Mese: febbraio 2016

Cosa accadrà dopo che Daesh avrà consolidato la sua presa sulla Libia?

Di Hassan al-Massry. Elaph (9/02/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. Il presidente degli Stati Uniti ha tenuto, una decina di giorni fa, una riunione in cui si sono discussi gli ultimi sviluppi della situazione libica, ma non ha preso alcuna decisione riguardo alla nota, presentata dal Pentagono, in cui si raccomanda la necessità di concentrarsi […]

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In Iran, una nuova App sfida la polizia morale

Elaph (10/02/2016). Traduzione e sintesi di Paola Conti. Gli iraniani tentano con tutti i mezzi di ribellarsi alle ferree regole vigenti nel paese, in particolare per ciò che concerne la libertà di abbigliamento. Si è diffusa, infatti, una nuova App con lo scopo di aiutare i cittadini ad evitare gli agenti della polizia morale dell’Ershad […]

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Il mondo arabo: minacciati i suoi confini e la sua esistenza

Di Fahmy Howeidy. As-Safir (09/02/2016). Traduzione e sintesi di Laura Giacobbo. Nel discorso alla conferenza alla National Defense University a Washington, l’ambasciatore degli Emirati Arabi ha dichiarato: “Gli Emirati stanno conducendo la regione araba verso iniziative importanti e verso la sua partecipazione alle sei alleanze con gli Stati Uniti”. L’ambasciatore Yousef al-Otaiba ha aggiunto che […]

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La prima ballerina musulmana con l’hijab

Di Katherine Brooks. Huffington Post (3/02/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina Stephanie Kurlow ha 14 anni e vive a Sidney, in Australia. Come molte altre ragazze della sua età, sogna di diventare una ballerina professionista. Secondo il Sydney Morning Herald, Stephanie, abituata al palcoscenico da quando aveva 2 anni, ha sentito il bisogno di smettere di ballare dopo […]

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UAE names first minister of state for happiness

Cercavo un esempio efficace per spiegare la differenza – ricordata da Perelmann e Olbrechts-Tyteca nell’imprescindibile “Trattato dell’argomentazione – La nuova retorica” (Einaudi, Torino, 1976) – fra retorica della democrazia e retorica della tirannide, dove la seconda tende al “sacro”, non…

Israele, parlamentare: “La Palestina non esiste perché gli arabi non pronunciano la ‘P’”

(Agenzie). La parlamentare israeliana Anat Berko, membro del partito Likud, durante una sessione della Knesset, ha dichiarato che non possono esistere uno Stato e un popolo di Palestina dal momento che, in arabo, non esiste la lettera ‘P’. Benché la parlamentare abbia ragione, in quanto sia in arabo che in ebraico la parola ‘Palestina’ inizia con la […]

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Siria: il regime non ha mai negoziato

Di Khairallah Khairallah. Al-Arabiya (10/02/2016). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. È impossibile negoziare col regime, perché questo non crede nell’offrire concessioni. È stato normale sospendere i colloqui sulla Siria a Ginevra, considerato che somigliavano più ad un dialogo tra sordi. Non c’è un punto d’incontro per affrontare la crisi in mezzo alla mancanza di […]

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SABATO 13 FEBBRAIO A ROMA: VERITA’ E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI E TUTTE LE VITTIME DELLA DITTATURA EGIZIANA – PIAZZA SS. APOSTOLI ALLE ORE 17.00

    In morte di Giulio Regeni. Rapito dalla polizia segreta. Torturato. Ucciso. Gettato in una fossa alla periferia del Cairo Le orecchie mozzate. Le unghie di mani e piedi strappate. Il corpo tumefatto. Bruciature ed escoriazioni. Fratture multiple in diverse parti del corpo. Vertebre cervicali spezzate. Questi alcuni degli atroci dettagli emersi dall’autopsia. Sono […]

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    In morte di Giulio Regeni. Rapito dalla polizia segreta. Torturato. Ucciso. Gettato in una fossa alla periferia del Cairo Le orecchie mozzate. Le unghie di mani e piedi strappate. Il corpo tumefatto. Bruciature ed escoriazioni. Fratture multiple in diverse parti del corpo. Vertebre cervicali spezzate. Questi alcuni degli atroci dettagli emersi dall’autopsia. Sono […]

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    In morte di Giulio Regeni. Rapito dalla polizia segreta. Torturato. Ucciso. Gettato in una fossa alla periferia del Cairo Le orecchie mozzate. Le unghie di mani e piedi strappate. Il corpo tumefatto. Bruciature ed escoriazioni. Fratture multiple in diverse parti del corpo. Vertebre cervicali spezzate. Questi alcuni degli atroci dettagli emersi dall’autopsia. Sono […]

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Sole, شَمْس šams, e luna, قَمَر qamar: lettere solari e lettere lunari

  Le lettere dell’alfabeto arabo si dividono in due parti uguali, a seconda del loro comportamento quando sono precedute dall’articolo determinativo ال al–. La differenza fra i due gruppi è solo fonetica. Le 14 lettere solari  –  ﺍﻟﺤﺮﻭﻑ ﺍﻟﺸﻤﺴﻴﺔ  al-ḥurūf aš-šamsiyyah, da  شَمْس  šams, “sole”  –  sono dentali, interdentali e sibilanti e in presenza dell’articolo assimilano  ﻝ […]

Cosa c’è di sbagliato nella regione del Kurdistan

Di Aras Ahmed Mhamad. Your Middle East (08/02/2016). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) ha sospeso il parlamento curdo il 12 ottobre 2015 ed ha persino impedito al portavoce del parlamento, Yousif Muhammed, di entrare ad Erbil. I dipendenti pubblici non sono pagati dal mese di settembre del 2014 […]

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Cosa avrebbe fatto Gesù per i profughi?

Di Halim Shebaya. The World Post (5/02/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina L’Europa si ritrova ad affrontare una vera e propria crisi di profughi e non una semplice migrazione. Centinaia di migliaia di profughi fuggono da diverse zone di guerra e da città che sono state completamente distrutte, dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011 fino ad ora. Un […]

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L’eredità del romanzo arabo e le tragedie del presente nei sei romanzi finalisti all’Arabic Booker 2016

Ieri a Mascate, in Oman, sono stati annunciati i sei romanzi che concorreranno per il Premio internazionale della letteratura araba, edizione 2016.  Tra i sedici che erano stati selezionati poco più di un mese fa, i giudici hanno scelto: Tareq Bakari, Numidia – MAROCCO Mohamed Rabi’, Otared (Mercurio) – EGITTO Mahmud Shaqir, Madih li-nisa’ al-a’ila … Continua a leggere L’eredità del romanzo arabo e le tragedie del presente nei sei romanzi finalisti all’Arabic Booker 2016

La lotta contro la corruzione nei Paesi della primavera araba

Di Noureddine Miladi. Middle East Monitor (08/02/2016). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Una delle richieste fondamentali che nel 2011 aveva spinto la gente a scendere in piazza nei Paesi della primavera araba era quella di sradicare la corruzione. Si auspicava che, in quella parte del mondo, si sarebbe tentato seriamente di fermare ogni forma […]

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Marocco: Ali Anouzla in attesa di verdetto per “offesa all’integrità territoriale”

(Agenzie). Si tiene oggi il processo contro il giornalista marocchino Ali Anouzla, accusato di “offesa all’integrità nazionale” per aver usato l’espressione “Sahara occupato” in un’intervista al quotidiano tedesco Bild. Da parte sua, Anouzla ha negato di aver pronunciato tale espressione e ha attribuito il malinteso a un errore di traduzione del giornalista tedesco. In attesa del […]

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Marocco: tentativo di riforma degli insegnamenti islamici

Di Abdulrahman al-Rashed. Al-Arabiya (08/02/2016). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Il Marocco riuscirà a risolvere i difetti del sistema educativo o fallirà proprio come gli altri paesi che ci hanno provato? Provare a riassumere l’estremismo in una sola parola o motivazione alla fine poterebbe solo a una vasta generalizzazione. Ma la ragione principale che lo […]

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Afghanistan, la pace difficile: il quarto passo della Quadrilaterale

Si chiama Quadrilateral Coordination Committee ed  è un organismo composto da afgani, pachistani, statunitensi  e cinesi. Lo scopo della Quadrilaterale  è scrivere l’agenda di un possibile negoziato di pace e di fissare una data per colloqui ufficiali con la guerriglia in turbante. Ci sono già stati tre incontri alternati in Afghanistan e Pakistan: il prossimo è fissato  per il 19 febbraio a Kabul. Secondo gli auspici più ottimisti, per la fine di febbraio dovrebbe saltar fuori una data ufficiale del negoziato. Detta così, la cosa appare abbastanza surreale anche se c’è un evidente aspetto positivo: il cane (Islamabad) e il gatto (Kabul) si parlano e sembrano farlo sul serio. Americani e cinesi spingono e hanno costruito il quadro di reciproca fiducia che ha permesso ai due Paesi di sedersi nuovamente allo stesso  tavolo. Gli interessi infine sembrano per la prima volta gli stessi: anche il Pakistan ha un problema coi talebani (pachistani, il Ttp) e Kabul ha ripagato Islamabad della stesa moneta, dando ospitalità ai talebani pachistani sul suo territorio e obbligando così i pachistani a venire a patti: i pachistani aiuteranno Kabul facendo pressione sui talebani afgani (nei loro santuari sicuri in Pakistan) e Kabul smetterà di chiudere un occhio sui suoi ospiti stranieri in fuga dall’Operazione  Zarb e Azb (come il leader talebano pachistano mullah Fazlullah che si sarebbe rifugiato nelle province orientali afgane). Fin qui tutto bene.

Il fatto è che i talebani, sia afgani sia pachistani, non hanno nessuna intenzione di negoziare. Come spiega bene un analista afgano, l’Afghanistan è  più che mai al centro di un nuovo Grande Gioco dove ogni attore (esterno) appoggia e finanzia i “suoi” talebani. Questi ultimi, anche quelli della shura di Quetta (di quel mullah Mansur che non sarebbe sordo alle pressioni pachistane) non fanno che preparare attentati e colpire la popolazione civile in un quadro che non  è certo quello che può preparare un negoziato. Senza una tregua, senza una posizione chiara di Mansur (che finora rinnega ogni trattativa opponendo una serie di richieste inaccettabili) tutto appare molto in forse. La Quadrilaterale  è orientata a parlare coi talebani “buoni” e fare il muso duro con i “cattivi”. Ma non è chiaro che siano i primi e chi i secondo, Si dice che Islamabad abbia una lista che per ora però non si  vista. Converrà ricordare che il braccio destro di Mansur (buono?) è un Haqqani (cattivo!) e che la stessa leadership di Mansur viene contestata all’interno del movimento.

Anche la Quadrilaterale ha poi un neo piuttosto vistoso e non ha torto l’ex presidente Karzai quando dice che una trattativa ha bisogno di altri comprimari: la Russia, l’ran e l’India. Per parte mia ci aggiungerei l’Arabia saudita, sparita dall’orizzonte ma che è difficile immaginare si stia disinteressando del caso (il famoso ufficio politico dei talebani si trova per altro in Qatar, un Paese del Golfo). Per ora la montagna sembra partorire l’ennesimo topolino. vediamo cosa succederà da qui a dieci giorni. Anche se per ora di segnali positivi se ne vedono pochi.

Scrittori arabi e rivoluzioni, cinque anni dopo

L’ultimo numero di Internazionale deve il suo titolo “L’inverno arabo” all’articolo pubblicato all’interno, che racchiude le riflessioni di sette scrittori arabi a cinque anni dalle rivoluzioni arabe del 2011.  I sette autori sono: il blogger e attivista egiziano Alaa Abdel-Fattah, in carcere in Egitto da circa un anno; Nouri Gana, autore tunisino che vive in … Continua a leggere Scrittori arabi e rivoluzioni, cinque anni dopo

In attesa di una stretta di mano tra El Sisi e Erdoğan

Di Muhammad Salah. Al-Hayat (08/02/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Quanto più si avvicina il vertice dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica nella capitale turca, Ankara, in programma il prossimo mese di aprile, tanto più aumentano le aspettative e le domande circa la presenza del presidente egiziano, Abdel Fattah El Sisi, come occasione per superare il clima […]

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Giustizia (almeno quella) per Giulio Regeni

Rilanciamo l’appello diffuso da Articolo21: PIENA VERITA’ E GIUSTIZIA PER GIULIO REGENI

Sono ancora troppe le contraddizioni e le oscurità nelle versioni fornite dalle autorità egiziane. E Come denunciano tutte le organizzazioni per i diritti umani e la libertà d’informazione, da Amnesty a Reporters sans Frontieres, in Egitto centinaia di attivisti, sindacalisti, blogger, intellettuali, vengono arrestati ogni giorno, spesso torturati, centinaia di loro scompaiono nel nulla senza che nessuno possa chiederne conto. Vogliamo quindi ridare forza e voce a quelle inchieste per costringere le autorità egiziane a ricercare davvero fino in fondo verità e giustizia, per Giulio e per tutte le vittime della cieca repressione.

Listiamo a lutto i nostri siti, i nostri profili Facebook e Twitter, dedichiamo a Giulio, e non solo oggi, l’apertura e chiediamo a voce alta alle autorità egiziane con un’azione virale attraverso mail, web e social, verità e giustizia per #Giulio Regeni. Insistere nella ricerca della verità e delle responsabilità dei colpevoli.

Le rivolte in Tunisia, il seme di nuove rivolte globali?

Mario Sei E’ quasi sorprendente costatare come questo piccolo paese del Mediterraneo, che prima del 2011 era ricordato solo per le sue spiagge e le sue dune di sabbia, sia diventato, da qualche anno, il crocevia di eventi e processi globali che stanno determinando la storia del nostro mondo. Se come meta turistica è stata cancellata da tutti i dépliant […]

Le rivolte in Tunisia, il seme di nuove rivolte globali?

Mario Sei E’ quasi sorprendente costatare come questo piccolo paese del Mediterraneo, che prima del 2011 era ricordato solo per le sue spiagge e le sue dune di sabbia, sia diventato, da qualche anno, il crocevia di eventi e processi globali che stanno determinando la storia del nostro mondo. Se come meta turistica è stata cancellata da tutti i dépliant […]

Le rivolte in Tunisia, il seme di nuove rivolte globali?

Mario Sei E’ quasi sorprendente costatare come questo piccolo paese del Mediterraneo, che prima del 2011 era ricordato solo per le sue spiagge e le sue dune di sabbia, sia diventato, da qualche anno, il crocevia di eventi e processi globali che stanno determinando la storia del nostro mondo. Se come meta turistica è stata cancellata da tutti i dépliant […]

Il Medio Oriente di Israele

Mustafa Zein. Al-Hayat (06/02/2015). Traduzione e sintesi di Sofia Carola Sammartano. Israele sta usando il caos e le guerre civili, soprattutto in Siria e in Iraq, e il crollo del sistema arabo per realizzare maggiori guadagni, sia a livello interno in Palestina, sia in termini di relazioni con i paesi islamici. Il governo di Netanyahu […]

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La morte di Giulio Regeni e la tragedia della ricerca scientifica in Egitto

Di Khaled Fahmy. Huffington Post Arabi (06/02/2016). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi. L’uccisione dello studente italiano Giulio Regeni rappresenta sicuramente una minaccia reale per le relazioni politiche ed economiche italo-egiziane, in quanto l’Italia è il maggior partner economico europeo dell’Egitto. Nonostante vi siano importanti ripercussioni fra le relazioni italo-egiziane, le connotazioni di questo grave […]

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Ricordare Mario ma non dimenticare il manifesto

Ieri sono stato a un evento organizzato a Milano alla Triennale in onore di Mario Dondero, fotografo speciale ma soprattutto amico. Mi sono ovviamente commosso, sia quando la figlia maggiore Maddalena ha letto un suo bellissimo ricordo di papà, sia quando altri – come Francesco Cito, Angelo Ferracuti e Antonio Ria – hanno fatto fatica a finire i loro discorsi perché il nodo si era troppo stretto in gola. Bella serata, bravi gli organizzatori, belle le parole e le immagini (le proiezioni  di  Comunisti  di Anders Ehnmark, gli estratti da Calma e gesso dell’ottimo  Marco Cruciani e un inedito “famigliare” di Giacomo Bretzel) e bello soprattutto il discorso di Uliano Lucas: Uliano ha ricordato una cosa. Che Mario, e con lui  molti alti fotografi come lui stesso, non erano amati dai giornali italiani se non per rare eccezioni, espressione di una borghesia illuminata (vedi L’Espresso) o della  sinistra. Ora – aggiungo io – tutti celebrano Dondero – grande maestro, fulgido esempio –  ma quando si trattava di pubblicare le sue foto quanti lo hanno fatto? Adesso è facile. Ma prima – come ci ricordava Uliano – chi se lo filava quando era in vita?


Pietro Cheli, che al Diario della settimana di Deaglio era un pilastro della redazione, ha ricordato che quel settimanale pubblicava Mario “perché al Diario potevamo fare quel che ci pareva”. Aggiungo io che Diario scelse Mario proprio  per quel suo modo di fotografare che nella grande stampa italiana non trovava che spazi saltuari. In mezzo a tutto questo parlare di giornali, fotografia, editoria e tutto il resto, non ho però sentito una sola volta nominare la parola “il manifesto”. Forse mi è sfuggito e senz’altro Uliano l’ha sottinteso ma mi sono un po’ stupito che a Milano non ci fosse nessuno a rappresentare il “giornale di Via Tomacelli” (ora Via Bargoni), anche se molti dei presenti ci hanno collaborato e ancora lo fanno. Mi sarebbe piaciuto però che a ricordare Mario ci fosse qualcuno interno al giornale. Chissà forse lo hanno invitato e non poteva. O forse il manifesto è stato dimenticato.

Mario certo non lo aveva dimenticato (Mario ed io ci conoscemmo proprio in Via Tomacelli e l’amicizia volò rapida proprio perché avevamo due collaborazioni in comune: il quotidiano e Diario). Tanto non lo aveva dimenticato che regalò delle sue fotografie in una memorabile (avrebbe detto lui) asta di immagini che si svolse a Roma in un bar di Campo dei fiori per sostenere il giornale. Negli ultimi anni della sua vita furono pochi i quotidiani e magazine  che pubblicarono sue foto: Il Diario, Il manifesto e il Venerdi di Repubblica con poche altre eccezioni (Vanity Fair ad esempio). Vorrei anzi ricordare che il 9 marzo del 2013 proprio Mario ed io scrivemmo a quattro mani  per  il manifesto su quella Torre di controllo del porto di Genova che era appena stata distrutta e disgregata dalla poppa di una nave impazzita. Lo stavo accompagnando per un lavoro sul porto cui partecipavo anch’io, seguendo Mario e la sua enorme capacità di racconto di una realtà tanto complessa. Decidemmo di scrivere quel ricordo e per quale giornale? C’è da chiederlo? Il manifesto. Mi piacerebbe dunque che alla prossima occasione non ci si dimenticasse di un giornale che per Mario era una scelta precisa così come per il  giornale QUEL fotoreporter e i suoi scatti erano una scelta precisa. Non dimenticare il manifesto.

Succede spesso invece a questo giornale (Mario lo definì una “scuola di giornalismo”) che è sempre un po’ scomodo e che, in questi giorni, è addirittura sotto tiro per la vicenda di Giulio Regeni con accuse di sciacallaggio che proprio non capisco. Da tanti anni collaboro con il manifesto e mi sento di difenderlo anche questa volta (non sarà la prima né l’ultima). Sia con l’esperienza di Lettera22 sia come collaboratore singolo, ho sempre avuto rapporti ottimi e corretti con la redazione (e l’amministrazione), dal centralino al direttore: mi stupirebbe un’eccezione nel caso di Giulio. Si possono avere opinioni diverse sul giornale e ci mancherebbe se qualche volta non sbagliasse il tiro: ma il suo obiettivo non è vendere più copie sulla pelle degli altri – non è  il suo stile a differenza di altri – anche se un quotidiano ha il  dovere di pubblicare notizie che purtroppo parlano della morte. La morte di Giulio è un fatto molto doloroso. A  maggior ragione è il caso adesso di concentrarsi sulle responsabilità di chi lo ha prima torturato e  poi ucciso.

Ricordare Mario ma non dimenticare il manifesto

Ieri sono stato a un evento organizzato a Milano alla Triennale in onore di Mario Dondero, fotografo speciale ma soprattutto amico. Mi sono ovviamente commosso, sia quando la figlia maggiore Maddalena ha letto un suo bellissimo ricordo di papà, sia quando altri – come Francesco Cito, Angelo Ferracuti e Antonio Ria – hanno fatto fatica a finire i loro discorsi perché il nodo si era troppo stretto in gola. Bella serata, bravi gli organizzatori, belle le parole e le immagini (le proiezioni  di  Comunisti  di Anders Ehnmark, gli estratti da Calma e gesso dell’ottimo  Marco Cruciani e un inedito “famigliare” di Giacomo Bretzel) e bello soprattutto il discorso di Uliano Lucas: Uliano ha ricordato una cosa. Che Mario, e con lui  molti alti fotografi come lui stesso, non erano amati dai giornali italiani se non per rare eccezioni, espressione di una borghesia illuminata (vedi L’Espresso) o della  sinistra. Ora – aggiungo io – tutti celebrano Dondero – grande maestro, fulgido esempio –  ma quando si trattava di pubblicare le sue foto quanti lo hanno fatto? Adesso è facile. Ma prima – come ci ricordava Uliano – chi se lo filava quando era in vita?

Pietro Cheli, che al Diario della settimana di Deaglio era un pilastro della redazione, ha ricordato che quel settimanale pubblicava Mario “perché al Diario potevamo fare quel che ci pareva”. Aggiungo io che Diario scelse Mario proprio  per quel suo modo di fotografare che nella grande stampa italiana non trovava che spazi saltuari. In mezzo a tutto questo parlare di giornali, fotografia, editoria e tutto il resto, non ho però sentito una sola volta nominare la parola “il manifesto”. Forse mi è sfuggito e senz’altro Uliano l’ha sottinteso ma mi sono un po’ stupito che a Milano non ci fosse nessuno a rappresentare il “giornale di Via Tomacelli” (ora Via Bargoni), anche se molti dei presenti ci hanno collaborato e ancora lo fanno. Mi sarebbe piaciuto però che a ricordare Mario ci fosse qualcuno interno al giornale. Chissà forse lo hanno invitato e non poteva. O forse il manifesto è stato dimenticato.

Mario certo non lo aveva dimenticato (Mario ed io ci conoscemmo proprio in Via Tomacelli e l’amicizia volò rapida proprio perché avevamo due collaborazioni in comune: il quotidiano e Diario). Tanto non lo aveva dimenticato che regalò delle sue fotografie in una memorabile (avrebbe detto lui) asta di immagini che si svolse a Roma in un bar di Campo dei fiori per sostenere il giornale. Negli ultimi anni della sua vita furono pochi i quotidiani e magazine  che pubblicarono sue foto: Il Diario, Il manifesto e il Venerdi di Repubblica con poche altre eccezioni (Vanity Fair ad esempio). Vorrei anzi ricordare che il 9 marzo del 2013 proprio Mario ed io scrivemmo a quattro mani  per  il manifesto su quella Torre di controllo del porto di Genova che era appena stata distrutta e disgregata dalla poppa di una nave impazzita. Lo stavo accompagnando per un lavoro sul porto cui partecipavo anch’io, seguendo Mario e la sua enorme capacità di racconto di una realtà tanto complessa. Decidemmo di scrivere quel ricordo e per quale giornale? C’è da chiederlo? Il manifesto. Mi piacerebbe dunque che alla prossima occasione non ci si dimenticasse di un giornale che per Mario era una scelta precisa così come per il  giornale QUEL fotoreporter e i suoi scatti erano una scelta precisa. Non dimenticare il manifesto.

Succede spesso invece a questo giornale (Mario lo definì una “scuola di giornalismo”) che è sempre un po’ scomodo e che, in questi giorni, è addirittura sotto tiro per la vicenda di Giulio Regeni con accuse di sciacallaggio che proprio non capisco. Da tanti anni collaboro con il manifesto e mi sento di difenderlo anche questa volta (non sarà la prima né l’ultima). Sia con l’esperienza di Lettera22 sia come collaboratore singolo, ho sempre avuto rapporti ottimi e corretti con la redazione (e l’amministrazione), dal centralino al direttore: mi stupirebbe un’eccezione nel caso di Giulio. Si possono avere opinioni diverse sul giornale e ci mancherebbe se qualche volta non sbagliasse il tiro: ma il suo obiettivo non è vendere più copie sulla pelle degli altri – non è  il suo stile a differenza di altri – anche se un quotidiano ha il  dovere di pubblicare notizie che purtroppo parlano della morte. La morte di Giulio è un fatto molto doloroso. A  maggior ragione è il caso adesso di concentrarsi sulle responsabilità di chi lo ha prima torturato e  poi ucciso.

Matrimoni e “surrogati”

mcc43 Le mura che proteggono le costituzioni sono cementate dalla pubblica opinione. Ed è proprio la pubblica opinione che appare attualmente, con rare eccezioni, poco o male informata; e dedita, in conseguenza di ciò, all’adorazione di falsi idoli. Nel nostro paese Matrimonio indica due tipi di rapporto. Il matrimonio religioso, nel quale gli sposi stessi […]

Matrimoni e “surrogati”

mcc43 Le mura che proteggono le costituzioni sono cementate dalla pubblica opinione. Ed è proprio la pubblica opinione che appare attualmente, con rare eccezioni, poco o male informata; e dedita, in conseguenza di ciò, all’adorazione di falsi idoli. Nel nostro paese Matrimonio indica due tipi di rapporto. Il matrimonio religioso, nel quale gli sposi stessi […]

Matrimoni e “surrogati”

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Matrimoni e “surrogati”

mcc43 Le mura che proteggono le costituzioni sono cementate dalla pubblica opinione. Ed è proprio la pubblica opinione che appare attualmente, con rare eccezioni, poco o male informata; e dedita, in conseguenza di ciò, all’adorazione di falsi idoli. Nel nostro paese Matrimonio indica due tipi di rapporto. Il matrimonio religioso, nel quale gli sposi stessi […]

Egitto, le testimonianze: “Torture nelle carceri di al-Sisi. Elettroshock e abusi sessuali”. Hrw: “Peggio di Mubarak”

Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

L’articolo Egitto, le testimonianze: “Torture nelle carceri di al-Sisi. Elettroshock e abusi sessuali”. Hrw: “Peggio di Mubarak” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Egitto, le testimonianze: “Torture nelle carceri di al-Sisi. Elettroshock e abusi sessuali”. Hrw: “Peggio di Mubarak”

Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Talat Shabeeb è stato arrestato a Luxor per possesso di stupefacenti lo scorso novembre. Alcuni giorni dopo è morto in cella. Le versioni ufficiali parlavano di un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Il cugino della vittima Hassan aveva però denunciato alla stampa locale di aver visto dei lividi e dei segni di tortura […]

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Tayeb Saddiki, pioniere del teatro marocchino: una vita trascorsa all’insegna dell’arte

Hespress (06/02/2016). Traduzione e sintesi di Alessandro Mannara. Il teatro marocchino ha perso il suo maggiore esponente: si tratta di Tayeb Saddiki, la cui vita è stata colma di passione per l’arte e la creatività artistica. È stato attore, regista, traduttore e drammaturgo per intere generazioni di professionisti del mondo teatrale. La fama di Tayeb […]

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Liuto e Oud a confronto presso la biblioteca di Baranzate (MI)

Carissimi amici di Arabpress, vi segnalo una terna di interessanti concerti che avranno luogo, tra febbraio e marzo, presso la Biblioteca di Baranzate (MI). Il primo appuntamento sarà il 20 febbraio, nella Sala Espositiva di via Sauro, con il liutista Franco Pavan. Seguirà, il 27 febbraio, un concerto di musica rinascimentale europea da ballo, con […]

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Dubai lancia la più grande biblioteca di contenuti in arabo

Di Dalal Abu Ghazaleh. Al–Hayat (03/02/2016). Traduzione e sintesi di Paola Conti. Lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktum, vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti ed emiro di Dubai, ha lanciato il progetto della più grande biblioteca della regione araba con un investimento di 367 milioni di dollari, uno spazio di oltre un milione di metri quadrati e […]

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Marocco: il teatro piange la morte di Tayeb Saddiki

(Agenzie). È scomparso all’età di 77 anni il regista e drammaturgo Tayeb Saddiki, considerato un grande del teatro in Marocco. Nato nel gennaio 1939 a Essaouira, Saddiki ha lasciato un segno nella storia del teatro con 80 opere, di cui molte adattamenti di pièce straniere all’arabo. Molti i premi e i titoli guadagnati per il suo […]

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Cucina libica: magroud, biscotti di semola con ripieno ai datteri

Diffuso in tutto il Maghreb e preparato soprattuto in occasioni di festa, la versione libica di questo dolce non prevede la frittura, ma la cottura in forno: oggi prepariamo i magroud, biscotti di semola con ripieno ai datteri! Ingredienti: Per la pasta 350g di semola 120g di farina 200g di olio di mais 1 cucchiaino di lievito […]

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I donatori di Londra e la storia dei due Stati in Siria

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (04/02/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi. Si è aperta giovedì 4 febbraio la Conferenza di Londra dove si sono riuniti i leader mondiali per discutere della crisi umanitaria siriana. Un paese ormai devastato dalla guerra civile e in cui decine di migliaia di profughi sono in fuga dalle loro case, […]

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Hoda Barakat alla Casa delle Culture di Milano e le occasioni sprecate

Ieri alla Casa delle Culture di Milano era stata invitata la scrittrice libanese Hoda Barakat: voi lo sapevate? Io no, l’ho scoperto solo perché l’evento mi era stato segnalato dal mio amico (e collaboratore di editoriaraba) Giacomo.  Ora, io non pretendo di sapere tutto quello che avviene attorno alla letteratura araba in Italia, ma visto … Continua a leggere Hoda Barakat alla Casa delle Culture di Milano e le occasioni sprecate

In Israele, una serie TV rilancia la darija marocchina

(Agenzie). Il sito Al-Masdar ha rivelato che la darija, il dialetto marocchino, ha di nuovo preso vita tra i cittadini israeliani. Infatti, molti ebrei marocchini che per anni hanno vissuto nel Paese nordafricano hanno avuto modo di imparare la darija e ora, tornati in Israele, hanno mantenuto e ripristinato il legame con quella cultura. La fonte ha […]

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Hoda Barakàt alla Casa della Cultura di Milano

Ieri sera, alla Casa della Cultura di Milano, un incontro con Hoda Barakàt. Che dire? Barakàt è una grande scrittrice, una persona spessa ed è sempre un piacere ascoltarla. Però… però ho saputo per caso che sarebbe venuta (che significa … Continua a leggere

Hoda Barakàt alla Casa della Cultura di Milano
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

Hoda Barakàt alla Casa della Cultura di Milano

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Hoda Barakàt alla Casa della Cultura di Milano
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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Hoda Barakàt all Casa della Cultura di Milano
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

In Arabia Saudita, Starbucks si piega di fronte alla polizia religiosa

Di Edouard Lamort. L’Obs (05/02/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. “Le donne non possono entrare. Si prega di mandare il proprio autista a prendere l’ordine”: questo l’annuncio, in arabo e inglese, appeso da inizio febbraio all’entrata di uno Starbucks di Riyad. Sorprese, alcune clienti hanno subito condiviso il loro scontento e la loro indignazione su […]

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Alfabeto: lettere aggiuntive / 2

Altri usi della ˀalif   الف مدة   ˀalif madda (lett. “alif allungata”) si usa per evitare di scrivere due ˀalif consecutive: quando ˀalif –ḥamza iniziale (أَ) è seguita da vocale lunga ā, la ˀalif di prolungamento viene rappresentata graficamente in cima alla prima e in posizione orizzontale, pronunciata e traslitterata come ā lunga. Il segno ˜ […]

Ultime da Kasserine, la resistente

Giada Frana Trecento chilometri separano Kasserine dalla capitale Tunisi. Da Moncef Bey, la stazione da  dove partono i louage (dei taxi collettivi che coprono le lunghe distanze, collegando la capitale ad altre città del Paese), sono circa cinque ore di strada. Man mano che  ci si avvicina alla regione di Kasserine, cominciano ad apparire sul ciglio della strada le taniche […]

Ultime da Kasserine, la resistente

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Dopo che le rivolte arabe, Israele è l’unico Stato in Medio Oriente

Di Talal Salman. As-Safir (03/02/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri. Nelle guerre civili scoppiate nel Levante e in alcuni paesi del Maghreb, la maggior parte delle opposizioni armate e delle varie milizie ha sposato posizioni islamiche e tutti si sono accalcati per domandare un aiuto esterno, sia a stati esteri che ad organizzazioni come Al-Qaeda […]

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Difendere gli studiosi

la MESA lo sta facendo. Per chi non frequenta gli studi sul Medio Oriente e Nord Africa, la o il MESA è la più importante associazione di studi sull’area a livello mondiale. Riunisce 3mila studiosi. dopo il ritrovamento del corpo di Giulio Regeni in un fosso fuori dal Cairo, ucciso ancora da non si saRead more

Flashback letterario: Abu Nuwas, il poeta del vino

A cavallo tra VIII e IX secolo viveva presso la corte di Harun al-Rashid, califfo abbaside, uno dei poeti più controversi della letteratura araba. Si tratta di Abu Nuwas, una sorta di D’Annunzio arabo, dedito a qualsiasi piacere terrestre. Nato da padre arabo e madre persiana forse a Ahwàz, nell’attuale Iran, anche se alcuni studiosi […]

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Ritorno dello stato di polizia

Di Ali Anouzla. Al-Araby al-Jadeed (03/02/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. Lo stato di polizia non è una dittatura, è più intelligente: mantiene “ un minimo” di parvenza democratica, consentendo una pluralità partitica controllata, e lascia spazio alla concorrenza economica e all’emergere di media privati. Non è un problema nuovo, gli stati di polizia […]

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La Meglio Gioventù, lasciata sola – 1

Stavo pensando a Islam Gawish, appena tre giorni fa. Uno dei più noti vignettisti egiziani, arrestato così, senza capi di imputazione, dai servizi di sicurezza del regime di Abdel Fattah Al Sisi. Lo hanno portato via, sottoposto a un lungo interrogatorio. Forse per l’amministrazione della sua pagina Facebook. Per Islam Gawish si è mobilitata immediatamenteRead more

Prossimamente: turbanti neri e turbanti rossi. Chi era Bacha Khan

Chi era Abdul Ghaffar Khan (1890-1988), noto come Bacha Khan o il “Gandhi della Frontiera”? In questo breve passaggio dal film documentario di Teri McLuhan (2009) “Frontier Gandhi Badshah Khan a torch for peace“, alcuni fotogrammi d’epoca e interviste di vecchi Khudai Khidmatgar, servitori di Dio, che formarono l’esercito non violento di questo pacifista della prima ora, alleato del Mahatma e contrario alla Partition.

Bacha Khan era un pashtun (pathan) musulmano convinto che proprio l’islam fosse un messaggio di pace non violento. Sapeva citarne i versetti che sostenevano il suo pensiero (ogni cosa umana o divina può essere interpretata). I suoi uomini disarmati vestivano camice e turbanti rossi e tra le loro schiere vi erano anche donne. Difese sikh e hindu. Un simbolo di tolleranza e apertura poco noto, non a caso appena colpito nel massacro alla scuola a lui intitolata a Charsadda in Pakistan, nel giorno – il 20 gennaio – in cui si ricordava la sua morte nel 1988. Quel giorno mujahedin e soldati sovietici fecero tacere i loro fucili.
A breve su questo blog…

Prossimamente: turbanti neri e turbanti rossi. Chi era Bacha Khan

Chi era Abdul Ghaffar Khan (1890-1988), noto come Bacha Khan o il “Gandhi della Frontiera”? In questo breve passaggio dal film documentario di Teri McLuhan (2009) “Frontier Gandhi Badshah Khan a torch for peace“, alcuni fotogrammi d’epoca e interviste di vecchi Khudai Khidmatgar, servitori di Dio, che formarono l’esercito non violento di questo pacifista della prima ora, alleato del Mahatma e contrario alla Partition.

Bacha Khan era un pashtun (pathan) musulmano convinto che proprio l’islam fosse un messaggio di pace non violento. Sapeva citarne i versetti che sostenevano il suo pensiero (ogni cosa umana o divina può essere interpretata). I suoi uomini disarmati vestivano camice e turbanti rossi e tra le loro schiere vi erano anche donne. Difese sikh e hindu. Un simbolo di tolleranza e apertura poco noto, non a caso appena colpito nel massacro alla scuola a lui intitolata a Charsadda in Pakistan, nel giorno – il 20 gennaio – in cui si ricordava la sua morte nel 1988. Quel giorno mujahedin e soldati sovietici fecero tacere i loro fucili.
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Marocco: prende forma la nuova edizione di Jazzablanca

(Al -Huffington Post)  Per la sua prossima edizione, che si terrà dal 16-24 Aprile a Casablanca, il Jazzablanca Festival vuole intraprendere un approccio più “inclusivo”, dando più importanza agli eventi gratuiti. Il festival dedicato al jazz e alla musica del mondo durerà quest’anno nove giorni invece di sei degli anni precedenti, e offrirà un programma molto […]

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Giulio Regeni, ong: “In Egitto 340 casi di sparizione forzata negli ultimi due mesi”

Il ministro del Esteri Paolo Gentiloni già mercoledì aveva espresso la necessita di un’inchiesta congiunta sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore dell’Università di Cambridge scomparso la sera del 25 gennaio al Cairo e ritrovato morto nella periferia della capitale. Ma tra gli analisti politici, nonostante si mostri una certa cautela, serpeggia il timore che arrivare a […]

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La paura del sarcasmo

Di Ziad A.Akl, Daily News Egypt, (03/02/2015) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia Tra le varie caratteristiche da attribuire al periodo successivo ai sollevamenti del 30 giugno in Egitto c’è un’ovvia paura del sarcasmo e della satira. Negli ultimi due anni, la società egiziana e lo Stato hanno dimostrato un’ostilità crescente verso gli oppositori al […]

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“No al sessismo e al razzismo”

colonia 110A Colonia manifestazione dopo le aggressioni alle donne dove ancora una volta l’odio si è espresso contro il corpo delle donne. Perché è sempre più chiaro che in questa originaria forma di dominio si consuma uno scontro di potere. E in Italia ancora femminicidi.

Ashraf Fayadh, revocata la pena di morte

Di David Batty e Mona Mahmood. The Guardian (02/02/2016). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. Una giuria di giudici ha revocato la sentenza di morte per Ashraf Fayadh, accusato di aver rinnegato l’Islam, decretando però 8 anni di prigione e 800 frustate. Il poeta palestinese dovrà inoltre esprimere il proprio pentimento attraverso una dichiarazione ai […]

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Bibi accecato dall’ultimatum francese sullo Stato palestinese

Di Mazal Mualem. Al Monitor (01/02/2016). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. “L’iniziativa francese ci ha colto impreparati. Non ci aspettavamo che ci sorprendessero in questo modo,” ha ammesso un membro del circolo interno del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlando in condizioni di anonimato in risposta all’iniziativa diplomatica proposta dal ministro degli esteri francese […]

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Alfabeto: lettere aggiuntive / 1

Alcuni segni ortografici particolari non sono inclusi dai grammatici nell’alfabeto, ma sono fondamentali per poter leggere e scrivere correttamente in arabo.   Lettere aggiuntive: ḥamza, lām-ˀalif  e tāˀ marbūṭa   همزة  ḥamza La ḥamza rappresenta il fonema consonantico [ʔ], trascritto ˀ (detto anche “colpo di glottide”), ed è l’unico grafema che non lega né a […]

“Il mercenario di Gheddafi” di Mariù Safier

Babette e Geppy, un amore difficile e tormentato e sullo sfondo la Libia del colonnello Gheddafi. Sono gli elementi del romanzo di Mariù Safier pubblicato da Avigliano Edizioni. Il romanzo si snoda attraverso il rapporto epistolare fra i due amanti e le emozioni che Babette vive e subisce nella lontananza di Geppy, una lontananza che […]

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L’altro fronte

La “Voce del califfato”, neonata emittente di Daesh nel Paese dell’Hindukush, sarebbe stata distrutta da un raid aereo americano. La notizia, che cita fonti militari statunitensi e locali, la rilancia la Bbc ma il condizionale resta d’obbligo. E’ ormai da settimane che infuria la polemica sulla radio clandestina che trasmetteva dalla provincia di Nagharar (alla frontiera col Pakistan) da metà dicembre. La stampa afgana non sembra considerarla una notizia degna della prima pagina e per ora non ci sono prove definitive che Daesh sia stato almeno zittito. Quel che merita un posto importante nella gerarchia delle notizie è invece la decisione di Kabul di aderire alla Global Coalition against Daesh che ha già messo insieme una sessantina di Paesi. La preoccupazione di un’espansione delle mire califfali su quel che Daesh chiama già Vilayet Khorasan, “provincia” dai contorni incerti ma che comprende certamente Afghanistan e Pakistan, è forte nonostante i problemi che la leadership di Raqqa incontra fra talebani afgani e pachistani. Non di meno, alcune frange dei due disomogenei movimenti (le varie fazioni afgane e il Therek Taleban Pakistan o Ttp) hanno aderito al progetto insinuando nella guerra infinita un nuovo elemento di disturbo. Altri elementi confondono un quadro sempre più violento e dove si muovono ormai una miriade di protagonisti con agende diverse: un altro fronte oltre a quello mediorientale e libico.

Conviene partire dall’ultima iniziativa volta a creare le premesse di un negoziato con la guerriglia almeno in Afghanistan (in Pakistan i negoziati col Ttp sono morti un anno e mezzo fa e da allora si è optato per la sola soluzione militare). La prende Islamabad in luglio, convocando un incontro in Pakistan dove partecipano guerriglia e governo di Kabul. Ma negli stessi giorni si diffonde la notizia della morte di mullah Omar – seguita da polemiche e scissioni interne – e subito dopo parte una stagione di attentati stragisti che risvegliano sentimenti anti pachistani mai sopiti in Afghanistan e seppelliscono il primo serio tentativo negoziale. Islamabad ci riprova in gennaio, mettendo in piedi con Kabul, Pechino e Washington, una “quadrilaterale” che ha il compito di scrivere una road map negoziale. Nei giorni scorsi infine, Pugwash – organismo internazionale di mediazione di conflitti – organizza la seconda conferenza sull’Afghanistan cui invita i talebani. Questi si presentano con una lista di precondizioni. Molte sono inaccettabili ma è un altro passo avanti. L’altro ieri però, l‘ennesimo attentato nella capitale ammazza una ventina di civili e fa il paio con un eccidio di giornalisti afgani che si consuma alla fine di gennaio sempre a Kabul. Nuovi macigni sul processo negoziale non ancora iniziato e tutte azioni rivendicate dai talebani anche se solo quella contro la televisione Tolo appare sul sito ufficiale della cosiddetta shura di Quetta che fa capo a mullah Mansur il nuovo leader (contestato) dei talebani.

Che sia difficile trattare sotto una salva di bombe e attentati che per di più colpiscono inesorabilmente i civili è piuttosto chiaro. Cosa vuole allora la guerriglia? Chi rema contro? Chi mette in crisi i tentativi di Islamabad di uscire dal ghetto di Paese paria, sempre accusato di dare rifugio al jihadismo globale e, soprattutto, ai talebani afgani?
La domanda resta senza risposta anche se si può azzardare qualche chiave di lettura. Islamabad sembra seriamente intenzionata a far pressione sui talebani che in parte controlla. Ma non può farlo su tutto il movimento. Accanto a Mansur, che pare attento alle richiesta pachistane, c’è Siraj Haqqani, un qaedista da sempre contrario alla mediazione. Intanto dalla scena negoziale sono sorprendentemente spariti i sauditi (attualmente in rotta con Islamabad), che nelle vicende afgano pachistane hanno sempre giocato un ruolo primario. C’è un nuovo balletto delle ombre ai piedi dell’Hindukush. Non estraneo forse al Grande Gioco in corso in Medio oriente.

L’altro fronte

La “Voce del califfato”, neonata emittente di Daesh nel Paese dell’Hindukush, sarebbe stata distrutta da un raid aereo americano. La notizia, che cita fonti militari statunitensi e locali, la rilancia la Bbc ma il condizionale resta d’obbligo. E’ ormai da settimane che infuria la polemica sulla radio clandestina che trasmetteva dalla provincia di Nagharar (alla frontiera col Pakistan) da metà dicembre. La stampa afgana non sembra considerarla una notizia degna della prima pagina e per ora non ci sono prove definitive che Daesh sia stato almeno zittito. Quel che merita un posto importante nella gerarchia delle notizie è invece la decisione di Kabul di aderire alla Global Coalition against Daesh che ha già messo insieme una sessantina di Paesi. La preoccupazione di un’espansione delle mire califfali su quel che Daesh chiama già Vilayet Khorasan, “provincia” dai contorni incerti ma che comprende certamente Afghanistan e Pakistan, è forte nonostante i problemi che la leadership di Raqqa incontra fra talebani afgani e pachistani. Non di meno, alcune frange dei due disomogenei movimenti (le varie fazioni afgane e il Therek Taleban Pakistan o Ttp) hanno aderito al progetto insinuando nella guerra infinita un nuovo elemento di disturbo. Altri elementi confondono un quadro sempre più violento e dove si muovono ormai una miriade di protagonisti con agende diverse: un altro fronte oltre a quello mediorientale e libico.

Conviene partire dall’ultima iniziativa volta a creare le premesse di un negoziato con la guerriglia almeno in Afghanistan (in Pakistan i negoziati col Ttp sono morti un anno e mezzo fa e da allora si è optato per la sola soluzione militare). La prende Islamabad in luglio, convocando un incontro in Pakistan dove partecipano guerriglia e governo di Kabul. Ma negli stessi giorni si diffonde la notizia della morte di mullah Omar – seguita da polemiche e scissioni interne – e subito dopo parte una stagione di attentati stragisti che risvegliano sentimenti anti pachistani mai sopiti in Afghanistan e seppelliscono il primo serio tentativo negoziale. Islamabad ci riprova in gennaio, mettendo in piedi con Kabul, Pechino e Washington, una “quadrilaterale” che ha il compito di scrivere una road map negoziale. Nei giorni scorsi infine, Pugwash – organismo internazionale di mediazione di conflitti – organizza la seconda conferenza sull’Afghanistan cui invita i talebani. Questi si presentano con una lista di precondizioni. Molte sono inaccettabili ma è un altro passo avanti. L’altro ieri però, l‘ennesimo attentato nella capitale ammazza una ventina di civili e fa il paio con un eccidio di giornalisti afgani che si consuma alla fine di gennaio sempre a Kabul. Nuovi macigni sul processo negoziale non ancora iniziato e tutte azioni rivendicate dai talebani anche se solo quella contro la televisione Tolo appare sul sito ufficiale della cosiddetta shura di Quetta che fa capo a mullah Mansur il nuovo leader (contestato) dei talebani.

Che sia difficile trattare sotto una salva di bombe e attentati che per di più colpiscono inesorabilmente i civili è piuttosto chiaro. Cosa vuole allora la guerriglia? Chi rema contro? Chi mette in crisi i tentativi di Islamabad di uscire dal ghetto di Paese paria, sempre accusato di dare rifugio al jihadismo globale e, soprattutto, ai talebani afgani?
La domanda resta senza risposta anche se si può azzardare qualche chiave di lettura. Islamabad sembra seriamente intenzionata a far pressione sui talebani che in parte controlla. Ma non può farlo su tutto il movimento. Accanto a Mansur, che pare attento alle richiesta pachistane, c’è Siraj Haqqani, un qaedista da sempre contrario alla mediazione. Intanto dalla scena negoziale sono sorprendentemente spariti i sauditi (attualmente in rotta con Islamabad), che nelle vicende afgano pachistane hanno sempre giocato un ruolo primario. C’è un nuovo balletto delle ombre ai piedi dell’Hindukush. Non estraneo forse al Grande Gioco in corso in Medio oriente.

Reflections on the nuances of the term ‘freedom’ (in Arabic, Sara Verderi, February 2016)

  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

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  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

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  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

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  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

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  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

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  عن مفاهيم مصطلح “حرية”- صلاح أبو سيف “أنا حرة” على ضوء تضييق مساحات ألمجتمع المدني سارة فيرديري مضى أسبوع ( 27 ديسمبر ) على الحكم الصّادر بالسجن بسنة و ثلاثة أشهر على النشطاء ماهينور المصري, لؤي القهوجي و الصحفي يوسف شعبان على خلفيّة أحداث “قسم الرّمل ” بالاسكندرية و يزداد بهذا الايقاف على النشطاء […]

Sull’asilo e il razzismo in Europa

Di Hazem Saghieh. Al-Hayat (30/01/2016). Traduzione e sintesi di Antonia Maria Cascone. Tra il filo spinato costruito dall’Ungheria, la fuga attraverso il mare e la morte per annegamento, non passa giorno senza che accada un evento terrificante nel mondo. La Francia continua a fare passi indietro sul piano dei diritti di cittadinanza, con le dimissioni […]

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Perché Adonis vincerà il Nobel….

Ho sfogliato il libro di Adonis, in italiano, Violenza e Islam, uscito in contemporanea alla versione francese ovviamente: che tutti possano godere di questo condensato di arabofobia e islamofobia nella lingua più comoda. Si tratta di una serie di conversazioni tra il poeta siriano e la psicanalista d’origine marocchina Houria Abdelouahed sulla condizione del mondo arabo-islamico con […]

Perché Adonis vincerà il Nobel….

Ho sfogliato il libro di Adonis, in italiano, Violenza e Islam, uscito in contemporanea alla versione francese ovviamente: che tutti possano godere di questo condensato di arabofobia e islamofobia nella lingua più comoda. Si tratta di una serie di conversazioni tra il poeta siriano e la psicanalista d’origine marocchina Houria Abdelouahed sulla condizione del mondo arabo-islamico con […]

Perché Adonis vincerà il Nobel….

Ho sfogliato il libro di Adonis, in italiano, Violenza e Islam, uscito in contemporanea alla versione francese ovviamente: che tutti possano godere di questo condensato di arabofobia e islamofobia nella lingua più comoda. Si tratta di una serie di conversazioni tra il poeta siriano e la psicanalista d’origine marocchina Houria Abdelouahed sulla condizione del mondo arabo-islamico con […]

Perché Adonis vincerà il Nobel….

Ho sfogliato il libro di Adonis, in italiano, Violenza e Islam, uscito in contemporanea alla versione francese ovviamente: che tutti possano godere di questo condensato di arabofobia e islamofobia nella lingua più comoda. Si tratta di una serie di conversazioni tra il poeta siriano e la psicanalista d’origine marocchina Houria Abdelouahed sulla condizione del mondo arabo-islamico con […]

Il male della banalità

di (vedi sotto)

Siamo un gruppo di studiosi e docenti universitari di storia, letteratura e cultura dei paesi arabi, africani e islamici, e scriviamo dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa italiana a seguito dei fatti di Colonia.…

Il male della banalità è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.

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Donne, genere e Islam: rileggere Leila Ahmed

di Claire Sadar.  Muftah (31-01-2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare. Women and gender in Islam di Leila Ahmed (tr. italiana Oltre il velo: la donna nell’islam da Maometto agli ayatollah ed. La nuova Italia. 1995) prova a portare avanti un progetto ambizioso, vale a dire, affrontare i maggiori discorsi politici, sociali, legali, giuridici e religiosi e […]

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Ginevra 3: un’occasione per l’opposizione siriana di migliorare la sua politica

Di George Samaan. Al-Hayat (01/02/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Bisogna adottare nuovi approcci e nuove strategie al fine di evitare l’emergere di vecchi ostacoli. Importante allora per la Coalizione Nazionale rafforzare la sua unità e attribuirsi maggiori poteri. L’opposizione siriana non aveva altra scelta se non quella di recarsi a Ginevra e di affrontare […]

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Strage di civili (l’ennesima) a Kabul

Arg, il palazzo presidenziale di Kabul

Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo ma è sicuro che si tratta in gran parte di civili. Nell’attacco di ieri i morti (almeno una ventina) e i feriti sono in gran parte cittadini di una capitale che ormai quasi ogni giorno vede una strage. Ieri pomeriggio verso le due, poco dopo l’ora di pranzo, un guerrigliero si avvicina a un posto di polizia nel quartiere di Deh Mazang (Forze di ordine pubblico e di frontiera) e cerca di entrare nella base ma viene fermato sull’ingresso. Si fa esplodere e trasforma Kabul nell’ennesimo palcoscenico di una strage. I talebani la rivendicano. E il conto delle vittime continua a crescere: soltanto tra agosto e ottobre 2015 si sono verificati più di 6mila incidenti con un bilancio di 3600 civili uccisi o feriti. Dati ormai superati e che continuano a crescere come quelli degli sfollati interni che – ha denunciato l’Onu appena qualche giorno fa durante un appello per almeno 400 milioni di dollari in aiuto umanitario per il 2016 – nel solo anno passato sono stati almeno 300mila.

Ma nel mirino del terrore non c’è solo la gente comune (benché i talebani abbiano dichiarato di seguire un “codice di condotta” per evitare le vittime civili): in ballo c’è il tentativo – l’ennesimo – di un negoziato di pace. Che non riesce a decollare nonostante i tentativi di Pugwash e quelli della  cosiddetta “Quadrilaterale”, un comitato (Afghanistan, Pakistan, Usa e Cina) che sta cercando di mettere in piedi un’agenda per possibili colloqui. Ma oggi il presidente Ghani ha chiarito che non si tratta con gli stragisti

Strage di civili (l’ennesima) a Kabul

Arg, il palazzo presidenziale di Kabul

Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo ma è sicuro che si tratta in gran parte di civili. Nell’attacco di ieri i morti (almeno una ventina) e i feriti sono in gran parte cittadini di una capitale che ormai quasi ogni giorno vede una strage. Ieri pomeriggio verso le due, poco dopo l’ora di pranzo, un guerrigliero si avvicina a un posto di polizia nel quartiere di Deh Mazang (Forze di ordine pubblico e di frontiera) e cerca di entrare nella base ma viene fermato sull’ingresso. Si fa esplodere e trasforma Kabul nell’ennesimo palcoscenico di una strage. I talebani la rivendicano. E il conto delle vittime continua a crescere: soltanto tra agosto e ottobre 2015 si sono verificati più di 6mila incidenti con un bilancio di 3600 civili uccisi o feriti. Dati ormai superati e che continuano a crescere come quelli degli sfollati interni che – ha denunciato l’Onu appena qualche giorno fa durante un appello per almeno 400 milioni di dollari in aiuto umanitario per il 2016 – nel solo anno passato sono stati almeno 300mila.

Ma nel mirino del terrore non c’è solo la gente comune (benché i talebani abbiano dichiarato di seguire un “codice di condotta” per evitare le vittime civili): in ballo c’è il tentativo – l’ennesimo – di un negoziato di pace. Che non riesce a decollare nonostante i tentativi di Pugwash e quelli della  cosiddetta “Quadrilaterale”, un comitato (Afghanistan, Pakistan, Usa e Cina) che sta cercando di mettere in piedi un’agenda per possibili colloqui. Ma oggi il presidente Ghani ha chiarito che non si tratta con gli stragisti

ILA Certificazione della Lingua Araba

Il lavoro è stato duro, ma gratificante. Sono quindi molto orgogliosa di invitare tutte le lettrici e tutti i lettori del blog  alla presentazione della prima fase del progetto ILA, che si terrà giovedì 25 febbraio 2016. Arabiste/i, linguiste/i ma anche … Continua a leggere

ILA Certificazione della Lingua Araba
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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Il male della banalità

 Per adesioni: [email protected] Siamo un gruppo di studiose/i e docenti universitari di storia, letteratura e cultura dei paesi arabi, africani e islamici, e scriviamo dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa italiana a seguito dei fatti di Colonia. Da … Continua a leggere

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Il male della banalità
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letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

Il male della Banalità (lettera aperta contro la disinformazione in Italia)

IL MALE DELLA BANALITÀ 01/02/2016  LETTERA APERTA SULLA GRAVE E SUPERFICIALE NARRAZIONE DEI FATTI DI COLONIA Siamo un gruppo di studiosi e docenti universitari di storia, letteratura e cultura dei paesi arabi, africani e islamici, e scriviamo dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa italiana a seguito dei fatti di Colonia. Da essi è […]

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IL MALE DELLA BANALITÀ 01/02/2016  LETTERA APERTA SULLA GRAVE E SUPERFICIALE NARRAZIONE DEI FATTI DI COLONIA Siamo un gruppo di studiosi e docenti universitari di storia, letteratura e cultura dei paesi arabi, africani e islamici, e scriviamo dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa italiana a seguito dei fatti di Colonia. Da essi è […]

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IL MALE DELLA BANALITÀ 01/02/2016  LETTERA APERTA SULLA GRAVE E SUPERFICIALE NARRAZIONE DEI FATTI DI COLONIA Siamo un gruppo di studiosi e docenti universitari di storia, letteratura e cultura dei paesi arabi, africani e islamici, e scriviamo dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa italiana a seguito dei fatti di Colonia. Da essi è […]

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Tunisia. Torna la rivoluzione?

“Il rapporto tra distribuzione della povertà e distribuzione geografica delle proteste è lo stesso del gennaio 2011, tanto che si ha l’impressione di essere tornati al passato. Eppure non è così: ci sono tre differenze”. L’analisi di Santiago Alba Rico. 

 

 

01 Febbraio 2016
di: 
Santiago Alba Rico per Tunisia in Red*

Il male della banalità

Un gruppo di studiosi ed esperti fa appello ad un’informazione corretta e approfondita sul Medio Oriente e il mondo arabo. A partire dai fatti di Colonia, una risposta forte – e unita – a Molinari, a La Stampa e ai media italiani in generale. La pubblichiamo di seguito (e aderiamo anche noi di OssIraq). 

 

 

01 Febbraio 2016
di: 
Redazione

Tunisia. Ciò che può una rivolta…

La rivolta di queste ore sta svelando l’essenza di un “sistema-Tunisia”: da una parte la classe dominante, dall’altra la periferia dominata. E’ questa che si sta sollevando, come aveva già fatto molte altre volte in passato. Si sgola per imporsi, e si ribella alla sua condizione di dominazione. Il punto di vista di “Nawaat”. 

 

 

 

01 Febbraio 2016
di: 
Mohamed Slim Ben Youssef per Nawaat*

Un cristiano e un musulmano su un taxi

Dal  momento che il mio blog si propone di essere uno strumento per promuovere il dialogo interreligioso in tutte le sue forme, vi propongo un articolo che ho tradotto dall’inglese e che fa riflettere e unisce, attraverso una storia il cui titolo sembra il titolo di una barzelletta. Di Kari Mashos. The Christian Science Monitor (28/01/2016). […]

L’articolo Un cristiano e un musulmano su un taxi sembra essere il primo su Arabpress.

In Libano la gente è migliore dei partiti

Di Jihad al-Khazen. Al-Hayat (30/01/2016). Traduzione e sintesi di Sofia Carola Sammartano La continua crisi politica libanese opprime la situazione economica. Anche se ci sono il ministro delle finanze Ali Hassan Khalil e quello dell’economia Alan Hakim, ogni ministro nel governo rappresenta il proprio partito invece del popolo che lo ha eletto. I cittadini libanesi […]

L’articolo In Libano la gente è migliore dei partiti sembra essere il primo su Arabpress.

Per una informazione corretta sulla Tunisia

Assistiamo da tempo al tentativo di trasmettere un’immagine stereotipata e semplificata della complessa realtà che ruota intorno al mondo arabo, in particolare da quando,in seguito alle “rivoluzioni” arabe del 2011 e all’aumento del fenomeno migratorio nel bacino Mediterraneo, l’attualità di alcuni Paesi ha acquistato visibilità in diversi media mainstream. Come spesso è avvenuto per la Siria, l’Egitto, la Palestina e altri […]

Per una informazione corretta sulla Tunisia

Assistiamo da tempo al tentativo di trasmettere un’immagine stereotipata e semplificata della complessa realtà che ruota intorno al mondo arabo, in particolare da quando,in seguito alle “rivoluzioni” arabe del 2011 e all’aumento del fenomeno migratorio nel bacino Mediterraneo, l’attualità di alcuni Paesi ha acquistato visibilità in diversi media mainstream. Come spesso è avvenuto per la Siria, l’Egitto, la Palestina e altri […]

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Héla Yousfi: tattica politica e movimenti hanno tempi diversi

Intervista a cura di Olfa Belhassine Sociologa delle organizzazioni, Héla Yousfi è docente all’Università Paris-Dauphine. Da qualche settimana in Tunisia per presentare la versione in arabo del suo libro uscito a marzo 2015  “L’UGTT une passion tunisienne,inchiesta sui sindacalisti nella rivoluzione 2011/2014 (Med Ali Editions), segue con grande interesse le mobilitazioni sociali delle ultime due settimane. Le ricerche per la […]

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Intervista a cura di Olfa Belhassine Sociologa delle organizzazioni, Héla Yousfi è docente all’Università Paris-Dauphine. Da qualche settimana in Tunisia per presentare la versione in arabo del suo libro uscito a marzo 2015  “L’UGTT une passion tunisienne,inchiesta sui sindacalisti nella rivoluzione 2011/2014 (Med Ali Editions), segue con grande interesse le mobilitazioni sociali delle ultime due settimane. Le ricerche per la […]

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Intervista a cura di Olfa Belhassine Sociologa delle organizzazioni, Héla Yousfi è docente all’Università Paris-Dauphine. Da qualche settimana in Tunisia per presentare la versione in arabo del suo libro uscito a marzo 2015  “L’UGTT une passion tunisienne,inchiesta sui sindacalisti nella rivoluzione 2011/2014 (Med Ali Editions), segue con grande interesse le mobilitazioni sociali delle ultime due settimane. Le ricerche per la […]