Quando Daesh era ad un passo dall’essere debellata
Chronik-Fotos
Era il 10 gennaio del 2014, in “occidente” quasi nessuno aveva sentito parlare di ISIS (o meglio Daesh), ma pochi giorni dopo che i movimenti rivoluzionari siriani avevano dichiarato guerra a Daesh, la società civile ha dedicato le consuete manifestazioni del venerdì (che ogni settimana hanno un tema comune in tutto il paese) alla “rabbia contro il regime ed al Al Qaeda”.
All’epoca ISIS non era stata ancora espulsa dalla vecchia rete terroristica di Bin Laden.
Due mesi dopo, i rivoluzionari siriani avevano respinto ed espulso Daesh da quasi tutti i territori che aveva precedentemente conquistato, a costo di subire il ritorno di fiamma del regime che a in quei mesi era militarmente in crisi ed ha potuto rifiatare proprio grazie al fatto che l’ Esercito Libero stava combattendo su due fronti. I rivoluzionari, che avevano quasi eliminato ISIS, si sono visti negare qualunque aiuto militare perchè “le armi avrebbero potuto cadere nelle mani di estremisti”. Si perse così la miglior occasione di eliminare Daesh con la diagnosi precoce dei rivoluzionari siriani, si è lasciato prosperare il tumore e le sue metastasi.
La storia poi ci racconta che ISIS si è rintanata in Iraq, principalmente a Falluja, per poi rinforzarsi e tornare al contrattacco e che, dopo la conquista di Mosul, avrebbe conquistato armi e mezzi statunitensi avanzatissimi e sarebbe diventata talmente forte da fondare il suo pseudostato. Pochi dopo la caduta della seconda città dell’Iraq, con le sue banche piene di dollari, le caserme piene di pick up e mezzi corazzati, munizioni ed armi avanzate, colonne di barbari armati fino ai denti tornavano verso Raqqa, dove hanno fatto addirittura una parata militare nella totale indifferenza dei caccia del regime siriano, che pure sorvolano l’area abitualmente e si son ben guardati dal colpire un obiettivo che, se davvero Daesh ed Assad fossero nemici, era ghiottissimo e facilissimo da individuare.
Stavolta gli americani e glil europei hanno deciso di paracadutare armi, ma solo alle forze curde, e non si sono impressionati per il fatto che molti loro lanci sono stati intercettati da Daesh, che quindi molte armi sono finite “nelle mani degli estremisti”, aggiungendosi alle armi che i barbari avevano già conquistato, o meglio che l’esercito iraqeno aveva già lasciato dietro di sè scappando a gambe levate alla sola vista delle barbe e degli stendardi neri.
Ecco, è ricordando queste cose che mi fa rabbia sentir dire che le forze curde, pur valorosissime e per fortuna vincenti, sono l’unico argine contro la barbarie di ISIS o che loro siano l’unico baluardo della civiltà, anche trascurando che combattono fianco a fianco con gli altri siriani, trascurando anche l’aiuto statunitense che pure è visto come una vergogna dai “militanti severi” nostrani se raggiunge una qualunque altra fazione. Una rabbia, la mia, che è solo una lontana eco della rabbia che la propaganda occidentale e la solidarietà selettiva ingenera nei siriani che non stanno nei loro salotti di Roma, ma sotto le bombe, sotto assedio o al fronte.
Il risultato di questo doppiopesismo è una maggior tensione tra siriani curdi ed arabi. Continua a leggere →
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