Giorno: 28 maggio 2012

MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….



MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA

Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine,  giovane disperso dal 9 settembre 2010. 



Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso
  Mi chiamo Ahmed Benhassine , fratello di Amine Benhassine. Dovete sapere che prima che prendesse il largo mio fratello fu insistentemente perseguitato dalla Polizia del regime di Ben Ali in quanto musulmano praticante , fu cosi che parti’ all’improvviso senza dirci nulla. Parti’ la notte del 9 settembre 2010 da Bizerta ( nord della Tunisia ) assieme a quattro amici del quartiere, e da allora non sapemmo più nulla di lui e dei suoi compagni di viaggio. Il giorno seguente lo cercammo disperatamente per tutta la città, ma le uniche informazioni che siamo riusciti ad ottenere erano quelle riguardanti il loro orario di partenza, le 22 :00, e le caratteristiche della loro imbarcazione : un barcone di 6 metri dotato di motore fuoribordo, chiedemmo alla polizia tunisina informazioni, ma gli agenti, dopo aver controllato le generalità dei dispersi nei loro computer, al posto di aiutarci ci chiesero minacciosamente dove sia finito mio fratello, fu cosi che la polizia avvio’ le indagini contro mio fratello e i suoi amici, sospettati, come molti loro coetanei musulmani praticanti e assidui frequentatori della moschea , di essere dei terroristi salafiti ”  
 I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha,
Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed
In balia dei tristi ricordi Ahmed mostra e sbandiera rabbiosamente un foto del fratello
 ” secondo voi questo è il volto di un terrorista ? Mio fratello era un studente modello, era conosciuto in città, era un bravo ragazzo, e come molto giovani della sua età aveva dei sogni , delle ambizioni , e sapeva benissimo che rimanendo in Tunisia di Ben Ali non li poteva raggiungere. Tre giorni dopo la sua partenza il giornale di Sicilia  pubblico’ un articolo circa l’arrivo di un barcone con a bordo 5 ragazzi di nazionalità tunisina che furono trasferiti a Porto Empedocle per l’identificazione. Chiedemmo informazioni di nuovo alla polizia prima e alla guardia costiera tunisina dopo, per confermare la notizia, ma nulla. Aspettammo invano una telefonata da parte dei ragazzi, fino a quando non siamo venuti a sapere che le autorità tunisine avvisarono le autorità italiane dichiarando che i cinque sbarcati a Lampedusa il 10 settembre non erano altro che terroristi islamici in fuga dalla giustizia,. Quasi un anno dopo fui invitato ad unirmi alla delegazione dei familiari dei dispersi , arrivai in Sicilia il Gennaio scorso, e sapevo già dove iniziare la mia ricerca . Il C.I.E di Caltanissetta dove sospetto siano rinchiusi i cinque ragazzi , quando mi recai li parlai con alcuni impiegati tunisini al C.I.E che mi confermarono con molta titubanza e preoccupazione la presenza  all’interno del centro di detenzione di cinque ragazzi tunisini ” appartenenti al 2010” , la stessa informazione mi fu confermata e subito smentita  dal vice console tunisino. Mio fratello è ancora vivo ne sono assolutamente certo, la notizia pubblicata sul giornale di Sicilia ne è la prova più evidente, è impossibile che siano morti, continuerò a cercarlo sino a quando non si dissolverà il mistero”
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” ,
alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo.

  


Nonostante le prove certe ( vedi immagine in alto ) circa  l’arrivo a Lampedusa di alcuni ”desaparecidos ”, rimane ancora irrisolto il caso dei 250 migranti tunisini scomparsi….