Mese: novembre 2015

Regione MENA registra i più bassi livelli di conoscenza dell’inglese

(Agenzie). Secondo un rapporto recentemente diffuso dalla Education First (EF), il MENA è l’unica regione al mondo a vivere un declino nella conoscenza della lingua inglese. Fatta eccezione per gli Emirati Arabi Uniti – che comunque si classificano nella fascia di “bassa conoscenza dell’inglese” – la maggior parte dei Paesi della regione finiscono in fondo […]

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Alessandria d’Egitto: l’eredità obsoleta

Di Samar Zarée. Ahram Hebdo (04-11-2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. “Stiamo assistendo a un vero e proprio peggioramento della città di Alessandria: il crollo continuo di edifici storici e l’aumento delle costruzioni abusive porterà presto ad una vera catastrofe.” Queste le parole dell’archeologo Ahmad Abdel-Fattah, che lancia un appello per salvare questa […]

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#TrueTunisia: per far scoprire la Tunisia agli europei (video)

(Al Huffington Post Maghreb). Su YouTube, la campagna #TrueTunisia è in pieno svolgimento. Da un’idea originale dell’Ufficio Nazionale del Turismo Tunisino (ONTT) attraverso il suo canale di YouTube “Discover Tunisia”, ci si affida a Deborah Geysen, giornalista, presentatrice ed esploratrice, per aiutarci a conoscere la Tunisia in 15 episodi che ci guidano passo passo alla scoperta di questo meraviglioso Paese. Attraverso questi video […]

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Siria: prossimi colloqui a Vienna sabato 14 novembre

(Agenzie). Il Segretario di Stato americano John Kerry si recherà a Vienna per un nuovo round di negoziati sul conflitto in Siria, che si terranno sabato prossimo, 14 novembre. I colloqui saranno la continuazione di un dialogo tra le 17 nazioni, insieme ai rappresentanti delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, per concordare un piano che ponga fine alla guerra […]

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Arabia Saudita: il Re incontra Matteo Renzi

(Agenzie). Il Re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abdulaziz al-Saud, ha incontrato il Primo Ministro italiano Matteo Renzi a al-Yamamah Palace a Riyadh ieri, 9 novembre. Entrambi i leader hanno discusso delle relazioni bilaterali tra i due Paesi e dei modi per rafforzare ulteriormente i legami tra essi. Renzi ha sottolineato che il suo Paese ha dei rapporti strategici e […]

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Le due personalità del presidente Erdoğan

Di Khairallah Khairallah. Al-Arabiya (09/11/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Le ultime elezioni parlamentari in Turchia hanno registrato la vittoria del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), capeggiato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, e hanno permesso di analizzare la figura del presidente stesso. Quest’ultimo sembra racchiudere due personalità in uno sol uomo. La […]

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Myanmar. Le vittoria della Lega e i generali

Lo spoglio delle schede in Myanmar sta consegnando la vittoria alla Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi. Con un’affluenza dell’80% e primi risultati molto confortanti, l’euforia si è impadronita dell’opposizione birmana che rischia finalmente di vedere coronato un sogno che sembrava impossibile. Sarebbero insomma suoi la maggior parte dei deputati eletti (correvano una novantina di partiti con un totale di 6mila candidati) e in alcuni casi – dicono fonti del partito – con una maggioranza praticamente assoluta: come nella capitale dove la Lnd avrebbe vinto addirittura 44 dei 45 seggi in palio mentre a livello nazionale, secondo le proiezioni dell’opposizione, la Lega potrebbe ottenere sino al 70% degli scranni parlamentari. Tutto comunque resta ancora da vedere e lo spoglio (50mila i seggi elettorali) richiede tempo. Un tempo che sembra infinito.

Il nuovo parlamento eletto dai birmani entrerà comunque in funzione solo in marzo. C’è dunque tempo per vedere come andrà a finire quella che al momento appare una svolta ma sulla quale resta l’ombra lunga dei militari. Militari che governano dal 1962 quando rovesciarono il governo di U Nu restando da allora, sotto svariate forme, la casta con in mano le leve del potere politico e dell’economia. Da sempre in sostanza i generali birmani – riformisti o reazionari – hanno prodotto la leadership del Paese, dai dittatori della vecchia guardia come Ne Win al loro ultimo rampollo progressista, il generale Thein Sein, un uomo che ha smesso la divisa nel 2010 passando da primo ministro a interim a capo di un organismo civile seppur appoggiato dai militari (il Partito della solidarietà e dello sviluppo) grazie al quale, nel 2011, è diventato poi presidente della repubblica. Non va dimenticato che Thein Sein, che nel 2007 aveva sostituito il generale malato Soe Win su mandato di Than Shwe, il capo della famigerata giunta militare nota col nome di Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Slorc), è comunque un uomo della casta anche se si deve a lui il processo di riforma che ha condotto alle elezioni attuali.

Nel 2008, a buon conto, il suo governo ha promosso un referendum costituzionale – tenutosi in
un’atmosfera di intimidazione e broglio diffuso – con cui i militari si sono garantiti principalmente due cose: un controllo del parlamento e l’impossibilità per Aung San Suu Kyi di diventare presidente, anche se nel 2010 la Nobel è poi stata liberata dal regime di arresti domiciliari che la obbligava a una residenza forzata nella sua casa di Yangoon. Come? La legge stabilisce che non può essere presidente del Myanmar chi abbia sposato uno straniero o i cui figli lo siano: Suu Kyi aveva un marito britannico e ha due figli col passaporto del Regno unito. Quanto al controllo sul parlamento, i militari si sono garantiti per Costituzione 56 seggi dei 224 (ossia il 25%) alla Camera alta o Camera delle nazionalità (Amyotha Hluttaw). Alla Camera bassa invece( Pyithu Hluttaw), i rappresentanti dell’esercito – che non vengono eletti ma nominati – hanno diritto a 110 seggi su 440 (sempre il 25%). Un peso in grado di determinare le maggioranze anche se questa volta potrebbe non essere così. E qui sta il punto.

Il simbolo delle Forze armate birmane (Tatmadaw)

Ma qual è il contesto e la cornice storica in cui si muovono i militari birmani e cosa dunque è lecito aspettarsi? Nel Sudest asiatico, e per certi versi in quasi tutta l’Asia, i militari hanno sempre avuto e hanno un ruolo determinante fatte rare eccezioni (come il Giappone o l’India, dove comunque il peso politico delle Forze armate è, seppur indiretto, molto importante). Dal Pakistan all’Indonesia, passando per la Thailandia, i militari hanno dettato legge per anni e in alcuni casi ancora lo fanno attraverso dittature più o meno mascherate tra cui quella di Bangkok è il caso più eclatante. Se non c’è una giunta militare c’è spesso il partito unico (Vietnam, Laos, Cina, Nord Corea) o governi “democratici” che si reggono, come in Cambogia, su un esercito sempre pronto a servire il premier. Nel Sudest asiatico, con la sola eccezione della Malaysia e delle Filippine o di piccoli staterelli come Timor Est, Singapore e Brunei, i militari son sempre stati onnipresenti: hanno in alcuni casi fatto notevoli passi indietro (l’Indonesia aveva una legge “birmana” che consentiva all’esercito di dominare il parlamento, ora non più) ma in altri (la Thailandia) sono tornati prepotentemente in scena per sistemare le cose (con l’accordo della casa reale).

Suharto, generale e presidente

Il passato recente è pieno di uomini in divisa, appoggio fondamentale per il dittatore di turno. I casi più noti sono le Filippine di Marcos (un civile) e l’Indonesia di Suharto (un generale). Le Filippine si sono avviate con difficoltà sulla strada di governi civili e democratici (anche se scontano un peso forte dei militari a cui la guerra civile nel Sud regala un ruolo di primo piano). L’Indonesia ha teoricamente chiuso quella stagione, conclusasi con l’uscita di scena di Suharto che però fu dimissionato – pur sulla scia di manifestazioni di piazza – dai suoi stessi commilitoni. E comunque ancora oggi, che pure comanda un governo civile, non si può ancora parlare del 1965, quando i generali sollevarono Sukarno e presero il potere per trent’anni e facendo piazza pulita di ogni opposizione. Una pulizia che costò la vita, nelle stime più blande, a mezzo milione di persone e una storia che oggi è ancora un tabù.

Myanmar. Le vittoria della Lega e i generali

Lo spoglio delle schede in Myanmar sta consegnando la vittoria alla Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi. Con un’affluenza dell’80% e primi risultati molto confortanti, l’euforia si è impadronita dell’opposizione birmana che rischia finalmente di vedere coronato un sogno che sembrava impossibile. Sarebbero insomma suoi la maggior parte dei deputati eletti (correvano una novantina di partiti con un totale di 6mila candidati) e in alcuni casi – dicono fonti del partito – con una maggioranza praticamente assoluta: come nella capitale dove la Lnd avrebbe vinto addirittura 44 dei 45 seggi in palio mentre a livello nazionale, secondo le proiezioni dell’opposizione, la Lega potrebbe ottenere sino al 70% degli scranni parlamentari. Tutto comunque resta ancora da vedere e lo spoglio (50mila i seggi elettorali) richiede tempo. Un tempo che sembra infinito.

Il nuovo parlamento eletto dai birmani entrerà comunque in funzione solo in marzo. C’è dunque tempo per vedere come andrà a finire quella che al momento appare una svolta ma sulla quale resta l’ombra lunga dei militari. Militari che governano dal 1962 quando rovesciarono il governo di U Nu restando da allora, sotto svariate forme, la casta con in mano le leve del potere politico e dell’economia. Da sempre in sostanza i generali birmani – riformisti o reazionari – hanno prodotto la leadership del Paese, dai dittatori della vecchia guardia come Ne Win al loro ultimo rampollo progressista, il generale Thein Sein, un uomo che ha smesso la divisa nel 2010 passando da primo ministro a interim a capo di un organismo civile seppur appoggiato dai militari (il Partito della solidarietà e dello sviluppo) grazie al quale, nel 2011, è diventato poi presidente della repubblica. Non va dimenticato che Thein Sein, che nel 2007 aveva sostituito il generale malato Soe Win su mandato di Than Shwe, il capo della famigerata giunta militare nota col nome di Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (Slorc), è comunque un uomo della casta anche se si deve a lui il processo di riforma che ha condotto alle elezioni attuali.

Nel 2008, a buon conto, il suo governo ha promosso un referendum costituzionale – tenutosi in
un’atmosfera di intimidazione e broglio diffuso – con cui i militari si sono garantiti principalmente due cose: un controllo del parlamento e l’impossibilità per Aung San Suu Kyi di diventare presidente, anche se nel 2010 la Nobel è poi stata liberata dal regime di arresti domiciliari che la obbligava a una residenza forzata nella sua casa di Yangoon. Come? La legge stabilisce che non può essere presidente del Myanmar chi abbia sposato uno straniero o i cui figli lo siano: Suu Kyi aveva un marito britannico e ha due figli col passaporto del Regno unito. Quanto al controllo sul parlamento, i militari si sono garantiti per Costituzione 56 seggi dei 224 (ossia il 25%) alla Camera alta o Camera delle nazionalità (Amyotha Hluttaw). Alla Camera bassa invece( Pyithu Hluttaw), i rappresentanti dell’esercito – che non vengono eletti ma nominati – hanno diritto a 110 seggi su 440 (sempre il 25%). Un peso in grado di determinare le maggioranze anche se questa volta potrebbe non essere così. E qui sta il punto.

Il simbolo delle Forze armate birmane (Tatmadaw)

Ma qual è il contesto e la cornice storica in cui si muovono i militari birmani e cosa dunque è lecito aspettarsi? Nel Sudest asiatico, e per certi versi in quasi tutta l’Asia, i militari hanno sempre avuto e hanno un ruolo determinante fatte rare eccezioni (come il Giappone o l’India, dove comunque il peso politico delle Forze armate è, seppur indiretto, molto importante). Dal Pakistan all’Indonesia, passando per la Thailandia, i militari hanno dettato legge per anni e in alcuni casi ancora lo fanno attraverso dittature più o meno mascherate tra cui quella di Bangkok è il caso più eclatante. Se non c’è una giunta militare c’è spesso il partito unico (Vietnam, Laos, Cina, Nord Corea) o governi “democratici” che si reggono, come in Cambogia, su un esercito sempre pronto a servire il premier. Nel Sudest asiatico, con la sola eccezione della Malaysia e delle Filippine o di piccoli staterelli come Timor Est, Singapore e Brunei, i militari son sempre stati onnipresenti: hanno in alcuni casi fatto notevoli passi indietro (l’Indonesia aveva una legge “birmana” che consentiva all’esercito di dominare il parlamento, ora non più) ma in altri (la Thailandia) sono tornati prepotentemente in scena per sistemare le cose (con l’accordo della casa reale).

Suharto, generale e presidente

Il passato recente è pieno di uomini in divisa, appoggio fondamentale per il dittatore di turno. I casi più noti sono le Filippine di Marcos (un civile) e l’Indonesia di Suharto (un generale). Le Filippine si sono avviate con difficoltà sulla strada di governi civili e democratici (anche se scontano un peso forte dei militari a cui la guerra civile nel Sud regala un ruolo di primo piano). L’Indonesia ha teoricamente chiuso quella stagione, conclusasi con l’uscita di scena di Suharto che però fu dimissionato – pur sulla scia di manifestazioni di piazza – dai suoi stessi commilitoni. E comunque ancora oggi, che pure comanda un governo civile, non si può ancora parlare del 1965, quando i generali sollevarono Sukarno e presero il potere per trent’anni e facendo piazza pulita di ogni opposizione. Una pulizia che costò la vita, nelle stime più blande, a mezzo milione di persone e una storia che oggi è ancora un tabù.

Egitto 2015: il lento inabissarsi del carisma di Sisi

mcc43 Anche la verità comincia leggera come un’auretta, poi via via diventa temporale. Febbraio, Giugno, Agosto, Novembre: macchie sul carisma del Feldmaresciallo    *** E’ il mese di FEBBRAIO: un leak di conversazioni telefoniche  rivela che il golpe condotto da Abdel-Fatah Al-Sisi nel 2013 contro il presidente Mohammed Morsi era voluto e con profusione finanziato […]

L’OLP lancia pagina Facebook in ebraico

(Agenzie). La scorsa settimana, il Comitato per l’Interazione con la Società Israeliana dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha lanciato una pagina Facebook in lingua ebraica intitolata “Palestina in ebraico”. La pagina ha lo scopo di attirare l’attenzione degli israeliani, esporre loro la causa palestinese e aumentare la loro consapevolezza sulla situazione nei territori occupati, […]

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Il movimento delle generazioni in Palestina

Di Elias Sahab. As-Safir (07/11/2015). Traduzione e sinstesi di Federico Seibusi. Non c’è dubbio che ci siano delle similitudini fra ciò che hanno fatto gli europei in Palestina a seguito delle Crociate e la presenza dello Stato israeliano nel ventesimo e ventunesimo secolo, nonostante si possa non credere, con queste analogie, che la storia si […]

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Russia-Iran: contratto per fornitura sistemi missilistici

(Agenzie). Russia e Iran hanno firmato un accordo per la fornitura di sistemi missilistici di terra e di aria da parte della Russia all’Iran. Lo avrebbe confermato Sergei Chemezov, direttore generale della Rostec Corporation, citato dall’agenzia di stampa RIA. “Il contratto per i missili di difesa aerea è già stato firmato” ha detto Chemezov al Dubai Airshow. […]

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Tunisia: Festival del Cinema di Cartagine 21-28 novembre

(Agenzie). La 26° edizione del Carthage Film Festival si svolgerà nella città tunisina tra il 21 e il 28 novembre prossimi. L’edizione di quest’anno è presieduta dal regista e produttore tunisino Ibrahim Letaief e mira ad “ancorare sempre di più il Festival nella sua terra arabo-africana, pur mantenendo l’apertura alla cinematografia mondiale”. Così si legge sul sito ufficiale del Festival. Il […]

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FMI: stati del Golfo devono adattarsi a calo prezzi petrolio

(Agenzie). Il Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Christine Lagarde ha segnalato che i prezzi dell’energia globale potrebbero rimanere bassi per anni e ha esortato i paesi del Golfo ad adeguare i loro bilanci. Parlando nella capitale del Qatar, a Doha, dopo aver incontrato ministri e funzionari dei sei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), […]

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USA: Obama e Netanyahu si incontrano

(Agenzie). Il presidente USA Barack Obama e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si incontrano oggi, lunedì 9 novembre, per la prima volta da quando il leader israeliano ha perso la sua battaglia contro l’accordo nucleare iraniano.  Netanyahu, che fece infuriare la Casa Bianca sollecitando il Congresso statunitense durante un discorso a marzo a boicottare un accordo con […]

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I pericoli del secolarismo in Medio Oriente

Di Yasmine Bahrani. The Washington Post (6/11/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì. Recentemente a Vienna, il segretario di Stato americano, John Kerry, e i suoi omologhi dell’Iran, della Arabia Saudita e di più di un dozzina di altri paesi, hanno annunciato il loro sostegno per una Siria unita e secolare. “L’unità della Siria, la sua […]

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Egitto, scrittura e censura: il caso contro Ahmed Nagy

Ahmed Nagy, giovane e promettente scrittore egiziano, tra pochi giorni dovrà andare in tribunale a difendere il suo romanzo, Istikhdam al-Hayat (L’uso della vita), il cui capitolo sesto (che trovate online qui) avrebbe offeso la morale per il suo “contenuto sessuale osceno”. In questo capitolo si racconta di una serata in cui il protagonista beve … Continua a leggere Egitto, scrittura e censura: il caso contro Ahmed Nagy

Egitto, scrittura e censura: il caso contro Ahmed Nagy

Ahmed Nagy, giovane e promettente scrittore egiziano, tra pochi giorni dovrà andare in tribunale a difendere il suo romanzo, Istikhdam al-Hayat (L’uso della vita), il cui capitolo sesto (che trovate online qui) avrebbe offeso la morale per il suo “contenuto sessuale osceno”. In questo capitolo si racconta di una serata in cui il protagonista beve … Continua a leggere Egitto, scrittura e censura: il caso contro Ahmed Nagy

Iran, intervista a Keywan Karimi, regista condannato a 223 frustate e 6 anni di carcere

Intervista di Katia Cerratti In Iran si può essere arrestati anche solo per aver pensato di realizzare un’idea. Che si tratti di un giornalista, di un poeta o di un regista, non ha importanza, ciò che conta è che la sicurezza nazionale e la sacralità dell’Islam non vengano messi in pericolo e poiché la libertà […]

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Egitto: corte revoca ergastolo per guida Fratellanza Musulmana

(Agenzie). La corte di cassazione egiziana ha revocato la condanna all’ergastolo imposta alla guida suprema della Fratellanza Musulmana, Mohamed Badie. Insieme al leader, anche altri 8 membri del movimento si sono visti revocare l’ergastolo. Badie era stato condannato nel settembre 2014 per il presunto coinvolgimento negli scontri che seguirono la deposizione del presidente Mohamed Morsi […]

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Tunisia: in centinaia manifestano per la Palestina

(Agenzie). Centinaia di tunisini, tra cui anche figure politiche, si sono riuniti a Tunisi per una manifestazione indetta dal partito islamista Ennahda a sostegno della “rivolta” palestinese contro Israele. I manifestanti si sono radunati in Avenue Bourguiba, arteria principale del centro della capitale, brandendo bandiere della Palestina e della Tunisia. Sahbi Atig, parlamentare di Ennahda, […]

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Algeria: Bouteflika è ancora il presidente?

Di Hacen Ouali. El Watan (7/11/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Emergono sempre più frequentemente elementi che alimentano il sospetto che il capo dello Stato algerino, Abdelaziz Bouteflika, possa essere tenuto fuori dalle decisioni politiche che si stanno prendendo nel Paese. Se l’opposizione radicale continua a mantenere e sottolineare il vuoto di potere, la […]

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Marocco: Loubna Abidar, attrice di Much Loved, aggredita a Casablanca

(Al Huffington Post Maghreb). L’attrice marocchina Lubna Abidar, protagonista dell’ultimo film di Nabil Ayouch, “Much Loved”, è stata aggredita a Casablanca. La conferma viene da un membro del team di produzione del film. Nelle foto pubblicate su Internet, l’attrice, il cui volto appare gonfio, è stata ferita anche al sopracciglio. Non è chiaro al momento quali siano state […]

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Russia sospende tutti i voli per Egitto

(Agenzie). Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha deciso di sospendere tutti i voli passeggeri per l’Egitto e dall’Egitto, dopo l’incidente aereo mortale avvenuto durante il weekend. USA e Regno Unito pensano si sia trattato di una bomba che, esplosa in volo, abbia fatto precipitare l’aereo.   L’Airbus A321 è caduto sulla penisola egiziana del Sinai e tutte le 224 […]

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USA: aprono centri di screening per rifugiati siriani

(Agenzie). L’amministrazione Obama si sta muovendo per accogliere un maggior numero di rifugiati siriani che possono essere ammessi negli Stati Uniti, accelerando i tempi con l’apertura di nuovi avamposti di screening in Iraq e in Libano. Lo hanno dichiarato i funzionari dell’amministrazione USA a Reuters. La mossa arriva dopo che il presidente Barack Obama si era impegnato a […]

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L’escalation del divino nella cultura

Di Fuad Khalil. As-Safīr (5/11/2015). Traduzione di Carlotta Castoldi. I salafiti jihadisti, e in particolare i membri di Daesh (ISIS), ritengono che l’Islam definisca l’identità dell’individuo e della collettività e riconducono l’arretratezza musulmana alla distanza dalla religione originaria, aspirando quindi ad una riforma basata sul ritorno agli insegnamenti salafiti. Il mondo islamico costituisce un’unica comunità, […]

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IL 10 NOVEMBRE, A ROMA, SI PARLA DI SIRIA E NON SOLO…

Un appuntamento fortemente voluto da chi segue da anni le vicende delle rivolte arabe senza vederle attraverso il prisma deformante del megacomplotto, ma osservando da vicino e partecipando alla volontà dei popoli del Vicino Oriente di liberarsi da decenni di occupazione militare e coloniale, di dittature, di subordinazione agli interessi di potenze globali e regionali. […]

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Un appuntamento fortemente voluto da chi segue da anni le vicende delle rivolte arabe senza vederle attraverso il prisma deformante del megacomplotto, ma osservando da vicino e partecipando alla volontà dei popoli del Vicino Oriente di liberarsi da decenni di occupazione militare e coloniale, di dittature, di subordinazione agli interessi di potenze globali e regionali. […]

Siria: Kerry e Lavrov propongono nuovi colloqui

(Agenzie). Il Segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov in un incontro telefonico hanno discusso del rilancio di colloqui di pace tra le autorità siriane e le opposizioni. Durante la telefonata Kerry e Lavrov hanno anche affrontato il tema della lotta a Daesh e gli altri gruppi islamisti presenti in […]

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Sarà il Qatar la porta d’accesso al Golfo per l’Iran?

Di Ali Mamouri. Al-Monitor (04/11/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini. La mappa di alleanze in Medio Oriente sta cambiando rapidamente, influenzata da conflitti regionali e internazionali. Successivamente all’accordo sul nucleare  che l’Iran ha siglato a luglio e al miglioramento dei legami con l’Occidente in generale, diversi attori della regione hanno iniziato a riconsiderare le loro relazioni. […]

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Cucina libanese: hindbeh ‘atteh, tarassaco saltato con cipolle caramellate

Questa settimana andiamo in Libano a scoprire una ricetta semplicissima, ma davvero gustosa, il cui ingrediente sono le foglie si tarassaco (o cicoria spontanea): la hindbeh ‘atteh, tarassaco saltato con cipolle caramellate! Ingredienti: 2 mazzi di tarassaco o cicoria spontanea 4 cipolle grandi 4 spicchi d’aglio 125ml d’olio d’oliva 125ml di succo di limone Preparazione: Rimuovere […]

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Iran: divieto ai beni di consumo che simboleggiano presenza USA

(Agenzie). L’Iran mette al bando l’ingresso di beni di consumo che vengono dagli Stati Uniti. Lo ha dichiarato il ministro del Commercio e dell’Industria, Mohammad Reza Nematzadeh, proprio mentre il Paese si prepara alla revoca delle sanzioni economiche internazionali. “Al fine di incrementare la produzione nazionale, è necessario fermare l’ingresso di beni di consumo americani e vietare […]

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Libia: Leon sotto accusa per conflitto di interessi

(Agenzie). Il governo non riconosciuto della Libia ha accusato l’inviato delle Nazioni Unite Bernardino Leon di conflitto di interessi, dopo aver ottenuto un lavoro ben pagato ad Abu Dhabi, proprio mentre tentava di disinnescare la crisi libica. In una lettera indirizzata al capo delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il presidente del Congresso Generale Nazionale (GNC), Nouri Abusahmain, […]

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Nada El Hage e i libri che ti chiamano

Chi di voi ha già letto questo blog, sa quanto io adori errare tra gli scaffali delle librerie alla ricerca di nuovi libri. Alcune volte mi limito a osservare, a sbirciare qualche parola impressa sulla copertina, altre volte svaligio interi scaffali. Ci sono, però, delle occasioni in cui i libri mi chiamano, mentre cerco magari […]

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Siria: bombe russe vicino Palmira

(Agenzie). L’Aeronautica della Russia ha dichiarato di aver condotto degli attacchi aerei per colpire Daesh (ISIS) presso l’antica città di Palmira per la seconda volta questa settimana, sostenendo i suoi obiettivi erano lontani dai siti storici della Siria. Gli attacchi russi pare abbiano “distrutto un grande luogo fortificato in cui si nascondevano militanti di Daesh”, ha detto il ministero […]

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Egitto: la visita di al-Sisi a Londra

Di Nawaf al-Tamimi. Al-Arabi al-Jadeed (04/11/2015). Traduzione e sintesi di Paola Conti. Non è solo la nebbia a sovrastare la visita del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a Londra, né sono solo le rumorose proteste fuori dalla sede del governo britannico a turbare la serenità dei colloqui bilaterali tra al-Sisi ed il premier Cameron, ma un’offuscata […]

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Uccidere e distruggere: il rapporto Msf su Kunduz

In attesa che chi ha fatto il danno spieghi chi diede l’ordine e perché con un’indagine interna che tarda a vedere la luce, Medici senza frontiere, l’associazione umanitaria che il 3 ottobre scorso vide il suo ospedale a Kunduz bruciare dopo un bombardamento reiterato e senza possibilità di scampo, ha deciso di rendere pubblica – in attesa di una possibile indagine indipendente – la sua versione dei fatti. Presentato ieri a Kabul, il rapporto racconta dettagliatamente uno degli episodi più tragici di violazione del diritto umanitario. Le conclusioni sono infatti che alcuni pazienti bruciarono vivi nei loro letti e che alcuni membri dello staff furono decapitati e mutilati dai proiettili, spesso mentre tentavano di mettersi al riparo.


Il rapporto dice anche che nel centro traumatologico della città in mano ai talebani (che ieri hanno tentato un’altra azione a Kunduz ma sono stati respinti) e assediata dai soldati afgani con il sostegno dell’aviazione americana, non c’erano combattenti armati o combattimenti in corso, ma solo pazienti di entrambe le fazioni curati nei letti di un luogo che dovrebbe essere un tempio protetto. Infine che l’obiettivo del raid, derubricato dalla Nato a “incidente” ed “errore” aveva un chiaro obiettivo: «Da quanto accaduto nell’ospedale emerge che questo attacco è stato condotto allo scopo di uccidere e distruggere – ha detto Christopher Stokes, direttore generale di Msf – ma non sappiamo perché. Non abbiamo visto cosa è successo nella cabina di pilotaggio, né nelle catene di comando statunitense e afgana”.

Il rapporto, che si basa sulle testimonianze dirette dei sopravvissuti, ricostruisce con precisione quanto avvenne in circa un’ora di bombardamento, iniziato
tra le 2 e le 2.08 del mattino del 3 ottobre e conclusosi tra le 3 e le 3 e un quarto (trenta i morti – tra cui 13 membri dello staff medico e 10 pazienti. Sette i corpi non ancora identificati). Nel centro c’erano 105 malati e Msf stima che 3 o 4 fossero combattenti governativi mentre circa altri venti fossero talebani. Oltre a loro c’erano 140 persone dello staff nazionale e nove internazionali oltre a un delegato della Croce Rossa internazionale. Il raid era mirato: una serie di attacchi aerei multipli, precisi e sostenuti, hanno preso di mira – dice il dossier – l’edificio principale dell’ospedale, lasciando il resto delle strutture del compound di Msf relativamente intatte. Le coordinate GPS fornite alle parti in conflitto coincidono infatti perfettamente con l’edificio preso di mira. Le testimonianze dicono che, il primo reparto a essere colpito è stato la terapia intensiva, dove il personale stava assistendo pazienti immobilizzati (tra cui due bambini), alcuni dei quali attaccati ai ventilatori. Il personale che si stava occupando della terapia intensiva – dice Msf – è stato direttamente ucciso nel corso dei primi attacchi aerei o dal fuoco che ha poi inghiottito l’edificio. I pazienti non deambulanti del reparto sono bruciati nei loro letti.

L‘attacco si è poi spostato da Est a Ovest dell’edifico principale. I servizi di terapia intensiva, l’archivio, il laboratorio, il pronto soccorso, la radiologia, l’ambulatorio, il reparto di salute mentale, la fisioterapia e le sale operatorie sono stati distrutti dalla successiva ondata di attacchi. Il raid ha dunque coinvolto anche chi non era nell’edifico principale svegliandolo nel cuore della notte e addirittura, dice ancora il dossier, «…molti dello staff raccontano di aver visto persone prese di mira, probabilmente dall’aereo, mentre cercavano di fuggire dall’edificio principale dell’ospedale … altri riportano di spari che seguivano i movimenti delle persone in fuga. Alcuni medici di Msf e altro personale medico sono stati uccisi mentre cercavano di raggiungere un’altra zona del compound nel tentativo di mettersi in salvo».

Rispetto al fatto che si colpì l’ospedale per colpire i talebani, Msf chiarisce che nessun membro del personale ha segnalato la presenza di armi, combattenti armati o di combattimenti in corso all’interno del centro, prima o durante gli attacchi aerei. In compenso, quando sono arrivate le ambulanze di soccorso, i soldati afgani arrivati in contemporanea ne hanno approfittato per cercare guerriglieri ancora vivi.

Uccidere e distruggere: il rapporto Msf su Kunduz

In attesa che chi ha fatto il danno spieghi chi diede l’ordine e perché con un’indagine interna che tarda a vedere la luce, Medici senza frontiere, l’associazione umanitaria che il 3 ottobre scorso vide il suo ospedale a Kunduz bruciare dopo un bombardamento reiterato e senza possibilità di scampo, ha deciso di rendere pubblica – in attesa di una possibile indagine indipendente – la sua versione dei fatti. Presentato ieri a Kabul, il rapporto racconta dettagliatamente uno degli episodi più tragici di violazione del diritto umanitario. Le conclusioni sono infatti che alcuni pazienti bruciarono vivi nei loro letti e che alcuni membri dello staff furono decapitati e mutilati dai proiettili, spesso mentre tentavano di mettersi al riparo.


Il rapporto dice anche che nel centro traumatologico della città in mano ai talebani (che ieri hanno tentato un’altra azione a Kunduz ma sono stati respinti) e assediata dai soldati afgani con il sostegno dell’aviazione americana, non c’erano combattenti armati o combattimenti in corso, ma solo pazienti di entrambe le fazioni curati nei letti di un luogo che dovrebbe essere un tempio protetto. Infine che l’obiettivo del raid, derubricato dalla Nato a “incidente” ed “errore” aveva un chiaro obiettivo: «Da quanto accaduto nell’ospedale emerge che questo attacco è stato condotto allo scopo di uccidere e distruggere – ha detto Christopher Stokes, direttore generale di Msf – ma non sappiamo perché. Non abbiamo visto cosa è successo nella cabina di pilotaggio, né nelle catene di comando statunitense e afgana”.

Il rapporto, che si basa sulle testimonianze dirette dei sopravvissuti, ricostruisce con precisione quanto avvenne in circa un’ora di bombardamento, iniziato
tra le 2 e le 2.08 del mattino del 3 ottobre e conclusosi tra le 3 e le 3 e un quarto (trenta i morti – tra cui 13 membri dello staff medico e 10 pazienti. Sette i corpi non ancora identificati). Nel centro c’erano 105 malati e Msf stima che 3 o 4 fossero combattenti governativi mentre circa altri venti fossero talebani. Oltre a loro c’erano 140 persone dello staff nazionale e nove internazionali oltre a un delegato della Croce Rossa internazionale. Il raid era mirato: una serie di attacchi aerei multipli, precisi e sostenuti, hanno preso di mira – dice il dossier – l’edificio principale dell’ospedale, lasciando il resto delle strutture del compound di Msf relativamente intatte. Le coordinate GPS fornite alle parti in conflitto coincidono infatti perfettamente con l’edificio preso di mira. Le testimonianze dicono che, il primo reparto a essere colpito è stato la terapia intensiva, dove il personale stava assistendo pazienti immobilizzati (tra cui due bambini), alcuni dei quali attaccati ai ventilatori. Il personale che si stava occupando della terapia intensiva – dice Msf – è stato direttamente ucciso nel corso dei primi attacchi aerei o dal fuoco che ha poi inghiottito l’edificio. I pazienti non deambulanti del reparto sono bruciati nei loro letti.

L‘attacco si è poi spostato da Est a Ovest dell’edifico principale. I servizi di terapia intensiva, l’archivio, il laboratorio, il pronto soccorso, la radiologia, l’ambulatorio, il reparto di salute mentale, la fisioterapia e le sale operatorie sono stati distrutti dalla successiva ondata di attacchi. Il raid ha dunque coinvolto anche chi non era nell’edifico principale svegliandolo nel cuore della notte e addirittura, dice ancora il dossier, «…molti dello staff raccontano di aver visto persone prese di mira, probabilmente dall’aereo, mentre cercavano di fuggire dall’edificio principale dell’ospedale … altri riportano di spari che seguivano i movimenti delle persone in fuga. Alcuni medici di Msf e altro personale medico sono stati uccisi mentre cercavano di raggiungere un’altra zona del compound nel tentativo di mettersi in salvo».

Rispetto al fatto che si colpì l’ospedale per colpire i talebani, Msf chiarisce che nessun membro del personale ha segnalato la presenza di armi, combattenti armati o di combattimenti in corso all’interno del centro, prima o durante gli attacchi aerei. In compenso, quando sono arrivate le ambulanze di soccorso, i soldati afgani arrivati in contemporanea ne hanno approfittato per cercare guerriglieri ancora vivi.

Afghanistan: MSF “attacco ospedale non è stato un errore”

(Agenzie).  I responsabili dell’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF) ha dichiarato che ritiene difficile credere che l’attacco degli Stati Uniti all’ospedale afgano dello scorso mese sia stato un errore. Almeno 30 persone sono state uccise quando l’ospedale di Kunduz è stato colpito  il 3 ottobre scorso, mentre le forze governative afgane stavano combattendo per riprendere il controllo della città […]

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Le sanzioni amministrative di Israele contro i palestinesi di Gerusalemme Est

Di Daoud Kuttab. Middle East Monitor (03/11/2015), Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Gerusalemme Est deve far fronte a varie sfide e difficoltà. I 300.000 palestinesi di Gerusalemme sono stati tagliati fuori dal processo politico iniziato con gli Accordi di Oslo e non è stato permesso loro di avere una leadership. Mentre i palestinesi di tutte […]

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Turchia annuncia operazione militare contro Daesh in Iraq

(Agenzie). La Turchia ha in programma di lanciare un’operazione militare contro Daesh (ISIS) in Iraq in un prossimo futuro. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Feridun Sinirlioglu, durante una conferenza sul futuro del Medio Oriente tenutasi a Erbil, nella regione curda del nord dell’Iraq. “Daesh minaccia il nostro stile di vita e sicurezza. Abbiamo in programma […]

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Iran: servono anni per ritornare esportatore di petrolio di un tempo

(Agenzie). L’ambizione dell’Iran di riconquistare la sua piena capacità di esportazione del petrolio, dopo la revoca delle sanzioni internazionali, richiederà diversi anni. L’arabo Petroleum Investment Corp (APICORP) ha dichiarato in un rapporto che la repubblica islamica riuscirà ad aggiungere solo 400.000 barili al giorno entro la fine del prossimo anno e altri 300.000 barili al giorno entro […]

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Yemen: ambasciatore saudita ONU ottimista su colloqui

(Agenzie). L’ambasciatore saudita presso le Nazioni Unite, Abdallah al-Mouallimi, si è dichiarato ottimista sul nuovo round di colloqui di pace per lo Yemen che decolleranno questo mese, dopo molte settimane di preparazione. “Siamo ottimisti. Siamo fiduciosi che i colloqui si svolgeranno”, ha detto al-Mouallimi, durante un incontro con i leader della comunità yemenita negli Stati Uniti. Anche secondo l’inviato ONU […]

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Piccoli e grandi giochi nell’Oceano indiano

La mappa è tratta dal sito della Bbc

Il presidente delle Maldive Abdulla Yameen Gayoom ha dichiarato dalla mezzanotte di ieri lo stato di emergenza per trenta giorni, una misura che sospende le libertà fondamentali con effetto immediato. Lo stato di emergenza consegna il piccolo arcipelago nell’Oceano indiano alle forze di sicurezza in un Paese che non esita a usare il pugno di ferro quando il potere si sente minacciato. E così, mentre si era alla vigilia di una manifestazione di piazza indetta dall’opposizione del Maldiavian Democratic Party, la decisione del palazzo azzera proteste e contestazioni. Abdulla è un uomo di polso. Ha appena fatto arrestare il suo vice presidente Ahmed Adeeb, accusato di aver ordito il suo assassinio con una bomba piazzata sulla barca presidenziale: il presidente l’ha scampata ma sua moglie è rimasta ferita. Non sembra però ci siano prove evidenti né che si sia trattato di un attentato, né che la mente di un supposto golpe ai suoi danni fosse il suo vice. L’atmosfera è comunque tesa. Il procuratore generale di Male ha detto che la polizia ha trovato esplosivi e armi e che lunedi è stata disinnescata una bomba nascosta vicino al palazzo presidenziale. Insomma, aria di colpo di stato anche se per ora il golpe lo sta facendo il presidente.

Può darsi che gli ardori si spengano e che il capo dello Stato si limitai a far piazza pulita degli avversari (l’ex presidente Mohamed Nasheed, capo del Partito d’opposizione, è stato incarcerato due volte e l’ultima grazie alla legge anti terrorismo) ma può darsi anche che la situazione diventi esplosiva come già accaduto in passato in questo microcosmo insulare di 300 kmq con 330mila abitanti. Piccoli giochi forse, ma che hanno comunque a che vedere con un gioco assai più ampio. La stabilità delle Maldive è importante per l’India che, acquisito nuovamente il controllo sullo Sri Lanka, non vuole certo perdere quello sulle Maldive, pedina geostrategica nel vasto Oceano indiano. Come strategici sono i rapporti diplomatici. Male li tiene stretti con tutti, indiani, americani, srilankesi. Ma anche con la Cina: nel 2014 nelle piccole Maldive si è recato in visita Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista cinese, presidente della Repubblica Popolare e capo della Commissione militare centrale. Una visita che forse non è passata inosservata. Adullah Yameen Gayoom era già in sella, dal novembre del 2013.

Piccoli e grandi giochi nell’Oceano indiano

La mappa è tratta dal sito della Bbc

Il presidente delle Maldive Abdulla Yameen Gayoom ha dichiarato dalla mezzanotte di ieri lo stato di emergenza per trenta giorni, una misura che sospende le libertà fondamentali con effetto immediato. Lo stato di emergenza consegna il piccolo arcipelago nell’Oceano indiano alle forze di sicurezza in un Paese che non esita a usare il pugno di ferro quando il potere si sente minacciato. E così, mentre si era alla vigilia di una manifestazione di piazza indetta dall’opposizione del Maldiavian Democratic Party, la decisione del palazzo azzera proteste e contestazioni. Abdulla è un uomo di polso. Ha appena fatto arrestare il suo vice presidente Ahmed Adeeb, accusato di aver ordito il suo assassinio con una bomba piazzata sulla barca presidenziale: il presidente l’ha scampata ma sua moglie è rimasta ferita. Non sembra però ci siano prove evidenti né che si sia trattato di un attentato, né che la mente di un supposto golpe ai suoi danni fosse il suo vice. L’atmosfera è comunque tesa. Il procuratore generale di Male ha detto che la polizia ha trovato esplosivi e armi e che lunedi è stata disinnescata una bomba nascosta vicino al palazzo presidenziale. Insomma, aria di colpo di stato anche se per ora il golpe lo sta facendo il presidente.

Può darsi che gli ardori si spengano e che il capo dello Stato si limitai a far piazza pulita degli avversari (l’ex presidente Mohamed Nasheed, capo del Partito d’opposizione, è stato incarcerato due volte e l’ultima grazie alla legge anti terrorismo) ma può darsi anche che la situazione diventi esplosiva come già accaduto in passato in questo microcosmo insulare di 300 kmq con 330mila abitanti. Piccoli giochi forse, ma che hanno comunque a che vedere con un gioco assai più ampio. La stabilità delle Maldive è importante per l’India che, acquisito nuovamente il controllo sullo Sri Lanka, non vuole certo perdere quello sulle Maldive, pedina geostrategica nel vasto Oceano indiano. Come strategici sono i rapporti diplomatici. Male li tiene stretti con tutti, indiani, americani, srilankesi. Ma anche con la Cina: nel 2014 nelle piccole Maldive si è recato in visita Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista cinese, presidente della Repubblica Popolare e capo della Commissione militare centrale. Una visita che forse non è passata inosservata. Adullah Yameen Gayoom era già in sella, dal novembre del 2013.

Egitto: El Sisi pensa che la Fratellanza possa avere un ruolo nel Paese

(Agenzie). Il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi ha dichiarato, in un’intervista con la BBC che verrà trasmessa giovedì, che potrebbe adottare una posizione più indulgente nei confronti della Fratellanza Musulmana, che lui stesso ha etichettato come gruppo terroristico. El Sisi ha dichiarato che il movimento islamista potrebbe invece avere un ruolo importante da giocare sulla scena […]

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Iran: due attrici costrette all’esilio per aver pubblicato foto senza velo

(El País). Due attrici iraniane, Sadaf Taherian e Chakameh Chamanmah, si sono viste costrette a lasciare il Paese dopo che le autorità le hanno etichettate come “immorali”, impedendogli di tornare a recitare. Il loro crimine? Aver postato online delle foto nelle quali non indossano il velo. La Taherian, che si è rifugiata nel vicino emirato di Dubai, […]

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OPEC: pressioni Algeria per revisione delle quote OPEC

(Agenzie). Cresce il sostegno dei membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) sulla proposta fatta da Algeria e Iran di rivalutazione dei rapporti interni dell’OPEC. I due Paesi chiedono una revisione al sistema di quote del gruppo, bloccato dal 2011. I suggerimenti sono contenuti in 11 pagine di commenti provenienti dai paesi membri alla relazione di 44 pagine, […]

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Turchia: possibile referendum per sistema presidenziale esecutivo

(Agenzie). La Turchia potrebbe indire un referendum per la modifica della costituzione per creare un sistema presidenziale esecutivo, secondo quanto riferito dal portavoce del presidente Tayyip Erdogan . Ibrahim Kalin ha parlato tre giorni dopo il raggiungimento del AKP della maggioranza assoluta alle elezioni, una vittoria per Erdogan, la cui forte ambizione per i poteri presidenziali poggia sul parlamento […]

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Libia: El Sisi invoca aiuto NATO

(Agenzie). Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha chiesto alle potenze della NATO di aiutare a ricostruire la Libia. In visita a Londra per discutere di cooperazione e sicurezza con il Primo Ministro David Cameron, El Sisi ha dichiarato al giornale inglese The Daily Telegraph che “la Libia è una minaccia per tutti noi. Se non c’è un governo, allora questo […]

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Il Medio Oriente nel prossimo secolo

Di Khaled Diab. Al-Jazeera (02/11/2015). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Il destino del Medio Oriente è stato suggellato nelle trincee insanguinate della Prima Guerra Mondiale. Dalle ceneri fumanti dell’Impero Ottomano sono sorti sogni di libertà nazionale, annientati dall’imperialismo europeo, dal dispotismo post coloniale e dal neocolonialismo. Ma cosa ha in serbo il prossimo secolo […]

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LA BUFALA DELL’UFFICIALE ISRAELIANO CATTURATO INSIEME A MEMBRI DELL’ISIS

Articolo 21, portale dedicato all’informazione, ha pubblicato un mio articolo in merito ad una vicenda che da un paio di settimane sta tenendo banco sul web e sui social network: l’arresto, avvenuto nella zona di Mosul da parte delle “forze popolari irachene” (le milizie sciite sostenute da Teheran), di un colonnello israeliano impegnato in attività […]

LA BUFALA DELL’UFFICIALE ISRAELIANO CATTURATO INSIEME A MEMBRI DELL’ISIS

Articolo 21, portale dedicato all’informazione, ha pubblicato un mio articolo in merito ad una vicenda che da un paio di settimane sta tenendo banco sul web e sui social network: l’arresto, avvenuto nella zona di Mosul da parte delle “forze popolari irachene” (le milizie sciite sostenute da Teheran), di un colonnello israeliano impegnato in attività […]

Russia: mantenere Assad al potere in Siria non è fondamentale

(Agenzie). Mantenere il presidente siriano Bashar al-Assad al potere in Siria non è di fondamentale importanza per la Russia. Lo ha riportato l’agenzia di stampa locale RIA, citando il ministero degli Esteri russo, e segnalando così un cambiamento di politica nei confronti di un alleato di lunga data per Mosca. Quando è stato chiesto se mantenere Assad in Siria […]

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Iran: arrestati due giornalisti riformisti

(Agenzie). Le autorità iraniane hanno arrestato due giornalisti, Issa Saharkhiz e Ehsan Mazandarani, dichiaratamente favorevoli alle riforme nel Paese. Lo ha riportato l’agenzia di stampa ILNA, che si trova vicino ai riformisti del paese, senza dire quando i due sono stati arrestati o sulla base di quali accuse. Saharkhiz era stato rilasciato nel 2013 dopo aver scontato tre anni […]

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Iran: una nuova ondata di repressione in arrivo

Di Akbar Ganji. Teheran Bureau – The Guardian (02/11/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Un discorso tenuto da Ali Khamenei, leader supremo dell’Iran, il 7 ottobre ai comandanti e agli ufficiali della marina iraniana ha catturato l’attenzione internazionale. Khamenei, rinnegando quanto affermato il 9 aprile, ha dichiarato che aveva vietato qualsiasi negoziato con gli […]

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Arabia Saudita: Jahanamiya, una rivista femminile di scrittura creativa

(Agenzie). Jahanamiya è una rivista letteraria che raccoglie prosa, saggistica e poesia scritta da donne dell’Arabia Saudita. Ogni numero ha un tema centrale intorno al quale vertono tutti gli scritti. La prima pubblicazione, uscita nell’agosto scorso, era intitolata “ Caffè arabo” e comprendeva dieci pezzi in inglese e arabo, ognuno dei quali affiancati a un’opera d’arte. La seconda, prevista per […]

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Turchia: ondata di arresti su sostenitori opposizione, condanna occidentale

(Agenzie). Agenzie di stampa statali turche hanno riferito che la polizia ha effettuato incursioni in 18 province della Turchia e arrestato almeno 44 persone collegate al movimento islamista moderato di Fethullah Gulen, oppositore numero uno del presidente Erdogan residente negli USA dal 2013. Le incursioni arrivano a due giorni dalle elezioni generali, nelle quali il partito di […]

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Siria: inviato ONU de Mistura lascia Damasco per Ankara, poi a Mosca

(Agenzie). L’inviato speciale in Siria delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, si è diretto in Turchia dopo la sua visita a Damasco, dove ha fatto appello all’imposizione di un cessate-il-fuoco per favorire gli sforzi diplomatici al raggiungimento di una soluzione politica al conflitto nel Paese. Nel frattempo, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha […]

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Lesbo. Accoglienza e nostalgia

Sono uomini e donne in cammino, che lasciano tutto in cerca di un approdo sicuro. Guardano l’orizzonte che si chiama Europa e non si fermano mai. Eppure, la cosa più difficile da raccontare non è la morte o la guerra. Ma la nostalgia. 

 

 

 

05 Dicembre 2015
di: 
Marta Malaspina da Lesbo

Palestina: esercito israeliano chiude stazione radio sospetta

(Agenzie). L’esercito israeliano ha fatto incursione nella sede della stazione radio palestinese Al-Hurria, a Hebron, e ne ha confiscato il materiale in quanto sospettata di essere usata per incitare attacchi contro gli israeliani in Cisgiordania. Secondo l’esercito, la stazione radio incoraggiava gli attacchi con i coltelli e elogiava gli assalitori. L’attuale spirale di violenza che sta […]

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Egitto, incidente aereo Sinai: El Sisi rifiuta la ‘propaganda’ di Daesh

(Agenzie). Il presidente egiziano Abeld Fattah El Sisi ha respinto le dichiarazioni di Daesh (ISIS) nel rivendicare la responsabilità per l’aereo russo abbattuto nel Sinai, definendole come “propaganda” da parte del gruppo estremista. El Sisi ha dichiarato che la rivendicazione di Daesh è “un modo per arrecare danno alla stabilità e alla sicurezza dell’Egitto e all’immagine […]

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Gli Stati Uniti inviano cinquanta soldati in Siria

Di Abdulrahman al-Rashed, Al-Sharq Al-Awsat (02/11/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. La Siria oggi ospita diverse forze militari: in primis Daesh (ISIS) e altre organizzazioni di Al-Qaeda, con un esercito di oltre 30 mila soldati, e poi i russi con circa tremila uomini. Di recente anche il governo americano ha deciso per l’invio di […]

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Iraq. L’Europa: il sogno o la morte

Ameer, Maha, Shamiran sono soltanto alcuni delle migliaia di iracheni e siriani che stanno lasciando il paese per ricominciare una nuova vita. Volti, sogni, lauree e ragioni diverse, dietro numeri che non si conoscono e traumi di cui Daesh è responsabile solo in parte.

 

 

03 Novembre 2015
di: 
Stefano Nanni da Duhok – Kurdistan iracheno

La letteratura italiana in arabo da Dante a Valeria Parrella e viceversa

Il 19 e 20 ottobre scorsi l’Istituto italiano di cultura del Cairo (IIC Cairo) ha ospitato la presentazione della traduzione in arabo del romanzo di Valeria Parrella dal titolo Lo spazio bianco (Einaudi 2010).  Il romanzo è stato tradotto dall’italiano da Halima Khattab e pubblicato dalla casa editrice italo-egiziana Baad del-Bahr curata da Stefania Angarano, … Continua a leggere La letteratura italiana in arabo da Dante a Valeria Parrella e viceversa

La letteratura italiana in arabo da Dante a Valeria Perrella e viceversa

Il 19 e 20 ottobre scorsi l’Istituto italiano di cultura del Cairo (IIC Cairo) ha ospitato la presentazione della traduzione in arabo del romanzo di Valeria Parrella dal titolo Lo spazio bianco (Einaudi 2010).  Il romanzo è stato tradotto dall’italiano da Halima Khattab e pubblicato dalla casa editrice italo-egiziana Baad del-Bahr curata da Stefania Angarano, … Continua a leggere La letteratura italiana in arabo da Dante a Valeria Perrella e viceversa

Nasce Mùses, Accademia europea delle essenze

mases 110A Savigliano, città del Cuneese, l’unico polo museale al mondo con una simile proposta culturale.Laboratori didattici, installazioni artistiche-sensoriali e spazi d’interazione dedicati alla storia e alla tecnologia del profumo. Presenti capolavori di Franz Staehler, Angela Colonna, Kensuke Koike, Ryts Monet, Roberto Pugliese, Tamara Repetto, Maja Smrekar, Andrej Strehovec, Špela Volčič.

Nasce Mùses, Accademia europea delle essenze

mases 110A Savigliano, città del Cuneese, l’unico polo museale al mondo con una simile proposta culturale.Laboratori didattici, installazioni artistiche-sensoriali e spazi d’interazione dedicati alla storia e alla tecnologia del profumo. Presenti capolavori di Franz Staehler, Angela Colonna, Kensuke Koike, Ryts Monet, Roberto Pugliese, Tamara Repetto, Maja Smrekar, Andrej Strehovec, Špela Volčič.

Nasce Mùses, Accademia europea delle essenze

mases 110A Savigliano, città del Cuneese, l’unico polo museale al mondo con una simile proposta culturale.Laboratori didattici, installazioni artistiche-sensoriali e spazi d’interazione dedicati alla storia e alla tecnologia del profumo. Presenti capolavori di Franz Staehler, Angela Colonna, Kensuke Koike, Ryts Monet, Roberto Pugliese, Tamara Repetto, Maja Smrekar, Andrej Strehovec, Špela Volčič.

Nasce Mùses, Accademia europea delle essenze

mases 110A Savigliano, città del Cuneese, l’unico polo museale al mondo con una simile proposta culturale.Laboratori didattici, installazioni artistiche-sensoriali e spazi d’interazione dedicati alla storia e alla tecnologia del profumo. Presenti capolavori di Franz Staehler, Angela Colonna, Kensuke Koike, Ryts Monet, Roberto Pugliese, Tamara Repetto, Maja Smrekar, Andrej Strehovec, Špela Volčič.

“Cani Sciolti”, la vita di giovani egiziani

canisciolti 110Il libro di Muhammad Aladdin, scrittore e sceneggiatore egiziano, è una storia tragicomica dopo il fallimento della Primavera araba, con in sottofondo la vita odierna dei giovani egiziani di classe media, figli del boom demografico degli anni 70-80. Ogni speranza è svanita. Non c’è più nessun sogno di giustizia. C’è solo la ricerca dello sballo.

“Cani Sciolti”, la vita di giovani egiziani

canisciolti 110Il libro di Muhammad Aladdin, scrittore e sceneggiatore egiziano, è una storia tragicomica dopo il fallimento della Primavera araba, con in sottofondo la vita odierna dei giovani egiziani di classe media, figli del boom demografico degli anni 70-80. Ogni speranza è svanita. Non c’è più nessun sogno di giustizia. C’è solo la ricerca dello sballo.

“Cani Sciolti”, la vita di giovani egiziani

canisciolti 110Il libro di Muhammad Aladdin, scrittore e sceneggiatore egiziano, è una storia tragicomica dopo il fallimento della Primavera araba, con in sottofondo la vita odierna dei giovani egiziani di classe media, figli del boom demografico degli anni 70-80. Ogni speranza è svanita. Non c’è più nessun sogno di giustizia. C’è solo la ricerca dello sballo.

Tunisia, Nobel e realtà difficile

sousse 110Il riconoscimento del 9 ottobre per un paese in ginocchio ma che non ha bloccato l’impegno nella democratizzazione, non è più di tanto considerato dai tunisini alle prese con un grave disagio sociale ed economico. In aumento i suicidi. L’attacco a Sousse ha causato il crollo del turismo.

Tunisia, Nobel e realtà difficile

sousse 110Il riconoscimento del 9 ottobre per un paese in ginocchio ma che non ha bloccato l’impegno nella democratizzazione, non è più di tanto considerato dai tunisini alle prese con un grave disagio sociale ed economico. In aumento i suicidi. L’attacco a Sousse ha causato il crollo del turismo.

Tunisia, Nobel e realtà difficile

sousse 110Il riconoscimento del 9 ottobre per un paese in ginocchio ma che non ha bloccato l’impegno nella democratizzazione, non è più di tanto considerato dai tunisini alle prese con un grave disagio sociale ed economico. In aumento i suicidi. L’attacco a Sousse ha causato il crollo del turismo.

Rapporto sulle economie del Mediterraneo: a Roma mercoledì 4 novembre

Il «Rapporto sulle economie del Mediterraneo» giunge quest’anno alla undicesima edizione. Pubblicazione originale nel panorama italiano per il taglio sia economico sia politico dei saggi di cui si compone, oltre ad aggiornare lo stato dei diversi ambiti d’interesse presi in esame, il Rapporto da sempre propone linee interpretative, presenta fatti, offre dati aggiornati, confermandosi strumento […]

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In pochi mesi, la Turchia ha cambiato faccia

Di Serkan Demirtaş. Hurriyet Daily News (02/11/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. I risultati delle elezioni del 1° novembre sono chiari: il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) ha ottenuto circa il 9% di voti rispetto allo scorso giugno e ha riguadagnato il terreno perduto. I tre partiti di opposizione, al contrario, hanno perso un bel po’ […]

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In Tunisia “unità nazionale” contro la democrazia

Monica Marks All’inizio di ottobre 2015 è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace a quattro organizzazioni della società civile tunisina: l’Unione Generale Tunisina del Lavoro (UGTT), l’unione Tunisina del commercio e dell’artigianato (Utica, organizzazione padronale), la Lega Tunisina dei Diritti dell’uomo (LTDH) e l’Ordine degli avvocati. Nel 2013 questo gruppo, noto con il nome di “ Quartetto, per […]

Romanziere egiziano accusato di offesa alla morale

Il giornalista e scrittore Ahmed Naje è stato convocato al tribunale penale per la pubblicazione su Akhbar al-Adab di un estratto del suo romanzo “L’uso della Vita”. Naje e il redattore capo diAkhbar al-Adab  Tarek al-Taher sono stati convocati al tribunale penale per la presenza nel capitolo pubblicato di “contenuti sessuali osceni.” Il capitolo (che può esser […]

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Marocco: Salvini scopre la via di Damasco, a Rabat

(Fonti: le dichiarazioni di Salvini, prima e dopo il viaggio a Rabat, Marocco). Prima. Roma, 24 nov. “Io in Marocco ci andrò da qui a breve per cercare di discutere come evitare che la gente parta da la, e quanto dobbiamo contribuire perché non c’e’ niente di gratis”. Lo ha detto Matteo Salvini ai microfoni di […]

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I talebani e Daesh

Mi permetto di consigliare il video di Al Jazeera, ISIL and the Taliban, reportage da Kunar roccaforte di Daesh in Afghanistan

I talebani e Daesh

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Mediterraneo, ONU: numero migranti altissimo nel mese di ottobre

(Agenzie). Sono più di 218 mila i migranti e i rifugiati che nel solo mese di ottobre 2015 hanno attraversato il Mar Mediterraneo per cercare di raggiungere l’Europa, un numero che quasi equivale al totale dei migranti di tutto il 2014. “Lo scorso mese il numero di arrivi è stato da record”, ha detto il […]

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Iraq: parlamento vota mozione per limitare poteri primo ministro

(Agenzie). Il parlamento iracheno ha votato oggi, lunedì, una mozione per impedire al governo di far passare le riforme senza aver prima avuto l’approvazione da parte dei legislatori, mossa mirata a limitare i poter del primo ministro Haidar al-Abdi, secondo quanto riferito dagli stessi parlamentari. La camera ha voluto compiere questo passo dopo che Abadi ha […]

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Iran: iniziata attuazione accordo sul nucleare

(Agenzie). L’Iran ha dato inizio alla fase preliminare dell’accordo sul nucleare, stipulato con le potenze del 5+1 lo scorso luglio. “Abbiamo iniziato il lavoro preliminare”, ha dichiarato il capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, secondo l’agenzia stampa giapponese Kyodo. Salehi ha aggiunto che le misure messe in atto in questa fase prevedono anche la […]

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Turchia: l’AKP riconquista la maggioranza al parlamento

(Agenzie). A dispetto delle analisi che avevano previsto il confermarsi dei risultati delle elezioni di giugno, il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Recep Tayyip Erdogan e del primo ministro Ahmet Davutoglu si è aggiudicato i voti sufficienti a riconquistare la maggioranza nel parlamento turco. Secondo i dati preliminari, l’AKP si è aggiudicato 317 seggi […]

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Obama ci prova, ma non è in grado

Di Jihad El Khazen. Al-Hayat (31/10/2015). Traduzione e sintesi Federico Seibusi. Il presidente Barack Obama pensa di inviare truppe di terra sul fronte in Iraq e Siria; e probabilmente, queste forze intraprenderanno operazioni speciali sul territorio siriano per la prima volta. La lotta nei due paesi è appena entrata in una situazione molto complicata in […]

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Turchia: ultimato il conteggio dei voti, AKP dichiara vittoria

(Agenzie). In base al conteggio dei voti, il Partito Giustizia e Sviluppo si sarebbe aggiudicato la maggioranza al parlamento turco. L’AKP si sarebbe infatti aggiudicato il 49,5% dei voti. Nel frattempo, scontri sono scoppiati nella città di Diyarbakir nel sud-est della Turchia, regione a maggioranza curda, dopo la diffusione dei primi esiti delle elezioni parlamentari svoltesi oggi. […]

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Arabia Saudita: finalmente le donne avranno documenti di identità

(Agenzie). Lo scorso 13 ottobre, i membri del Consiglio della Shura in Arabia Saudita hanno votato (96 contro 28) in favore di vari emendamenti della legge sullo status civile mirati a promuovere la cittadinanza femminile e volti a eliminare qualsiasi forma di discriminazione contro le donne. Uno dei più importanti emendamenti è quello dell’art. 23 della legge, […]

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Turchia: con la metà dei voti contati, l’AKP è in testa

(Agenzie). Secondo i primi exit poll alla chiusura dei seggi del nuovo turno di elezioni parlamentari in Turchia, il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Recep Tayyip Erdogan sembra essere sulla giusta strada per recuperare la maggioranza e avere così la possibilità di formare un governo senza coalizioni. Secondo quanto riportato dalla TV turca, […]

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Giordania: 28 milioni dall’UE per i rifugiati

(Agenzie). L’Unione Europea ha annunciato che invierà alla Giordania altri 28 milioni di euro per aiutare il Paese a gestire e soddisfare i bisogni dei rifugiati siriani in vista dell’inverno. Con questa ultima tranche di aiuti, l’UE ha finora speso 198 milioni di euro per l’assistenza umanitaria globale. Christos Stylianides, Commissario europeo per le questioni […]

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Borders are there to be crossed

The International Book Fair in Torino, the second largest Book Fair in Europe, has announced that Saudi Arabia will no longer be the guest of honour in its 2016 event. Instead, next year’s fair will focus on Arab Literature more broadly. This move breaks with the fair’s long tradition of hosting a different country eachRead more

Borders are there to be crossed

The International Book Fair in Torino, the second largest Book Fair in Europe, has announced that Saudi Arabia will no longer be the guest of honour in its 2016 event. Instead, next year’s fair will focus on Arab Literature more broadly. This move breaks with the fair’s long tradition of hosting a different country eachRead more

Borders are there to be crossed

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Siria: inviato ONU a Damasco, incontro con ministro Esteri post-Vienna

(Agenzie). L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, si è recato a Damasco per incontrare il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem. Secondo varie fonti, i due discuteranno delle conclusioni dei negoziati che si sono svolti a Vienna sulla situazione siriana. Nella capitale austriaca, i rappresentanti diplomatici di Unione Europea, ONU e 17 […]

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Bahrein: al via la costruzione della prima base militare britannica

(Agenzie). In Bahrein sono iniziati i lavori per la costruzione della prima base militare britannica permanente in Medio Oriente dal 1971. La nuova base fa parte di un accordo, concluso lo scorso anno, tra Londra e Manama al fine di aumentare la cooperazione bilaterale nell’affrontare le minacce che incombono sulla sicurezza della regione. Secondo quanto […]

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Turchia: urne aperte nel mezzo delle tensioni

(Agenzie). La Turchia è chiamata al voto oggi, domenica, per quelle che sono state definite le elezioni più cruciali della storia del Paese degli ultimi anni, nel mezzo delle tensioni causate dalla minaccia jihadista e dal riaggravarsi della questione curda. Sono più di 54 milioni gli elettori che andranno al voto in poco più di […]

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Non è colpa della religione

Di Soumaya Ghannouchi. Middle East Monitor (30/10/2015). Traduzione e sintesi Ismahan Hassen. Dalla questione irlandese ai conflitti in Medio Oriente, anche se a tutti quelli che sono ai ferri corti capita di appartenere a confessioni diverse (cattolici e protestanti, ebrei, musulmani e cristiani), essi non sono “venuti alle mani” a causa della loro appartenenza religiosa. […]

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Myanmar: questo Paese non è per musulmani

I due sfidanti del voto di domenica:
 Aung San Suu Kyi della Lnd
 Thein Sein, premier e capo dell’Usdp

Sono una novantina i partiti che si proporranno al voto dell’8 di novembre in Myanmar quando si svolgeranno le elezioni generali: le prime da che al governo – dal 2011 – non ci sono più uomini in divisa. Ma il timore che i militari e le loro milizie – che appoggiano il partito di governo – possano intimidire e minacciare chi si reca alle urne orientando il voto è una possibilità non troppo remota che è stata appena denunciata da un rapporto di Human Rights Wath.

 C‘è di più: secondo un membro del maggior partito di opposizione, che fa capo alla Nobel birmana Aung San Suu Kyi, i suoi leader hanno messo in piedi una vera e propria purga dei candidati musulmani nelle liste elettorali: la leadership della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) è spaventata – ha spiegato il personaggio ad Al Jazeera – dalla possibilità che il risveglio di un razzismo che vorrebbe difendere la purezza della razza e la religione della maggioranza e che si è scatenato negli ultimi anni contro la minoranza musulmana – il picco massimo si è verificato nel 2012 – riemerga facendosi propaganda elettorale. Un timore che l’ha decisa a espellere dalle fila dei suoi oltre mille candidati (regionali e nazionali) chiunque abbia il marchio del credo di Maometto, nonostante i musulmani in Birmania siano circa 5 milioni il che fa di loro una percentuale rilevante della popolazione del Paese: 48 milioni.

Nemmeno nelle liste del Partito della solidarietà e dello sviluppo al governo (Usdp) – sostenuto dai militari anche se veste abiti civili – ci saranno ovviamente musulmani. La pulizia etnico politica penalizza in particolare una comunità nel mirino da anni e bistrattata da sempre: i Rohingya, che una recente indagine di un gruppo di ricercatori della Yale Law School (la scuola universitaria di diritto della Yale Univesity con sede in Connecticut) sostiene siano stati oggetto di azioni od omissioni da parte del governo birmano che potrebbero addirittura configurare un’accusa di genocidio. Nello Stato del Rakhine (Arakan), a oltre un milione di musulmani rohingya è stata negata la cittadinanza sostenendo che si tratta di “bengalesi” immigrati. Un’accusa diventata pogrom verso la comunità che vive al confine con l’India e che recentemente è stata al centro di una fuga di massa via mare per cercare altrove rifugio. Ma rohingya o meno, il reato è essere di fede islamica. Meglio prevenire polemiche e strumentalizzazioni: che non si presentino né abbiano deputati. Che stiano insomma fuori dal gioco elettorale il cui aspetto “democratico” acquista dunque un colore molto opaco. I metodi sono stati ovviamente “legali” perché molti musulmani non hanno i documenti in regola e dunque è stato facile per le commissioni elettorali spuntare i loro nomi dalle liste.

Ashin Wirathu: la prima pagina
di
Time ma a che titolo

La Lega teme dunque l’ondata nazionalista identitaria e religiosa che si è fatta sentire negli ultimi anni grazie soprattutto alla Ma Ba Tha o Associazione patriottica del Myanmar (Pab) anche chiamata Associazione per la protezione della razza e della religione. La religione è quella del compassionevole Gautama Budda nella sua accezione Theravada. Ma Ba Tha è un’organizzazione nata formalmente nel 2014 e formata da un board di una cinquantina di membri tra cui spiccano accademici e soprattutto monaci, come Ashin Wirathu, un buddista estremista finito in galera nel 2003 per incitamento all’odio ma poi rilasciato nel 2010. Ideologo di un Paese puro senza “bin Laden birmani”, è anche il protettore del Movimento 969, un gruppo oltranzista islamofobo. La propaganda di personaggi come Ashin Wirathu – per citare il più noto – le azioni degli islamofobi e l’appoggio o la chiusura di entrambi gli occhi da parte delle forze di sicurezza, non solo ha permesso le azioni violente contro i rohingya nel 2012 (diverse vittime e 90mila sfollati) ma ha prodotto effetti legislativi in parlamento, facendo si che nel 2013 il ministero degli Affari religiosi proponesse quattro leggi per regolare conversioni e matrimoni inter-religiosi allo scopo di proibirli e per promuovere la monogamia e il controllo delle nascite. Il tutto su indicazioni dei radicali.

Di fronte all’ondata anti musulmana, soprattutto quando – dopo le violenze del 2012 – i rohingya hanno cominciato a fuggire in massa dal Myanmar, ha stupito il silenzio di Aung San Suu Kyi, la leader della Lega per la democrazia, che per opportunità aveva preferito non prendere posizione attirandosi le critiche, seppur velate, persino del Dalai Lama. Ma adesso, la vicenda della purga pre elettorale, che coinvolgerebbe l’intera comunità islamica, fa scendere un’altra ombra sulla donna che tutti vorrebbero a capo dello Stato (anche se la legge sulla nazionalità glielo vieta per via dei figli con passaporto britannico). Un brutta ipoteca sul voto di domenica prossima.

Myanmar: questo Paese non è per musulmani

I due sfidanti del voto di domenica:
 Aung San Suu Kyi della Lnd
 Thein Sein, premier e capo dell’Usdp

Sono una novantina i partiti che si proporranno al voto dell’8 di novembre in Myanmar quando si svolgeranno le elezioni generali: le prime da che al governo – dal 2011 – non ci sono più uomini in divisa. Ma il timore che i militari e le loro milizie – che appoggiano il partito di governo – possano intimidire e minacciare chi si reca alle urne orientando il voto è una possibilità non troppo remota che è stata appena denunciata da un rapporto di Human Rights Wath.

 C‘è di più: secondo un membro del maggior partito di opposizione, che fa capo alla Nobel birmana Aung San Suu Kyi, i suoi leader hanno messo in piedi una vera e propria purga dei candidati musulmani nelle liste elettorali: la leadership della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) è spaventata – ha spiegato il personaggio ad Al Jazeera – dalla possibilità che il risveglio di un razzismo che vorrebbe difendere la purezza della razza e la religione della maggioranza e che si è scatenato negli ultimi anni contro la minoranza musulmana – il picco massimo si è verificato nel 2012 – riemerga facendosi propaganda elettorale. Un timore che l’ha decisa a espellere dalle fila dei suoi oltre mille candidati (regionali e nazionali) chiunque abbia il marchio del credo di Maometto, nonostante i musulmani in Birmania siano circa 5 milioni il che fa di loro una percentuale rilevante della popolazione del Paese: 48 milioni.

Nemmeno nelle liste del Partito della solidarietà e dello sviluppo al governo (Usdp) – sostenuto dai militari anche se veste abiti civili – ci saranno ovviamente musulmani. La pulizia etnico politica penalizza in particolare una comunità nel mirino da anni e bistrattata da sempre: i Rohingya, che una recente indagine di un gruppo di ricercatori della Yale Law School (la scuola universitaria di diritto della Yale Univesity con sede in Connecticut) sostiene siano stati oggetto di azioni od omissioni da parte del governo birmano che potrebbero addirittura configurare un’accusa di genocidio. Nello Stato del Rakhine (Arakan), a oltre un milione di musulmani rohingya è stata negata la cittadinanza sostenendo che si tratta di “bengalesi” immigrati. Un’accusa diventata pogrom verso la comunità che vive al confine con l’India e che recentemente è stata al centro di una fuga di massa via mare per cercare altrove rifugio. Ma rohingya o meno, il reato è essere di fede islamica. Meglio prevenire polemiche e strumentalizzazioni: che non si presentino né abbiano deputati. Che stiano insomma fuori dal gioco elettorale il cui aspetto “democratico” acquista dunque un colore molto opaco. I metodi sono stati ovviamente “legali” perché molti musulmani non hanno i documenti in regola e dunque è stato facile per le commissioni elettorali spuntare i loro nomi dalle liste.

Ashin Wirathu: la prima pagina
di
Time ma a che titolo

La Lega teme dunque l’ondata nazionalista identitaria e religiosa che si è fatta sentire negli ultimi anni grazie soprattutto alla Ma Ba Tha o Associazione patriottica del Myanmar (Pab) anche chiamata Associazione per la protezione della razza e della religione. La religione è quella del compassionevole Gautama Budda nella sua accezione Theravada. Ma Ba Tha è un’organizzazione nata formalmente nel 2014 e formata da un board di una cinquantina di membri tra cui spiccano accademici e soprattutto monaci, come Ashin Wirathu, un buddista estremista finito in galera nel 2003 per incitamento all’odio ma poi rilasciato nel 2010. Ideologo di un Paese puro senza “bin Laden birmani”, è anche il protettore del Movimento 969, un gruppo oltranzista islamofobo. La propaganda di personaggi come Ashin Wirathu – per citare il più noto – le azioni degli islamofobi e l’appoggio o la chiusura di entrambi gli occhi da parte delle forze di sicurezza, non solo ha permesso le azioni violente contro i rohingya nel 2012 (diverse vittime e 90mila sfollati) ma ha prodotto effetti legislativi in parlamento, facendo si che nel 2013 il ministero degli Affari religiosi proponesse quattro leggi per regolare conversioni e matrimoni inter-religiosi allo scopo di proibirli e per promuovere la monogamia e il controllo delle nascite. Il tutto su indicazioni dei radicali.

Di fronte all’ondata anti musulmana, soprattutto quando – dopo le violenze del 2012 – i rohingya hanno cominciato a fuggire in massa dal Myanmar, ha stupito il silenzio di Aung San Suu Kyi, la leader della Lega per la democrazia, che per opportunità aveva preferito non prendere posizione attirandosi le critiche, seppur velate, persino del Dalai Lama. Ma adesso, la vicenda della purga pre elettorale, che coinvolgerebbe l’intera comunità islamica, fa scendere un’altra ombra sulla donna che tutti vorrebbero a capo dello Stato (anche se la legge sulla nazionalità glielo vieta per via dei figli con passaporto britannico). Un brutta ipoteca sul voto di domenica prossima.