Le moschee? Naturalmente rispetto le decisioni dei sindaci, che, per me, sono il nostro caposaldo democratico, ma ci sono delle regole che neanche i sindaci possono modificare a loro piacimento, nemmeno i sindaci importanti come quello di Milano. E c’è una legge della Regione Lombardia che dice che queste cose si possono fare se sono previste nel Piano di Governo del Territorio, che ogni Comune deve approvare: se è previsto, … | Continua a leggere
Giorno: 6 ottobre 2014
Cencelli a Kabul
Ashraf Ghani, primo con riserva |
Che lo si voglia chiamare impasse, stand-off, o “telenovela afgana” come un irriverente diplomatico di Kabul l’ha definita, la vicenda che per tre mesi ha opposto Ashraf Ghani ad Abdullah Abdullah si è conclusa con un accordo, benedetto dal segretario di Stato americano John Kerry, che ha, almeno nel breve periodo, risolto il contenzioso elettorale, funestato sin dagli esordi del ballottaggio (14 giugno) da pesanti accuse di brogli. L’accordo stabilisce una nuova figura istituzionale che consegna ad Abdullah, eterno secondo (fu sconfitto nel 2009 anche da Karzai) il ruolo di capo dell’esecutivo (executive chief), un ruolo relativamente ambiguo che lo equipara a un premier ma senza chiamarlo primo ministro, figura non prevista dall’ordinamento di una Repubblica presidenziale quale l’Afghanistan è. Se ad Ashraf Ghani, il colto tecnocrate formatosi negli Stati Uniti e già ministro di Karzai, è stata dunque consegnata il 21 settembre scorso la presidenza e, teoricamente, i pieni poteri, ad Abdullah viene concessa un’ampia capacità di manovra che il nuovo assetto istituzionale non ha ancora ben definito. Per ora, dicono i rumor, i due hanno concordato anche la scelta dei ministri, onorando un “manuale Cencelli” (formula che regolava in Italia la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale dei singoli partiti e attribuita al democristiano Massimiliano Cencelli) che ha un precedente afgano di tipo etnico-tribale e che invece ora sancisce – per così dire – un ingresso nella “modernità” delle alchimie politiche di spartizione del potere.
Abdullah Abdullah, eterno secondo |
nelle parole di molti analisti e politologi afgani, ha il sapore di una sconfitta del processo elettorale e dunque della democrazia afgana. Per dirla con la storica
Helena Malikyar: «Un giorno dolce amaro per gli afgani. L’economia arranca – ha detto all’emittente del Qatar Al Jazeera nel giorno della proclamazione di Ghani a presidente – gli aiuti internazionali sono congelati, lo sviluppo si è fermato e la criminalità ha fatto passi da gigante». Effetto dell’impasse, risoltasi con quello che il politologo e ricercatore Nader Nadery ha definito un buon giorno per gli afgani ma una pessima notizia per la democrazia afgana. Conviene in effetti ascoltare le voci afgane più che quelle (poche) dei commentatori occidentali che tendono a vedere il bicchiere mezzo pieno. Gli afgani al contrario, anche perché vittime di una crisi politica con effetti perversi sull’economia reale (i prezzi di terra e immobili ad esempio sono crollati durante il trimestre di stallo), vedono il bicchiere mezzo vuoto, nell’imminenza della dipartita a fine anno della stragrande maggioranze delle truppe Nato che già ha fatto sentire i suoi effetti nella riduzione delle commesse e dei servizi che hanno visto un tracollo generale da quando è iniziato in maniera consistente il ritorno a casa scaglionato degli oltre centomila soldati dell’Alleanza, clienti di un indotto che ha fatto della guerra anche un grosso affari per molte società nazionali*.Il futuro dunque è piuttosto incerto a cominciare dai dati dell’economia. Il primo atto ufficiale del nuovo presidente è stato infatti la nomina del consigliere speciale per questo settore dell’ex ministro delle Finanze Hazrat Omar, che rimarrà in carica con un interim al dicastero da cui proviene proprio per evitare un vacuumpericoloso. Il secondo problema non meno importante è la sicurezza, motivo per cui Ghani ha affidato all’ex ministro dell’Interno Mohammad Hanif Atmar il ruolo di consigliere speciale al posto di Daftar Spanta (è stato proprio Atmar a firmare martedì scorso 30 settembre, appena un giorno dopo l’insediamento di Ghani, il Bsa con gli Usa). I ministri si conosceranno probabilmente nel giro di pochi giorni. E se l’economia è il grosso rovello ma è comunque materia che ben nota a Ghani (già alla Banca mondiale come funzionario), sicurezza significa anche piano di pace coi talebani e garanzie dagli Stati confinari, i principali attori nelle vicende afgane non estranei alla vitalità della guerriglia. E qui cominciano gli ostacoli veri. Per quanto ridotto, l’apporto finanziario della comunità internazionale dovrebbe essere abbastanza garantito nel breve periodo dagli impegni presi nelle ultime grandi conferenze sull’Afghanistan, ma processo di pace e rapporto coi vicini sono invece due nebulose tutte da chiarire.
Il sorriso della libertà, Arin Mirkan…
“La mia presenza è stata lama per tagliare l’indifferenza. Ma dentro di lei esistevano occulte le sensazioni che ora affiorano e che un giorno intoneranno canti che non moriranno” (Gioconda Belli) Li senti i nostri canti Arin? Cercano di placare il pianto delle tue bambine, Cercano di ringraziarti, di rendere eterno quel sorriso che racchiude […]
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Pezzi di storie, impossibile arrivarne a fondo
Alla fine la macchina del tempo l’hanno costruita, ma ecco, non è una vera e propria e macchina. Hanno preso internet, l’hanno ordinato, hanno fatto un catalogo del catalogo dei cataloghi, e di ciascuna cosa hanno fatto un video, un casino insomma, ma fatto sta che sta cosa funziona, assurdo, però si sa, la maggior parte dell’ordine del mondo deriva proprio dal caos! Ma ritornando a noi questa macchina del … | Continua a leggere