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Un viaggio di due mesi dalla Sicilia a Roma dentro e oltre la rotta del Mediterraneo…
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Di Antonia Blumberg. Huffington Post Religion (4/11/2016). Traduzione e sintesi di Giusy Regina L’attore Ahmed Ahmed, per metà egiziano e per metà americano, ha trascorso i primi anni della sua carriera interpretando ruoli di terroristi e “cattivi” in generale, incarnando tutti quegli stereotipi che hanno portato all’emarginazione dei musulmani e degli arabi negli ultimi decenni. Ma ad un certo punto […]
L’articolo “The Secret Life Of Muslims”: una nuova serie per abbattere gli stereotipi (video) sembra essere il primo su Arabpress.
L’operazione per riprendere la capitale di Daesh in Siria ha avuto inizio
L’articolo La battaglia di Raqqa si farà senza la Turchia? sembra essere il primo su Arabpress.
C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
Il sequestro è stato rivendicato da un portavoce del gruppo, Muammar Askali, che domenica ha chiamato il quotidiano Inquirer cui ha spiegato che la compagna di Juegen Kantner, così si chiama l’ostaggio, aveva tentato di sparare ai sequestratori e pertanto era stata uccisa. Kantner ha potuto anche lui parlare con l’Inquirer, spiegando, ma non è chiaro come, che la coppia aveva chiesto aiuto all’ambasciata tedesca a Manila. Alla vicenda mancano diverse conferme e i fatti sono ancora da determinare nei dettagli. La stessa domenica il corpo della donna ormai senza vita è stato trovato dai residenti sulla barca dei tedeschi.
Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
Metà jihadisti, metà banditi, gli uomini di Abu Sayyaf (brando divino) terrorizzano la piccola enclave insulare da anni facendosi beffe dei tentativi dell’esercito di far piazza pulita come promesso anche dall’ultimo presidente appena eletto, il controverso Rodrigo Duterte. Qualche tempo fa Abu Sayyaf ha promesso fedeltà ad Al Bagdadi, andando a ingrossare le fila degli adepti del califfato a Est di Raqqa.
C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
Il sequestro è stato rivendicato da un portavoce del gruppo, Muammar Askali, che domenica ha chiamato il quotidiano Inquirer cui ha spiegato che la compagna di Juegen Kantner, così si chiama l’ostaggio, aveva tentato di sparare ai sequestratori e pertanto era stata uccisa. Kantner ha potuto anche lui parlare con l’Inquirer, spiegando, ma non è chiaro come, che la coppia aveva chiesto aiuto all’ambasciata tedesca a Manila. Alla vicenda mancano diverse conferme e i fatti sono ancora da determinare nei dettagli. La stessa domenica il corpo della donna ormai senza vita è stato trovato dai residenti sulla barca dei tedeschi.
Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
Metà jihadisti, metà banditi, gli uomini di Abu Sayyaf (brando divino) terrorizzano la piccola enclave insulare da anni facendosi beffe dei tentativi dell’esercito di far piazza pulita come promesso anche dall’ultimo presidente appena eletto, il controverso Rodrigo Duterte. Qualche tempo fa Abu Sayyaf ha promesso fedeltà ad Al Bagdadi, andando a ingrossare le fila degli adepti del califfato a Est di Raqqa.
C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
Il sequestro è stato rivendicato da un portavoce del gruppo, Muammar Askali, che domenica ha chiamato il quotidiano Inquirer cui ha spiegato che la compagna di Juegen Kantner, così si chiama l’ostaggio, aveva tentato di sparare ai sequestratori e pertanto era stata uccisa. Kantner ha potuto anche lui parlare con l’Inquirer, spiegando, ma non è chiaro come, che la coppia aveva chiesto aiuto all’ambasciata tedesca a Manila. Alla vicenda mancano diverse conferme e i fatti sono ancora da determinare nei dettagli. La stessa domenica il corpo della donna ormai senza vita è stato trovato dai residenti sulla barca dei tedeschi.
Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
Metà jihadisti, metà banditi, gli uomini di Abu Sayyaf (brando divino) terrorizzano la piccola enclave insulare da anni facendosi beffe dei tentativi dell’esercito di far piazza pulita come promesso anche dall’ultimo presidente appena eletto, il controverso Rodrigo Duterte. Qualche tempo fa Abu Sayyaf ha promesso fedeltà ad Al Bagdadi, andando a ingrossare le fila degli adepti del califfato a Est di Raqqa.
C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
Il sequestro è stato rivendicato da un portavoce del gruppo, Muammar Askali, che domenica ha chiamato il quotidiano Inquirer cui ha spiegato che la compagna di Juegen Kantner, così si chiama l’ostaggio, aveva tentato di sparare ai sequestratori e pertanto era stata uccisa. Kantner ha potuto anche lui parlare con l’Inquirer, spiegando, ma non è chiaro come, che la coppia aveva chiesto aiuto all’ambasciata tedesca a Manila. Alla vicenda mancano diverse conferme e i fatti sono ancora da determinare nei dettagli. La stessa domenica il corpo della donna ormai senza vita è stato trovato dai residenti sulla barca dei tedeschi.
Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
Metà jihadisti, metà banditi, gli uomini di Abu Sayyaf (brando divino) terrorizzano la piccola enclave insulare da anni facendosi beffe dei tentativi dell’esercito di far piazza pulita come promesso anche dall’ultimo presidente appena eletto, il controverso Rodrigo Duterte. Qualche tempo fa Abu Sayyaf ha promesso fedeltà ad Al Bagdadi, andando a ingrossare le fila degli adepti del califfato a Est di Raqqa.
C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
Il sequestro è stato rivendicato da un portavoce del gruppo, Muammar Askali, che domenica ha chiamato il quotidiano Inquirer cui ha spiegato che la compagna di Juegen Kantner, così si chiama l’ostaggio, aveva tentato di sparare ai sequestratori e pertanto era stata uccisa. Kantner ha potuto anche lui parlare con l’Inquirer, spiegando, ma non è chiaro come, che la coppia aveva chiesto aiuto all’ambasciata tedesca a Manila. Alla vicenda mancano diverse conferme e i fatti sono ancora da determinare nei dettagli. La stessa domenica il corpo della donna ormai senza vita è stato trovato dai residenti sulla barca dei tedeschi.
Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
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C’è il gruppo islamista Abu Sayyaf dietro il sequestro di un cittadino tedesco e l’uccisione della sua compagna che sono avvenuti nei giorni scorsi nel Sud delle Filippine. La zona del sequestro del settantenne tedesco e dell’omicidio della sua compagna cinquantenne, il cui corpo è stato ritrovato dai pescatori della zona, è l’area di Pegasus Reef, 40 miglia dall’isola di Taganak nelle Tawi Tawi, il cosiddetto “arcipelago delle tartarughe” composto da dieci isole (sette filippine e tre malaysiane) all’interno della più vasta area insulare delle Sulu, santuario e terreno di caccia di Abu Sayyaf. Un paradiso tropicale diventato un inferno.
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Abu Sayaff è attivo ormai da oltre un decennio nelle acque dell’arcipelago di Sulu dove il gruppo, autore di sequestri estorsivi ammantati di retorica jihadista, è famoso per la sua ferocia: il 25 aprile scorso, solo per ricordare un caso, la testa di un ostaggio canadese, per cui non era stato pagato il riscatto, venne ritrovata in un sacchetto di plastica nelle strade di Jolo, la capitale delle Sulu.
Metà jihadisti, metà banditi, gli uomini di Abu Sayyaf (brando divino) terrorizzano la piccola enclave insulare da anni facendosi beffe dei tentativi dell’esercito di far piazza pulita come promesso anche dall’ultimo presidente appena eletto, il controverso Rodrigo Duterte. Qualche tempo fa Abu Sayyaf ha promesso fedeltà ad Al Bagdadi, andando a ingrossare le fila degli adepti del califfato a Est di Raqqa.
Nato in Kuwait nel 2015 dalla collaborazione tra il circolo culturale gestito dallo scrittore kuwaitiano Taleb Alrefai e la American University of Kuwait, il premio Multaqa per il racconto breve arabo è l’ultimo nato tra i premi letterari made in Golfo, dopo l’Arabic Booker di Abu Dhabi e il premio Katara del Qatar, che però … Continua a leggere Il premio letterario Multaqa del Kuwait dedicato al racconto breve arabo →
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