Giorno: 11 novembre 2015

“Suffragette” apre il 33° Torino Film Festival

torino 110A Torino dal 20 al 28 novembre 2015 con cinquanta anteprime mondiali. Quindici i film in concorso, di cui quattro italiani. Omaggio a Orson Welles a trent’anni dalla morte, protagonista del manifesto. Guest director è il regista Julien Temple. Madrina, l’eclettica attrice Chiara Francini. 

Siria: opposizioni contrarie a progetto di pace russo

Esponenti dell’opposizione siriana e commentatori del Golfo hanno respinto il progetto di proposta russa per un processo di pace in Siria, dichiarando che l’obiettivo di Mosca è stato quello di mantenere il presidente Bashar Assad al potere e marginalizzare le voci dissenzienti. La Russia, che con l’Iran è il più importante alleato di Assad , ha negato l’esistenza […]

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Egitto: al via il Cairo International Film Festival

(Agenzie). Al via quest’oggi , 11 novembre, la 37^ edizione del Cairo International Film Festival (CIFF) edizione che per la prima volta nella storia della manifestazione vede al posto di comando una donna, la direttrice Magda Wassef. Cancellato nel 2011 e di nuovo nel 2013 a causa della instabile situazione politica del paese, vi erano molti dubbi […]

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Migration Influxes and European Compassion: How Long Do We Need to Wait for an Informed Sustainability? (by Estella Carpi, November 2015)

(Photo taken from France24) http://trendsinstitution.org/?p=1520 Over the last two months, everyone with internet access has surely come across the picture of Aylan Kurdi, the Syrian toddler drowned in Turkish waters on a beach of Bodrum last September 2.  It seems the photo of Aylan, along with waves of refugees trying to cross to Eastern Europe […]

“Viaggio al termine dell’Islam” di Michael Muhammad Knight

Potremmo definirlo una sorta di diario religioso l’originale libro autobiografico scritto da Michael Muhammad Knight, newyorkese convertitosi all’Islam grazie alla lettura dei testi di Malcom X. Il libro racconta il suo viaggio-pellegrinaggio che dagli USA lo porta fino alla Mecca, attraversando il Pakistan, la Siria, l’Egitto e l’Etiopia. L’elemento sorprendente di questa opera sta nell’approccio […]

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Marocco: Forum MEDays sul Mediterraneo a Tangeri

(Agenzie). Il Forum Internazionale MEDays venne istituito nel 2008 e ospitato dalla città di Tangeri, porta del Marocco sull’Europa e sul Mediterraneo. Dopo il successo delle sue prime sette edizioni, il Forum MEDays si considera oggi come un incontro strategico a livello globale sia per il settore politico che economico, una piattaforma ideale per rafforzare le relazioni tra il Nord […]

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Russia propone nuova costituzione per la Siria

(Agenzie). La Russia ha fatto circolare un documento per porre fine ai quasi cinque anni di conflitto siriano, con la stesura di una nuova costituzione valida per un periodo transitorio di 18 mesi, che dovrebbe portare al referendum popolare e alle elezioni presidenziali anticipate. Il documento, ottenuto dalla Associated Press, non fa menzione delle eventuali dimissioni del presidente siriano […]

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Novità editoriali: “Islam, religione e politica” di Francesca Corrao

Esce il 12 novembre il saggio “Islam, religione e politica” di Francesca Corrao, docente di Lingua e Cultura Araba presso l’università LUISS di Roma. L’opera cerca di mettere chiarezza sulle tante ombre ormai associate all’Islam, parola che, per l’opinione pubblica, si collega a concetti come terrorismo e, solo per ultimo, Stato islamico. Il percorso intrapreso […]

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Tutti gli scenari del dopo voto birmano

Anche se bisognerà aspettare ancora diversi giorni per conoscere i risultati definitivi, la vittoria a grandi numeri per la Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi è ormai una certezza. Ma una certezza non definitiva e dunque non priva di rischi. Anche se gli osservatori della Ue hanno confermato che i seggi elettorali birmani sono stati gestiti con correttezza, non hanno ad esempio potuto visitare quelli nelle caserme e la Lega stessa, per bocca del suo portavoce Win Htien, teme qualche colpo di coda: «La Commissione elettorale rilascia intenzionalmente i risultati col contagocce – ha detto ai reporter – e forse sta covando l’idea di qualche trucco o qualcosa di simile: non c’è infatti nessun senso nel dare i risultati un po’ alla volta. Non dovrebbe essere così». I risultati un po’ alla volta finiscono anche col ridimensionare qualche aspettativa creando così l’idea che i militari, che comunque per legge hanno diritto al 25% dei seggi delle due Camere, possano alla fine far girare i risultati a loro piacimento.

Irrawaddy, uno dei più noti siti d’opposizione (clandestino durante il regime militare) prova a fare due conti: secondo la Lega, il partito di Aung San Suu Kyi avrebbe in mano almeno 380 seggi nei due rami del parlamento (su 433 seggi alla Camera Bassa e 224 nell’Alta) il che le consegnerebbe la maggioranza. I militari ne hanno 166 ma sul totale degli scranni in parlamento (657) ne bastano comunque 329 per poter contare tanto da esprimere il premier, e i due candidati (uno per Camera) sia alla presidenza sia alla vice presidenza: quella della presidenza è una poltrona che in Birmania conta più di quella del primo ministro ed è fondamentale per formare il governo. E qui si entra nel campo delle speculazioni: la prima è che la Lega dovrebbe scegliere un altro candidato che non la sua leader visto che la Nobel ha tutte le carte in regola ma non quelle formali perché è stata sposata con uno straniero e stranieri sono i suoi figli, clausola studiata apposta per sbarrarle la strada. Ma Suu Kyi come primo ministro potrebbe anche cercare un accordo coi militari (come fa capire nel video postato sul sito della Lega già il 22 settembre scorso e come ha detto stamane chiedendo un incontro con Tatmadaw) e altri partiti per arrivare a cambiare la Costituzione, cosa non molto facile perché serve una maggioranza che la Lega da sola non può raggiungere visto che è necessario avere il 75% più uno dei voti dell’intero parlamento. Altro scenario è che si negozi un candidato terzo che vada bene ai militari e alla Lega prendendo tempo. Insomma, scenari apertissimi e sempre che tutto fili liscio.

Gli analisti birmani suggeriscono comunque anche un altro scenario: quello in cui i militari non solo resterebbero nelle loro baracche ma si laverebbero le mani della questione governo purché a loro siano riservati i ministeri chiave di Difesa e Interno, senza contare che tutte le leve dell’economia sono in loro potere. Un governo di facciata insomma, tanto per evitare sanzioni e salvare la faccia davanti al mondo. Continuando a guidare il Paese dal backstage.

* Nel video della Lnd, Aung San Suu Kyi  parla della possibile collaborazione tra la Lega e Tatmadaw, le Forze armate. Postato in settembre

Tutti gli scenari del dopo voto birmano

Anche se bisognerà aspettare ancora diversi giorni per conoscere i risultati definitivi, la vittoria a grandi numeri per la Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi è ormai una certezza. Ma una certezza non definitiva e dunque non priva di rischi. Anche se gli osservatori della Ue hanno confermato che i seggi elettorali birmani sono stati gestiti con correttezza, non hanno ad esempio potuto visitare quelli nelle caserme e la Lega stessa, per bocca del suo portavoce Win Htien, teme qualche colpo di coda: «La Commissione elettorale rilascia intenzionalmente i risultati col contagocce – ha detto ai reporter – e forse sta covando l’idea di qualche trucco o qualcosa di simile: non c’è infatti nessun senso nel dare i risultati un po’ alla volta. Non dovrebbe essere così». I risultati un po’ alla volta finiscono anche col ridimensionare qualche aspettativa creando così l’idea che i militari, che comunque per legge hanno diritto al 25% dei seggi delle due Camere, possano alla fine far girare i risultati a loro piacimento.

Irrawaddy, uno dei più noti siti d’opposizione (clandestino durante il regime militare) prova a fare due conti: secondo la Lega, il partito di Aung San Suu Kyi avrebbe in mano almeno 380 seggi nei due rami del parlamento (su 433 seggi alla Camera Bassa e 224 nell’Alta) il che le consegnerebbe la maggioranza. I militari ne hanno 166 ma sul totale degli scranni in parlamento (657) ne bastano comunque 329 per poter contare tanto da esprimere il premier, e i due candidati (uno per Camera) sia alla presidenza sia alla vice presidenza: quella della presidenza è una poltrona che in Birmania conta più di quella del primo ministro ed è fondamentale per formare il governo. E qui si entra nel campo delle speculazioni: la prima è che la Lega dovrebbe scegliere un altro candidato che non la sua leader visto che la Nobel ha tutte le carte in regola ma non quelle formali perché è stata sposata con uno straniero e stranieri sono i suoi figli, clausola studiata apposta per sbarrarle la strada. Ma Suu Kyi come primo ministro potrebbe anche cercare un accordo coi militari (come fa capire nel video postato sul sito della Lega già il 22 settembre scorso e come ha detto stamane chiedendo un incontro con Tatmadaw) e altri partiti per arrivare a cambiare la Costituzione, cosa non molto facile perché serve una maggioranza che la Lega da sola non può raggiungere visto che è necessario avere il 75% più uno dei voti dell’intero parlamento. Altro scenario è che si negozi un candidato terzo che vada bene ai militari e alla Lega prendendo tempo. Insomma, scenari apertissimi e sempre che tutto fili liscio.

Gli analisti birmani suggeriscono comunque anche un altro scenario: quello in cui i militari non solo resterebbero nelle loro baracche ma si laverebbero le mani della questione governo purché a loro siano riservati i ministeri chiave di Difesa e Interno, senza contare che tutte le leve dell’economia sono in loro potere. Un governo di facciata insomma, tanto per evitare sanzioni e salvare la faccia davanti al mondo. Continuando a guidare il Paese dal backstage.

* Nel video della Lnd, Aung San Suu Kyi  parla della possibile collaborazione tra la Lega e Tatmadaw, le Forze armate. Postato in settembre

L’Afghanistan e il sogno europeo

Di Silvia Ayuso. El País (09/10/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Alle cinque di mattina, Kabul è una città fantasma che piano piano di risveglia. Le sue strade, che in poche ore si trasformeranno in una giungla, sono ancora vuote e scure, dato che il sole non ha ancora fatto capolino dalle montagne che circondano la […]

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