Giorno: 8 dicembre 2014

L’istruzione contro il pensiero estremista

Di Fatima al-Sayegh. Al-Bayan (07/12/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. L’istruzione gioca un ruolo importante nella formazione di una società o di uno Stato, soprattutto quando influenza le scelte politiche, economiche o sociali. Oggi parlare di educazione o revisione del sistema scolastico nel mondo arabo genera discussioni e dibattiti soprattutto quando l’estremismo o il […]

L’articolo L’istruzione contro il pensiero estremista sembra essere il primo su Arabpress.

Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


How ISIS Governs Its Caliphate
www.newsweek.com
ISIS is a bloodthirsty group committed to terror but the caliphate is also a fully functioning state within a state Continua a leggere

Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


How ISIS Governs Its Caliphate
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Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


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La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi. Trovo par…

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi.

Trovo particolarmente significativo, anche se non mi stupisce affatto, leggere come i movimenti arabi e quelli siriani abbiano voluto supportare gli antirazzisti d’oltreoceano. In un paese come la Siria, dove il settarismo è stata un arma usata dai più forti dei poteri in campo, sia esso il sanguinario regime di Assad o i fetenti soldi provenienti dal Golfo Persico, il sentimento di una comune umanità che non si fermi sui confini comunitari, settari o etnici è messo a dura prova. Tra i siriani c’è chi è caduto nella spirale dell’odio, ma c’è anche chi ha saputo superare questi limiti ed evitare il baratro del giudicare gli uomini e le donne in base ad etichette ed appartenenze. Tra queste persone ci sono i più fulgidi esempi di un antirazzismo difficile, non scontato, in controtendenza mentre tutto spinge verso il baratro del tutti contro tutti.


Statement of Solidarity from the Middle East | #BlackLivesMatter
al-manshour.org
We the undersigned groups and individuals in the Middle East and North Africa stand in solidarity with the ongoing protests across the U.S., led by Black communities, following thekilling of Mike Brown by officer Darren Wilson and the decision by a Grand Jurythat Wilson is innocent of any crime. Bro… Continua a leggere

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi. Trovo par…

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi.

Trovo particolarmente significativo, anche se non mi stupisce affatto, leggere come i movimenti arabi e quelli siriani abbiano voluto supportare gli antirazzisti d’oltreoceano. In un paese come la Siria, dove il settarismo è stata un arma usata dai più forti dei poteri in campo, sia esso il sanguinario regime di Assad o i fetenti soldi provenienti dal Golfo Persico, il sentimento di una comune umanità che non si fermi sui confini comunitari, settari o etnici è messo a dura prova. Tra i siriani c’è chi è caduto nella spirale dell’odio, ma c’è anche chi ha saputo superare questi limiti ed evitare il baratro del giudicare gli uomini e le donne in base ad etichette ed appartenenze. Tra queste persone ci sono i più fulgidi esempi di un antirazzismo difficile, non scontato, in controtendenza mentre tutto spinge verso il baratro del tutti contro tutti.


Statement of Solidarity from the Middle East | #BlackLivesMatter
al-manshour.org
We the undersigned groups and individuals in the Middle East and North Africa stand in solidarity with the ongoing protests across the U.S., led by Black communities, following thekilling of Mike Brown by officer Darren Wilson and the decision by a Grand Jurythat Wilson is innocent of any crime. Bro… Continua a leggere

Siria accusa Israele di collaborare al terrorismo

(Agenzie). “Israele ha attaccato la Siria per sollevare il morale dei terroristi che sono stati sconfitti a Nabal, al-Zahraa, Dayr az-Zor, Kobane e nel Qalamoun” dall’esercito regolare. Lo ha affermato in conferenza stampa a Teheran il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, riferendosi alle accuse mosse dalle autorità di Damasco, secondo le quali Israele il 7 […]

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Il jihad al tempo del narcoterrorismo nel Sahel

Di Walid Ramzi. Magharebia (07/12/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo. Le Nazioni Unite e l’International Business Times pubblicano nuove statistiche sui legami che al-Aaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e altre formazioni terroriste di stampo islamico del Sahel hanno stretto con i cartelli della droga sudamericani, in primis le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC). Un fenomeno […]

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Dibattito per un albero di Natale in Israele

(The Jerusalem Post). Un albero di Natale in una piazza centrale di Acri, Israele. La scelta del sindaco Shimon Lankry ha generato reazioni diverse tra i residenti arabi ed ebrei. Hatem Fares, un cristiano arabo-israeliano facente parte del consiglio della città, ha richiesto che l’albero venisse sistemato nella piazza Barcelona. Il rabbino capo Yosef Ashar ha dichiarato che secondo la legge […]

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Simon Shaheen, oltre le frontiere musicali

Tra i più importanti musicisti di questa generazione, il palestinese Simon Shaheen, maestro di oud e violino, continua a spingersi al di là dei confini musicali con le sue collaborazioni artistiche. A partire dalla tradizione musicale classica araba, Shaheen ha collaborato con numerosi generi musicali, dalla musica classica occidentale al panorama latino, dalla musica classica […]

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I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani h…

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani hanno trovato rifugio in Europa.

Sono più i combattenti stranieri dell’ IS arrivati in Siria che i profughi siriani arrivati in Europa. Impressionante il dato se si pensa che il Libano accoglie oltre un milione di siriani su una popolazione totale di poco superiore ai 4 milioni, oltre un milione anche nella grande Turchia, centinaia di milgiaia anche in Giordania e nell’Iraq mai pacificato dopo l’invasione statunitense del 2003. Le condizioni dei siriani nei paesi vicini sono in peggioramento, con episodi di sempre più diffuso razzismo e sfruttamento sia in Libano che in Giordania, con l’introduzione del visto da parte dell’ Egitto ed altri stati cui prima i siriani potevano accedere semplicemente esibendo un documento e con il protrarsi di una situazione rpecaria che và sempre più stabilizzandosi: i campi profughi iniziano ad essere dotati di sistemi fognari ed infrastrutture che fanno presagire una lunga permanenza, anche se tende e container non offrono un vero riparo dal freddo e dalle piogge di questo 4 inverno di guerra. Fino a 4 anni fà la Siria ospitava centinaia di migliaia di profughi palestinesi, fuggiti dalle guerre del ’48, del ’67 e del 73 ed stabilitisi in campi profughi che ormai sono quartieri assorbiti dalla crescita urbana e divenuti parti integranti di città come la capitale Damasco, che vede nel campo di Yarmouk una delle zone più vitali. A partire dal 2003 si sono aggiunti anche più di un milione di profughi iraqeni, scappati dall’invasione americana e dalla guerra civile. Tutto quesdto per dire che la Siria, da massim ricettore di profughi al mondo è diventata il “primo esportatore” di esuli al mondo e che, signor Salvini e fan, l’ Europa in generale e l’Italia in particolare stanno facendo davvero molto, molto, molto poco per aiutare i siriani, preferendo spendere miliardi in pattugliamenti del mare o in armi piuttosto che organizzare corridoi umanitari,. uffici per le domande d’asilo, ed accoglienza ai disperati in fuga dalla guerra, come il diritto internazionale (non il buon cuore o la carità cristiana, il diritto) imporrebbe. L’unico sistema di accoglienza che l’Italia è stata capace di mettere in campo, oltre alla discussa e discutibile, ma meritevole, operazione di salvataggio Mare Nostrum, è stato il sistema attraverso cui organizzazioni con pochi scrupoli hanno drenato fondi dallo stato, come stiamo vedendo con lo scandalo della “cupola romana” che è in realtà la punta di iceberg che le associazioni antirazziste non hanno mai smesso di denunciare dall’inizio dell’ “Emergenza Nord Africa”.


Chronik-Fotos
We have almost 3 million Syrian refugees and the world refuses to take responsibility for helping them. Contact your governments to get on this! Continua a leggere

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani h…

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani hanno trovato rifugio in Europa.

Sono più i combattenti stranieri dell’ IS arrivati in Siria che i profughi siriani arrivati in Europa. Impressionante il dato se si pensa che il Libano accoglie oltre un milione di siriani su una popolazione totale di poco superiore ai 4 milioni, oltre un milione anche nella grande Turchia, centinaia di milgiaia anche in Giordania e nell’Iraq mai pacificato dopo l’invasione statunitense del 2003. Le condizioni dei siriani nei paesi vicini sono in peggioramento, con episodi di sempre più diffuso razzismo e sfruttamento sia in Libano che in Giordania, con l’introduzione del visto da parte dell’ Egitto ed altri stati cui prima i siriani potevano accedere semplicemente esibendo un documento e con il protrarsi di una situazione rpecaria che và sempre più stabilizzandosi: i campi profughi iniziano ad essere dotati di sistemi fognari ed infrastrutture che fanno presagire una lunga permanenza, anche se tende e container non offrono un vero riparo dal freddo e dalle piogge di questo 4 inverno di guerra. Fino a 4 anni fà la Siria ospitava centinaia di migliaia di profughi palestinesi, fuggiti dalle guerre del ’48, del ’67 e del 73 ed stabilitisi in campi profughi che ormai sono quartieri assorbiti dalla crescita urbana e divenuti parti integranti di città come la capitale Damasco, che vede nel campo di Yarmouk una delle zone più vitali. A partire dal 2003 si sono aggiunti anche più di un milione di profughi iraqeni, scappati dall’invasione americana e dalla guerra civile. Tutto quesdto per dire che la Siria, da massim ricettore di profughi al mondo è diventata il “primo esportatore” di esuli al mondo e che, signor Salvini e fan, l’ Europa in generale e l’Italia in particolare stanno facendo davvero molto, molto, molto poco per aiutare i siriani, preferendo spendere miliardi in pattugliamenti del mare o in armi piuttosto che organizzare corridoi umanitari,. uffici per le domande d’asilo, ed accoglienza ai disperati in fuga dalla guerra, come il diritto internazionale (non il buon cuore o la carità cristiana, il diritto) imporrebbe. L’unico sistema di accoglienza che l’Italia è stata capace di mettere in campo, oltre alla discussa e discutibile, ma meritevole, operazione di salvataggio Mare Nostrum, è stato il sistema attraverso cui organizzazioni con pochi scrupoli hanno drenato fondi dallo stato, come stiamo vedendo con lo scandalo della “cupola romana” che è in realtà la punta di iceberg che le associazioni antirazziste non hanno mai smesso di denunciare dall’inizio dell’ “Emergenza Nord Africa”.


Chronik-Fotos
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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a…

Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma”

è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre colleghi prelevati dall’ufficio del VDC (Violation Documenting Center) a Douma, nei sobborghi di Damasco controllati dal Fronte Islamico di Zahran Alloush. Finora non si hanno notizie sulla sorte dei 4, nè sui responsabili del rapimento, perpetrato da uomini col volto coperto. Raza Zaitouna è una figura simbolo, attiva fin da prima della rivoluzione. Il centro da lei fondato è la più affidabile fonte di documentazione sulle atrocità in corso in Siria e non fà sconti a nessuno, forse proprio questa onestà ed amore per i diritti del proprio popolo sono la causa della sparizione dei 4 di Douma, per i quali è nata la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية

Di seguito un breve video prodotto da Bidayyat بدايات in occasione di questo triste anniversario.
Il mio articolo nei giorni successivi al rapimento:
http://osservatorioiraq.it/med-generation/siria-rapita-razan-zaituna-voce-dei-diritti-umani
L’appello della famiglia di razan:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10154037732070241&id=129158400240


The lady with the blue scarf / سيدة الشال الأزرق
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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a…

Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma”

è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre colleghi prelevati dall’ufficio del VDC (Violation Documenting Center) a Douma, nei sobborghi di Damasco controllati dal Fronte Islamico di Zahran Alloush. Finora non si hanno notizie sulla sorte dei 4, nè sui responsabili del rapimento, perpetrato da uomini col volto coperto. Raza Zaitouna è una figura simbolo, attiva fin da prima della rivoluzione. Il centro da lei fondato è la più affidabile fonte di documentazione sulle atrocità in corso in Siria e non fà sconti a nessuno, forse proprio questa onestà ed amore per i diritti del proprio popolo sono la causa della sparizione dei 4 di Douma, per i quali è nata la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية

Di seguito un breve video prodotto da Bidayyat بدايات in occasione di questo triste anniversario.
Il mio articolo nei giorni successivi al rapimento:
http://osservatorioiraq.it/med-generation/siria-rapita-razan-zaituna-voce-dei-diritti-umani
L’appello della famiglia di razan:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10154037732070241&id=129158400240


The lady with the blue scarf / سيدة الشال الأزرق
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Marocco: James Bond si gira a Tangeri

(Agenzie). A 46 anni, l’attore britannico Daniel Craig incarnerà per la quarta volta James Bond sul grande schermo. Oltre a Londra, Spectre, 24° capitolo della saga di James Bond sarà ambientato anche a Roma, Tangeri, Città del Messico e Sölden. Per la regia di Sam Mendes, in questo nuovo episodio della saga del più famoso 007 del […]

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Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/3pad0CUIfQ اغنية رامى عصام – عهد…

Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/3pad0CUIfQ‫ اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 | النسخة‬

‫اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 | النسخة الاصلية‬
youtu.be
اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد الع… Continua a leggere

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Intervista alla calligrafa turca Hilal Kazan, viaggio tra le sue opere e l’arte delle donne calligrafe

Di Valerie Behiery. Islamic Arts Magazine (01/12/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio. In copertina un’opera calligrafica di Hilal Kazan Hilal Kazan è una calligrafa turca che vive e lavora ad Istanbul. Dopo aver conseguito un dottorato in Storia dell’Arte Islamica, ora insegna all’Università di Istanbul. Ha scritto diverse opere tra cui un libro sulle […]

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Il processo a Mubarak e il retaggio di Morsi

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (04/12/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Hosni Mubarak, il deposto presidente dell’Egitto, è semplicemente un simbolo del passato. La sua carriera politica è morta nel febbraio 2011, a seguito della forte opposizione nei suoi confronti, specie da parte dell’esercito. È uscito di scena definitivamente e nessuno si illudeva che potesse […]

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