Giorno: 3 settembre 2016

Quei ragazzi tunisini partiti per la Siria, e le loro madri

f-alep-110Nel nuovo film di Ridha Behi, Fleur d’Alep, presentato recentemente alle Journées Cinématographiques de Carthage, la Tunisia fa i conti con il crescente fenomeno dei foreign fighters: ragazzi partiti dalla Tunisia per unirsi allo Stato Islamico. E racconta le madri, che non si arrendono a una radicalizzazione che contraddice i valori su cui hanno fondato le loro vite.

Quei ragazzi tunisini partiti per la Siria, e le loro madri

f-alep-110Nel nuovo film di Ridha Behi, Fleur d’Alep, presentato recentemente alle Journées Cinématographiques de Carthage, la Tunisia fa i conti con il crescente fenomeno dei foreign fighters: ragazzi partiti dalla Tunisia per unirsi allo Stato Islamico. E racconta le madri, che non si arrendono a una radicalizzazione che contraddice i valori su cui hanno fondato le loro vite.

Quei ragazzi tunisini partiti per la Siria, e le loro madri

f-alep-110Nel nuovo film di Ridha Behi, Fleur d’Alep, presentato recentemente alle Journées Cinématographiques de Carthage, la Tunisia fa i conti con il crescente fenomeno dei foreign fighters: ragazzi partiti dalla Tunisia per unirsi allo Stato Islamico. E racconta le madri, che non si arrendono a una radicalizzazione che contraddice i valori su cui hanno fondato le loro vite.

Festival Giornalisti del Mediterraneo a Otranto: al via il 6 settembre

OTRANTO (Le) – Tutto pronto per il Festival Giornalisti del Mediterraneo in programma a Otranto dal 6 all’11 settembre prossimi. Decretato il vincitore assoluto della 8° edizione: è Mimmo Lombezzi di Mediaset che, con un documentario degno del grande cinema realistico, ha raccontato e mostrato dal cuore di Gerusalemme l’intifada dei coltelli, vissuta da lui in […]

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Cucina libanese: labaniyet al-burghul

Con la ricetta di oggi vi proponiamo un piatto della tradizione libanese, salutare, rinfrescante ed estremamente facile da preparare: il labaniyet al-burghul, burghul in salsa di yogurt! Ingredienti: 300g di burghul (preferibilmente integrale) 4 spicchi d’aglio 300/400g di yogurt bianco al naturale una manciata di pinoli olio d’oliva o burro 1 cucchiaino di melassa di melograno […]

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Il prezzo che la Turchia deve pagare per un compromesso in Siria

Di Lina Khatib. Al-Hayat (01/09/2016). Traduzione e sintesi di Laura Cassata. È passato quasi un anno dall’inizio della campagna militare russa in Siria e solo adesso inizia a intravedersi una nuova fase del conflitto siriano, nella quale la Turchia si trova in prima linea. La posizione turca all’interno del conflitto si è trasformata lentamente, avvicinandosi […]

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Duplice attentato in Pakistan: con Al Qaeda o Daesh?

Un duplice attacco suicida in Pakistan nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan, ha segnato ieri l’ennesima giornata di violenza nel Paese dei puri. Entrambi gli attacchi, il cui bilancio è sinora di 13 morti tra poliziotti e civili oltre a diverse decine di feriti, ha preso di mira una corte di giustizia a Mardan, distretto a una cinquantina di chilometri da Peshawar. E nei sobborghi della capitale provinciale, poco prima, era stata presa di mira una Christian Colony, una comunità di cristiani. Tutti e due gli attentati – condotti da kamikaze armati – portano la stessa firma: Jamaat ul-Ahrar, un gruppo jihadista a geometria variabile che si è staccato nel 2014 dal cartello madre dei talebani pachistani (Tehrek-e-Taliban Pakistan o Ttp) per poi farvi ritorno nel 2015. Aveva espresso il suo sostegno a Daesh e al progetto del Grande Khorasan che dovrebbe segnare l’espansione a Est del califfato di Raqqa.


La strage di Mardan si deve a un uomo solo che prima ha lanciato una granata e poi si è fatto esplodere davanti alla corte di giustizia quando, fatto segno dei colpi della polizia, ha capito che non sarebbe riuscito a entrare nel tribunale. Tra i 13 morti ci sono tre poliziotti e quattro avvocati. I feriti sono oltre una quarantina. Il quotidiano pachistano “The Dawn” fa notare che il mese scorso 73 persone sono state uccise da un kamikaze all’Ospedale civile di Quetta (capitale della provincia occidentale Belucistan) e che la maggior parte tra loro erano avvocati che si erano ritrovati al nosocomio per rendere omaggio a Bilal Anwar Kasi, presidente dell’associazione provinciale degli avvocati (Balochistan Bar Association), vittima a sua volta di un omicidio. Anche l’attacco di Quetta, come i due odierni, era stato rivendicato da Jamaat ul-Ahrar e nel contempo da Desh.

La tentata strage alla Christian Colony di Peshawar si è invece conclusa con  la morte del laico cattolico Samuel Masih, il ferimento di  alcuni agenti e la morte dei quattro kamikaze (che si sono fatti esplodere), entrati all’alba nella zona dove vivono i cristiani, una sorta di ghetto abbastanza comune nelle città pachistane e spesso di recente costruzione: quartieri nati per paura di persecuzioni, delle leggi sulla blasfemia e per gli attacchi a chiese o luoghi di ritrovo messi in atto da gruppi settari. Ma, secondo la stampa locale, questa volta non erano i cristiani l’obiettivo del commando: la Christian Colony si trova alla periferia di Peshawar dove sono situati anche un centro di formazione, un istituto per cadetti e una scuola dell’esercito. Scoperti dall’intelligence e con la polizia alle calcagna, i militanti avrebbero optato per un obiettivo vicino e più semplice da colpire. La dinamica dell’attacco (sventato) ricorderebbe quella avvenuto il 16 dicembre 2014 in una scuola militare di Peshawar come ritorsione contro l’operativo Zarb-e-Azb* e nel quale un commando del Ttp fece una massacro tra gli studenti che si concluse con un bilancio di 141 vittime (Umar Naray, l’ideatore della strage di Peshawar del 2014 e di quello alla Bacha Khan University nel gennaio 2016 è stato poi ucciso da un drone).

Quanto alla Jamaat ul-Ahrar, il gruppo che ha rivendicato gli attentati, la sua posizione è controversa. Inizialmente si è scisso nel 2014 dal Ttp accusato di aver sposato una fallimentare linea negoziale col governo. I suoi leader, tra cui l’ex portavoce del Ttp, hanno in seguito dato il loro sostegno a Daesh (anche se non gli hanno giurato bay’a, fedeltà) ma nel 2015 il gruppo ha poi reso noto di essere rientrato nei ranghi del Ttp, conservando però l’etichetta. Riconoscendo dunque nuovamente come leader mullah Fazlullah, che non ha mai aderito a Daesh ed è semmai vicino ad Al Qaeda (nemico giurato dello Stato islamico) e che si troverebbe in Afghanistan uccel di bosco.

*Zarb-e-Azb è un’operzione lanciata nel 2014 allo scopo di colpire le basi jihadiste nelle aree tribali. Secondo l’esercito avrebbe eliminato 3500 militanti mentre sarebbero morti 537 soldati. Ha prodotto un milione di sfollati.