mcc43 Che il governo “di accordo nazionale”, varato il 17 dicembre dell’anno scorso in Marocco, fosse per l’insieme dei libici una creatura aliena, imposta dall’estero attraverso l’Onu, era chiaro. L’articolo “Libia: i giochi di prestigio dell’Onu” illustrava tutte le riserve dei rappresentanti libici, costretti a firmare il documento che lo istituiva. Le Istituzioni in divenire/ I […]
Giorno: 13 ottobre 2016
Libia oggi: molti poteri, nessun potere centrale
mcc43 Che il governo “di accordo nazionale”, varato il 17 dicembre dell’anno scorso in Marocco, fosse per l’insieme dei libici una creatura aliena, imposta dall’estero attraverso l’Onu, era chiaro. L’articolo “Libia: i giochi di prestigio dell’Onu” illustrava tutte le riserve dei rappresentanti libici, costretti a firmare il documento che lo istituiva. Le Istituzioni in divenire/ I […]
Libia oggi: molti poteri, nessun potere centrale
mcc43 Che il governo “di accordo nazionale”, varato il 17 dicembre dell’anno scorso in Marocco, fosse per l’insieme dei libici una creatura aliena, imposta dall’estero attraverso l’Onu, era chiaro. L’articolo “Libia: i giochi di prestigio dell’Onu” illustrava tutte le riserve dei rappresentanti libici, costretti a firmare il documento che lo istituiva. Le Istituzioni in divenire/ I […]
Libia oggi: molti poteri, nessun potere centrale
mcc43 Che il governo “di accordo nazionale”, varato il 17 dicembre dell’anno scorso in Marocco, fosse per l’insieme dei libici una creatura aliena, imposta dall’estero attraverso l’Onu, era chiaro. L’articolo “Libia: i giochi di prestigio dell’Onu” illustrava tutte le riserve dei rappresentanti libici, costretti a firmare il documento che lo istituiva. Le Istituzioni in divenire/ I […]
Libia oggi: molti poteri, nessun potere centrale
mcc43 Che il governo “di accordo nazionale”, varato il 17 dicembre dell’anno scorso in Marocco, fosse per l’insieme dei libici una creatura aliena, imposta dall’estero attraverso l’Onu, era chiaro. L’articolo “Libia: i giochi di prestigio dell’Onu” illustrava tutte le riserve dei rappresentanti libici, costretti a firmare il documento che lo istituiva. Le Istituzioni in divenire/ I […]
L’acquisto della cittadinanza italiana per chi nasce in Italia: una scheda pratica dell’ASGI
Chi nasce in Italia può dichiarare, dopo la maggiore età, e nei termini indicati dalla legge, di volere acquistare la cittadinanza italiana…
Mali. La protezione umanitaria va riconosciuta ai richiedenti provenienti da questo Paese
Si ringrazia l’Avv. Alessandra Ballerini per la segnalazione.
Nigeria. Status di rifugiato al richiedente ricercato per il reato di omosessualità
Si ringrazia l’Avv. Alessandra Ballerini per la segnalazione.
Una importantissima sentenza della Corte di Appello di Potenza che rigetta l’appello del Ministero…
Si ringrazia la Dott.ssa. Paola Andrisani per la segnalazione ed il commento.
Una importantissima sentenza della corte di Appello di Potenza che rigetta l’appello del Ministero…
Si ringrazia la Dott.ssa. Paola Andrisani per la segnalazione ed il commento.
Dopo un anno e mezzo di richieste formali, alla Prefettura, il centro di accoglienza allestito…
È dall’estate del 2015 che la Campagna LasciateCIEntrare, insieme ad alcune realtà che si occupano di richiedenti asilo in Friuli-Venezia…
Portami via documentario dedicato ai Corridoi Umanitari di Marta Santamato Cosentino
“Portami via” è un documentario autoprodotto da Marta Santamato Cosentino e da Gabriella Manfrè per Invisibile film.
#Overthefortress activists in Greece: we start again from where we had left
Foto: Angelo Aprile, Idomeni (aprile 2016) #overthefortress
“I am a citizen, not of Athens or Greece, but of the world” (Socrates)
The…
Eutanasia e islam
I punti di vista dal mondo arabo islamico sul tema dell’eutanasia.
L’articolo Eutanasia e islam sembra essere il primo su Arabpress.
Egitto – Il carcere della dittatura uccide!
239 decessi , 597 casi di mancata assistenza medica, 1031 casi di tortura, più 1083 casi di assassini dentro strutture detentive (fonte). Sono solo alcuni dei casi che si è riusciti a provare, provenienti dall’inferno del sistema carcerario egiziano, da … Continue reading →
L’identità irachena tra Turchia e Iran
Alla luce dell’imminente battaglia per la “liberazione” di Mosul, l’identità dell’Iraq è a rischio, schiacciata dalle forti influenze di Turchia e Iran
L’articolo L’identità irachena tra Turchia e Iran sembra essere il primo su Arabpress.
Chi ha vinto il premio Katara per il romanzo arabo 2016?
Ieri sera, in una sontuosa cerimonia che si è svolta all’Opera House di Doha, sono stati proclamati i vincitori del premio per il romanzo arabo Katara, seconda edizione. Il premio è organizzato dalla Fondazione culturale Katara del Qatar ed è nato nel 2014 per “celebrare” il romanzo arabo contemporaneo e darne risalto internazionale, sostenendo la … Continua a leggere Chi ha vinto il premio Katara per il romanzo arabo 2016? →
Chi ha vinto il premio Katara per il romanzo arabo 2016?
Ieri sera, in una sontuosa cerimonia che si è svolta all’Opera House di Doha, sono stati proclamati i vincitori del premio per il romanzo arabo Katara, seconda edizione. Il premio è organizzato dalla Fondazione culturale Katara del Qatar ed è nato nel 2014 per “celebrare” il romanzo arabo contemporaneo e darne risalto internazionale, sostenendo la … Continua a leggere Chi ha vinto il premio Katara per il romanzo arabo 2016? →
Strage di sciiti in Afghanistan firmata Daesh
Sono due nel giro di 24 ore gli attacchi alla minoranza sciita dell’Afghanistan che hanno ucciso oltre una trentina di persone e ne hanno ferite a decine durante la vigilia e la festa dell’Ashura, che segna l’inizio del primo mese del calendario islamico (Muharram) e commemora la morte di Husain ibn Ali, il nipote del profeta Maometto. L’ultima strage in ordine di tempo avviene ieri con una bomba che esplode fuori da un tempio sciita a venti chilometri da Mazar-i-Sharif, la capitale della provincia settentrionale di Balkh. I morti erano già saliti a 15 nel pomeriggio di ieri, mentre i feriti sono oltre una ventina. La sera prima invece è la volta di Kabul dove un cecchino uccide almeno 18 persone e ne ferisce una cinquantina tra i fedeli che si stanno recando ala moschea Cart-i-Sakhi (nell’immagine un particolare del tempio) in un distretto della capitale. Tra loro c’è anche Sumaia Mohammadi, un membro del Coniglio provinciale della provincia di Daikundi, ma non è lei l’obiettivo. La strategia, già testata dallo Stato Islamico, è colpire nel mucchio come ha già fatto in luglio, sempre a Kabul, uccidendo oltre 80 hazara (sciiti) che protestavano per un progetto governativo che li penalizzava. Daesh infatti ha rivendicato la strage di martedì notte ed è molto probabile, se non certo, che sia da attribuire ai sodali di Raqqa in Afghanistan anche il massacro di Mazar.
L’effetto degli attentati è quello di dare al presidente Ashraf Ghani, che con altri membri del governo ha partecipato ieri a una manifestazione di pubblica celebrazione dell’Ashura, la possibilità di ribadire l’unita degli afgani al di là del tipo di appartenenza religiosa e di chiedere agli ulema di entrambe le correnti – sciiti e sunniti – di unirsi contro il terrorismo. Ma è anche quello di far capire che una nuova stagione di violenza è cominciata anche se Daesh appare isolato ma comunque in grado di sparare nel mucchio e far crescere la tensione in un Paese quotidianamente vittima di un conflitto che dura ormai da oltre 35 anni.
Strage di sciiti in Afghanistan firmata Daesh
Sono due nel giro di 24 ore gli attacchi alla minoranza sciita dell’Afghanistan che hanno ucciso oltre una trentina di persone e ne hanno ferite a decine durante la vigilia e la festa dell’Ashura, che segna l’inizio del primo mese del calendario islamico (Muharram) e commemora la morte di Husain ibn Ali, il nipote del profeta Maometto. L’ultima strage in ordine di tempo avviene ieri con una bomba che esplode fuori da un tempio sciita a venti chilometri da Mazar-i-Sharif, la capitale della provincia settentrionale di Balkh. I morti erano già saliti a 15 nel pomeriggio di ieri, mentre i feriti sono oltre una ventina. La sera prima invece è la volta di Kabul dove un cecchino uccide almeno 18 persone e ne ferisce una cinquantina tra i fedeli che si stanno recando ala moschea Cart-i-Sakhi (nell’immagine un particolare del tempio) in un distretto della capitale. Tra loro c’è anche Sumaia Mohammadi, un membro del Coniglio provinciale della provincia di Daikundi, ma non è lei l’obiettivo. La strategia, già testata dallo Stato Islamico, è colpire nel mucchio come ha già fatto in luglio, sempre a Kabul, uccidendo oltre 80 hazara (sciiti) che protestavano per un progetto governativo che li penalizzava. Daesh infatti ha rivendicato la strage di martedì notte ed è molto probabile, se non certo, che sia da attribuire ai sodali di Raqqa in Afghanistan anche il massacro di Mazar.
L’effetto degli attentati è quello di dare al presidente Ashraf Ghani, che con altri membri del governo ha partecipato ieri a una manifestazione di pubblica celebrazione dell’Ashura, la possibilità di ribadire l’unita degli afgani al di là del tipo di appartenenza religiosa e di chiedere agli ulema di entrambe le correnti – sciiti e sunniti – di unirsi contro il terrorismo. Ma è anche quello di far capire che una nuova stagione di violenza è cominciata anche se Daesh appare isolato ma comunque in grado di sparare nel mucchio e far crescere la tensione in un Paese quotidianamente vittima di un conflitto che dura ormai da oltre 35 anni.
Strage di sciiti in Afghanistan firmata Daesh
Sono due nel giro di 24 ore gli attacchi alla minoranza sciita dell’Afghanistan che hanno ucciso oltre una trentina di persone e ne hanno ferite a decine durante la vigilia e la festa dell’Ashura, che segna l’inizio del primo mese del calendario islamico (Muharram) e commemora la morte di Husain ibn Ali, il nipote del profeta Maometto. L’ultima strage in ordine di tempo avviene ieri con una bomba che esplode fuori da un tempio sciita a venti chilometri da Mazar-i-Sharif, la capitale della provincia settentrionale di Balkh. I morti erano già saliti a 15 nel pomeriggio di ieri, mentre i feriti sono oltre una ventina. La sera prima invece è la volta di Kabul dove un cecchino uccide almeno 18 persone e ne ferisce una cinquantina tra i fedeli che si stanno recando ala moschea Cart-i-Sakhi (nell’immagine un particolare del tempio) in un distretto della capitale. Tra loro c’è anche Sumaia Mohammadi, un membro del Coniglio provinciale della provincia di Daikundi, ma non è lei l’obiettivo. La strategia, già testata dallo Stato Islamico, è colpire nel mucchio come ha già fatto in luglio, sempre a Kabul, uccidendo oltre 80 hazara (sciiti) che protestavano per un progetto governativo che li penalizzava. Daesh infatti ha rivendicato la strage di martedì notte ed è molto probabile, se non certo, che sia da attribuire ai sodali di Raqqa in Afghanistan anche il massacro di Mazar.
L’effetto degli attentati è quello di dare al presidente Ashraf Ghani, che con altri membri del governo ha partecipato ieri a una manifestazione di pubblica celebrazione dell’Ashura, la possibilità di ribadire l’unita degli afgani al di là del tipo di appartenenza religiosa e di chiedere agli ulema di entrambe le correnti – sciiti e sunniti – di unirsi contro il terrorismo. Ma è anche quello di far capire che una nuova stagione di violenza è cominciata anche se Daesh appare isolato ma comunque in grado di sparare nel mucchio e far crescere la tensione in un Paese quotidianamente vittima di un conflitto che dura ormai da oltre 35 anni.