Giorno: 28 novembre 2015

I più deboli di fede (tra negazione e autocritica)

Di Dawood Al-Sherian. Al-Hayat (24/11/2015). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo Sul sito web Sasapost è apparso un articolo intitolato “Gli arabi musulmani e il terrorismo: la negazione politica nel tempo dell’umiliazione”, pubblicato da Wael Zammit, giovane tunisino che si occupa di affari politici. Lo scrittore dice che – parlando della reazione di alcuni intellettuali […]

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REPORT DELL’INCONTRO DEL 23.11.2015 FRA IL COMITATO “KHAKLED BAKRAWI” E L’ON.LE MANLIO DI STEFANO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

All’incontro con l’On.le Manlio Di Stefano e i suoi collaboratori, svoltosi negli uffici parlamentari del movimento, hanno partecipato, per il Comitato “Khaled Bakrawi”, Fouad Roueiha e Germano Monti. L’incontro è durato poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati forniti a Di Stefano alcuni elementi di informazione in merito alla sua proposta di […]

REPORT DELL’INCONTRO DEL 23.11.2015 FRA IL COMITATO “KHAKLED BAKRAWI” E L’ON.LE MANLIO DI STEFANO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

All’incontro con l’On.le Manlio Di Stefano e i suoi collaboratori, svoltosi negli uffici parlamentari del movimento, hanno partecipato, per il Comitato “Khaled Bakrawi”, Fouad Roueiha e Germano Monti. L’incontro è durato poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati forniti a Di Stefano alcuni elementi di informazione in merito alla sua proposta di […]

REPORT DELL’INCONTRO DEL 23.11.2015 FRA IL COMITATO “KHAKLED BAKRAWI” E L’ON.LE MANLIO DI STEFANO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

All’incontro con l’On.le Manlio Di Stefano e i suoi collaboratori, svoltosi negli uffici parlamentari del movimento, hanno partecipato, per il Comitato “Khaled Bakrawi”, Fouad Roueiha e Germano Monti. L’incontro è durato poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati forniti a Di Stefano alcuni elementi di informazione in merito alla sua proposta di […]

REPORT DELL’INCONTRO DEL 23.11.2015 FRA IL COMITATO “KHAKLED BAKRAWI” E L’ON.LE MANLIO DI STEFANO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

All’incontro con l’On.le Manlio Di Stefano e i suoi collaboratori, svoltosi negli uffici parlamentari del movimento, hanno partecipato, per il Comitato “Khaled Bakrawi”, Fouad Roueiha e Germano Monti. L’incontro è durato poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati forniti a Di Stefano alcuni elementi di informazione in merito alla sua proposta di […]

REPORT DELL’INCONTRO DEL 23.11.2015 FRA IL COMITATO “KHAKLED BAKRAWI” E L’ON.LE MANLIO DI STEFANO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

All’incontro con l’On.le Manlio Di Stefano e i suoi collaboratori, svoltosi negli uffici parlamentari del movimento, hanno partecipato, per il Comitato “Khaled Bakrawi”, Fouad Roueiha e Germano Monti. L’incontro è durato poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati forniti a Di Stefano alcuni elementi di informazione in merito alla sua proposta di […]

Marocco: e se l’amazigh venisse ufficializzato sul serio?

Di Wissam El Bouzdaini. Al Huffington Post Maghreb (22/11/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. È da più di quattro anni che il Marocco ha ufficializzato l’amazigh. La Costituzione del 2011 lo definisce, nell’art. 5, una lingua ufficiale allo stesso titolo dell’arabo. Tuttavia, la legge che avrebbe dovuto precisare le modalità di attuazione di questa ufficializzazione […]

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Scenari di reazione russa: le carte nelle mani di Ankara e Mosca

Di Bassem Dabbagh. Al-Araby al-Jadeed (25/11/2015). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. La Russia non ha mai ricevuto un colpo tanto forte da uno Stato appartenente alla NATO, come quello ricevuto dalla Turchia con l’abbattimento del suo aereo sul confine siriano. Putin ritiene che lo schiaffo turco meriti una reazione, a qualunque costo, altrimenti Mosca perderà […]

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Razzisti in nome di Allah: come Daesh tradisce il profeta

Uno degli elementi di forza dell’espansione islamica in Asia è sempre stata la percezione, per i nuovi adepti alla parola del profeta, di poter godere di pari diritti davanti a Dio e davanti ai tribunali. Uno status che non era garantito in territori come l’India o l’Indonesia, dominati dalla regola delle caste. L’uguaglianza era invece una garanzia del Corano al convertito al di là della comunità di provenienza, della lingua, del colore della pelle. E’ dunque abbastanza bizzarro che i puristi di Daesh applichino al contrario questa regola su cui si fonda uno dei capisaldi della diffusione dell’islam. Stando a un rapporto d’intelligence cui avrebbero contribuito ricercatori di diversi Paesi e citato in questi giorni diffusamente dalla stampa indiana, Daesh agirebbe proprio in direzione opposta: considerando la non provenienza da un Paese arabo – o di antica assimilazione araba – lo spartiacque per dividere i combattenti del califfato in musulmani di serie A e B.
Rientrerebbero nella categoria B soprattutto indiani e pachistani ma anche cinesi, indonesiani e africani. Chissà, ma il rapporto non sembra dirlo, se ciò vale anche per il Caucaso e i combattenti che provengono dall’Asia centrale e che di solito sono ritenuti ottimi guerriglieri. I “soldati” dell’Asia meridionale e orientale sarebbero comunque i meno affidabili: a loro non solo non sarebbero riservato il rango di “ufficiali” o la possibilità di entrare nella “military police” di Daesh (riservata a tunisini, palestinesi, sauditi, iracheni e siriani), ma vivrebbero in baracche meno accoglienti, non sarebbero ben armati, godrebbero di un salario inferiore e verrebbero addirittura utilizzati come carne da macello: spediti sulla linea del fronte, davanti ai guerriglieri etnicamente puri, a far da kamikaze senza saperlo, su jeep imbottite di esplosivo che saltano dopo che l’inconsapevole autista ha ottemperato al comando di comporre un certo numero al cellulare…
Sebbene sia sempre meglio essere diffidenti anche su questi rapporti di intelligence più o meno segreti, la cosa sarebbe suffragata da almeno tre elementi. Uno quantitativo, uno culturale e uno ideologico religioso. Per quel che riguarda gli indiani, ad esempio, il loro numero tra i foreign fighter sarebbe abbastanza ridotto: solo ventitré. Ma di questi ne sarebbero già morti sei, ossia uno ogni quattro, che è molto. L’altro elemento – come molti altri mediati dalla terra dei Saud, vedi alla voce decapitazione – riguarda il trattamento che in Arabia saudita o nel Golfo viene riservato a indiani, pachistani, bangladesi o indonesiani: camerieri e muratori senza diritti, relegati nelle periferie delle città e pagati una miseria. Decapitati o frustati se incorrono in qualche supposta malefatta. Questi musulmani di serie B, evidentemente ritenuti oltre che meno abili guerrieri anche meno affidabili sul piano della fedeltà, sarebbero sotto stretta sorveglianza da parte della polizia di Daesh.

Infine c’è anche un problema dottrinario: Daesh abbraccia la scuola giuridica (madhaab) hanbalita, una delle quattro seguite dai musulmani in tema di giurisprudenza coranica (fiqh). Centroasiatici, afgani, pachistani, indiani e bangladesi seguono soprattutto quella hanafita (la più antica e diffusa) vista con diffidenza da wahabiti e salafiti, per non parlare di quella shafita (diffusa in Indonesia, India, Africa orientale). Si ritorna dunque alla penisola arabica dove la scuola hanbalita – fu fondata a Bagdad da Ahmad ibn Hanbal – si è poi confinata. Ribadisce la supremazia dei testi sacri sul ragionamento personale, rifiuta l’analogia come fonte del diritto ed è la base giuridica dei movimenti wahabiti e salafiti.

Le scuole giuridiche dell’islam. Mappa della diffusione geografica

La diffusione delle quattro scuole di pensiero giuridico dell’islam.  I punti di riferimento scolastici sono Aḥmad ibn Ḥanbal di Bagdad (780-855), Ibn Taymiyya (1263–1328) nato a Harran (Turchia) e morto a Damasco e Muḥammad ibn Abd al-Wahhāb (1703-1792) nato a Najd (odierna Arabia saudita). Il wahabismo è un movimento che si è espanso soprattutto nella penisola arabica
. Il salafismo sarebbe nato in Egitto nella seconda metà del XIX secolo. Salafismo e wahabismo sono spesso usati erroneamente
 come sinonimi.
 L’hanbalismo è la madhaab abbracciata da Daesh. FonteMadhhab Map3/Peaceworld111 /Opera propria

Razzisti in nome di Allah: come Daesh tradisce il profeta

Uno degli elementi di forza dell’espansione islamica in Asia è sempre stata la percezione, per i nuovi adepti alla parola del profeta, di poter godere di pari diritti davanti a Dio e davanti ai tribunali. Uno status che non era garantito in territori come l’India o l’Indonesia, dominati dalla regola delle caste. L’uguaglianza era invece una garanzia del Corano al convertito al di là della comunità di provenienza, della lingua, del colore della pelle. E’ dunque abbastanza bizzarro che i puristi di Daesh applichino al contrario questa regola su cui si fonda uno dei capisaldi della diffusione dell’islam. Stando a un rapporto d’intelligence cui avrebbero contribuito ricercatori di diversi Paesi e citato in questi giorni diffusamente dalla stampa indiana, Daesh agirebbe proprio in direzione opposta: considerando la non provenienza da un Paese arabo – o di antica assimilazione araba – lo spartiacque per dividere i combattenti del califfato in musulmani di serie A e B.
Rientrerebbero nella categoria B soprattutto indiani e pachistani ma anche cinesi, indonesiani e africani. Chissà, ma il rapporto non sembra dirlo, se ciò vale anche per il Caucaso e i combattenti che provengono dall’Asia centrale e che di solito sono ritenuti ottimi guerriglieri. I “soldati” dell’Asia meridionale e orientale sarebbero comunque i meno affidabili: a loro non solo non sarebbero riservato il rango di “ufficiali” o la possibilità di entrare nella “military police” di Daesh (riservata a tunisini, palestinesi, sauditi, iracheni e siriani), ma vivrebbero in baracche meno accoglienti, non sarebbero ben armati, godrebbero di un salario inferiore e verrebbero addirittura utilizzati come carne da macello: spediti sulla linea del fronte, davanti ai guerriglieri etnicamente puri, a far da kamikaze senza saperlo, su jeep imbottite di esplosivo che saltano dopo che l’inconsapevole autista ha ottemperato al comando di comporre un certo numero al cellulare…
Sebbene sia sempre meglio essere diffidenti anche su questi rapporti di intelligence più o meno segreti, la cosa sarebbe suffragata da almeno tre elementi. Uno quantitativo, uno culturale e uno ideologico religioso. Per quel che riguarda gli indiani, ad esempio, il loro numero tra i foreign fighter sarebbe abbastanza ridotto: solo ventitré. Ma di questi ne sarebbero già morti sei, ossia uno ogni quattro, che è molto. L’altro elemento – come molti altri mediati dalla terra dei Saud, vedi alla voce decapitazione – riguarda il trattamento che in Arabia saudita o nel Golfo viene riservato a indiani, pachistani, bangladesi o indonesiani: camerieri e muratori senza diritti, relegati nelle periferie delle città e pagati una miseria. Decapitati o frustati se incorrono in qualche supposta malefatta. Questi musulmani di serie B, evidentemente ritenuti oltre che meno abili guerrieri anche meno affidabili sul piano della fedeltà, sarebbero sotto stretta sorveglianza da parte della polizia di Daesh.

Infine c’è anche un problema dottrinario: Daesh abbraccia la scuola giuridica (madhaab) hanbalita, una delle quattro seguite dai musulmani in tema di giurisprudenza coranica (fiqh). Centroasiatici, afgani, pachistani, indiani e bangladesi seguono soprattutto quella hanafita (la più antica e diffusa) vista con diffidenza da wahabiti e salafiti, per non parlare di quella shafita (diffusa in Indonesia, India, Africa orientale). Si ritorna dunque alla penisola arabica dove la scuola hanbalita – fu fondata a Bagdad da Ahmad ibn Hanbal – si è poi confinata. Ribadisce la supremazia dei testi sacri sul ragionamento personale, rifiuta l’analogia come fonte del diritto ed è la base giuridica dei movimenti wahabiti e salafiti.

Le scuole giuridiche dell’islam. Mappa della diffusione geografica

La diffusione delle quattro scuole di pensiero giuridico dell’islam.  I punti di riferimento scolastici sono Aḥmad ibn Ḥanbal di Bagdad (780-855), Ibn Taymiyya (1263–1328) nato a Harran (Turchia) e morto a Damasco e Muḥammad ibn Abd al-Wahhāb (1703-1792) nato a Najd (odierna Arabia saudita). Il wahabismo è un movimento che si è espanso soprattutto nella penisola arabica
. Il salafismo sarebbe nato in Egitto nella seconda metà del XIX secolo. Salafismo e wahabismo sono spesso usati erroneamente
 come sinonimi.
 L’hanbalismo è la madhaab abbracciata da Daesh. FonteMadhhab Map3/Peaceworld111 /Opera propria