Giorno: 19 febbraio 2016

The new Threat from islamic militancy. Intervista a Jason Burke

Intervista di Katia Cerratti “Se hai sentito un brivido alla vista di poliziotti armati e dell’esercito nelle nostre stazioni ferroviarie e nei nostri aeroporti, allora sei già una vittima del terrore”. Così, Jason Burke, corrispondente del Guardian, prima per l’Asia e ora per l’Africa, nel suo ultimo libro sulla militanza islamica The new threat, La nuova minaccia, ci mette in guardia […]

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Libia: perché evitare una nuova guerra. Conoscenza, saggezza e buon senso di uno storico

Questa video intervista è stata registrata alla vigilia del seminario nazionale “Conoscere e spiegare le guerre dei nostri giorni” — che si tiene da stamattina al Centro di accoglienza Ernesto Balducci di Zugliano (Udine) — in cui verrà presentato un documento di analisi sui rischi di un conflitto in Libia frutto della riflessione di un gruppo di lavoro.

Nel video, realizzato col contributo di Alex Rocca per la Tavola della pace, lo storico Angelo Del Boca mette in guardia sul rischio di una “guerra a terra” per cui “non basterebbero 300mila soldati”.

La guerra area per altro – dice Del Boca – si racconta da sola ogni giorno per le vittime innocenti che comporta. Lo storico si augura che prevalga la cautela rispetto a quella che, nel caso di intervento unilaterale, si configurerebbe “come un’aggressione”. Quanto all’Italia, Roma dovrebbe astenersi dal conflitto e semmai sostenere la costruzione di un esercito e polizia nazionali: se ci dev’essere una guerra in Libia, “quella va fatta dai libici non da noi”. Senza contare il fatto che comporterebbe un “costo enorme di vite umane”.

Quanto al quadro politico, è difficile – sostiene lo storico che ha all’attivo 58 libri — che “anche in caso di un accordo tra Tobruk e Tripoli sul piano disegnato dall’Occidente” le cose restino in equilibrio. Nessuno infatti, come aveva fatto Gheddafi (“errore gravissimo abbatterlo”), riesce ora a “tenere unito un Paese con 140 tribù” che il regime tenne assieme per 42 anni. Del Boca ritiene infine che vada recuperato il ruolo del figlio di Gheddafi.

Al seminario di oggi intervengono  tra gli altri:
il missionario comboniano padre Kizito Sesana, il generale Fabio Mini; i giornalisti Eric Salerno, Roberto Savio, Raffaele Crocco (Atlante dei conflitti), Francesco Cavalli, don Pierluigi Di Piazza, Fondatore del Centro Ernesto Balducci di Zugliano; Flavio Lotti, Coordinatore Tavola della pace, Aluisi Tosolini, Coordinatore della Rete Nazionale delle Scuole di Pace; Loredana Panariti, Assessore all’Istruzione della Regione Friuli Venezia Giulia; Pietro Biasiol, Direttore Ufficio Scolastico Regionale FVG, Federico Pirone, Presidente del Coordinamento FVG Enti Locali per la pace e i diritti umani.

Verità e giustizia, per Giulio Regeni

la macchina del fango è partita, subdola. Come se, nel 2016, fosse semplice come lo era prima un lavaggio mediatico delle menti. Tracce, veline, voci, pareri di esperti più o meno esperti, notizie sui giornali filogovernativi egiziani, smentite (che vengono dalla procura di Giza, un dettaglio che farebbe intravedere una magistratura divisa, come lo eraRead more

Verità e giustizia, per Giulio Regeni

la macchina del fango è partita, subdola. Come se, nel 2016, fosse semplice come lo era prima un lavaggio mediatico delle menti. Tracce, veline, voci, pareri di esperti più o meno esperti, notizie sui giornali filogovernativi egiziani, smentite (che vengono dalla procura di Giza, un dettaglio che farebbe intravedere una magistratura divisa, come lo eraRead more

Difesa europea, esercito comune. Si può, si deve fare!

di Claudio Bertolotti

UE – Ormai inevitabile per gli Stati europei ripensare alla loro sicurezza

 
 
 Necessità di un esercito e una difesa comuni per l’Europa? Questo il tema della conferenza (video a cura di ‘Radio Radicale’) tenuta a Torino lo scorso 12 febbraio organizzato dall’Associazione Radicale “Adelaide Aglietta” e dall’Alleanza Liberal-Democratica per l’Europa (ALDE) a cui hanno preso parte Silvia Manzi (coordinatrice dell’Associazione Radicale ‘Adelaide Aglietta’ di Torino), Carmelo Palma (direttore responsabile di ‘Strade’) nel magistrale ruolo di moderatore, Claudio Bertolotti (analista strategico indipendente), Alessandro Politi (direttore del NATO Defense College Foundation), Marco Marazzi (coordinatore nazionale ALDE Party Membri Individuali Italia), Simone Fissolo (presidente Gioventù Federalista Europea), Olivier Dupuis (giornalista, già parlamentare europeo).“Non è un caso che nella prima capitale federatrice d’Italia si parli di un tema federatore per l’Europa”, ha detto Alessandro Politi, “sappiamo che in tempi di crisi seria può sembrare un falso scopo, ma la questione di uno spazio di sicurezza comune è vera e se ne infischia delle microtattiche politiche raso zolla. Pensiamo e parliamo invece di una nuova stagione dove gli steccati artificiosi tra UE e NATO stanno per cadere e dove i governi europei devono pensare nella sola dimensione reale: un continente nel mondo”.
– See more at: http://www.lindro.it/difesa-europea-esercito-comune-si-puo-si-deve-fare/#sthash.xVjs5jl5.dpuf

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Difesa europea, esercito comune. Si può, si deve fare!

di Claudio Bertolotti

UE – Ormai inevitabile per gli Stati europei ripensare alla loro sicurezza

 
 
 Necessità di un esercito e una difesa comuni per l’Europa? Questo il tema della conferenza (video a cura di ‘Radio Radicale’) tenuta a Torino lo scorso 12 febbraio organizzato dall’Associazione Radicale “Adelaide Aglietta” e dall’Alleanza Liberal-Democratica per l’Europa (ALDE) a cui hanno preso parte Silvia Manzi (coordinatrice dell’Associazione Radicale ‘Adelaide Aglietta’ di Torino), Carmelo Palma (direttore responsabile di ‘Strade’) nel magistrale ruolo di moderatore, Claudio Bertolotti (analista strategico indipendente), Alessandro Politi (direttore del NATO Defense College Foundation), Marco Marazzi (coordinatore nazionale ALDE Party Membri Individuali Italia), Simone Fissolo (presidente Gioventù Federalista Europea), Olivier Dupuis (giornalista, già parlamentare europeo).“Non è un caso che nella prima capitale federatrice d’Italia si parli di un tema federatore per l’Europa”, ha detto Alessandro Politi, “sappiamo che in tempi di crisi seria può sembrare un falso scopo, ma la questione di uno spazio di sicurezza comune è vera e se ne infischia delle microtattiche politiche raso zolla. Pensiamo e parliamo invece di una nuova stagione dove gli steccati artificiosi tra UE e NATO stanno per cadere e dove i governi europei devono pensare nella sola dimensione reale: un continente nel mondo”.
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Difesa europea, esercito comune. Si può, si deve fare!

di Claudio Bertolotti

UE – Ormai inevitabile per gli Stati europei ripensare alla loro sicurezza

 
 
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In Libia con la minaccia invisibile dell’uranio impoverito

di Giovanni Drogo 
Quali minacce per ambiente, popolazione civile e militari impegnati sul campo?

Quali i rischi per la salute della popolazione civile e dei militari che andranno a operare in Libia? E quale il prezzo accettabile, in termini di vite umane, messo in conto dal governo italiano?

In Libia con la minaccia invisibile dell’uranio impoverito

di Giovanni Drogo 
Quali minacce per ambiente, popolazione civile e militari impegnati sul campo?

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In Libia con la minaccia invisibile dell’uranio impoverito

di Giovanni Drogo 
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In Libia con la minaccia invisibile dell’uranio impoverito

di Giovanni Drogo 
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Libia: difficile transizione, riserve per il futuro

di Claudio Bertolotti

@cbertolotti1
 
Libia, diagnosi di una crisi /3
Quale transizione politica per un Paese frammentato? Missione in Libia: analisi dei pro e i contro

La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

Libia: difficile transizione, riserve per il futuro

di Claudio Bertolotti

@cbertolotti1
 
Libia, diagnosi di una crisi /3
Quale transizione politica per un Paese frammentato? Missione in Libia: analisi dei pro e i contro

La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

Libia: difficile transizione, riserve per il futuro

di Claudio Bertolotti

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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di Claudio Bertolotti

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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di Claudio Bertolotti

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

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La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

Libia: difficile transizione, riserve per il futuro

di Claudio Bertolotti

@cbertolotti1
 
Libia, diagnosi di una crisi /3
Quale transizione politica per un Paese frammentato? Missione in Libia: analisi dei pro e i contro

La Libia è prossima al collasso, lo Stato Islamico (IS/Daesh) è pronto ad approfittarne, mentre la debole capacità politica dei due governi, Tobruk e Tripoli, impedisce una stabilizzazione del Paese. In tutto questo l’ipotesi di una Coalizione internazionale (ancora sulla carta) potrebbe aprire a un intervento militare legittimato dalle Nazioni Unite per quanto, al momento, l’iniziativa sia limitata alle mosse – scarsamente coordinate – dei singoli Stati, spinti a tutelare i propri interessi nazionali; tra questi, ovviamente, anche un’Italia che – legittimamente, ma con un atteggiamento altalenante – è alla ricerca di un ruolo di primo piano, e una Francia che, unilateralmente, il 13 gennaio ha condotto alcuni raid aerei colpendo obiettivi di IS/Daesh nell’area nord-est di Sirte, con ciò ripetendo quanto fatto nel 2011 – causa dell’attuale disastro libico – nel più genuino disinteresse per gli sviluppi di una soluzione condivisa e multilaterale… (vai all’articolo completo su L’Indro).

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

da L’Indro, 30 dicembre 2015 

Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

da L’Indro, 30 dicembre 2015 

Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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da L’Indro, 30 dicembre 2015 

Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

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Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

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Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

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Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

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Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

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Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
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Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Rinunciare a libertà e privacy in nome della sicurezza?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1

da L’Indro, 30 dicembre 2015 

Quale il punto di giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà e il diritto-dovere alla sicurezza? 

  

Dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre si rende opportuno stimolare un dibattito pubblico  -impresa ardua in Italia-  sul giusto bilanciamento tra i diritti alla libertà (di informazione, di espressione, di movimento, di finanza, ecc..), alla privacy (tutela delle informazioni e dei dati personali, monitoraggio individuale sui social-network, transazioni bancarie, ecc..) e il diritto-dovere alla sicurezza (diritto dei cittadini di essere protetti e dovere dello Stato di proteggere i propri cittadini oltreché sé stesso). 
Ciò che emerge, osservando i contenuti dei dibattiti, è la tendenza da parte degli Stati in genere  -lo abbiamo visto in Francia ora, negli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 e, di riflesso, anche in Italia-  ad approfittare, spesso attraverso scarsa informazione e strumentalizzazione, della minaccia di un generico terrorismo al fine di modificare i poteri di governance… (vai all’articolo completo su L’Indro)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 

“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
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La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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di Claudio Bertolotti
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“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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di Claudio Bertolotti
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La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

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di Claudio Bertolotti
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“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
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“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

Libia, Mediterraneo e interesse nazionale italiano

di Claudio Bertolotti
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“Iniziativa di Difesa 5+5”
La sicurezza del Mediterraneo anche con lo strumento militare

Lo scorso 10 dicembre il sottosegretario di Stato alla Difesa, Domenico Rossi, ha partecipato, in rappresentanza del Ministro Roberta Pinotti, alla riunione ministeriale a Tunisi nell’ambito dell’iniziativa di difesa ‘5+5’.
Si è trattato di un evento che non ha particolarmente interessato i media nazionali ma che rappresenta un fatto significativo nei rapporti e nelle dinamiche intra-mediterranee poiché, al contrario degli anni precedenti in cui gli incontri si limitavano a cerimonie formali, quest’anno la discussione è stata la premessa di un impegno di sostanza in prospettiva futura già nel breve-brevissimo periodo. In particolare, temi quali la centralità del Mediterraneo e la sua sicurezza sono stati riconosciuti come fattori fondamentali per la stabilità dell’intera regione mediterranea e dei Paesi che vi si affacciano e la compongono… (vai all’articolo completo su L’INDRO)

ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 
Come contrastare la violenza?
Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
– See more at: http://www.lindro.it/isis-in-europa-quale-minaccia-diretta-per-litalia/#sthash.ZsFnsQlS.dpuf

ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 
Come contrastare la violenza?
Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
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ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

di Claudio Bertolotti
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Come contrastare la violenza?
Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
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L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
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ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

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Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
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È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
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ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

di Claudio Bertolotti
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Come contrastare la violenza?
Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015… (vai all’articolo su L’INDRO)
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
E il 13 novembre 2015
– See more at: http://www.lindro.it/isis-in-europa-quale-minaccia-diretta-per-litalia/#sthash.ZsFnsQlS.dpuf

ISIS in Europa. Quale minaccia diretta per l’Italia?

di Claudio Bertolotti
@cbertolotti1
 
Come contrastare la violenza?
Luoghi di culto e spazi pubblici dal valore simbolico: a rischio Roma, Milano, Torino e Bologna 
L’Europa è nel mirino del sedicente Stato Islamico, questo è un fatto. Ma al di là della propaganda e della retorica fondamentalista dell’ISIS, il pericolo è concreto? E quali strategie siamo pronti ad adottare per contrastare la violenza del fondamentalismo e i suoi effetti pratici?
È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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È trascorso meno di un anno dagli attacchi effettuati da una (sedicente) cellula di al-Qa’ida contro la redazione del giornale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ a Parigi; era il 7 gennaio 2015 quando uno dei tanti simboli della libertà di espressione – condiviso o meno, più spesso criticato – veniva travolto dalla violenza di un terrorismo che si ‘auto-giustifica’ attraverso l’uso strumentale della religione. Una religione in nome della quale l’atto di uccidere diviene legittimo.
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Incontro di Doha: messa alla prova delle intenzioni russe?

Di Randa Taqy al-Din. Al-Hayat (17/02/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi. L’accordo di Doha tra Arabia Saudita, Venezuela, Russia e Qatar per congelare la produzione petrolifera, probabilmente non ha (ancora) avuto un impatto significativo per quel che riguarda la ricca offerta di petrolio presente sui mercati, ma potrebbe rappresentare un passo importante del più grande […]

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Arabia Saudita: il cancro al seno non è più un tabù

Baraka Bits  (20-01-2016). Un testo emozionante , poesia araba, melodie multiculturali, una cantante e una campagna di sensibilizzazione sul cancro al seno – cose che di solito associamo con l’Arabia Saudita? Forse no, ma questo è ciò che TamTam presenta al mondo. Il 12 dicembre, 2015, l’Università di Riyadh Principessa Noura, è stata la sede […]

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Marocco: morto l’artista berbero Moha Oulhoucine Achiban

Un giorno triste per gli appassionati della cultura Amazigh e soprattutto della stella indiscussa della danza hidous, una danza tradizionale praticata dalle tribù berbere del medio e Alto Atlante. Moha Oulhoucine Achiban è morto oggi  Venerdì 19 febbraio, all’età di 113 anni a seguito di una lunga malattia, dopo una carriera di più di mezzo secolo. Nato […]

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In nome di tutti i Giulio Regeni

Questo blog oggi risorge in nome di Giulio Regeni e di tutti quelli come lui, soprattutto egiziani, condannati e tortura e a volte anche alla morte,  per amore di verità, senza che nessun giornale li ricordi. Attorno al caso Regeni, … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

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In nome di tutti i Giulio Regeni

Questo blog oggi risorge in nome di Giulio Regeni e di tutti quelli come lui, soprattutto egiziani, condannati e tortura e a volte anche alla morte,  per amore di verità, senza che nessun giornale li ricordi. Attorno al caso Regeni, … Continue reading

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Consiglio di lettura: “Profumo di caffè e cardamomo” di Badriya al-Bishr

Finalmente riesco a proporvi a lettura di un romanzo proveniente dall’Arabia Saudita e per di più scritto da una donna. Il breve testo di cui vi voglio parlare è “Profumo di caffè e cardamomo” di Badriya al-Bishr, edito da Atmosphere Libri, primo della collana Biblioteca araba. Narra la difficile vita di Hind, facendo immergere il […]

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La cultura della differenza e la differenza delle culture

Di Sultan al-Hijar. Elaph (18/02/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri. L’assenza di dialogo tra le diverse parti della società causa alienazione e rifiuto dell’altro. Dialogare significa scambiare opinioni, ascoltare e comprendere l’altro, rispettandone il punto di vista diverso dal proprio e beneficiando delle idee che possono derivare dal confronto. Tutto questo potrebbe favorire una cultura della […]

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ILA: è attivo il sito

  Da oggi è attivo il sito www.certificazionearabo.com dove potrete farvi un’idea della certificazione, per ora in italiano e inglese. A brevissimo anche in lingua araba. Sulla homepage  potrete vede il video spot di ILA solo dal 25 febbraio, solo dopo … Continua a leggere

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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  Da oggi è attivo il sito www.certificazionearabo.com dove potrete farvi un’idea della certificazione, per ora in italiano e inglese. A brevissimo anche in lingua araba. Sulla homepage  potrete vede il video spot di ILA solo dal 25 febbraio, solo dopo … Continua a leggere

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