Giorno: 9 febbraio 2017

Una rosa e una spina a Kabul per il presidente

Ci sono anche una rosa e una spina afgani nella nuova amministrazione americana di Donald Trump. La rosa è Ashraf Ghani che Trump ha avuto come professore quando il presidente era esule negli States. L’Afghanistan non figura nella lista dei sette Paesi maledetti e la rituale telefonata tra Trump e Ghani è stata amichevole. Anche perché, benché in campagna elettorale Trump fosse per il disimpegno, adesso le cose sono cambiate. L’Afghanistan e soprattutto il controllo delle sue basi aeree restano un baluardo formidabile in caso di guerra con l’Iran e, comunque, un fortino verso le mire russe, che Putin sia amico o no. Le spine sono invece quelle della guerra infinita e portano il nome “taleban”. L’emirato, che ne dà notizia sul suo sito,  ha scritto a Trump una lettera invitandolo a fare le valigie. Dopo 15 anni, scrive la guerriglia in turbante, la lezione è chiara e, conclude il messaggio non senza ironia: «Forse alcuni contenuti di questa lettera si riveleranno amari per il vostro gusto. Ma dal momento che sono realtà e fatti tangibili, devono essere accettati e trattati come una amara medicina che viene assunta dai pazienti per evitare che la loro condizione peggiori».

La guerra continua, non risparmia nessuno e non si ferma nemmeno durante l’inverno: ieri sei membri dello staff dell’Icrc (il Comitato della Croce rossa, per antonomasia l’organo più neutrale che esista) sono stati uccisi da un uomo armato nella provincia di Jawzian mentre andavano a consegnare aiuti umanitari. Due i dispersi. I talebani hanno smentito un loro coinvolgimento. L’Icrc ha sospeso le attività nel Paese dopo il grave attentato che potrebbe ascriversi a un’impresa dello Stato islamico. Stato islamico che ha rivendicato intanto oggi l’attentato dell’altro ieri quando un kamikaze si è fatto esplodere nel parcheggio della Corte suprema e ha ucciso 21 persone tra cui 17 funzionari del tribunale. I feriti sono una quarantina. Quattro sono cittadini di passaggio. Tutte vittime civili.


Sulle vittime civili Unama, la missione Onu a Kabul, ha pubblicato il suo ultimo rapporto. Il peggiore da che monitora l’andamento della guerra (dal 2009) e un refrain ormai abituale visto che ogni anno sembra peggio del precedente. Il rapporto documenta 11.418 incidenti con vittime civili: 3.498 i morti e 7.920 feriti. Di questi, rispettivamente, i bambini sono 923 e 2.589, con un aumento del 24% rispetto al bilancio precedente più alto. In sostanza, dice il rapporto, i dati del 2016 sono i peggiori in assoluto dal 2009, quando gli incidenti registrati furono “solo” 5.969 (di questi 2.412 i morti e 3.557 i feriti). Da allora il bilancio si è praticamente raddoppiato.

Vittime civili: raddoppiate dal 2009 (Fonte Unama)

Unama accusa i talebani di essere responsabili di un terzo degli incidenti contro un quarto imputabile alle forze filogovernative. Il rapporto nota che le battaglie di terra, che spesso avvengono in aree densamente popolate, sono la prima causa di morte e che la seconda sono gli Ied (bombe “sporche”) piazzate dalla guerriglia in luoghi pubblici. I bombardamenti aerei – sia afgani sia internazionali – sono invece responsabili del 5% delle vittime ma, rispetto al 2015, la cifra è raddoppiata: 250 morti e 340 feriti, il bilancio più elevato dal 2009. Va infine notato che, come già ammesso dai funzionari dell’Onu, non è possibile dare conto delle missioni segrete dei droni, gli aerei senza pilota che “selezionano” obiettivi mirati ma molto spesso colpiscono civili. Il bilancio, nemmeno quello ufficiale, non è mai stato messo in chiaro dagli americani (dei droni – anche se ufficialmente solo a scopo ricognitivo – fanno comunque uso tutte le truppe straniere, Italia compresa che ne ha appena comprati da Finmeccanica) nonostante le promesse di Obama (si veda il caso del nostro connazionale Giovanni Lo Porto, il cooperante ucciso da un drone americano in Pakistan nel gennaio del 2015).

I talebani contestano il rapporto: la loro campana dice che il 77,1% degli incidenti si deve alle forze filogovernative e il 12,42% a loro. Un altro 17,48% si deve allo Stato islamico. Un bilancio che secondo Unama è stato di 209 morti e 690 feriti soprattutto tra gli sciiti, gli obiettivi preferiti dal Califfato.