Dopo lo sgombero del campo di Idomeni, l’entrata scenica delle ruspe nella foresta di fronte Hotel Hara dove ancora resistono le ultime…
Giorno: 14 giugno 2016
Grecia — Sgomberato l’Eko Station Camp
L’Eko Camp è stato sgomberato ieri. Dopo lo sgombero di Idomeni, il campo informale, sorto sei mesi fa nei pressi di una stazione di…
Racconto dal campo governativo di Diavata in Grecia
31 maggio 2016 — Arriviamo al campo governativo di Diavata intorno alle 11.00.
Allarme umanitario in Iraq 36 milioni sfollati in fuga da Isis
Allarme umanitario in Iraq, 3,6 milioni sfollati in fuga da Isis
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Per un cinema diverso e una televisione a colori
“Abbiamo bisogno di una narrazione più complessa ed efficace del nostro paese.
Comunicato in solidarietà all’associazione Ospiti in Arrivo: arrestateci tutti!
Ad alcuni volontari dell’Associazione “Ospiti in Arrivo” di Udine è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari…
La chiusura del campo di Idomeni ha portato intere famiglie a vivere in fabbricati gestiti da…
Le condizioni nel sistema dei nuovi campi profughi permanenti in Grecia sono state definite così squallide e carenti di servizi essenziali…
I flussi non sono cambiati ma più persone stanno morendo. Perché?
Ultimamente, se vi capita di guardare/ascoltare/leggere telegiornali o altre fonti di informazione, potreste essere portati a credere che…
Rosarno il clima d’odio uccide
Sekine Triore è rimasto ucciso da un carabiniere dopo averlo aggredito.
20 giugno — Welcome!
Padova Accoglie invita ad un presidio presso la sede della Commissione Territoriale di Valutazione delle domande di protezione…
Daesh trasferisce le sue operazioni in America
Di Abdel Bari Atwan. Al-Arab (13/06/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. La scorsa domenica anche l’America sembra essere stata vittima di una delle più violenti esecuzioni terroristiche rivendicate da Daesh (ISIS), ed eseguite da uno dei suoi “militanti”, il giovane americano Omar Saddiqui Mateen, di origini afghane. Quest’ultimo, poco prima di aprire il fuoco […]
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Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.
Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.
Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.
Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.
Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.
Nucleare: guerra diplomatica tra India e Pakistan per un posto nel Nsg
Il Gruppo raccoglie 51 Paesi (in rosso) tra cui l’Italia clicca per ingrandire |
C’è un nuovo conflitto, per fortuna solo diplomatico e a colpi di lettere e non di missili, che oppone per l’ennesima volta India e Pakistan. C’entra il nucleare, la bomba, i sistemi di difesa a tecnologia nucleare e, ovviamente, le grandi potenze che, a colpi di veto – chi per una parte chi per l’altra – attizzano una brace mai spenta tra le due cugine uscite dal sanguinoso parto gemellare del 1947 quando venne diviso il Raj britannico.
L’oggetto del contendere si chiama Nuclear Suppliers Group (Nsg), che è un gruppo di Paesi che hanno a che vedere con materiali e tecnologie legate al nucleare (ne fa parte anche l’Italia) che cercano di impedirne la proliferazione controllando l’esportazione di materiali, attrezzature e tecnologie che possano essere utilizzate per fabbricare armi letali. Il Nsg è stato fondato in risposta al test nucleare indiano del maggio 1974 e il primo incontro del gruppo è avvenuto nel mese di novembre del 1975. Ora, a distanza di quarant’anni, gli Stati Uniti, che con l’India hanno da dieci anni un accordo sul nucleare civile che fece all’epoca imbestialire i pachistani, appoggiano la candidatura di Delhi che vuole entrare a far parte del consesso formato da 51 Paesi. Islamabad si è inalberata chiedendo a Washington, con cui è alleata nella guerra al terrore, di appoggiare anche la sua di candidatura: la guerra in conto terzi ha visto gli Usa fare melina e i cinesi, sponsor del Pakistan, porre il veto sulla candidatura indiana.
Bocce ferme? Si, ma tensione alta e non si vede perché entrambi i Paesi non possano entrare nel gruppo, un modo per favorire la distensione. Il Pakistan, che di solito fa la parte del paria o dello Stato semi fallito, questa volta sembra aver tutte le ragioni. E, a ben vedere, il Paese dei puri – reo di aver sviluppato, come l’India, l’atomica a scopi bellici e fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) – avance distensive ne ha già fatte: in passato Islamabad ha mandato a Delhi sei proposte per un accordo bilaterale di non proliferazione – dall’adesione di entrambe le nazioni al Npt alla formazione di una South Asia Zero-Missile Zone – che gli indiani hanno finora sempre rigettato. Sarebbe interessante sapere quel è la poszione dell’Italia se la vicenda marò (siamo buoni amici di entrambi i Paesi) non ostacola. L’ingresso di entrambi nel Nsg sarebbe infatti una buona notizia per tutti.