Giorno: 24 gennaio 2016

Pace in Afghanistan: le precondizioni dei talebani (aggiornato)

Il  logo dell’Emirato talebano: apertura?

La creazione di una sede ufficiale per l’Emirato islamico, la rimozione della lista nera e il decongelamento dei beni, il rilascio dei prigionieri e la fine della “propaganda velenosa” contro l’Emirato. Così il sito ufficiale dei talebani (legati a mullah Mansur)  dà conto delle precondizioni che i talebani pongono per il riavvio del negoziato di pace con Kabul. Condizioni presentate a Doha (Qatar) durante il secondo incontro informale promosso da  Pugwash, un organizzazione internazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti. E condizioni respinte al mittente oggi dal governo di Kabul.

Nel documento, redatto mentre era in corso l’incontro, i talebani ribadiscono che solo l’Ufficio di Doha (aperto nel 2013 ma poi chiuso dopo le rimostranze di Kabul perché la sede talebana aveva issato lo stendardo dell’emirato) ha le carte in regola per trattare e negoziare. Una puntualizzazione che sembra ribadire che l’interlocutore può essere uno solo (e non la miriade di gruppi in cui si va dividendo il movimento).

Dunque rappresentanti talebani    si sono incontrati con persone vicine al governo afgano sabato e domenica: un incontro non ufficiale di due giorni organizzato da Pugwash Conferences on Science and World Affairs. L’incontro di Doha non fa  parte del processo di pace ufficiale, che ha già visto due incontri a Islamabad e Kabul ma che per ora si svolge senza talebano ma solo tra  funzionari di Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti, impegnati a tracciare una possibile tabella di marcia per la pace. Le precondizioni per aderire sembrano però un passo avanti.

Pugwash aveva organizzato una prima riunione non ufficiale sulla sicurezza in Afghanistan a Doha il 2-3 maggio 2015. L’incontro aveva coinvolto più di 40 partecipanti, che però rappresentavano solo  opinioni personali. Questa volta sembra che si sia andati un po’ più in là ma l’incontro arriva in un momento difficile dopo la strage di giornalisti avvenuta a Kabul mercoledi scorso in serata e rivendicata dai talebani. Ferita difficile da rimarginare

* aggiornato il 25 gennaio alle 17.00

Pace in Afghanistan: le precondizioni dei talebani (aggiornato)

Il  logo dell’Emirato talebano: apertura?

La creazione di una sede ufficiale per l’Emirato islamico, la rimozione della lista nera e il decongelamento dei beni, il rilascio dei prigionieri e la fine della “propaganda velenosa” contro l’Emirato. Così il sito ufficiale dei talebani (legati a mullah Mansur)  dà conto delle precondizioni che i talebani pongono per il riavvio del negoziato di pace con Kabul. Condizioni presentate a Doha (Qatar) durante il secondo incontro informale promosso da  Pugwash, un organizzazione internazionale per la risoluzione pacifica dei conflitti. E condizioni respinte al mittente oggi dal governo di Kabul.

Nel documento, redatto mentre era in corso l’incontro, i talebani ribadiscono che solo l’Ufficio di Doha (aperto nel 2013 ma poi chiuso dopo le rimostranze di Kabul perché la sede talebana aveva issato lo stendardo dell’emirato) ha le carte in regola per trattare e negoziare. Una puntualizzazione che sembra ribadire che l’interlocutore può essere uno solo (e non la miriade di gruppi in cui si va dividendo il movimento).

Dunque rappresentanti talebani    si sono incontrati con persone vicine al governo afgano sabato e domenica: un incontro non ufficiale di due giorni organizzato da Pugwash Conferences on Science and World Affairs. L’incontro di Doha non fa  parte del processo di pace ufficiale, che ha già visto due incontri a Islamabad e Kabul ma che per ora si svolge senza talebano ma solo tra  funzionari di Afghanistan, Pakistan, Cina e Stati Uniti, impegnati a tracciare una possibile tabella di marcia per la pace. Le precondizioni per aderire sembrano però un passo avanti.

Pugwash aveva organizzato una prima riunione non ufficiale sulla sicurezza in Afghanistan a Doha il 2-3 maggio 2015. L’incontro aveva coinvolto più di 40 partecipanti, che però rappresentavano solo  opinioni personali. Questa volta sembra che si sia andati un po’ più in là ma l’incontro arriva in un momento difficile dopo la strage di giornalisti avvenuta a Kabul mercoledi scorso in serata e rivendicata dai talebani. Ferita difficile da rimarginare

* aggiornato il 25 gennaio alle 17.00

Appello al fianco degli accademici turchi

appello turchia 110Da settimane in Turchia è in corso un vero e proprio attacco ai danni della popolazione curda, in particolare nell’est del paese: a Sur, Silvan, Nusaybin, Cizre, così come in molte altre città, attraverso un coprifuoco che dura ormai da due mesi, si è venuto a delineare un vero e proprio scenario di guerra, nella quale l’esercito turco continua ad attentare con l’utilizzo di armi pesanti alle vite dei curdi.

Tunisia: torna la rivoluzione?

Santiago Alba Rico Nel gennaio 2011, in piena rivoluzione tunisina, venne pubblicata una mappa che mostrava il rapporto tra distribuzione della povertà e diffusione delle proteste contro il regime di Ben Ali: al taglio verticale est/ovest si affiancava uno spesso tratto nero nel centro-ovest, dove maggiormente si concentrava la povertà e da dove (Sidi Bouzid, Kasserine, Thala) l’intifada si era […]

Tunisia: torna la rivoluzione?

Santiago Alba Rico Nel gennaio 2011, in piena rivoluzione tunisina, venne pubblicata una mappa che mostrava il rapporto tra distribuzione della povertà e diffusione delle proteste contro il regime di Ben Ali: al taglio verticale est/ovest si affiancava uno spesso tratto nero nel centro-ovest, dove maggiormente si concentrava la povertà e da dove (Sidi Bouzid, Kasserine, Thala) l’intifada si era […]

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Siria: le poche scelte dell’opposizione

Harfoush nell’articolo pubblicato oggi 24-01-2016, accusa gli Stati Uniti di aver abbandonato la Siria. Invece di accennare a una “soluzione militare” contro Daesh, come ha fatto il vice presidente Usa, Joe Biden, era meglio fare questa minaccia tanto tempo fa al regime di al-Assad per risparmiare il sangue siriano che si sparge da più di […]

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Tunisia: l’indignazione si fa social

(RFI). A cinque anni dalla rivoluzione del 2011, la Tunisia ha vissuto una settimana di agitazione sociale che ha visto come epicentro delle contestazioni di nuovo il centro del Paese, Kasserine. Un giovane disoccupato è morto provocando un’ondata di indignazione sulla rete sociale. Ridha Yahyaoui è morto il 16 gennaio fulminato su un palo della luce sul quale […]

L’articolo Tunisia: l’indignazione si fa social sembra essere il primo su Arabpress.

Le foto dell’Afghanistan

Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti a […]

Le foto dell’Afghanistan

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Periodicamente sul web si trovano raccolte di fotografie dell’Afghanistan negli anni ’60 e/o ’70. Questa volta ne ho trovato un gruppo qui. Un variante riguarda invece l’Iran. I commenti riguardanti […]

Turchia: per gli americani il PKK è come Daesh

(Agenzie). Il vicepresidente Usa Joe Biden, in visita ufficiale in Turchia, ha dichiarato che gli Stati Uniti non escludono un intervento militare in Siria per sconfiggere Daesh. Parole che hanno provocato la reazione della Russia, costringendo la Casa Bianca a spiegare che non c‘è alcun cambiamento nella posizione americana. Alcune fonti diplomatiche hanno anzi annunciato che Russia e Stati Uniti […]

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