Giorno: 15 ottobre 2015

200 giorni di guerra in Yemen

Molti non sanno, a causa anche della scarsa copertura mediatica, che lo Yemen è in guerra da quasi sette mesi. Di seguito quanto accaduto fino ad ora.

200 giorni di guerra in Yemen

Molti non sanno, a causa anche della scarsa copertura mediatica, che lo Yemen è in guerra da quasi sette mesi. Di seguito quanto accaduto fino ad ora.

Svezia: proteste contro pubblicità con modelle velate

(Agenzie). A un mese dal video che mostra la prima modella con il velo, diversi manifestanti si sono riuniti questa settimana a Stoccolma per inscenare una campagna contro i negozi di abbigliamento H&M e la catena Åhlens per aver usato delle donne in hijab nelle loro ultime campagne pubblicitarie. Le proteste sono scoppiate a seguito di una lettera aperta […]

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Che cos’è successo agli studi sul Medio Oriente?

Di Paul Sedra. Mada Masr (11/10/2015). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti. Dopo l’11 settembre le università hanno dato maggiore spazio agli studi sull’Islam, creando un’eccedenza di posizioni, di conferenze, di progetti di ricerca contrapposti agli studi sul Medio Oriente. Chi l’avrebbe mai detto che questa tendenza sarebbe durata così a lungo? Del resto il […]

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Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

Gerusalemme senza Dio

Ahimè, ci avevo già messo molto di quello che sta accadendo adesso a Gerusalemme. Un vademecum per capire le radici, le ragioni di una guerra in corso. Una guerra che si poteva evitare.  

EAU: primi Apple Store a Dubai e Abu Dhabi

(Agenzie). Il colosso tecnologico statunitense Apple aprirà i suoi primi due negozi negli Emirati Arabi Uniti il prossimo 29 ottobre. I tanto attesi Apple Store sarabo situati al Mall of the Emirates a Dubai e al Yas Mall di Abu Dhabi. La Apple ha annunciato che i suoi primi negozi degli Emirati Arabi Uniti saranno caratterizzati da un semplice […]

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Ripartire dal territorio: un forum a Torino

Una volta i più virtuosi gridavano: «L’Africa agli africani». Ma il sindaco di Dakar Khalifa Sall, che parla a nome della rete dell’Uclg (United Cities and Local Governments), va più in là: «Vi dico che nei prossimi anni l’Africa sarà il nuovo motore dello sviluppo mondiale». Purché, aggiunge, si fortifichi la tendenza di dare alle autonomie locali sempre più potere e risorse. Scuote una platea di oltre duemila persone arrivate a Tornio per una quattro giorni (che si conclude domani con l’arrivo di Ban Ki-moon) che ha riunito una settantina di sindaci e decine di associazioni, università, fondazioni, reti da 127 Paesi. Venute a discutere di sviluppo economico locale. E con una notizia che va detta subito e che racconta un funzionario del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), ispiratore dell’evento: «Ci sono oltre 2300 partecipanti e ognuno di loro….si è pagato il biglietto».
Insomma questa volta, sembra dire, c’è un interesse vero e non un semplice bla bla, timore che sempre aleggia su convegni, seminari, riunioni ad alto livello. E qui a Torino, per cominciare, a questo Terzo forum mondiale sullo sviluppo locale, il piano alto è poco rappresentato. Ci sono invece i sindaci e gli amministratori locali che si son portati appresso accademici e imprenditori, associazioni della società civile e Ong. Con un focus che si riassume in una parola. Territori. Dove dentro ci sta tutto, trasversalmente: economia, diritti, inclusione ed esclusione, opportunità di lavoro e chilometro zero, sostenibilità, tecnologia, innovazione. Con la scommessa che dai territori – e dal negoziato coi governi – nasca una nuova consapevolezza che vada ben oltre i trattati (vedi il famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnershiptra Usa e Ue) negoziati a porte chiuse tra sherpa governativi che i territori li bazzicano poco e che rischiano di preparare politiche aggressive per multinazionali tentacolari, che è quel che si teme del Ttip.
La cerimonia di apertura

Hugo Nuňez Del Prado, ministro boliviano per le autonomie, sottolinea l’importanza del Forum e spiega anche perché La Paz ha deciso di mandare un ministro: «Vogliamo raccontare al mondo il nostro esperimento che ha visto crescere di cinque volte i trasferimenti dello Stato alle autonomie locali». Del Prado sembra molto soddisfatto di politiche che, in totale controtendenza, fanno della Bolivia una Paese dove non si privatizza ma semmai si nazionalizza. Il segreto? «Da noi una compagnia pubblica non può essere in passivo e il suo attivo viene redistribuito alla popolazione. E infine abbiamo puntato sul nostro mercato interno mentre ci riappropriavamo delle nostre risorse. Abbiamo dato dignità a 36 comunità diverse e fatto una legge che fa della terra, la Madre terra, un soggetto di diritto e non un mero oggetto di sfruttamento».

Storie diverse si accavallano. Anche italiane: che ci fa qui Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food? Allarga le braccia: «Rappresento una rete di contadini e qui mi trovo con associazioni, network importanti, ministri che vedo mettere al centro i temi che ci sono cari da sempre e senza abusare del termine “sostenibilità” che oggi viene usato anche dalle multinazionali. Ora si tratta di sollecitare i governi a non considerare eventi come questo dei belletti per rifarsi il trucco ma un’occasione per dare avvio a pratiche virtuose». Ma le pratiche virtuose, oltreché di politiche virtuose, hanno bisogno di risorse. E il tema lo tocca Piero Fassino, sindaco della città ospitante (va detto, con un’organizzazione e un’accoglienza impeccabile): «Se si pensa a uno “sviluppo sostenibile” – dice – allora diventa prioritario come si dislocano le risorse ». Ma oggi le risorse agli enti locali (Fassino è anche presidente dell’Anci) sono sempre più striminzite. «Anche la Corte dei conti ha riconosciuto che nessun’altra amministrazione ha sofferto tanto quanto i Comuni ed è evidente che un problema c’è. Abbiamo chiesto al governo – dice – di cambiare strada e stiamo negoziando sulla legge di stabilità proprio perché al suo interno vi siano misure coerenti con le politiche sostenibili per le quali gli enti locali sono in prima linea». Il Forum internazionale insomma finisce così a far pressione anche sul governo del Paese ospitante.

Ripartire dal territorio: un forum a Torino

Una volta i più virtuosi gridavano: «L’Africa agli africani». Ma il sindaco di Dakar Khalifa Sall, che parla a nome della rete dell’Uclg (United Cities and Local Governments), va più in là: «Vi dico che nei prossimi anni l’Africa sarà il nuovo motore dello sviluppo mondiale». Purché, aggiunge, si fortifichi la tendenza di dare alle autonomie locali sempre più potere e risorse. Scuote una platea di oltre duemila persone arrivate a Tornio per una quattro giorni (che si conclude domani con l’arrivo di Ban Ki-moon) che ha riunito una settantina di sindaci e decine di associazioni, università, fondazioni, reti da 127 Paesi. Venute a discutere di sviluppo economico locale. E con una notizia che va detta subito e che racconta un funzionario del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), ispiratore dell’evento: «Ci sono oltre 2300 partecipanti e ognuno di loro….si è pagato il biglietto».
Insomma questa volta, sembra dire, c’è un interesse vero e non un semplice bla bla, timore che sempre aleggia su convegni, seminari, riunioni ad alto livello. E qui a Torino, per cominciare, a questo Terzo forum mondiale sullo sviluppo locale, il piano alto è poco rappresentato. Ci sono invece i sindaci e gli amministratori locali che si son portati appresso accademici e imprenditori, associazioni della società civile e Ong. Con un focus che si riassume in una parola. Territori. Dove dentro ci sta tutto, trasversalmente: economia, diritti, inclusione ed esclusione, opportunità di lavoro e chilometro zero, sostenibilità, tecnologia, innovazione. Con la scommessa che dai territori – e dal negoziato coi governi – nasca una nuova consapevolezza che vada ben oltre i trattati (vedi il famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnershiptra Usa e Ue) negoziati a porte chiuse tra sherpa governativi che i territori li bazzicano poco e che rischiano di preparare politiche aggressive per multinazionali tentacolari, che è quel che si teme del Ttip.
La cerimonia di apertura

Hugo Nuňez Del Prado, ministro boliviano per le autonomie, sottolinea l’importanza del Forum e spiega anche perché La Paz ha deciso di mandare un ministro: «Vogliamo raccontare al mondo il nostro esperimento che ha visto crescere di cinque volte i trasferimenti dello Stato alle autonomie locali». Del Prado sembra molto soddisfatto di politiche che, in totale controtendenza, fanno della Bolivia una Paese dove non si privatizza ma semmai si nazionalizza. Il segreto? «Da noi una compagnia pubblica non può essere in passivo e il suo attivo viene redistribuito alla popolazione. E infine abbiamo puntato sul nostro mercato interno mentre ci riappropriavamo delle nostre risorse. Abbiamo dato dignità a 36 comunità diverse e fatto una legge che fa della terra, la Madre terra, un soggetto di diritto e non un mero oggetto di sfruttamento».

Storie diverse si accavallano. Anche italiane: che ci fa qui Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food? Allarga le braccia: «Rappresento una rete di contadini e qui mi trovo con associazioni, network importanti, ministri che vedo mettere al centro i temi che ci sono cari da sempre e senza abusare del termine “sostenibilità” che oggi viene usato anche dalle multinazionali. Ora si tratta di sollecitare i governi a non considerare eventi come questo dei belletti per rifarsi il trucco ma un’occasione per dare avvio a pratiche virtuose». Ma le pratiche virtuose, oltreché di politiche virtuose, hanno bisogno di risorse. E il tema lo tocca Piero Fassino, sindaco della città ospitante (va detto, con un’organizzazione e un’accoglienza impeccabile): «Se si pensa a uno “sviluppo sostenibile” – dice – allora diventa prioritario come si dislocano le risorse ». Ma oggi le risorse agli enti locali (Fassino è anche presidente dell’Anci) sono sempre più striminzite. «Anche la Corte dei conti ha riconosciuto che nessun’altra amministrazione ha sofferto tanto quanto i Comuni ed è evidente che un problema c’è. Abbiamo chiesto al governo – dice – di cambiare strada e stiamo negoziando sulla legge di stabilità proprio perché al suo interno vi siano misure coerenti con le politiche sostenibili per le quali gli enti locali sono in prima linea». Il Forum internazionale insomma finisce così a far pressione anche sul governo del Paese ospitante.

Egitto: donne col niqab potranno votare solo scoprendo il viso

(Agenzie). Il governo egiziano ha emesso un’ordinanza che vieta alle donne col niqab di votare alle elezioni parlamentari che si terranno la prossima settimana. Il Maggiore Generale Refaat Komsan,  consigliere del Primo ministro per gli affari elettorali, ha detto che le regole e le tradizioni sociali devono essere rispettate e che “non è accettabile per una donna completamente velata entrare in […]

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Le ragazze della Maqloubeh Generation

era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

Le ragazze della Maqloubeh Generation

era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

Le ragazze della Maqloubeh Generation

era il 2011, e c’era stata Piazza Tahrir. A Gerusalemme niente. O forse no. Ecco il racconto di un incontro, con le ragazze della Maqloubeh Generation. È la generazione che oggi riempie i Tg, quando raccontano malamente qualcosa di Gerusalemme. Ci avevo scritto un post, nell’ottobre 2011: lo ripubblico, perché la Storia è un processoRead more

Siria: truppe da Teheran in territorio siriano

(Agenzie). Centinaia di truppe iraniane sono state dispiegate nel nord e nel centro della Siria, a riprova del crescente coinvolgimento di Teheran nella guerra civile. I soldati iraniani si uniscono agli alleati di Hezbollah nel progetto  ambizioso di strappare territori chiave ai ribelli, in mezzo agli attacchi aerei russi. Secondo gli attivisti siriani, il loro arrivo mette in evidenza gli obiettivi […]

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La nuova vita degli israeliani e le scelte di Netanyahu

L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

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L’«Intifada dei coltelli» è proprio come l’avevano immaginato: uno stillicidio quotidiano. Esattamente quello che nel 2011 i vertici dell’intelligence israeliana avevano prospettato al premier Benjamin Netanyahu. E quello che Falafel Cafè aveva anticipato undici giorni fa. Quando le aggressioni erano ancora poche. Quando si pensava si sarebbe spento tutto. Così come spesso si spengono i […]

Israele: dispiegate altre truppe nelle città

(Agenzie). Centinaia di soldati sono stati dispiegati nelle città di Israele e barriere in cemento sono state predisposte fuori ad alcuni quartieri arabi di Gerusalemme Est come conseguenza di una settimana di disordini. La polizia israeliana ha detto che 300 soldati sono stati impiegati come forza aggiuntiva ai circa 4.000 agenti di polizia che già pattugliano […]

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Dialogo tra Russia e Arabia Saudita: con o senza Assad?

Di Lina Kennouche. L’Orient le Jour (13/10/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Il presidente russo Putin ha incontrato, domenica scorsa, il ministro saudita della Difesa Mohammad bin Salman per discutere di una possibile soluzione politica del conflitto in Siria. Tuttavia, al di là della lotta contro Daesh (ISIS) e della cooperazione russo-saudita sul dossier siriano, non […]

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