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Giorno: 30 dicembre 2016
Al confine Libano-Siria nel campo di Tel Abbas: intervista ad una volontaria dell’Operazione…
Leggi anche: Altra frontiera: il campo di Tel Abbas
Al confine tra la Siria e il Libano, a soli 4 chilometri dal confine, c’è il campo…
Sabra e Shatila versione Guernica, l’opera di Dia Al-Azzawi
Il Ministro della Cultura spagnolo ha chiesto che l’arazzo raffigurante il massacro di Sabra e Shatila sia appeso accanto all’icona di Picasso.
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Bulgaria — Più di 2.000 rifugiati hanno lasciato i campi profughi nell’ultimo mese e mezzo
Quasi 600 persone hanno lasciato i campi profughi in Bulgaria nelle prime due settimane di dicembre e la polizia bulgara non sa dove si…
Caso Emmanuel: il volto della provincia italiana sfigurato dall’intolleranza
Ci sono voluti solo cinque mesi per svelare definitivamente il volto sfigurato dall’odio e dall’intolleranza della piccola provincia…
Si ringrazia l’Avv. Alessandra Ballerini per la segnalazione.
Il giudice di Pace di Savona accoglie il ricorso avverso l’espulsione del richiedente poichè come descritto nell’art. 19 del D.Lgs. n.268…
Gambia. Rischio effettivo di subire un danno nel caso di rientro nel paese interessato.
Si ringrazia l’Avv. Elisa Elia per la segnalazione.
Passaggi: “Mio Caro Kawabata” di Rachid Daif
Dal blog Mille e una pagina di Claudia Negrini
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Le paure per il 2017
Non previsioni, ma suggerimenti critici in attesa degli sviluppi dello scenario attuale
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Pugno di ferro a Dacca. C’è una lacrima sulla tua maglietta
Centinaia di incriminazioni, arresti di sindacalisti, migliaia di licenziati. Così reagiscono governo e imprenditori alla richiesta di un salario dignitoso per i tessile del Bangladesh. Un reportage da Dacca per il manifesto
Quando gli operai delle fabbriche tessili di Ashulia sono tornati al lavoro dopo la fine, lunedi scorso, della serrata, molti di loro hanno trovato ad aspettarli la lettera di licenziamento. O, come si dice qua, di “temporanea sospensione”, una formula legale che preannuncia l’espulsione dalla fabbrica. Ma non era una lettera normale. Era la fotografia del loro viso accompagnata dal foglio di via. Appesa al muro. Una lista di proscrizione, antica come le più oscure forme di ricatto, sposata, come vuole la modernità, con la nuova comunicazione tecnologica, così che tutti possano vedere la tua immagine sbattuta in pasto a chi farà bene a non seguire il tuo esempio. Succede a Dacca, capitale del Bangladesh, sede di importanti distretti industriali di quella che è la gallina dalle uova d’oro di un’economia che cresce al 7%: il tessile. Vestiti, magliette, jeans con marchi di fabbrica americani, inglesi, italiani…Made in Bangladesh.
Sarebbero circa tremila gli operai e le operaie (l’80% della forza lavoro del settore) a spasso ormai da giorni. L’evoluzione della protesta è stata rapida e del tutto autonoma. Autonoma e rapida è stata la risposta – con la serrata – di padroni e forze di polizia, che qui hanno una struttura dedicata – la industrial police – famosa per intimidazioni, minacce e, se serve, una bella battuta…
(continua. In edicola domani su il manifesto)