Gentile Alberto, purtroppo si sbaglia di nuovo.
Conosco bene le dinamiche che regolano i poteri nei paesi dell’area, nella quale ho avuto occasione di soggiornare anche per lunghi periodi. A lei, piuttosto, è capitato di mettere piede in Siria dall’inizio del conflitto?
Puntualizzo anche io alcuni punti e prometto che sarà l’ultima volta che lo faccio: quando dice “Vorrei solo ricordare che il sostegno russo alla repressione di Asad ha causato la rivolta armata sostenuta e finanziata dai paesi del Golfo e la conseguente nascita dell’Is” non sta forse dicendo che l’IS è nato a causa del supporto russo ad Assad? E il fatto che i ribelli fossero armati e finanziati da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Turchia e paesi del golfo non la fa minimamente riflettere?
A me non piace mettere decine di link per giustificare o legittimare quello che dico, ma ne metterò solo uno, simbolico e neutrale (fonte Human Rights Watch), datato 2013, ossia quando ancora i ribelli venivano portati sul palmo di mano come combattenti per la libertà.
https://www.hrw.org/report/2013/10/10/you-can-still-see-their-blood/executions-indiscriminate-shootings-and-hostage
Se conosce la geografia della Siria, capirà che la zona di Latakia è uno snodo cruciale per l’accesso al Mediterraneo ed il controllo di quell’area tra Turchia e Libano è fondamentale, da qui il motivo dei bombardamenti russo-governativi.
Si immagina cosa potrebbe succedere se Daesh, al Nusra o qualche altra banda armata prendessero possesso della zona?
Lei si indigna tanto perché la Russia è intervenuta a fianco di un suo alleato bombardando territori in mano a ribelli misti a terroristi armati, come più volte detto, dalle potenze occidentali e del golfo. Oltre a fare questo, bombarda i territori controllati da DAESH e al Nusra, con maggior intensità a seguito degli attacchi di Parigi e Bruxelles, ottenendo migliori risultati di quanti ne abbiano ottenuti gli Alleati in 5 anni di conflitto.
Sul fatto che DAESH combatta indistintamente per la conquista del territorio che gli interessa, non mi sembra di aver mai detto il contrario.
L’equilibrio tra religioni, poi, è un aspetto che chi si occupa di Medio Oriente dovrebbe maneggiare con estrema cautela. Si sa quanto sia difficile garantire la sopravvivenza delle minoranze in determinate aree e con un governo sunnita (magari wahabita) sappiamo benissimo che fine farebbero gli sciiti (e a maggior ragione gli alawiti!), ma anche i cristiani ortodossi, i drusi e le altre minoranze, che non a caso si sono schierate in maggioranza con le forze governative. A meno di un sistema “alla libanese”, difficilmente replicabile e comunque ottenuto in seguito ad una sanguinosa guerra civile, il probabile epilogo sarebbe proprio una nuova guerra tra religioni. Perché per quanto si possa dire del dittatore Asad e di suo padre, almeno non si può accusarli di persecuzioni nei confronti delle minoranze religiose in quanto tali (i curdi in cerca dell’indipendenza sono un discorso a parte e si tratta di un problema politico, essendo oltretutto i curdi per il 95% sunniti) né tantomeno di essere una teocrazia.
Fa abbastanza ridere il fatto che lei chiuda l’intervento dicendo che non bisogna far crollare il regime ma non ci può essere un futuro governo che comprenda gli alawiti (o gli Asad?).
Insomma, ancora una volta sembra che l’unica soluzione percorribile sia quella di distruggere e (forse) ricostruire.
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