La Siria nel mare magnum della disinformazione

Lorenzo Galbiati, Fouad Roueiha, Alberto Savioli

Della guerra civile in Siria i media si occupano sempre meno, le notizie ora escono solo se l’ISIS compie qualche azione particolarmente grave. Anche i programmi di approfondimento, come lo speciale di Piazza Pulita di Formigli dell’8 giugno 2015, si occupano essenzialmente di narrare la nascita del gruppo  Stato Islamico, e l’attenzione si concentra su dove e come vengono reclutati i suoi militanti. Che in Siria vi sia ancora una opposizione politica e armata al regime, costituita in parte da siriani che possiamo considerare partigiani, è un dato oscurato dall’informazione.

E proprio per questo, forse, crescono le illazioni e le bufale, sempre più gigantesche, sull’operato dei siriani dell’Esercito Libero Siriano (Els). In Medio Oriente la più infamante delle accuse che si possa rivolgere ad un movimento è la connivenza con lo stato d’Israele, tanto che le leggi più liberticide varate dai regimi arabi si giustificano con l’esigenza di prevenire infiltrazioni israeliane e ogni male accada a Est del Giordano viene attribuito a non meglio identificati “complotti sionisti” con una frequenza tale da aver alimentato una ricca varietà di barzellette sul tema. Questa stessa retorica sembra attraversare il Mediterraneo, dove Israele (affiancato dagli USA) viene spesso citato dai siti antimperialisti come eminenza grigia di tutto quel che succede nel mondo. I siriani si ribellano ad Asad? C’è lo zampino di Israele. C’è un attentato non rivendicato? Forse è stato Israele. C’è un attentato rivendicato da una formazione islamista? E’ finanziata da Israele. Vittorio Arrigoni viene rapito e ucciso da un gruppo di salafiti? Li ha assoldati Israele. E così via.

Ultimamente a rilanciare queste ipotesi prive di fondamento non sono solo militanti antimperialisti a senso unico o antisionisti di maniera. Talvolta, anche agenzie stampa che fanno una meritevole opera di informazione sulle gigantesche violazioni dei diritti umani che compie ogni giorno Israele nel silenzio dei media mondiali cascano nella tentazione di vedere Israele coinvolto in ogni sorta di alleanza sotterranea con i più disparati gruppi armati arabi.

Stiamo parlando di Nena News (NENA), Agenzia Stampa Vicino Oriente, il cui direttore è Michele Giorgio.

Il 30 giugno apprendiamo infatti dalle pagine di Nena News (http://nena-news.it/israele-aiutiamo-i-ribelli-siriani/ ) che ormai sarebbe “ufficiale” l’aiuto fornito da Tel Aviv ai ribelli siriani. L’agenzia è giunta a tale conclusione dalle dichiarazioni del ministro della difesa israeliano Ya’alon, nelle quali si conferma quanto riferito nei quattro rapporti stilati dagli osservatori ONU in missione lungo le alture del Golan (territorio siriano occupato da Israele): è in atto un passaggio di soldati ribelli feriti dalla Siria a Israele, dove vengono curati, e di alcuni equipaggiamenti medici da Israele verso il territorio siriano controllato dalle forze ribelli. Nelle sue dichiarazioni il ministro Ya’alon conferma quanto già reso noto da mediattivisti siriani: Israele baratta la tranquillità dei suoi confini con cure ed equipaggiamenti medici; l’intento di Tel Aviv sarebbe quello di proteggere la comunità drusa (vicina ad Asad) dagli assalti di organizzazioni jihadiste. L’articolo di NENA cita anche l’assalto di drusi israeliani ad una delle ambulanze coinvolte in queste operazioni, ma trascura di dire che la tensione in seno alla comunità drusa è crescente da mesi e che quindi le dichiarazioni del ministro, che in realtà non rivelano alcun segreto, servono sopratutto a sedare gli animi. NENA ha anche ignorato di segnalare le notizie dei primi di luglio sui vari generali ed ex generali che facevano pressione sul primo ministro Netanyahu perché fornisse armi ad Asad per evitarne la caduta: in realtà illustri diplomatici e strateghi militari israeliani, dall’ambasciatore Avi Primor all’ex capo di Stato Maggiore, da quattro anni vedono nel regime di Damasco il “miglior nemico”, ossia una garanzia di stabilità per Israele.

Le dichiarazioni di Ya’alon non sono le prime che NENA ha sfruttato per dar spessore al teorema che svelerebbe una alleanza tra Israele ed i ribelli siriani.

Il 24 aprile 2015, Nena News ha diffuso la notizia secondo cui l’Esercito Libero Siriano avrebbe mandato una missiva all’ex assistente (Mendi Safadi) di un parlamentare israeliano druso del Likud (MK Ayoub Kara) in cui si congratulerebbe per il sessantasettesimo anniversario della fondazione dello stato ebraico, auspicando di poter celebrare il prossimo anniversario nella futura ambasciata israeliana in Siria, che si aprirebbe nel caso cadesse il regime di Asad ( http://nena-news.it/ribelli-moderati-siriani-auguri-israele-per-lindipendenza/ )

La fonte originaria di questa notizia, come riscontrato dopo una ricerca in rete, è il Jerusalem Post del 23 aprile ( http://www.jpost.com/Middle-East/Syrian-group-in-greeting-to-Israel-Next-year-we-celebrate-Independence-Day-in-Damascus-399005 ), che è stato ripreso solo da alcuni giornali della stampa israeliana di destra (Times of Israel) e da certa stampa pro-Asad.

È’ interessante notare come NENA, nel suddetto articolo firmato dalla sua redazione, attribuisca il prestigio di rappresentare l’intero Els a tal Musa Ahmad al-Nabhan, nome a tutti sconosciuto prima del 23 aprile. Dopo aver svolto un’accurata ricerca in rete del suo nome in inglese e in arabo, e aver chiesto sue notizie a vari contatti siriani che conoscono da vicino l’operato dell’Els, non abbiamo trovato nulla su Nabhan e, a distanza di due mesi, ad anniversario di Israele festeggiato (non in Siria, e non dall’Els) il nome di Nabhan non è più stato citato in alcuna notizia web o stampa.

Possiamo concludere che con ogni probabilità si è trattato di una bufala. Nella più remota delle ipotesi, Nabhan, ammesso che esista, potrebbe essere lontanamente legato all’Els ma senza alcun ruolo di rappresentanza.

I capi dell’Esercito Libero Siriano sono al momento Idriss “sul campo” e al-Bashir come comandante, ma ci sono proprio in questo periodo movimenti al vertice dell’organizzazione. Non omettiamo di dire che ci sono molti capi locali e molte fazioni di diversa natura, talvolta in opposizione tra loro, all’interno dell’Els, che contiene anche brigate che combattono insieme ai movimenti islamisti di al Nusra e Ahrar al-Sham. Ma pure in tutto questo variegato e contraddittorio universo, non ci risulta in alcun modo che questo Nabhan occupi una qualsiasi posizione di rappresentanza. Di più: non ci risulta nemmeno che l’Els abbia al suo interno un “ufficiale di politica estera”, come scrive NENA, attribuendo quell’incarico a Nabhan. Nulla di questa presunta notizia è verosimile. Del resto: è credibile che una organizzazione come l’Esercito Libero Siriano indirizzi ad un assistente parlamentare israeliano, e non un a un ambasciatore o a un esponente politico di spicco, una comunicazione del genere?

Torniamo a Mendi Safadi, l’attivista druso citato dal Jerusalem Post, poi ripreso da Ma’ariv, ed infine da Nena News. In un articolo di Ha’aretz datato agosto 2012 viene riconosciuto falso ciò che Safadi millantava ossia di essere delegato dalle autorità israeliane a dialogare con i ribelli siriani ( http://www.haaretz.com/blogs/diplomania/deputy-minister-s-aide-holds-talks-with-syria-opposition-presents-himself-as-official-israeli-envoy-1.458772 )

Quindi, cosa resta della “notizia” del Jerusalem Post rilanciata da NENA? Diremmo questo: “Un presunto appartenente all’Esercito Libero Siriano avrebbe scritto una lettera ad un ex assistente parlamentare, noto per millantare rapporti con l’opposizione siriana, in cui si congratulerebbe con Israele per l’avvicinarsi dell’anniversario della sua fondazione”.
Ma nel titolo di NENA la notizia è diventata: “Ribelli moderati siriani: “Auguri Israele per l’indipendenza””
L’articolo di NENA, peraltro, si apre parlando di rapporti che andrebbero a gonfie vele tra le opposizioni siriane e lo stato ebraico e prosegue così: “da quando è iniziata la guerra civile siriana, l’Els ha chiesto il sostegno israeliano per la sua campagna militare contro il regime di Asad, ufficiali ribelli hanno viaggiato in Israele incontrando vertici militari dello stato ebraico e un numero imprecisato di combattenti siriani (secondo alcuni commentatori israeliani stimato in alcune centinaia) è stato curato in Israele. Alcuni membri della Coalizione nazionale siriana (braccio politico dell’Els) hanno più volte proposto la cessione della parte siriana del Golan [secondo la comunità internazionale l’altra è stata annessa illegalmente da Israele nel 1981, ndr] a Tel Aviv nel caso in cui quest’ultima aiutasse in modo consistente l’Esercito siriano libero a sconfiggere le truppe di Asad. I rapporti sempre più stretti e quotidiani tra le forze moderate siriane e gli israeliani sono stati poi rivelati a dicembre in un rapporto dell’Onu presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

I fatti riportati da NENA sono effettivamente avvenuti ma, nel contesto di questo articolo, acquistano una interpretazione tendenziosa. Vediamo quindi di ricollocarli in un contesto più appropriato.

Gli ufficiali ribelli che avrebbero incontrato vertici militari israeliani sono in realtà alcuni esponenti di Jabhat Al Nusra (JAN) e alcune brigate del FSA della zona di confine di Daraa, le quali avrebbero negoziato una non ingerenza israeliana in cambio di rassicurazioni che JAN ed Els non avrebbero sconfinato. Risulta poi vero che ci siano stati combattenti siriani curati in ospedali israeliani, ma ci risulta che persino il figlio di Ismail Hanye (leader di Hamas a Gaza) sia stato curato in Israele, e come lui anche combattenti libanesi o palestinesi durante i passati conflitti. 
Passando ai “membri della Coalizione Nazionale Siriana” che avrebbero proposto la cessione del Golan: in realtà è solo un ex membro e fondatore della Coalizione, Kamal Labwani, espulso dalla stessa da oltre 2 anni. Labwani ha effettivamente proposto un suo “piano di pace regionale” in cui proponeva la cessione di parte del Golan e la normalizzazione dei rapporti con Israele in cambio di un sostegno militare, sopratutto in termini di aviazione, da parte di Israele. Si tratta di una proposta fatta a titolo personale: Labwani non rappresenta nessuno, è stato accusato di alto tradimento ed insulti da qualunque corrente della rivoluzione siriana. Infine, riguardo al famoso rapporto ONU che rivelerebbe rapporti tra i ribelli siriani e l’esercito di occupazione israeliano, si tratta dei rapporti degli osservatori ONU sul confine con il Golan cui facevamo riferimento in merito alle recenti dichiarazioni del ministro della difesa Ya’alon, ossia qualcosa di molto differente da un alleanza o una intesa politica: è quel che avviene nelle aree di confine in ogni guerra. Il comportamento di Israele è l’ennesima testimonianza di come lo stato ebraico stia alla finestra per poi intervenire, limitatamente, quando vede l’opportunità di far prevalere i propri interessi: lo ha fatto quando ha bombardato le spedizioni di armi verso Hizbullah e suggerito il piano per la distruzione delle armi chimiche poi attuato dalla Russia di Putin (
http://lb.shafaqna.com/EN/LB/126868 ) all’indomani dell’attacco con il gas Sarin su Damasco, evento che aveva messo Obama nell’indesiderata posizione di dover intervenire in Siria per non perdere la faccia davanti all’opinione pubblica.

In sintesi, la notizia sui ribelli moderati siriani che farebbero gli auguri ad Israele per l’anniversario della sua indipendenza (parafrasando quasi alla lettera il titolo di NENA) ha tutti i contorni della più classica bufala. Nena News, sempre attenta a svelare le mistificazioni della propaganda sionista, stavolta ci sembra essere stata vittima di quella propaganda. E, nel caso dei rapporti tra ribelli siriani e Israele, forse sarebbe il caso che NENA rivedesse il suo paradigma interpretativo. Del resto, quando c’è di mezzo la Siria, avvolta da anni nel Mare Magnum della disinformazione, è davvero difficile trovare notizie e analisi che ci permettano di comprenderne l’attuale situazione geopolitica.

La Siria nel mare magnum della disinformazione è un articlo pubblicato su Nazione Indiana.