonostante quello e una moltitudine di eventi simili, si continua ancora e sempre a riprendere le fonti vicine ai servizi dei paesi della NATO come fonti attendibili. Anzi, attendibilissime (a prescindere) e a non chiedere nessuna prova concreta, a non fare nessuna verifica, come invece lo richiede la deontologia dell’informazione.

L’Iraq e la Libia, oggi sono costretti in una sorta di non-stato in cui gli unici posti sicuri sembrano essere le aree intorno ai pozzi di petrolio. Il resto dei due paesi è immerso in un caos in cui ogni piccolo gruppo tribale, religioso o culturale ha la sua milizia e in mezzo ai quali circolano in tutta libertà individui barbuti e armati fino ai denti che, secondo le circostanze, sono chiamati militanti di Al Qaeda o salafiti armati. Secondo le circostanze, perchè questi Alqaeda/Salafiti sono valutati in modo diverso da una circostanza all’altra: prima amici poi nemici in Afganistan. Nemici in Iraq ma amici in Siria. Amici in Libia e nemici in Mali.

La questione dei salafiti amici/nemici e il fatto che gli interventi umanitari diventano indispensabili sempre e comunque laddove si gioca una importante partita per la dominazione delle risorse energetiche del pianeta non sembrano mai creare nessun dubbio nella mente del giornalista disciplinato nelle redazioni della stampa libera del mondo libero.

In questi giorni, dopo il Mali, l’obiettivo di alcuni membri della Nato sembra essere l’intervento in Siria. Non più intervento diretto secondo il modello iracheno ma intervento indiretto, secondo quello Libico. Con fondi, armi, mercenari, esperti e campi di addestramento sulle frontiere da fornire ai ribelli. Magari con qualche sostegno aereo ogni tanto e la copertura stampa omaggio della casa.

Mentre la Francia e la Gran Bretagna insistono per fornire armi all’opposizione, viene a gala come per magia la questione delle armi di distruzione di massa. Una misteriosa rocchetta a testa chimica che sarebbe caduta sul territorio. I due campi si accusano a vicenda, ma né i leader francesi e britannici né Obama, in visita nella regione, sembrano avere dubbi. Non sanno se sia vero o meno, ma escludono in partenza che possa provenire dall’opposizione.

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Dieci anni di esperienza negativa che, a vedere da come si continua a soffiare sul fuoco della guerra in Siria, non ci hanno insegnato proprio nulla.

Dubai in fiore…

Un giardino da 45 milioni di fiori, con un’estensione di più di 70 chilometri quadrati. E’ la nuova sfida di Dubai al Guinness dei primati. Nella terra che è considerata la patria dei centri commerciali, dei gradi spazi chiusi e … Continua a leggere

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From civilian to fighter – YouTube

Ayham and Wasseem have been fighting as members of the Free Syrian Army since the beginning of the revolution. Before the Syrian uprising, Ayham was a student while Wasseem was a tailor. Both have abandoned their lives to fight against the troops of Ba…

From civilian to fighter – YouTube

Ayham and Wasseem have been fighting as members of the Free Syrian Army since the beginning of the revolution. Before the Syrian uprising, Ayham was a student while Wasseem was a tailor. Both have abandoned their lives to fight against the troops of Ba…

From civilian to fighter – YouTube

Ayham and Wasseem have been fighting as members of the Free Syrian Army since the beginning of the revolution. Before the Syrian uprising, Ayham was a student while Wasseem was a tailor. Both have abandoned their lives to fight against the troops of Ba…

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