Giorno: 26 novembre 2015

Cucina iraniana: naan berenji, biscotti alla farina di riso

Con la ricetta di oggi, scopriamo un semplice dessert della cucina iraniana: i naan berenji, biscotti di farina di riso! Ingredienti: 350g di farina di riso 3 tuorli 220g di burro non salato 120ml di olio vegetale 2 cucchiai di zucchero 1 cucchiaino di cardamomo in polvere semi di papavero Preparazione: In un recipiente, mischiare la […]

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Palestina: Israele costruirà nuove recinzioni

(Agenzie). Il  ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha annunciato la costruzione di un nuovo muro di separazione che verrà innalzato tra la città di Hebron e lo Stato israeliano. “Abbiamo intenzione di costruire un muro più massiccio simile alla recinzione al confine con l’Egitto” ha dichiarato il ministro aggiungendo che il progetto “richiederà un po ‘di […]

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Tunisia: chiuse le frontiere con la Libia

(Agenzie). Chiuse per 15 giorni le frontiere tra Libia e Tunisia dopo l’attacco bomba contro le Guardie presidenziali che ha portato alla morte di 13 persone. Il ministero dell’Interno avrebbe deciso i chiudere la frontiera dopo aver scoperto che i 10 chili di esplosivo che hanno causato lo scoppio sarebbero stati fatti entrare nel suolo tunisino […]

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Turchia: la Russia risponde economicamente

(Agenzie). Le autorità russe hanno comunicato che saranno aumentati i controlli sulle importazioni di prodotti alimentari provenienti dalla Turchia. I livelli di pesticidi, nitrati e nitriti presenti nei prodotti turchi sembrerebbe “nettamente superiore al limite imposto”, secondo quanto ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura russo Alexander Tkachev, rendendone impossibile il commercio. La misura adottata dalle autorità russe […]

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Egitto: apre sede staccata Al-Azhar in EAU

(Agenzie). Al-Azhar, un’istituzione universalmente considerata come una fonte di diritto islamico, legge e costumi, aprirà la sua prima sede staccata di università fuori dal suo Paese d’origine, l’Egitto. Lo ha segnalato l’agenzia di stampa ufficiale degli Emirati WAM. Sheikh Ahmad Al-Tayeb, Grande Imam e Gran Mufti d’Egitto, ha firmato un accordo con Autorità Generale degli Emirati Arabi Uniti per […]

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“In viaggio con Zozan”: il reportage di Salah Methnani di Rainews24

Fingersi siriano e raccontare dall’interno, in presa diretta, il flusso biblico di profughi e di migranti economici che da mesi tentano di raggiungere l’Europa. È quello che ha fatto il nostro inviato Salah Methnani che ha accompagnato una giovane donna siriana curda dalla Turchia alla Germania, dove ha potuto riabbracciare il marito che la stava […]

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A ciascuno la sua Siria

(di Lorenzo Trombetta, Ansa) La Turchia rafforza le sue posizioni al confine siriano, e la Russia a sua volta schiera i missili in Siria: un Paese sempre più diviso in […]

Chi bombarda chi e dove in Siria

(Lorenzo Trombetta per Ansa) I cieli della Siria sono sempre più affollati: 14 aviazioni militari diverse operano sopra le teste dei siriani. E il jet russo abbattuto oggi tra Siria […]

Dopo il primo attentato nel centro di Tunisi, il pericolo ha due facce

Patrizia Mancini Tunisi, il giorno dopo l’attentato, si è risvegliata sferzata da un vento gelido e da spruzzi di pioggia improvvisi. Colti alla sprovvista, decine di giovani che si accalcano, nonostante tutto, davanti allo sportello del Teatro Municipale dove si acquistano biglietti per alcune proiezioni di film. Perché l’attentato ha colpito per la prima volta il cuore della capitale, dove […]

Razzisti in nome di Allah: la pecca nera di Daesh

Uno degli elementi di forza dell’espansione islamica in Asia è sempre stata la percezione, per i nuovi adepti alla parola del profeta, di poter godere di pari diritti davanti a Dio e davanti ai tribunali. Uno status che non era garantito in territori come l’India o l’Indonesia, dominati dalla regola delle caste. L’uguaglianza era invece una garanzia del Corano al convertito al di là della comunità di provenienza, della lingua, del colore della pelle. E’ dunque abbastanza bizzarro che i puristi di Daesh applichino al contrario questa regola su cui si fonda uno dei capisaldi della diffusione dell’islam. Stando a un rapporto d’intelligence cui avrebbero contribuito ricercatori di diversi Paesi e citato in questi giorni diffusamente dalla stampa indiana, Daesh agirebbe proprio in direzione opposta: considerando la non provenienza da un Paese arabo – o di antica assimilazione araba – lo spartiacque per dividere i combattenti del califfato in musulmani di serie A e B.
Rientrerebbero nella categoria B soprattutto indiani e pachistani ma anche cinesi, indonesiani e africani. Chissà, ma il rapporto non sembra dirlo, se ciò vale anche per il Caucaso e i combattenti che provengono dall’Asia centrale e che di solito sono ritenuti ottimi guerriglieri. I “soldati” dell’Asia meridionale e orientale sarebbero comunque i meno affidabili: a loro non solo non sarebbero riservato il rango di “ufficiali” o la possibilità di entrare nella “military police” di Daesh (riservata a tunisini, palestinesi, sauditi, iracheni e siriani), ma vivrebbero in baracche meno accoglienti, non sarebbero ben armati, godrebbero di un salario inferiore e verrebbero addirittura utilizzati come carne da macello: spediti sulla linea del fronte, davanti ai guerriglieri etnicamente puri, a far da kamikaze senza saperlo, su jeep imbottite di esplosivo che saltano dopo che l’inconsapevole autista ha ottemperato al comando di comporre un certo numero al cellulare…
Sebbene sia sempre meglio essere diffidenti anche su questi rapporti di intelligence più o meno segreti, la cosa sarebbe suffragata da almeno tre elementi. Uno quantitativo, uno culturale e uno ideologico religioso. Per quel che riguarda gli indiani, ad esempio, il loro numero tra i foreign fighter sarebbe abbastanza ridotto: solo ventitré. Ma di questi ne sarebbero già morti sei, ossia uno ogni quattro, che è molto. L’altro elemento – come molti altri mediati dalla terra dei Saud, vedi alla voce decapitazione – riguarda il trattamento che in Arabia saudita o nel Golfo viene riservato a indiani, pachistani, bangladesi o indonesiani: camerieri e muratori senza diritti, relegati nelle periferie delle città e pagati una miseria. Decapitati o frustati se incorrono in qualche supposta malefatta. Questi musulmani di serie B, evidentemente ritenuti oltre che meno abili guerrieri anche meno affidabili sul piano della fedeltà, sarebbero sotto stretta sorveglianza da parte della polizia di Daesh.

Infine c’è anche un problema dottrinario: Daesh abbraccia la scuola giuridica (madhaab) hanbalita, una delle quattro seguite dai musulmani in tema di giurisprudenza coranica (fiqh). Centroasiatici, afgani, pachistani, indiani e bangladesi seguono soprattutto quella hanafita (la più antica e diffusa) vista con diffidenza da wahabiti e salafiti, per non parlare di quella shafita (diffusa in Indonesia, India, Africa orientale). Si ritorna dunque alla penisola arabica dove la scuola hanbalita – fu fondata a Bagdad da Ahmad ibn Hanbal – si è poi confinata. Ribadisce la supremazia dei testi sacri sul ragionamento personale, rifiuta l’analogia come fonte del diritto ed è la base giuridica dei movimenti wahabiti e salafiti.

Le scuole giuridiche dell’islam. Mappa della diffusione geografica

La diffusione delle quattro scuole di pensiero giuridico dell’islam.  I punti di riferimento scolastici sonoAḥmad ibn Ḥanbal di Bagdad (780-855), Ibn Taymiyya (1263–1328) nato a Harran (Turchia) e morto a Damasco e Muḥammad ibn Abd al-Wahhāb (1703-1792) nato a Najd (odierna Arabia saudita). Il wahabismo è un movimento che si è espanso soprattutto nella penisola arabica
. Il salafismo sarebbe nato in Egitto nella seconda metà del XIX secolo. Salafismo e wahabismo sono spesso usati erroneamente
 come sinonimi.
 L’hanbalismo è la madhaab abbracciato da Daesh. FonteMadhhab Map3/Peaceworld111 /Opera propria