Categoria: Essawt ( La voce)
Io e la Fortezza Europa. O meglio : ”Operazione Sophia ”
قاوم بصورة – Resisti con la foto
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Report sull’attendibilità delle foto ”Caesar”
In Siria è in atto una vera e propria guerra mediatica senza esclusioni di colpi. Personalmente trovo davvero molta difficoltà nel tenermi aggiornato circa la situazione politica nazionale e mondiale. Da ben sei anni ho spento il televisore,ho boicottato buona parte dei principali giornali nazionali e occidentali ( per non parlare delle emittenti satellitari arabe come ” Al Jazeera” ) e spulcio le mie informazioni in giornali e siti in lingua araba,francese e inglese poco conosciuti,è questo per cercare di non cadere nella ragnatela della disinformazione e della propaganda,che adesso più che mai,sono riuscite a destabilizzare intere nazioni.
Nel mio blog ho messo a disposizione un report circa l’attendibilità delle fotografie di ”Caesar” che ritraggono i cadaveri tumefatti di presunti oppositori politici arrestati e torturati dalla polizia militare del regime di Assad.
Esattamente qualche giorno fa, nella sala spazio D del Maxxi , a Roma, è stata organizzata una mostra dal titolo : ” Nome in codice Caesar – detenuti siriani vittime di torture ”.
Caesar ”, è il nome in codice di un ex fotografo della polizia militare siriana,che secondo la sua stessa testimonianza,fu incaricato di fotografare i cadaveri dopo la loro esecuzione.
La guerra in Siria continua da ben cinque anni,e secondo le statistiche Onu , i morti del conflitto sono più di 250.000 morti (quasi l’11,5% della popolazione).
Il report è stato stillato dalle redazioni Sibaliria e Antidiplomatico.
Buona lettura
Report sull’attendibilità delle foto di ”Caesar”
In Siria è in atto una vera e propria guerra mediatica senza esclusioni di colpi. Personalmente trovo davvero molta difficoltà nel tenermi aggiornato circa la situazione politica,sia nazionale che mondiale. Da ben sei anni ho spento il televisore,ho boicottato buona parte dei principali giornali nazionali e occidentali ( per non parlare delle emittenti satellitari arabe come ” Al Jazeera” ) e spulcio le mie informazioni in giornali e siti in lingua araba,francese e inglese poco conosciuti,è questo per cercare di non cadere nella ragnatela della disinformazione e della propaganda,che adesso più che mai,sono riuscite a destabilizzare intere nazioni.
Nel mio blog ho messo a disposizione un report circa l’attendibilità delle fotografie di ”Caesar” che ritraggono i cadaveri tumefatti di presunti oppositori politici arrestati e torturati dalla polizia militare del regime di Assad.
Esattamente qualche giorno fa, nella sala spazio D del Maxxi , a Roma, è stata organizzata una mostra dal titolo : ” Nome in codice Caesar – detenuti siriani vittime di torture ”.
Caesar ”, è il nome in codice di un ex fotografo della polizia militare siriana,che secondo la sua stessa testimonianza,fu incaricato di fotografare i cadaveri dopo la loro esecuzione.
La guerra in Siria continua da ben cinque anni,e secondo le statistiche Onu , i morti del conflitto sono più di 250.000 morti (quasi l’11,5% della popolazione).
Il report è stato stillato dalle redazioni Sibaliria e Antidiplomatico.
Buona lettura
Report sull’attendibilità delle foto ”Caesar”
In Siria è in atto una vera e propria guerra mediatica senza esclusioni di colpi. Personalmente trovo davvero molta difficoltà nel tenermi aggiornato circa la situazione politica nazionale e mondiale. Da ben sei anni ho spento il televisore,ho boicottato buona parte dei principali giornali nazionali e occidentali ( per non parlare delle emittenti satellitari arabe come ” Al Jazeera” ) e spulcio le mie informazioni in giornali e siti in lingua araba,francese e inglese poco conosciuti,è questo per cercare di non cadere nella ragnatela della disinformazione e della propaganda,che adesso più che mai,sono riuscite a destabilizzare intere nazioni.
Nel mio blog ho messo a disposizione un report circa l’attendibilità delle fotografie di ”Caesar” che ritraggono i cadaveri tumefatti di presunti oppositori politici arrestati e torturati dalla polizia militare del regime di Assad.
Esattamente qualche giorno fa, nella sala spazio D del Maxxi , a Roma, è stata organizzata una mostra dal titolo : ” Nome in codice Caesar – detenuti siriani vittime di torture ”.
Caesar ”, è il nome in codice di un ex fotografo della polizia militare siriana,che secondo la sua stessa testimonianza,fu incaricato di fotografare i cadaveri dopo la loro esecuzione.
La guerra in Siria continua da ben cinque anni,e secondo le statistiche Onu , i morti del conflitto sono più di 250.000 morti (quasi l’11,5% della popolazione).
Il report è stato stillato dalle redazioni Sibaliria e Antidiplomatico.
Buona lettura
Report sull’attendibilità delle foto ”Caesar”
In Siria è in atto una vera e propria guerra mediatica senza esclusioni di colpi. Personalmente trovo davvero molta difficoltà nel tenermi aggiornato circa la situazione politica nazionale e mondiale. Da ben sei anni ho spento il televisore,ho boicottato buona parte dei principali giornali nazionali e occidentali ( per non parlare delle emittenti satellitari arabe come ” Al Jazeera” ) e spulcio le mie informazioni in giornali e siti in lingua araba,francese e inglese poco conosciuti,è questo per cercare di non cadere nella ragnatela della disinformazione e della propaganda,che adesso più che mai,sono riuscite a destabilizzare intere nazioni.
Nel mio blog ho messo a disposizione un report circa l’attendibilità delle fotografie di ”Caesar” che ritraggono i cadaveri tumefatti di presunti oppositori politici arrestati e torturati dalla polizia militare del regime di Assad.
Esattamente qualche giorno fa, nella sala spazio D del Maxxi , a Roma, è stata organizzata una mostra dal titolo : ” Nome in codice Caesar – detenuti siriani vittime di torture ”.
Caesar ”, è il nome in codice di un ex fotografo della polizia militare siriana,che secondo la sua stessa testimonianza,fu incaricato di fotografare i cadaveri dopo la loro esecuzione.
La guerra in Siria continua da ben cinque anni,e secondo le statistiche Onu , i morti del conflitto sono più di 250.000 morti (quasi l’11,5% della popolazione).
Il report è stato stillato dalle redazioni Sibaliria e Antidiplomatico.
Buona lettura
Report sull’attendibilità delle foto ”Caesar”
In Siria è in atto una vera e propria guerra mediatica senza esclusioni di colpi. Personalmente trovo davvero molta difficoltà nel tenermi aggiornato circa la situazione politica nazionale e mondiale. Da ben sei anni ho spento il televisore,ho boicottato buona parte dei principali giornali nazionali e occidentali ( per non parlare delle emittenti satellitari arabe come ” Al Jazeera” ) e spulcio le mie informazioni in giornali e siti in lingua araba,francese e inglese poco conosciuti,è questo per cercare di non cadere nella ragnatela della disinformazione e della propaganda,che adesso più che mai,sono riuscite a destabilizzare intere nazioni.
Nel mio blog ho messo a disposizione un report circa l’attendibilità delle fotografie di ”Caesar” che ritraggono i cadaveri tumefatti di presunti oppositori politici arrestati e torturati dalla polizia militare del regime di Assad.
Esattamente qualche giorno fa, nella sala spazio D del Maxxi , a Roma, è stata organizzata una mostra dal titolo : ” Nome in codice Caesar – detenuti siriani vittime di torture ”.
Caesar ”, è il nome in codice di un ex fotografo della polizia militare siriana,che secondo la sua stessa testimonianza,fu incaricato di fotografare i cadaveri dopo la loro esecuzione.
La guerra in Siria continua da ben cinque anni,e secondo le statistiche Onu , i morti del conflitto sono più di 250.000 morti (quasi l’11,5% della popolazione).
Il report è stato stillato dalle redazioni Sibaliria e Antidiplomatico.
Buona lettura
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte d Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,che conta più del 90% di adepti nel mondo musulmano,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso i carnefici della discendenza del profeta.
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,che conta ingloba più del 90% degli adepti del mondo musulmano,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso i carnefici della discendenza del profeta.
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,applicata dal 90 % dei musulmani nel mondo,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso i carnefici della discendenza del profeta.
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,applicata dal 90 % dei musulmani nel mondo,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso di loro
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,che ingloba più del 90% degli adepti del mondo musulmano,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso i carnefici della discendenza del profeta.
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,applicata dal 90 % dei musulmani nel mondo,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso di loro
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,applicata dal 90 % dei musulmani nel mondo,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso di loro
Le linee sottili dell’Islam
(Maometto)
Una di queste sottili linee dottrinali sta nel fatto che gli sciiti hanno ereditato il sapere di Maometto e la sua linea interpretativa del corano,composta da pratiche e detti vari (la famosa ” sunna ” la seconda fonte giuridica dopo il Corano) attraverso la sua discendenza ( i famosi dodici imam infallibili ). Seguono un unica scuola giuridica fondata dall’Imam Ja’afar Sadiq, pronipote del profeta e sesto dei dodici imam infallibili.
I dodici imam infallibili sono :
1 ʿ-Alī ibn Abī Ṭālib (m. 661)
3 – al-Ḥusayn ibn ʿAlī ibn Abī Ṭālib (m. 680)
Quindi credono che la loro interpretazione dell’Islam e del Corano siano quelli autentici predicati e applicati dal profeta 1400 anni fa,e questo per via della rigida catena di trasmissione del sapere che parte da Maometto,per poi passare da Ali,Fatima ( la figlia ) e i loro figli, Hassan e Hussein,per poi protrarsi attraverso i loro discendenti,che nel corso dei secoli si sono tramandati il sapere da padre a figlio. I musulmani sciiti credono che sia Dio,attraverso il Corano,che il profeta,attraverso i suoi detti,abbiano legittimato Ali Ibn Talib,suo cugino e marito di Fatima ad essere la guida politica e spirituale della comunità islamica dopo la morte di Muhamad (saas).
I sunniti invece credono che chiunque abbia conosciuto il profeta o suoi compagni più fedeli sono degni alla guida politica e spirituale della comunità islamica (la Umma) e alla trasmissione del sapere di Maometto e della sua linea interpretativa del Corano. Ragion per cui la giurisprudenza dell’islam sunnita,applicata dal 90 % dei musulmani nel mondo,è regolata da ben quattro scuole giuridiche (scuola hanafita – scuola malikita- scuola shafiita – scuola hanbalita) fondate da quattro imam apparsi 150 anni dopo la sua morte e le varie guerre civili scoppiata tra gli stessi compagni del profeta.
Gli imam fondatori delle scuole giuridiche sunnite sono :
L’Imam Abu Hanifa al N’uman ibn Thabit ( nato nel 699 – morto nel 767 DC)
L’imam Malik ibn Anas (nato nel 711 – morto nel 795 DC )
L’imam Shafii ( nato il 767 — morto 820 DC )
L’imam Ahmed Hanbali. ( morto il 855 DC )
Maometto mori’ l’8 giugno 632 dopo Cristo.
I dotti dei due rami principali dell’Islam sono d’accordo sul fatto che uno dei fondatori di delle sopracitate scuole sunnite, L’imam Abu Hanifa (fondatore della scuola hanafita) fu contemporaneo e allievo del fondatore dell’unica scuola giuridica dei musulmani sciiti : L’imam Ja’afar Sadiq,il pronipote di Maometto.E che in seguito tramandò il suo sapere al suo allievo,l’Imam Malik Ibn Anas,che fondò a sua volta un altra scuola giuridica ( la scuola malikita)
Un altra differenza,dettata più dall’ignoranza che da motivi ideologici,è riscontrabile nella posizione verso i nemici e i carnefici della discendenza del profeta,come i califfi Omayadi e Abbassidi,che nel corso dei secoli tentarono di cancellare dalla faccia della terra qualsiasi traccia della discendenza del profeta. Gli sciiti maledicono tali califfi,colpevoli di aver tentato di far scomparire ” l’islam autentico ” per motivi prettamente politici,mentre i sunniti contemporanei invece non hanno assunto alcuna posizione verso di loro
Lo strano caso dell’arabo contemporaneo …
Citate ” Yawm el Quds ” ( la Giornata di Gerusalemme ) evento in cui tutte le masse musulmane concentrate nel triangolo controllato dall”’Asse del male ” denunciano con forza i crimini del sionismo nel mondo e rivendicano la liberazione della Moschea di Gerusalemme ( Al Quds). Tenete bene in mente che la radice di questa loro bizzarra reazione è la paura verso un immaginaria ” persianizzazione ” delle loro società ( non lo dico io,ma un recente sondaggio di Al Jazeera dove gli arabi hanno accusato la repubblica islamica dell’Iran di essere all’origine di tutte le instabilità politiche e sociali del Medioriente)
Lo strano caso dell’arabo contemporaneo …
Citate ” Yawm el Quds ” ( la Giornata di Gerusalemme ) evento in cui tutte le masse musulmane concentrate nel triangolo controllato dall”’Asse del male ” denunciano con forza i crimini del sionismo nel mondo e rivendicano la liberazione della Moschea di Gerusalemme ( Al Quds). Tenete bene in mente che la radice di questa loro bizzarra reazione è la paura verso un immaginaria ” persianizzazione ” delle loro società ( non lo dico io,ma un recente sondaggio di Al Jazeera dove gli arabi hanno accusato la repubblica islamica dell’Iran di essere all’origine di tutte le instabilità politiche e sociali del Medioriente)
Lo strano caso dell’arabo contemporaneo …
Citate ” Yawm el Quds ” ( la Giornata di Gerusalemme ) evento in cui tutte le masse musulmane concentrate nel triangolo controllato dall”’Asse del male ” denunciano con forza i crimini del sionismo nel mondo e rivendicano la liberazione della Moschea di Gerusalemme ( Al Quds). Tenete bene in mente che la radice di questa loro bizzarra reazione è la paura verso un immaginaria ” persianizzazione ” delle loro società ( non lo dico io,ma un recente sondaggio di Al Jazeera dove gli arabi hanno accusato la repubblica islamica dell’Iran di essere all’origine di tutte le instabilità politiche e sociali del Medioriente)
Lo strano caso dell’arabo contemporaneo …
Citate ” Yawm el Quds ” ( la Giornata di Gerusalemme ) evento in cui tutte le masse musulmane concentrate nel triangolo controllato dall”’Asse del male ” denunciano con forza i crimini del sionismo nel mondo e rivendicano la liberazione della Moschea di Gerusalemme ( Al Quds). Tenete bene in mente che la radice di questa loro bizzarra reazione è la paura verso un immaginaria ” persianizzazione ” delle loro società ( non lo dico io,ma un recente sondaggio di Al Jazeera dove gli arabi hanno accusato la repubblica islamica dell’Iran di essere all’origine di tutte le instabilità politiche e sociali del Medioriente)
Muore ancora una volta la questione palestinese…..
Oggi, da giovane arabo e musulmano ,mi sento ancora più impotente al cospetto del movimento sionista,che m’impedisce di mettere piede nella Moschea di Gerusalemme.
Pippo : il fabbro ferraio dei pupari.
In una traversa dalla centralissima via Maqueda,poco dopo l’incrocio dei quattro canti,vi capiterà di incrociare questo strano cartellone scritto in inglese : ” Se vuoi conoscere la Palermo antica guarda su ”.
Pipo Bova, un vecchio fabbro palermitano,ha allestito un piccolo museo di antiche pistole,spadoni medievali,armature spagnole e pupi siciliani lavorati da lui. Dentro la sua casa museo vi capiterà di trovare una fotografia del comico palermitano Franco Benenato,in arte Franco Franchi,mentre vi lancia una delle sue famose smorfie facciali. Stranamente con Pipo non riesco a trattenere il mio accento palermitano parlando per tutto il tempo in dialetto.
Se siete alla ricerca della Palermo antica,come dice il cartellone,e come consiglia Pipo,guardate su.
Pippo : il fabbro ferraio dei pupari.
In una traversa dalla centralissima via Maqueda,poco dopo l’incrocio dei quattro canti,vi capiterà di incrociare questo strano cartellone scritto in inglese : ” Se vuoi conoscere la Palermo antica guarda su ”.
Pipo Bova, un vecchio fabbro palermitano,ha allestito un piccolo museo di antiche pistole,spadoni medievali,armature spagnole e pupi siciliani lavorati da lui. Dentro la sua casa museo vi capiterà di trovare una fotografia del comico palermitano Franco Benenato,in arte Franco Franchi,mentre vi lancia una delle sue famose smorfie facciali. Stranamente con Pipo non riesco a trattenere il mio accento palermitano parlando per tutto il tempo in dialetto.
Se siete alla ricerca della Palermo antica,come dice il cartellone,e come consiglia Pipo,guardate su.
Pippo : il fabbro ferraio dei pupari.
In una traversa dalla centralissima via Maqueda,poco dopo l’incrocio dei quattro canti,vi capiterà di incrociare questo strano cartellone scritto in inglese : ” Se vuoi conoscere la Palermo antica guarda su ”.
Pipo Bova, un vecchio fabbro palermitano,ha allestito un piccolo museo di antiche pistole,spadoni medievali,armature spagnole e pupi siciliani lavorati da lui. Dentro la sua casa museo vi capiterà di trovare una fotografia del comico palermitano Franco Benenato,in arte Franco Franchi,mentre vi lancia una delle sue famose smorfie facciali. Stranamente con Pipo non riesco a trattenere il mio accento palermitano parlando per tutto il tempo in dialetto.
Se siete alla ricerca della Palermo antica,come dice il cartellone,e come consiglia Pipo,guardate su.
Pippo : il fabbro ferraio dei pupari.
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Se siete alla ricerca della Palermo antica,come dice il cartellone,e come consiglia Pipo,guardate su.
Dimenticati
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Una nuova droga dell’ego : Il tasto ” Mi piace ”
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Finestra Erasmus e fine del genere umano.
Costretto in casa dal rigido clima lituano,convivo,mio malgrado,con molti altri studenti universitari,anche loro partecipanti al programma ” Erasmus”. E durante queste giornate non posso non osservarne il comportamento,le abitudini alimentari,il modo di comunicare e i gusti estetici. Giovani figli di mille culture svuotati della loro ricchezza culturale e sottomessi al pensiero unico del consumismo più sfrenato. Molti di loro li potrei anche paragonare a delle pecore pronte al macello. In loro non vedo dei potenziali avvocati,ricercatori,economisti o professori,ma solo dei potenziali consumatori,o meglio,dei potenziali ingranaggi di un sistema irrazionale e non più a misura di uomo. Oramai non riesco più a notare la differenza tra un turco,un greco,un inglese,un italiano o uno spagnolo se non attraverso il suo nome. Come è possibile che siamo ancora in pochi ad essere coscienti di questa triste mutazione antropologica del genere umano ?
Lo so,sono un irriducibile rompiscatole,quindi lasciatemi denunciare in pace la lenta fine della mia specie..
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
Dove sono gli arabi ?
La complicità degli stupidi
Qualche altro idiota,che stranamente si ritrova ad intasare abusivamente la mia home facebook,chiede la cacciata di tutti i musulmani dall’Europa,compresi i ” moderati ”. Ecco,questa gente, nella loro ingenua stupidità,fanno il gioco dell’Isis. Seminano odio,arringano le folle contro l’ultimo arrivato,regalando cosi sempre più adepti alla macchina bellica dello Stato Islamico. Quindi non sorprendetevi se un giorno,ciò che è successo a Parigi e Bruxelles,si ripeterà in qualche piazza italiana.
La complicità degli stupidi
Qualche altro idiota,che stranamente si ritrova ad intasare abusivamente la mia home facebook,chiede la cacciata di tutti i musulmani dall’Europa,compresi i ” moderati ”. Ecco,questa gente, nella loro ingenua stupidità,fanno il gioco dell’Isis. Seminano odio,arringano le folle contro l’ultimo arrivato,regalando cosi sempre più adepti alla macchina bellica dello Stato Islamico. Quindi non sorprendetevi se un giorno,ciò che è successo a Parigi e Bruxelles,si ripeterà in qualche piazza italiana.
La complicità degli stupidi
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La complicità degli stupidi
Qualche altro idiota,che stranamente si ritrova ad intasare abusivamente la mia home facebook,chiede la cacciata di tutti i musulmani dall’Europa,compresi i ” moderati ”. Ecco,questa gente, nella loro ingenua stupidità,fanno il gioco dell’Isis. Seminano odio,arringano le folle contro l’ultimo arrivato,regalando cosi sempre più adepti alla macchina bellica dello Stato Islamico. Quindi non sorprendetevi se un giorno,ciò che è successo a Parigi e Bruxelles,si ripeterà in qualche piazza italiana.
La complicità degli stupidi
Qualche altro idiota,che stranamente si ritrova ad intasare abusivamente la mia home facebook,chiede la cacciata di tutti i musulmani dall’Europa,compresi i ” moderati ”. Ecco,questa gente, nella loro ingenua stupidità,fanno il gioco dell’Isis. Seminano odio,arringano le folle contro l’ultimo arrivato,regalando cosi sempre più adepti alla macchina bellica dello Stato Islamico. Quindi non sorprendetevi se un giorno,ciò che è successo a Parigi e Bruxelles,si ripeterà in qualche piazza italiana.
Il fascismo genera fascismo
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Il fascismo genera fascismo
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Tutti in piedi per Hotze Convalis
email : [email protected]
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Silenzio
Silenzio
Silenzio
Silenzio
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Riflessioni dell’Imam Khamenei sull’Isis.
Riflessioni dell’Imam Khamenei sull’Isis.
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Informatevi o facciamoci la guerra.
Informatevi o facciamoci la guerra.
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La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
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· Personalizzazione :
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( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
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· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
La mediatizzazione della comunicazione politica
La mediatizzazione della comunicazione politica
Per effetti mediatici s’intendono gli aspetti mediali della comunicazione, quali :
La costruzione dell’agenda politica : I media decidono i temi che affronteranno i decisori politici
(nella foto : Dibattito televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2012)
· La spettacolarizzazione : I media impongono le regole del mercato alla comunicazione politica (Maurizio Gasparri,attuale vicepresidente del Senato della Repubblica italiana,ospite speciale di una puntata del programma televisivo ” Torte in Faccia ” )
· Sensazionalismo :
(”aboliremo l’ICI . Restituiremo l’IMU. Creeremo un milione di posti di lavoro, ecc..)
· Personalizzazione :
L’attore politico deve adattare il proprio look e il proprio linguaggio
alle regole della popolarità televisiva.
( Il caso di Arnold Schwarzenneger governatore della California non è che la punta dell’Iceberg)
· ” Leaderizzazione ‘‘ :
I Media danno massima visibilità ai leader politici
(Matteo Renzi ospite speciale del programma ” Amici ” di Maria de Filippi)
Sono tanti i casi di mediatizzazione della comunicazione politica nel mondo. (Chi non ricorda il consenso globale che ebbe Barack Obama , in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2008 ?) Ma le prime forme di ” politica mediatizzata ” apparvero agli inizi degli anni 60, in occasione delle elezioni presidenziali americane. Allora i candidati alla Casa Bianca erano il democratico John F. Kennedy e il repubblicano Robert Nixon. Nel corso dei vari dibattiti televisivi , il candidato John Kennedy appariva calmo e sicuro di se. Rispondeva in maniera chiara alle domande, con voce chiara e ferma. Viceversa Richard Nixon,che appariva nervoso e sudava copiosamente. Per i telespettatori americani era chiaro chi doveva diventare il presidente della Nazione più potente del Mondo : John F. Kennedy. Non fu il programma politico del candidato democratico a convincere gli elettori americani a votarlo,bensì il suo modo di apparire in televisione.
Nel corso degli anni il televisore conquistò sempre più un ruolo centrale nella comunicazione politica,al punto da spingere il politologo italiano Giovanni Sartori a coniare il termine ”Videocrazia ” nel suo libro ” Homo Videns ”. Ma per comprendere meglio il livello di ” mediatizzazione ” raggiunto dalla comunicazione politica vorrei focalizzare l’attenzione su un caso poco noto ai lettori occidentali : Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia e i meccanismi ” mediatici” che hanno condotto El Beji Caid Sebsi , anziano ex ministro di Habib Bourguiba, padre della nazione tunisina,alla presidenza della Repubblica tunisina. Lo scorso Dicembre, il popolo tunisino fu chiamato alle urne per decidere chi doveva prendere le redini della Repubblica. I candidati alla presidenza furono il novantenne El Beji Caid Sebsi, ex ministro del defunto leader Habib Bourguiba ed ex capo del Parlamento di Ben Ali sino al 1994, e Moncef Marzouki,noto attivista dei diritti umani e primo presidente della Repubblica del periodo post primavera araba. Tutta la campagna elettorale dell’anziano El Beji Caid fu incentrata sulla sua straordinaria somiglianza con Habib Bourguiba. Le emittenti nazionali mandavano quotidianamente in onda la storia del suo passato impegno politico al fianco dell’amato leader defunto. Di come, nel 1986, riuscì a strappare all’ONU , in qualità di ministro degli esteri di Bourguiba,una risoluzione che condannasse il bombardamento delle forze aeree d’Israele contro le sedi dell’OLP a Tunisi. Inoltre, durante i vari comizi elettorali, mandati in onda nelle varie emittenti nazionali, appariva sempre più identico,sia nel look che nel linguaggio, al defunto beniamino delle masse tunisine. Ben diverso fu la campagna elettorale del candidato Marzouki,che preferì un contatto più reale e meno mediatico con il popolo. Ovviamente in una ” Videocrazia ” tale approccio non funzionò e il popolo scelse come presidente della Repubblica il sosia di un leader defunto : El Beji Caid Sebsi.
( A sinistra : Il candidato Sebsi durante la sua campagna elettorale. A destra : Habib Bourguiba )
Dai casi citati possiamo ben capire che spettacolarizzare la comunicazione politica non è una
buona soluzione per il corretto funzionamento di una democrazia. Un processo democratico
fortemente influenzato dal potere dei media non può che causare derive autocratiche. E basta
rileggere la storia per capirlo….
Alla memoria di Ali La Pointe
Ali La Pointe,al secolo Ali Ammar ( Miliana 15 Gennaio 1930- Algeri 8 ottobre 1957) fu un rivoluzionario algerino che durante la guerra d’Algeria guidò la rivolta armata contro l’esercito francese all’interno delle anguste viuzze della Casbah di Algeri. Tradito molto probabilmente da un informatore,fu rintracciato all’interno del suo nascondiglio e fatto saltare in aria assieme a tutto il quartiere dai paracadutisti del generale Massu. Nel famoso film di Gillo Pontecorvo ” La battaglia di Algeri ” fu interpretato dal giovanissimo algerino Brahim Hadjadj. In Algeria,Ali La Pointe è tutt’ora considerato un eroe nazionale, ma il suo orgoglio non ha lasciato tracce nei libri di storia del mondo. In Europa,come anche negli altri paesi nordafricani,in pochi lo conoscono. Cosa normale in un mondo corrotto dal materialismo e sempre più svuotato dai valori umani.
Per onorarne la memoria ho deciso di attaccare questo suo ritratto negli angoli delle città in cui risiederò.
Non è inciviltà, ma solo senso della memoria…..
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
Una profezia avverata
In alto la testa, i vostri diritti crollano.
In alto la testa, i vostri diritti crollano.
” Straniero nella terra dei tuoi Avi, straniero nell’esilio dei tuoi parenti ”
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Fermati e rifletti
Prima di giudicare te stesso e il prossimo tuo per poi imbracciare un arma : fermati e rifletti.
Fermati e rifletti sugli anni ” divorati ” dall’ignoranza e il conformismo e sopratutto fermati e rifletti sulle conseguenze delle tue azioni passate.
Fermati e rifletti su ciò che vuoi e ciò che hai.
Fratello,prima che una donna ti faccia dono delle sue delicatezze fermati e rifletti.
Fermati e rifletti su ciò che eri,ciò che sei e ciò che sarai.
Fissa le tue mani, i tuoi occhi e i tuoi lineamenti : Adesso fermati e rifletti.
Prima di parlare della misericordia di Dio fermati e rifletti.
Non buttare via quel tozzo di pane, fermati e rifletti.
Fratello, prima che la vita scivoli via,come un pesce dalle mani di un pescatore affamato fermati e rifletti….
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
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Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
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Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Gli intimi” amici ” di un emissario della morte.
Prima si burlano di te, perché non condividi i loro stessi vizi, poi iniziano ad escluderti socialmente. Ti chiudi, prima nella tua stanza e dopo nel tuo passato. Dopo un pò leggi e rileggi il tuo nome musulmano nei documenti,guardi i tuoi tratti somatici allo specchio con i demoni che iniziano a sussurrarti delle parole nelle orecchie, il loro unico scopo è alimentare il fuoco dell’odio che arde nel tuo cuore. Uno dei tanti demoni ti ricorda, con la sua voce sibilante, le prese in giro silenziose e gli sguardi diffidenti di chi viene a conoscenza delle tue origini tramite il tuo nome. Lo ignori, dopo un pò se ne aggiunge un altro,che ti ricorda i massacri attuati dai governi occidentali ai danni di popoli che condividono la stessa religione e la stessa cultura dei tuoi padri. Ignori pure il secondo demone. Qualche ora dopo un terzo demone ti ricorda il feroce isolamento a cui sei stato condannato, pesante come un macigno sopratutto per te, giovane uomo alla ricerca di calore umano, di baci,abbracci e parole dolci. Il quarto demone non è molto loquace, ti suggerisce solo la soluzione al male che ti affligge ; L’estremismo religioso.
Il quinto demone, in punta di piedi, ti posa un velo di odio negli occhi, cosi quando ti capiterà di uscire comincerai a vedere il mondo che ti ha escluso con odio e disprezzo. Comincerai a chiamarli ” infedeli ” . Il tuo cuore trabocca di risentimento, se sei fortunato e nasci in un paese politicamente instabile, stringerai un patto con la morte e ne diventerai un suo emissario. Se invece sei sfortunato e nasci in un paese economicamente e politicamente stabile,cercherai un modo per vendicarti. Non ci riuscirai,e quindi tenterai di raggiungere il paese politicamente instabile per bramare la vendetta contro quel mondo che ha accolto i tuoi genitori ma ha escluso te…..
Che quei pochi amici non si allarmino,nonostante le mie difficoltà e i miei dubbi, non ho intenzione di cadere nell’estremismo religioso……
Sociologia : Le teorie dell’omologazione di Theodor Levitt
Sociologia : Le teorie dell’omologazione di Theodor Levitt
Sociologia : Le teorie dell’omologazione di Theodor Levitt
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
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Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
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In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
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Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
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In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
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Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Fantasmi
In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
Questa è la tomba del ” Marhum ” ( letteralmente ” Colui che ha ricevuto la misericordia di Dio ).
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In una di queste tombe senza nome riposano le spoglie mortali di un mio lontano bisnonno tunisino,partito per combattere la Grande Guerra al fianco della Francia, nel lontano 1916.
Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
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Secondo gli storici , la Francia deportò tutti gli uomini sani e sprovvisti di un certificato d’iscrizione presso la Moschea Zitouna di Tunisi,allora una delle principali università musulmane del Nordafrica, per combattere la guerra. Molti di queste truppe coloniali, che ancora oggi molti storici definiscono ” mercenarie ”, erano composte da nordafricani,senegalesi ed indocinesi,furono schierate in prima linea dagli alti comandi francesi ed esposti pericolosamente alle terribili mitragliatrici tedesche. La battaglia di Verdun,nota come una delle terribili tragedie umane della storia recente,vide milioni di soldati coloniali combattere e morire per un paese che li opprimeva.
Il velo di mistero che avvolge il destino di questo mio lontano bisnonno e ancora fitto, l’unica cosa certa e che la sua tomba senza nome si trova molto probabilmente in Francia.
Nella foto : una tomba musulmana dell’Ossario di Verdun , la scritta in arabo dice :
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Più in basso la scrittà in francese : Soldato sconosciuto/ Morto per la Francia nel 1916.
To be continued..
Gaza può attendere
Gaza è sotto assedio israeliano… E l’Iraq e tutto il mondo arabo pure.
Caro popolo palestinese,adesso che ti ritrovi sotto assedio nemico,non urlare ” Dove sono gli Arabi ? !! Te lo dico io dove sono :
Sono circondati come voi da individui sporchi,barbuti e armati fino ai denti, che nel vostro nome stanno mettendo a ferro e fuoco quelle città e quei villaggi che un tempo gridavano con cuore sincero ” Viva la palestina libera ”
Dio liberi l’Iraq e tutto il mondo arabo oppresso dal
cancro dell’estremismo islamico.
Rabih
Gaza può attendere
Gaza è sotto assedio israeliano… E l’Iraq e tutto il mondo arabo pure.
Caro popolo palestinese,adesso che ti ritrovi sotto assedio nemico,non urlare ” Dove sono gli Arabi ? !! Te lo dico io dove sono :
Sono circondati come voi da individui sporchi,barbuti e armati fino ai denti, che nel vostro nome stanno mettendo a ferro e fuoco quelle città e quei villaggi che un tempo gridavano con cuore sincero ” Viva la palestina libera ”
Dio liberi l’Iraq e tutto il mondo arabo oppresso dal
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Rabih
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Caro popolo palestinese,adesso che ti ritrovi sotto assedio nemico,non urlare ” Dove sono gli Arabi ? !! Te lo dico io dove sono :
Sono circondati come voi da individui sporchi,barbuti e armati fino ai denti, che nel vostro nome stanno mettendo a ferro e fuoco quelle città e quei villaggi che un tempo gridavano con cuore sincero ” Viva la palestina libera ”
Dio liberi l’Iraq e tutto il mondo arabo oppresso dal
cancro dell’estremismo islamico.
Rabih
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Sono circondati come voi da individui sporchi,barbuti e armati fino ai denti, che nel vostro nome stanno mettendo a ferro e fuoco quelle città e quei villaggi che un tempo gridavano con cuore sincero ” Viva la palestina libera ”
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Rabih
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Rabih
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Rabih
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Rabih
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cancro dell’estremismo islamico.
Rabih
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Tunisia : uno Stato impoverito dal Fondo Monetario Internazionale.
Mehdi Joma’a, primo ministro tunisino |
In seguito alle dimissioni del premier islamista Ali Laryaedh, il presidente della repubblica tunisina Moncef Marzouki incarica l’ex ministro dell’industria Mehdi Joma’a di formare un governo tecnico non eletto dal popolo. E mentre le emittenti tunisine festeggiano la nuova costituzione tunisina e il nuovo governo tecnico, il governatore della banca centrale della Tunisia, Chadli Ayari, annuncia che il Fondo monetario internazionale ha appena sbloccato 506 milioni di dollari di prestiti al paese magrebino attraversato da una grave crisi politico-finanziaria. Ma vediamo qual’è stato il ruolo del Fondo Monetario Internazionale nella politica economica del piccolo paese nordafricano. Vi riportiamo un articolo dell’economista canadese Michel Chossudovsky.
Michel Chossudovsky |
Il generale Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente deposto della Tunisia è definito dai media occidentali, in coro, come un dittatore.
Il movimento di protesta tunisino è descritto distrattamente come l’effetto di un regime antidemocratico e autoritario, che sfida le norme della “comunità internazionale”.
Ma Ben Ali non era un “dittatore”. I dittatori decidono e comandano. Ben Ali era un servo degli interessi economici occidentali, un fedele burattino politico che obbediva agli ordini, con il sostegno attivo della comunità internazionale.
L’ingerenza straniera negli affari interni della Tunisia non è menzionata nei report dei media. Gli aumenti dei prezzi alimentari non erano “imposti” dal governo di Ben Ali. Erano imposti da Wall Street e dal FMI.
Il ruolo del governo di Ben Ali è stato di far rispettare la micidiale ricetta economica del FMI, che in un periodo di oltre 20 anni ha portato al risultato di destabilizzare l’economia nazionale e impoverire la popolazione tunisina.
Ben Ali come capo di stato non ha deciso nulla di sostanziale. La sovranità nazionale era già perduta. Nel 1987, al culmine della crisi del debito, il governo di sinistra di Habib Bourguiba è stato sostituito da un nuovo regime, fortemente impegnato sulle riforme del “libero mercato”.La gestione macroeconomica sotto la guida del FMI era oramai nelle mani dei creditori esteri della Tunisia. Nel corso degli ultimi 23 anni, la politica economica e sociale della Tunisia è stata dettata dal “Washington Consensus”.
Ben Ali rimase al potere, perché il suo governo obbediva ed attuava in maniera efficace il diktat del FMI, al servizio sia degli USA che della Unione europea.
Questo modello è stato seguito in numerosi paesi.
La continuità delle micidiali riforme del FMI richiede una “sostituzione” del regime. L’instaurazione di un burattino politico assicura l’attuazione del programma neoliberista, creando le condizioni per l’eventuale destituzione di un governo corrotto e impopolare che venga rappresentato come causa dell’impoverimento di un’intera popolazione.
Il movimento di protesta.
Non sono Wall Street e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington, ad essere il bersaglio diretto del movimento di protesta. L’esplosione sociale si è rivolta contro il governo piuttosto che contro l’ingerenza delle potenze straniere nella conduzione della politica di governo.
Dall’inizio, le proteste non sono partite da un movimento politico organizzato contro l’imposizione delle riforme neoliberiste.
Inoltre, vi sono indicazioni che il movimento di protesta sia stato manipolato al fine di creare il caos sociale, e insieme garantire la continuità politica. Ci sono rapporti non confermati di atti di repressione e di intimidazione da parte di milizie armate nelle principali aree urbane.
La questione importante è come si evolverà la crisi? Come sarà affrontato dal popolo tunisino il più grave problema dell’ingerenza straniera?
Dal punto di vista di Washington e Bruxelles, il regime autoritario impopolare è aspramente criticato allo scopo di sostituirlo con un nuovo governo fantoccio. Le elezioni sono previste sotto la supervisione della cosiddetta comunità internazionale, con i candidati pre-selezionati.
Se questo processo di cambiamento di regime viene effettuato per conto degli interessi stranieri, il nuovo governo dovrà senza dubbio garantire la continuità della politica neoliberista, che è servita a impoverire la popolazione tunisina.
Il governo ad interim guidato dal presidente incaricato Fouad Mebazza è attualmente in una situazione di stallo, con una feroce opposizione proveniente dal movimento sindacale (UGTT). Mebazza ha promesso di “rompere con il passato”, senza peraltro precisare se ciò significhi l’abrogazione delle riforme economiche neoliberiste.
Cenni storici.
I media in coro hanno presentato la crisi in Tunisia come una questione di politica interna, senza una visione storica. La presunzione è che con la rimozione del “dittatore”e la instaurazione di un governo regolarmente eletto, la crisi sociale finirà per essere risolta.
La prima “rivolta del pane” in Tunisia risale al 1984. Il movimento di protesta del gennaio 1984 è stato motivato da un aumento del 100 per cento del prezzo del pane. Questo rincaro era stato chiesto dal FMI nel quadro del programma di aggiustamento strutturale (SAP) della Tunisia. L’eliminazione dei sussidi alimentari era di fatto una condizione del contratto di prestito con il FMI.
Il Presidente Habib Bourguiba, che aveva svolto un ruolo storico nella liberazione del suo paese dal colonialismo francese, dichiarò lo stato di emergenza in risposta ai disordini:
«Mentre risuonavano gli spari, le truppe della polizia e dell’esercito in jeep e blindati occupavano la città per sedare la “rivolta del pane”. La dimostrazione di forza infine produsse una calma inquieta, ma solo dopo che più di 50 manifestanti e passanti erano stati uccisi. Poi, in una drammatica trasmissione radiotelevisiva di cinque minuti, Bourguiba annunciò che avrebbe riportato indietro l’aumento dei prezzi». (Tunisia: Bourguiba Lets Them Eat Bread – TIME, gennaio 1984)
In seguito alla ritrattazione del presidente Bourguiba, l’impennata del prezzo del pane fu invertita. Bourguiba licenziò il suo ministro degli Interni e rifiutò di rispettare le richieste del Washington Consensus.
L’agenda neoliberista comunque aveva sortito i suoi effetti, portando all’inflazione galoppante e alla disoccupazione di massa. Tre anni dopo, Bourguiba e il suo governo furono rimossi in un colpo di stato incruento “per motivi di incompetenza”, portando all’insediamento del presidente generale Zine el Abidine Ben Ali nel novembre 1987. Questo colpo di Stato non era diretto contro Bourguiba, era destinato a smantellare in modo permanente la struttura politica nazionalista inizialmente istituita a metà degli anni ’50, per poter così privatizzare i beni dello Stato.
Il colpo di stato militare, non solo segnò la fine del nazionalismo post-coloniale che era stato guidato da Bourguiba, ma contribuì anche a indebolire il ruolo della Francia. Il governo di Ben Ali era allineato a Washington piuttosto che a Parigi.
Pochi mesi dopo l’insediamento di Ben Ali’ a presidente del paese, venne firmato un accordo importante con il FMI. Fu raggiunto anche un accordo con Bruxelles sull’istituzione di un regime di libero scambio con l’UE. Un ampio programma di privatizzazioni fu messo sotto il controllo della Banca Mondiale e del FMI. Con paghe orarie dell’ordine di 0.75 euro all’ora, la Tunisia diventò inoltre una sacca di manodopera a buon mercato per l’Unione Europea.
Chi è il dittatore?
Una revisione dei documenti del FMI suggerisce che dall’instaurazione di Ben Ali nel 1987 ad oggi, il suo governo si era attenuto fedelmente alle condizioni del FMI- Banca mondiale, compreso il licenziamento dei lavoratori del settore pubblico, l’eliminazione dei controlli sui prezzi dei beni di consumo essenziali e l’attuazione di un ampio programma di privatizzazioni. La sospensione delle barriere commerciali ordinata dalla banca mondiale portò ad un’ondata di fallimenti.
A seguito di queste dislocazioni dell’economia nazionale, le rimesse degli operai tunisini dall’Unione Europea divennero una fonte sempre più importante di valuta estera. Ci sono circa 650.000 tunisini che vivono oltremare. Le rimesse totali degli emigranti nel 2010 sono state dell’ordine di 1,96 miliardi di dollari, in aumento del 57 per cento rispetto al 2003. Una grande parte di queste rimesse in valuta sono usate per servire il debito estero del paese.
L’aumento speculativo nei prezzi mondiali degli alimenti
Nel settembre 2010, è stata raggiunta un’intesa fra Tunisi ed il FMI, che raccomandava la rimozione delle ultime sovvenzioni come mezzo per realizzare l’equilibrio fiscale:
«Il rigore fiscale rimane una priorità assoluta per le autorità [tunisine], che sentono l’esigenza nel 2010 di continuare con una politica fiscale rigorosa nel contesto internazionale corrente. Gli sforzi sostenuti nell’ultima decade per abbassare il livello del debito pubblico non dovrebbero essere compromessi da una politica fiscale troppo lassista. Le autorità sono impegnate a controllare saldamente le spese correnti, comprese le sovvenzioni…»
http://www.imf.org/external/pubs/ft/scr/2010/cr10282.pdf
Vale la pena notare che l’insistenza del FMI sull’austerità fiscale e la rimozione delle sovvenzioni hanno coinciso cronologicamente con un nuovo aumento nei prezzi degli alimenti sui mercati di Londra, di New York e di Chicago. Questi aumenti dei prezzi sono in gran parte il risultato di operazioni speculative da parte di importanti interessi finanziari e corporativi del settore dell’agribusiness. Sono il risultato di un’autentica manipolazione (non di penuria), e hanno impoverito la gente a livello globale. La corsa nei prezzi degli alimenti costituisce una nuova fase del processo dell’impoverimento globale.
«I media hanno fuorviato l’opinione pubblica sulle cause di questi aumenti dei prezzi, fissando l’attenzione quasi esclusivamente sugli aumenti dei costi di produzione, il clima ed altri fattori che riducono l’offerta e che potrebbero contribuire ad accrescere il prezzo degli alimenti.
Anche se questi fattori possono entrare in gioco, sono di importanza limitata nella spiegazione dell’aumento impressionante e drammatico nei prezzi dei beni. Essi sono in gran parte il risultato di manipolazioni del mercato. Sono in gran parte attribuibili alle operazioni speculative sui mercati delle merci. I prezzi del grano sono stati amplificati artificialmente da speculazioni su grande scala nei mercati a termine di Chicago e di New York. …
La speculazione sul grano, il riso o il mais, si può fare senza nessuno scambio reale di merci. Le istituzioni che speculano nel mercato del grano non sono necessariamente coinvolte nella vendita o nella reale consegna del grano.
Le transazioni possono usare i fondi indicizzati sulle materie prime che sono scommesse sul movimento rialzista o ribassista dei prezzi dei beni. Una “put option” è una scommessa sul ribasso del prezzo, una “call option” è una scommessa sul rialzo. Con manipolazioni concordate, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie possono far salire il prezzo e quindi scommettere su un movimento rialzista di una materia prima in particolare.
La speculazione genera la volatilità del mercato. A sua volta, l’instabilità che ne risulta incoraggia l’ ulteriore attività speculativa.
I profitti sono realizzati quando il prezzo sale. Per contro, se lo speculatore gioca al ribasso, vendendo sull mercato, guadagnerà quando il prezzo sprofonda.
Questo recente rialzo speculativo nei prezzi degli alimenti è stato causa di una carestia su scala mondiale senza precedenti». (Michel Chossudovsky)
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8877)
Dal 2006 al 2008, c’è stato un drammatico rialzo nei prezzi di tutte le importanti materie prime alimentari, compreso riso, grano e mais. Il prezzo del riso è triplicato nell’arco di cinque anni, da circa 600 $ la tonnellata nel 2003 a più di 1800 $ la tonnellata nel maggio 2008. (Michel Chossudovsky,http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=9191 , per ulteriori particolari, si veda Michel Chossudovsky, ( http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=20425 )
Il recente rialzo nel prezzo del grano rientra in un aumento del 32 per cento dell’ indice composito dei prezzi degli alimenti della FAO registrato nella seconda metà del 2010.
«I prezzi in ascesa dello zucchero, del grano e dei semi oleosi hanno portato a un record nei prezzi mondiali degli alimenti a dicembre, superando i livelli del 2008 quando il costo del cibo ha fatto scoppiare tumulti nel mondo e lanciare avvertimenti sui prezzi entrati in “zona pericolosa”.
Un indice mensile delle Nazioni Unite a dicembre superava il picco mensile precedente – del giugno 2008 – per raggiungere il livello più elevato dal 1990. Pubblicato dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura con sede a Roma (la FAO), l’indice riporta i prezzi di un paniere di cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero, aumentato per sei mesi consecutivi». (The Guardian, 5 gennaio 2011)
Amara ironia: in un contesto di aumento dei prezzi degli alimenti, il FMI suggerisce la rimozione delle sovvenzioni allo scopo di raggiungere l’obiettivo dell’ austerità fiscale.
Manipolazione dei dati su povertà e disoccupazione
Un’atmosfera di disperazione sociale prevale, le vite della gente sono distrutte. Mentre il movimento di protesta in Tunisia è visibilmente il risultato diretto di un impoverimento totale, la banca mondiale sostiene che i livelli di povertà sono stati ridotti dalle riforme di liberalizzazione del mercato adottate dal governo del Ben Ali.
Secondo il rapporto sul paese della Banca Mondiale, il governo tunisino (con il supporto delle istituzioni di Bretton Woods) è stato fondamentale nel ridurre i livelli di povertà al 7 per cento (inferiore sostanzialmente a quello registrato negli Stati Uniti e nell’UE):
«La Tunisia ha realizzato notevoli progressi nell’equità dello sviluppo, nel combattere la povertà e nel raggiungimento di buoni indicatori sociali. Ha riportato un tasso di crescita medio del 5 per cento in questi ultimi 20 anni, con un aumento constante nel reddito pro capite e un aumento corrispondente nel benessere della popolazione che registra un livello di povertà del 7%, fra i più bassi nella regione.
L’aumento constante nel reddito pro capite è stato il motore principale per la riduzione della povertà. … Le strade nelle aree rurali sono state particolarmente importanti nell’aiutare i poveri di queste aree a collegarsi ai mercati ed ai servizi urbani. I programmi sulle abitazioni hanno migliorato il livello di vita dei poveri ed inoltre hanno reso disponibile il reddito risparmiato per la spesa in alimenti e articoli non-alimentari, con impatti positivi di attenuazione della povertà. I sussidi alimentari, destinati ai poveri, anche se non in maniera ottimale, hanno tuttavia aiutato i poveri urbani». (Banca mondiale – Tunisia – Country Brief)
Queste stime sulla povertà, senza accennare ad alcuna “analisi” economica e sociale, sono autentiche montature. Presentano il libero mercato come il motore di un’attenuazione della povertà. L’impalcatura analitica della Banca Mondiale è usata per giustificare un processo di “repressione” economica che è stato applicato universalmente in più di 150 paesi in via di sviluppo.
Con il 7 per cento della popolazione che vive nella povertà (come suggerito dalla “stima” della banca mondiale) e il 93 per cento della popolazione coi bisogni fondamentali soddisfatti in termini di alimenti, abitazione, salute e formazione, non ci sarebbe stata crisi sociale in Tunisia.
La Banca Mondiale è attivamente impegnata nella manipolazione dei dati e nella distorsione della difficile situazione sociale della popolazione tunisina.
Il tasso di disoccupazione ufficiale è al 14 per cento, ma il livello reale di disoccupazione è molto più alto. La disoccupazione giovanile registrata è dell’ordine del 30 per cento. I Servizi Sociali, compreso la sanità e la formazione sono sprofondate nell’urto delle misure di austerità economica della Banca Mondiale e del FMI .
Più in generale, «la dura realtà economica e sociale che sta alla base dell’intervento del FMI consiste nei prezzi degli alimenti in ascesa, carestie a livello locale, licenziamenti massicci degli operai urbani e degli impiegati pubblici, e distruzione dei programmi sociali. Il potere di acquisto interno è sprofondato, ospedali e scuole sono stati chiusi, a centinaia di milioni di bambini è stato negato il diritto all’istruzione primaria»
Di Michel Chossudovsky
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
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La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
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Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
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La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
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E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
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A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
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Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
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A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
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Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
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L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
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E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
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Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Rosario Crocetta e i fantasmi del ventennio Ben Ali
Zine Abidine Ben Ali. Ex dittatore tunisino |
La ” rivoluzione siciliana” targata Rosario Crocetta ha resuscitato e schierato nella propria scacchiera regionale nemici di un altra rivoluzione: quella tunisina. Ebbene si , pare che il presidente della regione siciliana Rosario Crocetta ha affidato un incarico regionale al quanto delicato ad un ex uomo del RCD ( raggruppamento costituzionale democratico) partito del dittatore deposto Zine Abidine Ben Ali. Anziano generale tunisino salito al potere grazie ad un colpo di stato ” medico ” ai danni dell’anziano Habib Bourguiba,allora presidente della repubblica e padre dell’indipendenza tunisina. A quel colpo di stato seguirono 23 anni di regime poliziesco che azzerò, con l’ausilio della tortura e della galera,qualsiasi critica e dissenso che provenisse da fuori i corridoi della sede del partito di regime Rcd (raggruppamento costituzionale democratico) sito a piazza Mohamed V a Tunisi. Ricordiamo che tra gli efferati crimini commessi dal dittatore nonchè allievo agente della C.I.A americana spunta la feroce repressione poliziesca contro i moti del bacino della regione di Gafsa del 2008.Quando un concorso indetto da una grossa fabbrica locale,a cui vi parteciparono una buona parte dei giovani disoccupati della regione,risultò essere truccata .Fatto che ha spinto la popolazione locale,esasperata dall’ennesimo caso di corruzione e clientelismo, a scendere in strada sfidando la brutalità della polizia di Ben Ali. Movimenti di protesta che hanno scosso il regime per ben otto mesi costringendo la polizia ad usare il pugno di ferro reprimendo nel sangue le pacifiche manifestazioni capeggiate dal carismatico sindacalista tunisino Adnane Haji. ( per maggiori informazioni visitate il blog di Gabriele del Grande – Fortress Europe).
Sami Ben Abdelaali ( il primo a partire da destra) |
L’attuale vice capo di Gabinetto dell’assessorato Agricoltura Sami Ben abdelaali,ai tempi della storica caduta del regime dispotico di Ben Ali,avvenuta il 14 Gennaio 2011, era il numero 348 della lunghissima lista del comitato centrale del Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico) nonché funzionario del consolato tunisino di Palermo. La sua cacciata dal consolato tunisino avvenne dopo la salita al potere del partito islamista ” Ennahda” e sopratutto dopo le visite in Sicilia,nei primi mesi del 2012, di Houcine el Jaziri prima e Touhami Abdouli dopo,rispettivamente segretari di stato presso il ministero dell’emigrazione tunisina e ministero degli esteri. Per tutto il 2012 e buona parte del 2013 dell’ex pedina siciliana di Ben Ali si perserò completamente le tracce sino al giorno in cui un articolo del settimanale ”l’Espresso” denunciò la strana presenza dell’uomo d’affari tunisino all’interno degli uffici della regione siciliana.
A conferma del passato rcdista dell’ex funzionario tunisino,propongo un articolo redatto nel Maggio 2010 in occasione dell’incontro tra l’ex console tunisino di stanza in Sicilia , AbdRahman Ben Mansour e le comunità tunisine della Sicilia :
A Scoglitti la Comunità tunisina incontra il Console Generale
RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ED APERTURA ALLE REALTA’ LOCALI
E intanto il settimanale ” L’Espresso ” si pone il seguente
quesito :
Come ha fatto ad ottenere quel posto da componente esterno in quella struttura amministrativa?
Per Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura in Sicilia che ha firmato il suo contratto, la nomina del dirigente tunisino è stata «una scelta collegiale del governo siciliano».
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
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Volevo cambiare
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Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
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Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
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Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
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Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
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come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
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il bicchiere è troppo pieno
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Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
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Mamma non piangere
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
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Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
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Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
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Una generazione drogata
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Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
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Non voglio più dilungarmi
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Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
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Volevo cambiare
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Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
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Mamma non piangere
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alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
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intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
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come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
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il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
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Mamma non piangere
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
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Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
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Da dove credete che venga la droga ?
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Non voglio più dilungarmi
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Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
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il bicchiere è troppo pieno
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Mamma non piangere
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
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Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
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Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
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In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
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I poliziotti sono dei cani
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Una generazione drogata
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Non voglio più dilungarmi
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Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
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Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
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Fammi fare una tirata.
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Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
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Qui è il quartiere ” Kandahar”
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
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Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
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mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
come prima mi avevi sodomizzato, adesso io sodomizzero te.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
Lo vedi sull’attenti di fronte ad un ufficiale, che segaiolo.
Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Weld el 15 ” I poliziotti sono dei cani” .
Weld el 15 |
Il testo rap,scritto qualche settimana dopo la scarcerazione del giovane rapper accusato di detenzione e spaccio di droga,attacca in maniera abbastanza esplicita e diretta la brutalità e la corruzione della polizia tunisina,colpevole,secondo”Weld el 15”,di spacciare droga alla gioventù tunisina per poi divertirsi a trarla in arresto.
Mi hanno arrestato per aver consumato della marijuana.
Hanno fatto piangere mia madre arrestandomi con una falsa accusa.
Per un loro errore sono stato imprigionato in un buco.
Alla Tunisia dono una rosa e al governo una ” katla ” ( gesto dell’ombrello).
Fammi fare una tirata.
Non avrei preso un anno di galera se fossi stato figlio di qualcuno.
Volevo cambiare
ho tolto la droga dalle tasche.
Non avrei mai visto la prigione se fossi stato figlio di Slim Chiboub ( genero di Ben Ali).
Presidente,avvocato e agente
come voi avete fatto piangere mio padre io darò fuoco al vostro.
Qui è il quartiere ” Kandahar”
il bicchiere è troppo pieno
nella mia sinistra ho il diavolo e nella destra Abu Ayadh.
Mi hanno lavorato per bene
mi hanno condotto al cimitero
ieri dormivo a casa e oggi a ” Zuzana ( nome di una prigione).
Mamma non piangere
non mi hanno indebolito
alla madre del poliziotto che mi ha arrestato gli farò mangiare l’erba.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO) .
Agente ricarica le tue armi e spara
siamo degi zombie e non sentiamo alcun dolore.
Vuoi la mia carta d’identità ma io non te la darò.
Nella Aid ( festa islamica) vorrei sgozzare un poliziotto al posto di un montone.
Ci hanno rincorso per i quartieri senza mai prenderci
di sera infestano i quartieri come dei serpenti
se cerchi della roba su di me non troverai nulla
intere generazioni hanno interrotto gli studi ma mai lo spaccio di droga
poliziotto e’ cosi che viviamo non abbiamo nulla da nascondere.
Ci avete fatto odiare la civiltà,solo Dio sa come stiamo.
Vuoi arrestarmi e mettermi le manette, toglimi dalla tua testa e non rompere il cazzo.
Questo è il nostro quartiere e tu vuoi impaurirci con la prigione
vuoi apparire un duro ma in testa hai solo un paio di mutande .
In testa ho troppi demoni e roba sporca,avvicina il tuo orecchio ti dirò di che si tratta :
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I POLIZIOTTI SONO DEI CANI ED IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO).
Da Bouchoucha (prigione) alla doccia
abbiamo cuori di pietra.
Fotti quei serpenti, dammi una pistola che li uccido.
Mi arresti o non mi arresti a me non cambia nulla.
Sono sempre fuso e sotto l’effetto dell’erba
prova a farmi qualcosa !
I poliziotti sono dei cani
è cosa già nota. Il più ” pulito ”del ministero ( dell’interno) è uno stronzo corrotto.
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Una generazione drogata
una generazione peccatrice.
Cocaina,marijuana e la chetamina, da dove credete sia arrivata ?
Non siete voi che la importate?
Da dove credete che venga la droga ?
Siete voi che la spacciate siete voi i criminali, Ci avete distrutto fin dall’infanzia.
Non voglio più dilungarmi
ti racconterò di quello che mi frulla per la testa :
Credevo che il paese ha subito una rivoluzione ma invece è stata solo una fregatura.
Danza Governo visto che siamo noi quelli fottuti.
Una dedica ai ragazzi del quartiere e alla gioventù calpestata.
I POLIZIOTTI SONO DEI CANI E IO CHE MI CHIEDEVO DA DOVE VENISSERO I LATRATI (RITORNELLO)
ABBAIA CANE ABBAIA ( RITORNELLO)
Abu Ayadh *
capo carismatico dei salafiti in Tunisia
Slim Chiboub *
Genero del presidente deposto Zine Abidine Ben Ali.
Aid el idha ( abbreviato Aid) *
Festa musulmana dove vengono sacrificate ( quindi sgozzate) pecore e montoni.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Assassinio Chokri Belaid : La testimonianza di Nadia Deoud
Chokri Belaid durante un comizio nel Dicembre 2010 |
Tunisi 6 Febbraio 2013 |
In seguito al decesso di Chokri Belaid avvenuta questa mattina nell’ospedale ” Ennasr ” di Tunisi,migliaia di manifestanti sono scesi in strada chiedendo le dimissioni del governo. Alle ore 15.30 un corteo funebre che trasportava il feretro del politico è stata fatta passare di fronte il ministero dell’interno in piena Avenue Bourghuiba dove la polizia ha fatto largo uso di lacrimogeni per allontanare il corteo. Intanto sono state pervenute minacce anonime a Hamma el Hammami , leader del partito operaio comunista tunisino, dove gli viene intimato di ” non cavalcare” la triste vicenda del compagno assassinato.Date alle fiamme la sede del partito islamista al potere a Sfax, dove la gente inferocita ha chiesto la testa dei responsabili .Intanto la ” lega per la difesa della rivoluzione ” torna a far parlare di se attaccando a colpi di spranghe e bastoni alcuni manifestanti nella città di Sousse. Dura condanna di Rashed Ghannouci leader del partito islamista ” Nahda” che ha definito gli autori di questo barbaro assassinio ” nemici della patria e dell’islam”.Nel tardo pomeriggio arriva l’atteso discorso alla nazione di Hamadi Jebali , primo ministro tunisino , che annuncia lo scioglimento dell’attuale esecutivo con la conseguente creazione di un governo di unità nazionale.Dimissioni di massa di una parte dell’assemblea costituente.
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
Il mistero di Saida Agrebi in Turchia
Fantasmi del passato legati al regime di Ben Ali riappaiono prepotentemente scuotendo la Tunisia. Saida Agrebi amica intima dell’ex first lady Leila Ben Ali Trabelsi ha rappresentato lo Stato tunisino in un conferenza internazionale tenutosi ad Ankara ( Turchia ) il mese scorso.
Saida Agrebi durante la conferenza di Ankara ( Turchia)-2012 |
Saida Agrebi in un incontro ufficiale con Zine Abidine Ben Ali |
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
Domani i funerali.
Tarak Mekki |
Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
E’ morto Tarak Mekki
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Uomo d’affari , analista politico e leader del movimento per la seconda repubblica . Nel 2004 abbandono’ la Tunisia dopo aver rifiutato una proposta poco conveniente avanzata dal clan Trabelsi , famiglia dell’ex first lady tunisina Leila Trabelsi ( gli proposero di dividere gli utili dei suoi affari). Nel 2007 rifiutò’ per due volte lo status di rifugiato politico inaugurando cosi la sua ferrea opposizione alla politica autocratica di Ben Ali , fu uno dei pochi esiliati politici a chiederne pubblicamente la deposizione denunciandone la corruzione e la sistematica violazione dei diritti umani. Dopo due anni di feroce opposizione ll suo sito ufficiale venne ufficialmente cancellato nel 2009 e il suo account face book disattivato, azioni repressive che lo spinsero a spostare la sua aperta opposizione tramite video , cartoni animati satirici e appelli ad una seconda repubblica, il tutto attraverso youtube .Il suo attivismo spinse il regime Ben Ali ad un ennesimo tentativo di censura verso le sue pesanti critiche oscurando i siti di youtube e dailymotions dalle reti cibernetiche del paese maghrebino. Allo scoppio delle rivolte del Dicembre 2010 a Sidi Bouzidi , fu il primo ad annunciare la fuga dalla Tunisia del più grande e corrotto uomo d’affari Belhassen Trabelsi , fratello maggiore dell’allora first Lady tunisina Leila Trabelsi . In seguito alla deposizione di Ben Ali avvenuta il 14 Gennaio 2011 fece ritorno in Tunisia dove fondò un movimento denominato ” movimento per la seconda repubblica” legalizzato ufficialmente il 30 Maggio del 2011. Durante i preparativi per le elezioni del 23 Ottobre 2011 annunciò il ritiro del proprio movimento dalla corsa all’assemblea costituente preferendo assistere in qualità di analista politico la situazione politica-sociale-economica del paese pubblicando video sulla pagina face book del suo movimento . E’ stato più volte ospite di programmi quali Al Jazeera e France 24 in qualità di analista politico. Muore la notte del 30 Dicembre 2012 in seguito ad arresto cardiaco . Con la sua scomparsa la Tunisia perde uno dei analisti politici più rispettati nonche storici oppositori del passato regime di Zine Abidine Ben Ali .
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
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Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Tunisia e il fallimento della sua classe politica
Breve analisi dell’attuale situazione politico-sociale della Tunisia.
Di Rabih Bouallegue , Amministratore del blog ” Essawt / la voce
Siamo di fronte ad un esecutivo incapace di tenere le redini di un paese allo sbando totale e questo grazie anche all’incapacità politica dell’opposizione , composta prevalentemente da forze di sinistra , di creare presupposti tali da poterlo mettere in difficoltà come presentare un alternativa valida al popolo. Bisogna riconoscere la feroce propaganda attuata dalla corrente islamista contro le attuali forze di sinistra ma cosa ha fatto la sinistra per ripulirsi l’immagine se non quella di essere protagonista di veri e propri atti definiti dai tunisini centristi, ”denigratori ” verso la cultura arabo-musulmana del popolo tunisino ? Come la proposta di voler abolire l’intoccabile l’articolo 1 della costituzione che prevede l’islam come religione di stato e l’arabo come lingua ufficiale .Oppure come la provocazione di Chokri Belaid leader del partito di sinistra ” i patrioti democratici” quando in occasione dell’inaugurazione per la nascita dell’assemblea costituente rifiuto di leggere la sura della ”fatiha” per commemorare i martiri caduti durante la rivoluzione , ecc . Per il lettore europeo militante e non , queste piccole provocazioni possono apparire come semplici atti di militanza politica ma per il lettore arabo nonche buon conoscitore del ” conservatorismo” dei popoli arabi, che sia musulmano di fede , copto o ortodosso , sono veri e propri atti provocatori verso la morale di un popolo a maggioranza musulmana sunnita . Se l’attuale esecutivo al potere che ricordiamo composto da una ”Troika” politica ( due partiti di centro sinistra ed uno di destra -islamista ) è risultato incapace e privo di un programma serio e fattibile per le esigenze sopratutto umane del martoriato popolo tunisino, sempre più vittima della disoccupazione e mala politica all’interno dei vari governatorati, nemmeno la sinistra non è da meno . Sinistra che sino ad oggi non ha fatto altro che distogliere le attenzioni del popolo dalla sua incapacità di presentare programmi seri e non utopici tramite gossip e slogan vecchi quanto la rivoluzione d’Ottobre (o rivoluzione russa ) del 1918. Siamo di fronte ad una classe politica ” vecchia ” oltre che incapace di governare il paese , politici e militanti che hanno spaccato un popolo storicamente unito , dividendolo in Laici e Islamisti , tradendo cosi i valori rivendicati dal popolo durante la rivoluzione e accrescendo cosi le già elevate tensioni sociali dovute al ritorno di forza degli ex militanti del partito di Ben Ali , Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico ) tramite il partito ” Nidaà Tounes ( l’appello della Tunisia ) fondato dall’ex premier ad interim del governo provvisorio post Ben Ali, El Beji Caid Sebsi . Tensioni sociali accresciute anche grazie alle voci non ancora provate , di presunte presenze in territorio tunisino di campi d’addestramento jihadisti amministrate da falange armate , come il fronte ” Ennousra ” , tutt’ora attiva in Siria contro la ferocia e i crimini attuati dalle milizie ” Sabiha” e militari fedeli al regime siriano di Bassar Assad, impegnate nella repressione nel sangue delle manifestazioni pro-primavera araba del popolo siriano. Concludendo , siamo di fronte ad un paese privo di una classe politica , che sia di destra o di sinistra, tale da poterla traghettare verso il sogno di un nuovo Stato democratico e rispettoso dei diritti più elementari del popolo.
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
Resoconto di una vicenda dimenticata : la questione dei migranti tunisini dispersi
Dove sono i nostri figli ? |
Sono passati 23 mesi dalla rivolta popolare che portò alla caduta del dispotico regime del generale tunisino Zine abidine Ben ali , caduta che spinse 28.800 cittadini tunisini di età compresa tra i 13 e gli 40 anni ad abbandonare la ” Tunisia liberata ” per raggiungere ” l’El Dorado Europa ” . Di questi giovani avventurieri 250 appartenenti ai quartieri popolari di Tunisi risultano ancora oggi scomparsi nel nulla . Decine le immagini e i fotogrammi di servizi giornalistici che documentarono l’arrivo in terra italiana di una piccola parte dell’elevato numero dei desaparecidos, documenti che spinsero i genitori a denunciarne la scomparsa ai governi delle sponde opposte del mediterraneo dando cosi vita ad un lotta che si è protratta sino ad oggi senza alcun risultato , peggiorando le condizioni psico-fisiche di alcune madri già fortemente provate dallo spauracchio di una probabile morte del proprio caro in terra italiana . Con l’arrivo delle prime elezioni libere della storia della Tunisia, sale al potere una troika politica composta da ex partiti d’opposizione al regime deposto . La salita al potere di un esecutivo di ex esiliati ed oppressi venne visto inizialmente dai parenti dei dispersi come una possibile svolta in positivo della loro lotta dimenticata , chiedendo prima udienze ai vari ministri e in seguito organizzando animate proteste non autorizzate di fronte ai vari ministeri al grido ”IN DUE PAROLE , DOVE SONO I NOSTRI FIGLI ?” Col passare dei mesi la loro triste vicenda sembra non scalfire minimamente l’attenzione degli attuali politicanti al potere ,eppure durante il duro ventennio del tiranno Ben Ali anche loro conobbero l’esilio e la prigionia ,come mai non si mobilitano ? Come mai non si riconoscono nella vicenda di questi ragazzi esiliati con molta probabilità sotto falso nome nei vari C.I.E e prigioni d’Europa .Con ciò la lotta per la verità cominciata dai parenti dei dispersi sembrò essere destinata in eterno a sbattere contro il muro di gomma eretto dall’attuale governo tunisino, cosa che minerà con il tempo l’instabilità mentale di parecchie madri che tenteranno più volte il suicidio.
Rafik Abd selem Bouchleka |
Ma una svolta è destinata ad internazionalizzare la loro lotta . Il ministro degli esteri tunisino Rafik Ben abd Selem Bouchleka dopo aver cercato invano per mesi di tranquillizzare le proteste dei familiari di fronte il proprio ministero chiese ed ottenne dal governo italiano un visto della durata di sei mesi per una delegazione composta da cinque genitori dei ragazzi dispersi, che una volta approdati in terra italiana dovranno adempiere al difficile compito della ricerca dei desaparecidos . L’iniziativa fin da subito si dimostrò un fragile castello di carte a causa della cattiva organizzazione tra i corpi diplomatici tunisini sparsi per il territorio italiano e il ministero degli esteri , cattiva organizzazione dovuta sopratutto alla presenza all’interno dei consolati e delle ambasciate di diplomatici ed ex agenti segreti fortemente legati al regime Ben Ali , che a distanza di mesi dalla caduta del regime risultavano ancora tramortiti dal drastico cambiamento politico della Tunisia .
L’ex console tunisino di Palermo |
L’arrivo della delegazione dei genitori dei dispersi avvenne il 28 Gennaio 2012 alle ore 16:35 all’aeroporto di Punta Raisi di Palermo dove furono accolti dal console tunisino di stanza a Palermo Abd Rahman Ben Mansour . Fin da subito il diplomatico si dimostrò disponibile a dare informazioni più dettagliate circa la sorte dei ragazzi dispersi , dichiarando incoscientemente di conoscere la sorte di una buona parte di questi ragazzi , che sempre secondo le sue dichiarazioni si trovavano rinchiusi nei C.I.E del nord Italia , i genitori scioccati da tale notizia chiesero i nomi dell’ubicazione esatta di queste città invano in quanto il console rifiutò di dare maggiori informazioni . Cosi iniziò la lunga odissea della delegazione dei parenti dei dispersi in Italia , se nella sponda sud dovettero fare i conti con l’impassibilità e l’inesperienza del nuovo governo tunisino , dall’altra dovevano vedersela con il disinteressato governo tecnico di Mario Monti , decisamente non disposto a pagare i danni nel campo dell’immigrazione causati del passato governo Berlusconi . Undici mesi di vane proteste , feroci scioperi della fame e inutili mobilitazioni di giornalisti e attivisti non fanno altro che incrementare ancor di più la disperazione della madri in Tunisia , in costante contatto con una delegazione al completo sbando in Italia.
Malore di una madre durante la protesta di fronte l’ambasciata d’Italia a Tunisi |
Ma nel Maggio scorso avviene il primo cedimento psicologico , una madre mal’informata dai media tunisini che diedero per morti i ragazzi dispersi s’immolò al fuoco per la disperazione , riportando gravissime ustioni nel 60 % del corpo .Un mese prima, precisamente il 30 Aprile 2012 , le madri organizzarono un sit-in di protesta di fronte l’ambasciata italiana dove chiesero risposte all’ambasciatore italiano pena l’incolumità fisica della numerosa comunità italiana residente a Tunisi . Passano i giorni , passano i mesi , e dei ragazzi nessuna traccia ,eppure le immagini parlano chiaro ,alcuni di loro c’e l’avevano fatta e riuscirono a toccare il suolo di Lampedusa , ma un recente riscontro delle loro impronte digitali attuata con la collaborazione del governi tunisino e italiano affermarono l’esatto contrario per buona parte di loro in quanto i database del ministero dell’interno italiano rilevarono le impronte digitali di soli 14 dei 250 desaparecidos , precisando che cinque di loro toccarono terra nel 2010 e i restanti nove nei primi mesi del 2011 . Informazioni che risultarono incomplete per la delegazione presente in Italia che chiese invano di dare nomi e cognomi ai presunti ” ritrovati ”.
La delegazione dei parenti dei migranti dispersi in Italia |
Un risultato che spinse le madri a gridare al complotto pur di allontanare l’idea di una possibile morte dei propri cari .Teorie complottiste che vanno da una sorta di protocollo massone segreto firmato ai tempi dell’accordo del 5 Aprile 2011 tra i governi dell’allora primo ministro ad interim tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi , protocollo che prevedeva lo svuotamento delle piazze tunisine in rivolta tramite l’apertura delle frontiere marittime del canale di Sicilia con la conseguente partenza alla volta di Lampedusa dei giovani protagonisti della rivoluzione , salvaguardando cosi sia gli affari stretti dal cavaliere con il deposto Ben Ali , sia gli interessi delle ex forze del regime deposto rappresentate dallo stesso Sebsi , desiderose di riprendersi il potere perduto, sino ad arrivare ad un piano governativo che vede l’attuale governo italiano impegnato a far scomparire qualsiasi traccia che porti al ritrovamento dei 250 giovani dispersi , testimoni , secondo le loro madri , di una terribile vicenda legata alla politica anti-immigrazione attuata dal leghista Roberto Maroni , ex ministro dell’interno italiano ai tempi ” dell’invasione dell’isola di Lampedusa” come amava definirla l’attuale leader della Lega. Una vicenda , quella dei desaparecidos del mediterraneo destinata a protrarsi negli anni dato che la delegazione dei genitori presenti tutt’ora a Roma riusci’ ad incontrare un non specificato parlamentare del PDL ( partito della libertà ) di Silvio Berlusconi , che sempre secondo la delegazione rivelò la presenza in territorio italiano di cinque ragazzi sbarcati nel settembre 2010 ( i cosidetti dispersi di ras jebal della provincia di Tunisi ) che in seguito al loro arrivo chiesero ed ottennero asilo politico .Erano gli stessi cui impronte digitali rientravano nei famosi 14 dei 250 dispersi rilevati dai data base del ministero dell’interno italiano . Oggi a quasi due anni dalla scomparsa , la ricerca dei 250 dispersi si è ristretta a 14 . Ma nonostante la riduzione del numero di dispersi la vicenda è destinata ad infittirsi sempre di più e le madri condannate per sempre ad essere la pallina da ping pong preferita dei politicanti al potere nelle sponde opposte.
Fotogramma di un servizio del Tg5 del Marzo 2011 raffigurante alcuni giovani dispersi appartenenti al quartiere popolare di Tunisi ” El Kabbaria” |
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
L’evoluzione della ” Harga ”
In seguito ad una mia recente inchiesta svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga .
Quartiere El Ouardia / Tunisi – 23 Giugno 2012
E’ una calda giornata di Giugno nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso 42 ragazzi persero la vita in un misterioso naufragio. Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato dalle autorità italiane l’anno scorso, dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi . ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori abbiano procurato al suo amico dei documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita , il salto che li porterà in Italia , la terra promessa per intere generazioni di tunisini . L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea . ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo , nel frattempo dovrà attendere il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….
La Goulette – 24 Giugno 2012
” Porto vecchio ” de la Goulette |
La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città . Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori per poter ” bruciare la frontiera” , e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo , incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare , all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto le spiagge della città siciliana . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari ) permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..
In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ?
HARGA : Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera
HARRAGAS : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
” Harga ” sventata
La guardia costiera tunisina di stanza a Houmt Souk ( Djerba -Tunisia ) ha sventato nella mattinata di ieri un tentativo di partenza di 150 ” harragas ” originari del sud – est tunisino , di partenza dalla spiaggia d’Aghir a Djerba e diretti con molta probabilità a Lampedusa . Le forze dell’ordine sono riuscite a far sgomberare l’imbarcazione prima che prendesse il largo . Avviate le ricerche dei 150 aspiranti ” Harragas” fuggiti dopo l’irruzione della guardia costiera . Sembra non arrestarsi l’ondata di partenze verso l’isola di Lampedusa , nonostante l’ennesima tragedia dello scorso 7 Settembre 2012. Partenze spinte dall’attuale situazione economico-sociale di un paese prossimo , secondo i più pessimisti , ad una guerra civile.
Moncef Marzouki a largo dell’isola di Lampione ( foto AL JAWHARA) |
Intanto nella giornata di ieri l’attuale presidente della repubblica tunisina , Moncef Marzouki si è recato a largo dell’isola di Lampione per la commemorazione delle vittime del naufragio del 7 settembre 2012 .
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
Galleria d’immagini -14 Settembre 2012
Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
Galleria d’immagini -14 Settembre 2012
Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Manifestanti diretti all’ambasciata |
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E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
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Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Tunisi – assalto all’ambasciata americana
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E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Tunisi – assalto all’ambasciata americana
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E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Tunisi – assalto all’ambasciata americana
Tunisi – Rimozione della bandiera statunitense |
E’ di 2 morti e 28 feriti il bilancio dei disordini scoppiati oggi nelle adiacenze dell’ambasciata americana di stanza a Tunisi . Manifestanti inferociti hanno attaccato quella che per loro rappresenterebbe ” la sede di satana ” . In seguito alla pubblicazione del film ” innocence of muslims” dove Muhammad ( saas) viene non solo rappresentato fisicamente ( cosa assolutamente proibita nell’islam) ma anche dipinto come un inguaribile donnaiolo credulone . Pochi giorni fa perse la vita in un analogo episodio l’ambasciatore americano di stanza a Bengasi , Chris Stevens, assieme ad un agente dei servizi segreti e due Marines . Si sono uditi spari intorno all’edificio , probabilmente colpi in aria sparati dalle forze dell’ordine tunisine , ma c’e chi giura di aver visto dei cecchini ( probabilmente Marines) aggirarsi nei tetti dell’edificio diplomatico . Data alle fiamme e saccheggiata la scuola vicino l’ambasciata. Il governo tunisino ,esasperato dagli ultimi avvenimenti ( le proteste seguite dallo scandalo del ragazzo morto nelle segrete del ministero dell’ interno prima e i disordini per il naufragio di tunisini a Lampedusa dopo ) ha spinto il governo ad applicare il coprifuoco in tutta la grande Tunisi , comprese le città turistiche ( Sidi bou Said , La marsa ecc.. ) . Evacuato in tempo l’ambasciatore americano Jacob Walles grazie al tempestivo intervento delle brigate anti-terroristiche tunisine ( B.A.T ) .
Il presidente della repubblica Tunisina- Moncef Marzouki |
Dura condanna del presidente ad interim , Moncef Marzouki durante il discorso alla nazione andato in onda questa sera . L’eccentrico Capo di Stato tunisino ha pubblicamente presentato le sue scuse agli Stati Uniti e al suo popolo definendolo ” un popolo amico e completamente estraneo al recente scandalo legato al film che insulta le figure sacre dell’islam ” . Durante il discorso Marzouki ha espressamente chiesto al ministro dell’interno , Ali Lardeidh , la massima severità contro questi ” nemici della repubblica e della rivoluzione ” ammettendo pubblicamente una telefonata ricevuta dal segretario di Stato americano , Hillary Clinton , dove chiedeva ” la massima fermezza da parte delle autorità tunisine contro degli estremisti intenti a minare i rapporti d’amicizia tra la Tunisia e gli Stati Uniti d’America ”.
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Beirut – manifestanti distruggono fast food americano |
Manifestanti diretti all’ambasciata |
Lista sopravissuti al naufragio del 07-09-2012
L’AMMINISTRATORE DESIDERA PORGERE LE SUE PIU’ SENTITE SCUSE PER LA LUNGA INNATIVITA’ DEL BLOG ” L’ANGOLO DI BOUSUFI ”.
Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
LISTA DEI SOPRAVISSUTI AL NAUFRAGIO DEL 07 SETTEMBRE 2012 A LARGO DELL’ISOLA LAMPIONE
Link : http://www.diplomatie.gov.tn/fileadmin/_temp_/liste_tunisiens_lambadouza.pdf
Lista sopravissuti al naufragio del 07-09-2012
L’AMMINISTRATORE DESIDERA PORGERE LE SUE PIU’ SENTITE SCUSE PER LA LUNGA INNATIVITA’ DEL BLOG ” L’ANGOLO DI BOUSUFI ”.
Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
LISTA DEI SOPRAVISSUTI AL NAUFRAGIO DEL 07 SETTEMBRE 2012 A LARGO DELL’ISOLA LAMPIONE
Link : http://www.diplomatie.gov.tn/fileadmin/_temp_/liste_tunisiens_lambadouza.pdf
Lista sopravissuti al naufragio del 07-09-2012
L’AMMINISTRATORE DESIDERA PORGERE LE SUE PIU’ SENTITE SCUSE PER LA LUNGA INNATIVITA’ DEL BLOG ” L’ANGOLO DI BOUSUFI ”.
Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
LISTA DEI SOPRAVISSUTI AL NAUFRAGIO DEL 07 SETTEMBRE 2012 A LARGO DELL’ISOLA LAMPIONE
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Lista sopravissuti al naufragio del 07-09-2012
L’AMMINISTRATORE DESIDERA PORGERE LE SUE PIU’ SENTITE SCUSE PER LA LUNGA INNATIVITA’ DEL BLOG ” L’ANGOLO DI BOUSUFI ”.
Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
LISTA DEI SOPRAVISSUTI AL NAUFRAGIO DEL 07 SETTEMBRE 2012 A LARGO DELL’ISOLA LAMPIONE
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Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
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Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
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Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
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Tensione a Tunisi dove le famiglie hanno indetto un sit-in di protesta di fronte il ministero degli affari sociali . ” Vogliamo verità”- urla una madre alle telecamere delle emittenti tunisine – ” Non vogliamo attendere , diteci che fine hanno fatto i nostri figli ”. Scontri tra manifestanti e polizia nella cittadina di el Fahs ( Zaghouan) . Il numero dei dispersi del recente naufragio si va ad aggiungere al già altissimo numero di migranti dispersi da più di un anno e mezzo (800). Il recente naufragio è un campanello d’allarme per l’attuale governo tunisino, esasperato per la difficile situazione economico-sociale del paese.
LISTA DEI SOPRAVISSUTI AL NAUFRAGIO DEL 07 SETTEMBRE 2012 A LARGO DELL’ISOLA LAMPIONE
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C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
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KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
C.I.E di Milo : Intervista a Khlifa
Una delle testimonianze più dure è di Khlifa, tunisino rinchiuso da mesi nel C.I.E e selvaggiamente picchiato dopo la tentata fuga da un Ospedale di Trapani …
KHLIFA , RACCONTACI COME TI SEI PROCURATO QUESTE LESIONI ?
KHLIFA 30 ANNI |
Dovevo fare una radiografia alla mano destra dolorante da ormai parecchie settimane , chiesi invano per giorni di essere visitato fino a quando non decisero di portarmi in un ospedale di Trapani per una radiografia. Scortato e trasferito con una volante, all’arrivo all’ospedale tentai la fuga . Raggiunsi la strada nei pressi dell’ospedale, stavo correndo quando una volante m’investi . Una volta a terra mi bloccarono, uno di loro per farmi stare fermo mi bloccò la testa tenendomi per i capelli , per poi picchiarmi con calci e manganelli sul busto e sulle gambe. Mi misero le manette ai polsi e una volta a bordo della volante che stava facendo ritorno nel C.I.E mi picchiarono di nuovo colpendomi nel torso e nelle parti intime del corpo minacciandomi ” se parli ti finisce male ” . Guarda come sono ridotto, viviamo come dei cani ,ogni volta che protestiamo o tentiamo la fuga , entrano con gli idranti colpendoci con dei getti d’acqua violentissimi….
LE LESIONI SUL CORPO DI KHLIFA
Il racconto di Khlifa viene interrotto da un altro tunisino che ci mostra nervosamente altri lividi dietro il collo del connazionale :
”Ci trattano come dei cani, guarda come lo hanno ridotto , inoltre quattro ore prima che arrivaste pulirono da cima a fondo lo spazio dove adesso ci troviamo e portarono delle sedie e dei tavoli nuovi all’interno delle stanze, nascondendo alcuni migranti con evidenti lividi nel corpo in un altra sezione del C.I.E inaccessibile ai giornalisti , se solo poteste organizzare una visita a sorpresa del centro per poterne vedere le reali condizioni ”
C.I.E : Centro d’identificazione ed espulsione
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
MIGRANTI TUNISINI SCOMPARSI : VITTIME DELL’ISLAMOFOBIA
Sedici mesi fa scomparivano 250 giovani tunisini, partiti dalla Tunisia alla ricerca di un futuro migliore, di loro si persero completamente le tracce. Alcuni dei parenti , alla ricerca disperata della verità circa la loro sorte, affermano di possedere le prove certe dell’arrivo del loro caro a Lampedusa, uno di loro è Ahmed Benhassine, fratello del Amine Benhassine, giovane disperso dal 9 settembre 2010.
Ahmed Benhassine con in mano la foto del fratello disperso |
I dispersi , da sx : Amine Benhassine , Mahzoud Taha, Mohamed Amine Arafa , Mzeh Imed |
Immagine prova tratta da un fotogramma del tg5 raffigurante alcuni ” desaparecidos” , alcuni parenti , riconosciuto un loro caro , ne hanno il nome in arabo. |
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA
SAMIR DILOU LIBERTA’ E DEMOCRAZIA : RIFORME , DIRITTI UMANI E GIUSTIZIA NELLA TUNISIA DI ENNAHDA- FRANCESCA BELLINO INTERVISTA SAMIR DILOU MINISTRO TUNISINO DEI DIRITTI UMANI E DELLA GIUSTIZIA DI TRANSIZIONE
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Buco nell’acqua
Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.
C.A.R.A a Salinagrande |
Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”, dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi . Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed sono ritornati spontaneamente in Italia pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo” . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano ad alta voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.
Interno della casa abbandonata |
Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata. Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere. Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Il silenzio della vergogna
La settimana scorsa viene reso pubblico nel blog ” l’angolo del patriota” un articolo con titolo Lei non mi rappresenta, articolo che criticava la candidata al consiglio comunale , Samira Zalteni. Dopo solo un giorno dalla pubblicazione dell’articolo, l’amministratore del blog riceve, via web e via telefono, feroci critiche dai sostenitori accorsi in difesa alla candidata Zalteni, ma soprattutto insulti telefonici da parte della sorella Minore , Refka Zalteni. Insulti che descrivevano il giovane Blogger tunisino come ”un venduto un invidioso e diffamatore” ma sopratutto , durante l’accesa conversazione telefonica,sono partite minacce di diffamazione verso Rabih, minacciato più volte di essere dipinto davanti a tutti come un ex complice del regime dittatoriale di Ben Ali. Il giovane blogger risponde pubblicamente ( tramite un video ) alle feroci accuse dei sostenitori della candidata, sfidandola ad un dibattito pubblico con moderatore neutrale e con spettatori gli elettori palermitani e le comunità immigrate di Palermo.
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Lei non mi rappresenta….
Come può una persona parlare a nome delle comunità immigrate residenti nella città di Palermo, quando non è riuscita a ritagliarsi uno spazio nella propria comunità ? Dal 15 Gennaio 2011, data del primo e storico sit-in pro-rivoluzione organizzato dalla ”nuova ” comunità tunisina di Palermo ( la prima di una lunga serie di fronte il consolato di Piazza Ignazio Florio ) ai diversi incontri organizzati dalla nuova comunità tunisina anti Rcd ( raggruppamento costituzionale democratico-partito del deposto Ben Ali ) alle nottate passate per assistere moralmente e materialmente i migranti tunisini di passaggio dalla stazione centrale di Palermo, alle prime e delicate elezioni storiche della nuova Tunisia organizzate in Sicilia e il successivo arrivo in Italia della delegazione dei familiari dei giovani migranti tunisini scomparsi, in nessuno di questi eventi legati alla Tunisia, sua terra d’origine, la candidata al consiglio comunale, Samira Zalteni era presente, lei che con grande ipocrisia dice di voler rappresentare tutte le comunità immigrate al consiglio comunale, compresa la nuova comunità tunisina , quando non ha fatto nulla per avvicinarsi ad essa, sopra tutto dopo la storica deposizione di Ben Ali, ignorando sistematicamente le nostre lotte preferendo la noncuranza al dialogo con i propri connazionali….
Come può pretendere di rappresentarmi quando non ha mai appoggiato nessuna delle mie lotte a favore della nostra terra e dei compatrioti più sfortunati ?
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ??
Giornata di fuoco per l’ambasciatore italiano Pietro Benassi , un centinaio di familiari dei migranti dispersi hanno assediato la sede diplomatica urlando il seguente slogan ” Ambasciatore ! Dove sono i nostri figli ? Una mattinata all’insegna delle grida e dei pianti delle madri, disperate e desiderose di conoscere la sorte dei loro figli dispersi in seguito al loro arrivo nell’isola di Lampedusa. Dopo solo mezz’ora dall’inizio del sit-in , la polizia e l’esercito si appostano in difesa dell’edificio diplomatico, qualche barbuto salafita cerca di provocare la rissa insultando i giovani scomparsi definendoli dei ”criminali fuggiti alla giustizia”. Un padre, disperato urla insulti e minacce all’Italia e agli italiani e una madre avverte : se da qui a Maggio non riceviamo risposte concrete dal governo italiano circa il riscontro delle impronte digitali , la nostra rabbia si ripercuoterà sui turisti che verranno in vacanza in Tunisia, ora che ho perso mio figlio non temo la galera. Tra i passanti si avvicina qualche curioso che viene malamente cacciato da un agente di polizia appostato in difesa dell’ambasciata. Le ore passano e dall’ambasciata ancora nessuna risposta, le famiglie iniziano ad urlare disperate,lanciando insulti contro l’ambasciatore Pietro Benassi, un giovane , fratello maggiore di un disperso urla in un italiano mediocre ” perche un italiano può andare e venire quando vuole in Tunisia in piena sicurezza mentre un tunisino quando cerca di arrivare in Italia viene fatto scomparire ?? La tensione e alle stelle, qualcuno esce dall’ambasciata, sembra un ispettore di polizia in borghese, dice che l’ambasciatore è pronto a ricevere una delegazione delle famiglie per chiarire la situazione. La tensione sale quando l’ispettore impedisce a Hamadi Zribi, attivista italo-tunisino impegnato nella vicenda, di essere presente con la delegazione durante l’incontro . Nel frattempo alcuni passanti incuriositi osservano irritati , qualcuno si permette di insultare pesantemente le madri che protestano, commentando ad alta voce ” prima danno del denaro ai propri figli per bruciare le frontiere e dopo si lamentano della loro scomparsa ??”. In attesa che la delegazione finisca il loro incontro con l’ambasciatore Benassi, un pugno di agenti spintonano alcune madri per allontanarle dal filo spinato di fronte l’ingresso, provocando la collerica reazione dei mariti e dei figli presenti. Dopo una lunga attesa la delegazione esce, dicono di aver parlato con un funzionario che ha riferito il seguente messaggio a nome dell’ambasciatore.
” Il governo italiano non può risolvere la situazione senza la collaborazione del governo tunisino. La Tunisia non ha inviato le impronte digitali, abbiamo più volte fatto pressione all’ambasciata tunisina a Roma senza ricevere alcuna risposta. Finche il governo tunisino non invierà le impronte digitali l’Italia non potrà dare una risposta definitiva alla vicenda”
Dopo questa dichiarazione le famiglie hanno deciso di organizzare una protesta per Lunedi mattina di fronte la sede dell’assemblea costituente, in attesa di una risposta del governo tunisino….
Ali Seriati, da traditore a salvatore della nazione?
Ali Seriati durante il processo del 21 Marzo 2012 |
L’articolo 56 della costituzione tunisina prevede il passaggio temporaneo dei poteri presidenziali al primo ministro. Questo in caso di temporanea incapacità al governo del presidente in carica.
Ali Seriati, da traditore a salvatore della nazione?
Ali Seriati durante il processo del 21 Marzo 2012 |
L’articolo 56 della costituzione tunisina prevede il passaggio temporaneo dei poteri presidenziali al primo ministro. Questo in caso di temporanea incapacità al governo del presidente in carica.
Ali Seriati, da traditore a salvatore della nazione?
Ali Seriati durante il processo del 21 Marzo 2012 |
L’articolo 56 della costituzione tunisina prevede il passaggio temporaneo dei poteri presidenziali al primo ministro. Questo in caso di temporanea incapacità al governo del presidente in carica.
Ali Seriati, da traditore a salvatore della nazione?
Ali Seriati durante il processo del 21 Marzo 2012 |
L’articolo 56 della costituzione tunisina prevede il passaggio temporaneo dei poteri presidenziali al primo ministro. Questo in caso di temporanea incapacità al governo del presidente in carica.
Ali Seriati, da traditore a salvatore della nazione?
Ali Seriati durante il processo del 21 Marzo 2012 |
L’articolo 56 della costituzione tunisina prevede il passaggio temporaneo dei poteri presidenziali al primo ministro. Questo in caso di temporanea incapacità al governo del presidente in carica.
Appello alle coscienze
Traduzione dell’ Appello di Imed Soltani , portavoce della delegazione delle famiglie dei scomparsi arrivata in Italia lo scorso 28 Gennaio 2012.
Incontro della delegazione con Rashed Ghannouci , leader del partito ” Nahda” |
”Voglio fare un appello al governo tunisino, votato dal popolo e che continua ad affermare di voler risolvere tutti i problemi del popolo tunisino. Io gli dico no, voi ( il governo) non siete riusciti a risolvere i problemi di tre persone e pretendete di risolvere quelle di un popolo? Non va bene. Noi siamo quelle tre persone. Io sono Imed Soltani, rappresentante delle famiglie dei dispersi, assieme a Mahrezia e Nourredine sono 20 giorni che siamo in mezzo alla strada senza che nessuno ci abbia ascoltati, se dite di non sapere nulla di noi io vi dico non è vero. Cominciamo dal sig Rafik Abdslem ( ministro degli esteri tunisino) che a dichiarato al popolo tunisino che la delegazione e tutti questi giovani stanno bene, io gli dico che ciò che ha dichiarato non è vero, noi siamo in mezzo alla strada, se non era per le varie associazioni italiane che ci stanno aiutando e che chi hanno fornito gli avvocati, a quest’ora saremmo in mezzo alla strada. Noi siamo qui , vieni a vederci , vieni a vederci e piangerai. Abitiamo in una stanza per i senza tetto, mentre per il cibo mangiamo solo una volta al giorno, e tutto questo in nome dei nostri ragazzi, e ci rattrista vedere il nostro stato non aiutarci mentre continua ad affermare di voler risolvere i problemi del popolo tunisino. Potete chiederci chi siamo? Noi siamo i parenti di coloro che vi hanno riportato la libertà , mettendovi nelle ”sedie” in cui adesso vi trovate, i parenti di coloro che hanno permesso agli esiliati di ritornare in Tunisia , lasciandoli prendere le ”sedie”, sono queste le persone che stiamo cercando, la gioventù che ha mostrato il proprio petto ai proiettili in nome della vostra libertà e di quelle ”sedie”, di certo non sono stati coloro che adesso richiedono a viva voce l’estradizione del ” deposto” ( Ben Ali) , ma sono loro ( i dispersi) che voi chiamate ” criminali”, sono loro che hanno combattuto con le pietre, sono loro che hanno attraversato il mare , sono loro che sono annegati e sono loro che stiamo cercando,normalmente dovreste onorarli, e non ignorarli dimenticandoli , facendo di conseguenza impazzire i loro cari. Mi rivolgo anche al segretario di stato Houcine Al jaziri , l’incaricato per gli affari sociali all’estero, noi siamo qui e conosce bene il nostro problema e lo abbiamo contattato telefonicamente facendoglielo presente, ma non ci ha mai ascoltati e non ci ha mai trovato una soluzione per continuare la ricerca dei nostri figli, e nonostante tutte queste intemperie noi non faremo ritorno in Tunisia finche non troveremo i nostri figli. E quando il sig Rashed Ghannouci leader del partito votato da tutto il popolo tunisino, venne ( a Roma), provammo ad’incontrarlo ma ci disse di non avere tempo. E’ vero ci sono le immagini di un nostro incontro, immagini scattate il giorno dopo un suo congresso,ma lui per paura di una nostro attacco in pubblico ci accolse per non farci ”parlare”, ma quando ci ricevette vide che siamo gente educata e gli avevamo detto che non volevamo fare quello che lui aveva pensato,gli dicemmo vai e mettici la tua parola e discutiamo sulla sorte dei nostri giovani e cerca di portare la nostra parola , racconta cosa stiamo passando qui ( in Italia). Sig Rashed noi non siamo venuti fin qui per passeggiare, il compito che spetta allo stato ( tunisino) lo stiamo facendo noi, senza ricevere nulla, noi vogliamo solamente cercare i nostri figli , vittime del governo precedente ( di El Beji Caid Sebsi) che gli ha aperto le frontiere marittime spingendoli a prendere il largo per avere campo libero E fare quello che vogliono, digli che è un ingiustizia, è un ingiustizia accorgetevi di noi e ascoltateci, stiamo soffrendo qui ed è impensabile che una madre o un padre ritorni ( in Tunisia) quando il sig Abd Rahman Ben Mansour, console di Palermo, gli dice che i suoi figli sono vivi e si trovano nel nord Italia. Come volete che una madre ritorni? Digli di svegliarsi , se non siete riusciti ad aiutare tre persone non immagino che possiate occuparvi della Tunisia. Sveglia sig Al Jaziri, non puoi usarci per attaccare policamente il Sig Abdouli del partito ” El Teketol”, questo non è il momento per fare politica , se lui inviandoci in Italia ha sbagliato, non puoi farci dimenticare e costringerci a dormire per strada solo per dimostrare a tutti che Abdouli ha sbagliato o come lo stesso Abdouli che pur di fare uno ” sgarro politico” a Al Jaziri, fa di tutto per rinviare la cacciata di Abd Rahman Ben Mansour console di Palermo, facendo cosi pagare a noi il conto. Digli che non è giusto , voi due ( Abdouli e Al Jaziri) ci state usando per fare politica, non è giusto, dovete lottare per il popolo che vi ha votato e non giocarci come un pallone, non voglio ripetervi di nuovo queste parole, siamo sfiniti non c’e la facciamo più, lasciateci finire abbiamo fatto avviare un indagine, abbiamo fatto arrivare le nostre parole. da quando siamo arrivati ci siamo fatti sentire dagli italiani che ci hanno aiutato, lasciateci continuare in modo che potremmo finalmente trovare i nostri figli. Se voi potete trovare i nostri figli senza di noi, trovateli e fateci ritornare in Tunisia, io ho lasciato casa mia come anche Mahrezia e Nourredine, questa responsabilità l’abbiamo presa a nome di tutte le famiglie in Tunisia e dobbiamo lottare per essa, quindi faccio un appello al popolo tunisino in modo che possa parlare con questo governo visto che non abbiamo nessuno che ci ascolti . Infine vogliamo ringraziare il Sig Rashed Ghannoucci per averci ignorati concedendosi a noi solo per non farci alzare la voce durante il congresso. Non è questo il personaggio che ci aspettavamo , ci aspettavamo qualcuno che difendi i diritti dei musulmani…….”
Touhami Abdouli, segretario di stato presso il ministero degli esteri ( Partito Tekettol) |
Le accuse di Imed non hanno risparmiato neppure il ” cordiale” segretario di stato presso il ministero degli esteri Touhami Abdouli , che Domenica scorsa durante un incontro con le comunità tunisine a Mazara del vallo ha più volte rassicurato tutti circa l’imminente cacciata del console di Palermo ( Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo). Dichiarazione contraddittoria secondo Imed, in quanto lo stesso Abdouli ha più volte ritardato la decisione di cacciare il console, decisione fortemente voluta dal segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero , Houcine Al Jaziri, dopo che quest’ultimo è venuto a sapere,in un incontro a Palermo con le comunità tunisine della Sicilia, delle malefatte passate del console Abd Rahman Ben Mansour ( La resa dei conti) . Sempre secondo Imed, le ragioni che hanno spinto Abdouli a ritardare la cacciata dell’odiato diplomatico, siano state di natura prettamente politica, una sorta di provocazione lanciata da Abdouli ( Partito Teketol) nei confronti del collega Al Jaziri ( Partito Nahda). Di conseguenza Al Jaziri per ”vendicarsi” politicamente ha cercato di dimostrare a tutti le conseguenze dell’errata decisione di Abdouli nell’inviare alcuni familiari dei dispersi in Italia, per dimostrare ciò, ostacolò in tutti i modi possibili la missione della delegazione, spingendo cosi le famiglie a provocare un terremoto mediatico atto a ledere l’immagine di Touhami Abdouli e del ministero degli esteri tunisino fuori e dentro la Tunisia.
Abd Rahman Ben Mansour , Console di Palermo |
Houcine El Jaziri, segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero ( Partito Nahda) |
Appello alle coscienze
Traduzione dell’ Appello di Imed Soltani , portavoce della delegazione delle famiglie dei scomparsi arrivata in Italia lo scorso 28 Gennaio 2012.
Incontro della delegazione con Rashed Ghannouci , leader del partito ” Nahda” |
”Voglio fare un appello al governo tunisino, votato dal popolo e che continua ad affermare di voler risolvere tutti i problemi del popolo tunisino. Io gli dico no, voi ( il governo) non siete riusciti a risolvere i problemi di tre persone e pretendete di risolvere quelle di un popolo? Non va bene. Noi siamo quelle tre persone. Io sono Imed Soltani, rappresentante delle famiglie dei dispersi, assieme a Mahrezia e Nourredine sono 20 giorni che siamo in mezzo alla strada senza che nessuno ci abbia ascoltati, se dite di non sapere nulla di noi io vi dico non è vero. Cominciamo dal sig Rafik Abdslem ( ministro degli esteri tunisino) che a dichiarato al popolo tunisino che la delegazione e tutti questi giovani stanno bene, io gli dico che ciò che ha dichiarato non è vero, noi siamo in mezzo alla strada, se non era per le varie associazioni italiane che ci stanno aiutando e che chi hanno fornito gli avvocati, a quest’ora saremmo in mezzo alla strada. Noi siamo qui , vieni a vederci , vieni a vederci e piangerai. Abitiamo in una stanza per i senza tetto, mentre per il cibo mangiamo solo una volta al giorno, e tutto questo in nome dei nostri ragazzi, e ci rattrista vedere il nostro stato non aiutarci mentre continua ad affermare di voler risolvere i problemi del popolo tunisino. Potete chiederci chi siamo? Noi siamo i parenti di coloro che vi hanno riportato la libertà , mettendovi nelle ”sedie” in cui adesso vi trovate, i parenti di coloro che hanno permesso agli esiliati di ritornare in Tunisia , lasciandoli prendere le ”sedie”, sono queste le persone che stiamo cercando, la gioventù che ha mostrato il proprio petto ai proiettili in nome della vostra libertà e di quelle ”sedie”, di certo non sono stati coloro che adesso richiedono a viva voce l’estradizione del ” deposto” ( Ben Ali) , ma sono loro ( i dispersi) che voi chiamate ” criminali”, sono loro che hanno combattuto con le pietre, sono loro che hanno attraversato il mare , sono loro che sono annegati e sono loro che stiamo cercando,normalmente dovreste onorarli, e non ignorarli dimenticandoli , facendo di conseguenza impazzire i loro cari. Mi rivolgo anche al segretario di stato Houcine Al jaziri , l’incaricato per gli affari sociali all’estero, noi siamo qui e conosce bene il nostro problema e lo abbiamo contattato telefonicamente facendoglielo presente, ma non ci ha mai ascoltati e non ci ha mai trovato una soluzione per continuare la ricerca dei nostri figli, e nonostante tutte queste intemperie noi non faremo ritorno in Tunisia finche non troveremo i nostri figli. E quando il sig Rashed Ghannouci leader del partito votato da tutto il popolo tunisino, venne ( a Roma), provammo ad’incontrarlo ma ci disse di non avere tempo. E’ vero ci sono le immagini di un nostro incontro, immagini scattate il giorno dopo un suo congresso,ma lui per paura di una nostro attacco in pubblico ci accolse per non farci ”parlare”, ma quando ci ricevette vide che siamo gente educata e gli avevamo detto che non volevamo fare quello che lui aveva pensato,gli dicemmo vai e mettici la tua parola e discutiamo sulla sorte dei nostri giovani e cerca di portare la nostra parola , racconta cosa stiamo passando qui ( in Italia). Sig Rashed noi non siamo venuti fin qui per passeggiare, il compito che spetta allo stato ( tunisino) lo stiamo facendo noi, senza ricevere nulla, noi vogliamo solamente cercare i nostri figli , vittime del governo precedente ( di El Beji Caid Sebsi) che gli ha aperto le frontiere marittime spingendoli a prendere il largo per avere campo libero E fare quello che vogliono, digli che è un ingiustizia, è un ingiustizia accorgetevi di noi e ascoltateci, stiamo soffrendo qui ed è impensabile che una madre o un padre ritorni ( in Tunisia) quando il sig Abd Rahman Ben Mansour, console di Palermo, gli dice che i suoi figli sono vivi e si trovano nel nord Italia. Come volete che una madre ritorni? Digli di svegliarsi , se non siete riusciti ad aiutare tre persone non immagino che possiate occuparvi della Tunisia. Sveglia sig Al Jaziri, non puoi usarci per attaccare policamente il Sig Abdouli del partito ” El Teketol”, questo non è il momento per fare politica , se lui inviandoci in Italia ha sbagliato, non puoi farci dimenticare e costringerci a dormire per strada solo per dimostrare a tutti che Abdouli ha sbagliato o come lo stesso Abdouli che pur di fare uno ” sgarro politico” a Al Jaziri, fa di tutto per rinviare la cacciata di Abd Rahman Ben Mansour console di Palermo, facendo cosi pagare a noi il conto. Digli che non è giusto , voi due ( Abdouli e Al Jaziri) ci state usando per fare politica, non è giusto, dovete lottare per il popolo che vi ha votato e non giocarci come un pallone, non voglio ripetervi di nuovo queste parole, siamo sfiniti non c’e la facciamo più, lasciateci finire abbiamo fatto avviare un indagine, abbiamo fatto arrivare le nostre parole. da quando siamo arrivati ci siamo fatti sentire dagli italiani che ci hanno aiutato, lasciateci continuare in modo che potremmo finalmente trovare i nostri figli. Se voi potete trovare i nostri figli senza di noi, trovateli e fateci ritornare in Tunisia, io ho lasciato casa mia come anche Mahrezia e Nourredine, questa responsabilità l’abbiamo presa a nome di tutte le famiglie in Tunisia e dobbiamo lottare per essa, quindi faccio un appello al popolo tunisino in modo che possa parlare con questo governo visto che non abbiamo nessuno che ci ascolti . Infine vogliamo ringraziare il Sig Rashed Ghannoucci per averci ignorati concedendosi a noi solo per non farci alzare la voce durante il congresso. Non è questo il personaggio che ci aspettavamo , ci aspettavamo qualcuno che difendi i diritti dei musulmani…….”
Touhami Abdouli, segretario di stato presso il ministero degli esteri ( Partito Tekettol) |
Le accuse di Imed non hanno risparmiato neppure il ” cordiale” segretario di stato presso il ministero degli esteri Touhami Abdouli , che Domenica scorsa durante un incontro con le comunità tunisine a Mazara del vallo ha più volte rassicurato tutti circa l’imminente cacciata del console di Palermo ( Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo). Dichiarazione contraddittoria secondo Imed, in quanto lo stesso Abdouli ha più volte ritardato la decisione di cacciare il console, decisione fortemente voluta dal segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero , Houcine Al Jaziri, dopo che quest’ultimo è venuto a sapere,in un incontro a Palermo con le comunità tunisine della Sicilia, delle malefatte passate del console Abd Rahman Ben Mansour ( La resa dei conti) . Sempre secondo Imed, le ragioni che hanno spinto Abdouli a ritardare la cacciata dell’odiato diplomatico, siano state di natura prettamente politica, una sorta di provocazione lanciata da Abdouli ( Partito Teketol) nei confronti del collega Al Jaziri ( Partito Nahda). Di conseguenza Al Jaziri per ”vendicarsi” politicamente ha cercato di dimostrare a tutti le conseguenze dell’errata decisione di Abdouli nell’inviare alcuni familiari dei dispersi in Italia, per dimostrare ciò, ostacolò in tutti i modi possibili la missione della delegazione, spingendo cosi le famiglie a provocare un terremoto mediatico atto a ledere l’immagine di Touhami Abdouli e del ministero degli esteri tunisino fuori e dentro la Tunisia.
Abd Rahman Ben Mansour , Console di Palermo |
Houcine El Jaziri, segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero ( Partito Nahda) |
Appello alle coscienze
Traduzione dell’ Appello di Imed Soltani , portavoce della delegazione delle famiglie dei scomparsi arrivata in Italia lo scorso 28 Gennaio 2012.
Incontro della delegazione con Rashed Ghannouci , leader del partito ” Nahda” |
”Voglio fare un appello al governo tunisino, votato dal popolo e che continua ad affermare di voler risolvere tutti i problemi del popolo tunisino. Io gli dico no, voi ( il governo) non siete riusciti a risolvere i problemi di tre persone e pretendete di risolvere quelle di un popolo? Non va bene. Noi siamo quelle tre persone. Io sono Imed Soltani, rappresentante delle famiglie dei dispersi, assieme a Mahrezia e Nourredine sono 20 giorni che siamo in mezzo alla strada senza che nessuno ci abbia ascoltati, se dite di non sapere nulla di noi io vi dico non è vero. Cominciamo dal sig Rafik Abdslem ( ministro degli esteri tunisino) che a dichiarato al popolo tunisino che la delegazione e tutti questi giovani stanno bene, io gli dico che ciò che ha dichiarato non è vero, noi siamo in mezzo alla strada, se non era per le varie associazioni italiane che ci stanno aiutando e che chi hanno fornito gli avvocati, a quest’ora saremmo in mezzo alla strada. Noi siamo qui , vieni a vederci , vieni a vederci e piangerai. Abitiamo in una stanza per i senza tetto, mentre per il cibo mangiamo solo una volta al giorno, e tutto questo in nome dei nostri ragazzi, e ci rattrista vedere il nostro stato non aiutarci mentre continua ad affermare di voler risolvere i problemi del popolo tunisino. Potete chiederci chi siamo? Noi siamo i parenti di coloro che vi hanno riportato la libertà , mettendovi nelle ”sedie” in cui adesso vi trovate, i parenti di coloro che hanno permesso agli esiliati di ritornare in Tunisia , lasciandoli prendere le ”sedie”, sono queste le persone che stiamo cercando, la gioventù che ha mostrato il proprio petto ai proiettili in nome della vostra libertà e di quelle ”sedie”, di certo non sono stati coloro che adesso richiedono a viva voce l’estradizione del ” deposto” ( Ben Ali) , ma sono loro ( i dispersi) che voi chiamate ” criminali”, sono loro che hanno combattuto con le pietre, sono loro che hanno attraversato il mare , sono loro che sono annegati e sono loro che stiamo cercando,normalmente dovreste onorarli, e non ignorarli dimenticandoli , facendo di conseguenza impazzire i loro cari. Mi rivolgo anche al segretario di stato Houcine Al jaziri , l’incaricato per gli affari sociali all’estero, noi siamo qui e conosce bene il nostro problema e lo abbiamo contattato telefonicamente facendoglielo presente, ma non ci ha mai ascoltati e non ci ha mai trovato una soluzione per continuare la ricerca dei nostri figli, e nonostante tutte queste intemperie noi non faremo ritorno in Tunisia finche non troveremo i nostri figli. E quando il sig Rashed Ghannouci leader del partito votato da tutto il popolo tunisino, venne ( a Roma), provammo ad’incontrarlo ma ci disse di non avere tempo. E’ vero ci sono le immagini di un nostro incontro, immagini scattate il giorno dopo un suo congresso,ma lui per paura di una nostro attacco in pubblico ci accolse per non farci ”parlare”, ma quando ci ricevette vide che siamo gente educata e gli avevamo detto che non volevamo fare quello che lui aveva pensato,gli dicemmo vai e mettici la tua parola e discutiamo sulla sorte dei nostri giovani e cerca di portare la nostra parola , racconta cosa stiamo passando qui ( in Italia). Sig Rashed noi non siamo venuti fin qui per passeggiare, il compito che spetta allo stato ( tunisino) lo stiamo facendo noi, senza ricevere nulla, noi vogliamo solamente cercare i nostri figli , vittime del governo precedente ( di El Beji Caid Sebsi) che gli ha aperto le frontiere marittime spingendoli a prendere il largo per avere campo libero E fare quello che vogliono, digli che è un ingiustizia, è un ingiustizia accorgetevi di noi e ascoltateci, stiamo soffrendo qui ed è impensabile che una madre o un padre ritorni ( in Tunisia) quando il sig Abd Rahman Ben Mansour, console di Palermo, gli dice che i suoi figli sono vivi e si trovano nel nord Italia. Come volete che una madre ritorni? Digli di svegliarsi , se non siete riusciti ad aiutare tre persone non immagino che possiate occuparvi della Tunisia. Sveglia sig Al Jaziri, non puoi usarci per attaccare policamente il Sig Abdouli del partito ” El Teketol”, questo non è il momento per fare politica , se lui inviandoci in Italia ha sbagliato, non puoi farci dimenticare e costringerci a dormire per strada solo per dimostrare a tutti che Abdouli ha sbagliato o come lo stesso Abdouli che pur di fare uno ” sgarro politico” a Al Jaziri, fa di tutto per rinviare la cacciata di Abd Rahman Ben Mansour console di Palermo, facendo cosi pagare a noi il conto. Digli che non è giusto , voi due ( Abdouli e Al Jaziri) ci state usando per fare politica, non è giusto, dovete lottare per il popolo che vi ha votato e non giocarci come un pallone, non voglio ripetervi di nuovo queste parole, siamo sfiniti non c’e la facciamo più, lasciateci finire abbiamo fatto avviare un indagine, abbiamo fatto arrivare le nostre parole. da quando siamo arrivati ci siamo fatti sentire dagli italiani che ci hanno aiutato, lasciateci continuare in modo che potremmo finalmente trovare i nostri figli. Se voi potete trovare i nostri figli senza di noi, trovateli e fateci ritornare in Tunisia, io ho lasciato casa mia come anche Mahrezia e Nourredine, questa responsabilità l’abbiamo presa a nome di tutte le famiglie in Tunisia e dobbiamo lottare per essa, quindi faccio un appello al popolo tunisino in modo che possa parlare con questo governo visto che non abbiamo nessuno che ci ascolti . Infine vogliamo ringraziare il Sig Rashed Ghannoucci per averci ignorati concedendosi a noi solo per non farci alzare la voce durante il congresso. Non è questo il personaggio che ci aspettavamo , ci aspettavamo qualcuno che difendi i diritti dei musulmani…….”
Touhami Abdouli, segretario di stato presso il ministero degli esteri ( Partito Tekettol) |
Le accuse di Imed non hanno risparmiato neppure il ” cordiale” segretario di stato presso il ministero degli esteri Touhami Abdouli , che Domenica scorsa durante un incontro con le comunità tunisine a Mazara del vallo ha più volte rassicurato tutti circa l’imminente cacciata del console di Palermo ( Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo). Dichiarazione contraddittoria secondo Imed, in quanto lo stesso Abdouli ha più volte ritardato la decisione di cacciare il console, decisione fortemente voluta dal segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero , Houcine Al Jaziri, dopo che quest’ultimo è venuto a sapere,in un incontro a Palermo con le comunità tunisine della Sicilia, delle malefatte passate del console Abd Rahman Ben Mansour ( La resa dei conti) . Sempre secondo Imed, le ragioni che hanno spinto Abdouli a ritardare la cacciata dell’odiato diplomatico, siano state di natura prettamente politica, una sorta di provocazione lanciata da Abdouli ( Partito Teketol) nei confronti del collega Al Jaziri ( Partito Nahda). Di conseguenza Al Jaziri per ”vendicarsi” politicamente ha cercato di dimostrare a tutti le conseguenze dell’errata decisione di Abdouli nell’inviare alcuni familiari dei dispersi in Italia, per dimostrare ciò, ostacolò in tutti i modi possibili la missione della delegazione, spingendo cosi le famiglie a provocare un terremoto mediatico atto a ledere l’immagine di Touhami Abdouli e del ministero degli esteri tunisino fuori e dentro la Tunisia.
Abd Rahman Ben Mansour , Console di Palermo |
Houcine El Jaziri, segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero ( Partito Nahda) |
Appello alle coscienze
Traduzione dell’ Appello di Imed Soltani , portavoce della delegazione delle famiglie dei scomparsi arrivata in Italia lo scorso 28 Gennaio 2012.
Incontro della delegazione con Rashed Ghannouci , leader del partito ” Nahda” |
”Voglio fare un appello al governo tunisino, votato dal popolo e che continua ad affermare di voler risolvere tutti i problemi del popolo tunisino. Io gli dico no, voi ( il governo) non siete riusciti a risolvere i problemi di tre persone e pretendete di risolvere quelle di un popolo? Non va bene. Noi siamo quelle tre persone. Io sono Imed Soltani, rappresentante delle famiglie dei dispersi, assieme a Mahrezia e Nourredine sono 20 giorni che siamo in mezzo alla strada senza che nessuno ci abbia ascoltati, se dite di non sapere nulla di noi io vi dico non è vero. Cominciamo dal sig Rafik Abdslem ( ministro degli esteri tunisino) che a dichiarato al popolo tunisino che la delegazione e tutti questi giovani stanno bene, io gli dico che ciò che ha dichiarato non è vero, noi siamo in mezzo alla strada, se non era per le varie associazioni italiane che ci stanno aiutando e che chi hanno fornito gli avvocati, a quest’ora saremmo in mezzo alla strada. Noi siamo qui , vieni a vederci , vieni a vederci e piangerai. Abitiamo in una stanza per i senza tetto, mentre per il cibo mangiamo solo una volta al giorno, e tutto questo in nome dei nostri ragazzi, e ci rattrista vedere il nostro stato non aiutarci mentre continua ad affermare di voler risolvere i problemi del popolo tunisino. Potete chiederci chi siamo? Noi siamo i parenti di coloro che vi hanno riportato la libertà , mettendovi nelle ”sedie” in cui adesso vi trovate, i parenti di coloro che hanno permesso agli esiliati di ritornare in Tunisia , lasciandoli prendere le ”sedie”, sono queste le persone che stiamo cercando, la gioventù che ha mostrato il proprio petto ai proiettili in nome della vostra libertà e di quelle ”sedie”, di certo non sono stati coloro che adesso richiedono a viva voce l’estradizione del ” deposto” ( Ben Ali) , ma sono loro ( i dispersi) che voi chiamate ” criminali”, sono loro che hanno combattuto con le pietre, sono loro che hanno attraversato il mare , sono loro che sono annegati e sono loro che stiamo cercando,normalmente dovreste onorarli, e non ignorarli dimenticandoli , facendo di conseguenza impazzire i loro cari. Mi rivolgo anche al segretario di stato Houcine Al jaziri , l’incaricato per gli affari sociali all’estero, noi siamo qui e conosce bene il nostro problema e lo abbiamo contattato telefonicamente facendoglielo presente, ma non ci ha mai ascoltati e non ci ha mai trovato una soluzione per continuare la ricerca dei nostri figli, e nonostante tutte queste intemperie noi non faremo ritorno in Tunisia finche non troveremo i nostri figli. E quando il sig Rashed Ghannouci leader del partito votato da tutto il popolo tunisino, venne ( a Roma), provammo ad’incontrarlo ma ci disse di non avere tempo. E’ vero ci sono le immagini di un nostro incontro, immagini scattate il giorno dopo un suo congresso,ma lui per paura di una nostro attacco in pubblico ci accolse per non farci ”parlare”, ma quando ci ricevette vide che siamo gente educata e gli avevamo detto che non volevamo fare quello che lui aveva pensato,gli dicemmo vai e mettici la tua parola e discutiamo sulla sorte dei nostri giovani e cerca di portare la nostra parola , racconta cosa stiamo passando qui ( in Italia). Sig Rashed noi non siamo venuti fin qui per passeggiare, il compito che spetta allo stato ( tunisino) lo stiamo facendo noi, senza ricevere nulla, noi vogliamo solamente cercare i nostri figli , vittime del governo precedente ( di El Beji Caid Sebsi) che gli ha aperto le frontiere marittime spingendoli a prendere il largo per avere campo libero E fare quello che vogliono, digli che è un ingiustizia, è un ingiustizia accorgetevi di noi e ascoltateci, stiamo soffrendo qui ed è impensabile che una madre o un padre ritorni ( in Tunisia) quando il sig Abd Rahman Ben Mansour, console di Palermo, gli dice che i suoi figli sono vivi e si trovano nel nord Italia. Come volete che una madre ritorni? Digli di svegliarsi , se non siete riusciti ad aiutare tre persone non immagino che possiate occuparvi della Tunisia. Sveglia sig Al Jaziri, non puoi usarci per attaccare policamente il Sig Abdouli del partito ” El Teketol”, questo non è il momento per fare politica , se lui inviandoci in Italia ha sbagliato, non puoi farci dimenticare e costringerci a dormire per strada solo per dimostrare a tutti che Abdouli ha sbagliato o come lo stesso Abdouli che pur di fare uno ” sgarro politico” a Al Jaziri, fa di tutto per rinviare la cacciata di Abd Rahman Ben Mansour console di Palermo, facendo cosi pagare a noi il conto. Digli che non è giusto , voi due ( Abdouli e Al Jaziri) ci state usando per fare politica, non è giusto, dovete lottare per il popolo che vi ha votato e non giocarci come un pallone, non voglio ripetervi di nuovo queste parole, siamo sfiniti non c’e la facciamo più, lasciateci finire abbiamo fatto avviare un indagine, abbiamo fatto arrivare le nostre parole. da quando siamo arrivati ci siamo fatti sentire dagli italiani che ci hanno aiutato, lasciateci continuare in modo che potremmo finalmente trovare i nostri figli. Se voi potete trovare i nostri figli senza di noi, trovateli e fateci ritornare in Tunisia, io ho lasciato casa mia come anche Mahrezia e Nourredine, questa responsabilità l’abbiamo presa a nome di tutte le famiglie in Tunisia e dobbiamo lottare per essa, quindi faccio un appello al popolo tunisino in modo che possa parlare con questo governo visto che non abbiamo nessuno che ci ascolti . Infine vogliamo ringraziare il Sig Rashed Ghannoucci per averci ignorati concedendosi a noi solo per non farci alzare la voce durante il congresso. Non è questo il personaggio che ci aspettavamo , ci aspettavamo qualcuno che difendi i diritti dei musulmani…….”
Touhami Abdouli, segretario di stato presso il ministero degli esteri ( Partito Tekettol) |
Le accuse di Imed non hanno risparmiato neppure il ” cordiale” segretario di stato presso il ministero degli esteri Touhami Abdouli , che Domenica scorsa durante un incontro con le comunità tunisine a Mazara del vallo ha più volte rassicurato tutti circa l’imminente cacciata del console di Palermo ( Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo). Dichiarazione contraddittoria secondo Imed, in quanto lo stesso Abdouli ha più volte ritardato la decisione di cacciare il console, decisione fortemente voluta dal segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero , Houcine Al Jaziri, dopo che quest’ultimo è venuto a sapere,in un incontro a Palermo con le comunità tunisine della Sicilia, delle malefatte passate del console Abd Rahman Ben Mansour ( La resa dei conti) . Sempre secondo Imed, le ragioni che hanno spinto Abdouli a ritardare la cacciata dell’odiato diplomatico, siano state di natura prettamente politica, una sorta di provocazione lanciata da Abdouli ( Partito Teketol) nei confronti del collega Al Jaziri ( Partito Nahda). Di conseguenza Al Jaziri per ”vendicarsi” politicamente ha cercato di dimostrare a tutti le conseguenze dell’errata decisione di Abdouli nell’inviare alcuni familiari dei dispersi in Italia, per dimostrare ciò, ostacolò in tutti i modi possibili la missione della delegazione, spingendo cosi le famiglie a provocare un terremoto mediatico atto a ledere l’immagine di Touhami Abdouli e del ministero degli esteri tunisino fuori e dentro la Tunisia.
Abd Rahman Ben Mansour , Console di Palermo |
Houcine El Jaziri, segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero ( Partito Nahda) |
Appello alle coscienze
Traduzione dell’ Appello di Imed Soltani , portavoce della delegazione delle famiglie dei scomparsi arrivata in Italia lo scorso 28 Gennaio 2012.
Incontro della delegazione con Rashed Ghannouci , leader del partito ” Nahda” |
”Voglio fare un appello al governo tunisino, votato dal popolo e che continua ad affermare di voler risolvere tutti i problemi del popolo tunisino. Io gli dico no, voi ( il governo) non siete riusciti a risolvere i problemi di tre persone e pretendete di risolvere quelle di un popolo? Non va bene. Noi siamo quelle tre persone. Io sono Imed Soltani, rappresentante delle famiglie dei dispersi, assieme a Mahrezia e Nourredine sono 20 giorni che siamo in mezzo alla strada senza che nessuno ci abbia ascoltati, se dite di non sapere nulla di noi io vi dico non è vero. Cominciamo dal sig Rafik Abdslem ( ministro degli esteri tunisino) che a dichiarato al popolo tunisino che la delegazione e tutti questi giovani stanno bene, io gli dico che ciò che ha dichiarato non è vero, noi siamo in mezzo alla strada, se non era per le varie associazioni italiane che ci stanno aiutando e che chi hanno fornito gli avvocati, a quest’ora saremmo in mezzo alla strada. Noi siamo qui , vieni a vederci , vieni a vederci e piangerai. Abitiamo in una stanza per i senza tetto, mentre per il cibo mangiamo solo una volta al giorno, e tutto questo in nome dei nostri ragazzi, e ci rattrista vedere il nostro stato non aiutarci mentre continua ad affermare di voler risolvere i problemi del popolo tunisino. Potete chiederci chi siamo? Noi siamo i parenti di coloro che vi hanno riportato la libertà , mettendovi nelle ”sedie” in cui adesso vi trovate, i parenti di coloro che hanno permesso agli esiliati di ritornare in Tunisia , lasciandoli prendere le ”sedie”, sono queste le persone che stiamo cercando, la gioventù che ha mostrato il proprio petto ai proiettili in nome della vostra libertà e di quelle ”sedie”, di certo non sono stati coloro che adesso richiedono a viva voce l’estradizione del ” deposto” ( Ben Ali) , ma sono loro ( i dispersi) che voi chiamate ” criminali”, sono loro che hanno combattuto con le pietre, sono loro che hanno attraversato il mare , sono loro che sono annegati e sono loro che stiamo cercando,normalmente dovreste onorarli, e non ignorarli dimenticandoli , facendo di conseguenza impazzire i loro cari. Mi rivolgo anche al segretario di stato Houcine Al jaziri , l’incaricato per gli affari sociali all’estero, noi siamo qui e conosce bene il nostro problema e lo abbiamo contattato telefonicamente facendoglielo presente, ma non ci ha mai ascoltati e non ci ha mai trovato una soluzione per continuare la ricerca dei nostri figli, e nonostante tutte queste intemperie noi non faremo ritorno in Tunisia finche non troveremo i nostri figli. E quando il sig Rashed Ghannouci leader del partito votato da tutto il popolo tunisino, venne ( a Roma), provammo ad’incontrarlo ma ci disse di non avere tempo. E’ vero ci sono le immagini di un nostro incontro, immagini scattate il giorno dopo un suo congresso,ma lui per paura di una nostro attacco in pubblico ci accolse per non farci ”parlare”, ma quando ci ricevette vide che siamo gente educata e gli avevamo detto che non volevamo fare quello che lui aveva pensato,gli dicemmo vai e mettici la tua parola e discutiamo sulla sorte dei nostri giovani e cerca di portare la nostra parola , racconta cosa stiamo passando qui ( in Italia). Sig Rashed noi non siamo venuti fin qui per passeggiare, il compito che spetta allo stato ( tunisino) lo stiamo facendo noi, senza ricevere nulla, noi vogliamo solamente cercare i nostri figli , vittime del governo precedente ( di El Beji Caid Sebsi) che gli ha aperto le frontiere marittime spingendoli a prendere il largo per avere campo libero E fare quello che vogliono, digli che è un ingiustizia, è un ingiustizia accorgetevi di noi e ascoltateci, stiamo soffrendo qui ed è impensabile che una madre o un padre ritorni ( in Tunisia) quando il sig Abd Rahman Ben Mansour, console di Palermo, gli dice che i suoi figli sono vivi e si trovano nel nord Italia. Come volete che una madre ritorni? Digli di svegliarsi , se non siete riusciti ad aiutare tre persone non immagino che possiate occuparvi della Tunisia. Sveglia sig Al Jaziri, non puoi usarci per attaccare policamente il Sig Abdouli del partito ” El Teketol”, questo non è il momento per fare politica , se lui inviandoci in Italia ha sbagliato, non puoi farci dimenticare e costringerci a dormire per strada solo per dimostrare a tutti che Abdouli ha sbagliato o come lo stesso Abdouli che pur di fare uno ” sgarro politico” a Al Jaziri, fa di tutto per rinviare la cacciata di Abd Rahman Ben Mansour console di Palermo, facendo cosi pagare a noi il conto. Digli che non è giusto , voi due ( Abdouli e Al Jaziri) ci state usando per fare politica, non è giusto, dovete lottare per il popolo che vi ha votato e non giocarci come un pallone, non voglio ripetervi di nuovo queste parole, siamo sfiniti non c’e la facciamo più, lasciateci finire abbiamo fatto avviare un indagine, abbiamo fatto arrivare le nostre parole. da quando siamo arrivati ci siamo fatti sentire dagli italiani che ci hanno aiutato, lasciateci continuare in modo che potremmo finalmente trovare i nostri figli. Se voi potete trovare i nostri figli senza di noi, trovateli e fateci ritornare in Tunisia, io ho lasciato casa mia come anche Mahrezia e Nourredine, questa responsabilità l’abbiamo presa a nome di tutte le famiglie in Tunisia e dobbiamo lottare per essa, quindi faccio un appello al popolo tunisino in modo che possa parlare con questo governo visto che non abbiamo nessuno che ci ascolti . Infine vogliamo ringraziare il Sig Rashed Ghannoucci per averci ignorati concedendosi a noi solo per non farci alzare la voce durante il congresso. Non è questo il personaggio che ci aspettavamo , ci aspettavamo qualcuno che difendi i diritti dei musulmani…….”
Touhami Abdouli, segretario di stato presso il ministero degli esteri ( Partito Tekettol) |
Le accuse di Imed non hanno risparmiato neppure il ” cordiale” segretario di stato presso il ministero degli esteri Touhami Abdouli , che Domenica scorsa durante un incontro con le comunità tunisine a Mazara del vallo ha più volte rassicurato tutti circa l’imminente cacciata del console di Palermo ( Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo). Dichiarazione contraddittoria secondo Imed, in quanto lo stesso Abdouli ha più volte ritardato la decisione di cacciare il console, decisione fortemente voluta dal segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero , Houcine Al Jaziri, dopo che quest’ultimo è venuto a sapere,in un incontro a Palermo con le comunità tunisine della Sicilia, delle malefatte passate del console Abd Rahman Ben Mansour ( La resa dei conti) . Sempre secondo Imed, le ragioni che hanno spinto Abdouli a ritardare la cacciata dell’odiato diplomatico, siano state di natura prettamente politica, una sorta di provocazione lanciata da Abdouli ( Partito Teketol) nei confronti del collega Al Jaziri ( Partito Nahda). Di conseguenza Al Jaziri per ”vendicarsi” politicamente ha cercato di dimostrare a tutti le conseguenze dell’errata decisione di Abdouli nell’inviare alcuni familiari dei dispersi in Italia, per dimostrare ciò, ostacolò in tutti i modi possibili la missione della delegazione, spingendo cosi le famiglie a provocare un terremoto mediatico atto a ledere l’immagine di Touhami Abdouli e del ministero degli esteri tunisino fuori e dentro la Tunisia.
Abd Rahman Ben Mansour , Console di Palermo |
Houcine El Jaziri, segretario di stato all’emigrazione e i tunisini all’estero ( Partito Nahda) |
Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo
Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo
Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo
Resa dei conti parte seconda : Mazara del Vallo
Si ricomincia da Roma..
Dopo ventidue giorni passati a Palermo, la ricerca della delegazione si sposta a Roma dove questa mattina hanno tentato invano di chiedere udienza all’ambasciatore della Tunisia Naser Mistiri.
Ambasciata della Tunisia a Roma |
Il primo giorno di permanenza a Roma della delegazione delle famiglie dei scomparsi si è conclusa senza un nulla di fatto, invano questa mattina hanno chiesto udienza all’ambasciatore tunisino, Naser Mistiri, impegnato in dei incontri con alcuni ministri italiani. Inizio di giornata all’insegna del nervosismo e della confusione, dopo che Imed Soltani , portavoce e membro della delegazione ha ricevuto una telefonata da Adel Laied, direttore della ONG tunisina ” Front National De Concorde”, dove quest’ultimo gli comunicava l’annulamento del loro appuntamento con l’ambasciatore Mistiri per via del sit-in organizzato da Rebecca Kraiem. Nonostante le tensioni la delegazione è stata ricevuta da Chokri Ltaief, vice Ambasciatore. Durante l’incontro il vice ambasciatore ha più volte ribadito la buona volonta dell’ambasciata nella vicenda, affermando che il governo italiano ha chiesto più volte al governo tunisino l’invio delle impronte digitali, secondo alcune fonti nella giornata di oggi sono state inviate 17 impronte digitali appartenenti ad alcuni ” desaparecidos” minorenni. La delegazione è riuscita a strappare un appuntamento con l’ambasciatore per martedi mattina, seguirà una conferenza stampa presso la sede della CGIL e un incontro per mezzogiorno al Viminale. In seguito all’incontro con il vice ambasciatore Chokri Ltaief ,le famiglie sono state intervistate dalla troupe di Rai 3 e presadiretta .Da segnalare anche la presenza di alcuni membri della comunità tunisina residente a Roma. Previsto un Sabato di riposo ed un sorta di sit-in a Piazza San Pietro Domenica mattina, il tutto deciso dalla Rebecca Kraiem dell’associazione G. Verdi
Galleria d’immagini 18-02-2012
Si ricomincia da Roma..
Dopo ventidue giorni passati a Palermo, la ricerca della delegazione si sposta a Roma dove questa mattina hanno tentato invano di chiedere udienza all’ambasciatore della Tunisia Naser Mistiri.
Ambasciata della Tunisia a Roma |
Il primo giorno di permanenza a Roma della delegazione delle famiglie dei scomparsi si è conclusa senza un nulla di fatto, invano questa mattina hanno chiesto udienza all’ambasciatore tunisino, Naser Mistiri, impegnato in dei incontri con alcuni ministri italiani. Inizio di giornata all’insegna del nervosismo e della confusione, dopo che Imed Soltani , portavoce e membro della delegazione ha ricevuto una telefonata da Adel Laied, direttore della ONG tunisina ” Front National De Concorde”, dove quest’ultimo gli comunicava l’annulamento del loro appuntamento con l’ambasciatore Mistiri per via del sit-in organizzato da Rebecca Kraiem. Nonostante le tensioni la delegazione è stata ricevuta da Chokri Ltaief, vice Ambasciatore. Durante l’incontro il vice ambasciatore ha più volte ribadito la buona volonta dell’ambasciata nella vicenda, affermando che il governo italiano ha chiesto più volte al governo tunisino l’invio delle impronte digitali, secondo alcune fonti nella giornata di oggi sono state inviate 17 impronte digitali appartenenti ad alcuni ” desaparecidos” minorenni. La delegazione è riuscita a strappare un appuntamento con l’ambasciatore per martedi mattina, seguirà una conferenza stampa presso la sede della CGIL e un incontro per mezzogiorno al Viminale. In seguito all’incontro con il vice ambasciatore Chokri Ltaief ,le famiglie sono state intervistate dalla troupe di Rai 3 e presadiretta .Da segnalare anche la presenza di alcuni membri della comunità tunisina residente a Roma. Previsto un Sabato di riposo ed un sorta di sit-in a Piazza San Pietro Domenica mattina, il tutto deciso dalla Rebecca Kraiem dell’associazione G. Verdi
Galleria d’immagini 18-02-2012