Rawda non è stata dimenticata e domani tornerà in Etiopia. Mai più morti sulla rotta del Brennero

La donna morta a Borghetto travolta da un treno ha un nome: si chiama Rawda, aveva 29 anni ed era di origine etiope. Risalire alla sua identità è stato possibile grazie al lavoro di Antenne Migranti, il gruppo di monitoraggio attivo lungo la rotta del Brennero. Domattina l’ultimo saluto al cimitero e poi la salma di Rawda torna dai suoi cari in Etiopia, la raccolta fondi promossa da Avio Solidale ha permesso di sostenere le spese del rimpatrio. La solidarietà espressa dalla comunità aviense permetterà inoltre alla giovane figlia di Rawda di proseguire gli studi.
Per Antenne Migranti, che si presenterà domani sera al Centro Trevi a Bolzano, “una solidarietà che fa onore al Trentino, ma che non può servire come alibi alle mancanze che questa storia evidenzia”.

Rawda non è stata dimenticata

Rawda aveva 29 anni e ha perso la vita a pochi chilometri dalle nostre case.
Era partita tempo fa dalla sua terra, l’Etiopia, dove vivono i suoi cari. E’ arrivata in Italia lo scorso novembre. Nel freddo della stagione e del sistema d’accoglienza, Rawda si è trovata smarrita. Ha concluso il suo viaggio il 16 novembre 2016, camminando lungo i binari nei pressi di Borghetto: nel buio, un treno l’ha investita.

Rawda non è stata dimenticata. Grazie all’impegno di tante persone della comunità della Vallagarina e al nostro gruppo Antenne Migranti è stato possibile mettersi in contatto con la famiglia, che ha chiesto sostegno per poter rivedere, seppur da deceduta, la propria cara, non potendosi permettere la cifra necessaria al rimpatrio della salma. In poche settimane la mobilitazione di tante persone della comunità locale ha fatto sì che venisse raccolto quanto serve per coprire le spese . Ora Rawda può tornare a casa. Un’incredibile solidarietà popolare, che permetterà, oltre al rimpatrio, di studiare anche una forma di sostegno alla figlia di Rawda, rimasta orfana.

Una solidarietà che fa onore al Trentino, ma che non può servire come alibi alle mancanze che questa storia evidenzia.

Primo, la vicinanza di molti trentini ha coperto quella che crediamo essere un’assenza delle istituzioni: se, arrivando da lontano, si muore così tragicamente su un territorio, non sarebbe lecito aspettarsi che siano le istituzioni pubbliche di quel territorio a rendere omaggio alla defunta? Senza un’attivazione volontaristica, invece, Rawda sarebbe rimasta sepolta in Trentino, e chissà quando la sua famiglia avrebbe avuto notizia della sua morte.

Secondo, è necessario abituarsi alle morti sulle rotaie? Dopo Rawda, altre quattro persone hanno perso la vita sulla rotta ferroviaria Verona-Austria. Dobbiamo aspettarci di dover cercare altre famiglie orfane e rimpatriare altre salme?

Preoccupati per la condizione delle persone migranti che transitano lungo i nostri binari, abbiamo costituito il gruppo indipendente Antenne Migranti. Con il sostegno della Fondazione Alexander Langer di Bolzano, il nostro obiettivo è svolgere attività di monitoraggio nelle stazioni e città lungo la rotta del Brennero per cercare di fornire supporto, in termini di orientamento informativo, ai migranti in transito e di stimolare le istituzioni rispetto alle problematiche esistenti.
Il progetto sarà presentato domani, venerdì 20 gennaio, alle ore 18.00 presso il Centro Culturale Trevi di Bolzano.

Antenne Migranti
Monitoraggio lungo la rotta del Brennero

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