Mese: maggio 2015

Afghanistan: 1 anno ai poliziotti per omicidio Farkhunda

(Agenzie). Il giudice afghano ha condannato a un anno di carcere 11 poliziotti accusati di non aver fermato il linciaggio della 27enne Farkhunda, uccisa dalla folla perché ingiustamente accusata di aver bruciato una copia del Corano. Lo stesso giudice ha condannato a morte 4 uomini accusati di aver ucciso la giovane donna.Fra questi vi era il custode di […]

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Che cosa resta del vertice di Camp David?

Di George Samaan. Al-Hayat (18/05/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Il vertice di Camp David non ha evidenziato nulla di nuovo nelle strategie politiche che interessano il Medio Oriente. Infatti, se la formazione di un partenariato tra i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) e gli Stati Uniti apre un nuovo capitolo […]

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Palestina: UE rilancia negoziati con Israele

(Al-Bawaba). L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha dichiarato che partirà per il Medio Oriente per rilanciare il processo di pace e per spingere Israele e Palestina a sedersi al tavolo dei negoziati. “Credo che una cosa sia chiara a tutti nella regione, che lo status quo non è più un’opzione valida” ha dichiarato la Mogherini […]

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Egitto, attivisti: aumentati abusi sessuali forze dell’ordine da luglio 2013

(Agenzie). Secondo un rapporto diffuso dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH), le forze di sicurezza egiziane hanno incrementato la pratica di abusi sessuali dal luglio 2013, cioè da quanto il colpo di Stato militare ha deposto l’ex presidente Mohammad Morsi. Il rapporto, basato su interviste con le vittime degli abusi, con avvocati e […]

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Capo ONU deplora la non estensione della tregua yemenita

(Al-Bawaba). Il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon ha espresso il suo disappunto dopo la decisione delle parti in campo di non estendere la tregua umanitaria in Yemen, nonostante le richieste delle organizzazioni umanitarie e dell’ONU stessa. Gli aerei da guerra della coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita, hanno ripreso i bombardamenti sulle posizioni dei ribelli sciiti […]

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Decine di rifugiati iracheni arrivano in Turchia

(Agenzie). Un gruppo di 64 rifugiati iracheni sono riusciti ad arrivare in Turchia dopo un viaggio di due settimane attraverso la Siria per sfuggire agli attacchi dei militanti Daesh (ISIS) nel loro Paese. Uno di loro, Abdul Samet, che viene dalla provincia di Mosul, ha detto all’agenzia turca Anadolu che “non possiamo arrivare in Turchia passando direttamente dal confine […]

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Netanyahu designa nuovo responsabile per i negoziati di pace

(Agenzie). Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha nominato Silvan Shalom, suo nuovo ministro degli Interni, come responsabile per qualsiasi futuro negoziato di pace con i palestinesi. “Il premier ha incaricato Silvan Shalom di condurre a suo nome le negoziazioni con i palestinesi”, ha riferito un funzionario rimasto anonimo. Inoltre, curerà anche il dialogo strategico con gli Stati […]

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ONU: crisi in Yemen potrebbe aprire sentiero attraverso la Somalia ai jihadisti

(Agenzie). Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha messo in guardia dal fatto che la crisi in Yemen potrebbe aprire un varco in Somalia per i movimenti jihadisti, situata giusto sull’altro lato del Golfo di Aden. In un rapporto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Ban ha dichiarato che la sicurezza in Somalia e […]

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In Libano, nessuna via d’uscita al vuoto presidenziale all’orizzonte

Di Hussein Dakroub. The Daily Star (18/05/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Non c’è soluzione in vista al vuoto presidenziale, che questa settimana compie il suo primo anniversario, ha detto il primo ministro Salam Tammam. Così la poltrona cristiana più importante del Paese è ancora libera. Salam ha dato la colpa alle posizioni […]

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Sondaggio: in Giordania i giornalisti si autocensurano

(Agenzie). Un sondaggio condotto dal Centro per Difendere la Libertà dei Giornalisti, con base in Giordania, ha rivelato il 95% dei giornalisti giordani si fa autocensura. Il sondaggio, condotto su 250 tra giornalisti e lavoratori nel settore dei media, ha infatti dimostrato che la maggior parte sono “troppo spaventati” di criticare il re, le forze di sicurezza e […]

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Libia si oppone all’azione militare UE nel Mediterraneo

(Agenzie). Il governo libico riconosciuto a livello internazionale ha rifiutato qualsiasi operazione militare contro le imbarcazioni che trasportano migranti clandestini, dopo che l’Unione Europea ha approvato piani per una missione per contrastare i trafficanti nel Mediterraneo che coinvolgerebbe aerei e navi da guerra. Il portavoce del governo, Hatem el-Ouraybi, ha infatti commentato che “il governo non accetterà […]

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Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

A seguito delle iniziative sviluppatesi sin dal 2013, in continuità con l’esperienza e la piattaforma del Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, che in questi anni ha svolto una coerente opera di sensibilizzazione e di solidarietà con il popolo siriano contro la criminale dittatura di Assad e  la controrivoluzione dell’Isis e delle altre […]

Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

A seguito delle iniziative sviluppatesi sin dal 2013, in continuità con l’esperienza e la piattaforma del Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, che in questi anni ha svolto una coerente opera di sensibilizzazione e di solidarietà con il popolo siriano contro la criminale dittatura di Assad e  la controrivoluzione dell’Isis e delle altre […]

Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

A seguito delle iniziative sviluppatesi sin dal 2013, in continuità con l’esperienza e la piattaforma del Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, che in questi anni ha svolto una coerente opera di sensibilizzazione e di solidarietà con il popolo siriano contro la criminale dittatura di Assad e  la controrivoluzione dell’Isis e delle altre […]

Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

A seguito delle iniziative sviluppatesi sin dal 2013, in continuità con l’esperienza e la piattaforma del Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, che in questi anni ha svolto una coerente opera di sensibilizzazione e di solidarietà con il popolo siriano contro la criminale dittatura di Assad e  la controrivoluzione dell’Isis e delle altre […]

Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

A seguito delle iniziative sviluppatesi sin dal 2013, in continuità con l’esperienza e la piattaforma del Comitato Romano di Solidarietà con il Popolo Siriano, che in questi anni ha svolto una coerente opera di sensibilizzazione e di solidarietà con il popolo siriano contro la criminale dittatura di Assad e  la controrivoluzione dell’Isis e delle altre […]

Dichiarazione di costituzione del Comitato di Solidarietà con i Popoli del Vicino Oriente “Khaled Bakrawi”

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Gli scaffali (vuoti) di Ryadh ospiti a Torino

La vera notizia saranno gli scaffali dello stand (presumibilmente imponente) dell’Arabia Saudita, il paese ospite del prossimo Salone del Libro, edizione 2016. E cioè: ci saranno libri, su quegli scaffali? E quali tipi di libri? La domanda non è peregrina, visto che in Arabia Saudita vige la censura, soprattutto sulle opere d’arte. Un esempio su […]

Netanyahu: il nucleare dell’Iran si può ancora fermare

(Agenzie). Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che c’è ancora tempo per fermare un accordo sul nucleare iraniano con le potenze mondiali. “Non è ancora troppo tardi per ritirare il piano che dà l’Iran la possibilità di aprire una strada agli armamenti nucleari”. Gli Stati Uniti, così come la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, la […]

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Giordania: uno scenario musicale promettente

Di Madeleine Edwards. Your Middle East (13/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo. Ad Amman, nel quartiere commerciale di Swefieh, si trova iPlay, uno spazio suddiviso tra scuola di musica e negozio di strumenti musicali diversi da quelli della tradizione araba. Violini, qualche tastiera, percussioni, chitarre elettriche e acustiche, una rarità nella capitale giordana, ma tutt’altro […]

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In Iran, le band heavy metal rischiano la persecuzione

(Al-Arabiya). Un documentario realizzato dal canale di musica MTV ha messo in luce la difficile condizione in cui versano i musicisti iraniani, che devono ottenere l’approvazione dal ministero della Cultura e della Guida Islamica per produrre la loro arte. L’Iran infatti, vieti alcuni generi musicali e li tratta come fossero illegali. Heavy metal e hip hop sono […]

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Turchia e Qatar lanciano progetto università per rifugiati siriani

(Anadolu). Le autorità della municipalità turca di Gaziantep hanno dato il via ai lavori per il progetto di un’università internazionale istituita da Turchia e Qatar dedicata all’istruzione dei rifugiati siriani, secondo quanto riferito dal sindaco Fatma Sahin. “L’ambasciata del Qatar ha condotto studi di pianificazione per l’università”, mentre “il nostro ministero dell’Istruzione ha di recente chiesto […]

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Qatar: arrestati giornalisti BBC per inchiesta Mondiali 2022

(Hurriyet).  Sono stati arrestati dei giornalisti della BBC inviati in Qatar per un’inchiesta sulle condizioni di vita dei lavoratori impiegati per la costruzione delle infrastrutture per la Coppa del Mondo 2022. Mark Lobel, corrispondente del canale americano ha dichiarato che lui e i suoi colleghi sono stati trattenuti per 48 ore dalle autorità qatarine, dopo aver […]

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Tunisia, ministero Esteri: “172 cittadini ostaggi in Libia”

(Agenzie). Il ministero degli Esteri tunisino ha comunicato che 172 cittadino sono presi in ostaggio da una milizia parte dell’alleanza Fajr Libia, che controlla le città di Tripoli e Misurata. Il ministro Touhami Abdouli ha riferito che le autorità stanno negoziando il rilascio degli ostaggi, che si pensa siano usati come “merce di scambio” per […]

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Turchia: due esplosioni sedi partito filocurdo

(Al-Bawaba). Due esplosioni hanno colpito le sedi del Partito Democratico del Popolo (HDP), in Turchia nelle prime ore della mattina di Lunedì. Le sedi interessate dalle esplosioni sono quelle della città di Adana e Mersin. Secondo i primi rapporti, 3 membri del partito sarebbero rimasti feriti. Proprio a Mersin era prevista per lunedì pomeriggio un comizio elettorale del […]

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ArabCode.org: formare i giovani leader del mercato digitale del futuro

(Barakabits.com). CoursePeer Inc., un provider a livello globale che fornisce soluzioni di apprendimento per il mondo accademico e per le imprese, ha lanciato ufficialmente un nuovo sito chiamato ArabCode.org. L’iniziativa si propone di insegnare la codifica e le competenze informatiche ai giovani in Nord Africa e Medio Oriente attraverso un approccio innovativo e interattivo. Il software si propone […]

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Mokhtar Belmokhtar nega giuramento fedeltà a Daesh

(Agenzie). Il noto jihadista algerino Mokhtar Belmokhtar, leader del gruppo Al-Murabitoun, ha negato la notizia secondo cui il gruppo avrebbe giurato fedeltà a Daesh (ISIS), comunicata in vece da Adnan Abou Walid Sahraoui, co-fondatore del gruppo, la scorsa settimana. Al-Akhbar, che aveva inizialmente diffuso la notizia, ha riportato che Belmokhtar ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma […]

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Libia: 400 migranti clandestini fermati, lanciata operazione anti-trafficanti

(Agenzie). Le autorità libiche hanno arrestato 400 migranti illegali che si preparavano a salire a bordo delle imbarcazioni dirette in Europa. La maggior parte è di origine somala ed etiope e tra loro erano presenti anche donne incinte, secondo quanto riferito da Mohammed Abdelsalam al-Kuwiri, portavoce dell’unità per l’immigrazione illegale del governo di Tripoli. Allo stesso […]

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Algeria: milioni persone vivono in condizioni di povertà

(Agenzie). Dieci milioni di algerini vivono in condizioni di estrema povertà e sono privati ​​dei diritti umani fondamentali. Lo ha detto una ONG algerina. La Lega Algerina per la Difesa dei Diritti Umani ha aggiunto che a queste persone viene negato il diritto di avere i loro bisogni di base, compreso il cibo. Nei primi […]

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Egitto: condannata a morte la democrazia

Di Talha Abdulrazaq. Middle East Eye (16/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo Dopo le critiche di Amnesty International e della Turchia, il Dipartimento di Stato USA ha espresso preoccupazione per la sentenza del tribunale penale del Cairo che sabato ha condannato a morte l’ex presidente egiziano Mohamed Morsi e altri 106 esponenti dei Fratelli Musulmani. […]

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Immigrazione, Mediterraneo: ministri UE discutono operazioni militari

(Agenzie). I ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati membri dell’Unione Europea si riuniscono oggi in sessione congiunta a Bruxelles per discutere ed eventualmente promuovere nuove operazioni militari comunitarie. In particolare, i ministri affronteranno la questione migratoria nel Mediterraneo e discuteranno delle modalità per fermare i trafficanti umani in Nord Africa. Da parte sua, Abdul Basit Haroun, funzionario […]

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Yemen: nuovi raid coalizione dopo la fine del cessate-il-fuoco

(Agenzie). La coalizione araba a guida saudita ha ripristinato i suoi attacchi aerei contro posizioni dei ribelli Houthi in Yemen non appena finito il cessate-il-fuoco umanitario di 5 giorni, scaduto nella serata di domenica. Un’ora dopo il termine, raid aerei hanno colpito il palazzo presidenziale e una base adibita alle forze speciali pro-Houthi nella città […]

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Iraq: migliaia fuggono da Ramadi caduta in mano a Daesh

(Agenzie). Muhannad Haimour, portavoce del governatore della provincia irachena di Anbar, ha riferito che circa 500 persone tra civili e soldati iracheni sono stati uccisi negli ultimi giorni di scontri in cui Daesh (ISIS) ha preso il controllo della città di Ramadi, capoluogo della provincia. Il portavoce ha inoltre riferito che quasi 8.000 persone sono state […]

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Siria: forze del regime fermano avanzata Daesh a Palmira

(Agenzie). Le truppe dell’esercito siriano sono riuscite a respingere l’avanzata dei militanti Daesh (ISIS) nell’antica città di Palmira, dopo scontri che hanno causato centinaia di morti. Dopo che i jihadisti avevano conquistato la parte nord della città, le forze del regime sono riuscite poi a “sventare l’attacco Daesh”, come riferito dal governatore della provincia Talal Barazi. […]

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Mafi Rabia, “non c’è più primavera”

(di Alberto Savioli) In questi giorni in cui il sito archeologico di Palmira sembra minacciato dall’avanzata dello Stato Islamico, viene reso completamente fruibile un documentario realizzato nel 2009-2010 tra le tribù […]

Recuperare il senso di umanità in Siria

Di Rami Koussa. As-Safir (16/05/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Un paragone con gli eventi di Berlino del 1945, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, ci presenta una Germania contesa tra Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti d’America. Dopo anni di scontro con quella nazione che deteneva il primato industriale, gli Stati dell’Alleanza […]

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Yemen: ONU chiede prolungamento cessate-il-fuoco

(Al-Bawaba). Il convoglio delle Nazioni Unite ha chiesto il prolungamento della tregua umanitaria di 5 giorni in Yemen. Il cessate-il-fuoco umanitario è stata indetta martedì per permettere agli aiuti umanitari di raggiungere i civili yemeniti, dopo settimane dai bombardamenti e dagli scontri di terra nel Paese. Intanto le parti in conflitto si sono riunite a […]

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Iraq. L’assenza dello Stato e il potere delle tribù

Di fronte all’assenza dello Stato e allo smantellamento delle istituzioni in seguito all’invasione statunitense del 2003, sono le tribù il vero ago della bilancia rispetto all’avanzata di Daesh. Tornare a considerarsi iracheni prima di considerare appartenenze tribali e religiose potrebbe essere la vera battaglia da combattere. L’analisi di OrientXXI. 

17 Maggio 2015
di: 
Feurat Alani per OrientXXI*

Omaggio a Mario Dondero

Il trailer del documentario di prossima uscita, su Mario Dondero, uno dei più 
importanti fotoreporter italiani.

Regia di Marco Cruciani
Montaggio trailer di Virginia Caldarella e Paolo Marzoni per Maxman
Musiche di Daniele Di Bonaventura

Produzione: Maxman e Sol Si Fa

Egitto: giustiziati 6 militanti islamisti

(Al-Bawaba). Le autorità egiziane hanno giustiziato 6 uomini, condannati per l’omicidio di soldati. Un tribunale ha confermato le condanne a morte lo scorso marzo, in seguito a un processo in cui i sei uomini sono stati condannati per aver condotto gli attacchi nei mesi successivi al rovesciamento dell’ex presidente egiziano Morsi da parte dell’esercito. I procuratori […]

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Vaticano santifica due suore palestinesi

(Ma’an News Agency). Il Vaticano ha proclamato sante due suore palestinesi vissute durante l’Impero Ottomano. Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas è arrivato ieri a Roma per prender parte alla cerimonia, pochi giorni dopo l’annuncio che il Vaticano sta per ratificare il primo trattato con la Palestina, due anni dopo averlo riconosciuto ufficialmente come stato. Marie Alphonsine […]

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Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/Hjx47WiZTd Fadel Shaker فضل شاكر…

Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/Hjx47WiZTd‫ Fadel Shaker فضل شاكر ينشد نصرةً للثورة‬

‫Fadel Shaker فضل شاكر ينشد نصرةً للثورة السورية – سوف نبقى‬
youtu.be
Fadel Shaker performs “Sawfa Nabqa” a nasheed for the Syrian Revolution نشيد سوف نبقى ل فضل شاكر نصرة للثورة السورية This video was downloaded from sunnanews… Continua a leggere

I muri di Tunisi

Sappiamo tutto di ciò che l’Occidente pensa della rivoluzione tunisina od egiziana, ma continuiamo a ignorare il punto dei veri protagonisti di questi processi, i popoli stessi. Il libro di Luce Lacquaniti viene in nostro soccorso.

 

 

17 Maggio 2015
di: 
Claudia Gifuni

Turchia. Arrestata la cantante curda Nûdem Durak

Condannata a 10 anni di carcere “per aver cantato e insegnato ai bambini canti in lingua curda”, la musicista è stata infine arrestata dalle autorità turche, tra lo sgomento della sua comunità e dell’opinione pubblica.

 

Il suo caso pone un altro grande punto interrogativo sul delicato processo di pace tra lo stato turco e gli oltre 15 milioni di curdi che vivono nel paese.

17 Maggio 2015
di: 
Anna Toro

Chi scappa muore. Rifugiati e sfollati sotto attacco nello Yemen

E’ il più povero fra i paesi arabi, al 152° posto nell’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Eppure ospita quasi 250mila rifugiati, in gran parte somali. Un numero tre volte superiore a quello dell’Italia, a fronte di una popolazione di 24 milioni di persone e di una quotidianità durissima, segnata dalla fame e dalle violenze di un conflitto senza regole che, dall’inizio del 2015, ha rimesso in moto le fughe via mare.

 

17 Maggio 2015
di: 
Giacomo Zandonini*

Yemen: iniziano i dialoghi di pace e Riad

(Agenzie). Inizieranno domenica i dialoghi di pace yemeniti a Riad, hanno annunciato nella conferenza stampa di sabato 16 maggio le autorità saudite. L’Autorità consultiva della conferenza ha dichiarato che il dialogo terminerà con decisioni effettive che saranno obbligatorie per tutte le parti. Alla conferenza di pace non parteciperanno né i rappresentanti delle milizie sciite Houthi, né l’ex presidente […]

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Marocco e lingue di insegnamento: arabo vs francese

Di Abdellatif Kinini. Al Huffington Post Maghreb (15/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. La guerra tra arabofoni e francofoni in Marocco non è di ieri: è una tensione constante che, ogni volta, prende forme diverse. Spesso i protagonisti di questo sterile dibattito vengono da due mondi dissonanti, da due strutture mentali inconciliabili. Mentre gli uni fanno riferimento […]

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Afghanistan: esplosione aeroporto di Kabul, 20 feriti

(Al-Bawaba). Una potente esplosione ha colpito  l’area vicino all’aeroporto internazionale della capitale afghana, Kabul, nel quartiere di Hawashinasi. I primi rapporti parlano di almeno 3 morti e 20 feriti. Secondo le autorità locali l’obiettivo dell’esplosione era un convoglio di soldati guidati dagli Stati Uniti. Non vi è stata ancora una rivendicazione dell’attentato.  

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Siria: 76 morti negli scontri a Palmira

(Agenzie). Le truppe governative e le milizie stanno resistendo all’assalto dei militanti di Daesh alla città di Palmira, uno dei gioielli del patrimonio archeologico mondiale. Almeno 47 soldati del regime e 27 membri di Daesh sono morti negli scontri nei quartieri della moderna città di Tadmur, adiacente ai resti archeologici. Non vi sono al momento notizie […]

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Turchia, ministro Difesa: “Il velivolo siriano abbattuto era un elicottero”

(Agenzie). Il ministero della Difesa turco ha riferito che il velivolo abbattuto dalle forze armate turche era un elicottero. “Un elicottero siriano è stato abbattuto in quanto aveva violato lo spazio aereo turco”, ha dichiarato il ministro Ismet Yilmaz. L’incidente è avvenuto nella zona del valico di frontiera di Cilvegozu, nella regione di Hatay nel sud della […]

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Morsi e i diritti a corrente alternata

Un presidente regolarmente eletto viene arrestato e processato per essere scappato di prigione durante una rivoluzione. Viene condannato, per la precisione, alla pena capitale, da un tribunale penale del regime che ha dimissionato e arrestato il presidente. La sentenza, subito dopo, viene inviata alla massima autorità religiosa nazionale perché la convalidi o esprima un parere […]

Siria: Daesh prende il controllo della zona settentrionale di Palmira

(Agenzie). Militanti Daesh (ISIS) hanno preso il controllo della parte settentrionale dell’antica città di Palmira dopo lunghi e duri scontri con le forze governative, secondo quanto riferito dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. “Daesh è avanzato e ha preso il controllo di gran parte del nord di Palmira e continuano gli scontri”, ha riferito Rami Abdel […]

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Turchia, media: aereo siriano abbattuto dopo violazione spazio aereo

(Agenzie). I jet dell’esercito turco hanno abbattuto un velivolo siriano che aveva violato lo spazio aereo della Turchia, secondo quanto riportato dalla rete locale NTV. Benché non sia ancora chiaro di che tipo di velivolo si trattasse, l’emittente turca ha riferito che l’aereo si è poi schiantato su territorio siriano. Un ufficiale militare turco ha in seguito confermato […]

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Egitto: Hamas denuncia sentenza di condanna a morte per membri movimento

(Agenzie). Il movimento palestinese Hamas ha criticato il verdetto della corte che ha chiesto la pena di morte per diversi membri del gruppo con l’accusa di evasione da una prigione egiziana nel 2011. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha descritto come “deplorevole” la decisione della corte, che ha interessato tra l’altro anche l’ex presidente […]

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Mona Eltahawy: “Il Medioriente ha bisogno di una rivoluzione sessuale”

Di Elizabeth Day. The Guardian (10/05/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare. Mona Eltahawy giornalista e femminista araba, è nata in Egitto nel 1967. All’età di 7 anni si è trasferita in Gran Bretagna con i genitori, per poi spostarsi in Arabia Saudita a 15 anni. Nel novembre del 2011, durante le manifestazioni di protesta […]

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Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
http://on.fb.me/1e6OrT5

Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
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Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
http://on.fb.me/1e6OrT5

Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
http://on.fb.me/1e6OrT5

Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
http://on.fb.me/1e6OrT5

Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
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Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 – Almeno 45 persone sono rimaste uccis…

Prov. di #Idlib, #Siria – 16 maggio 2015 –
Almeno 45 persone sono rimaste uccise e decine ferite nei bombardamenti aerei condotti oggi dall’aviazione siriana sulle località di Kafar Oweid e Saraqeb.
In particolare, 15 civili sono rimasti uccisi in un attacco aereo condotto nel primo pomeriggio su un mercato della località di Saraqeb, mentre altre 30 vittime, tra cui diversi bambini, si sono registrate a Kafar Oweid.

Alcune foto che dal luogo colpito dai bombardamenti aerei a Saraqeb
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Foto scattata oggi nella località di Kafar Oweid, provincia di Idlib.

Foto di: جبل الزاوية اليوم Jabal Alzaweya Today

Corte egiziana bandisce ‘ultras’ con accuse di terrorismo

(Agenzie). La corte per le questioni urgenti del Cairo ha vietato le associazioni di tifoseria calcistica estrema, meglio noti come ‘ultras’, accusando i gruppi di essere coinvolti in attività terroristiche. Il caso è stato archiviato da Mortada Mansour, capo del club calcistico Zamalek, uno dei più popolari del Paese. In Egitto sono stati molti i casi […]

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Turchia: Erdogan critica condanna Morsi come ritorno “all’Antico Egitto”

(Agenzie). Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha criticato la sentenza di condanna a morte emessa contro l’ex presidente egiziano Mohammad Morsi, definendola come un ritorno “all’Antico Egitto”. Durante un discorso rilasciato nel corso di una manifestazione a Istanbul, Erdogan ha detto che “L’Egitto si tra ritrasformando nell’Antico Egitto”, accusando poi l’Occidente “ha chiuso un […]

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La tortura in Tunisia, un crimine alimentato dall’impunità

Yassin Nebli La rivoluzione non ha fatto scomparire la tortura dai posti di polizia e dalle prigioni. Le stesse pratiche sono tuttora in vigore con conseguenze psicologiche e fisiche. La Tunisia stenta a legiferare in merito e i crimini restano impuniti.   L’Organizzazione contro la tortura in Tunisia (OCTT) è impegnata  a raccogliere le testimonianze delle vittime e dei famigliari. Le cifre […]

La tortura in Tunisia, un crimine alimentato dall’impunità

Yassin Nebli La rivoluzione non ha fatto scomparire la tortura dai posti di polizia e dalle prigioni. Le stesse pratiche sono tuttora in vigore con conseguenze psicologiche e fisiche. La Tunisia stenta a legiferare in merito e i crimini restano impuniti.   L’Organizzazione contro la tortura in Tunisia (OCTT) è impegnata  a raccogliere le testimonianze delle vittime e dei famigliari. Le cifre […]

Palestina: presidente Abbas in visita al Vaticano

(Agenzie). Il presidente palestinese Mahmoud Abbas è in visita presso la Città del Vaticano per assistere alla canonizzazione di due suore palestinesi vissute nel periodo ottomano, Marie Alphonsine Danil Ghattas di Gerusalemme e Mariam Baouardy della Galilea. La visita di Abbas al Vaticano arriva anche pochi giorni dopo la conclusione di un trattato bilaterale tra il Vaticano e […]

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Marocco autorizzerà aborto in caso di stupri e malformazioni

(Agenzie). Dopo un acceso dibattito sulla diffusione dell’aborto clandestino nel regno, il Marocco autorizzerà la pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza in casi eccezionali e “di forza maggiore”. Secondo il comunicato diffuso al termine di una conferenza reale alla quale hanno partecipato il ministro della Giustizia e degli Affari Islamici e il presidente del Consiglio Nazionale dei […]

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Siria: scontri tra esercito e Daesh a Palmira, UNESCO lancia campagna social

(Agenzie). Scontri armati tra l’esercito siriano regolare e militanti Daesh (ISIS) sono in corso nei pressi dell’antica città di Palmira, obiettivo di una nuova offensiva dell’organizzazione estremista. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, ha riferito che i militanti hanno giustiziato 23 persone nella sola giornata di venerdì, tra cui anche 9 minorenni e 5 donne, in […]

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Egitto, Morsi condannato a morte: organizzò evasione di massa nel 2011

L’ingresso in aula tra applausi e slogan dei compagni di cella e la tuta blu, la divisa del carcere riservata in Egitto agli imputati che hanno già subito una condanna. Anche nel giorno in cui la Corte Criminale del Cairo ha emesso la condanna a morte per lui e altri 15 membri dei Fratelli Musulmani, Mohammed […]

L’articolo Egitto, Morsi condannato a morte: organizzò evasione di massa nel 2011 proviene da Il Fatto Quotidiano.

Egitto, Morsi condannato a morte: organizzò evasione di massa nel 2011

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Egitto: Morsi condannato a morte per spionaggio e per evasione

(Agenzie). L’ex presidente egiziano Mohammad Morsi, già condannato lo scorso mesi a 20 anni di carcere per incitazione alla violenza contro manifestanti, è stato condannato a morte per spionaggio, con l’accusa di aver divulgato segreti di Stato. Inoltre, la magistratura egiziana ha condannato l’ex leader alla pena di morte per aver preso parte a un’evasione di […]

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Yemen: 12 civili morti negli scontri nonostante la tregua

(Agenzie). Nonostante il cessate-il-fuoco umanitario iniziato lo scorso martedì sera, gli scontri in Yemen sono andati avanti in diverse città tra i ribelli sciiti Houthi e le forze leali al governo del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi in esilio. Nella città di Ta’iz, 12 civili son rimasti uccisi e 51 feriti negli scontri, secondo quanto […]

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Iraq: Baghdad invia truppe a Ramadi dopo attacco Daesh

(Agenzie). Rinforzi militari sono stati inviati alla città di Ramadi, capoluogo della provincia irachena di Anbar, dopo il violento attacco sferrato ieri dai militati Daesh (ISIS). Lo riferisce il generale Saad Maan Ibrahim, portavoce del Commando per le Operazioni Congiunte, in una dichiarazione rilasciata alla televisione irachena. Ibrahim non ha fornito ulteriori dettagli, se non che gli […]

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Libano: autobomba Hezbollah con 500 kg di esplosivo nel Qalamoun

(Agenzie). Hezbollah avrebbe fatto detonare un’autobomba carica di mezza tonnellata di esplosivo nella regione siriana del Qalamoun, secondo quanto riferito dalla rete Al-Manar, canale televisivo del partito libanese. “I mujaheddin della resistenza hanno fatto esplodere una macchina che era stata armata con più di 500kg di materiale esplosivo presso il valico di Fatleh nel Qalamoun”, ha […]

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Vertice NATO in Turchia: “We are the World”

Di Nehmet Solmaz. Daily Sabah (13/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo. Ad Adalia, al vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi NATO, il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu ha sottolineato il ruolo cruciale e di grande responsabilità della Turchia. Al centro dei colloqui infatti sono stati i cartelli del jihad di Daesh (ISIS) e la […]

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Iraq: Daesh attacca sede governo locale di Ramadi

(Agenzie). I militanti Daesh hanno innalzato bandiere nere sul quartier generale del governo locale del governatorato di Anbar nel capoluogo Ramadi, diffondendo l’annuncio della loro vittoria dalla moschee dopo aver conquistato la maggior parte della provincia occidentale irachena. I militanti estremisti hanno iniziato l’attacco durante la notte e gli scontri sono continuati durante il giorno. […]

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A lezione di pace dagli studenti di liceo

Karim Franceschi è quel ragazzo di Senigallia (a destra nella foto tratta da Vanity Fair) che è partito per Kobane qualche mese fa a combattere contro lo Stato islamico, dunque per una buona causa. Ma, mi chiedo: forse che, a modo loro, anche i giovani musulmani non vanno a combattere con l’Is pensando di aderire a una buona causa e di far guerra al male? Alcuni di loro infatti, se ne sono andati schifati dopo aver visto esecuzioni e dittature ideologiche di vario tipo. Io un’idea me la sono fatta ma mi sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensano  i ragazzi dell’età di Francesco. L’occasione è arrivata qualche settimana fa a Udine in occasione di una bellissima tre giorni di dibattiti, non solo in grandi aule e teatri della città, ma fin dentro le trincee della Grande Guerra: un evento che ha portato nel capoluogo del Fvg circa 3500 studenti da 68 città e 15 regioni italiane per ragionare della guerra e di come poterne uscire. Incontri e  laboratori con docenti, studiosi ed esperti della  materia e con un “meeting di pace nelle trincee della Grande Guerra” (giornata conclusiva che dava il titolo all’evento) che non era pensata come una visita guidata alle memorie del conflitto ma come luogo evocativo per riflettere sul grande massacro che purtroppo, seppur con piccole guerre, continua.

L’occasione, dicevo, è arrivata il secondo giorno quando un docente universitario ha mostrato ai ragazzi delle foto di giovani che fecero la Grande guerra, da Churchill a Hitler per finire con qualche ignoto soldatino e, ultima immagine dell’intervento, la faccia di Karim, guerriero moderno. Ho preso spunto da quell’immagine e, quando toccava a me dire la mia, ho buttato via il discorsetto che mi ero preparato per chiedere ai ragazzi cosa ne pensavano di Karim. Aveva fatto bene? Male? Loro che farebbero e quale appeal ha oggi la guerra, o una giusta causa tanto da farti prendere il fucile? Domanda mica tanto semplice.

I commenti sono stati davvero tanti e anche illuminanti. Il primo  stimava Karim: stimava la scelta e il coraggio e c’era un evidente sottolineatura della causa (giusta). Non avrebbe detto lo stesso di uno che va a combattere con l’Is. Ma tutti gli altri interventi invece non erano d’accordo con la scelta di Francesco. Si, dicevano i ragazzi (e  mi scuso per la sintesi frettolosa) la causa sarà anche giusta e onore al coraggio di rischia la propria vita per le idee, ma la scelta non va. Perché la guerra come risposta alla guerra non è la scelta giusta. Insomma i ragazzi hanno risposto, pur con diverse motivazioni, quello che avrei risposto anch’io. La cosa mi ha rasserenato perché  mi sarei aspettato una reazione diversa e meno articolata. E infine ho notato che il dibattito prendeva piede, si arricchiva di voci, di mani alzate per dire la propria.

Se l’idea di quelle giornate (organizzata dalle istituzioni locali – Regione, città di Udine, altri Comuni –  dal Coordinamento degli enti locali per la pace con la Tavola della pace* e il Coordinamento scuole per la pace) era fare “scuola di pace”, credo che l’esperimento – almeno per la parte che ho seguito – abbia funzionato. Quando si comincia  farsi domande sulla guerra, quando le certezze vengono messe in discussione, la guerra ha già perso. E mi fa piacere pensare che tanti studenti la pensino così. Con buona pace di Karim

* Che ora invita a firmare una Dichiarazione di pace

Novità editoriali: “Medin, trenta storie del Mediterraneo” di Marco Cesario

Sugli scaffali delle librerie italiane si potrà trovare a breve il nuovo libro di Marco Cesario, reporter che ha lavorato con ANSA e ANSAmed e che attualmente scrive di Mediterraneo e Medio Oriente per Linkiesta, L’Indro, l’East e L’Espresso napoletano. Formato da una raccolta di storie, memorie di viaggi e ricordi, l’autore ci narra trenta […]

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Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

Yarmouk, schiacciato da tutti i lati

  Joseph Daher* 30 Aprile 2015 All’inizio di aprile, quasi tutto il campo profughi di Yarmouk a Damasco, in Siria, è stato invaso dalle forze dello Stato Islamico (ISIS), dopo diverse settimane di operazioni militari per invadere il campo, con la collaborazione di Jabhat al Nusra (affiliati di Al Qaeda in Siria), e la dichiarazione […]

La porta delle lacrime: rifugiati yemeniti fuggono a Gibuti

(Naharnet). Le navi da guerra o da cargo che attraversano il golfo che separa il Corno d’Africa dallo Yemen sono diventate una via di salvezza per migliaia di profughi yemeniti che fuggono dagli orrori della guerra. Ogni giorno arrivano sulle coste di Gibuti, dopo aver attraversato lo stretto di Bab al-Mandeb (la porta delle lacrime in […]

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Bene sull’asilo, ma manca un approccio strutturale

Quella presentata da Bruxelles come agenda europea sull’immigrazione è senz’altro un passo avanti, che non può che essere accolto con ottimismo. Ma non va scambiato per oro tutto quello che luccica. Innanzitutto perché la partita politica vera e propria è tutta da giocare nelle prossime settimane affinché le proposte diventino leggi e gli egoismi dei […]

Cucina palestinese: fatayer za’atar, focaccia al profumo di timo

Anche noto come fatayer fallahi, cioè “il pane del contadino”, questa pietanza è tipicamente preparata in Palestina in primavera, periodo di raccolta del timo (za’atar in arabo). È un pane sottile, una sorta di focaccia ripiena, resa croccante dall’olio e arricchita da cipolle e sommacco. Ecco come preparare il fatayer za’atar! Ingredienti: Per la pasta: 350g di farina bianca […]

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Palestina: 21 feriti in scontri a Nablus

(Ma’an News Agency). Almeno 21 palestinesi sono stati feriti durante degli scontri con le forze dell’esercito israeliano nei pressi della città di Nablus. Oltre 30 jeep dell’esercito sono entrate nella città e si sono posizionati intorno alla tomba di Giuseppe in preparazione della visita di preghiera di un gruppo di 1500 israeliani. I coloni israeliani visitano […]

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Siria: esercito invia rinforzi a Palmira

(Agenzie). L’esercito siriano regolare ha dispiegato rinforzi nell’antica città di Palmira con lo scopo di bloccare l’avanzata dei militanti Daesh (ISIS). “I jihadisti di Daesh sono ora a un chilometro dal sito archeologico”, ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. “Il regime ha inviato rinforzi e l’esercito sta bombardando i […]

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Turchia: un turco su 10 è disoccupato

(Agenzie).  La disoccupazione in Turchia ha raggiunto il tasso dell’ 11% nei primi tre mesi dell’anno. Il dato pone l’attenzione sull’economia a poche settimane dalle elezioni parlamentari. Dopo aver costruito il suo credito sull’espansione economica, il partito per la Giustizia e lo Sviluppo deve ora affrontare un rallentamento della crescita, e ha dichiarato di voler metter […]

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Analista americano: “Obama non starà con Riyad contro l’Iran”

Di Sarah al-Shamali. Elaph (14/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Mentre si accende il dibattito sulle sorti delle relazioni tra Stati Uniti e Golfo dopo il vertice di Camp David, l’analista americano Aaron David Miller, vice presidente del centro di politica internazionale Woodrow Wilson, ha dichiarato in un’intervista alla CNN che “gli Stati Uniti non saranno in […]

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Siria: UNESCO lancia allarme per l’antica città di Palmira

(Agenzie). Il capo dell’UNESCO è allarmata dall’avvicinarsi dei militanti di Daesh all’antica città di Palmira in Siria. I resti archeologici di Palmira rappresentano il sito siriano dell’UNESCO più famoso al mondo. Il capo dell’agenzia di UN Irina Bokova, ha dichiarato che Palmira, famosa per le sue rovine risalenti a 2mila anni fa, non deve diventare l’obiettivo di un’azione […]

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Venti di cambiamento in Medio Oriente

Di Wadah Khanfar. Middle East Monitor (13/05/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Il termine al-Sharq (l’Oriente) è stato coniato dagli storici della nostra regione verso la fine del XIX secolo in seguito al crollo dell’Impero Ottomano, all’indomani della prima guerra mondiale. All’epoca, sharq era il termine usato da poeti, intellettuali e riformisti per descrivere in toto […]

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“Jidar, Toiles de rue”, un trionfo di street art sui muri di Rabat (gallery)

(MAP). L’associazione EAC-L’Boulvart e la Fondanzione Nazionale dei Musei, organizzano dal 15 al 24 maggio a Rabat la prima edizione del festival “Jidar, Toiles de rue”, nel quale si celebra da un lato la street art e dall’altro lo spazio pubblico della capitale marocchina. Organizzato nel quadro del programma “Rabat Ville Lumière, Capitale Marocchina della Cultura”, il festival mira a […]

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Siria: Hezbollah e l’esercito siriano prendono controllo del Qalamoun

(Agenzie). Hezbollah ha detto che i suoi combattenti e l’esercito siriano hanno preso il controllo della regione del Qalamoun, che collega Damasco a Homs. “L’esercito siriano ed Hezbollah sono riusciti a strappare il controllo di tutta la regione di Jabal al-Barouh, che collega la città siriana di Ras Maara con la periferia della città libanese di Nahle”, ha detto […]

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Banche internazionali riluttanti verso l’Iran

(Agenzie). Le maggiori banche risultano riluttanti al ristabilire rapporti con l’Iran, nonostante il ritiro delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. Dopo esser stato tagliato fuori per anni dal sistema bancario internazionale, l’Iran è desideroso di attrarre investimenti stranieri nel Paese per poter finanziare progetti innovativi soprattutto nel settore finanziario. Eppure le banche si sono dimostrate […]

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Yemen: inviato ONU ha chiesto di rispettare il cessate il fuoco

(Agenzie). L’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen ha chiesto di rispettare il cessate il fuoco di cinque giorni, stabilito nel tentativo di aumentare la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione. Ismail Ould Cheikh Ahmed ha presentato la richiesta in una dichiarazione in cui ammette di essere “molto preoccupato per le violazioni della tregua”. Il funzionario delle Nazioni […]

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Iraq: preghiera comune a Baghdad dopo violenze di stampo settario

(Agenzie). Il ministro della Difesa iracheno, Khaled al-Obaidi, ha assistito a una preghiera comune tenuta da fedeli sunniti e sciiti a Baghdad dopo le violenze che hanno segnato il pellegrinaggio sciita alla tomba dell’imam Musa Kadhim nella giornata di ieri. Per il rituale, la capitale irachena era stata posta sotto stretta sorveglianza per giorni, ma […]

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USA e Golfo contro “attività destabilizzanti” Iran

(Agenzie). Gli Stati Uniti e i suoi alleati del Golfo hanno concordato che lavoreranno insieme per contrastare le “attività destabilizzanti” dell’Iran nella regione, secondo quanto si legge nella dichiarazione congiunta rilasciata dopo il vertice tenutosi a Camp David. I partecipanti hanno, inoltre, concordato che un accordo sul nucleare iraniano sarà stipulato nell’interesse della sicurezza nazionale […]

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La Nakba e la sua letteratura

Oggi, 67 anni fa, veniva proclamato lo Stato d’Israele. Oggi, 67 anni fa, avveniva la Nakba, la catastrofe palestinese, durante la quale l’esercito israeliano occupò la maggior parte del territorio della Palestina, lasciando fuori dalla sua giurisdizione solo la Striscia di Gaza e la Cisgiordania che vennero amministrate rispettivamente dall’Egitto e dalla Giordania. Le rappresaglie […]

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La guerra infinita sulla frontiera dell’Afpak

L’Aga Khan, figura di riferimento
della comunità ismaelita

Quella degli ismailiti è una piccola minoranza nella minoranza sciita del Pakistan. Ma pochi o tanti, poco importa ai gruppi che hanno fatto della guerra agli apostati la loro religione. L’ultimo attentato, 43 morti e 23 feriti, avvenuto mercoledi a Karachi in pieno giorno dove un commando ha assaltato un autobus carico di fedeli, colpisce la piccola setta presente anche in Afghanistan e, in maggior numero, in India. Mentre ieri si sono svolti i funerali per la strage, si fanno i conti con le rivendicazioni che puntano dritte allo Stato islamico. O meglio, al gruppo Jundallah, organizzazione settaria che come altre prende da sempre di mira chi devia dalla retta via e che, fino a novembre scorso, faceva parte del Ttp (Tehreek Taleban Pakistan), l’ombrello talebano pachistano in odore di scissione da mesi e dal quale molti gruppi si staccano per aderire al progetto dello Stato islamico che prevede un Khorasan (area che nella testa di Al Bagdadi comprende Afghanistan e Pakistan) affiliato al Grande Califfato.


Jundallah (soldati di Allah) è di formazione abbastanza recente e si è fatto notare per diverse azioni con risonanza anche all’estero: quella nel giugno 2013 nel Gilgit-Baltistan dove fa strage di un gruppo di alpinisti di diverse nazionalità. A settembre due kamikaze fanno invece saltare la chiesa di Ognissanti a Peshawar: 127 morti e 250 feriti. A ottobre 2014 se la prendono con un jihadista “moderato” – maulana Fazlur Rahman della Jamiat Ulema-e-Islam (F) – che però riescono solo a ferire. Dopo l’adesione all’Is (di cui forse c’è già un’avvisaglia nell’attentato a un musulmano “deviato” come Fazlur Rahman), attaccano la parata dell’esercito pachistano al posto di frontiera di Wagah con l’India: 60 morti. Da gruppo anti sciita, sono passati a uccidere turisti, cristiani e soldati pachistani, una deriva che li avvicina molto all’Is. Ultimo colpo a gennaio:49 morti in una moschea sciita. Il governo però getta acqua sul fuoco.

Secondo il ministero degli Esteri la paternità dell’attentato contro il bus è dubbia: prima un

biglietto in arabo lasciato sul posto dal commando poi l’annuncio twitter dell’Is. Infine una telefonata di Jundallah e in seguito una rivendicazione del Ttp. Soprattutto, sottolinea la diplomazia pachistana, è presto per dire se la mano è di Daesh. Del resto a metà marzo, il ministro degli Esteri Nisar aveva addirittura escluso la sua presenza in Pakistan. Presenza che forse non è molto forte ma che evidentemente esiste, seppur in un quadro assai frammentato e in competizione come dimostrano le diverse rivendicazioni.


La preoccupazione per la china che stanno prendendo le cose (ogni giorno in Pakistan si registrano omicidi politici mirati, attentati kanikaze e assalti a soldati) è palpabile. Lo si capisce dalle parole che Nawaz Sharif, accompagnato dal rappresentante delle forze armate Raheel Sharif, ha appena pronunciato nella sua visita di Stato a Kabul: «Chi è nemico dell’Afghanistan non può essere amico del Pakistan». Al di là delle frasi di convenienza tra due Paesi che si sono sempre guardati in cagnesco, il Pakistan sembra proprio voler girare pagina anche perché, con una ripicca raffinata, l’Afghanistan ha tollerato nel suo territorio la presenza di combattenti talebani pachistani (tra cui mullah Fazlullah, il capo del Ttp).

Il disaccordo tra i due Paesi non ha fatto che favorire guerriglieri, terroristi e jihadisti e ora, più in Pakistan che in Afghanistan, la faccenda sta diventando spinosa e sul problema sicurezza il governo di Nawaz sta rischiando. L’accordo tra i due Paesi (sia di intelligence sia sui flussi di frontiera) complicherebbe la vita ai talebani di entrambi i Paesi e ad altri gruppi di varia affiliazione (Al Qaeda, Is) e provenienza (come il Movimento islamico dell’Uzbekistan, lui pure passato a Daesh).  

” Straniero nella terra dei tuoi Avi, straniero nell’esilio dei tuoi parenti ”


” Straniero nella terra dei tuoi avi ”

” Straniero nell’esilio dei tuoi parenti ”

Trovai questo messaggio scritto in dialetto magrebino accanto al letto di un uomo senza radici,senza amore e senza identità.
La sua condizione mi ha ricordato quella di Mohamed Sceab. Esule in Francia e nel proprio paese, Mohamed Sceab subisce una crisi di identità. Rimane come sospeso tra la tradizione, che ha lasciato alle spalle, e il nuovo orizzonte culturale, non sufficientemente interiorizzato. Giuseppe Ungaretti, suo carissimo amico, per tenerne vivo il ricordo, scrisse ” In Memoria ”:
IN MEMORIA.
Locvizza il 30 settembre 1916.

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse.

La Nakba e i rifugiati palestinesi, 67 anni dopo

Di Ghada Ageel. Middle East Eye (13/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Sessantasette anni fa, i palestinesi si sono svegliati nel cuore di una tragedia che ha devastato i loro cuori e stravolto per sempre le loro vite. Più di 800 mila persone, circa la metà della popolazione dell’allora Palestina, sono stati cacciati dalle loro case […]

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Siria: forze Daesh vicine all’antica città di Tadmur

(Agenzie). Le forze di Daesh stanno combattendo a circa 2 chilometri dall’antica città di Tadmur, conosciuta in tempi antichi come Palmira. Il direttore delle antichità siriane ha lanciato l’allarme per una possibile catastrofe. I militanti di Daesh hanno in passato distrutto antichi reperti archeologici iracheni e siriani, come l’antica città romana di Hatra in Iraq, la […]

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Gaza: il Red Carpet del Karama-Gaza Human Rights Film Festival (Video)

È stata aperta il 12 marzo la nuova edizione del “Karama-Gaza Human Rights Film Festival”, manifestazione cinematografica in cui competono corto e lungo metraggi incentrati sui diritti umani in Palestina. Il festival è nato grazie alla collaborazione del Karama Human Rights Film Festival. Per l’apertura della mostra uno speciale “Red Carpet” è stato steso sulle macerie del […]

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Gruppo affiliato ad Al-Qaeda in Nord Africa giura fedeltà a Daesh

(Agenzie). Il gruppo Al-Murabitoun legato alla nota figura dell’algerino Mokhtar Belmokhtar avrebbe giurato fedeltà a Daesh (ISIS), in base a una registrazione audio diffusa dall’agenzia di stampa privata mauritana Al-Akhbar. “Il movimento Al-Murabitoun giura fedeltà al califfo dei musulmani Abu Bakr al-Baghdadi, vietando così divisioni e dissensi all’interno della nazione”, avrebbe dichiarato nella registrazione Adnan Abou […]

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Sondaggio: solo un tunisino su tre appoggia la libertà di religione

(Agenzie). Secondo un sondaggio condotto dalla ONG Istituto Arabo per i Diritti Umani, due tunisini su tre si oppongono alla libertà di religione. Lo studio ha infatti rivelato che il 33% degli intervistati in Tunisia sono a favore del diritto di libertà di culto. Per quanto riguarda il principio di conversione religiosa, meno di uno […]

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Regime d’ Egitto: l’Esercito e la Croce

mcc43 Il secondo anniversario del colpo di stato in Egitto si avvicina. Il generale, ora Presidente, Abd Al-Fattah Al-Sisi per la comunità internazionale non è un golpista, bensì – come fu per Pinochet con la dittatura cilena – una pedina d’interessi estranei all’Egitto e alla sua popolazione. Il feroce controllo sui media e i social […]

Tunisia: organizzazioni diritti umani criticano legge su forze armate

(Agenzie). Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, Reporter Senza Frontiere (RSF), Oxfam e Human Rights Watch (HRW) hanno duramente criticato e denunciato il progetto di legge sulle forze armate in Tunisia, definendolo “liberticida, pericoloso e inutile” e “incompatibile con i diritti garantiti dalla Costituzione”. Benché non sia stato ancora discusso […]

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Qatar: elette due donne per la prima volta

(Agenzie). Il Qatar ha eletto due donne per la prima volta nella storia del Paese. Si tratta di Sheikha Jufairi e Fatma al-Kuwari: entrambe hanno vinto dei seggi nelle elezioni di ieri, mercoledì 13 maggio, al consiglio composto da 29 membri che ha potere consultivo ma non legislativo. Majed Ibrahim al-Khulaifi, il Direttore Generale che si occupava delle […]

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Al via la 18ª edizione del Festival Gnaoua di Essaouira

(Agenzie). Apre oggi nella splendida cornice della città di Essaouira, in Marocco, la diciottesima edizione del Festival Gnaoua e musiche del mondo, che fino al 17 maggio vedrà sulla scena non solo artisti marocchini, ma anche provenienti da Afghanistan, Pakistan, Danimarca, Guadalupa, Algeria, Mali, Francia e altri ancora. Nel corso degli anni, il festival si […]

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Jetman vola su Dubai (video)

(Agenzie). Yves Rossy, lo svizzero inventore del jetpack, e il suo amico Vince Reffet hanno sfrecciato a più di 200 km/h sui grattacieli della città di Dubai, negli Emirati ArabiUniti.   Con il suo congegno di aerodinamica, Yves Rossy si è aggiudicato il primo record mondiale di volo sincronizzato con ali a propulsione. Rossy ha iniziato […]

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Arab Media Forum: ISIS, Daesh o Stato Islamico?

(Agenzie). All’Arab Media Forum di Dubai, iniziato ieri martedì 12 maggio 2015, il dibattito si è incentrato su come i media devono fare riferimento a Daesh o ISIS o Stato Islamico, sottolineando che il gruppo non è né realmente islamico, né uno stato. Diverse agenzie di stampa hanno evitato di usare il termine Stato Islamico quando ci […]

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NATO esaminerà tutte le opzioni per combattere Daesh

(Al-Arabiya). Durante il vertice dei ministri degli Esteri NATO in corso questi giorni ad Adalia, in Turchia, il segretario generale Jens Stoltenberg ha dichiarato che l’alleanza esaminerà “tutte le possibilità” nella lotta contro Daesh (ISIS). Da parte sua, il primo ministro turco, Ahmet Davutoğlu, ha posto l’accento sulla sfida costituita dall’escalation di violenza alla frontiera del Paese […]

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Yemen: arrivano i primi aiuti, alcune violazioni alla tregua

(Agenzie). Mentre le organizzazioni umanitarie hanno iniziato a distribuire i primi aiuti ai civili in Yemen, la coalizione saudita-araba ha riportato alcuni casi di violazioni del cessate-il-fuoco nel suo primo giorno di validità. Secondo una dichiarazione ufficiale, le milizie Houthi avrebbero violato la tregua per 12 volte. Da parte sua il portavoce del Dipartimento di […]

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Perché non bisogna ridurre la guerra in Yemen a uno scontro tra sciiti e sunniti

Di Diana Alghoul. Middle East Monitor (12/05/2015) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Nelle ultime settimane i media hanno ridotto il conflitto in Yemen a un semplice caso di settarismo tra Sunniti e Sciiti, il che è riduttivo rispetto alla complessa rete di armi e di relazioni sociali esistente nel Paese. La notizia più comune è […]

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Cosa comportano i nuovi regolamenti nelle carceri egiziane?

Di Omar Said. Mada Masr (11/05/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Il Consiglio Nazionale per i Diritti Umani (NCHR) egiziano ha incontrato l’Alta Commissione per la Riforma Legislativa per discutere i suggerimenti del Consiglio sugli emendamenti alla legge carceraria, riguardanti le condizioni dei prigionieri, proposti dal ministero degli Interni. Le proposte del Consiglio includono […]

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Perché difendo Seymour Hersh

Contro il povero Seymour Hersh, colpevole di aver smascherato quantomeno i buchi nel racconto della Casa Bianca sulla morte di Osama bin Laden, si è scatenata una vera e propria bufera, in parte riassunta in questo articolo di Internazionale. Naturalmente ci si aspetterebbe che quanti condannano lo scoop del vecchio Seymour adducano prove a sostegno di quanto afferma l’Amministrazione che, al contrario della fonte di Hersh, è una voce ufficiale e – aggiungo – proprio in quanto tale deve essere presa con le molle. Si è detto che Hersh cita solo fonti anonime e in quanto tali i pilastri della sua tesi sono dubbi. Ma, come ho già scritto, i giornali sono pieni di fonti anonime: compresi quelli anglosassoni che noi portiamo sempre in palma di mano come modello. Provate a digitare su google la frase  “according to a State Department source” (tra virgolette) e troverete circa 84mila occorrenze. Poi il giornalista bravo ci aggiunge anche un “familiar with the numbers” o “with a close relation with the White House” e voi ve la bevete tranquilli. Se vi viene qualche dubbio – immagino – controllate il nome dell’autore. Ed è l’autorevolezza del cronista a garantirvi che la fonte l’ha sentita.

 Ma ammettiamo pure che la fonte anonima di per se dica tutto e niente. Seymoyur allora cosa fa: ne sente diverse e, tra queste, anche agenti pachistani, militari pensionati, ex 007 di cui fa nomi e cognomi. La Casa Bianca risponde piccata ma non mette prove sul tavolo. Non mi pare che la smentita sia stata accompagnata da tutto quel che avremmo voluto vedere di bin Laden: il corpo ad esempio o anche solo una parte. Un fotogramma che non fosse quello di un vecchio di spalle che guarda la Tv. Un documento eclatante e non fabbricato sulle vicende qaediste travato nel rifugio. Top secret va bene, ma tutte quelle spiacevoli mancanze di prove all’epoca mi diedero molto fastidio. Penso che lo stesso sia successo a Hersh.

Il vecchio divenne famoso per la strage di My Lai in Vietnam. Ma che fatica: è una storia che merita di essere raccontata.  All’epoca in cui Hersh scrisse la sua storia non sapevamo ancora che la guerra in Vietnam era stata costruita su una bugia che allora si chiamava  “incidente” del Tonchino e che incidente non fu per niente (solo questo elemento dovrebbe far sempre diffidare delle versioni ufficiali). Agli americani fu raccontato che era necessario pertanto difendere la democrazia rappresentata dal governo di Saigon ma in realtà si voleva  evitare quello che alcuni strateghi statunitensi chiamavano “effetto domino” e cioè che la caduta del Sud avrebbe automaticamente favorito l’avanzata di cinesi e sovietici nella loro guerra al “mondo libero”. Ma questa è un’altra storia e comunque sino alla strage di My Lai la convinzione generale era questa. Cosa successe a My Lai?*

Nel marzo del 1968 la Compagnia C della 11ma brigata di fanteria leggera aveva massacrato sistematicamente un numero di civili tuttora incerto (tra 300 e 500 tra donne, vecchi e bambini) nel piccolo villaggio di My Lay  nella provincia di Quang Ngai nel Vietnam del Sud. E’ l’allora giovane  giornalista Seymour Hersh a raccontare diffusamente quella storia  e a rompere la cortina di silenzio che copriva il massacro. Ma all’inizio, «Life» e «Look», cui Hersh aveva proposto i risultati della sua inchiesta, rifiutarono di pubblicarla. Nel novembre del ’69 riuscì finalmente a scrivere per l’«Associated Press» un articolo che sollevava dubbi sul numero dei morti e rivelava l’accusa mossa dal tribunale militare al sottotenente William Calley  di aver ucciso 109 vietnamiti (Calley, l’unico soldato poi condannato per quella strage, ebbe inizialmente l’ergastolo per l’uccisione di 22 persone ma scontò poi  solo tre anni e mezzo ai domiciliari). La vicenda dilagò così su diverse testate da «Time» a «Life» a «Newsweek» (una trentina in totale e Hersh vince il Pulitzer). «The Plain Dealer», il più importante quotidiano di Cleveland, pubblicò fotografie esplicite del massacro. Reportage da quella zona chiarirono poi che My Lay non era per niente un singolo caso, ma un sistema applicato ripetutamente con bombardamenti aerei e artiglieria che avevano raso al suolo il 70% dei villaggi della zona. Il coraggio, la caparbietà e la coscienza di Hersh avevano squarciato il velo.

Ronald Haeberle. Sopra Hersh
Due questioni: la prima riguarda Hersh e tutte le difficoltà che incontrò. Eppure non aveva una fonte anonima ma un’intervista nientemeno che con Calley. La seconda riguarda le foto: si certo, poi le videro tutti ma prima fu solo un giornale di provincia che ebbe il coraggio di pubblicarle. I soloni delle fonti anonime non si erano accorti che un militare di leva dell’esercito -il sergente Ronald Haeberle – aveva fotografato il massacro e andava pure in giro a tenere conferenze mostrando quelle immagini che gli pesavano non poco sulla coscienza. 
La storia del giornalismo è piena di storie così (tra l’altro Seymour era un free lance): la notizia è buona ma “si, dai lascia perdere” oppure “quel nome non ce lo mettere”. Nessuno se ne stupisce e qualche volta – qualche volta – fa anche senso. Anch’io mi sono sentito ripetere la manfrina quando non ho invece ricevuto addirittura qualche telefonata bonariamente minacciosa da qualcuno che era stato avvisato proprio dal giornale che stava pubblicando la mia storia. Conclusione? Credo più a Hersh che a Obama il quale ha appena mentito al nostro premier sulla morte di Lo Porto (o lo avete già dimenticato?), una morte – raccontata mesi dopo –  sulla quale abbiamo solo ricostruzioni ufficiose fatte – guarda un po’ – grazie a fonti anonime. Che la Casa Bianca non si è data pena di smentire**. 
* Ho tratto gran parte di questo testo da “Lo scatto umano” scritto per Laterza con Mario Dondero il grande.
** La smentita su Hersh è arrivata anche dai pachistani che per rispondere all’articolo ci hanno messo cinque giorni. Risposta pronta direi!

Il Vaticano ha pronto un nuovo trattato per riconoscere la Palestina

(Agenzie). Il Vaticano ha ufficialmente riconosciuto lo stato di Palestina in un nuovo trattato, finalizzato oggi mercoledì 13 maggio 2015, che deve ancora essere firmato. Il trattato chiarisce che la Santa Sede ha distinto le relazioni diplomatiche con l’Organizzazione per la Liberazione Palestina (OLP) da quelle con lo stato di Palestina. Il Vaticano aveva accolto inoltre con favore la decisione dell’Assemblea […]

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Conferenza al Cairo sulla protezione del patrimonio culturale in Medio Oriente

(Agenzie). Funzionari di diversi Paesi arabi e delle Nazioni Unite hanno inaugurato oggi al Cairo per una conferenza di due giorni per discutere di protezione del patrimonio culturale in Medio Oriente, dopo le recenti barbarie perpetrate dai militanti Daesh (ISIS) contro diversi tesori archeologici della regione, come la città assira di Nimrud nel nord dell’Iraq. […]

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Yemen: ministero Difesa saudita segnala violazione cessate-il-fuoco

(Agenzie). Secondo quanto riferito da un funzionario del ministero della Difesa saudita all’agenzia di stampa nazionale, alcuni razzi avrebbero colpito un’area dello Yemen al confine con l’Arabia Saudita, violando così il cessate-il-fuoco entrato in vigore la scorsa notte. “Alle 10 di questa mattina, razzi sono stati lanciati nelle regioni di Najran e Jazan” ed è […]

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Le Meraviglie d’Italia al Salone del Libro di Torino

silt 110Il via giovedì al Lingotto con il Presidente Mattarella: la 28^ edizione aperta fino al 18 maggio. Paese ospite d’onore la Germania, il Lazio, la regione ospite. Oltre 1200 editori, 1500 incontri con grandi scrittori e intellettuali. Anche un salone off, in 250 luoghi della città metropolitana. “Potere alla parola”, 4 incontri di Senonoraquando rivolto ai giovani per riflettere sulla violenza contro le donne.

Abbas in Tunisia annuncia proposta francese per la Palestina

(Agenzie). Il presidente palestinese Mahmoud Abbad ha annunciato, in occasione della sua visita ufficiale in Tunisia, che la Francia ha intenzione di presentare una risoluzione a nome dei palestinesi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, senza però specificarne il contenuto. “I francesi hanno espresso la necessità di presentare una risoluzione relativa alla causa palestinese […]

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Egitto: l’attrice Mona Hala a difesa dell’omosessualità (Video)

(Agenzie). L’attrice egiziana Mona Hala si scaglia in difesa dell’omosessualità in un’intervista rilasciata alla rete televisiva ONTV. “Ognuno è libero di essere omosessuale, non è mio compito dare giudizi morali sulle persone” ha dichiarato l’attrice, “sono contraria a qualsiasi tipo di discriminazione sia questa basata sul colore della pelle, sulla religione, sul sesso o sull’orientamento sessuale”. È raro […]

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#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 – Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altr…

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 –
Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

I primi momenti dopo l’attacco aereo
http://youtu.be/MFtGet9BJik (Immagini forti)
[Foto] http://on.fb.me/1JaXRbQ
Corpi di alcune vittime
https://youtu.be/97lDEX0kZa0
[Foto] http://on.fb.me/1E4hRpI (Immagini forti)

Il momento in cui un colpo di artiglieria cade non molto lontano dal punto precedentemente bombardato nella zona di Jesr Al Haj
https://youtu.be/4AsoxEQKhPM

Altre foto dalla zona di Jesr Al Haj
http://on.fb.me/1JaWBph

Foto di AMC – مركز حلب الإعلامي

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 – Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altr…

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 –
Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

I primi momenti dopo l’attacco aereo
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Corpi di alcune vittime
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#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 –
Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

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Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

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Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

I primi momenti dopo l’attacco aereo
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Corpi di alcune vittime
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#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 – Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altr…

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 –
Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

I primi momenti dopo l’attacco aereo
http://youtu.be/MFtGet9BJik (Immagini forti)
[Foto] http://on.fb.me/1JaXRbQ
Corpi di alcune vittime
https://youtu.be/97lDEX0kZa0
[Foto] http://on.fb.me/1E4hRpI (Immagini forti)

Il momento in cui un colpo di artiglieria cade non molto lontano dal punto precedentemente bombardato nella zona di Jesr Al Haj
https://youtu.be/4AsoxEQKhPM

Altre foto dalla zona di Jesr Al Haj
http://on.fb.me/1JaWBph

Foto di AMC – مركز حلب الإعلامي

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 – Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altr…

#Aleppo, #Siria – 12 maggio 2015 –
Circa 40 persone sono rimaste uccise ed altre 50 ferite nella giornata di martedì dopo che l’aviazione siriana ha sganciato una bomba barile sulla stazione dei mini-bus situata nella zona di Jesr Al Haj ad Aleppo, secondo quanto riferito dagli attivisti. Molte vittime non sono state identificate a causa delle ustioni e ferite riportate.

I primi momenti dopo l’attacco aereo
http://youtu.be/MFtGet9BJik (Immagini forti)
[Foto] http://on.fb.me/1JaXRbQ
Corpi di alcune vittime
https://youtu.be/97lDEX0kZa0
[Foto] http://on.fb.me/1E4hRpI (Immagini forti)

Il momento in cui un colpo di artiglieria cade non molto lontano dal punto precedentemente bombardato nella zona di Jesr Al Haj
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Scozia: eletta prima parlamentare musulmana

(Agenzie). Tasmina Ahmed Sheikh, vincendo il seggio di Ochil e del Sud Perthshire come candidato del Partito Nazionale Scozzese (SNP) nelle elezioni della scorsa settimana, è diventata la prima musulmana a rappresentare il partito a Westminster. “Spero di entrare in contatto con le persone di tutte le comunità musulmane del Paese”, ha detto Ahmed Sheikh all’agenzia Anadolu. “Speriamo che queste mi possano vedere come un […]

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Il Regno Unito è pronto per la sua prima moschea per sole donne?

Di Nabila Pathan. Al-Arabiya (13/05/2015). Traduzione di Giusy Regina Nel Regno Unito procedono i lavori per il progetto per la costruzione della prima moschea per sole donne a Bradford, una delle aree più densamente popolate da musulmani nel paese. Il Consiglio delle Donne musulmane lo ha annunciato questo mese. Il progetto della moschea tutta al femminile, noto anche come Progetto Moschea […]

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Pakistan: attacco a pellegrini sciiti, 43 morti

(Agenzie). Almeno 43 persone sono state uccise e 16 ferite dopo che uomini armati hanno sparato sui passeggeri di un autobus nella città pakistana di  Karachi. Secondo la ricostruzione delle autorità locali, 8 uomini si sarebbero accostati all’autobus che trasportava membri della comunità sciita di Ismailia. Gli uomini a bordo di 4 moto hanno fermato il mezzo […]

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Egitto: condannati all’ergastolo 8 manifestanti

(Agenzie). Una corte egiziana ha condannato all’ergastolo 8 manifestanti, ritenuti sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, con l’accusa di aver partecipato a delle proteste contro il nuovo governo militare lo scorso anno. La corte ha condannato in contumacia gli 8 imputati per aver cantato slogan contro l’esercito e la polizia, per aver bloccato le strade e […]

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Corte Penale Internazionale sollecita Israele

(Agenzie). La Corte Penale Internazionale ha messo in guardia lo Stato di Israele dal fornire informazioni non affidabili nella fase dell’indagini preliminari su possibili crimini di guerra a Gaza. Un comportamento di questo tipo da parte del governo israeliano comporterebbe l’apertura di un’indagine sulla base delle accusa palestinese, ha avvertito la Corte. Fatou Bensouda ha dichiarato, […]

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Obama incontrerà principi sauditi prima del vertice di Camp David

(Agenzie). Il presidente Barack Obama incontrerà in privato i membri della famiglia reale saudita, il principe ereditario Mohammed bin Nayef e il vice principe ereditario Mohammed bin Salman, prima dell’inizio del summit con gli altri leader dei Paesi del Golfo, il cui inizio è previsto per questo mercoledì sera. Obama aveva inizialmente pensato di incontrare il […]

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Bin Laden: la ricostruzione di Seymour che non piace a Obama

Seymour Hesrh

Due ex militari pachistani hanno confermato all’agenzia France Press che effettivamente un uomo dei servizi segreti di Islamabad fornì informazioni agli Stati uniti su Osama bin Laden: avrebbe dato una mano per identificarne il Dna. E’ la prima conferma che riguarda le notizie contenute nell’articolo che Seymour Hersh ha pubblicato domenica sulla London Review of Books e che, sbugiardando la Casa Bianca, fa tutto un nuovo racconto della morte dello sceicco del terrore.


Di questo “traditore” (che non sarebbe un uomo dell’Isi – i più potenti servizi pachistani – ma di un’altra agenzia) si sa solo che ormai vive negli Usa ma potrebbe essere la persona che Hersh – il giornalista divenuto famoso per aver rivelato nel 1968 il massacro di My Lay in Vietnam – ritiene responsabile di aver “venduto” il nascondiglio di Osama alla Cia per 25 milioni di dollari. La Casa Bianca ha smentito la ricostruzione di Hesrh che fa fare una pessima figura a tutto lo staff, da Obama all’ultimo dei Navy Seal, i soldati del team operativo che entrarono nella casa di Abbottabad il 2 maggio del 2011 uccidendo bin Laden, un uomo gravemente malato e indifeso. Una pessima figura su una storia totalmente ricostruita e che – scrive – sarebbe «potuta uscire dalla penna di Lewis Carroll», l’autore di Alice nel paese delle meraviglie.


La ricostruzione di Hersh, che si basa su una fonte anonima che descrive però minuziosamente ogni particolare sia della caccia a Obl sia dell’operazione del 2 maggio, non riempie tutti i buchi di un’operazione sulla quale circolò più di una versione e numerosi aggiustamenti di tiro ma semmai ne aggiunge altri. Dubbi che ora si fanno più consistenti dal momento che Hersh dimostra, non solo che la Casa Bianca mentì ma che tradì addirittura il patto coi pachistani. Pachistani – nella persona del capo della Forze armate Ashfaq Parvez Kayani e in quella del direttore dell’Isi Ahmed Shuja Pasha – che fecero un accordo preciso: dal momento che gli americani avevano scoperto (grazie al “traditore” in seno all’intelligence) che l’Isi custodiva bin Laden in una dorata prigionia ad Abbottabad, avrebbero dato luce verde al raid a due condizioni: la prima, che Obl fosse ucciso. La seconda, che non si venisse mai a sapere il ruolo del Pakistan nel facilitare l’operazione che infatti (a parte l’incidente a un elicottero) si svolse senza intralci: né guardie armate, né intercettazioni aeree e – ironizza l’articolo – nemmeno una macchina dei pompieri quando uno degli elicotteri andò a fuoco.


In buona sostanza, Usa e Pakistan prepararono la trappola con l’accordo che nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza per evitare a Islamabad una figuraccia (custodiva il capo dei capi) e per evitare ritorsioni (come avrebbero reagito i jihadisti)? Secondo la fonte di Hersh l’Isi teneva prigioniero bin Laden utilizzandolo come leva per manovrare sia i talebani sia i qaedisti. La sua morte non poteva essere imputata ai pachistani.

Obama però tradì il patto rivelando che l’operativo si doveva alla

collaborazione pachistana. Poi l’ammissione frettolosa fu smentita. Ma ciò che appare evidente dal racconto di Hersh e che la cosa doveva avvenire in tutt’altro modo e che fu l’incidente dell’elicottero a obbligare tutti a far circolare la vera storia ( comunque artefatta) che forse sarebbe stata raccontata in altro modo addirittura menzionando un altro luogo (Osama fu subito portato in Afghanistan). Anche la narrazione sul corpo dello sceicco morto, misteriosamente sepolto in mare e senza che se ne sia mai vista una immagine, subì un’accelerazione, che portò a costruire fandonie una sull’altra, arricchite da falsi dossier. Obama del resto, dice Hersh, doveva essere rieletto e con la morte di bin Laden avrebbe potuto, come fece, dichiarare la guerra in Afghanistan “missione compiuta”.


Che la Casa Bianca si trovi in grande imbarazzo è abbastanza evidente. Qualcuno ha accusato Hersh di aver utilizzato troppe fonti anonime che non rendono credibile il suo racconto. Ma Hersh è un giornalista credibile e, del resto, le fonti anonime sono da sempre acqua al mulino dei reporter specie se la loro autorevolezza è in grado di farcele ritenere veritiere e verificate. La vicenda apre adesso due fronti. Il primo è interno: nel Paese dove dire le bugie è ritenuto un fatto gravissimo, Obama macchia il suo ultimo vestito da presidente. Ma si macchia anche quello di Hillay Clinton (presente nella famosa stanza operativa che seguiva il raid dagli Usa) e l’intera amministrazione. A parte la ricaduta d’immagine in tutto il mondo (siamo abituati a che mentano i servizi segreti ma se lo fa un presidente la cosa è un po’ diversa), cosa succederà ora coi pachistani? E quali effetti avrà la grande bugia sui terroristi assetati di ogni buona ragione per spargere sangue?

Yemen: entrato in vigore il cessate-il-fuoco umanitario

(Agenzie). La notte scorsa è entrato in vigore in Yemen il cessate-il-fuoco umanitario proposto dall’Arabia Saudita per permettere l’entrata e la distribuzione di aiuti, soprattutto per quanto riguarda il materiale medico. “Anche se 5 giorni non sono sufficiente, il cessate-il-fuoco è molto importante, dobbiamo aiutare chi ha bisogno”, ha detto un cooperante. Da parte sua, il […]

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La battaglia per il Qalamoun

Di Jean Aziz. Al–Monitor (11/05/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. Dal 6 maggio, lungo il confine siro-libanese, imperversano gli scontri tra l’esercito siriano ed Hezbollah da una parte e Daesh (ISIS) e il Fronte al-Nusra dall’altra. Per capire quella che è ormai nota come la battaglia per il Qalamoun, occorre mettere in prospettiva diversi […]

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Marocco: Consiglio Superiore dell’Istruzione si pronuncia contro il dialetto

(Al Huffington Post Maghreb). Le principali conclusioni dell’ultimo rapporto del Consiglio Superiore dell’Istruzione (CSE) marocchino vertono sostanzialmente su due punti fondamentali: garantire la gratuità dell’insegnamento e stabilire quali lingue insegnare. Per l’insegnamento primario, il CSE ha raccomandato l’insegnamento dell’arabo classico, affiancato dalla lingua francese, ma si è schierato contro l’insegnamento della darija, il dialetto marocchino. Inoltre, il […]

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Coalizione araba: aereo marocchino abbattuto per errore o guasto

(Agenzie). La coalizione araba a guida saudita impegnata nella campagna militare in Yemen ha dichiarato che l’abbattimento dell’aereo marocchino è stato causato da un errore umano o da un guasto tecnico, negando così la responsabilità dei ribelli Houthi che avevano rivendicato l’accaduto. “Siamo assolutamente sicuri del fatto che non è stata abbattuto” dal fuoco ribelle, […]

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Yemen: Houthi intensificano arruolamento di bambini soldato

(Human Rights Watch). Il gruppo armato Houthi in Yemen ha intensificato l’arruolamento di bambini soldato in violazione della legge internazionale. La denuncia è stata riportata dall’ONG internazionale Human Rights Watch, secondo la quale dal 2014 il gruppo ribelle sciita ha utilizzato sempre più bambini durante le sue azioni militari. Secondo l’UNICEF i bambini soldati, tra gli […]

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“Medin”, diario di viaggio sul Mediterraneo

cesario 110bisIl nuovo libro del reporter Marco Cesario racconta attraverso trenta storie il cui filo conduttore è il Mediterraneo, la sua civiltà di mare, isole e porti ma anche scrittura e memoria fondendo letteratura, storia, mémoire de voyage e reportage. Si tratteggiano storie e leggende di luoghi ma anche di uomini, donne, scrittori ed intellettuali come Amos Oz, Haaretz Gideon Levy, Lina Ben Mhenni.

Gaza: nel 2020 la Striscia sarà inabitabile

(Naharnet). La disponibilità di acqua nella Striscia di Gaza dovrebbe prosciugarsi nel 2020.Per questo l’ingegnere palestinese Diaa Abu Assi di 29 anni, sta lavorando da oltre 18 mesi per rendere attuabile il suo progetto: una macchina in grado di rendere potabile l’acqua del mare. “La carenza d’acqua è una vera minaccia per la vita nella Striscia […]

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Yemen: arrivo del nuovo inviato ONU a poche ore dal cessate-il-fuoco

(Agenzie). Il nuovo inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, è arrivato oggi a Sana’a, a poche ore dall’entrata in vigore di un cessate-il-fuoco umanitario di 5 giorni il cui inizio è previsto per questa sera. Nel frattempo, tuttavia, i raid della coalizione saudita-araba hanno continuato a colpire il Paese: secondo […]

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«C’è più tempo per… l’integrazione»

sarnico 1109° Festival di cortometraggi – Un concorso rivolto a tutti i video/filmmaker che intendono affrontare il tema dell’integrazione tra persone, famiglie, popolazioni di diversa appartenenza culturale e provenienza nazionale.

Vertice Camp David: Iran, terrorismo e cooperazione militare

(Agenzie). Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Adel al-Jubeir, ha detto che il vertice di Camp David, in cui il presidente americano Barack Obama ospita i leader del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), si concentrerà su tre punti fondamentali. In alcune dichiarazioni trasmesse da Al-Arabiya News Channel, Jubeir ha detto che il vertice si […]

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Hamas “necessario” a Gaza, ma peggiora la situazione diritti umani

(Agenzie). Il generale israeliano responsabile della frontiera con la Striscia di Gaza, Sami Turgemanas, ha dichiarato che Hamas è necessario per la stabilità dell’enclave palestinese. “Non c’è sostituto di Hamas come governante nella Striscia. L’alternativa sarebbero l’esercito militare e il caos”, ha detto il generale, secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot, in un discorso ai leader […]

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Turchia: ministro Esteri saluta rilancio dialogo greco-turco a Cipro

(Agenzie). Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, nonché il suo omologo greco Nikos Kotzias, hanno salutato con favore la decisione delle comunità greca e turca di Cipro di rilanciare il dialogo da tempo in stallo per la riunificazione dell’isola. Infatti, i due presidenti dell’isola, il greco-cipriota Nicos Anastasiades e il neo-eletto turco-cipriota Mustafa Akinci, hanno concordato il […]

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La Turchia ha accettato 2 milioni di rifugiati

(Al-Bawaba). La Turchia da sola ha accettato 2 milioni di rifugiati dall’Iraq e dalla Siria, ma la comunità internazionale deve fare di più per risolvere la crisi nella regione. Queste le parole dette dal parlamentare turco Cemil Cicek in occasione dell’Assemblea dei parlamentari per il Mediterraneo tenutasi a Lisbona. Cicek ha dichiarato che il problema dei […]

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Francia: ragazza musulmana torna a scuola con ‘gonna incriminata’

(Anadolu). Sarah, la studentessa musulmana quindicenne alla quale era stato interdetto andare a scuola per aver indossato una gonna lunga, è tornata a lezione indossando la sua solita mise, sfoggiando una gonna grigia a fiori. In un’intervista all’agenzia turca Anadolu, Sarah ha dichiarato: “Non ho fatto niente di male. Rispetto la legge e mi tolgo sempre […]

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Nouakchott nuova arena di scontro tra Marocco e Algeria?

Di Khaled Majdoub. Hespress (10/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. La recente crisi diplomatica tra l’Algeria e la Mauritania, che ha visto l’espulsione reciproca di funzionari diplomatici, ha fatto riaffiorare la questione delle relazioni tra Algeri, Nouakchott e Rabat, dopo che diversi osservatori hanno notato che la crisi è sicuramente legata ai rapporti con il […]

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Egitto: arrestata l’attivista Mahienour El-Massry

(Daily News Egypt). La Corte di appello di Alessandria ha ordinato l’arresto degli attivisti per i diritti umani Mahienour El-Massry e Youssef Sha’ban con l’accusa di dimostrazione violenta. Inizialmente i due imputati erano stati condannati a due anni di carcere e al pagamento di una multa di 500 lire egiziane. Gli imputati sono accusati di aver fatto […]

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Al via l’Arab Media Forum a Dubai

(Agenzie). Inizia oggi, martedì 12 maggio 2015, l’Arab Media Forum di Dubai, a cui partecipano professionisti dei media provenienti da tutta la regione araba e da tutto il mondo. La 14^ edizione del Forum permette ai relatori di condividere la loro esperienza e di partecipare a discussioni sulle questioni relative all’utilizzo dei media nella regione. Il […]

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Malesia nega notizia suo coinvolgimento con coalizione in Yemen

(Agenzie). La Malesia ha negato il suo presunto coinvolgimento nella coalizione araba a guida saudita che sta combattendo i militanti sciiti Houthi in Yemen, notizia diffusa giorni fa sia dall’agenzia di stampa ufficiale saudita che dal quotidiano Saudi Gazette.  Un ufficiale del ministero della Difesa, rimasto anonimo, ha infatti spiegato che la presenza delle forze militari malesi […]

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Yemen: raid sauditi colpiscono Sana’a prima del cessate il fuoco

(Agenzie). Attacchi aerei condotti dall’Arabia Saudita hanno colpito la capitale dello Yemen, Sana’a, fino a qualche ora prima dell’inizio del cessate il fuoco stabilito. Era stata decisa infatti una tregua di 5 giorni al fine di iniziare il dialogo tra i Paesi arabi del Golfo e la milizia dei ribelli sciiti Houthi, che controlla gran parte del paese, alleata con l’Iran. I residenti […]

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L’egiziano Bassem Youssef presenterà i prossimi Emmy’s Awards

(Agenzie). L’attore satirico egiziano Bassem Youssef presenterà gli International Emmy’s Awards 2015 del prossimo 23 novembre. Dicendosi molto orgoglioso dell’incarico, Youssef in un tweet ha precisato che “è la prima colta che [gli Emmy’s] vengono presentati da una figura proveniente dal Medio Oriente”. Bassem Youssef, di base un chirurgo, è diventato famoso per il suo […]

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Egitto: ministro Giustizia si dimette dopo commenti su classi sociali

(Agenzie). Il ministro della Giustizia egiziano, Mahfouz Saber, si è dimesso dopo essere stato duramente criticato per alcune sue dichiarazioni sulle classi sociali durante un’intervista televisiva. Non è ancora chiaro chi prenderà il suo posto Saber ha dichiarato che il figlio di uno spazzino non potrebbe mai diventare un giudice, perché i giudici sono “nobili e […]

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Tunisia: primo ministro incontra commissario europeo per l’immigrazione

(Agenzie). Immigrazione clandestina, sicurezza delle frontiere, diritti fondamentali dei migranti, lotta contro il traffico di essere umani, contro il terrorismo e il radicalismo: questi i temi affrontati durante l’incontro tra il primo ministro tunisino Habib Essid con Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per l’Immigrazione, gli Affari Interi e la Cittadinanza. Avramopoulos ha indicato che la gestione dei […]

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Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 

 
 
 
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?
Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.

L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.

 

Medio e Vicino Oriente destabilizzato: l’avanzata dell’ISIS verso il Libano? (CeMiSS – OSS 2/2015)

di Claudio Bertolotti


 
 
 
 
 
 
  
 
 
Summary/Sintesi
“In a framework where ISIS is trying to consolidate its positions, Dr. Claudio Bertolotti believes that the informal non-aggression pact in force with Lebanese army may be broken, anticipating the risk of a military escalation on the Lebanese territory aimed at damaging Shiite and foreign targets as well as the UNIFIL”.
 
“In un quadro nel quale l’ISIS sta cercando di consolidare le posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno, Claudio Bertolotti valuta possibile la rottura di quell’informale patto di non belligeranza ancora vigente con l’esercito libanese e quindi ritiene probabile un’escalation di violenza sul  territorio libanese, tanto di tipo transfrontaliero quanto di natura puntiforme, a danno di obiettivi sciiti e stranieri e, forse, anche UNIFIL”.
 
MEDIO E VICINO ORIENTE DESTABILIZZATO: L’AVANZATA DELL’ISIS VERSO IL LIBANO?
Sul piano militare l’ISIS è in fase di consolidamento delle posizioni conquistate e mantenute nel corso dell’ultimo anno. Gli sviluppi militari seguono le direttive strategiche definite a livello politico; e l’obiettivo politico dell’ISIS è la restaurazione dello storico califfato, all’interno dei cui confini vi sono ingenti quantità di risorse energetiche da sfruttare.
I mezzi utilizzati sono quelli che il proto-stato islamico è riuscito a ottenere attraverso un razionale sviluppo delle capacità logistico-operative e di comando, controllo e comunicazione. Dalla capacità militare alla raccolta fondi e autofinanziamento, dalla propaganda al cyber-warfare, e ancora il terrorismo quale strumento di pressione psicologica, locale e globale.
In questa direzione si muovono i “colonnelli” e gli “ambasciatori” dell’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi, abili, da un lato, nello sfruttare tutte le debolezze di un Occidente incapace di agire con fermezza e privo di una visione unitaria, dall’altro, di portare destabilizzazione all’interno dell’intera area grande-mediorientale. Un successo complessivo che non fa che aumentare focolai regionali mai sopiti, dalla Libia al Libano, all’area dell’Af-Pak-Ind.
Sul campo di battaglia convenzionale l’avanzata delle forze del califfo procede attraverso la conquista delle aree periferiche scarsamente presidiate dalle istituzioni e dalle forze di sicurezza statali. Conquiste che, sebbene non significative sul piano operativo, sul campo di battaglia virtuale aumentano il mito dell’invincibilità dell’ISIS, hanno una forte impatto emotivo (su entrambi i fronti) e sfruttano il processo di amplificazione massmediatica delle notizie attraverso il web e, in particolare, i social network.
Un dinamismo che consente agli organi di informazione dell’ISIS di indicare come ormai prossimo il raggiungimento del fine politico, il califfato.
Ora l’ISIS, da un lato punta alla “conquista” di nuovi territori da sfruttare come basi di partenza per ulteriori offensive (o comunque come minaccia) – e la Libia rientra tra questi – dall’altro consolida gli spazi conquistati – fisici e non – attraverso un’intensa attività politica fatta di scouting, alleanze, riconoscimenti reciproci con attori locali (marketing e franchising) e intensa attività di propaganda.
Un approccio strategico che si muove su due direttrici parallele e funzionali l’una all’altra.
La prima direttrice è quella diretta dell’offensiva convenzionale, di natura regionale e transnazionale (oltre i vecchi confini di un Medio Oriente e nord Africa in via di ridefinizione), in grado di coinvolgere gruppi di opposizione armata (GOA) locali e fenomeni insurrezionali di differente natura e origine, unendoli sotto la simbolica bandiera nera del califfato (in questa direzione va il passaggio allo Stato islamico del gruppo nigeriano Boko Haram).
La seconda è quella indiretta delle molteplici minacce di natura globale: dall’imprevedibilità del jihadismo autoctono – l’home-made terrorism/lone-wolf – una minaccia individuale alimentata dall’ampio contesto di virtual-jihad amplificato dal social-networking, alla minaccia prevedibile  – ma al momento non efficacemente affrontata – del jihadismo migrante e di ritorno[1] e legata all’incontrollato fenomeno migratorio attraverso il Mediterraneo.
Rimandando l’approfondimento sugli sviluppi generali dell’ISIS a una successiva riflessione, questo contributo di pensiero intende concentrarsi sullo sviluppo regionale del fenomeno, più dettagliatamente l’espansione verso il Libano
 
Il Libano è area di interesse del jihadismo regionale?Ormai da tempo, l’attenzione dell’ISIS si è concentra sul paese dei cedri. Progressivamente e con dimostrata capacità, il piano politico-militare di al-Baghdadi ha portato all’inclusione nominale del Libano all’interno del califfato e alla proclamazione del relativo emirato islamico.
I combattenti dell’ISIS hanno avviato rapporti di cooperazione con i GOA operativi nel nord della Siria, una scelta funzionale all’espansione verso il Libano. Tale cooperazione prevederebbe l’istituzione di un comitato organizzativo militare finalizzato a coordinare l’attività operativa su territorio libanese; una scelta basata sul presupposto teorico di un Libano inteso come componente politico-geografica e sociale del più ampio Stato islamico.
Questo l’approccio concettuale che, al momento, non si è però concretizzato nell’attribuzione del ruolo di “emiro”, il comandante politico-militare.
Contrariamente a quanto recepito e diffuso dalla stampa regionale, la recente notizia della nomina a emiro del fuggitivo imam Ahmad al-Assir si è dimostrata essere un artificioso “specchietto per le allodole”, atto a tastare il terreno e valutare le reazioni dell’opinione pubblica della regione. Al contrario, la formazione di un comando per l’emirato del Libano sarebbe in fase di sviluppo sotto la supervisione del comandante Khalaf al-Zeyabi Halous, meglio conosciuto con il nome di battaglia “Abu Musaab Halous”, un combattente siriano che ha ricoperto un ruolo di primo piano nella conquista di Raqqa nel 2013.
E proprio Abu Musaab Halous, unitamente ad altri leader militari dell’ISIS, avrebbe recentemente fatto la sua comparsa all’interno della regione del Qalamoun, una provincia siriana strategicamente importante sul piano militare al confine con il Libano. In tale occasione sarebbe stata avviata la fase organizzativa dei primi nuclei di sicurezza e di alcune formazioni militari da impiegare tra il Qalamoun e il Libano.
L’ISIS addestra le sue reclute sul confine libanese
Le truppe dello Stato islamico sarebbero dunque pronte a condurre azioni offensive in Libano attraverso il confine con la Siria?
I presupposti ci sono. L’ISIS starebbe addestrando le nuove reclute e i circa mille combattenti provenienti dalle altre fazioni in lotta nell’area di Qalamoun – di fatto è una “no-man’s land”. A fronte di un sostanziale sfaldamento dei GOA siriani, è stato registrato un significativo trasferimento di ribelli – molti dei quali provenienti dal “Free Syrian Army” – tra le fila dello stesso ISIS; ciò sarebbe conseguenza diretta della scarsa coesione e organizzazione delle altre parti in lotta contro il governo di Bashar al-Assad.
Anche le informative dell’intelligence confermano la minaccia. La crescente presenza di combattenti sunniti dell’ISIS a ridosso di un’area abitata da una popolazione in prevalenza sciita è ormai un dato di fatto – con una forza stimata in circa 10.000 unità; questo è un ulteriore fattore di destabilizzazione che potrebbe alimentare la contrapposizione violenta tra l’ISIS – impegnato militarmente contro il regime siriano – e l’organizzazione (para)militare di Hezbollah – in supporto alle forze governative di Assad –, con il coinvolgimento delle comunità sia sunnite che sciite libanesi, così come dei profughi siriani (in particolare i rifugiati nelle aree di confine).
È un fatto che oggi la bandiera nera dell’ISIS sventoli a poche centinaia di metri dall’abitato di Arsal (così come in alcune aree all’interno del territorio libanese, come Tripoli) e le attività operative dei jihadisti siano sempre più connesse con la criminalità transfrontaliera grazie al traffico di armi e carburante.
Sebbene il leader del califfato, Abu Bakr al-Baghdadi, appaia al momento non interessato al collasso dello stato libanese, è bene evidenziare come nella strategia dell’ISIS l’espansione si sia sinora basata su un processo di allargamento progressivo fatto di conquiste di piccole aree periferiche, villaggi strategicamente non rilevanti. Un metodo che, da un lato, garantisce il consolidamento di basi di partenza per una successiva espansione e, dall’altro, fornisce una spinta motivazionale ai propri militanti. Un vantaggio ulteriore potrebbe derivare dalla possibilità di occupare alcune località sciite lungo il confine, privando così Hezbollah di alcune basi di supporto.
Tra gli elementi dinamizzanti si impone inoltre il rapporto di collaborazione locale con un altro attore, il gruppo qaedista al-Nusrah, che, non direttamente interessato ad assumere un ruolo attivo in Libano, aprirebbe all’eventualità di un’iniziativa unilaterale dell’ISIS nella terra dei cedri. Una collaborazione che sorprende, guardando alle conflittualità esistenti tra i due movimenti ma che, nel caso libanese, trova la sua logica coerenza nelle dinamiche locali che hanno portato a un informale cessate il fuoco tra l’esercito libanese e al-Nusrah – propenso a concentrare i propri sforzi in opposizione a Hezbollah in Siria – e nei rapporti personali tra i componenti dei due gruppi di opposizione armata.
Ma tra i fattori da valutare va considerato anche il progressivo indebolimento di al-Nusrah (il rapporto di forze con l’ISIS sarebbe di uno a cinque), i cui organici sono in fase di riduzione al pari delle disponibilità economico-finanziarie in conseguenza dell’interruzione del supporto di attori terzi (tra i quali il Qatar). Non è escluso che tali rapporti di forza e la variabile “economica” possano condurre a frizioni sempre più accese tra i due gruppi all’interno dei quali sarebbe presente una significativa componente libanese (almeno 400 i giovani volontari nelle fila dei due movimenti, la metà arruolata nel corso dell’ultimo anno).
Le dinamiche sono estremamente variabili, ma l’attenzione dell’ISIS sul Libano rimane alta, come confermerebbe il tentativo di “inclusione pragmatica” avviato dal religioso (dello Stato islamico) Abu-Walid al-Maqdisi che nel mese di dicembre avrebbe incontrato presso Qalamoun il comandante militare di al-Nusrah, Abu Malik al-Telli. Al di là della visione e degli approcci ideologici dei due gruppi, il fattore di forte influenza è in questo momento l’accesso a risorse economiche e il fiorire dei traffici illeciti e del mercato nero. Così, in un rapporto di reciproca collaborazione e vantaggio, all’instabilità della sicurezza contribuisce la stretta connessione tra insurrezione jihadista e criminalità transfrontaliera.
 
Analisi, Valutazioni, Previsioni
Data l’instabilità della situazione e la minaccia alla sicurezza nazionale, l’esercito libanese ha visto intensificarsi il supporto dei partner esterni; già da tempo gli Stati Uniti forniscono il loro contributo attraverso la cessione di equipaggiamenti ed armamenti a favore dell’esercito nazionale e, al contempo, con supporto e cooperazione in ambito intelligence tanto alle forze di sicurezza quanto – con maggiore e opportuna discrezione – a Hezbollah.
Nel dettaglio, oltre all’armamento leggero per la fanteria, le armi di sostegno e i veicoli corazzati, gli Stati Uniti forniranno al Libano, nell’immediato futuro, sei elicotteri da combattimento “Super Cobra” e alcuni datati ma adeguati aerei F-5.
Una scelta indotta dall’imminente minaccia di azioni offensive da parte di ISIS e al-Nusra. Azioni che potrebbero essere condotte non solamente dal fronte nord-orientale dell’area di Arsal, bensì anche lungo la linea di confine a est; tutta l’area di confine con la Siria è dunque da considerare ad alto rischio di offensive dirette e di penetrazione in territorio libanese.
Sebbene l’istituzione di un emirato islamico libanese dell’ISIS sia ancora limitata al piano teorico, è però confermata una attenzione verso il Libano; in particolare, sarebbe in atto un’intensa attività di reclutamento di volontari per la condotta di attacchi-suicidi ai danni di obiettivi sciiti all’interno dell’area urbana di Beirut, le aree a predominanza sciita del Libano meridionale e contro obiettivi iraniani, francesi e occidentali in genere.
Al-Nusrah, in particolare, potrebbe intensificare le proprie azioni contro Hezbollah; ciò potrebbe prevedere un’azione “di massa” estesa nell’area siriana di Qalamoun (area di origine di molti combattenti di al-Nusrah) o, in alternativa, attacchi concentrati nelle roccaforti sciite libanesi di Hermel e della Bekaa. La seconda ipotesi è quella meno probabile nel breve periodo poiché porterebbe alla rottura dell’informale patto di non belligeranza con l’esercito libanese e allargherebbe un fronte difficile da sostenere.
È dunque possibile valutare come probabile un’escalation di violenza sia di tipo sia trans-frontaliero, sia di natura puntiforme su territorio libanese a danno di obiettivi sciiti, primariamente, e stranieri attraverso attacchi diretti di tipo terroristico (auto-bomba e attacchi suicidi); al contempo, non è possibile escludere l’intenzione di colpire anche le forze di UNIFIL, obiettivo mediaticamente appagante e limitatamente protetto.
Date le premesse – e in linea con le operazioni militari che hanno portato alla cacciata dei jihadisti dall’area di Ras Balbeek nel mese di febbraio e alle azioni di contro-terrorismo su territorio nazionale  – è valutato come probabile un intervento armato delle forze di sicurezza libanesi in funzione di contenimento e contrasto delle forze jihadiste lungo il confine siriano-libanese (Nahar al Kabir, Akjkar, Halba) – in questo caso potrebbe essere presa in considerazione l’opportunità (benché non ufficializzata) di un coordinamento con le omologhe forze di sicurezza governative siriane e con Hezbollah.

[1] Per un approfondimento sulla classificazione della minaccia jihadista si rimanda a C. Bertolotti, ISIS&Co.: dal Mediterraneo il terrorismo jihadista minaccia l’Italia, in “Master of Terror – I Signori del Terrore”, Il Nodo di Gordio, n. 7, gennaio 2015, ed. Il Nodo di Gordio, Trento, pp. 47-54.

 disponibile anche in formato epub.
 

Sull’opposizione siriana

Di Samir Aita. As-Safir (09/05/215). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Il concetto stesso di “opposizione” richiede una rivalutazione specie quando ci si riferisce alla situazione siriana. Qui infatti il termine ha perso molto della sua importanza soprattutto agli occhi dell’autorità vigente, parlando di “tante opposizioni”, proprio per sottolineare l’assenza di unicità tra le parti. Tuttavia, […]

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Parlamentari europei e Stati arabi lanciano appello all’UE

(Agenzie). In un incontro congiunto, parlamentari europei e esponenti dei Paesi arabi che di affacciano sul Mediterraneo hanno chiesto all’Unione Europea di rivedere le quote di reinserimento dei migranti nei diversi Paesi dell’UE. La riunione, svoltasi a Lisbona, ha riunito più di 30 rappresentati di Paesi europei e non. I parlamentari europei hanno anche chiesto la creazione di corridoi […]

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Libia: arrestati 163 migranti egiziani

(Agenzie). Il governo libico di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha arrestato 163 migranti egiziani irregolari che, a bordo di un camion, stavano superando il confine. L’arresto rappresenta l’ultimo di una serie di fermi e di detenzioni che le forze del governo di Tripoli stanno mettendo in atto. I migranti provengono da tutti i Paesi […]

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“Alep point zéro”

Aleppo cafe 110“Quando i contadini e gli studenti si sono uniti alla rivoluzione, hanno aperto dei varchi nei muri delle abitazioni per poter passare di casa in casa sfuggendo ai cecchini. Questi passaggi hanno collegato centinaia di case, creando così un unico spazio che ha riunito i siriani per la prima volta in quarant’anni. Questa continuità urbana è stata chiamata “Punto Zero”.

Giornalista di Al-Jazeera fa causa al network per negligenza

(Agenzie). Il giornalista di Al-Jazeera Mohammad Fahmy ha intentato una causa contro il suo datore di lavoro per negligenza chiedendo 100 milioni di dollari di risarcimento, secondo quanto dichiarato dal suo avvocato. Fahmy, che ha trascorso più di 400 giorni in carcere in Egitto con l’accusa di favoreggiamento a un’organizzazione terroristica, sostiene che siano state le azioni […]

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E io, invece, ho trovato i (miei) lettori in un blog

   È coraggiosa, Claudia Durastanti. Non la conosco, ma è coraggiosa, perché carta canta. In pochi, pochissimi, avrebbero scritto quello che lei ha avuto il coraggio di scrivere, su minima&moralia, raccontando la sua esclusione da una rivista. Rivista, o forse rivista settimanale di un quotidiano, o forse settimanale e basta. Non sappiamo, perché lei non […]

Banca Mondiale aiuterà Libano con 20 milioni di dollari per crisi Siria

(Agenzie). La Banca Mondiale ha promesso che aiuterà il Libano con circa 20 milioni dollari per far fronte al massiccio afflusso di rifugiati siriani nel Paese. Lo ha rivelato il deputato Ibrahim Kanaan. Dopo un incontro tra parlamentari libanesi e rappresentanti della Banca Mondiale, si è deciso che la sovvenzione sarà consegnata entro un mese. La riunione si […]

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Iraq: nuovo inno nazionale e nuova bandiera in stand-by

Di Dina al-Shibeeb. Al-Arabiya (11/05/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Dopo aver ricevuto il Comitato per la cultura e per i media e il suo capo Maysoon al-Damulji, il presidente iracheno Fouad Massoum ha sottolineato l’importanza di avere un nuovo inno nazionale ed una nuova bandiera. Tuttavia, Damulji ha detto che non c’è […]

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Siria: principale gruppo di opposizione non parteciperà a negoziati Ginevra

(Agenzie). La Coalizione Nazionale Siriana, principale gruppo dell’opposizione in esilio, ha annunciato che non parteciperà alle consultazioni di Ginevra sotto l’egida della Nazioni Unite. Il presidente della coalizione, Khaled Khoja, ha dichiarato che il governo del presidente Bashar al-Assad è il solo responsabile del conflitto siriano. Khoja ha parlato con i giornalisti insieme a Louay Hussein, leader del […]

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Gaza: autista camion gravemente ferito da fuoco egiziano

(Agenzie). Nel sud della Striscia di Gaza, un autista di camion palestinese è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco provenienti dall’Egitto. Ashraf al-Qudra, portavoce del ministero della Salute, ha riferito che “un autista ventisettenne che stava lavorando al valico di Kerem Shalom è stato gravemente ferito da colpi sparati dal lato egiziano del […]

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Retweeted Joshua Landis (@joshua_landis): “Israeli military command more cautio…

Retweeted Joshua Landis (@joshua_landis):

“Israeli military command more cautious of sudden fall of Syrian regime,” says Ben-David spox for IDF http://t.co/XMcC1sXr37


Israel prepares for a post-Assad phase in neighboring Syria – ARA News
aranews.net
ARA News Beirut, Lebanon – Spokesman for the Israel Defense Forces (IDF), Alon Ben-David, said Sunday that the military intelligence service are working on the preparation of a list of targets that are likely to be struck inside Syria, after a possible fall of the Assad regime. Israel is concerned a… Continua a leggere

Arabia Saudita: Re Salman non parteciperà a incontro con Obama

(Agenzie). Il Re saudita non prenderà parte a un incontro con il Presidente Barack Obama e gli altri Paesi arabi alleati degli Stati Uniti. L’incontro è programmato per questo week end a Camp David. In una dichiarazione rilasciata nella notte di domenica, il ministro degli Esteri saudita Al Jubeir ha dichiarato che il ministro della Difesa e […]

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Egitto: verso la ricostruzione dell’antico Faro di Alessandria

(Al-Arabiya). Il Consiglio Supremo per le Antichità egiziano sta valutando i progetti presentati per la ricostruzione del Faro di Alessandria, una delle Sette Meraviglie del mondo antico. Il governatore di Alessandria, Hany el-Messiry, ha il compito di valuare le proposte e dare l’approvazione finale per la costruzione dell’opera. Il Faro di Alessandria, costruito sull’isola di […]

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Siria: inviato ONU incontra leader kurdo

(Agenzie).L’inviato speciale dell’ONU in Siria Staffan de Mistura ha incontrato a Ginevra il co-Presidente del Partito dell’Unione Democratica (PYD) del Kurdistan siriano Salih Muslim. L’incontro rientra nel processo di negoziazione  per porre fine alla guerra civile siriana. De Mistura sta incontrando i leader del regime siriano di Bashar al-Assad, insieme a altri 40 gruppi siriani armati e non. […]

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Libia, Mogherini all’Onu. Tripoli e Tobruk: “Non bombardate i barconi, è inutile”

L’Alto Rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini è al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per illustrare, su invito della Lituania, la strategia dell’Unione Europea sulla crisi libica e l’emergenza migranti. L’Italia ha lavorato con i paesi membri del Consiglio a una proposta di bozza di risoluzione per autorizzare un intervento europeo contro i trafficanti di […]

L’articolo Libia, Mogherini all’Onu. Tripoli e Tobruk: “Non bombardate i barconi, è inutile” proviene da Il Fatto Quotidiano.

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Yemen: aereo marocchino colpito dagli Houthi

(Agenzie). I leader del gruppo ribelle sciita Houthi hanno dichiarato di aver abbattuto l’aereo marocchino parte della coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita, mentre stava bombardando la provincia di Saada in Yemen. “Il relitto dell’aereo è attualmente in nostro possesso” ha dichiarato il leader Houthi Deif al-Shami all’agenzia turca Anadolu. Le autorità marocchine avevano dichiarato durante la mattina […]

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Turchia: nave mercantile colpita a largo della costa libica

(Agenzie). Una nave mercantile turca è stata raggiunta da colpi provenienti dalla costa libica mentre si avvicinava al porto della città di Tobruk ed è stata poi colpita per via aerea mentre tentava di allontanarsi, secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri turco. Il terzo ufficiale dell’imbarcazione è rimasto ucciso, mentre altri membri dell’equipaggio sono […]

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A Teheran opere di artisti iraniani e stranieri esposti per le strade

(Agenzie). Nei giorni scorsi, gli abitanti di Teheran hanno avuto una sorpresa: i cartelloni pubblicitari della loro città sono stati sostituiti da copie di opere di artisti iraniani e stranieri, tra cui Picasso, Braque, Matisse e Van Gogh. La comparsa di queste opere d’arte ammorbidisce l’atmosfera di caos e inquinamento del grande agglomerato che conta oltre 12 milioni di […]

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Arabia Saudita: principe ereditario come rappresentante a Camp David

(Agenzie). Il re saudita Salman bin Abdel-Aziz ha designato Mohammad bin Nayef, principe ereditario, come suo rappresentante al vertice di Camp David dei Paesi del Golfo ospitato dal presidente Barack Obama, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Adel al-Jubeir. Il ministro ha inoltre ricordato che il vertice, che inizierà domani, coinciderà con l’inizio della […]

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“La Moschea” accende il dibattito alla Biennale di Venezia

(Agenzie). In occasione dell’inaugurazione lo scorso sabato della Biennale d’arte di Venezia, l’Islanda ha scatenato il dibattito con la sua installazione intitolata “La Moschea”, ricavata da una vecchia chiesa. L’opera è infatti stata realizzata all’interno di Santa Maria della Misericordia, una chiesa cattolica affittata per l’evento al padiglione nazionale islandese dal suo proprietario privato. Mentre i visitatori […]

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15 maggio BIELLA CONFERENZA e DIBATTITO: ISIS prospettive geopolitiche e diritti umani

dettagli evento

Associazione: Amnesty International Sez. Biella e Caritas Diocesana
Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
Luogo: Salone Biverbanca, via Carso 15 Biella
ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

15 maggio BIELLA CONFERENZA e DIBATTITO: ISIS prospettive geopolitiche e diritti umani

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Associazione: Amnesty International Sez. Biella e Caritas Diocesana
Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
Luogo: Salone Biverbanca, via Carso 15 Biella
ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Associazione: Amnesty International Sez. Biella e Caritas Diocesana
Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

15 maggio BIELLA CONFERENZA e DIBATTITO: ISIS prospettive geopolitiche e diritti umani

dettagli evento

Associazione: Amnesty International Sez. Biella e Caritas Diocesana
Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
Luogo: Salone Biverbanca, via Carso 15 Biella
ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

15 maggio BIELLA CONFERENZA e DIBATTITO: ISIS prospettive geopolitiche e diritti umani

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Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
Luogo: Salone Biverbanca, via Carso 15 Biella
ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Data: venerdì 15 maggio 2015 h.21:00
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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani
Il gruppo di Biella di Amnesty International e Caritas Diocesana Biella, con il Patrocinio del Comune di Biella, organizzano un dibattito dal titolo “ISIS. Prospettive geopolitiche e diritti umani”, che si terrà venerdì 15 maggio, alle ore 21, presso il salone di Biverbanca in via Carso 15 (Biella). La serata sarà dedicata all’approfondimento della storia, il contesto geopolitico e la situazione di sopruso dei diritti umani in cui vivono troppe persone, l’espansione dell’ISIS e la presenza territoriale in Siraq (Siria/Iraq), le cause di migrazioni massicce del popolo siriano.
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Interverranno Sherif El Sebaie (Docente di Cultura e Lingua dell’Islam, Politecnico di Torino), Silvia Cantoni (Docente di Diritto Internazionale, Università degli Studi di Torino) e Claudio Bertolotti (Esperto in Conflitto, Sicurezza e Statebuilding, Università degli Studi di Torino).

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Scompare aereo militare del Marocco sullo Yemen

(Agenzie). Un jet da combattimento F-16 appartenente alle forze armate marocchine è scomparso durante una missione contro lo Yemen. Lo ha riportato un comunicato dell’esercito del Paese africano. L’aereo è scomparso dalle 18 ora locale di ieri, Domenica 10 maggio 2015, secondo una dichiarazione rilasciata dall’esercito  all’agenzia di stampa marocchina MAP di questa mattina. Aerei militari marocchini […]

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Yemen: previsto per domani inizio cessate-il-fuoco

(Agenzie). I ribelli Houthi in Yemen hanno accettato la proposta saudita di un cessate-il-fuoco umanitario di cinque giorni, ma hanno anche promesso di rispondere a qualsiasi violazione della tregua. Riyad aveva precisato lo scorso venerdì che la pausa alle ostilità, per permettere l’ingresso di scorte di cibo e forniture mediche, sarebbe inizia nel giorno di […]

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Amnesty International: la “crudeltà” in Libia spinge ai viaggi nel Mediterraneo

(Agenzie). Amnesty International ha pubblicato un rapporto dal titolo “La Libia è piena di crudeltà” nel quale descrive i motivi che spingono i migranti a rischiare la vita nel Mediterraneo per approdare in Europa e trovare riparo. Il documento riporta testimonianze di abusi, violenze sessuali, sfruttamenti e persecuzioni religiose. Il direttore di Amnesty per i […]

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Yemen: ex presidente Saleh esprime sostegno per le milizie Houthi

(Agenzie). Per la prima volta l’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh ha confermato il suo sostegno e la sua alleanza alle milizie sciite Houthi, anche note con il nome Ansar Allah, facendo inoltre appello a tutti i cittadini dello Yemen a difendere il loro Paese contro l’aggressione. La dichiarazione arriva dopo poche ore dal bombardamento […]

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Camp David: un’operazione di marketing per l’accordo con l’Iran?

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (09/05/2015). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Il presidente Obama è noto per le sue capacità persuasive, pertanto il vertice cui ha invitato i leader dei Paesi arabi del Golfo potrebbe non solo fugare le preoccupazioni e acquietare la rabbia suscitata dall’accordo sul programma nucleare iraniano, ma anche aprire una […]

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Iran, ministro Cultura: “Con internet, la censura è ridondante”

(Agenzie). Rivolgendosi a una platea di comandanti della polizia, il ministro della Cultura iraniano Ali Jannati ha dichiarato che la proliferazione di Internet e della tecnologia satellitare rendono la censura “ridondante”, in quanto sono sistemi di distribuzione dell’informazione che non conoscono limiti e che non possono essere controllati. Il ministro ha aggiunto che la autorità devono […]

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L’altra povertà contro cui lottare nel mondo arabo

Di Maher Hakim. Your Middle East (08/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Vorrei lanciare un appello a tutti gli imprenditori sociali nel mondo arabo e invitarli a lottare contro il problema della “povertà intellettuale”, ormai così radicato nelle nostre società. Definisco “povertà intellettuale” la mancanza di risorse e strumenti che aiutino la gente a […]

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Tunisia. Verità per Chourabi e Guetari

Tra silenzi e smentite, il governo di Tunisi tace sul destino di Sofiene Chourabi e Nadhir Guetari, i due giornalisti rapiti – e probabilmente uccisi – in Libia nel settembre scorso. Ma amici e parenti delle vittime non ci stanno, e lanciano presidi e petizioni per reclamare la verità. 

 

 

 

10 Maggio 2015
di: 
Luigi Giorgi da Tunisi

FIFA: Palestina e Israele cercano il dialogo

(Agenzie). I presidenti delle associazioni calcistiche palestinese e israeliana sono d’accordo nel “cercare il dialogo”, dopo un incontro avvenuto presso il quartier generale della FIFA, secondo quanto riferito in una dichiarazione della Federazione. Tuttavia, la dichiarazione non ha precisato se l’associazione palestinese (PFA) abbia anche concesso di abbandonare la proposta avanzata al Congresso FIFA all’inizio […]

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EAU: volo Etihad dirottato su base militare per motivi di sicurezza

(Agenzie). Un volo della Etihad Airways diretto dal Cairo ad Abu Dhabi è stato dirottato verso la base militare di Dubai di Al-Minhad per “motivi di sicurezza”, secondo quanto riferito dalla compagnia aerea. La Etihad ha precisato che i 128 passeggeri che si trovavano a bordo dovranno passare di nuovo i controlli di sicurezza prima […]

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Turchia: 2,5 miliardi di euro dalla Banca Europea degli Investimenti

(Agenzie). La Banca Europea degli Investimenti (BEI) concederà 2,5 miliardi di euro alla Turchia tramite il finanziamento di progetti di infrastrutture, di programmi di assistenza sanitaria e di piccole e medie imprese. Pim Van Ballekom, vice presidente della BEI, ha riferito al quotidiano turco Hürriyet Daily News che verrà finanziato “solo il 50% di ogni progetto”, in […]

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Lega Araba vicina a creazione forza militare panaraba

(Al-Arabiya). Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, ha dichiarato che la Lega Araba è sempre più vicina alla creazione di una forza militare araba congiunta, secondo quanto riferito dal quotidiano Asharq al-Awsat. “Le squadre di tecnici sono già al lavoro per sviluppare una visione per la creazione di una forza panaraba, la quale sarà pronta […]

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Yemen: raid coalizione colpiscono abitazione ex presidente Saleh

(Agenzie). La coalizione araba a guida saudita hanno condotto attacchi aerei sulla capitale yemenita andando a colpire la residenza del deposto presidente Ali Abdullah Saleh, secondo quanto riferito da fonti vicine al partito politico dell’ex leader e alcuni residenti. L’emittente Al-Arabiya riporta che sono state udite tre forti esplosioni e sono state avvistate pile di fumo levarsi […]

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Minoranze e maggioranze. Al di là dei numeri

Studiosi, esperti, analisti, e l’opinione comune troppo spesso sono d’accordo sul fatto che il problema principale da affrontare oggi in Medioriente sia la diversità religiosa e la necessità di proteggere […]

Giornalista di Al-Jazeera messo sulla lista nera USA per sospetto terrorismo

(Agenzie). Le autorità statunitensi hanno messo in una lista nera un giornalista di Al-Jazeera sospettato di essere un terrorista legato ad Al-Qaeda. Lo ha rivelato un rapporto, citando documenti forniti dall’ex imprenditore NSA Edward Snowden. Il sito di notizie online The Intercept ha detto che si tratta del responsabile di redazione di Al-Jazeera ad Islamabad, Ahmad Muaffaq Zaidan, descritto […]

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Egitto: Mubarak condannato a tre anni per corruzione

(Agenzie). Un tribunale egiziano ha condannato l‘ex presidente egiziano Hosni Mubarak e i suoi figli a tre anni di carcere con l’accusa di corruzione. Lo ha riportato l’agenzia di stampa Reuters. Il tribunale del Cairo ha emesso il suo verdetto definitivo nel processo contro l’autocrate 87enne. Il deposto leader è accusato di aver usato fondi pubblici stanziati per la ristrutturazione […]

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L’Iran chiede più diplomazia britannica dopo le elezioni

(Agenzie). Hamid Aboutalebi, capo dello staff degli affari politici del presidente dell’Iran Hassan Rohani, ha fatto appello alla Gran Bretagna per una politica estera più attiva e più diplomatica in Medio Oriente, dopo la vittoria elettorale del Primo ministro David Cameron. Le osservazioni di Hamid Aboutalebi, giungono proprio quando le sei maggiori potenze, tra cui la Gran Bretagna […]

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Siria: ispettori chimici trovano tracce di gas sarin

(Agenzie). Secondo un documento dell’Unione Europea, ispettori chimici hanno trovato tracce di elementi utilizzati per la fabbricazione di gas nervino sarin e gas VX in un sito non dichiarato in Siria. Maris Klisans, rappresentante permanente della Lettonia presso l’OPAC, l’Organizzazione con sede all’Aja per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC), ha detto ai colleghi delegati […]

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Libia rifiuta piano migranti dell’Unione Europea

(Agenzie). L’ambasciatore della Libia presso le Nazioni Unite Ibrahim Dabbashi ha detto che il suo Paese rifiuta il piano dell’Unione Europea per arginare la crescente crisi dei migranti, e si giustifica dicendo che il suo governo sostenuto dall’Occidente non è mai stato consultato dall’Unione Europea a riguardo, almeno in questa fase.   In un’intervista fatta all’Associated Press, l’ambasciatore Dabbashi ha detto […]

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Turchia: verso le elezioni parlamentari

Di Murat Yetkin. Hürriyet Daily News (08/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo. Manca poco meno di un mese alle elezioni parlamentari del 7 giugno, le più critiche dalle prime elezioni libere e pluraliste del 1950. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan infatti ha spostato il focus delle consultazioni dalla compagine parlamentare e di governo verso la sostituzione dell’attuale […]

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I timori degli occidentali sul nuovo governo Netanyahu

Per carità, un po’ di credito si concede sempre. Soprattutto se il governo deve ancora iniziare a lavorare. Però. Però c’è agitazione tra le cancellerie europee – e non solo – a Tel Aviv. Il nuovo esecutivo di Benjamin Netanyahu – risicato, risicatissimo (61 seggi su un totale di 120) –, ecco, il nuovo esecutivo […]

La Pace Nutre la Vita

cipmo 110Ciclo di incontri “Cattedra del Mediterraneo 2015” – Un doppio raffronto: da parte della società, come ci si rapporta rispetto alla sfida terroristica dei gruppi islamisti, senza venir meno ai postulati essenziali della democrazia e dei diritti delle minoranze.

Mediterraneo: nave tedesca porta in salvo 200 migranti

(Agenzie). Una nave della marica tedesca  è giunta in soccorso di una barca con a bordo 200 migranti nel Mediterraneo, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri tedesco. “Abbiamo ricevuto una chiamata di emergenza intorno alle 9 di questa mattina dalle autorità italiane” ha dichiarato il portavoce del ministro. La nave tedesca, Hessen, è giunta in […]

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La Penisola del Sinai: natura, storia e religione

Terra di confine tra l’Africa e l’Asia, la Penisola del Sinai sembra prendere il suo nome da un’antica divinità lunare chiamara “Sin”. Il territorio del Sinai, composto per gran parte dal deserto, è stato testimone di eventi mitici e non che hanno segnato la storia mondiale. Secondo la tradizione i monti del Sinai divennero lo […]

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Iran: proteste contro la guerra in Yemen a guida saudita

(Agenzie). Migliaia di persone sono scese in piazza a Teheran e in altre città iraniane per protestare contro gli attacchi aerei condotti dalla coalizione araba a guida saudita in Yemen.  Le proteste arrivano dopo che l’Iran ha per l’ennesima volta negato le accuse di interferire negli affari interni yemeniti e di sostenere i ribelli sciiti Houthi. […]

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Gaza: gruppo affiliato a Daesh rivendica attacco contro base Hamas

(Agenzie). Un gruppo di militanti jihadisti recentemente emerso nella Striscia di Gaza ha rivendicato la responsabilità di un attacco a colpi di mortaio contro una base appartenente al movimento palestinese Hamas. In una dichiarazione diffusa su internet, il gruppo, che sfa chiamare Sostenitori di Daesh (ISIS) a Gerusalemme, ha dichiarato di aver sparato colpi di […]

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Cucina marocchina: fekkas, biscotti secchi con sesamo e anice

Con la ricetta di oggi vi proponiamo un dolce della tradizione marocchina preparato sopratutto in occasione delle festività: i fekkas, biscotti secchi con sesamo e anice! Ingredienti: 1kg di farina setacciata 1 bicchiere di zucchero 1 bicchiere di latte tiepido 1 bicchiere di olio + burro fuso 0g di lievito di birra un goccio di acqua […]

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Madri nel mondo arabo: peggiorano le statistiche

(Baraka Bits). Le organizzazioni mondiali che si occupano di salute hanno accolto con favore la diminuzione del 1 o 2% del tasso di mortalità infantile nei Paesi del mondo arabo. Mentre sempre più mamme imparano a prendersi cura dei loro bambini prima e dopo la nascita, aumenta però il  numero di donne che sono costrette ad […]

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Passaggi: “Taxi” di Khaled al-Khamissi

Questo passaggio é tratto da “Taxi” di Khaled al-Khamissi ed é stato pubblicato in lingua originale nel 2007, ben prima della Primavera Araba e dell’avvento e caduta dei Fratelli Mussulmani, eppure mi ha affascinato vedere quanto questo dialogo sia stato profetico. TASSISTA: Che Dio mi perdoni se non prego e non vado in moschea…non ho […]

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Abdel Fattah El Sisi: un anno dopo

Di Gamal Essam El-Din. Al-Ahram Weekly (30/04/2015). Traduzione e sintesi a cura di Ismahan Hassen. Lo scorso anno, quando Abdel Fattah El Sisi ha sbaragliato le urne, molti hanno sperato che la sua schiacciante vittoria elettorale sarebbe stata rapidamente seguita dalle elezioni parlamentari e da una vera transizione politica verso la democrazia. A quasi un anno […]

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La nuova Miss Big Arabian Beauty 2015 è libanese

(Al-Arabiya). La ventitreenne libanese Sarina al-Sha’ar si è aggiudicata il titolo di Miss Big Arabian Beauty 2015, arrivando prima su altre 11 donne di diversi Paesi del mondo arabo. La Sha’ar, che ha detto ai giudici di “guardare al di sotto dei suoi strati” per sottolineare che la vera bellezza è ben al di sotto […]

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Pakistan: elicottero abbattuto, gruppo talebano rivendica atto

(Agenzie). Un elicottero militare si è schiantato su una scuola in Pakistan, causando la morte di sei persone, tra cui gli ambasciatori norvegese e filippino. Inoltre, non si hanno notizie dell’ambasciatore libanese, Mona al-Tannir. Un gruppo talebano pakistano ha rivendicato la responsabilità dell’incidente, dichiarando che il primo ministro Nawaz Sharif era il bersaglio dell’attacco. L’elicottero, infatti, […]

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“Article of Truth”: nuovo video rap palestinese contro i media (video)

 È uscito il nuovo video del rapper palestinese Ayman Jamal Mghames, “Article of Truth”. Nel suo ultimo lavoro il cantante si scaglia contro i media dell’informazione. Il rapper e la sua crew Palestinian Unit hanno sempre unito la musica alla politica, “Noi siamo rapper politici” ha dichiarato Jamal Mghames in un’intervista per Al-Monitor, “parliamo della nostra vita quotidiana, […]

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USA: senato approva disegno di legge su nucleare iraniano

(Agenzie). Il Senato statunitense ha approvato una proposta di legge che permette al Congresso di rivedere qualsiasi accordo internazionale sul nucleare iraniano. “Un accordo sulle armi nucleari con un avversario internazionale – soprattutto se si tratta del regime iraniano che promuove i terroristi –  deve essere presentato al Senato e ottenere i due terzi dei voti, così […]

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Film palestinese “Omar” nelle sale cinematografiche arabe

(Al-Bawaba). Il film palestinese “Omar” del regista Hany Abu Asaad sarà proiettato nelle sale cinematografiche di 5 Stati arabi, dal prossimo 20 maggio. Il film ha partecipato a numerosi festival internazionali di cinematografia ed è stato nominato agli Oscar come miglior film straniero. Il regista ha espresso molta felicità per il fatto che il suo film sarà […]

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Israele: ONU condanna nuovi insediamenti

(Agenzie). Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha condannato il piano di Tel Aviv di costruzione di altri insediamenti illegali a Gerusalemme Est. “Il Segretario Generale è profondamente preoccupato per i recenti annunci dei piani dell’autorità israeliana per la costruzione di 900 unità abitative negli insediamenti a Gerusalemme Est, insediamenti ritenuti illegali dal […]

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Il mare della disperazione

griot amn 110La cronaca di questi giorni mostra a tutti una volta di più la tragedia che da troppi anni macchia il nostro mare. Incontro a cura di Amnesty International Italia, Gruppo 001 alla libreria Griot.

Emirates Airlines aumenta profitto del 40%

(Agenzie). La compagnia aerea Emirates Airlines ha dichiarato che il calo dei prezzi del carburante e la rapida espansione del proprio business l’hanno portata a aumentare il suo profitto del 40%. La compagnia di proprietà del governo di Dubai è l’azienda del settore con la più veloce crescita al mondo. Questa crescita ha contribuito a rendere l’aeroporto […]

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Yemen: attacchi coalizione araba colpiscono provincia di Saada

(Agenzie). La coalizione araba a guida saudita ha condotto diversi attacchi aerei contro la provincia yemenita di Saada, roccaforte dei ribelli sciiti Houthi. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale saudita, gli attacchi hanno colpito due centri di comando Houthi a Beni Maaz, distrutto una struttura mineraria nel quartiere vecchio della città di Saada e un centro […]

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Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

L’accademico tunisino Chokri Mabkhout, rettore dell’Università Manouba, ha vinto mercoledì sera ad Abu Dhabi il prestigioso Premio internazionale per la narrativa araba con il romanzo L’italiano (El-Talyani), sua opera prima. L’italiano deve il titolo al personaggio principale, Abdel Nasser, conosciuto con il nomignolo di “italiano” a causa del suo bell’aspetto. Il romanzo è ambientato in … Continue reading Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

L’accademico tunisino Chokri Mabkhout, rettore dell’Università Manouba, ha vinto mercoledì sera ad Abu Dhabi il prestigioso Premio internazionale per la narrativa araba con il romanzo L’italiano (El-Talyani), sua opera prima. L’italiano deve il titolo al personaggio principale, Abdel Nasser, conosciuto con il nomignolo di “italiano” a causa del suo bell’aspetto. Il romanzo è ambientato in … Continue reading Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

L’accademico tunisino Chokri Mabkhout, rettore dell’Università Manouba, ha vinto mercoledì sera ad Abu Dhabi il prestigioso Premio internazionale per la narrativa araba con il romanzo L’italiano (El-Talyani), sua opera prima. L’italiano deve il titolo al personaggio principale, Abdel Nasser, conosciuto con il nomignolo di “italiano” a causa del suo bell’aspetto. Il romanzo è ambientato in … Continue reading Il romanzo tunisino “L’italiano” vince l’Arabic Booker 2015

Colloqui di Doha: visto dall’emirato

Il punto di vista dei talebani sui colloqui di Doha: qui un riassunto delle giornate e le considerazioni sull’incontro. Qui invece il comunicato ufficiale coi punti in agenda secondo la shura di Quetta o, se vogliamo, l’ufficio politico di Doha (d…

Cosa implica la neutralità delle agenzie umanitarie a Yarmouk?

Di Brent Eng e José Ciro Martinez. Al-Jazeera America (05/05/2015). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio. Mentre i palestinesi di Yarmouk affrontano gli attacchi coi barili-bomba da parte del regime di Assad da un lato, e Daesh (ISIS) dall’altro, è poca l’attenzione rivolta al ruolo che riveste l’insistere da parte delle Nazioni Unite sul principio […]

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Il tunisino Shukri al-Mabkhout vincitore dell’International Prize for Arabic Fiction

(The Daily Star Lebanon). L’autore tunisino Shukri al-Mabkhout è il vincitore dell’edizione 2015 dell’International Prize for Arabic Fiction per il suo romanzo “The Italian”, sua opera prima come scrittore. Mabkhout è presidente dell’Università di Manouba, ma anche un traduttore, un critico letterario e un opinionista. Il libro è ambientato nella Tunisia degli anni ’80, durante la caotica […]

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Erri De Luca – Il mondo senza di noi

Erri de Luca le montagne le ha attraversate in lungo e in largo, da solo e con incredibili compagni di viaggio. Le ha annusate, accarezzate, aspettate, sfidate. Umilmente. Sempre. Qui ci restituisce un pezzettino del suo sguardo.

L’indispensabilità dell’arte – intervista a Mouna Jemal Siala

Giada Frana Non è facile essere un artista in Tunisia: poche gallerie d’arte presenti, spazi culturali che chiudono uno dopo l’altro per mancanza di fondi e disinteresse da parte dello stato, clichés che accompagnano l’arte contemporanea per cui gli artisti del post rivoluzione devono necessariamente essere giovani per essere tali, assenza di riviste d’arte: la “primavera araba” nel settore artistico-culturale […]

L’indispensabilità dell’arte – intervista a Mouna Jemal Siala

Giada Frana Non è facile essere un artista in Tunisia: poche gallerie d’arte presenti, spazi culturali che chiudono uno dopo l’altro per mancanza di fondi e disinteresse da parte dello stato, clichés che accompagnano l’arte contemporanea per cui gli artisti del post rivoluzione devono necessariamente essere giovani per essere tali, assenza di riviste d’arte: la “primavera araba” nel settore artistico-culturale […]

Emirati Arabi Uniti: interrotto il festival del cinema di Abu Dhabi

(Al-Arabiya). Le autorità per i media locali hanno annunciato che l’evento annuale dell’Abu Dhabi Film Festival è stato interrotto. Inaugurato nel 2007, il festival verrà fermato “in modo da concentrare l’attenzione sulle iniziative future per poter sostenere i registi locali e arabi e attirare ancora più produzioni cinematografiche ad Abu Dhabi”, secondo quanto dichiarato dall’autorità. […]

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“Il colore dell’Ingiustizia” della guerra in Yemen (video)

“In Yemen avevamo una vita ordinaria e c’era un tempo in cui si poteva vivere. Come le altre persone, mettevamo al mondo bambini e sogni”. Con queste parole il collettivo #SupportYemen ridà umanità al conflitto che sta sconvolgendo il Paese arabo. Il loro ultimo video “Il colore dell’ingiustizia” utilizza le parole del poeta yemenita Jutfi Jaafar […]

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Egitto: possibile riesame del processo Mubarak in giugno

(Agenzie). La Corte di cassazione si è incontrata oggi per esaminare l’appello presentato dal pubblico ministero contro l’assoluzione dell’ex presidente Hosni Mubarak dalle accuse di omicidio ordinata da una corte minore lo scorso novembre. Secondo esperti legali, la Corte potrebbe far cadere la richiesta d’appello oppure procedere al riesame del processo e della sentenza. La […]

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Israele: approvato piano per 900 case in insediamenti

(Agenzie). Le autorità israeliane hanno approvato la costruzione di 900 case negli insediamenti a Gerusalemme Est, nel giorno in cui il Primo ministro israeliano ha comunicato la nuova coalizione del suo governo. Le nuove case verrano costruite negli insediamenti nella Gerusalemme Est nel quartiere di Ramat Shlomo a seguito di una decisione presa dalla commissione di pianificazione distrettuale […]

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Yemen: 5 giorni di tregua per l’Arabia Saudita

(Agenzie).L’Arabia Saudita ha annunciato 5 giorni di cessate il fuoco in Yemen per facilitare l’arrivo degli aiuti umanitari ai civili. Il ministro degli Esteri saudita  Adel al-Jubeir ha annunciato la tregua durante la conferenza stampa avvenuta in seguito all’incontro con il Segretario di stato statunitense John Kerry. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita cesserà quindi i […]

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Turchia: pubblicate migliaia di copie del Corano in lingua Armena

(Agenzie). La Direzione degli affari religiosi della Turchia ha pubblicato 4.000 copie del Corano in armeno, sia nel dialetto orientale che occidentale. Lo ha riferito un giornale locale. Yüksel Salman, che si occupa di pubblicazioni religiose presso la Direzione, ha detto che le prime copie saranno inviate alle biblioteche e ad alcune associazioni e il resto sarà […]

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Barzani: referendum curdo rimandato a causa del conflitto in Iraq

(Agenzie). Masoud Barzani, il leader della regione del Kurdistan iracheno, ha detto nel corso di una visita a Washington che la regione curda del nord dell’Iraq voterà sicuramente per l’indipendenza al prossimo referendum. Riferendosi al conflitto in corso con Daesh (ISIS), Masoud Barzani ha aggiunto anche: “In questo momento il nostro paese è in lotta […]

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Libano: incendio a centro di rifugiati siriani

(Agenzie). Un incendio è divampato in un edificio di quattro piani nella città di Sidone che ospita rifugiati provenienti dalla Siria. I vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme e a mettere in salvo gli oltre 400 profughi. Due persone sarebbero rimaste ferite nell’incendio. Il Libano dall’inizio della guerra civile in Siria avrebbe accolto […]

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Inghilterra: progetto di una moschea per sole donne

(Al-Bawaba). Il consiglio delle Donne Musulmane ha annunciato il piano per la costruzione di una moschea per sole donne e gestita da donne nella città inglese di Bradford. Secondo il quotidiano inglese The Times, nonostante non ci siano divieti che impediscano alle donne di frequentare le moschee, molte musulmane soprattuto bengalesi e pakistane, scelgono o vengono […]

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Egitto: nuova centrale aumenterà produzione di energia

(Agenzie). Una nuova centrale elettrica è stata inaugurata in Egitto, aggiungendo così più di 1.300 megawatt alla rete elettrica del paese, per un costo di 1,3 miliardi di dollari. Il ministro egiziano dell’Elettricità Mohammed Shaker e il primo ministro Ibrahim Mahlab hanno partecipato all’apertura ufficiale. L’Egitto prevede di aumentare la propria produzione di energia del 9,6% per questa estate. Lo […]

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Siria: USA addestrerà ribelli contro Daesh

(Agenzie). L’esercito degli Stati Uniti ha detto che inizierà a formare migliaia di militanti che lottano contro Daesh (ISIS) in Siria questa settimana. Alcuni ufficiali della difesa americana hanno dichiarato che 400 addestratori militari degli USA sono pronti in Turchia e in Giordania per addestrare 3.000 militanti. I funzionari hanno anche osservato che alcuni dei militanti stranieri potrebbero […]

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Israele: formato il nuovo governo

(Agenzie). Si è conclusa l’operazione di formazione della nuova coalizione di governo in Israele. Il Primo ministro Benjamin Netanyahu è alla guida di una formazione governativa che si pone in una posizione di scontro verso gli Stati Uniti e degli alleati storici dello Stato di Israele. Netanyahu ha raggiunto in extremis un accordo con il gruppo […]

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Yemen: ambasciatore ONU chiede intervento

(Agenzie). L’ambasciatore dell’ONU in Yemen ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire rapidamente con forze di terra nel Paese. In una lettera inviata al presidente del Consiglio di Sicurezza  l’ambasciatore Khaled Alyemany ha anche chiesto alle organizzazione per i diritti umani di documentare le “barbariche violazioni degli Houthi contro la popolazione indifesa”. La richiesta di impiego di […]

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Yemen, una guerra estera che è un affare interno saudita

Di Ángeles Espinosa. El País (05/05/2015) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. In Yemen la posta in gioco fissata dal re Salman è molto più alta che non il semplice prestigio regionale dell’Arabia Saudita. Una politica estera più attiva ha a che fare senza dubbio con l’espansionismo dell’Iran sciita, ma anche con la sfida interna che è […]

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Tunisia: la riconciliazione in sospeso

Di Frida Dahmani. Jeune Afrique (05/05/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. L’appello alla riconciliazione nazionale lanciato da Béji Caïd Essebsi il 20 marzo, in occasione della festa d’’Indipendenza, era atteso, ma allo stesso tempo ha suscitato delle remore tra coloro che temono che tale riconciliazione aggiri il processo di giustizia transizionale in corso, enunciato […]

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Marocco: al via la conferenza “Clinton Global Initiative” a Marrakech

(MAP). La conferenza inaugurale della “Clinton Global Initiative” (CGI) su Medio Oriente e Africa ha preso il via a Marrakech, in Marocco. Si terrà dal 5 al 7 maggio 2015. Hanno partecipato importanti personalità a livello internazionale dei settori pubblico e privato, nonché capi di grandi imprese e ONG. Creata nel 2007 su iniziativa dell’ex presidente […]

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UE, Mogherini: “Crisi in Yemen apre le porte ad Al-Qaeda”

(Agenzie). Durante la sua visita in Cina, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha dichiarato che la situazione in Yemen è altamente rischiosa, in quanto “Al-Qaeda sta cercando di riempire il vuoto lasciato aperto in uno Stato sempre più anarchico”. Rivolgendosi agli studenti dell’Università di Pechino, la Mogherini ha dichiarato che […]

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Iraq e Siria: oltre 3 milioni di sfollati

(Agenzie). Secondo uno studio diffuso dal Consiglio Norvegese per i Rifugiati, sono almeno 2,2 milioni gli iracheni che sono stati costretti a lasciare le loro case nel corso del 2014 a causa dell’invasione da parte dei militanti Daesh (ISIS). Lo studio inoltre segnala che gli sfollati in Siria superano il milione. Negli ultimi quattro anni, […]

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Khamenei: no alle minacce militari nei colloqui sul nucleare

(Agenzie). Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei ha detto che Teheran non avrebbe preso parte ai colloqui nucleari qualora fosse minacciato con la forza militare. Lo ha rivelato la televisione di stato, parlando della scadenza del 30 giugno prossimo che l’Iran e le potenze mondiali devo cercare di rispettare per arrivare ad un accordo finale. “Il nostro Paese non accetta […]

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Al via oggi il Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri

Si inaugura oggi, nel bellissimo Palazzo delle istituzioni italiane di Tangeri, la 19° edizione del Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri. Organizzato dall’Institut Français della città marocchina, nel quadro della stagione culturale franco-marocchina 2015, il Festival quest’anno avrà come tema le “donne“. Moltissime sono le scrittrici e le artiste invitate, tra cui … Continue reading Al via oggi il Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri

Al via oggi il Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri

Si inaugura oggi, nel bellissimo Palazzo delle istituzioni italiane di Tangeri, la 19° edizione del Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri. Organizzato dall’Institut Français della città marocchina, nel quadro della stagione culturale franco-marocchina 2015, il Festival quest’anno avrà come tema le “donne“. Moltissime sono le scrittrici e le artiste invitate, tra cui … Continue reading Al via oggi il Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri

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Si inaugura oggi, nel bellissimo Palazzo delle istituzioni italiane di Tangeri, la 19° edizione del Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri. Organizzato dall’Institut Français della città marocchina, nel quadro della stagione culturale franco-marocchina 2015, il Festival quest’anno avrà come tema le “donne“. Moltissime sono le scrittrici e le artiste invitate, tra cui … Continue reading Al via oggi il Salone internazionale del libro e delle arti di Tangeri

Libano: un secolo di attacchi alla libertà di espressione

Di Wassim Mroueh. The Daily Star Lebanon (06/05/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Ogni anno il 6 maggio in Libano viene celebrato il cosiddetto “Giorno dei martiri della stampa” per commemorare i sacrifici compiuti dai giornalisti libanesi. Questa ricorrenza acquista un particolare significato quest’anno, essendo giunta al suo centenario. Giornalisti e nazionalisti libanesi che lottavano per la […]

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Kerry visita Gibuti

(Agenzie). Il segretario di Stato Usa John Kerry sarà a Gibuti oggi, mercoledì 6 maggio, per colloqui con il governo e per visitare la base militare americana da dove partono le missioni oltre lo Yemen e la Somalia. La città del Corno d’Africa che si affaccia sul Golfo di Aden è diventata un centro importante […]

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Tunisia rafforza sicurezza a Djerba per pellegrinaggio ebraico alla Ghriba

(Agenzie). La sicurezza nell’isola tunisina di Djerba è stata rafforzata in vista del pellegrinaggio ebraico alla sinagoga di Ghriba, che si svolge oggi a due mesi dall’attacco al museo del Bardo di Tunisi e tra gli avvertimenti di Israele contro le minacce terroriste. Sono state erette barriere sulle strade di accesso all’isola nel sud del […]

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Obama incontra leader curdo alla Casa Bianca

(Agenzie). Il presidente Usa Barack Obama ha incontrato il capo della regione autonoma kurda dell’Iraq alla Casa Bianca. Lo scopo di Obama è quello di “corteggiare” un alleato vitale e in prima linea nella lotta contro i militanti islamici. Obama e il vicepresidente Joe Biden hanno incontrato Massud Barzani per discutere della campagna per riconquistare […]

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Afghanistan: USA non controllerà più lo spazio aereo da giugno

(Agenzie). A partire dal prossimo 30 giugno, gli Stati Uniti non gestiranno più lo spazio aereo afghano, a causa della scadenza del contratto stipulato con il governo di Kabul. Sin dal 2001, infatti, lo spazio aereo dell’Afghanistan è stato controllato dalla coalizione militare internazionale a guida statunitense o da compagnie estere pagate da Paesi donatori. […]

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Liberare l’Iraq senza perdere l’unità dello Stato

Di Mustafa al-Kadhimi. Al–Monitor (04/05/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. L’Iraq si trova ad un bivio e le decisioni di oggi definiranno lo stato delle cose una volta che Daesh (ISIS) sarà cacciato dal Paese. In questo senso, tutto dipende dalla visione che la politica irachena ha del futuro: c’è un piano per la […]

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The Abused Politics of “Minorities” and “Majorities”: Quantifiable Entities or Shifting Sites of Power? (by Estella Carpi, May 2015)

(Photo taken from: http://www.asianews.it) http://humanityjournal.org/blog/the-abused-politics-of-minorities-and-majorities-quantifiable-entities-or-shifting-sites-of-power/ THE ABUSED POLITICS OF “MINORITIES” AND “MAJORITIES”: QUANTIFIABLE ENTITIES OR SHIFTING SITES OF POWER? May 4, 2015 by Estella Carpi No comments Scholars, pundits, opinion-makers, and the general public too often agree that the primary concern to address today in the contemporary Middle East is religious diversity and the need to […]

The Abused Politics of “Minorities” and “Majorities”: Quantifiable Entities or Shifting Sites of Power? (by Estella Carpi, May 2015)

(Photo taken from: http://www.asianews.it) http://humanityjournal.org/blog/the-abused-politics-of-minorities-and-majorities-quantifiable-entities-or-shifting-sites-of-power/ THE ABUSED POLITICS OF “MINORITIES” AND “MAJORITIES”: QUANTIFIABLE ENTITIES OR SHIFTING SITES OF POWER? May 4, 2015 by Estella Carpi No comments Scholars, pundits, opinion-makers, and the general public too often agree that the primary concern to address today in the contemporary Middle East is religious diversity and the need to […]

The Abused Politics of “Minorities” and “Majorities”: Quantifiable Entities or Shifting Sites of Power? (by Estella Carpi, May 2015)

(Photo taken from: http://www.asianews.it) http://humanityjournal.org/blog/the-abused-politics-of-minorities-and-majorities-quantifiable-entities-or-shifting-sites-of-power/ THE ABUSED POLITICS OF “MINORITIES” AND “MAJORITIES”: QUANTIFIABLE ENTITIES OR SHIFTING SITES OF POWER? May 4, 2015 by Estella Carpi No comments Scholars, pundits, opinion-makers, and the general public too often agree that the primary concern to address today in the contemporary Middle East is religious diversity and the need to […]

Arabia Saudita ospiterà incontro gruppi opposizione siriana

(Agenzie). In occasione del vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo di oggi a Riyad, i leader dei sei Stati membri hanno annunciato che l’Arabi Saudita ospiterà un incontro dei rappresentanti dei gruppi dell’opposizione siriana mirato a tracciare la mappa politica della Siria post-Assad. I capi di Stato dei Paesi del Golfo hanno dichiarato che […]

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Le elezioni in Regno Unito e le relazioni economiche con i Paesi arabi

Di David Freedman. Al-Hayat (29/04/2015). Traduzione e sintesi di Valentina Pelosi. La maggior parte dei politici coinvolti nelle prossime elezioni nel Regno Unito, sono inclini a concentrarsi su questioni interne. Raramente gli elettori ripongono in cima alla lista delle loro priorità le questioni di politica estera, mentre quest’ultima assume una crescente importanza per gli investitori, le imprese internazionali e […]

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Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 – Almeno 12 persone sono rimaste uccise…

Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
https://youtu.be/E7_1NdRvgGs (Alcune immagini sono forti)

Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

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Prov. di #Hama, #Siria – 5 maggio 2015 –
Almeno 12 persone sono rimaste uccise oggi nel villaggio di Al Sharka, in provincia di Hama, dopo che elicotteri militari del regime hanno sganciato bombe barile sulla zona.
Diverse bombe barile hanno colpito anche le località di Lattameneh e Kafar Zeta.

Corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.
https://youtu.be/KJHm3HI6RIo
I primi momenti dopo i bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka
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Fumo che si leva dalla cittadina di Kafar Zeta dopo che è stata colpita da due barili esplosivi
https://youtu.be/LQ8iFkyPDH8

Il momento in cui una bomba barile colpisce la località di Lattameneh in provincia di Hama
https://youtu.be/02cAwNAgmbU

L’immagine mostra i corpi di alcune vittime dei bombardamenti aerei sul villaggio di Al Sharka.

Egitto: verso la stabilità del Paese

 Di Muhammad Salah. Al-Hayat (04/05/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Malgrado le critiche mosse contro il presidente Abdel Fattah El-Sisi da uomini d’affari o giornalisti, non si può negare che il Paese si muove verso una maggiore stabilità interna. Ormai la Fratellanza Musulmana rappresenta la minoranza e a nulla vale mostrarsi in un corteo per […]

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Cos’è successo a Doha: il rapporto degli organizzatori

Paolo Cotta Ramusino,
sgretario di Pugwash

Nel suo Report of a 2-day Pugwash meeting on Security in Afghanistan Qatar, 2-3 May 2015(preparato dal segretario generale di Pugwash Cotta-Ramusino) l’organizzazione canadese si dà conto dell’incontro della due giorni in una località balneare del Qatar circondato da illazioni, agende, risultati apparsi sulla stampa internazionale. Vediamo cosa dice (inglese):

 The meeting was clearly characterized from the start as a non-official meeting where all participants were free to express their personal opinions on a nonattributive basis. It was repeatedly clarified that the meeting was not supposed to be any sort of negotiation. There were several presentations and interventions by people linked to the various parties and groups of Afghanistan, to civil society people (including a few women), and to people from the United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA). Thus, the discussion represented a wide range of opinions, always keeping in mind the non-official character described above. Let us stress again that everybody in this meeting represented only him/herself and not any Institution or group. Despite the differences of opinions, the climate of the meeting was cooperative, constructive and friendly. Some important common points emerged and are reported below:

 1. There was a general appreciation of the positive value of the meeting, and a widely shared sense of gratitude towards the State of Qatar for the hospitality and the assistance given to the participants in the meeting.
2. The idea of bringing about peace in Afghanistan and ending the conflict was wholeheartedly supported by all the participants.
3. The civilian casualties of the Afghan conflict have been lamented by everybody, even though differences may exist on who bears the main responsibility of these casualties. Protection of civilians is, as it should be, a priority for everybody.
 4. The role of foreign forces that are or have been present in Afghanistan were evaluated in different ways (also in relation to the civilian casualties mentioned above). Everybody agreed that foreign forces have to leave Afghanistan soon. Some expressed concern that there should be an agreement among Afghan political forces before the departure of the foreign forces.
5. Any political discrimination against any Afghan political party or group would be an obstacle to the peace process. In particular, the delisting of black-listed Taliban would facilitate the peace process. Political prisoners should be released.
6. Corruption and the production/selling of drugs are among the most serious problems of Afghanistan.
7. The value of education for both men and women was underlined by everybody. Economic development in Afghanistan will heavily depend on peace.
8. The structure of the political system (and the constitution of Afghanistan) should be discussed in detail, and, while different opinions may arise in this respect, there is a general agreement that no party should have a monopoly on power.
9. In any case, the government of Afghanistan will be an Islamic one. This does not mean that minorities of any sort should be discriminated against.
 10.The model of the so-called Islamic State (Daesh) is alien to the tradition and the desires of the Afghan people. This point was agreed upon by everybody.
 11.The relation with neighboring countries should be kept amicable, and cooperation with such countries should be strengthened. This does not mean that neighboring countries are welcome to interfere with Afghan internal affairs.
12.The meeting of 2-3 May 2015 should be followed up by other meetings in order that the peace process be sustained. It is vital that communication among different Afghan parties and groups be kept alive, even at an unofficial level. In general, the peace process should be speeded up! Some would welcome the possibility of talks between the Taliban and the Government.
 13.The Taliban in Doha played an important role in the organization of this meeting. The Taliban’s office should be opened to facilitate meetings and talks.
 14.Qatar, UN and non-governmental international organizations such as Pugwash should hopefully continue to support the Afghan peace process.
 15.The public interest and the well-being of the Afghan people will be at the center of the attention of the participants in this meeting and in the forthcoming ones. *

* Il rapporto in pdf

Emirati Arabi Uniti: UE sostenie esenzione dal visto turistico

(Agenzie). Gli ambasciatori europei negli Emirati Arabi Uniti hanno espresso il loro appoggio all’eliminazione del visto per i cittadini emiratini diretti in Europa. “Sono molto contento che presto i visti turistici per visitare l’Unione Europa non saranno più necessari per i cittadini degli Emirati Arabi Uniti che viaggiano nella zona Schengen”, ha detto Carlo De Filippi capo della […]

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Ministro marocchino Daoudi: “Daesh è un prodotto della nostra educazione”

(Hespress). Parlando di Daesh (ISIS) in un’intervista al quotidiano egiziano Youm 7, il ministro marocchino dell’Istruzione Superiore e della Ricerca, Lahcen Daoudi, ha dichiarato che terrorismo ed estremismo si sono diffusi “perché non abbiamo educato i nostri figli alla moderazione”. Il ministro ha dichiarato che l’emergere di Daesh è responsabilità degli arabi, identificando nella cultura e nell’insegnamento le cause che […]

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Francia e Arabia Saudita discutono progetti economici

(Agenzie). La Francia e l’Arabia Saudita stanno discutendo progetti economici del valore di miliardi di euro, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, le cui dichiarazioni arrivano dopo l’incontro del presidente francese François Hollande con la nuova formazione di governo saudita. Il ministro ha specificato che i due Paesi hanno istituito un comitato […]

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“iMadrassa”, il primo sito di e-learning in Algeria

(Al Huffington Post Maghreb). Creato nel dicembre scorso, iMadrassa viene ufficialmente reso accessibile oggi in Algeria come primo sito di e-learning del Paese, annunciando “l’educazione per tutti”. Infatti, su iMadrassa gli studenti potranno accedere con pochi click ai più di 7.000 contenuti proposti, tra lezioni ed esercizi su diverse materie quali matematica, arabo, fisica, francese, scienze della natura […]

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Lauryn Hill cancella il suo concerto in Israele

(Al-Arabiya). La cantante R&B americana Lauryn Hill ha cancellato la data israeliana del suo tour internazionale a pochi giorni dal concerto. “Miei cari amici e fan in Israele, quando decisi di suonare nella regione la mia idea era di fare una data a Tel Aviv e una a Ramallah” ha scritto l’ex cantante dei Fugees […]

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Yemen: presidente Hadi annuncia lancio dialogo nazionale a Riyad

(Agenzie). Il presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, che al momento risiede a Riyad, ha annunciato il lancio di una conferenza sul dialogo nazionale da tenersi il prossimo 17 maggio nella capitale saudita, secondo quanto riferito da fonti vicine al presidente. Secondo le fonti, i negoziati interesseranno vari gruppi e blocchi politici yemeniti, sebbene non […]

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Iraq potrebbe ottenere prestito FMI tra poche settimane

(Agenzie). Dopo aver presentato richiesta per ricevere assistenza finanziaria, l’Iraq potrebbe ottenere un prestito del valore di 800 milioni di dollari  dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) nelle prossime settimane, secondo quanto riferito da Masood Ahmed, direttore del dipartimento Medio Oriente e Asia Centrale dell’organizzazione. Le finanze irachene sono state messe a dura prova sia dal crollo dei […]

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Yemen: continuano gli attacchi tra incontri e ipotesi di cessate-il-fuoco

(Agenzie). Mentre gli attacchi aerei della coalizione araba continuano a colpire lo Yemen, in particolare diversi porti in tutto il Paese, i sei Stati membri del Consiglio di Sicurezza del Golfo si riuniscono oggi a Riyad per discutere della situazione, anche alla presenza del presidente francese François Hollande. Inoltre, il segretario di Stato americano John […]

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I Curdi iracheni lottano per evitare conflitti regionali

Di Mohammed A. Salih. Al-Monitor (01/05/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. In copertina, combattenti Curdi peshmerga a Erbil (Credit: AFP/Safin Hamed) Mentre una coalizione di Stati arabi sunniti guidati dall’Arabia Saudita prende di mira le forze sciite Houthi ed i loro alleati in Yemen, i Curdi iracheni stanno a guardare chiedendosi che influenza […]

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Da Gaza alla Nasa. L’avventura di una palestinese che sognava di fare l’astronauta

La storia di Soha Alqeshawi, senior software engineer al progetto Orion. Un’odissea che l’ha portata ad essere una fonte di ispirazione per le giovani donne arabe. «Il successo è alla portata di tutte le ragazze. Esorto ogni bambina e ragazza a credere in se stessa, a perseguire i propri sogni e di essere consapevole che gli obiettivi si possono raggiungere  lavorando sodo, senza  mollare e non permettendo a nessuno di … | Continua a leggere

Da Gaza alla Nasa. L’avventura di una palestinese che sognava di fare l’astronauta

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Da Gaza alla Nasa. L’avventura di una palestinese che sognava di fare l’astronauta

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Governo e talebani a Doha: un pugno di mosche o una svolta?

Si è conclusa per ora con un nulla di fatto la due giorni che ha visto in una località balneare del Qatar – Al-Khor, resort vicino a Doha (nell’immagine) –  partecipare una delegazione talebana e una del governo afgano composta, a quanto si desume, da esponenti dell’Alto consiglio di pace e funzionari. Sull’incontro “informale” a porte chiuse vige il massimo riserbo ma qualcosa è filtrato. Il governo avrebbe chiesto un cessate il fuoco e i talebani – per dirla in soldoni – avrebbero risposto picche adducendo il fatto che finché restano soldati stranieri  in Afghanistan, di tregua non se ne parla (vedi il bollettino quotidiano di morti e attentati). Il governo ha rilanciato sottolineando che le truppe combattenti non ci sono più ma sono rimasti solo istruttori. I talebani hanno però tenuto il punto ma c’è da dubitare che avessero mandato per trattare. Chi ha partecipato con loro alla conferenza organizzata da Pugwash? Secondo Reuters anche esponenti di Usa, Cina e Pakistan.

Insomma, alla fine un pugno di mosche? No: secondo la stampa del Golfo (che tiene a rimarcare lo sforzo del Qatar) ci sarebbe in calendario già un nuovo appuntamento negli Emirati arabi uniti addirittura il mese prossimo e comunque a Doha si è convenuto su diversi punti (come l’estraneità di Daesh al contesto afgano, la questione dell’ufficio dei talebani a Doha o la cancellazione di alcuni talebani dalla black list dell’Onu). Se il calendario sarà rispettato  allora i colloqui di Doha, che al momento han partorito un topolino, si trasformerebbero in una svolta: una politica dei piccoli passi dunque, aiutata dalle complicazioni interne alla guerriglia afgana e dalle pressioni del Pakistan sui talebani angustiati,  non meno del governo Ghani, anche dalla presenza del califfato. Sarà interessante vedere la stampa pachistana e iraniana nei prossimi giorni. Quanto ad Al Jazeera, l’autorevole tv proprio di Doha, sulla questione è rimasta silenziosa. Davvero bizzarro. Un’altra bizzarria? Quel che ha detto il re degli islamisti afgani (al governo), Abdul Rassul Sayyaf, che ha sparato a zero sulla conferenza. C’è da dire che il capo delegazione talebano, Mohammad Stanikzai, è un suo vecchio amico: aderì  all’Itteahad-e islami di Sayyaf come comandante del fronte sudoccidentale ma poi seguì mullah Omar. Ruggini da vecchi mujahedin.

Turchia: fermati 200 migranti diretti in Grecia

(Agenzie). Le autorità turche hanno dichiarato di aver bloccato oltre 200 migranti che cercavano di raggiungere l’Unione Europea, 155 sono stati fermati mentre cercavano di imbarcarsi in navi turche dirette all’isola greca di Lesbo. Secondo l’agenzia turca Anadolu la Guardia Costiera avrebbe fermato 71 persone che viaggiavano in barconi provenienti da Myanmar. Sabato 2 maggio, le autorità […]

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Palestina chiede alla FIFA di votare espulsione Israele

(Agenzie). In occasione della sessione per l’elezione del nuovo presidente, prevista per il prossimo 29 maggio, i 209 membri della federazione internazionale di calcio (FIFA) sono stati invitati a votare anche la sospensione di Israele dal calcio mondiale su richiesta della Palestina. I funzionari palestinesi, infatti, hanno avanzato tale richiesto dichiarando che la federazione di […]

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Arabia Saudita: decapitati 5 stranieri

(Agenzie). Le autorità saudite hanno decapitato cinque stranieri accusati di omicidio e furto, un numero insolitamente elevato che si aggiunge a quello che Amnesty International ha definito un “macabro picco” nelle esecuzioni del regno. Due yemeniti, un ciadiano, un eritreo e un sudanese sono state giustiziate nella città del Mar Rosso di Jedda, il Ministero degli Esteri […]

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Siria: negoziati separati domani al via a Ginevra

(Agenzie). Le Nazioni Unite inizieranno a ospitare a Ginevra le negoziazioni separate con le parti in conflitto in Siria e includeranno “il più grande numero di attori possibile”, secondo quanto riferito dal portavoce ONU Ahmed Fawzi. Oltre alle fazioni politiche rivali, infatti, parteciperanno altri attori internazionali, come l’Iran. Entità come Daesh (ISIS) e il Fronte […]

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Alla Biennale di Venezia The Nationless Pavilion

nationless 110Dal 6 maggio al 22 novembre installazioni artistiche, open call, azioni performative e laboratori rappresenteranno la 25° Nazione al mondo per demografia, quella dei senza-nazione: i 51,5 milioni di profughi e richiedenti asilo che, rinunciando al loro territorio di appartenenza, perdono anche molti diritti esponendosi a molti rischi. Il progetto sarà presentato al pubblico l’8 maggio durante la tavola rotonda “Essere ‘tra’, Abitare la 25° Nazione – un gesto di apparizione, quali territori e diritti?” al S.a.L.E. Docks di Venezia dalle 15,00 alle 17,30. Ci saremo anche noi di Babelmed!

Egitto: altre 5 condanne a morte

(Agenzie). Una corte egiziana ha condannato a morte cinque uomini accusati di aver ucciso 13 poliziotti alla periferia del Cairo durante l’ondata di proteste che ha attraversato l’Egitto dopo la deposizione dell’ex presidente Morsi nel 2013. Gli agenti erano stati uccisi in un attacco contro una stazione di polizia di Kerdasa, nella periferia della capitale […]

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Firmate la petizione: Esigiamo la verità per Sofiane e Nadhir!

A cura della Redazione di Tunisia in Red I due giornalisti tunisini Sofiane Chourabi e Nadhir Guetari erano in Libia per portare avanti un’inchiesta per la trasmissione “Doussiyat” quando vennero rapiti a Ajdabiya da un gruppo armato legato al generale Haftar (la fazione libica riconosciuta dai governi occidentali). Dopo quattro giorni di sequestro, dal 3 al 7 settembre 2014 i […]

Firmate la petizione: Esigiamo la verità per Sofiane e Nadhir!

A cura della Redazione di Tunisia in Red I due giornalisti tunisini Sofiane Chourabi e Nadhir Guetari erano in Libia per portare avanti un’inchiesta per la trasmissione “Doussiyat” quando vennero rapiti a Ajdabiya da un gruppo armato legato al generale Haftar (la fazione libica riconosciuta dai governi occidentali). Dopo quattro giorni di sequestro, dal 3 al 7 settembre 2014 i […]

Yarmouk: delegazione palestinese attesa a Damasco

(Al-Bawaba). Una delegazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina è attesa a Damasco per dei colloqui sulla condizione del campo profughi palestinese di Yarmouk. La delegazione terrà delle riunioni con i rappresentati palestinesi a Damasco per poi incontrarsi con i funzionari siriani martedì. Secondo il presidente del Comitato esecutivo dell’OLP Majdalani  le condizioni all’interno del campo di […]

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La poesia classica ispira il nuovo album dell’algerina Souad Massi

(Baraka Bits). Ispirata dai versi di Zuhayr Ibn Abhi Salma, dalle muallaqat del VI sec. e dal poeta tunisino Abu al-Qassim al-Shabbi, la cantante algerina Souad Massi ha scelto 10 opere classiche e le ha rivisitate in musica nel suo nuovo album dal titolo “El Mutakallim”. Mentre le parole di queste poesie parlano di un’era diversa e ribelle, la voce di […]

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Tunisia: guinness per la bandiera più grande del mondo

(Agenzie). Nel tentativo di promuovere la lotta contro l’estremismo islamico, i tunisini hanno ideato una bandiera nazionale delle dimensioni di 19 campi da calcio. Lo ha riferito la AFP. Con la bandiera gigante, che ha necessitato di ben 80 chilometri di stoffa per essere realizzata, la Tunisia spera di stabilire un nuovo record mondiale. Si tratta precisamente di […]

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Turchia: consegna di gas a Cipro greca tramite l’Egitto è impraticabile

(Agenzie). L’opzione di erogare gas a Cipro greca (Cipro del Sud) attraverso l’Egitto è stata abolita e definita impraticabile dal ministro dell’energia della Turchia, Taner Yildiz. Lo ha riportato l’agenzia statale turca Anadolu. Alla fine del mese scorso, i leader ciprioti ed egiziani si sono incontrati per discutere dell’idea di fornire gas naturale a Cipro attraverso […]

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Yemen: USA difende fornitura bombe a grappolo

(Naharnet). Gli Stati Uniti d’America hanno difeso la loro fornitura di bombe a grappolo, dopo la pubblicazione del rapporto di Human Rights Watch (HRW) che denunciava l’utilizzo di questo tipo di armamento in Yemen, da parte della coalizione araba guidata dell’Arabia Saudita. L’HRW ha dichiarato di aver raccolto fotografie, video e altri elementi di prova che […]

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Incontro Consiglio di Cooperazione del Golfo su questione yemenita

(Agenzie). I sei Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) si riuniscono oggi nella capitale saudita per discutere sugli sviluppi regionali, in particolar modo sulla situazione in Yemen. Accanto ai capi di Stato dei Paesi del Golfo, sarà presente anche il presidente francese François Hollande, il primo leader straniero a partecipare a un […]

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Afghanistan: nessun accordo raggiunto in negoziati con Talebani

(Agenzie). I due giorni di incontri tra rappresentanti dei Talebani e figure politiche del governo afghano, che si sono tenuti in Qatar, non è stato raggiunto alcun accordo tra le parti, se non quello di incontrarsi di nuovo negli Emirati Arabi Uniti probabilmente il prossimo mese. Partecipanti alla riunione, rimasti anonimi, hanno riferito che i Talebani […]

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Rwanda 20 dopo:la guerra dentro casa e il coraggio delle parole

Se vi chiedessi così, recipe su due piedi, in cosa eravate affaccendati alle ore 10:29 del 11/09/2001 son certa che la maggior parte tra voi avrebbe già la risposta pronta. Li : sulla punta della lingua. Io ad esempio ho un vivo ricordo di quanto mi affliggeva in quella giornata: era il mio primo giorno di scuola e, giusto per non farmi mancar nulla, passai le 24h successive in pronto … | Continua a leggere

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Se vi chiedessi così, recipe su due piedi, in cosa eravate affaccendati alle ore 10:29 del 11/09/2001 son certa che la maggior parte tra voi avrebbe già la risposta pronta. Li : sulla punta della lingua. Io ad esempio ho un vivo ricordo di quanto mi affliggeva in quella giornata: era il mio primo giorno di scuola e, giusto per non farmi mancar nulla, passai le 24h successive in pronto … | Continua a leggere

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Se vi chiedessi così, recipe su due piedi, in cosa eravate affaccendati alle ore 10:29 del 11/09/2001 son certa che la maggior parte tra voi avrebbe già la risposta pronta. Li : sulla punta della lingua. Io ad esempio ho un vivo ricordo di quanto mi affliggeva in quella giornata: era il mio primo giorno di scuola e, giusto per non farmi mancar nulla, passai le 24h successive in pronto … | Continua a leggere

Rwanda 20 dopo:la guerra dentro casa e il coraggio delle parole

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