Giorno: 11 febbraio 2015

Boicottare i video di Daish

Di Diana Moukalled. Asharq al-Awsat (10/02/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Il gruppo Daish (ISIS) ha segnato un altro cruento punto cinematografico la scorsa settimana, quando ha trasmesso il filmato dell’omicidio del pilota giordano Muath al-Kasasbeh. Questo video ha generato in molti strani sentimenti di disagio: il pensiero che le altre esecuzioni realizzate e […]

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Tre studenti musulmani uccisi in North Carolina

(Agenzie). Tre studenti musulmani sono stati uccisi nei pressi del campus dell’Università del North Carolina, nella città di Chapel Hill, da un uomo in seguito a un litigio per un parcheggio. Deah Shaddy Barakat, sua moglie Yusor Mohammad e la sorella Razan Mohammad Abu-Salha sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco alla testa. La polizia ha dichiarato […]

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ROMpiamo i pregiudizi

zalab 110rom 25x25ZaLab lancia un concorso per giovani creativi delle scuole secondarie di primo e secondo grado che hanno assistito al film Container 158 (Italia 2013, 62’) girato da Stefano Liberti ed Enrico Parenti nel campo di Via Salone a Roma, il più grande d’Europa.

Yemen: gli Houthi sequestrano veicoli ambasciata USA

(Agenzie). I ribelli Houthi hanno sequestrato venti veicoli dell’ambasciata statunitense a Sana’a. L’ambasciatore e altri diplomatici avevano già lasciato la sede dell’ambasciata per motivi di sicurezza. Il personale dell’ambasciata stessa lo ha dichiarato a Reuters. Intanto anche Francia e Gran Bretagna hanno deciso di chiudere per il momento le loro ambasciate in Yemen.

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Obama chiede al Congresso autorizzazione per guerra contro Daish

(Agenzie). Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha ufficialmente chiesto al Congresso americano di autorizzare una guerra contro i militanti Daish (ISIS), presentando una bozza di risoluzione che definisce il gruppo come “una grave minaccia”. La proposta di Obama non prevede “operazioni di combattimento durature”: limiterebbe l’autorizzazione a un periodo di tre anni, senza però indicare […]

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L’Iran dopo trentasei anni dalla rivoluzione

Di Seyed Hossein Mousavian. Al-Monitor (10/02/215). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. L’11 febbraio 1979, una rivolta popolare ha rovesciato lo scià di Persia Reza Pahlavi, mettendo fine al regime monarchico e segnando l’inizio del percorso verso la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran. Da allora, il Paese ha affrontato diverse e numerose sfide. A due anni dalla […]

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Douma , periferia di Damasco Manifestazione silenziosa di bambini per protesta…

Douma , periferia di Damasco
Manifestazione silenziosa di bambini per protestare contro le forze di Assad che, negli ultimi 4 giorni, hanno ucciso almeno 150 civili e feriti oltre 1000 con bombardamenti costanti. Resteremo in silenzio anche noi?

https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-xap1/v/t1.0-9/p100x100/10991070_810209805694598_5492823948085733023_n.jpg?oh=2718c3d43993835773003c4f7c1f4da6&oe=558DFC3C&__gda__=1432394594_7d37729f3d8a3db597df6c48feaad19a

‫تنسيقية ثوار مدينة دوما- الثورة السورية في ريف دمشق Coordinating City Douma‬

‫#تنسيقية_دومارغم القصف والجوع و الحصار مظاهرة صامتة لأطفال مدينة دوما المنكوبة بعد أرتكاب قوات الأسد الأجرامية مجازر متتالية بحق أهالي مدينة دوما العزل و قتل أكثر من 150 و جرح أكثر من 1000 مدني بأقل من 4 أيام … 2015.2.11 ~ #دومـــا_تـــــبــــاد … رابط فيديو المظاهرة :: ‬http://youtu.be/6tthN739q74Continua a leggere

Account social di Daish attaccati da hacker (video)

(Agenzie).Vari accounti di Facebook e Twitter collegati a Daish (ISIS) sono stati attaccati e chiusi. L’operazione, che si pensava fosse stata opera dei servizi segreti, è stata rivendicata invece dal gruppo di hacker che si fa chiamare Anonymous. In un video diffuso su Youtube, il gruppo Anonymous si è preso la responsabilità dell’attacco a ampio […]

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Nigeria: Boko Haram attacca l’esercito del Ciad

(Agenzie). I militanti del gruppo islamista Boko Haram hanno attaccato le truppe dell’esercito del Ciad a Gambaru, una città nel nord della Nigeria. L’attacco ha causato il ferimento di 3 soldati ciadiani, stanziati in Nigeria per contrastare l’avanzata dell’organizzazione terroristica. Centinaia di persone sono state uccise in recenti combattimenti contro i militanti di Boko Haram in […]

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Yemen: anche la Francia annuncia chiusura ambasciata a Sana’a

(Agenzie). Dopo l’annuncio della chiusura dell’ambasciata statunitense e del ritiro del personale diplomatico da quella britannica, anche il governo francese ha fatto sapere che chiuderà la sua sede diplomatica di Sana’a, richiamando il suo ambasciatore in patria. La Francia ha inoltre invitato i suoi cittadini presenti in Yemen a lasciare al più presto il Paese. Come per […]

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Siria: esercito avanza a sud di Damasco

(Agenzie). Le forze del governo siriano appoggiate dai combattenti libanesi di Hezbollah hanno preso il controllo di diversi villaggi a sud di Damasco, tra cui Deir Maker, Tal al-Arous e Tal al-Sarjeh, secondo quanto riferito dai media locali e da gruppi di attivisti. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha riferito che l’offensiva è stata lanciata dai […]

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Cosa dirà Khamenei all’Iran per il 36° anniversario della Repubblica?

Di Camelia Entekhabi-Fard. Al-Arabiya (09/02/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. A pochi giorni dal 36° anniversario della Repubblica Islamica dell’11 febbraio, la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, sta preparando l’opinione pubblica a un possibile accordo con l’Occidente. Nei suo ultimi discorsi e tweet, di fatti, ha mostrato una certa flessibilità nei confronti di un eventuale accordo con […]

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Le prime pagine dei giornali arabi

Al-Quds al-Arabi – quotidiano panarabo Assad: la Siria era informata degli attacchi della coalizione sull’Iraq  Gli Emirati riprendono gli attacchi contro l’organizzazione, mentre Obama annuncia la morte di un altro ostaggio Capo dell’esercito: il governo iracheno si sta muovendo per disarmare le milizie sciite a Baghdad Sei soldati sono stati uccisi in un attacco suicida […]

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Yemen: Regno Unito ritira personale da sua ambasciata a Sana’a

(Agenzie). Il Regno Unito ha ritirato il personale dalla sua ambasciata a Sana’a e ha sospeso momentaneamente le operazioni diplomatiche per motivi di sicurezza, ha riferito il ministero degli Esteri britannico. “Negli ultimi giorni, la situazione della sicurezza in Yemen ha continuato a peggiorare”, ha dichiarato il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri Tobias Ellwood, aggiungendo che lo […]

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Palestina: Abbas inaugura ambasciata a Stoccolma

(Agenzie). In occasione della sua prima visita in Svezia dopo che il Paese europeo ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, il presidente Mahmoud Abbas ha inaugurato la nuova ambasciata palestinese di Stoccolma. In Europa, la Palestina possiede diverse missioni diplomatiche, ma non vere e proprie ambasciate. Da parte sua, il primo ministro svedese, Stefan Lofven, […]

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La rivincita di Kejri, lo schiaffo al Bjp, la sonora sconfitta del Congresso

I risultati finali della tornata elettorale per l’amministrazione del territorio della capitale sono andati assai più in là delle già rosee previsioni degli exit pool. Il responso finale delle urne di New Delhi da’ infatti una maggioranza blindata all’Aam Aadmi Party (Aap) di Arvind “Kejri” Kejriwal che, dopo un anno di amministrazione controllata, guadagna il governo della capitale. Ma la vera notizia è un altra: se è stupefacente che l’Aap abbia guadagnato la quasi totalità dei 70 seggi dell’Assemblea della capitale (67, ne aveva 28), il Bharatiya Janata Party (Bjp) – il partito nazionalista e identitario del premier Narendra Modi uscito vittorioso dalle politiche dall’anno scorso – riceve uno schiaffo elettorale che segna in modo inequivocabile una battuta d’arresto della sua affermazione nel Paese, che potrebbe avere ripercussioni su altre elezioni in altri Stati: passa da 31 a 3 seggi. Ma fa una fine ancora peggiore il Partito del Congresso (Indian National Congress) di Sonia Gandhi che, almeno a Delhi, sparisce completamente dalla scena politica (nessun seggio, ne aveva 8).

I dati messi assieme da diverse fonti attraverso gli exit pool avevano attribuito tra 39 e 48 seggi al partito anti corruzione (Aap), seguito con 33 dal partito di Modi (Bjp) che nelle passate elezioni di Delhi era comunque arrivato prima dell’Aap e del Congresso ma senza poter formare un governo. Ed era stato proprio grazie ai seggi guadagnati dal Congresso che Kerjwal aveva (sommandoli a quelli di altri due partiti più piccoli) potuto formare il suo governo godendo di una più che solida maggioranza. Ma questa volta l’Aap non ha bisogno di nessuno, ultrapremiato da consensi a valanga ottenuti in tutti gli strati sociali e distretti elettorali con una percentuale altissima di votanti: il 67% dei 13 milioni di aventi diritto (in termini percentuali l’Aap ha guadagnato il 54,3% contro il 32,2% del Bjp).

Pur premiato dalle urne nel 2013 e dopo aver abilmente costruito un’alleanza col Congresso, Kejriwal aveva però abbandonato il suo scranno di chief minister dopo nemmeno due mesi di governo, dimettendosi il 14 febbraio 2014, in contrasto sia col Congresso sia col Bjp che avevano bloccato nel “parlamentino” di Delhi il Jan Lokpal Bill – la legge anti corruzione proposta dagli attivisti della società civile, movimento da cui nel 2012 è nato l’Aap – con una melina molto simile a quella adottata nel parlamento nazionale per bloccare una legge statale quasi gemella ma corretta da decine di emendamenti. Arvind poi aveva sfidato Modi nelle legislative ma aveva anche perso clamorosamente forse proprio per via del suo gran rifiuto, probabilmente poco digerito dalla base elettorale a Delhi e, di riflesso, sul piano nazionale. L’abile Arvind se n’è reso conto e ha impostato la sua nuova campagna a Delhi, oltreché su promesse al ceto più povero, chiedendo ufficialmente scusa per la scelta di aver lasciato dopo pochi giorni di governo.

Il Bjp, sperando di contrastare Kejriwal sul suo stesso terreno, gli ha schierato contro l’ex poliziotta e attivista civile Kiran Bedi, sfruttando sia il passato di militante della Bedi (indigesta però a una parte del partito), sia giocando sul prestigio personale di Modi che ora, dicono i suoi detrattori, ha finito per trasformare la sua forza in un’arroganza che -almeno agli indiani della capitale – non è piaciuta. Non ha evidentemente giocato a favore nemmeno l’assist che gli ha fornito recentemente Barack Obama quando. a gennaio, è venuto a Delhi per concludere un accordo sul nucleare civile e ha trattato da pari un uomo che, per il suo passato come governatore del Gujarat (dove si sono svolti in passato pesanti pogrom anti musulmani), non era gradito negli Stati uniti.

Nel giorno dei risultati arriva infine sulla candidata di Modi anche un’altra tegola: la sua Ong – Navjyoti India Foundation – ha ricevuto fondi dal magnate dei diamanti H. R. Metha, al momento nell’occhio del ciclone per un’indagine su fondi neri in banche europee. In cambio, Kiran Bedi era andata come testimonial a Dubai a sostenere alcune attività caritatevoli della Rosy Blue, l’holding di Metha. Più di un motivo adesso per la candidata trombata per leccarsi le ferite.

Modi ha fatto buon viso a cattivo gioco: è stato il primo a congratularsi con Kejriwal e ha promesso il pieno sostegno del governo centrale. Attualmente però il suo partito non riesce nemmeno a essere opposizione. Per farlo occorrono almeno sette seggi e il Bjp non arriva alla metà.

La rivincita di Kejri, lo schiaffo al Bjp, la sonora sconfitta del Congresso

I risultati finali della tornata elettorale per l’amministrazione del territorio della capitale sono andati assai più in là delle già rosee previsioni degli exit pool. Il responso finale delle urne di New Delhi da’ infatti una maggioranza blindata all’Aam Aadmi Party (Aap) di Arvind “Kejri” Kejriwal che, dopo un anno di amministrazione controllata, guadagna il governo della capitale. Ma la vera notizia è un altra: se è stupefacente che l’Aap abbia guadagnato la quasi totalità dei 70 seggi dell’Assemblea della capitale (67, ne aveva 28), il Bharatiya Janata Party (Bjp) – il partito nazionalista e identitario del premier Narendra Modi uscito vittorioso dalle politiche dall’anno scorso – riceve uno schiaffo elettorale che segna in modo inequivocabile una battuta d’arresto della sua affermazione nel Paese, che potrebbe avere ripercussioni su altre elezioni in altri Stati: passa da 31 a 3 seggi. Ma fa una fine ancora peggiore il Partito del Congresso (Indian National Congress) di Sonia Gandhi che, almeno a Delhi, sparisce completamente dalla scena politica (nessun seggio, ne aveva 8).

I dati messi assieme da diverse fonti attraverso gli exit pool avevano attribuito tra 39 e 48 seggi al partito anti corruzione (Aap), seguito con 33 dal partito di Modi (Bjp) che nelle passate elezioni di Delhi era comunque arrivato prima dell’Aap e del Congresso ma senza poter formare un governo. Ed era stato proprio grazie ai seggi guadagnati dal Congresso che Kerjwal aveva (sommandoli a quelli di altri due partiti più piccoli) potuto formare il suo governo godendo di una più che solida maggioranza. Ma questa volta l’Aap non ha bisogno di nessuno, ultrapremiato da consensi a valanga ottenuti in tutti gli strati sociali e distretti elettorali con una percentuale altissima di votanti: il 67% dei 13 milioni di aventi diritto (in termini percentuali l’Aap ha guadagnato il 54,3% contro il 32,2% del Bjp).

Pur premiato dalle urne nel 2013 e dopo aver abilmente costruito un’alleanza col Congresso, Kejriwal aveva però abbandonato il suo scranno di chief minister dopo nemmeno due mesi di governo, dimettendosi il 14 febbraio 2014, in contrasto sia col Congresso sia col Bjp che avevano bloccato nel “parlamentino” di Delhi il Jan Lokpal Bill – la legge anti corruzione proposta dagli attivisti della società civile, movimento da cui nel 2012 è nato l’Aap – con una melina molto simile a quella adottata nel parlamento nazionale per bloccare una legge statale quasi gemella ma corretta da decine di emendamenti. Arvind poi aveva sfidato Modi nelle legislative ma aveva anche perso clamorosamente forse proprio per via del suo gran rifiuto, probabilmente poco digerito dalla base elettorale a Delhi e, di riflesso, sul piano nazionale. L’abile Arvind se n’è reso conto e ha impostato la sua nuova campagna a Delhi, oltreché su promesse al ceto più povero, chiedendo ufficialmente scusa per la scelta di aver lasciato dopo pochi giorni di governo.

Il Bjp, sperando di contrastare Kejriwal sul suo stesso terreno, gli ha schierato contro l’ex poliziotta e attivista civile Kiran Bedi, sfruttando sia il passato di militante della Bedi (indigesta però a una parte del partito), sia giocando sul prestigio personale di Modi che ora, dicono i suoi detrattori, ha finito per trasformare la sua forza in un’arroganza che -almeno agli indiani della capitale – non è piaciuta. Non ha evidentemente giocato a favore nemmeno l’assist che gli ha fornito recentemente Barack Obama quando. a gennaio, è venuto a Delhi per concludere un accordo sul nucleare civile e ha trattato da pari un uomo che, per il suo passato come governatore del Gujarat (dove si sono svolti in passato pesanti pogrom anti musulmani), non era gradito negli Stati uniti.

Nel giorno dei risultati arriva infine sulla candidata di Modi anche un’altra tegola: la sua Ong – Navjyoti India Foundation – ha ricevuto fondi dal magnate dei diamanti H. R. Metha, al momento nell’occhio del ciclone per un’indagine su fondi neri in banche europee. In cambio, Kiran Bedi era andata come testimonial a Dubai a sostenere alcune attività caritatevoli della Rosy Blue, l’holding di Metha. Più di un motivo adesso per la candidata trombata per leccarsi le ferite.

Modi ha fatto buon viso a cattivo gioco: è stato il primo a congratularsi con Kejriwal e ha promesso il pieno sostegno del governo centrale. Attualmente però il suo partito non riesce nemmeno a essere opposizione. Per farlo occorrono almeno sette seggi e il Bjp non arriva alla metà.

Siria, Genesi di un futuro jihadista

(di Alberto Savioli). Il mio amico faceva il fabbro nel suo villaggio sulle sponde dell’Eufrate. Quando la rivoluzione gli è entrata in casa ha preso le armi per difendere la sua famiglia. […]