Giorno: 20 ottobre 2015

Mediterranea 17 Young Artists Biennale

vapore 110Dal 22 al 25 ottobre si terranno workshop, performance, concerti, esibizioni con ospiti e artisti provenienti da diversi Paesi dell’Europa e del Mediterraneo alla Fabbrica del Vapore di Milano. Il 23 ottobre Babelmed animerà il workshop “It’s not art unless it has the potential to be a disaster”, con la regista Laura Halilovic sul tema della produzione artistica e l’esclusione sociale.

Tunisia: premier Essid licenzia ministro Giustizia

(Agenzie). Il primo ministro tunisino, Habib Essid, ha licenziato il ministro della Giustizia, Mohamed Saleh Ben Aissa: il ministro avrebbe criticato l’ambasciatore degli Stati Uniti, accusandolo di immischiarsi negli affari interni del Paese. A riportare la notizia l’ufficio del premier, che però non ha fornito ulteriori spiegazioni per la decisione presa. Per ora, il ministro della Difesa […]

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Studio: uso banda larga mobile in rapida crescita nei Paesi arabi

(Agenzie). Le reti mobili a banda larga saranno la base di 2/3 delle comunicazioni mobili nei Paesi arabi del Medio Oriente e del Nord Africa entro il 2020: a rivelarlo un nuovo studio pubblicato dalla GSMA, che questa settimana terrà una conferenza a Dubai. Il nuovo studio, dal titolo “L’economia mobile – Paesi arabi 2015”, rivela […]

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I laboratori del Nationless Pavilion

sale 110bisDal 20 al 31 ottobre il Nationless Pavilion attiva su Lecce e Venezia dei laboratori d’arte contemporanea allo scopo di dar vita, il 31 ottobre 2015, ad un’installazione collettiva presso il S.a.L.E Docks (VE) che possa visualizzare la Nazione 25 con le sue problematiche e possibilità.

I laboratori del Nationless Pavilion

sale 110bisDal 20 al 31 ottobre il Nationless Pavilion attiva su Lecce e Venezia dei laboratori d’arte contemporanea allo scopo di dar vita, il 31 ottobre 2015, ad un’installazione collettiva presso il S.a.L.E Docks (VE) che possa visualizzare la Nazione 25 con le sue problematiche e possibilità.

Arabia Saudita: due attivisti condannati a diversi anni di carcere

(Agenzie). Un tribunale saudita ha condannato due attivisti politici a diversi anni di carcere con l’accusa di aver creato delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani, secondo quanto riferito da Amnesty International. Abdulkareem al-Khoder e Abdulrahman al-Hamid, rispettivamente co-fondatore e membro dell’Associazione Saudita per i Diritti Politici e Civili (ACPRA) sono stati condannati a 10 […]

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Francia: la Le Pen oggi a giudizio per incitamento all’odio razziale

(Agenzie). La leader del partito di estrema destra francese, Marine Le Pen, si è oggi presentata davanti ai giudici per il processo che la vede accusata di incitamento all’odio razziale per alcuni commenti fatti contro i musulmani cinque anni fa. All’epoca, infatti, la Le Pen aveva paragonato le preghiere in strada a un’occupazione straniera. La Le Pen, […]

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Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Una, nessuna e centomila (Gerusalemme)

La storia ci ha abituato a una sistemazione delle controversie e dei conflitti in cui determinante è chi ha il controllo dell’uso della forza. È il vincitore a dettare le regole, insomma. È vero, è un fatto incontrovertibile, che ha – però – nella vicenda israelo-palestinese un vulnus. La normalizzazione, a Gerusalemme, è reale maRead more

Da immigrata arabo-canadese, sono ancora in cerca di una casa

Di Aya al-Hakim. Your Middle East (18/10/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. In copertina, la foto di una donna irachena, Baan al-Hakim, scattata dall’autrice dell’articolo La nostra lingua madre è quello che ci si connette a un’unita futura e ad una perduta. Sono passati cinque anni da quando sono arrivata in Canada. Nell’arco […]

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Vedi alla voce “Hassan Youssef”

Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

Vedi alla voce “Hassan Youssef”

Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

Vedi alla voce “Hassan Youssef”

Ora, non chiedo tanto, quando si fa informazione in Italia. Ma almeno un’occhiata a Wikipedia la si potrebbe dare. Hassan Youssef è uno dei leader di Hamas, uno dei leader dell’organizzazione politica. Non è considerato uno dei capi dell’ala militare. Era uscito dal carcere recentemente, e in carcere ci ha passato parecchi anni.  Per il resto,Read more

Novità Editoriali: “E se fossi morto?” di Muhammad Dibo

Esce a novembre un altro libro della collana Altriarabi della casa editrice il Sirente. Si tratta di “E se fossi morto?” di Muhammad Dibo, tradotto dall’arabo da Federica Pistono. Lo scrittore, giornalista e poeta siriano prende spunto da una telefonata in cui gli viene comunicato che un certo Muhammad Dibo è stato ucciso a Duma. […]

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Iran: primo incontro a Vienna di commissione congiunta su accordo nucleare

(Agenzie). La commissione congiunta istituita per sorvegliare l’attuazione di un accordo nucleare tra l’Iran e il gruppo dei paesi 5+1 ha tenuto il suo primo incontro nella capitale austriaca di Vienna ieri, lunedì 19 ottobre. All’incontro inaugurale hanno partecipato i vice ministri iraniani degli Esteri Abbas Araqchi e Majid Takht-e-Ravanchi, nonché i rappresentanti del gruppo di paesi […]

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Palestina: accoltellato soldato israeliano, ucciso aggressore

(Agenzie). Un soldato israeliano è stato accoltellato durante gli scontri vicino alla città di Hebron. Il presunto aggressore è stato ucciso, secondo quanto dichiarato dai medici militari . L’accoltellamento è avvenuto intorno a Beit Awwa nel sud della West Bank. Gli scontri erano scoppiati nel corso della giornata nella vicina Hebron a seguito della distruzione da […]

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Egitto: secondo giorno di elezioni, senza elettori

(Agenzie). Gli egiziani sono in gran parte rimasti lontano dalle cabine elettorali anche nel secondo giorno delle votazioni per l’elezione del nuovo parlamento. I dati mettono in evidenza la disillusione crescente del popolo da quando l’esercito ha preso il potere nel 2013 e ha promesso di ripristinare la democrazia. Il Premier Sherif Ismail aveva dichiarato che […]

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Palestina: arrestato leader di Hamas

(Agenzie). Le truppe israeliane hanno arrestato uno dei principali leader della West Bank del gruppo islamico Hamas in un raid di notte nei pressi di Ramallah, secondo quanto dichiarato dall’esercito. “Durante la notte, le forze dell’esercito e Shin Bet (il servizio di sicurezza interna) ha arrestato Hassan Yusef, un leader di Hamas,  a sud ovest di […]

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Libia: parlamento di Tobruk rifiuta accordo ONU

(Agenzie). Il Parlamento riconosciuto a livello internazionale della Libia ha deciso di respingere la proposta delle Nazioni Unite per un governo di unità. Tuttavia, il parlamento, conosciuto come la Camera dei rappresentanti e con sede a  Tobruk, ha detto che continuerà a partecipare ai colloqui di pace con i suoi rivali di Tripoli. All’inizio della giornata di lunedì, gli Stati […]

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Turchia: identificato attentatore di Ankara

(Agenzie). I funzionari turchi hanno identificato uno dei due attentatori suicidi che si sono fatti esplodere durante la manifestazione per la pace nella capitale Ankara, uccidendo 102 persone. I media turchi hanno detto che il fratello dell’attentatore è morto come kamikaze in un precedente attacco. La Procura di Ankara ha identificato l’attentatore coinvolto negli attacchi del […]

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Incidente criminale

Il bombardamento americano dell’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan non è stato un incidente. Il raid del 3 ottobre, «esteso e preciso», suggerisce un’ipotesi ben più inquietante su cui è necessaria un’indagine indipendente: il crimine di guerra. E’ la versione  che i Medici senza frontiere han sostenuto sin dal primo giorno di quell’attacco – il cui bilancio alla fine è stato di 22 morti e oltre 30 dispersi – ma che adesso viene rilanciata con più forza dall’Afghanistan dal direttore di Msf Belgio e già direttore generale di Msf Christopher Stokes. Stokes è andato di persona a vedere gli effetti del bombardamento e, dal luogo del delitto, le sue parole acquistano più forza. Lo segue, nella macabra ricognizione tra muri crollati e anneriti (visibile anche su youtube), una troupe di ToloTv, una delle più seguite emittenti del Paese. Ed è la stessa Tv a raccogliere le accuse di Stokes e a rilanciarle nelle case degli afgani che finora hanno ascoltato soprattutto la voce del governo, le scuse della Nato e di Obama, la versione che si sarebbe trattato di un incidente per cercare di snidare guerriglieri rifugiatisi nell’ospedale. Versione che Stokes sconfessa.
«La distruzione estesa e assolutamente precisa di questo ospedale – ho passato tutta la mattina ad attraversarlo con i miei colleghi osservando l’entità dei danni – non suggerisce, non sembra, non indica un errore. L’ospedale – dice Stokes davanti alle telecamere afgane – è stato ripetutamente colpito, sia nella parte anteriore sia in quella posteriore e ampiamente distrutto e danneggiato anche se avevamo fornito tutte le coordinate e le informazioni corrette a tutte le parti armate in conflitto. Per questo vogliamo una spiegazione chiara: perché tutto quel che è successo indica una grave violazione del diritto umanitario internazionale e, di conseguenza, un crimine di guerra».


Sulla versione americana per cui il raid aereo sarebbe stato chiesto dagli afgani per la presenza dei talebani – anche se non è ancora emerso chi alla fine diede luce verde – Stokes sostiene che «nel compound non erano entrati talebani armati (Msf ha sempre chiarito che chiunque ha bisogno di cure viene ricoverato ma senza armi ndr) e da quel che ho capito parlando col nostro staff e con le guardie dell’ospedale, avevamo un chiaro controllo di quel che stava accadendo dentro e fuori il centro e non si era verificato nessun combattimento nelle ore precedenti l’attacco (avvenuto verso le due di notte ndr). I nostri pazienti, dottori e membri dello staff – dice ancora Stokes – pensavano di essere al sicuro in ospedale e fino a quando non si capirà quel che è successo veramente e sino a quando non saremo in grado di ottenere le garanzie che questo genere inaccettabile di attacchi non accada di nuovo, non potremo riaprire una struttura che metterebbe il nostro personale in pericolo».

La base aerea di Bagram. la più importante base Usa
 in Afghanistan.  Gli aerei partono per lo più da qui

Intanto petizioni e richieste ufficiali perché si svolga un’indagine indipendente incontrano un muro di silenzio cui viene opposta un’indagine interna militare. Eppure sia Unama, la forza Onu a Kabul, sia la missione Ue hanno preso posizioni dure: l’inviato speciale di Bruxelles Franz-Michael Melbin ha definito il bombardamento una «chiara violazione delle leggi internazionali» e ha chiesto un’indagine trasparente come Msf pretende dal primo giorno. Per ora però l’unica vera risposta sembra quella di aumentare l’impegno militare in una guerra i cui costi non accennano a diminuire e che sta per assistere a un nuovo coinvolgimento delle nostre forze armate, con costi militari che andranno probabilmente a discapito di quelli civili per favorire la ricostruzione. Proprio ieri a Kabul Equality for Peace andDemocracy, un’associazione afgana della società civile, ha fatto i conti in tasca alla guerra. Ogni giorno il conflitto costa agli afgani 24 milioni di dollari: nove miliardi nel solo 2014.  

Incidente criminale

Il bombardamento americano dell’ospedale di Msf a Kunduz in Afghanistan non è stato un incidente. Il raid del 3 ottobre, «esteso e preciso», suggerisce un’ipotesi ben più inquietante su cui è necessaria un’indagine indipendente: il crimine di guerra. E’ la versione  che i Medici senza frontiere han sostenuto sin dal primo giorno di quell’attacco – il cui bilancio alla fine è stato di 22 morti e oltre 30 dispersi – ma che adesso viene rilanciata con più forza dall’Afghanistan dal direttore di Msf Belgio e già direttore generale di Msf Christopher Stokes. Stokes è andato di persona a vedere gli effetti del bombardamento e, dal luogo del delitto, le sue parole acquistano più forza. Lo segue, nella macabra ricognizione tra muri crollati e anneriti (visibile anche su youtube), una troupe di ToloTv, una delle più seguite emittenti del Paese. Ed è la stessa Tv a raccogliere le accuse di Stokes e a rilanciarle nelle case degli afgani che finora hanno ascoltato soprattutto la voce del governo, le scuse della Nato e di Obama, la versione che si sarebbe trattato di un incidente per cercare di snidare guerriglieri rifugiatisi nell’ospedale. Versione che Stokes sconfessa.
«La distruzione estesa e assolutamente precisa di questo ospedale – ho passato tutta la mattina ad attraversarlo con i miei colleghi osservando l’entità dei danni – non suggerisce, non sembra, non indica un errore. L’ospedale – dice Stokes davanti alle telecamere afgane – è stato ripetutamente colpito, sia nella parte anteriore sia in quella posteriore e ampiamente distrutto e danneggiato anche se avevamo fornito tutte le coordinate e le informazioni corrette a tutte le parti armate in conflitto. Per questo vogliamo una spiegazione chiara: perché tutto quel che è successo indica una grave violazione del diritto umanitario internazionale e, di conseguenza, un crimine di guerra».


Sulla versione americana per cui il raid aereo sarebbe stato chiesto dagli afgani per la presenza dei talebani – anche se non è ancora emerso chi alla fine diede luce verde – Stokes sostiene che «nel compound non erano entrati talebani armati (Msf ha sempre chiarito che chiunque ha bisogno di cure viene ricoverato ma senza armi ndr) e da quel che ho capito parlando col nostro staff e con le guardie dell’ospedale, avevamo un chiaro controllo di quel che stava accadendo dentro e fuori il centro e non si era verificato nessun combattimento nelle ore precedenti l’attacco (avvenuto verso le due di notte ndr). I nostri pazienti, dottori e membri dello staff – dice ancora Stokes – pensavano di essere al sicuro in ospedale e fino a quando non si capirà quel che è successo veramente e sino a quando non saremo in grado di ottenere le garanzie che questo genere inaccettabile di attacchi non accada di nuovo, non potremo riaprire una struttura che metterebbe il nostro personale in pericolo».

La base aerea di Bagram. la più importante base Usa
 in Afghanistan.  Gli aerei partono per lo più da qui

Intanto petizioni e richieste ufficiali perché si svolga un’indagine indipendente incontrano un muro di silenzio cui viene opposta un’indagine interna militare. Eppure sia Unama, la forza Onu a Kabul, sia la missione Ue hanno preso posizioni dure: l’inviato speciale di Bruxelles Franz-Michael Melbin ha definito il bombardamento una «chiara violazione delle leggi internazionali» e ha chiesto un’indagine trasparente come Msf pretende dal primo giorno. Per ora però l’unica vera risposta sembra quella di aumentare l’impegno militare in una guerra i cui costi non accennano a diminuire e che sta per assistere a un nuovo coinvolgimento delle nostre forze armate, con costi militari che andranno probabilmente a discapito di quelli civili per favorire la ricostruzione. Proprio ieri a Kabul Equality for Peace andDemocracy, un’associazione afgana della società civile, ha fatto i conti in tasca alla guerra. Ogni giorno il conflitto costa agli afgani 24 milioni di dollari: nove miliardi nel solo 2014.