Giorno: 17 novembre 2015

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

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Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Attentati di Parigi: potrebbe intervenire la Nato? (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Syraq: NATO contro IS/Daesh
L’azione del 13 novembre è il potenziale casus belli che può legittimare un intervento militare NATO contro IS
Parigi, venerdì 13 novembre: 129 morti, 350 feriti  -almeno cento in modo grave-, 8 i terroristi jihadisti caduti portando a compimento con successo un’operazione coordinata e complessa. Una tecnica nuova per l’Europa, che deriva direttamente dalle esperienze maturate nei teatri di guerra contemporanei: da Kabul a Damasco, a Baghdad. E oggi Parigi. Si tratta della tecnica delcommando suicida’, ampiamente utilizzata e affinata nel tempo, che ha fatto la sua comparsa per la prima volta nel 2007-2008 sul fronte afghano e di cui si è trattato nel libro ‘Shahid. Analisi del terrorismo suicida‘ e in altri studi successivi, anticipando gli sviluppi a cui oggi assistiamo… (Vai all’articolo su L’INDRO)

Afghanistan: Obama ci ripensa. E anche Renzi (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

 
Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Afghanistan: Obama ci ripensa. E anche Renzi (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

 
Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Afghanistan: Obama ci ripensa. E anche Renzi (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Afghanistan: Obama ci ripensa. E anche Renzi (L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Afghanistan: Obama ci ripensa. E anche Renzi (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Obama aumenta le truppe in Afghanistan. Perché aumentano anche i soldati italiani? Guardare verso la Libia
Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato la propria revisione del piano di disimpegno dall’Afghanistan. Non più un ritiro consistente come era stato annunciato, ma una presenza duratura sino a tutto il 2016. Il totale delle truppe Usa sarà di almeno 10.000 soldati, ai quali andranno ovviamente a sommarsi i circa 5.000 della Nato (e tra questi gli italiani). Il perché di questa scelta è evidente: il Paese non è stabilizzato, i gruppi di opposizione armata (talebani in primis) sono in grado di operare e colpire in buona parte del Paese -come la conquista della città settentrionale di Kunduz alla fine di settembre da parte dei talebani ha ampiamente dimostrato -, lo Stato afghano è inefficiente e corrotto e le sue forze di sicurezza mancano di capacità operativa, logistica e intelligence, nonostante i quattordici anni di sforzi della Comunità internazionale e gli oltre quattro miliardi di dollari spesi per addestrare le forze armate afgane. E come se non bastasse, il fenomeno del Nuovo Terrorismo Insurrezionale (NIT)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Andiamo in Libia (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

Si sta preparando un intervento militare complesso, l’Italia si troverà in piena guerra.
Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Andiamo in Libia (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Si sta preparando un intervento militare complesso, l’Italia si troverà in piena guerra.
Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Andiamo in Libia (L’INDRO)

di Claudio Bertolotti
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Si sta preparando un intervento militare complesso, l’Italia si troverà in piena guerra.
Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

Andiamo in Libia (L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Si sta preparando un intervento militare complesso, l’Italia si troverà in piena guerra.
Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

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Come anticipato su ‘L’Indro‘ ad agosto, e più recentemente annunciato dal capo del Governo, Matteo Renzi, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia si prepara a guidare una missione militare in Libia sostenuta dalla Comunità internazionale. Restano da concludere gli aspetti formali a premessa di un intervento legittimo: l’accordo tra le parti in conflitto e la conseguente risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Le tempistiche, nonostante alcune resistenze, sono state rispettate, e la comunicazione strategica ha seguito il suo corso attraverso una progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica, non priva di apparenti scivoloni, come quello che venne fatto a febbraio quando i Ministri Paolo Gentiloni (Affari Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) annunciarono, il primo, la necessità, di un intervento militare in Libia, e, la seconda, la disponibilità immediata di un significativo quantitativo di truppe pronte a partire (5.000 militari)… (vai all’articolo su L’INDRO)

All Tomorrow’s Parties

di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

All Tomorrow’s Parties è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.

All Tomorrow’s Parties

di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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All Tomorrow’s Parties

di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

All Tomorrow’s Parties è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.

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di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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All Tomorrow’s Parties

di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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All Tomorrow’s Parties

di Anatole Fuksas

Gia dalle prime ore susseguenti si poteva intuire la natura degli attentati del 15 novembre a Parigi, si poteva immaginare chi fossero davvero gli attentatori, perché da subito era chiaro chi fossero le vittime.  Già leggendo Pierre Janaszak, 35 ans, animatore radio e TV che era al Bataclan vari pensieri venivano alla mente: «Ils étaient trois je pense et ils tiraient juste dans le tas.…

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Voci scomode, Storie di chi sfida il potere in Africa

scomode 110Incontro il 27 novembre 2015, al Campus Luigi Einaudi di Torino con Marie Angélique Ingabire (Ruanda) e René Dassié (Camerun), giornalisti fuggiti dal proprio paese per aver svolto il lavoro di reporter. Nella Main hall, mostra fotografica da Homs del fotogiornalista siriano Bassel Tawil dal 26 novembre al 4 dicembre 2015.

L’Isis e le complicità di al-Asad

13 solera 110Gli attacchi terroristici del 13 novembre sono stati una vera e propria campagna militare. Una coincidenza che siano avvenuti alla vigilia del secondo round di negoziazioni tra le potenze interessate dalla crisi siriana? Al centro, il futuro del paese con o senza al-Asad che per re-legittimarsi a livello internazionale – ma dovrebbe essere giudicato per crimini contro l’umanità – si presenta come un baluardo contro l’avanzata di Daesh mentre invece ha interessi e connessioni comuni.

L’Isis e le complicità di al-Asad

13 solera 110Gli attacchi terroristici del 13 novembre sono stati una vera e propria campagna militare. Una coincidenza che siano avvenuti alla vigilia del secondo round di negoziazioni tra le potenze interessate dalla crisi siriana? Al centro, il futuro del paese con o senza al-Asad che per re-legittimarsi a livello internazionale – ma dovrebbe essere giudicato per crimini contro l’umanità – si presenta come un baluardo contro l’avanzata di Daesh mentre invece ha interessi e connessioni comuni.

Tunisia: incontro tra scrittori maghrebini ed europei a Sidi Bou Said

(Agenzie). Al via oggi a Sidi Bou Said la terza edizione dell’iniziativa “Incontro tra scrittori euro-maghrebini”, promossa e organizzata dalla delegazione dell’Unione Europea in Tunisia in collaborazione con Pen International. Fino al 19 novembre, diversi autori delle due rive del Mediterraneo si riuniranno per parlare e discutere insieme sul tema ”Letteratura ed frontiere”, argomento divenuto […]

L’articolo Tunisia: incontro tra scrittori maghrebini ed europei a Sidi Bou Said sembra essere il primo su Arabpress.

Daesh, ISIS, ISIL, IS

Mi è capitato di leggere una sorta di articolo dal titolo “Perché alcuni chiamano l’ISIS Daesh?’ pubblicato il 15 novembre 2015 (qui). Dato che non mi era chiaro quello che avevo letto, sono andata a cercarmi l’originale, pubblicato il 19 febbraio … Continua a leggere

Daesh, ISIS, ISIL, IS
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

Rieti, Forum “Clima, ultima chiamata”

rieti 110L’associazione Greenaccord organizza il XII Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia della Natura. Dal 18 al 20 novembre tre giorni di lavori e decine di esperti provenienti da tutto il mondo per approfondire temi scottanti come quello del surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici.

In Cisgiordania un rabbino cerca la pace raccogliendo le olive

Di Joshua Mitnick. The Christian Science Monitor (15/11/2015). Traduzione e sintesi di Giusy Regina. Ein Abus, Cisgiordania – Per più di un decennio, il rabbino Arik Ascherman ha pattugliato le colline della Cisgiordania per contribuire a proteggere la raccolta delle olive palestinesi e salvarle dagli attacchi di estremisti, nonché per assicurarsi che l’esercito israeliano proteggesse i palestinesi. […]

L’articolo In Cisgiordania un rabbino cerca la pace raccogliendo le olive sembra essere il primo su Arabpress.

Immigrazione: commissario diritti umani ONU critica misure Europa

(Agenzie). L’alto commissario ONU per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha duramente criticato le misure anti-immigrazione adottate da alcuni Paesi europei in risposta all’arrivo del massiccio flusso di immigrati degli ultimi mesi. “Non è possibile concepire una crescita del continente europeo se le frontiere vengono recintate con muri e filo spinato, con cecchini e torri […]

L’articolo Immigrazione: commissario diritti umani ONU critica misure Europa sembra essere il primo su Arabpress.

Afghanistan: insicuri, insoddisfatti, preoccupati. Il rapporto di Asia Foundation

Il rapporto sull’Afghanistan di quest’anno di Asia Foundation, rilanciato dai media locali, dice che più della metà degli afgani (57,5%) sostiene che il Paese si sta muovendo nella direzione sbagliata mentre Il numero di afgani che dicono di aver paura per la loro sicurezza personale è al più alto livello registrato (67,4%) da quando l’indagine è iniziata. Il sondaggio rivela anche la stragrande maggioranza degli afgani ritiene che le forze di sicurezza nazionali abbiamo bisogno di sostegno straniero per operare ( l’82,8% degli afgani dice che l’esercito nazionale avrebbe bisogno di sostegno esterno; l’80,1% dice che la polizia nazionale afgana ha bisogno di assistenza; il 70,4% dice che anche  la polizia locale ha bisogno di sostegno esterno). Infine  il sondaggio rileva che Daesh ha avuto un impatto sulla percezione afgani per quel che riguarda la loro sicurezza: quasi tre su quattro intervistati dicono di aver sentito parlare di Daesh e il  40,3% di tutti gli afgani sostiene che il gruppo costituisce una minaccia. Secondo i risultati dell’indagine, l’economia e la disoccupazione emergono come principali preoccupazioni, in particolare per i giovani e le donne.

Il rapporto è scaricabile qui

Afghanistan: insicuri, insoddisfatti, preoccupati. Il rapporto di Asia Foundation

Il rapporto sull’Afghanistan di quest’anno di Asia Foundation, rilanciato dai media locali, dice che più della metà degli afgani (57,5%) sostiene che il Paese si sta muovendo nella direzione sbagliata mentre Il numero di afgani che dicono di aver paura per la loro sicurezza personale è al più alto livello registrato (67,4%) da quando l’indagine è iniziata. Il sondaggio rivela anche la stragrande maggioranza degli afgani ritiene che le forze di sicurezza nazionali abbiamo bisogno di sostegno straniero per operare ( l’82,8% degli afgani dice che l’esercito nazionale avrebbe bisogno di sostegno esterno; l’80,1% dice che la polizia nazionale afgana ha bisogno di assistenza; il 70,4% dice che anche  la polizia locale ha bisogno di sostegno esterno). Infine  il sondaggio rileva che Daesh ha avuto un impatto sulla percezione afgani per quel che riguarda la loro sicurezza: quasi tre su quattro intervistati dicono di aver sentito parlare di Daesh e il  40,3% di tutti gli afgani sostiene che il gruppo costituisce una minaccia. Secondo i risultati dell’indagine, l’economia e la disoccupazione emergono come principali preoccupazioni, in particolare per i giovani e le donne.

Il rapporto è scaricabile qui

Libia: prende servizio il nuovo inviato speciale ONU

(Agenzie). Il diplomatico tedesco Martin Kobler prende oggi servizio come nuovo inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, andando a sostituire lo spagnolo Bernardino Leon, secondo quanto riferito dall’ufficio stampa del Palazzo di Vetro. “Il passaggio di testimone arriva in un momento molto critico per la Libia. L’impegno di Kobler è quello di assicurare la […]

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Parigi, di che guerra stiamo parlando?

Santiago Alba Rico Tra le vittime della sala Bataclan ci sono degli stranieri: spagnoli, rumeni, belgi e anche tunisini e algerini, molto probabilmente musulmani. Anche tra i francesi ci saranno senz’altro uomini e donne di origine araba e musulmana. Avevano tutti qualcosa in comune: la voglia di ballare, bere e ridere. A quanti cercano di trovare una spiegazione ideologica all’attentato […]

Il mappamondo tragico, triste realtà

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Yemen: presidente Hadi di ritorno ad Aden

(Agenzie). Il presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi sarebbe tornato nella città di Aden per supervisionare la campagna militare lanciata dalle forze ai lui fedeli per riprendere la città di Taez, secondo quanto riferito dal funzionario presidenziale Mukhtar al-Rahbi. Il presidente Hadi “incontrerà anche alcuni ufficiali militari per valutare la situazione securitaria e per coordinare […]

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Vertice di Vienna: verso una nuova Jalta o una conferenza mondiale sulla pace?

Di Geroge Samaan. Al-Hayat (16/11/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Al secondo Vertice di Vienna, i Paesi partecipanti hanno messo in atto una soluzione politica per la Siria che la conduce verso una fase di transizione della durata di sei mesi. Le trattative mirano alla formazione di un governo tra il regime e l’opposizione e […]

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Lo scrittore libano-canadese Wajdi Mouawad a Roma presenta il suo “Anima”

Questo sabato a Roma verrà presentato il romanzo Anima, dello scrittore libanese-canadese Wajdi Mouawad, tradotto dal francese da Antonella Conti e pubblicato quest’anno da Fazi editore. L’evento è inserito nel Festival de la fiction française, ancora in corso. Wahhch Debch un giorno torna a casa e trova l’amata moglie morta in una pozza di sangue, il … Continua a leggere Lo scrittore libano-canadese Wajdi Mouawad a Roma presenta il suo “Anima”