Giorno: 19 aprile 2016

Damasco di una volta nell’ultimo romanzo di Suad Amiry

Di Giusy Regina C’era una volta palazzo Baroudi, uno dei più bei palazzi di tutta Damasco, più splendido ancora di palazzo Azem, con i soffitti di legno dipinti più raffinati di tutta la città. E c’era una volta la famiglia Baroudi, che in quel palazzo ci viveva. Jiddo era il padrone di casa, insieme a […]

L’articolo Damasco di una volta nell’ultimo romanzo di Suad Amiry sembra essere il primo su Arabpress.

Commenti su Sono di Palmira e dico che Asad non è meglio dell’Isis di emanuela

Trovo contraddittoria questa testimonianza. Il giovane che ha studiato, ha partecipato a manifestazioni pacifiche (a suo dire), lo ha fatto sotto il governo di Assad Bashar. Nel 2015 gli occidentali hanno imposto nuove elezioni con ispettori ONU, i siriani hanno votato, il partito che vede Assai come presidente ha vinto. In questi giorni si sono svolte elezioni dei deputati del parlamento siriano e il partito di Assad ha eletto molti deputati. Ricordiamo che anche prima della invasione terroristica ( effettuata con la scusante di conflitti interni, e quale paese non li ha..) in Siria erano presenti partiti di opposizione, comunisti, donne in politica, cristiani in parlamento. Ci vuole uno strano coraggio a paragonare un governo, per quanto a stirpe familiare (l’unico al mondo?), a gruppi di milizie mercenarie che coordinano disperati pagati o minacciati o indottrinati …altro che Università ad Home avrebbe potuto fare il giovane testimone.

Commenti su Allearsi con Putin nella lotta allo Stato islamico? di Davide

Gentile Alberto, purtroppo si sbaglia di nuovo.
Conosco bene le dinamiche che regolano i poteri nei paesi dell’area, nella quale ho avuto occasione di soggiornare anche per lunghi periodi. A lei, piuttosto, è capitato di mettere piede in Siria dall’inizio del conflitto?
Puntualizzo anche io alcuni punti e prometto che sarà l’ultima volta che lo faccio: quando dice “Vorrei solo ricordare che il sostegno russo alla repressione di Asad ha causato la rivolta armata sostenuta e finanziata dai paesi del Golfo e la conseguente nascita dell’Is” non sta forse dicendo che l’IS è nato a causa del supporto russo ad Assad? E il fatto che i ribelli fossero armati e finanziati da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Turchia e paesi del golfo non la fa minimamente riflettere?

A me non piace mettere decine di link per giustificare o legittimare quello che dico, ma ne metterò solo uno, simbolico e neutrale (fonte Human Rights Watch), datato 2013, ossia quando ancora i ribelli venivano portati sul palmo di mano come combattenti per la libertà.
https://www.hrw.org/report/2013/10/10/you-can-still-see-their-blood/executions-indiscriminate-shootings-and-hostage
Se conosce la geografia della Siria, capirà che la zona di Latakia è uno snodo cruciale per l’accesso al Mediterraneo ed il controllo di quell’area tra Turchia e Libano è fondamentale, da qui il motivo dei bombardamenti russo-governativi.
Si immagina cosa potrebbe succedere se Daesh, al Nusra o qualche altra banda armata prendessero possesso della zona?
Lei si indigna tanto perché la Russia è intervenuta a fianco di un suo alleato bombardando territori in mano a ribelli misti a terroristi armati, come più volte detto, dalle potenze occidentali e del golfo. Oltre a fare questo, bombarda i territori controllati da DAESH e al Nusra, con maggior intensità a seguito degli attacchi di Parigi e Bruxelles, ottenendo migliori risultati di quanti ne abbiano ottenuti gli Alleati in 5 anni di conflitto.
Sul fatto che DAESH combatta indistintamente per la conquista del territorio che gli interessa, non mi sembra di aver mai detto il contrario.

L’equilibrio tra religioni, poi, è un aspetto che chi si occupa di Medio Oriente dovrebbe maneggiare con estrema cautela. Si sa quanto sia difficile garantire la sopravvivenza delle minoranze in determinate aree e con un governo sunnita (magari wahabita) sappiamo benissimo che fine farebbero gli sciiti (e a maggior ragione gli alawiti!), ma anche i cristiani ortodossi, i drusi e le altre minoranze, che non a caso si sono schierate in maggioranza con le forze governative. A meno di un sistema “alla libanese”, difficilmente replicabile e comunque ottenuto in seguito ad una sanguinosa guerra civile, il probabile epilogo sarebbe proprio una nuova guerra tra religioni. Perché per quanto si possa dire del dittatore Asad e di suo padre, almeno non si può accusarli di persecuzioni nei confronti delle minoranze religiose in quanto tali (i curdi in cerca dell’indipendenza sono un discorso a parte e si tratta di un problema politico, essendo oltretutto i curdi per il 95% sunniti) né tantomeno di essere una teocrazia.

Fa abbastanza ridere il fatto che lei chiuda l’intervento dicendo che non bisogna far crollare il regime ma non ci può essere un futuro governo che comprenda gli alawiti (o gli Asad?).
Insomma, ancora una volta sembra che l’unica soluzione percorribile sia quella di distruggere e (forse) ricostruire.

Attacco al cuore di Kabul, la versione dei talebani (aggiornato)

La bandiera dei talebani

La strage di martedi a Kabul (64 morti e 340 feriti) è stata rivendicata dai talebani con un comunicato sul sito della guerriglia che per la prima volta  dettaglia l’intera operazione, la prima grossa prova di forza dell’operativo “Omari”, ossia la cosiddetta campagna di primavera intitolata a mullah Omar (c’era anche Gentiloni a Kabul). I talebani dettagliano momento per momento l’attacco (pubblicato poco dopo la chiusura degli incidenti con un “final report” quasi in tempo reale) durato dal mattino alle 9 sino alle tre del pomeriggio con un autobus carico di esplosivo e alcuni  guerriglieri che hanno cercato di forzare l’ingresso di un’unità dei servizi segreti che si occupa della protezione dei Vip. L’obiettivo si trova accanto al ministero della Difesa (Pul-e-Mahmood Khan) e all’interno di un’area sempre affollata a quell’ora, sino alle  cinque del pomeriggio, perché a due passi dal bazar cittadino che è particolarmente frequentato la mattina. I talebani fanno mostra di aver preso in considerazione l’aspetto vittime civili in una zona, scrivono, dove civili non ce ne sono proprio perché situata vicino alla Difesa e al palazzo presidenziale. A detta loro nessun civile sarebbe stato ucciso ma solo lievemente ferito dalle schegge dell’esplosione perché chi non è autorizzato non può circolare nei pressi dei ministeri. In realtà, anche le zone più sorvegliate, come la Difesa o il ministero dell’Interno, sono molto frequentate da civili che a piedi, in bici o in macchina ci passano davanti. Non si può sostare ma ci si può tranquillamente passare accanto. Secondo la guerriglia in turbante 92 agenti sarebbero stati uccisi e tra loro alcune figure chiave dei servizi. Con l’arrivo di mullah Mansur la propaganda talebana e la capacità mediatica sono notevolmente aumentate anche nella qualità dell’esposizione dei fatti. La veridicità è un altro discorso.

Attacco al cuore di Kabul, la versione dei talebani (aggiornato)

La bandiera dei talebani

La strage di martedi a Kabul (64 morti e 340 feriti) è stata rivendicata dai talebani con un comunicato sul sito della guerriglia che per la prima volta  dettaglia l’intera operazione, la prima grossa prova di forza dell’operativo “Omari”, ossia la cosiddetta campagna di primavera intitolata a mullah Omar (c’era anche Gentiloni a Kabul). I talebani dettagliano momento per momento l’attacco (pubblicato poco dopo la chiusura degli incidenti con un “final report” quasi in tempo reale) durato dal mattino alle 9 sino alle tre del pomeriggio con un autobus carico di esplosivo e alcuni  guerriglieri che hanno cercato di forzare l’ingresso di un’unità dei servizi segreti che si occupa della protezione dei Vip. L’obiettivo si trova accanto al ministero della Difesa (Pul-e-Mahmood Khan) e all’interno di un’area sempre affollata a quell’ora, sino alle  cinque del pomeriggio, perché a due passi dal bazar cittadino che è particolarmente frequentato la mattina. I talebani fanno mostra di aver preso in considerazione l’aspetto vittime civili in una zona, scrivono, dove civili non ce ne sono proprio perché situata vicino alla Difesa e al palazzo presidenziale. A detta loro nessun civile sarebbe stato ucciso ma solo lievemente ferito dalle schegge dell’esplosione perché chi non è autorizzato non può circolare nei pressi dei ministeri. In realtà, anche le zone più sorvegliate, come la Difesa o il ministero dell’Interno, sono molto frequentate da civili che a piedi, in bici o in macchina ci passano davanti. Non si può sostare ma ci si può tranquillamente passare accanto. Secondo la guerriglia in turbante 92 agenti sarebbero stati uccisi e tra loro alcune figure chiave dei servizi. Con l’arrivo di mullah Mansur la propaganda talebana e la capacità mediatica sono notevolmente aumentate anche nella qualità dell’esposizione dei fatti. La veridicità è un altro discorso.

Commenti su Allearsi con Putin nella lotta allo Stato islamico? di redazione

Le sue risposte come vede non vengono censurate, chiedo scusa del ritardo nella loro pubblicazione ma a volte su sirialibano ci vuole un po’ di pazienza, a differenza di alcuni siti antimperialisti e di controinformazione non abbiamo persone pagate che lavorano sul sito 24 ore su 24. Lei solleva molte questioni e considerazioni che per la maggior parte non condivido, ci vorrebbe un ulteriore articolo per ribattere. Mi limito a puntualizzare e sottolineare una serie di cose. Che l’Is sia stato creato dai Russi non l’ho scritto da nessuna parte, come lei asserisce. Non sostengo alcun intervento americano e non simpatizzo per i paesi del Golfo, se i miei articoli sembrano andare in una direzione è per bilanciare la retorica di una certa stampa, nello specifico quest’articolo è stato pubblicato in risposta al vicedirettore di Famiglia Cristiana (avendo dibattuto con lui direttamente), che alla vigilia del Natale raccontava l’intervento russo come una Panacea. Lei plaude il veto russo-cinese che ha impedito l’ennesimo intervento americano, ma ci sono stati dei veti russo-cinesi anche sulle proposte di corridoi umanitari e no fly-zone che avrebbero risparmiato la vita a migliaia di persone. A che prò stigmatizzare il possibile intervento americano portatore di catastrofe, quando poi si sostiene un intervento russo in appoggio di Asad e non del popolo siriano, dal momento che la riconquista avviene con bombardamenti a tappeto dei centri abitati e uccisioni di civili che quindi non sono vittime collaterali. Giusto oggi questi santi bombardamenti russo-siriani tesi a ripristinare la sovranità nazionale siriana han provocato queste vittime: https://pbs.twimg.com/media/CgbNCd_WEAAklii.jpg https://pbs.twimg.com/media/CgbBZt7WwAA89Rf.jpg https://pbs.twimg.com/media/Cga6yx_W8AA4pGF.jpg https://pbs.twimg.com/media/CgZhmxSW4AAA3Wj.jpg Non per fare Barbara d’Urso, ma a giocare a Risiko son capaci tutti, se si sostengono delle tesi bisogna anche affrontare le conseguenze, che non possono essere liquidate con la banalità del “tutte le guerre fanno vittime civili”. Le chiedo quindi la sovranità è del popolo o di chi comanda il popolo? Sul concetto di legittimo presidente non replico nemmeno è evidente che ha poca dimestichezza non solo con la Siria ma con le dittature Medio Orientali che evidentemente non ha mai visto da vicino. A mio parere ha poca dimestichezza anche con i diritti umani, dal momento che il legittimo presidente si è macchiato di gravi crimini contro l’Umanità e solo Dio o Putin potranno salvarlo in futuro da un processo in un tribunale internazionale; per non parlare della repressione violenta messa in atto nel 2011 che ha scatenato un conflitto tra i più sanguinosi del dopoguerra. E tutto questo lo dico senza risparmiare critiche e condanne ai paesi del Golfo che han finanziato movimenti estremisti e terroristi quali la Nusra e l’Isis. Ma non si può invertire l’origine di un problema con i suoi risultati. Per concludere, giusto per sintetizzare la mia posizione personale che non è necessariamente quella di sirialibano, una pace per la Siria, e non parlo di un cessate il fuoco ma di una pace che abbia continuità nel futuro, può avvenire solo con un governo inclusivo che tenga conto di tutte le specificità siriane, compresi i sunniti che sono il 65/70 % e politicamente han contato meno di nulla. Per questo motivo a mio parere la riconquista con milizie sciite straniere, come sta avvenendo, può vincere militarmente anche l’Isis, ma non sarà mai una vittoria stabile nell’est del paese a maggioranza sunnita e con stretti legami con l’Anbar iracheno. Prenda proprio l’esempio della provincia irachena di Anbar, la forza di al-Qaida in Iraq è stata via via limitata tramite il potere assegnato ai clan tribali sunniti. Le ricordo a riguardo che i primi a subire la repressione dell’Isis sono stati i clan Sheitaat di Deir ez-Zor (700 morti nell’estate 2014), sunniti come loro. Una riconquista del paese con forze sciite e il persistere di un regime in mano agli Asad rimanderebbe ulteriormente il problema, tra 10 anni torneremo a parlare di Siria, come facciamo ora, e come è stato fatto negli anni ’80 con la rivolta dei Fratelli Musulumani e con il massacro di Hama. Badi bene non sto parlando di far crollare il regime e lo Stato siriano sostituendolo con un futuro incerto, ma non vedo come si possa arrivare ad un governo inclusivo senza mettere da parte il clan che ha scatenato questo disastro. Cordialmente, A. Savioli

Commenti su Allearsi con Putin nella lotta allo Stato islamico? di Davide

Avevo risposto ma (non so per quale motivo) il commento non è stato pubblicato. Risponderò quindi più brevemente dicendo che la mia critica non è sulle fonti (che in questa situazione so essere scarse e spesso poco attendibili, come d’altronde l’esperto Trombetta ha più volte ribadito), ma su come siano state usate per dare un’interpretazione discutibile sulla situazione siriana.
Purtroppo l’empatia non risolve i conflitti, altrimenti – mi perdoni la battuta – dovremmo considerare la candidatura di Barbara d’Urso per risolvere le crisi internazionali (e non mi pare il caso). Le vittime civili sono le più numerose in tutti questi tipi di conflitto, e purtroppo ciò è straziante tanto quanto inevitabile in una condizione di guerra civile come questa.

Forse il Cremlino non è la soluzione ai problemi siriani, ma allora non lo devono essere nemmeno Washington, Parigi, Londra, Ankara o i nostri cari amici del golfo, che questa crisi l’hanno alimentata e foraggiata per fare i propri interessi, impedendo di fatto che si esaurisse nel giro di pochi mesi.
Dire che sia tutta colpa di Mosca è abbastanza scorretto e ribadire la responsabilità degli Stati Uniti non dovrebbe essere un’azione atta a far contento me, ma un modo per riempire il suo articolo di un po’ di verità.
Il DEASH è stato creato dagli Americani e NON dai Russi, come ha scritto lei.

Per concludere, le dico che forse sarebbe anche ora che le forze internazionali si mettessero d’accordo per porre fine alla guerra e restituire finalmente alla Siria una sovranità territoriale e, che piaccia o no, Assad deve essere parte di questo processo in quanto legittimo presidente.
Altrimenti possiamo continuare a scrivere articoli, pubblicare foto di famiglie distrutte e barconi rovesciati nel mediterraneo, oppure giocare Risiko, ognuno citando le proprie fonti.

TGLFF: Infiniti sensi, precise direzioni

tgl-110Alla 31a edizione del Torino Gay & Lesbian Film spazio alle religioni con la sezione “Liberaci dal male”, composta da cinque film, tra cui “Oriented” di Jake Witzenfeld, in anteprima italiana, che racconta la vita di tre giovani palestinesi a Tel Aviv. Un evento dedicato alla Tunisia, dal titolo “Quale primavera? con due cortometraggi: Boulitik di Walid Tayaa e Face à la mer di Sabry Bouzid.

“Gaza Writes Back”

GWB 110Scritto da quindici giovani palestinesi gazawi, il libro è una raccolta di 23 racconti, tanti quanti sono i giorni dell’offensiva militare israeliana lanciata su Gaza tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009, la cosiddetta “Operazione Piombo Fuso” che ha causato più di 1400 morti, 5000 feriti e la distruzione o gravi danni a 11000 case e infrastrutture.

Per Giulio Regeni

Sono trascorsi quasi tre mesi dalla tragica scomparsa di Giulio Regeni e fortunatamente la pressione di chi chiede la verità sulla terribile morte del dottorando italiano non è venuta meno, anzi, è aumentata. La campagna volta a ottenere giustizia per la barbara morte di Regeni era partita male, causa anche le distorsioni operate da alcuni […]

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