Giorno: 4 ottobre 2015

Mediterraneo e Libia: quanto rende il traffico di esseri umani? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


L’analisi del fenomeno

Mediterraneo e Libia: quanto rende il traffico di esseri umani?

I punti nodali di una situazione ormai degenerata e che va chiarita
L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Mediterraneo e Libia: quanto rende il traffico di esseri umani? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


L’analisi del fenomeno

Mediterraneo e Libia: quanto rende il traffico di esseri umani?

I punti nodali di una situazione ormai degenerata e che va chiarita
L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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Mediterraneo e Libia: quanto rende il traffico di esseri umani?

I punti nodali di una situazione ormai degenerata e che va chiarita
L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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I punti nodali di una situazione ormai degenerata e che va chiarita
L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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I punti nodali di una situazione ormai degenerata e che va chiarita
L’uccisione avvenuta a Tripoli il 25 settembre di Salah Al-Maskhout, capo dell’organizzazione criminale transnazionale dedita al traffico di esseri umani attraverso la Libia, ha attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Un’attenzione che si è concentrata per lo più sulle dinamiche e sulla paternità dell’operazione che ha portato all’eliminazione di un importante elemento criminale – spostando la discussione su quali servizi segreti e forze speciali ne fossero responsabili: italiani, francesi? britannici?… – ma non sul fenomeno in sé e sulle dinamiche strategiche che regolano e alimentano un fenomeno in espansione e i relativi vantaggi economici che si celano dietro a un dramma di ampia portata: quello migratorio. Si tratta di un’ondata migratoria senza precedenti che nel caos dell’area del ‘Grande-Medioriente’, dall’Afghanistan alla Libia, ha trovato un fattore in grado di dinamizzarne l’entità e la portata e che, nel solo 2015, ha registrato un dato impressionante di almeno 300.000 migranti… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Tra immigrazione e sicurezza europea. Ovvero: tra terrorismo e common-borders (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa?Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.

È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa? Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.
È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea.
– See more at: http://www.lindro.it/tra-immigrazione-e-sicurezza-europea/#sthash.SkzmRACz.dpuf

Tra immigrazione e sicurezza europea. Ovvero: tra terrorismo e common-borders (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa?Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.

È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa? Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.
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di Claudio Bertolotti


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Tra immigrazione e sicurezza europea. Ovvero: tra terrorismo e common-borders (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa?Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.

È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea.
– See more at: http://www.lindro.it/tra-immigrazione-e-sicurezza-europea/#sthash.SkzmRACz.dpuf

Tra immigrazione e sicurezza europea. Ovvero: tra terrorismo e common-borders (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti


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L’imponente flusso migratorio attraverso il Mediterraneo rappresenta una minaccia per l’Europa? Vi è correlazione tra fenomeno migratorio e terrorismo? Sono le domande che in questi giorni corrono sui media di mezzo mondo e che preoccupano le cancellerie non solo occidentali.
È necessario definire e comprendere il quadro generale in cui si inseriscono il flusso migratorio e la reazione degli attori in gioco (Stati nazionali in primo luogo), e valutare la messa in opera di una soluzione di ampio respiro che vada oltre i tatticismi politici di opportunità e l’assenza di una concreta e univoca capacità di reazione europea.
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Si teme per la vita di Bassel Khartabil, programmatore siriano incarcerato, trasferito in località sconosciuta

Gli attivisti chiedono al governo siriano l’immediato rilascio del programmatore siro-palestinese Bassel Khartabil [it], conosciuto anche come Bassel Safadi, in seguito al suo trasferimento dal carcere di Adra verso una destinazione ignota, avvenuto nelle prime ore del 3 ottobre 2015. Safadi, tenuto prigioniero da almeno quattro anni [it], è un famoso programmatore…

Si teme per la vita di Bassel Khartabil, programmatore siriano incarcerato, trasferito in località sconosciuta

Gli attivisti chiedono al governo siriano l’immediato rilascio del programmatore siro-palestinese Bassel Khartabil [it], conosciuto anche come Bassel Safadi, in seguito al suo trasferimento dal carcere di Adra verso una destinazione ignota, avvenuto nelle prime ore del 3 ottobre 2015. Safadi, tenuto prigioniero da almeno quattro anni [it], è un famoso programmatore…

HEZBOLLAH E CASAPOUND UNITI NELLA LOTTA… E NOI, DA CHE PARTE STIAMO?

Il convegno “Mediterraneo Solidale”, promosso da una ong di estrema destra denominata Solidaritè Identitè e tenutosi a Roma lo scorso 26 settembre, è stato colpevolmente ignorato dall’informazione mainstream, con l’eccezione del buon articolo di Corrado Zunino sull’edizione on line di Repubblica. In questa sede, interessa osservare alcuni aspetti connessi al convegno stesso ed alle “novità […]

HEZBOLLAH E CASAPOUND UNITI NELLA LOTTA… E NOI, DA CHE PARTE STIAMO?

Il convegno “Mediterraneo Solidale”, promosso da una ong di estrema destra denominata Solidaritè Identitè e tenutosi a Roma lo scorso 26 settembre, è stato colpevolmente ignorato dall’informazione mainstream, con l’eccezione del buon articolo di Corrado Zunino sull’edizione on line di Repubblica. In questa sede, interessa osservare alcuni aspetti connessi al convegno stesso ed alle “novità […]

È scoppiata la guerra per Gerusalemme 

“Ma J. ancora non arriva…””Aspettiamo ancora un poco, prima di ordinare la pizza. Magari è per strada.” “Guarda che ti squilla il telefonino. Rispondi, habibi” “Ehi, J., guarda che ti stiamo aspettando te. Ti muovi? Come non puoi! Mi avevi detto che saresti venuto… Come? No, non ci credo… Fammi sapere, vedi se ci riesci”.Read more

Turchia: accordo con UE sui flussi migratori

(Agenzie).  L’Unione europea e la Turchia hanno concordato le linee di azione di un piano che mira  a facilitare il flusso di migranti,ha riferito un giornale tedesco. La Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung ha detto che la Commissione europea e i rappresentanti del governo turco hanno scritto l’accordo la settimana scorsa e questo sarebbe stato approvato durante i colloqui  tra il […]

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Msf Kunduz: un incidente? I medici senza frontiere vogliono la verità

Un estratto dell’intervista apparsa oggi su il manifesto

«Danni collaterali? Inaccettabile, semplicemente inaccettabile. Incidente? Non è stato un incidente: l’ospedale è stato colpito ripetutamente per più di mezzora». Non è una reazione rabbiosa quella di Gabriele Eminente, direttore generale di Msf Italia. Al telefono da Ferrara. dove partecipa con la sua organizzazione al Festival di Internazionale, risponde con una freddezza e un distacco che non lasciano spazio a commenti o arzigogoli. Msf ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1980 e lo fa a Kunduz, Kabul, Lashkar Gah, Khost; riceve esclusivamente fondi privati e non accetta finanziamenti dai governi. Ci tiene ai principi «E c’è un principio umanitario chiarissimo e condiviso per cui non solo le strutture sanitarie non dovrebbero essere oggetto di attacco ma anzi andrebbero protette»
Anche se ci sono dei feriti dalla parte del torto?
Noi non facciamo distinzioni, non le abbiamo mai fatte. Chiunque ha bisogno di cure viene curato
L’ospedale adesso è distrutto
E devo purtroppo confermare che, a ora (le 20 di ieri ndr), ci sono 12 vittime tra il personale e 7 tra i pazienti, tra cui 3 bambini. I feriti sono 37, 19 dei quali fanno parte del nostro staff. 5 casi sono critici. Abbiamo dovuto trasferirli tutti a Pol-iCharki, a due ore di macchina da Kunduz
Come spiega che l’errore di cui parla la Nato sia durato tanto
Questo è davvero il punto che va assolutamente chiarito. E non si può parlare di “incidente”: tutti sapevano le nostre coordinate che erano state reiterate all’inizio della battaglia. L’ultima comunicazione è del 29 settembre. Questa per noi è una prassi: tutti devono sapere dove operiamo e cosa facciamo. Sia per potersi curare, sia perché – sapendo dove sono le nostre strutture – si eviti di colpirle. Tutti sapevano non solo dell’ospedale ma anche delle residenze, degli uffici e della nostra unità di stabilizzazione a Chardara (Nord di Kunduz ndr)
L’ipotesi di un atto deliberato?
E’ quel che andrà chiarito nel dettaglio perché siamo stati colpiti più volte e per oltre mezz’ora dopo che avevamo avvisato l’autorità militare che eravamo stati bombardati a partire dalle due di venerdi notte. Gravissimo. Chiediamo un’indagine approfondita e trasparente proprio perché l’ospedale è stato colpito più volte in modo reiterato ma non gli edifici vicini. L’aereo colpiva, spariva e ritornava a bombardare

Msf Kunduz: un incidente? I medici senza frontiere vogliono la verità

Un estratto dell’intervista apparsa oggi su il manifesto

«Danni collaterali? Inaccettabile, semplicemente inaccettabile. Incidente? Non è stato un incidente: l’ospedale è stato colpito ripetutamente per più di mezzora». Non è una reazione rabbiosa quella di Gabriele Eminente, direttore generale di Msf Italia. Al telefono da Ferrara. dove partecipa con la sua organizzazione al Festival di Internazionale, risponde con una freddezza e un distacco che non lasciano spazio a commenti o arzigogoli. Msf ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1980 e lo fa a Kunduz, Kabul, Lashkar Gah, Khost; riceve esclusivamente fondi privati e non accetta finanziamenti dai governi. Ci tiene ai principi «E c’è un principio umanitario chiarissimo e condiviso per cui non solo le strutture sanitarie non dovrebbero essere oggetto di attacco ma anzi andrebbero protette»
Anche se ci sono dei feriti dalla parte del torto?
Noi non facciamo distinzioni, non le abbiamo mai fatte. Chiunque ha bisogno di cure viene curato
L’ospedale adesso è distrutto
E devo purtroppo confermare che, a ora (le 20 di ieri ndr), ci sono 12 vittime tra il personale e 7 tra i pazienti, tra cui 3 bambini. I feriti sono 37, 19 dei quali fanno parte del nostro staff. 5 casi sono critici. Abbiamo dovuto trasferirli tutti a Pol-iCharki, a due ore di macchina da Kunduz
Come spiega che l’errore di cui parla la Nato sia durato tanto
Questo è davvero il punto che va assolutamente chiarito. E non si può parlare di “incidente”: tutti sapevano le nostre coordinate che erano state reiterate all’inizio della battaglia. L’ultima comunicazione è del 29 settembre. Questa per noi è una prassi: tutti devono sapere dove operiamo e cosa facciamo. Sia per potersi curare, sia perché – sapendo dove sono le nostre strutture – si eviti di colpirle. Tutti sapevano non solo dell’ospedale ma anche delle residenze, degli uffici e della nostra unità di stabilizzazione a Chardara (Nord di Kunduz ndr)
L’ipotesi di un atto deliberato?
E’ quel che andrà chiarito nel dettaglio perché siamo stati colpiti più volte e per oltre mezz’ora dopo che avevamo avvisato l’autorità militare che eravamo stati bombardati a partire dalle due di venerdi notte. Gravissimo. Chiediamo un’indagine approfondita e trasparente proprio perché l’ospedale è stato colpito più volte in modo reiterato ma non gli edifici vicini. L’aereo colpiva, spariva e ritornava a bombardare

Siria: Egitto appoggia attacchi aerei russi

(Agenzie). L’Egitto ha parlato a favore degli attacchi aerei anti-terrorismo della Russia in Siria che, secondo il ministro degli Esteri egiziano, limitano la diffusione del terrorismo e assestano un duro colpo a Daesh nel paese arabo dilaniato dalla violenza. “L’ingresso della Russia, data la sua capacità, è qualcosa che vediamo sta per avere un effetto sulla limitazione […]

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Egitto: critica risoluzione ONU contro la pena di morte

(Agenzie). L’Egitto ha contestato una risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sul divieto di pena di morte, ha dichiarato il delegato permanente dell’Egitto alle Nazioni Unite. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione che è stata presentata dal Belgio il 1 Ottobre, con 26 voti […]

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Premio della letteratura araba IMA: vince “Il Castoro” di Mohammed Hasan Alwan

(Le360). Erano sette le nomination per il premio per la letteratura araba presso l’Istituto del Mondo Arabo. Creato due anni fa e dotato di 10.000 euro, il premio è stato assegnato a Mohammed Hasan Alwan per il suo romanzo “Il Castoro”. Questo racconto contemporaneo era già apparso nel 2013 nella selezione della prestigiosa lista del Booker arabo. […]

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Afghanistan: Medici Senza Frontiere lasciano ospedale di Kunduz

(Agenzie). Gli operatori del gruppo internazionale Medici Senza Frontiere si sono ritirati dalla città settentrionale afghana di Kunduz dopo un attacco aereo ch ha distrutto l’ospedale e ucciso 19 persone di cui 12 membri dello staff. Kate Stegeman, communications manager del gruppo, ha detto che alcuni membri del personale stanno lavorando in altre strutture sanitarie della […]

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La violenza continua e il timore dello stillicidio quotidiano

È il marzo 2011. La famiglia Fogel – papà Udi (36 anni), mamma Ruth (35) e i piccoli Yoav (11), Elad (4) e Hadas (3 mesi) – è stata uccisa poche ore prima dai cugini palestinesi Awad a Itamar, insediamento ebraico in Cisgiordania. È un massacro. Di quelli, per intenderci, che avrebbero scatenato un’offensiva militare […]

La violenza continua e il timore dello stillicidio quotidiano

È il marzo 2011. La famiglia Fogel – papà Udi (36 anni), mamma Ruth (35) e i piccoli Yoav (11), Elad (4) e Hadas (3 mesi) – è stata uccisa poche ore prima dai cugini palestinesi Awad a Itamar, insediamento ebraico in Cisgiordania. È un massacro. Di quelli, per intenderci, che avrebbero scatenato un’offensiva militare […]

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È il marzo 2011. La famiglia Fogel – papà Udi (36 anni), mamma Ruth (35) e i piccoli Yoav (11), Elad (4) e Hadas (3 mesi) – è stata uccisa poche ore prima dai cugini palestinesi Awad a Itamar, insediamento ebraico in Cisgiordania. È un massacro. Di quelli, per intenderci, che avrebbero scatenato un’offensiva militare […]

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È il marzo 2011. La famiglia Fogel – papà Udi (36 anni), mamma Ruth (35) e i piccoli Yoav (11), Elad (4) e Hadas (3 mesi) – è stata uccisa poche ore prima dai cugini palestinesi Awad a Itamar, insediamento ebraico in Cisgiordania. È un massacro. Di quelli, per intenderci, che avrebbero scatenato un’offensiva militare […]

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È il marzo 2011. La famiglia Fogel – papà Udi (36 anni), mamma Ruth (35) e i piccoli Yoav (11), Elad (4) e Hadas (3 mesi) – sono stati uccisi poche ore prima dai cugini palestinesi Awad a Itamar, insediamento ebraico in Cisgiordania. È un massacro. Di quelli, per intenderci, che avrebbero scatenato un’offensiva militare […]