Giorno: 2 maggio 2016

Dimenticati

Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

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Lui è Kamal,venditore ambulante di origini marocchine residente a Palermo.La fotografia risale a Gennaio,quando ci eravamo incontrati per un ultimo caffè,in un bar del centro storico palermitano,prima del mio viaggio di ritorno in Lituania. Il suo è il ritratto di chi non ne può di vestire i panni dell’ultima ruota del carro della società palermitana,e difficilmente dimenticherò quel pomeriggio palermitano per la storia che mi aveva raccontato. Una storia fatta di abusi di potere mista a razzismo e violenza da parte di una squadra della polizia municipale capeggiata da un vigile urbano soprannominato ” Bruce lee”,lo stesso che nel Marzo del 2011, aveva vessato il venditore ambulante Noureddine Adnane,spingendolo a darsi fuoco per la disperazione. Siamo nel Gennaio 2011 e Kamal si trovava con la sua bancarella in viale Campania,nei pressi di un mercatino. L’incubo comincia quando una squadra di vigili urbani,famosa per i modi particolarmente violenti nella repressione del commercio ambulante,bloccano Kamal intento a spostare la bancarella. L’agente ” Bruce lee” lo afferra da dietro per la cinta. Kamal si agita e chiede di mostrare i documenti che lo autorizzano alla vendita ambulante quando il vigile gli risponde : Non m’interessano i documenti, io voglio te ” . Gli animi si agitano e il giovane marocchino viene spintonato e tirato per la maglia dai vari vigili urbani e ammanettato. Condotto alla questura di San Lorenzo Kamal viene ripetutamente picchiato dall’agente che lo aveva bloccato. Schiaffi,calci e pugni sui fianchi. Il soggiorno in questura è un inferno,e dopo le percosse,gli aguzzini in veste da poliziotto,dopo aver compilato alcuni documenti sotto la supervisione dell’agente ” Bruce lee” comunicano a Kamal che verrà condotto in tribunale. Una notte in camera di sicurezza per poi essere condotto in tribunale dove viene a sapere che sarà processato per aver picchiato tre agenti della polizia municipale : due donne e un uomo. Kamal,stremato dalla fame e dalle percosse subite,sviene. Viene ricoverato al pronto soccorso dove i medici gli trovano segni di violenza nella parte bassa della schiena e sulla testa.In tribunale la testimonianza dei vigili urbani ha dell’incredibile. Una vigilessa racconta che Kamal le aveva tirato i capelli dopo avergli chiesto i documenti. Quell’altra lo accusa di ingiurie : ”Puttana,le donne devono stare a casa perché nei paesi islamici si fa cosi ”. L’uomo invece,racconta di essere stato preso a calci dal giovane marocchino. Il processo va avanti,e in mancanza di testimoni,il tutto va a sfavore di Kamal,che incassa in silenzio l’ennesimo pugno di una società incattivita e sempre più intollerante verso il diverso. La sua storia non mi sorprende. Per esperienza personale (quell’anno e mezzo nel corpo della marina militare insegna) vi dico che gli ambienti militari e delle forze dell’ordine sono focolai di fascismo. Adesso che non ho il piacere di condividere con lui un caffè e di parlare del destino del mondo arabo,lo seguo mentre aggiorna la sua bacheca con post carichi di rabbia e amarezza. L’ultimo in ordine cronologico dice : ”La colpa di avere una coscienza : io sono colpevole di reati e uno dei più gravi reati che ho è di essere una persona onesta,per bene”

Il futuro della laicità in Turchia? Gli Islamisti “si prendono il dito con tutta la mano”!

Di Abdullah Jasem Rekani. Elaph (30/04/2016). Traduzione e sintesi di Antonia Maria Cascone. Il Presidente del Parlamento turco, Ismail Kahraman, ha dichiarato che il concetto di laicità non dovrebbe trovare posto nella nuova Costituzione turca, e che il termine stesso dovrebbe esserne estromesso per sempre. Com’era prevedibile, le sue affermazioni hanno sollevato un’ondata di proteste, […]

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Quel Sahara Occidentale e il suo popolo sospeso: i Saharawi

mcc43 Era il 14 dicembre del 1960 quando con la risoluzione 1514 l’Onu sanciva il diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Sono ancora molti ad attendere di esprimersi sul loro destino e il popolo Saharawi aspetta dal 1991 il momento di andare alle urne per il referendum sul futuro del Sahara Occidentale. L’occupazione marocchina del Sahara Occidentale […]

Quel Sahara Occidentale e il suo popolo sospeso: i Saharawi

mcc43 Era il 14 dicembre del 1960 quando con la risoluzione 1514 l’Onu sanciva il diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Sono ancora molti ad attendere di esprimersi sul loro destino e il popolo Saharawi aspetta dal 1991 il momento di andare alle urne per il referendum sul futuro del Sahara Occidentale. L’occupazione marocchina del Sahara Occidentale […]

Quel Sahara Occidentale e il suo popolo sospeso: i Saharawi

mcc43 Era il 14 dicembre del 1960 quando con la risoluzione 1514 l’Onu sanciva il diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Sono ancora molti ad attendere di esprimersi sul loro destino e il popolo Saharawi aspetta dal 1991 il momento di andare alle urne per il referendum sul futuro del Sahara Occidentale. L’occupazione marocchina del Sahara Occidentale […]

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mcc43 Era il 14 dicembre del 1960 quando con la risoluzione 1514 l’Onu sanciva il diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Sono ancora molti ad attendere di esprimersi sul loro destino e il popolo Saharawi aspetta dal 1991 il momento di andare alle urne per il referendum sul futuro del Sahara Occidentale. L’occupazione marocchina del Sahara Occidentale […]

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mcc43 Era il 14 dicembre del 1960 quando con la risoluzione 1514 l’Onu sanciva il diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Sono ancora molti ad attendere di esprimersi sul loro destino e il popolo Saharawi aspetta dal 1991 il momento di andare alle urne per il referendum sul futuro del Sahara Occidentale. L’occupazione marocchina del Sahara Occidentale […]

Il dilemma di un intervento straniero in Libia

Di Abd al-Nur ibn Antara. Al-Araby al-Jadeed (30/04/2016). Traduzione e sintesi di Sebastiano Garofalo. Gli attori regionali e internazionali stanno tentando di dare legittimità politica alla Libia riconciliando le diverse fazioni. In questo modo si sta tentando di tirare fuori il paese da uno stato di frammentazione politica e di violenza diffusa. Malgrado gli interessi delle […]

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