Giorno: 11 dicembre 2014

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine…

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine siro-iraqeno.

La storia della nascita della più mediatica, ricca e terrificante organizzazione terroristica del mondo, raccontata da un ex prigionieri di Camp Bucca, la prigione statunitense in cui sarebbe nato l’embrione del nuovo “califfato”. Con beneficio di inventario, ma la storia confermerebbe i sospetti di legame tra l’intelligence di Assad ed i signori in nero più volte sollevati dagli attivisti siriani. Come recita una campagna in auge tra gli attivisti siriani in questo periodo: same shit – https://www.facebook.com/sameshit12?ref=ts&fref=ts

As Isis activity ebbed in Iraq, he had become increasingly obsessed with two meetings that had taken place in Syria early in 2009, which brought together Iraqi jihadists, Syrian officials and Ba’athists from both countries. (Kamal, who was diagnosed with a rare cancer in 2012, died earlier this year, and authorised me to publish details of our conversations. “Just tell the truth,” he said during our last interview in June 2014.)


Isis: the inside story | Martin Chulov
www.theguardian.com
The long read: One of the Islamic State’s senior commanders reveals exclusive details of the terror group’s origins inside an Iraqi prison – right under the noses of their American jailers. Report by Martin Chulov Continua a leggere

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine…

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine siro-iraqeno.

La storia della nascita della più mediatica, ricca e terrificante organizzazione terroristica del mondo, raccontata da un ex prigionieri di Camp Bucca, la prigione statunitense in cui sarebbe nato l’embrione del nuovo “califfato”. Con beneficio di inventario, ma la storia confermerebbe i sospetti di legame tra l’intelligence di Assad ed i signori in nero più volte sollevati dagli attivisti siriani. Come recita una campagna in auge tra gli attivisti siriani in questo periodo: same shit – https://www.facebook.com/sameshit12?ref=ts&fref=ts

As Isis activity ebbed in Iraq, he had become increasingly obsessed with two meetings that had taken place in Syria early in 2009, which brought together Iraqi jihadists, Syrian officials and Ba’athists from both countries. (Kamal, who was diagnosed with a rare cancer in 2012, died earlier this year, and authorised me to publish details of our conversations. “Just tell the truth,” he said during our last interview in June 2014.)


Isis: the inside story | Martin Chulov
www.theguardian.com
The long read: One of the Islamic State’s senior commanders reveals exclusive details of the terror group’s origins inside an Iraqi prison – right under the noses of their American jailers. Report by Martin Chulov Continua a leggere

Tunisia: eccezione democratica?

Di Mohamed Firas Arfaoui. Nawaat.org (09/12/2014). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Secondo l’opinione pubblica, le rivoluzioni arabe (fatta eccezione per la Tunisia) sarebbero tutte fallite. Questa è un’affermazione che viene particolarmente utilizzata da parte di quegli ambienti occidentali che hanno sostenuto i regimi dittatoriali nell’area MENA, e per i quali lo spingere (seppur “dolcemente”) […]

L’articolo Tunisia: eccezione democratica? sembra essere il primo su Arabpress.

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS. [ricordo che per i miei aggiornamenti…

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS.

[ricordo che per i miei aggiornamenti sulla Siria è meglio sweguire la mia pagina piuttosto che questo profilo: https://www.facebook.com/Huna.Souria]

Il giornale inglese The Independent riprende il centro di ricerca (notoriamente filoisraeliano e filoccidentale) MEMRI e dà notizia del ritrovamento di un manuale, apparentemente pubblicato il 3 dicembre, attraverso cui la commissione di “Ricerca ed opinioni teologiche” del califfato chiarisce le regole inerenti il mercimonio ed il trattamento delle sventurate ridotte in schiavitù dai barbari.
Inutile dire che il contenuto è agghiacciante, in particolar modo le domande e risposte pubblicate dal quotidiano anglosassone includono istruzioni sul come e quando è possibile percuotere le schiave, quando è possibile avere rapporti sessuali e ovviamente autorizzano i rapporti anche in età prepuberale. Altrettanto inutile sottolineare come queste “norme” siano quanto di più lontano dall’islam quotidianamente preaticato da miliardi di uomini e donne, forse è più interessante sottolineare come queste regole in realtà rendono lecite quelle stesse pratiche messe in atto dai regimi dittatoriali e dai criminali di guerra per fiaccare il nemico.

Le detenute e spesso anche le mogli e parenti dei detenuti politici nelle carceri del regime siriano non subiscono un trattamento più rispettoso o più umano [si veda in proposito: http://www.damascusbureau.org/?p=6916 ], come non lo subivano le schiave del sesso che Gheddafi seviziava nelle segrete del suo palazzo. La guerra in ex- Juguslavia come quella in Somalia, sono tanti gli esempi possibili, a me preme tornare alle condizioni delle donne siriane oggi, quelle torturate e stuprate dal regime, quelle oppresse dalle formazioni estremiste (e non mi riferisco solo ad IS, oggi nella provincia di Idleb le donne hanno manifestato contro l’imposizione del velo integrale da parte di Jabhat Al Nusra https://www.facebook.com/rlcinsyria/photos/a.471937452858717.120762.468177173234745/838486192870506/?type=1&fref=nf&pnref=story ), la vendita di piccole profughe agli schifosi magnaccia del Golfo. Sono oltre 7000 i casi di stupro (a danno di donne, quelli a danno di uomini vengono considerati “torture ordinarie”) documentati nelle carceri di Assad, non oso immaginare quanti siano quelli non documentati e non denunciati, quante le donne morte sotto tortura che quindi non hanno potuto denunciare, quante non abbiano parlato per paura dello stigma sociale.

Povere sorelle, madri, compagne, figlie nostre.


Isis has released a sex slave handbook and it’s absolutely abhorrent
www.independent.co.uk
The Isis militant group has released what appears to be an “abhorrent” pamphlet providing its followers with guidelines on how to capture, keep and sexually abuse female slaves. Continua a leggere

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS. [ricordo che per i miei aggiornamenti…

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS.

[ricordo che per i miei aggiornamenti sulla Siria è meglio sweguire la mia pagina piuttosto che questo profilo: https://www.facebook.com/Huna.Souria]

Il giornale inglese The Independent riprende il centro di ricerca (notoriamente filoisraeliano e filoccidentale) MEMRI e dà notizia del ritrovamento di un manuale, apparentemente pubblicato il 3 dicembre, attraverso cui la commissione di “Ricerca ed opinioni teologiche” del califfato chiarisce le regole inerenti il mercimonio ed il trattamento delle sventurate ridotte in schiavitù dai barbari.
Inutile dire che il contenuto è agghiacciante, in particolar modo le domande e risposte pubblicate dal quotidiano anglosassone includono istruzioni sul come e quando è possibile percuotere le schiave, quando è possibile avere rapporti sessuali e ovviamente autorizzano i rapporti anche in età prepuberale. Altrettanto inutile sottolineare come queste “norme” siano quanto di più lontano dall’islam quotidianamente preaticato da miliardi di uomini e donne, forse è più interessante sottolineare come queste regole in realtà rendono lecite quelle stesse pratiche messe in atto dai regimi dittatoriali e dai criminali di guerra per fiaccare il nemico.

Le detenute e spesso anche le mogli e parenti dei detenuti politici nelle carceri del regime siriano non subiscono un trattamento più rispettoso o più umano [si veda in proposito: http://www.damascusbureau.org/?p=6916 ], come non lo subivano le schiave del sesso che Gheddafi seviziava nelle segrete del suo palazzo. La guerra in ex- Juguslavia come quella in Somalia, sono tanti gli esempi possibili, a me preme tornare alle condizioni delle donne siriane oggi, quelle torturate e stuprate dal regime, quelle oppresse dalle formazioni estremiste (e non mi riferisco solo ad IS, oggi nella provincia di Idleb le donne hanno manifestato contro l’imposizione del velo integrale da parte di Jabhat Al Nusra https://www.facebook.com/rlcinsyria/photos/a.471937452858717.120762.468177173234745/838486192870506/?type=1&fref=nf&pnref=story ), la vendita di piccole profughe agli schifosi magnaccia del Golfo. Sono oltre 7000 i casi di stupro (a danno di donne, quelli a danno di uomini vengono considerati “torture ordinarie”) documentati nelle carceri di Assad, non oso immaginare quanti siano quelli non documentati e non denunciati, quante le donne morte sotto tortura che quindi non hanno potuto denunciare, quante non abbiano parlato per paura dello stigma sociale.

Povere sorelle, madri, compagne, figlie nostre.


Isis has released a sex slave handbook and it’s absolutely abhorrent
www.independent.co.uk
The Isis militant group has released what appears to be an “abhorrent” pamphlet providing its followers with guidelines on how to capture, keep and sexually abuse female slaves. Continua a leggere

Come se non bastasse l’assedio… Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, u…

Come se non bastasse l’assedio…
Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, un attivista della Jafra Foundation.
“Oggi due giovani sono stati uccisi a Yarmouk perchè hanno detto qualcosa contro Dio. Uccisi da estremisti islamici, ora ditemi: qual’è la differenza tra voi ed Israele? Ma cosa cazzo avete in testa? Vergognatevi!”

https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-xfp1/v/t1.0-1/p100x100/10393728_10154945698770204_3633253585595669400_n.jpg?oh=66980ecb93cee7c32c2302ee6f16683c&oe=55036F55&__gda__=1426741954_8e7062c4dd8e527c9ee1b400af82afb8

Wesam Sabaaneh

Todat two young people was exhuated in yarmouk because they told something against the god … by islamic extermist … can i tell you … what is the difference between you and israel …What is the fuck are you thinking about …Shame on you … Continua a leggere

Come se non bastasse l’assedio… Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, u…

Come se non bastasse l’assedio…
Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, un attivista della Jafra Foundation.
“Oggi due giovani sono stati uccisi a Yarmouk perchè hanno detto qualcosa contro Dio. Uccisi da estremisti islamici, ora ditemi: qual’è la differenza tra voi ed Israele? Ma cosa cazzo avete in testa? Vergognatevi!”

https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-xfp1/v/t1.0-1/p100x100/10393728_10154945698770204_3633253585595669400_n.jpg?oh=66980ecb93cee7c32c2302ee6f16683c&oe=55036F55&__gda__=1426741954_8e7062c4dd8e527c9ee1b400af82afb8

Wesam Sabaaneh

Todat two young people was exhuated in yarmouk because they told something against the god … by islamic extermist … can i tell you … what is the difference between you and israel …What is the fuck are you thinking about …Shame on you … Continua a leggere

Iraq: più di 17 milioni di pellegrini iraniani arrivano a Karbala

(Agenzie) Circa 17,5 milioni di pellegrini sono arrivati nella città irachena di Karbala per la commemorazione sciita dell’Arbain, numero da record secondo quanto dichiarato dal ministro iracheno della Difesa, Khaled al-Obeidi. L’Arbain, uno degli eventi religiosi più grandi al mondo, quest’anno ha assunto una forte connotazione politica, dal momento che intere zone di territorio iracheno […]

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Qatar: quattro buone ragioni per rivotare l’attribuzione dei Mondiali 2022

Di Thierry Granturco. Al Huffington Post Maghreb (10/12/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Non si fa altro che parlare dell’organizzazione della Coppa del Mondo di calcio, attribuita quattro anni fa al Qatar. Per queste ragioni bisogna riorganizzare un voto della FIFA il più velocemente possibile. Bisogna rivotare perché i sospetti di corruzione sono troppo forti. Se la […]

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Afghanistan: attentato presso il centro culturale francese di Kabul

(Agenzie) Un attentato suicida ha colpito il centro culturale francese di Kabul, in Afghanistan, provocando un morto e almeno una quindicina di feriti. Un portavoce del ministero dell’Interno, Sediq Sediqqi, ha riportato che “secondo le nostre prime informazioni, un kamikaze si è fatto esplodere nella folla nel liceo Istiqlal”, edificio che ospita anche il centro […]

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L’artista iracheno Ayad Alkhadi e i suoi “collage”

In copertina, l’opera “Words Kill” di Ayad Alkhadi Barakabits. Ayad Alkhadi, originario di Baghdad, negli ultimi 14 anni ha vissuto a New York, dove oggi espone una collezione di sue opere presso la Leila Heller Gallery. I lavori di Alkhadi sono ispirati dalla politica, la calligrafia e le storie umane del Medio Oriente. La maggior […]

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Oman: Consiglio della Shura vota su mozione per vietare alcolici

(Agenzie) Il Consiglio della Shura in Oman ha votato una raccomandazione per vietare l’alcol, mossa che se approvata dal governo metterebbe in linea il sultanato con altri Stati conservatori del Golfo. Il voto riguarda l’imposizione di una pena per chiunque eserciti attività relazionate all’alcol, dalla produzione al commercio, da scontare con il pagamento di una multa […]

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Giordania: prima visita ufficiale del presidente egiziano El Sisi

(Agenzie) Il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi è in visita ufficiale in Giordania per la prima volta dall’inizio del suo mandato lo scorso giugno. Il leader egiziano incontrerà il re Abdullah II per discutere delle modalità per poter rafforzare i legami tra i due Paesi e per parlare dei recenti sviluppi nella regione e delle […]

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Gli arabi e i musulmani americani trovano voce nelle proteste di Ferguson

Di Joyce Karam. Al-Arabiya (10/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Da Ferguson a New York, bandiere palestinesi e cartelli con slogan in arabo contro il razzismo e per l’unità si sono visti numerosi nelle proteste contro l’uccisione da parte della polizia di Michael Brown e Eric Garner. Da un lato, queste proteste mostrano la […]

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Palestina: senato francese approva mozione per il riconoscimento

(Agenzie) Il senato francese ha approvato la mozione che invita il governo a riconoscere lo Stato di Palestina. La mozione è passata con 156 voti a favore e 146 contrari. La camera bassa del parlamento aveva votato la settimana scorsa in favore della mozione, ma con un margine di approvazione ben più ampio.  

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11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria


11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri?

Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco, ecco che una mattina i quartieri popolari (detti quartieri arabi all’epoca) cominciano a versare per le strade uomini, donne e bambini, come tanti ruscelli che poco a poco formano un fiume umano che travolge i servizi d’ordine e si riversa verso il centro della città. Ecco: quello è l’undici dicembre 1960 ad Algeri.

11 dicembre 1960, la guerra in Algeria va avanti da ormai sei anni pieni. I morti si contano a centinaia di migliaia e non si vede la fine del tunnel. De Gaulle mostra di essere sempre più incline alla negoziazione e alla ricerca di una soluzione politica. Nel suo discorso del 16 settembre 1959, parla di “diritto del popolo algerino all’autodeterminazione”. Un discorso ritenuto insopportabile da parte della destra ultraconservatrice del colonnato. Le popolazioni europee organizzano molte proteste contro la politica conciliatrice di De Gaulle et si arriva fino agli scontri ma non ancora a colpi d’arma da fuoco. Nei mesi di gennaio e febbraio del 1960, ad Algeri, ci sono le barricate. Dietro la rabbia e le proteste popolari si organizzano le prime iniziative armate che confluiranno poi nella famigerata OAS (Organisation armée secréte).

Nella stessa settimana Il Generale Charles De Gaulle era di nuovo in visita in Algeria e aveva di nuovo suscitato le proteste dei cittadini di origine europea. Ma nello stesso tempo, l’ONU, con la risoluzione 1573 (XV) ricordava il diritto del popolo algerino a disporre del proprio destino. Una importante vittoria politica per il Fronte di Liberazione Nazionale che chiamò le popolazioni civili a dare un segno forte di sostegno al lavoro diplomatico in corso.

Di nascosto la popolazione preparava l’evento scrivendo striscioni e cucendo bandiere di fortuna, ma tutti si chiedevano se l’evento avrebbe avuto veramente luogo. Il paese era in guerra e le truppe coloniali sparavano per un sì per un no. Ma involontariamente furono gli stessi ultra-colonialisti a creare la scintilla che scatenò il sollevamento popolare. Il 09, due giorni prima, durante le manifestazioni anti-De Gaulle, questi sicuri dell’impunità orchestrarono varie provocazioni e aggressioni ai danni di civili algerini. Ma a Belcourt, un quartiere popolare allora di periferia, la gente non ci sta e esce in una contro manifestazione che fa scappare gli “ultra” che si dimostrano, da buoni fascisti, coraggiosi solo quando hanno la superiorità numerica. Questa piccola vittoria rilancia le speranze della popolazione algerina di vedere finite le sofferenze di 6 anni di conflitto con mezzi e forze del tutto squilibrati.

Il resto si vede molto bene nel film La battaglia di ALgeri, di Gillo Pontecorvo. I mattino dell’11 cominciano ad uscire in massa: tanti uomini ma soprattutto donne e bambini. I quartieri poveri di Belcourt, Diar el Mahçoul,Salembier, El Harrach, Kouba, Birkhadem, Climat de Francee la Casbah riversano la loro popolazione per le strade, tutti in direzione del centro città. Tutti in direzione dei quartieri europei finora off-limit. “Qui siamo a casa nostra e quindi andiamo dove ci pare”, sembra dire la folla alle forze dell’ordine impreparate a fronteggiare una simile onda umana.

Si canta, si balla, le donne lanciano in continuazione gli jujù, gli strilli tradizionali, strilli di gioia, strilli di tristezza, strilli di rabbia, strilli di sfida.

Sugli striscioni c’è scritto: “Algeria algerina” (in risposta allo slogan “Algérie française”), “Viva l’indipendenza”, “viva l’FLN”, “Viva il GPRA” (il governo Provvisorio della Repubblica Algerina, in esilio)… Numerose sono anche le bandiere del movimento di liberazione, spesso cucite in fretta e male, spesso anche sbagliate. Oltre che ad Algeri, la gente uscì anche a Orano, Chlef, Blida, Constantina, Annaba… e molti altri piccoli centri. Ovunque si gridava “viva la libertà”, “viva l’indipendenza” e si gridava alla faccia del colonialismo che il Fronte di Liberazione Nazionale non era un volgare branco di criminali come veniva descritto dalla stampa ufficiale ma il vero rappresentante delle aspirazioni del popolo algerino a una vita dignitosa.

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria


11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi nel film di Gillo Pontecorvo? La Battaglia di Algeri. Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione citadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco, ecco che una mattina i quartieri popolari (detti quartieri arabi all’epoca) cominciano a sversare per le strade uomini, donne e bambini, come tanti ruscelli che poco a poco formano un fiume umano che travolge i servizi d’ordine e si riversa verso il centro della città. Ecco: quello è l’undici dicembre 1960 ad Algeri.

11 dicembre 1960, la guerra in Algeria va avanti da ormai sei anni pieni. I morti si contano a centinaia di migliaia e non si vede la fine del tunnel. De Gaulle mostra di essere sempre più incline alla negoziazione e alla ricerca di una soluzione politica. Nel suo discorso del 16 settembre 1959, parla di “diritto del popolo algerino all’autodeterminazione”. Un discorso ritenuto insopportabile da parte della destra ultraconservatrice del colonnato. Le popolazioni europee organizzano molte proteste contro la politica conciliatrice di De Gaulle et si arriva fino agli scontri ma non ancora a colpi d’arma da fuoco. Nei mesi di gennaio e febbraio del 1960, ad Algeri, ci sono le barricate. Dietro la rabbia e le proteste popolari si organizzano le prime iniziative armate che confluiranno poi nella famigerata OAS (Organisation armée secréte).

Nella stessa settimana Il Generale Charles De Gaulle era di nuovo in visita in Algeria e aveva di nuovo suscitato le proteste dei cittadini di origine europea. Ma nello stesso tempo, l’ONU, con la risoluzione 1573 (XV) ricordava il diritto del popolo algerino a disporre del proprio destino. Una importante vittoria politica per il Fronte di Liberazione Nazionale che chiamò le popolazioni civili a dare un segno forte di sostegno al lavoro diplomatico in corso.

Di nascosto la popolazione preparava l’evento scrivendo striscioni e cucendo bandiere di fortuna, ma tutti si chiedevano se l’evento avrebbe avuto veramente luogo. Il paese era in guerra e le truppe coloniali sparavano per un sì per un no. Ma involontariamente furono gli stessi ultracolonialisti a creare la scintilla che scatenò il sollevamento popolare. Il 09, due giorni prima, durante le manifestazioni anti De Gaulle, questi sicuri dell’impunità orchestrarono varie provocazioni e aggressioni ai danni di civili algerini. Ma a Belcourt, un quartiere popolare allora di periferia, la gente non ci sta e esce in una contro manifestazione che fa scappare gli “ultra” che si dimostrano, da buoni fascisti, coraggiosi solo quando hanno la superiorità numerica. Questa piccola vittoria rilancia le speranze della popolazione algerina di vedere finite le sofferenze di 6 anni di conflitto con mezzi e forze del tutto squilibrati.

Il resto si vede molto bene nel film La battaglia di ALgeri, di Gillo Pontecorvo. I mattino dell’11 cominciano ad uscire in massa: tanti uomini ma soprattutto donne e bambini. I quartieri poveri di Belcourt, Diar el Mahçoul,Salembier, El Harrach, Kouba, Birkhadem, Climat de Francee la Casbah riversano la loro popolazione per le strade, tutti in direzione del centro città. Tutti in direzione dei quartieri europei finora off-limit. “Qui siamo a casa nostra e quindi andiamo dove ci pare”, sembra dire la folla alle forze dell’ordine impreparate a fronteggiare una simile onda umana.

Si canta, si balla, le donne lanciano in continuazione gli jujù, gli strilli tradizionali, strilli di gioia, strilli di tristezza, strilli di rabbia, strilli di sfida.

Sugli striscioni c’è scritto: “Algeria algerina” (in risposta allo slogan “Algérie française”), “Viva l’indipendenza”, “viva l’FLN”, “Viva il GPRA” (il governo Provvisorio della Repubblica Algerina, in esilio)… Numerose sono anche le bandiere del movimento di liberazione, spesso cucite in fretta e male, spesso anche sbagliate. Oltre che ad Algeri, la gente uscì anche a Orano, Chlef, Blida, Constantina, Annaba… e molti altri piccoli centri. Ovunque si gridava via la libertà, viva l’indipendenza esi gridava alla faccia del colonialismo che il Fronte di Liberazione Nazionale non è un volgare branco di criminali come venivano descritti dalla stampa ufficiale ma il vero rappresentante delle aspirazioni del popolo algerino a una vita dignitosa.

Unedited History: la cultura visuale iraniana in mostra a Roma

(Agenzie). Più di 200 opere di oltre 20 artisti iraniani raccontano la storia dell’arte visuale iraniana dal 1969 ad oggi.  Dipinti, fotografie e istallazioni ripercorrono le diverse fasi storiche della cultura visuale iraniana, partendo dalla sua età d’oro degli anni Sessanta fino ad arrivare all’età contemporanea . La mostra a cura di Catherine David, Odile […]

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Tunisia. Quella polarizzazione che ostacola la democrazia

Alla fine del 2014 la Tunisia avrà vissuto un anno a ritmo di consultazioni elettorali: 3 scrutini in 3 mesi e il secondo turno delle presidenziali alla fine di dicembre. La battaglia si annuncia tra Béji Caïd Essebsi e Moncef Marzouki, che rappresentano la polarizzazione della vita politica. 

 

 

 

11 Dicembre 2014
di: 
Larbi Chouikha per l’Orient XII*

La Polonia revoca divieto su macellazione halal e kosher

(Agenzie) La corte costituzionale polacca ha revocato il divieto che proibiva la macellazione degli animali secondo il rito previsto dalle usanze ebraiche e islamiche, che prevede l’uccisione dell’animale senza prima tramortirlo per alleviarne il dolore. I leader delle comunità musulmana ed ebraica in Polonia hanno salutato la decisione della corte. La corte costituzionale ha deciso che […]

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Palestina: Francia e Irlanda alla seconda fase del riconoscimento

(Agenzie) Dopo l’adozione della risoluzione simile da parte dell’Assemblea Nazionale francese, anche il senato di Parigi voterà una mozione per invitare il governo a riconoscere lo Stato di Palestina sottoposta ai senatori dal gruppo parlamentare dei Verdi. Anche la camera alta del parlamento irlandese ha fatto passare una mozione in tutto simile a quella francese, e […]

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Palestina: comunità internazionale chiede indagine “indipendente” su morte Ziad Abu Ein

(Agenzia). Le autorità palestinesi hanno accusato l’esercito israeliano di essere responsabile per la morte del ministro dell’Autorità Nazionale Ziad Abu Ein, avvenuta durante una manifestazione pacifica vicino Ramallah. Il ministro degli Affari civili palestinese,Hussein al-Sheikh, ha dichiarato che l’autopsia effettuata sul corpo del funzionario confermerebbe che la sua morte è avvenuta a seguito delle spinte e dell’inalazione del gas […]

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Elezioni in Israele, il nuovo centrosinistra e un Paese diviso

«La carriera di Tzipi Livni: con 28 seggi non ha avuto nulla. Con 6 è diventata ministro. Con zero (secondo i sondaggi) premier. Impressionante». La frase – o meglio: il tweet – è di Dana Weiss, uno dei volti del telegiornale di Canale 2. E potrebbe essere pure la sintesi migliore sulle elezioni (anticipate) che […]

Non rappresento nessuno

Avevo letto una parabola una volta di uno scrittore tedesco illuminista, ma la ricordo molto distorta, in ogni caso ve la racconto perché ha costruito le mie contraddizioni dando loro più eleganza. Una volta il sultano Saladino chiese al suo consigliere, il saggio Nathan (ebreo) di chi fosse il Dio vero. Nathan, che non era chiamato saggio a caso rispose raccontando una storia: C’era una volta un Re che aveva … | Continua a leggere

Non rappresento nessuno

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