Giorno: 14 dicembre 2014

Le targhe del potere Macchine targate “Forze Armate Egiziane”… mi ricorda tan…

Le targhe del potere

Macchine targate “Forze Armate Egiziane”… mi ricorda tante cose. In Siria mi ricordo che mi stupivo del fatto che i miei amici prestassero tanta attenzione alle targhe, poi mi spiegarono che era ubno status simbol: in teoria le targhe non si potevano comprare, ma con una bustarella ricchi e potenti si sceglievano targhe dai numeri tutti uguali, oppure fatte di numeri consecutivi o da numeri che potevano formarne il nome (5 può essere letto s, 0 può essere letto o e così via). POi c’erano le targhe dei potenti, quelli veri: targhe con lettere e numeri verdi per le macchine della famiglia Asad, Makhlouf e parentato vario, di un altro colore per gli appartenenti ai servizi segreti, per i militari etc… quelle macchine a cui dar strada sempre, senza discussione, che quando ti tamponano chiedi scusa, che quando ti investono preghi di non aver graffiato il parafanghi, che nel portabagagli chissà cosa potrebbero avere.

Al di là dei grandi discorsi sui diritti umani, sulla democrazia, sono piccole cose come questa che danno l’idea della dittatura nella quotidianità, del sopruso e del privilegio, dell’arroganza del potere.


Chronik-Fotos
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Le parole per dirlo: i talebani sono tutti terroristi?

Ashraf Ghani ha tenuto un discorso televisivo rivolgendosi agli ulema, i dotti dell’islma di cui rappresentano l’élite, e ai leader tribali, la catena di comando che coordina la vita nei villaggi e nei distretti. Ha avuto parole dure contro il terrorismo sostenendo che ciò che viene fatto in questi giorni non solo non è “islamico”, è inumano. La lista è lunga: sette soldati uccisi in un autobus militare e, sabato mattina, il killeraggio del capo segreteria della Suprema corte, per non parlare dell’uccisione di una dozzina di sminatori e, appena due giorni fa, la bomba al centro culturale francese cui è scampato il nostro Giuliano Battiston. Il discorso era, in un certo senso, un atto dovuto. La situazione va peggiorando visibilmente e poiché i talebani, o più in generale i guerriglieri islamici, non riescono a entrare nelle città, le mettono a dura prova con atti terroristici e alzando il tiro anche se, in questa informe galassia armata, è sempre difficile (al netto delle rivendicazioni ) sapere quale mano si nasconde dietro al sasso.

Il suo discorso rispondeva anche indirettamente a Rangeen Dadfar Spanta, già ministro degli Esteri e poi consigliere speciale di Karzai, un personaggio importante che non gli ha risparmiato critiche dopo che Ghani aveva definito i talebani “opposizione politica”. Forse dimenticando che proprio Karzai si era spinto a chiamare “fratelli” i talebani, Spanta ha sostenuto che ai terroristi non va riconosciuto lo status che può essere attribuito solo a chi lotta con gli strumenti della democrazia. Ma Ghani, come allora Karzai,  cerca un varco nella galassia armata proprio per  individuare un’opposizione politica, ossia il possibile futuro partito talebano di domani: disposto a negoziare e a rinunciare alla lotta armata in cambio del riconoscimento appunto dello status di opposizione o partito politico.

La strada è in salita e per ora alla luce del sole c’è solo lo scontro armato. Ma Ghani deve pur sapere che esistono molte anime nella guerriglia afgana e che molte sono eterodirette, finanziate da Paesi più o meno vicini, più o meno refrattarie alle sirene del jihadismo internazionale. Le parole dunque sono importanti. E la scelta di Ghani -a me pare – giusta. Sul terrore non si tratta (nel suo discorso Ghani è stato chiaro) ma per far finire la guerra bisogna negoziare. La parte più spinosa è trovare l’interlocutore

Egitto: le contraddizioni della musica indie

xxx yyyEG indie 110bisL’inizio del nuovo millennio ha visto nascere la scena musica “indie” in Egitto, nutrita dagli artisti e gruppi delusi dall’industria musica di mercato. Circa 14 anni dopo, questo termine resta ambiguo e difficile da definere. Mada Masr esplora le luci e ombre dell’industria musicale indipendente in Egitto. (Ebticar/Mada Masr)

Dalla distruzione alla vittoria, è un siriano il re di “Arab Idol”

La prima cosa che ha fatto, mentre ancora lo applaudivano, è stata chiedere a Dio di far finire il bagno di sangue. Poi ha ringraziato tutti. Si è commosso. Ha dedicato la vittoria alla sua famiglia e alla sua nazione. Ed è diventato – forse senza volerlo – un altro «eroe» mediorientale. In grado di riaccendere […]

Aborti clandestini, crimini d’onore, stigma sociale: sfuggire dall’ IS non è la…

Aborti clandestini, crimini d’onore, stigma sociale: sfuggire dall’ IS non è la fine dell’incubo per le ragazze yazide

Proseguendo nel tema che ho trattato su queste pagine, segnalandovi il “manuale d’uso” delle schiave pubblicato da IS, oggi vi segnalo questo articolo pubblicato da Icssi Solidarity Initiative (Iraqi Civil Society Solidarity Initiative) in cui si tratta lo spinoso tema delle ragazze che sono riuscite a sfuggire ad IS e tornare in zone più sicure. Si stima che siano tra le 30 e le 500, quasi nessuna ammette di aver subito violenze sessuali e l’argomento è tabù. Se la società curda è di per sè piuttosto conservatrice, la minoranza curda-yazida è ancora pèiù conservatrice e si sente tradita dai mussulmani, arabo o curdi che siano, a quanto sostiene il pezzo di ICSSI. Il problema delle gravidanze è tra i più sensibili, dato che in Iraq l’aborto è contemplato solo nei casi in cui sia a rischio la vita delle mamme.


For Yazidi Women, Escaping ISIS Doesn’t Mean The Ordeal Is Over!
www.iraqicivilsociety.org
NPR – December 10, 2014 Barzan is a young Yazidi man, with sad blue eyes. His mother, five of his sisters and his niece are being held by the so-called Islamic State, taken when the extremist group swept through the Sinjar area of northern Iraq … Continua a leggere

Aborti clandestini, crimini d’onore, stigma sociale: sfuggire dall’ IS non è la…

Aborti clandestini, crimini d’onore, stigma sociale: sfuggire dall’ IS non è la fine dell’incubo per le ragazze yazide

Proseguendo nel tema che ho trattato su queste pagine, segnalandovi il “manuale d’uso” delle schiave pubblicato da IS, oggi vi segnalo questo articolo pubblicato da Icssi Solidarity Initiative (Iraqi Civil Society Solidarity Initiative) in cui si tratta lo spinoso tema delle ragazze che sono riuscite a sfuggire ad IS e tornare in zone più sicure. Si stima che siano tra le 30 e le 500, quasi nessuna ammette di aver subito violenze sessuali e l’argomento è tabù. Se la società curda è di per sè piuttosto conservatrice, la minoranza curda-yazida è ancora pèiù conservatrice e si sente tradita dai mussulmani, arabo o curdi che siano, a quanto sostiene il pezzo di ICSSI. Il problema delle gravidanze è tra i più sensibili, dato che in Iraq l’aborto è contemplato solo nei casi in cui sia a rischio la vita delle mamme.


For Yazidi Women, Escaping ISIS Doesn’t Mean The Ordeal Is Over!
www.iraqicivilsociety.org
NPR – December 10, 2014 Barzan is a young Yazidi man, with sad blue eyes. His mother, five of his sisters and his niece are being held by the so-called Islamic State, taken when the extremist group swept through the Sinjar area of northern Iraq … Continua a leggere

Marocco: un progetto per la torre Mohammed VI

Elaph (14/12/2014). Una società saudita con sede legale a Casablanca ha presentato il suo progetto per la costruzione della torre più alta in Europa e Africa, che porterà il nome dell’attuale re del Marocco Mohammed VI. L’inizio dei lavori è previsto per giugno 2015, un’opera monumentale per la capitale economico-finanziaria del Marocco, alta 540 metri […]

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Per lo stato d’Israele la pratica della tortura è legale

mcc43 Specificità dello stato di Israele è differire dalle regole comuni agli stati democratici su temi sostanziali: non è dotato di una Costituzione né di una legge che definisca la tortura un crimine, la proibisca, detti le pene da applicare a chi la pratica. A rendere poco note queste peculiarità israeliane concorrono il ricorso alla […]

Algeria: pionieri del gas da scisto a In Salah

El Watan (14/12/2014). Le operazioni di perforazione e compressione del gas estratto dagli scisti del pozzo pilota di Ahnet, nell’oasi di In Salah, sono state completate la scorsa settimana dalla compagnia nazionale per gli idrocarburi Sonatrach, sponsorizzate dal Forum anglo-algerino per il commercio e gli investimenti. “Ora ci apprestiamo a testare il pozzo-pilota di Ahnet per […]

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Algeria: il tenebroso affare di Air Algérie

Tout sur l’Algérie (14/12/2014). Il sequestro di venerdì scorso da parte delle autorità belghe di un aereo della compagnia di bandiera algerina Air Algérie rischia di trasformarsi in incidente diplomatico. Algeri convoca i suoi ambasciatori in Belgio e Paesi Bassi. L’episodio è stato provocato da un contenzioso tra Bruxelles e la società olandese K’AIR BV, guidata da Hamid […]

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Iraq: riconoscimento Usa per due partiti curdi

Hürriyet Daily News (14/12/2014). Fonti ufficiali statunitensi riferiscono la rimozione da parte di Washington di due partiti del Kurdistan iracheno dalla lista delle organizzazioni terroristiche. La decisione è stata presa dal Congresso e comporta una notevole semplificazione nelle procedure per ottenere un visto per gli Usa da parte di dirigenti e iscritti a questi due […]

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Palestina: interrompere o non interrompere la cooperazione militare?

Di Jessica Purkiss. Middle East Monitor (12/14/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti. Mercoledì scorso, durante una protesta contro il muro di separazione tenutasi nei pressi di Ramallah, in Cisgiordania, ha perso la vita Ziad Abu Ein, un Ministro dell’Autorità Palestinese. Una delle possibili conseguenze dell’accaduto è arrivata per bocca di Jibril Rajoub, uno dei […]

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