Giorno: 9 dicembre 2014

Il giornalismo indipendente può sopravvivere nel mondo arabo?

Di Rana Sabbagh. Your Middle East (05/12/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. La fiamma della libertà d’espressione nel mondo arabo si sta gradualmente spegnendo, annunciando una nuova era di ignoranza, intolleranza e repressione. Ciò che rattrista di più, però, è che la maggior parte degli arabi – che vedevano nella libertà d’espressione l’unica conquista […]

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I nostri migliori alleati

In questa foto pubblicata sul GulfNews (credit: Wam) da dx verso sinistra:
 His Highness Shaikh Mohammad Bin Rashid Al Maktoum, premier Uae
 e sovrano  di Dubai,  King Hamad Bin Eisa Al Khalifa (Bahrain);
  Salman Bin  Abdul Aziz,  (Arabia saudita); Shaikh Sabah Al Ahmad
Al Sabha,  Emiro del Kuwait;  Fahd Bin Mahmoud Al Said, vicepremier
 dell’Oman; Shaikh Tamim Bin Hamad Al Thani, Emiro del Qatar.
 Al summit dell’anno scorso in Kuwait


Eccoli qui schierati a Doha in nostri principali alleati nelle politiche energetiche e nella guerra la terrore. Peccato che siano proprio loro all’origine dei nostri problemi: non tanto energetici (visto che semmai ora il problema è la super produzione statunitense) ma politico militari: nella guerra al terrore una parte ce l’hanno e non perché hanno poi aderito alla nuova coalizione di volenterosi che combatte Daesh, lo Stato islamico che vuole il califfato e che ci spaventa da quando ha iniziato a tagliare teste a fotografi e umanitari occidentali dopo aver decapitato centinaia di iracheni e siriani.

Fino a questa estate i mostri dell’Is (o Isil) sono cresciuti in apparente sordina grazie alle donazioni private arrivate proprio dai Paesi del Golfo anche se Arabia saudita e altri partner hanno negato ogni addebito. Ora i membri delle famiglie reali, gli emiri e i principi del Golfo si sono ritrovati a Doha (Qatar) al summit del Gulf Cooperation Council (GCC), il consiglio sovranazionale che li riunisce e lo stesso che decise nel 2011 l’invasione del Bahrein, minacciato dalla sovversione di piazza a sfondo sciita. Per diversi mesi c’è stata una lunga impasse politica con Arabia Saudita, Bahrein e Uae schierati contro il Qatar (Kuwait e Oman son rimasti più o meno neutrali) per il suo sostegno ai Fratelli musulmani, da Riad accusati di essere un gruppo terrorista. Ma le divergenze politiche sulla Fratellanza non hanno impedito che i nostri si accordassero adesso su due dossier che li preoccupano molto, anzi tre: Daesh, le sollevazioni nello Yemen (anche lì ci sono sciiti che protestano) e Iran, la bestia nera del Golfo. Il problema numero uno.


In agenda c’è il rafforzamento del GCC-POL, agenzia con base negli Emirati arabi uniti per dividere le informazioni di intelligence e infine la formazione di un comando unificato a Riad, in grado di dettare una linea di politica militare e di difesa comuni. Il nemico del resto, più ancora di Daesh è l’Iran, il Paese che ha deviato dalle sacre scritture sunnite, le cui minoranze nei vari Paesi mettono in crisi queste teocrazie retrive e conservatrici dove i diritti umani sono un optional e quelli delle donne un tabù. Quanto alla Fratellanza, il generale presidente Sisi li sta sistemando per benino e altrove hanno perso appel in favore dei meglio equipaggiati uomini di al Nusra o dell’Isil, formazioni che sono nate con fondi sotterranei che hanno permesso la loro rapida evoluzione militare. Fino a quando non sono diventati un pericolo per gli stessi alchimisti che li avevano allevati.

Per questi gentiluomini riuniti a Doha – summit che è già stato definito un successo – di cui è nota l’arroganza e il candore delle vesti sfumate di fili d’oro, la grande preoccupazione deve essere che prima o dopo americani ed europei si accordino con Teheran per combattere Daesh. Questo è per i principati del Golfo e la corona saudita il dossier più scottante e pericoloso. Meglio mille Daesh – fino a che il terreno di scontro resta Siria e Irak – che l’uscita dal ghetto dei paria di Teheran. Una capitale che in loro risveglia il terrore di un ritorno della Persia di Dario, di una civiltà raffinata e colta che governava metà del mondo mentre nei principati le pecore pascolavano attorno alle tende dei beduini seduti, ma allora non si sapeva, sui più gradi giacimenti di greggio del pianeta.

L‘unità ritrovata è per il Golfo una bella notizia. Meno per noi che ancora coltiviamo i Saud come una benmerita monarchia un po’ arretrata ma tutto sommato presentabile nelle cene dove non si serve vino salvo passare nella stanza accanto a tracannare superalcolici. E che rimpinziamo di armi di ogni tipo, continuando a considerare questa genia il nostro miglior alleato nel mondo arabo islamico.

Perché a Gaza non entrerà l’Isis

mcc43 Per chi auspica la soluzione dei mille problemi del popolo palestinese imbattersi nelle parole  “Gaza” e “Isis” all’interno di una medesima frase è un segnale d’allarme e un’immediata necessità di comprendere origine e scopi di un tale accostamento.   Esistono fonti d’informazione che affermano l’esistenza di cellule dello Stato Islamico operanti nella Striscia con […]

La collezione SJP – Sarah Jessica Parker a Dubai

L’attrice Sarah Jessica Parker ha firmato le suole della sua nuova collezione di scarpe per i fan che si sono messi in fila per incontrarla in occasione al Bloomingdale e all’Harvey Nichols di Dubai. L’attrice ha unito le sue forze con quelle del guru della scarpa George Malkemus III, il direttore esecutivo di Manolo Blahnik, per […]

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Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
Poi c’è l’appello delle “Siriane per lo sviluppo umano”: https://www.facebook.com/253744368062815/photos/a.620887588015156.1073741831.253744368062815/620887671348481/?type=1&theater

Per porre pressione su Zahran Allush ed il Fronte Islamico, la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية
propone l’uso di questi tweet:

أين نشطاء الحرية رزان وسميرة ووائل وناظم؟ @IslamArmy01 #Douma4 @zahran1970 @ZahranAlloush @islamdamas1980 http://t.co/u8T2a4ERJe

It’s been a year, where are the #Douma4? @IslamArmy_Eng @zahran1970 @ZahranAlloush pic.twitter.com/Zm0eGOSTkL

E’ passato un anno, dove sono i #Douma4? @IslamArmy_Eng @zahran1970 @ZahranAlloush pic.twitter.com/Zm0eGOSTkL

APPELLO ALL’OPINIONE PUBBLICA

E’ già trascorso quasi un anno dal rapimento di Samira Al Khalil, Razan Zaitouneh, Wael Hamada e Nazem Hamadi, prelevati – da uomini armati e incappucciati – dal loro ufficio di Douma, cittadina a pochi chilometri da Damasco, nella regione siriana della Ghouta Orientale. Un crimine terribile, questo, contro attivisti inermi e contro le loro famiglie, che da allora non hanno più notizie dei loro cari; un crimine quotidianamente reiterato dalla persistente mancanza di informazioni sulla loro sorte.

Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

Tutti gli indizi in nostro possesso convergono verso il Jaïch al-Islam (« L’esercito dell’Islam ») e verso i suoi dirigenti che esercitano effettiva autorità a Douma.

Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

Signatories to the statement | الموقعون والموقعات

Adopt a Revolution (تبنى ثورة) – Germany
Al-Manshour | المنشور
Barbara flieder – Germany
CISST (Civil Society in the Penal System Association) – Turkey
DSİP: Revolutionary Socialist Workers’ Party – Turkey
Hamisch – The Syrian Cultural House in Istanbul | هامش (البيت الثقافي السوري في اسطنبول)
İDP Girişimi: (Workers’ Democracy Party Initiative) – Turkey
İHGD (Human Rights Agenda Association) – Turkey
International Workers Unity – Fourth International (IWU-FI)
Internationalist Struggle – Spain
Kaç Bize Gel Solidarity Initiative – Turkey
Kesh Malek | كش ملك- سورية
Oslo Dokumentarkino – Human Rights Human Wrongs Doc Film Fest – Norway
Party of Socialism and Liberty – Venezuela
People’s Revolutionary Alternative – Bolivia
Radio Alwan | راديو ألوان
Sarah Hüther – Germany
SKYGD (Association for the Development of Social and Cultural Life) – Turkey
Socialist Alternative – Colombia
Socialist Forum | المنتدى الاشتراكي- لبنان
Socialist Left – Argentine
Socialist Proposal – Panama
Socialist Workers Movement – Chile
Socialist Workers Part – Socialism Movement – Mexico
Tamddon | جريدة تمدن
Tayfa Bandista Music Collective – Turkey
The 15th Garden – Germany
The Syrian Non-Violence Movement | الحراك السلمي السوري
The Syrian People Know Their Way Collective | الشعب السوري عارف طريقه
TİHV (Human Rights Foundation of Turkey) – Turkey
Unity in the Struggle – Peru
Union for Education and Education Staff Mersin University branch (Eğitim-Sen Mersin Üniversitesi Temsilciliği) – Turkey
Which Human Rights? Film Festival – Turkey
Workers’ Democracy Group – Germany
Workers’ Socialist Current (Tendancy in PSOL) – Brazil

Doha Hassan | ضحى حسن
Faek Hwaijeh | فائق حويجة
Gharib Merza | غريب ميرزا
Marcia Camargos, Brazilian intellectual, writer, and activist
Mariah Alabdeh | مارية العبدة
Nikol Awad – Germany
Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
Okba Badran | عقبة بدران
Rachad Kiwan | رشاد كيوان
Samar Yazbek | سمر يزبك
Valerio Arcary, Professor at the Federal Institute of Science, Technology, and Education- Member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League – Brazil.
Waldo Mermelstein, Brazilian intellectual, member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League


Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… | Min Roma,…
hunasouria.altervista.org
Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
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Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

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Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

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Mariah Alabdeh | مارية العبدة
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Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
Poi c’è l’appello delle “Siriane per lo sviluppo umano”: https://www.facebook.com/253744368062815/photos/a.620887588015156.1073741831.253744368062815/620887671348481/?type=1&theater

Per porre pressione su Zahran Allush ed il Fronte Islamico, la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية
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E’ già trascorso quasi un anno dal rapimento di Samira Al Khalil, Razan Zaitouneh, Wael Hamada e Nazem Hamadi, prelevati – da uomini armati e incappucciati – dal loro ufficio di Douma, cittadina a pochi chilometri da Damasco, nella regione siriana della Ghouta Orientale. Un crimine terribile, questo, contro attivisti inermi e contro le loro famiglie, che da allora non hanno più notizie dei loro cari; un crimine quotidianamente reiterato dalla persistente mancanza di informazioni sulla loro sorte.

Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

Tutti gli indizi in nostro possesso convergono verso il Jaïch al-Islam (« L’esercito dell’Islam ») e verso i suoi dirigenti che esercitano effettiva autorità a Douma.

Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

Signatories to the statement | الموقعون والموقعات

Adopt a Revolution (تبنى ثورة) – Germany
Al-Manshour | المنشور
Barbara flieder – Germany
CISST (Civil Society in the Penal System Association) – Turkey
DSİP: Revolutionary Socialist Workers’ Party – Turkey
Hamisch – The Syrian Cultural House in Istanbul | هامش (البيت الثقافي السوري في اسطنبول)
İDP Girişimi: (Workers’ Democracy Party Initiative) – Turkey
İHGD (Human Rights Agenda Association) – Turkey
International Workers Unity – Fourth International (IWU-FI)
Internationalist Struggle – Spain
Kaç Bize Gel Solidarity Initiative – Turkey
Kesh Malek | كش ملك- سورية
Oslo Dokumentarkino – Human Rights Human Wrongs Doc Film Fest – Norway
Party of Socialism and Liberty – Venezuela
People’s Revolutionary Alternative – Bolivia
Radio Alwan | راديو ألوان
Sarah Hüther – Germany
SKYGD (Association for the Development of Social and Cultural Life) – Turkey
Socialist Alternative – Colombia
Socialist Forum | المنتدى الاشتراكي- لبنان
Socialist Left – Argentine
Socialist Proposal – Panama
Socialist Workers Movement – Chile
Socialist Workers Part – Socialism Movement – Mexico
Tamddon | جريدة تمدن
Tayfa Bandista Music Collective – Turkey
The 15th Garden – Germany
The Syrian Non-Violence Movement | الحراك السلمي السوري
The Syrian People Know Their Way Collective | الشعب السوري عارف طريقه
TİHV (Human Rights Foundation of Turkey) – Turkey
Unity in the Struggle – Peru
Union for Education and Education Staff Mersin University branch (Eğitim-Sen Mersin Üniversitesi Temsilciliği) – Turkey
Which Human Rights? Film Festival – Turkey
Workers’ Democracy Group – Germany
Workers’ Socialist Current (Tendancy in PSOL) – Brazil

Doha Hassan | ضحى حسن
Faek Hwaijeh | فائق حويجة
Gharib Merza | غريب ميرزا
Marcia Camargos, Brazilian intellectual, writer, and activist
Mariah Alabdeh | مارية العبدة
Nikol Awad – Germany
Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
Okba Badran | عقبة بدران
Rachad Kiwan | رشاد كيوان
Samar Yazbek | سمر يزبك
Valerio Arcary, Professor at the Federal Institute of Science, Technology, and Education- Member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League – Brazil.
Waldo Mermelstein, Brazilian intellectual, member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League


Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… | Min Roma,…
hunasouria.altervista.org
Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

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