Giorno: 27 gennaio 2015

Yemen: leader Houthi vuole “trasferimento pacifico di potere”

(Agenzie) Il leader degli Houthi, Abdel Malek al-Houthi, ha dichiarato in un discorso televisivo che il suo gruppo vuole un trasferimento di potere pacifico. Il commento conciliatorio arriva meno di un’ora dopo il rilascio del capo del gabinetto yemenita Ahmed Awad bin Mubarak. Tutte le parti politiche in Yemen, compresi gli Houthi, stanno cercando di trovare un accordo dopo […]

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Arabia Saudita: energia, petrolio e stabilità regionale temi dell’incontro Obama-Salman

 (Al-Eqtisad). Obama e il re saudita Salman si sono incontrati quest’oggi a Ryad. Durante l’incontro i due leader mondiali  “hanno parlato brevemente di energia e della stabilità del mercato del petrolio, senza però discutere degli attuali prezzi del petrolio” ha dichiarato un funzionario dell’amministrazione del presidente Obama. Oltre all’economia, il Re e il Presidente americano […]

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L’agenda dell’incontro tra re Salman e il presidente Obama

Di Nasr al-Majali. Elaph (27/01/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Secondo diversi osservatori, la visita del presidente statunitense Barack Obama per rendere omaggio al defunto re saudita Abdullah Abdel-Aziz costituisce piuttosto il primo vertice bilaterale con il nuovo monarca saudita Salman. Di fatti, la visita del presidente americano in Arabia Saudita, alleato strategico degli USA […]

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Tunisia: aperte nuove consultazioni sui componenti del governo

(Agenzie) Nuove consultazioni sulla composizione del nuovo governo sono state aperte dopo che l formazione proposta la scorsa settimana dal primo ministro tunisino designato Habib Essid ha incontrato il ‘no’ di Ennahda, del Fronte Popolare e di Afaq Tounes, che hanno dichiarato che non avrebbero dato la fiducia al governo proposto. Essid dovrà dunque presentare una nuova […]

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Yemen: liberato il capo del gabinetto Ahmed Awad bin Mubarak

(Agenzie). É stata confermata la liberazione del capo del gabinetto yemenita Ahmed Awad bin Mubarak. Mubarak era stato rapito dalle forze dei ribelli sciiti Houthi durante la presa della capitale che ha portato al colpo di stato dei giorni passati. Il rilascio del politico potrebbe rappresentare il primo passo verso la riconciliazione nel Paese.

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Libia:11 persone morte nell’attentato, tra loro 5 stranieri

(Agenzie). Un funzionario della sicurezza libico ha dichiarato che sono 11 le persone morte nell’attacco all’hotel Corinthia nel centro della capitale Tripoli, fra loro ci sarebbero anche 5 stranieri. La televisione locale ha riferito che il primo ministro del governo di Tripoli e tre cittadini stranieri sono stati fatti evacuare dalla struttura alberghiera spesso utilizzata dagli alti funzionari […]

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Nuovo messaggio Daish su ostaggi giapponese e giordano

(Agenzie) Un nuovo messaggio online sarebbe stato diffuso da Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) nel quale il gruppo avverte che l’ostaggio giapponese e il pilota giordano, rapito settimane fa, hanno meno di “24 ore di vita”. Il messaggio chiede inoltre il rilascio di Sajida al-Rishawi, una donna irachena condannata a morte in Giordania per il […]

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Marocco: ministro esteri italiano Gentiloni in visita a Rabat

(Map). Il ministro degli esteri marocchino Salaheddine Mezouar ha incontrato a Rabat  il suo omologo italiano, Paolo Gentiloni, per discutere dei rapporti bilaterali tra i due paesi. “Questo incontro ci ha fornito l’occasione di rinforzare e diversificare le relazioni tra i due paesi. Le relazioni tra Italia e Marocco sono da sempre state relazioni di amicizia, comprensione […]

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Dabiq, il mensile dello Stato islamico

(di Alessandra Fabbretti). I vertici dell’Is sanno che per rafforzare il neo-califfato le armi non bastano. È indispensabile un’efficiente strategia di comunicazione, di cui Dabiq, la rivista ufficiale del gruppo, […]

Una lacrima nell’Oceano Indiano

Cosa resta nello Sri Lanka della visita pastorale di papa Francesco, primo papa metter piede in terra tamil dove per trent’anni si è combattuta una guerra feroce. Luci e ombre della Chiesa cattolica in un Paese in rapida evoluzione. Diario da Taprobane

Sri Lanka è un Paese che ha facce diverse, come quella del minorenne nelle cucine della guest house, e cento nomi: i latini la dicevano Taprobane e i musulmani Serendib. I portoghesi la chiamarono Ceilão, Ceylan gli olandesi, Ceylon gli amministratori di sua Maestà britannica che ne fecero la capitale mondiale del tè. C’è chi la chiama la lacrima dell’India per quella forma a goccia come staccatasi dal subcontinente. Ma Sri Lanka non è India e, paradossalmente – forse per quelle sue influenze olandesi e portoghesi – ha un paesaggio urbano che a volte ricorda più l’Indonesia che non la grande, potente e temuta vicina da cui giunsero prima i sinhala (singalesi), poi i tamil – nel Nord – infine un milione di altri tamil “importati” dal Raj britannico per le piantagioni di tè nelle Hill. Ma il termine lacrima non è davvero poco appropriato. In questo Paese, dove la disomogeneità etnico religiosa anziché diventare un pregio è stata l’occasione di rivolte e segregazioni e di una guerra durata 27 anni, di lacrime ne sono state versate così tante che si è perso il conto dei morti di cui una macabra contabilità senza trasparenza non è ancora riuscita a dare un numero preciso che può variare da 100 a 200mila morti. Volti spesso senza tomba e nella gran parte dei casi dichiarati semplicemente missing, scomparsi.

Ora che il conflitto è finito, il Nord dove la guerra è divampata agli inizi degli anni Ottanta, si può visitare. E, solo da qualche giorno, senza più restrizioni, una delle prime decisioni del nuovo governo Sirisena uscito vittorioso dal voto dell’8 gennaio scorso. Abbiamo così avuto l’opportunità di assistere all’ultima coda di tamil con passaporto estero o di stranieri in visita ma senza autorizzazione (come noi!), stazionare alle baracche dell’esercito che sbarrano, sull’ex linea del fronte, la carreggiabile A9 che da Kandy via Anuradhapura porta a Jaffna. Fermi, in attesa che da Colobo arrivasse il permesso per attraversare quella che una volta segnava una delle tante linee di demarcazione della regione di Vanni, l’area divisa in quattro distretti che con la penisola di Jaffna forma la terra tamil. A Jaffna, città di un certo fascino, ha sede la capitale della regione che le Tigri del Tamil Eelam (Ltte) – la guerriglia secessionista – riuscirono ad amministrare a periodi alterni anche se la vera capitale amministrativa era Killinochi.


Oggi città tranquilla e abbastanza ordinata, Killinochi ha un solo evidente segno della guerra: un enorme monumento al milite ignoto, guardato a vista da due soldati, che è un enorme muro grigio con una pallottola dorata piantata in mezzo. A Killinochi di milite ignoto se ne può onorare uno solo: quello con la divisa dello Sla (Sri Lanka Army). Ricordare i martiri della secessione non è concesso. Memoria da dimenticare.

La guerra contro l’Ltte doveva terminare tra l’ottobre del 2008 e il maggio del 2009, i mesi del terrore ricordati per una manovra a tenaglia, costellata di bombardamenti sulle no fly zone contrattate con l’Onu, in cui vennero concentrate oltre 300mila persone in una morsa dove si ritrovarono tigri, residenti locali e sfollati. L’esercito chiuse la morsa e stritolò l’enclave.

Nelle immagini, manifesti del papa a Mannar

Quella storia adesso è lontana e senza memoria ma è evidente appena affronti l’argomento con chiunque. A Mannar, dove nel vicino santuario della Madonna di Madhu papa Francesco è venuto a fare una visita senza precedenti («nessun pontefice aveva mai messo piede fuori da Colombo» commenta un alto prelato presente alla cerimonia), la gente è arrivata un po’ da tutto il Nord e l’Est. Non i numeri di Colombo (tra 500mila e un milione di persone) ma decine di migliaia e non solo cattolici. «Perché vado a vedere il papa? – risponde Thulcsi, un induista come la maggior parte dei tamil dell’area – because is a King! Perché è un re». E non solo dei cristiani. La chiesa cattolica presente nel Nord dell’isola (benché la maggioranza dei cattolici siano singalesi), si è scontrata più volte col governo. E la difesa dei cristiani passava anche per la difesa della loro identità tamil: inammissibile in un Paese dove essere singalesi e buddisti è da sempre un privilegio diventato una vera ossessione per la classe dirigente, sostenuta e pungolata dalle organizzazioni religiose con l’abito arancione. Nel 2013, per esempio, il vescovo di Jaffna, Thomas Savundaranayagam, ha presentato ricorso alla Corte d’appello contro gli espropri di terre compiuti dai militari nella penisola e che appartenevano a comunità tamil. In effetti, lungo la strada per Killinochi, si vedono case distrutte e terreni incolti e poi, d’improvviso, grandi appezzamenti coltivati ordinatamente: confiscati e affidati a famiglie singalesi, a militari in pensione, a cooperative agricole gestite dall’esercito. Così che la vista di Francesco in terra tamil, è sembrata proprio riecheggiare quelle proteste e la presa di posizione dei vescovi locali.

La bandiera srlankese: c’è posto per tutti alla pari?

Il fatto è che la visita del papa (annunciata tra le polemiche proprio per la delicatezza della contingenza politica) è arrivata in un momento di svolta epocale che sa quasi di miracolo. Con un voto libero e non vessato da brogli e pastette, il candidato dell’opposizione Maithripala Sirisena ha avuto ragione del governo di Mahinda Rajapaksa, trasformatosi ormai in regime. Raccogliendo sia il voto tamil sia quello musulmano, Sirisena – fino al giorno prima alleato di Rajapaksa ed ex segretario del suo stesso partito (che ora è tornato a presiedere) – ha vinto, seppur di misura, sul favorito (che ha comunque ottenuto oltre 5 milioni di voti) e che aveva anticipato la scadenza del mandato presidenziale sperando di fare man bassa non essendoci sulla scena – in quel momento – nessun altro candidato.

Dire se le cose per i tamil del Nordest cambieranno è difficile anche se Sirisena dovrà considerare che proprio i tamil e i musulmani delle regioni settentrionali lo hanno fatto vincere. Ma certo ci sarà anche un “effetto Francesco”. Anche lì però le cose non sono poi tanto semplici. Nessun sacerdote del Nord sarebbe disposto a dirlo a chiare lettere, ma è noto come l’arcivescovo di Colombo, il singalese Malcolm Ranjith, non sia proprio un esempio di progressismo. Le cronache recenti lo ricordano tra i candidati al soglio di Pietro vicini al cardinal Bertone. Due volte in Curia a Roma, ha fama di essere ben ammanicato in Vaticano dove è noto per le sue posizioni tradizionaliste. Fu Ratzinger a farlo tornare a Colombo ma a Ranjit Roma è rimasta nel cuore. Così nel cuore che il cardinale avrebbe scelto per sostituire il primate di Jaffna, ormai in età da pensione, un tamil cattolico… che da decenni però vive nella città eterna. I vescovi della regione gli hanno ufficialmente fatto sapere che di un vescovo “straniero” non se ne parla: «Deve essere un uomo che conosce la sofferenza del suo popolo da vicino per averla vissuta», ci spiegano a Mannar, la sede per eccellenza dei cattolici tamil.

Albert Malcom Ranjith Patabendige Don
cardinale classe 1947

Ranjit – almeno sino a ieri – è stato considerato un uomo vicino al regime di Rajapaksa, ora fervente buddista ma originario di una famiglia con tradizioni anglicane e sposato con una cattolica, Shiranthi, famosa per essere stata Miss Sri Lanka ma preziosa proprio per le sue entrature in Vaticano. Si dovrebbe anche a lei, oltre ai buoni auspici di Ranjit, se il suo controverso marito è riuscito a farsi ricevere, non solo da Ratzinger nel 2012 ma anche, appena l’ottobre scorso, da Bergoglio. Infine, poco prima della partenza per le Filippine, Rajapaksa, con la fida consorte e il fratello Gotabaya con la moglie Ayoma, è riuscito nuovamente a vedere Francesco, in visita privata nell’ambasciata vaticana di Colombo. Una visita al papa fuori programma e lontano dagli obiettivi dei fotografi. Imbarazzante quanto i suoi quattro ospiti.

Una lacrima nell’Oceano Indiano

Cosa resta nello Sri Lanka della visita pastorale di papa Francesco, primo papa metter piede in terra tamil dove per trent’anni si è combattuta una guerra feroce. Luci e ombre della Chiesa cattolica in un Paese in rapida evoluzione. Diario da Taprobane

Sri Lanka è un Paese che ha facce diverse, come quella del minorenne nelle cucine della guest house, e cento nomi: i latini la dicevano Taprobane e i musulmani Serendib. I portoghesi la chiamarono Ceilão, Ceylan gli olandesi, Ceylon gli amministratori di sua Maestà britannica che ne fecero la capitale mondiale del tè. C’è chi la chiama la lacrima dell’India per quella forma a goccia come staccatasi dal subcontinente. Ma Sri Lanka non è India e, paradossalmente – forse per quelle sue influenze olandesi e portoghesi – ha un paesaggio urbano che a volte ricorda più l’Indonesia che non la grande, potente e temuta vicina da cui giunsero prima i sinhala (singalesi), poi i tamil – nel Nord – infine un milione di altri tamil “importati” dal Raj britannico per le piantagioni di tè nelle Hill. Ma il termine lacrima non è davvero poco appropriato. In questo Paese, dove la disomogeneità etnico religiosa anziché diventare un pregio è stata l’occasione di rivolte e segregazioni e di una guerra durata 27 anni, di lacrime ne sono state versate così tante che si è perso il conto dei morti di cui una macabra contabilità senza trasparenza non è ancora riuscita a dare un numero preciso che può variare da 100 a 200mila morti. Volti spesso senza tomba e nella gran parte dei casi dichiarati semplicemente missing, scomparsi.

Ora che il conflitto è finito, il Nord dove la guerra è divampata agli inizi degli anni Ottanta, si può visitare. E, solo da qualche giorno, senza più restrizioni, una delle prime decisioni del nuovo governo Sirisena uscito vittorioso dal voto dell’8 gennaio scorso. Abbiamo così avuto l’opportunità di assistere all’ultima coda di tamil con passaporto estero o di stranieri in visita ma senza autorizzazione (come noi!), stazionare alle baracche dell’esercito che sbarrano, sull’ex linea del fronte, la carreggiabile A9 che da Kandy via Anuradhapura porta a Jaffna. Fermi, in attesa che da Colobo arrivasse il permesso per attraversare quella che una volta segnava una delle tante linee di demarcazione della regione di Vanni, l’area divisa in quattro distretti che con la penisola di Jaffna forma la terra tamil. A Jaffna, città di un certo fascino, ha sede la capitale della regione che le Tigri del Tamil Eelam (Ltte) – la guerriglia secessionista – riuscirono ad amministrare a periodi alterni anche se la vera capitale amministrativa era Killinochi.


Oggi città tranquilla e abbastanza ordinata, Killinochi ha un solo evidente segno della guerra: un enorme monumento al milite ignoto, guardato a vista da due soldati, che è un enorme muro grigio con una pallottola dorata piantata in mezzo. A Killinochi di milite ignoto se ne può onorare uno solo: quello con la divisa dello Sla (Sri Lanka Army). Ricordare i martiri della secessione non è concesso. Memoria da dimenticare.

La guerra contro l’Ltte doveva terminare tra l’ottobre del 2008 e il maggio del 2009, i mesi del terrore ricordati per una manovra a tenaglia, costellata di bombardamenti sulle no fly zone contrattate con l’Onu, in cui vennero concentrate oltre 300mila persone in una morsa dove si ritrovarono tigri, residenti locali e sfollati. L’esercito chiuse la morsa e stritolò l’enclave.

Nelle immagini, manifesti del papa a Mannar

Quella storia adesso è lontana e senza memoria ma è evidente appena affronti l’argomento con chiunque. A Mannar, dove nel vicino santuario della Madonna di Madhu papa Francesco è venuto a fare una visita senza precedenti («nessun pontefice aveva mai messo piede fuori da Colombo» commenta un alto prelato presente alla cerimonia), la gente è arrivata un po’ da tutto il Nord e l’Est. Non i numeri di Colombo (tra 500mila e un milione di persone) ma decine di migliaia e non solo cattolici. «Perché vado a vedere il papa? – risponde Thulcsi, un induista come la maggior parte dei tamil dell’area – because is a King! Perché è un re». E non solo dei cristiani. La chiesa cattolica presente nel Nord dell’isola (benché la maggioranza dei cattolici siano singalesi), si è scontrata più volte col governo. E la difesa dei cristiani passava anche per la difesa della loro identità tamil: inammissibile in un Paese dove essere singalesi e buddisti è da sempre un privilegio diventato una vera ossessione per la classe dirigente, sostenuta e pungolata dalle organizzazioni religiose con l’abito arancione. Nel 2013, per esempio, il vescovo di Jaffna, Thomas Savundaranayagam, ha presentato ricorso alla Corte d’appello contro gli espropri di terre compiuti dai militari nella penisola e che appartenevano a comunità tamil. In effetti, lungo la strada per Killinochi, si vedono case distrutte e terreni incolti e poi, d’improvviso, grandi appezzamenti coltivati ordinatamente: confiscati e affidati a famiglie singalesi, a militari in pensione, a cooperative agricole gestite dall’esercito. Così che la vista di Francesco in terra tamil, è sembrata proprio riecheggiare quelle proteste e la presa di posizione dei vescovi locali.

La bandiera srlankese: c’è posto per tutti alla pari?

Il fatto è che la visita del papa (annunciata tra le polemiche proprio per la delicatezza della contingenza politica) è arrivata in un momento di svolta epocale che sa quasi di miracolo. Con un voto libero e non vessato da brogli e pastette, il candidato dell’opposizione Maithripala Sirisena ha avuto ragione del governo di Mahinda Rajapaksa, trasformatosi ormai in regime. Raccogliendo sia il voto tamil sia quello musulmano, Sirisena – fino al giorno prima alleato di Rajapaksa ed ex segretario del suo stesso partito (che ora è tornato a presiedere) – ha vinto, seppur di misura, sul favorito (che ha comunque ottenuto oltre 5 milioni di voti) e che aveva anticipato la scadenza del mandato presidenziale sperando di fare man bassa non essendoci sulla scena – in quel momento – nessun altro candidato.

Dire se le cose per i tamil del Nordest cambieranno è difficile anche se Sirisena dovrà considerare che proprio i tamil e i musulmani delle regioni settentrionali lo hanno fatto vincere. Ma certo ci sarà anche un “effetto Francesco”. Anche lì però le cose non sono poi tanto semplici. Nessun sacerdote del Nord sarebbe disposto a dirlo a chiare lettere, ma è noto come l’arcivescovo di Colombo, il singalese Malcolm Ranjith, non sia proprio un esempio di progressismo. Le cronache recenti lo ricordano tra i candidati al soglio di Pietro vicini al cardinal Bertone. Due volte in Curia a Roma, ha fama di essere ben ammanicato in Vaticano dove è noto per le sue posizioni tradizionaliste. Fu Ratzinger a farlo tornare a Colombo ma a Ranjit Roma è rimasta nel cuore. Così nel cuore che il cardinale avrebbe scelto per sostituire il primate di Jaffna, ormai in età da pensione, un tamil cattolico… che da decenni però vive nella città eterna. I vescovi della regione gli hanno ufficialmente fatto sapere che di un vescovo “straniero” non se ne parla: «Deve essere un uomo che conosce la sofferenza del suo popolo da vicino per averla vissuta», ci spiegano a Mannar, la sede per eccellenza dei cattolici tamil.

Albert Malcom Ranjith Patabendige Don
cardinale classe 1947

Ranjit – almeno sino a ieri – è stato considerato un uomo vicino al regime di Rajapaksa, ora fervente buddista ma originario di una famiglia con tradizioni anglicane e sposato con una cattolica, Shiranthi, famosa per essere stata Miss Sri Lanka ma preziosa proprio per le sue entrature in Vaticano. Si dovrebbe anche a lei, oltre ai buoni auspici di Ranjit, se il suo controverso marito è riuscito a farsi ricevere, non solo da Ratzinger nel 2012 ma anche, appena l’ottobre scorso, da Bergoglio. Infine, poco prima della partenza per le Filippine, Rajapaksa, con la fida consorte e il fratello Gotabaya con la moglie Ayoma, è riuscito nuovamente a vedere Francesco, in visita privata nell’ambasciata vaticana di Colombo. Una visita al papa fuori programma e lontano dagli obiettivi dei fotografi. Imbarazzante quanto i suoi quattro ospiti.

Turchia: polizia lancia lacrimogeni contro curdi in ritorno a Kobane

(Agenzie) La polizia turca ha lanciato gas lacrimogeni contro coloro che stavano cercando di attraversare il confine con la Siria per tornare nella città di Kobane, secondo quanto riportato da Adham Basho, un politico siro-curdo. “La polizia sta usando i lacrimogeni. Hanno chiuso le strade”, ha dichiarato Basho. Gruppi di persone dalla città di Suruc, sul […]

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Il nuovo direttore della Fondazione Anna Lindh è tunisino

(Agenzie). Il nuovo direttore esecutivo della Fondazione Anna Lindh è tunisino: si chiama Hatem Atallah e il Consiglio di Amministrazione ha approvato all’unanimità la sua nomina. Come nuovo Direttore Esecutivo, Atallah guiderà la Fondazione Anna Lindh dal suo quartier generale ad Alessandria, in Egitto. Il nuovo programma della Fondazione Anna Lindh è co-finanziato dall’Unione Europea e dai […]

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Gas di scisto: le paure degli algerini e le opzioni dello stato

Di Mohammad al-Tayeb Quadari. Middle East Monitor (26/01/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. L’Algeria ha recentemente assistito ad un acceso dibattito sulla migrazione di massa verso la città meridionale di Ein Saleh; si teme che i nuovi abitanti si siano trasferiti per sfruttare la risorsa naturale della zona: il gas di scisto. L’opportunità […]

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Siria: gli abitanti di Kobane tornano nella città

(Agenzie) I residenti di Kobane hanno iniziato a tornare nella città siro-curda dopo che le Unità di Protezione del Popolo hanno annunciato la sua “liberazione” dai militanti Daish (conosciuto in Occidente come ISIS). Tuttavia, diversi funzionari hanno messo in guardia dal fatto che i militanti jihadisti sono ancora presenti in diversi villaggi nei dintorni di Kobane […]

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Retweeted Osservatorio Iraq (@ossiraq): #Siria. Le spose bambine di #Daesh e le…

Retweeted Osservatorio Iraq (@ossiraq):

#Siria. Le spose bambine di #Daesh e le campagne della società civile per reagire. L’intervista di @FiRomaHunaSuria http://t.co/7EjsW3sQlo


Siria. Le spose bambine di Daesh
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Il fenomeno delle spose bambine ha assunto proporzioni allarmanti in Siria e nei campi profughi circostanti che ospitano milioni di rifugiati. Per contrastarlo, la società civile ha avviato numerosi progetti e campagne. Intervista a Sarmand Al Joulani, direttore di “Sawt wa Sura”.      Continua a leggere

I racconti del lavoro invisibile

Cominciano il 29 gennaio, alla Casa internazionale delle donne, I racconti del lavoro invisibile, percorso multi-mediale di ricerca e rappresentazione della femminilizzazione del lavoro come paradigma che ha trasformato il modo di lavorare, le richiest…

Siria: lanci di missili nel Golan

(Agenzie) Due missili lanciati da territorio siriano hanno colpito le Alture del Golan, occupato da Israele. Secondo la tv israeliana, l’incidente non ha causato vittime. Da parte sua, una fonte della sicurezza israeliana ha dichiarato che Israele ha risposto al lancio dei missili aprendo il fuoco nella zona.    

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Turchia: Erdogan dice no a un Kurdistan siriano

(Agenzie) Il presidente turco Erdogan ha dichiarato che il suo Paese si oppone all’idea di un governo autonomo curdo nel nord della Siria. Il commento del presidente arriva dopo che la milizia curda è riuscita a scacciare i militanti Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) dalla città siro-curda di Kobane, vicino il confine con la Turchia. […]

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Due sauditi tra i 90 uomini più ricchi del mondo

Al Waleed Bin Talal Al Saud e Mohammed Al Amoudi sono tra le  persone più ricche al mondo. Questo quanto risulta dalla lista pubblicata dalla rivista statunitense di economia e finanza Forbes .  Al Waleed Bin Talal è un principe saudita, nonché amministratore delegato della  Kingdom Holding, il suo patrimonio nel 2014 si è attestato a 30 miliardi […]

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Egitto: più di 500 islamisti arrestati

La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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Egitto: più di 500 islamisti arrestati

La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

Egitto: più di 500 islamisti arrestati

La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

Egitto: più di 500 islamisti arrestati

La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

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Egitto: più di 500 islamisti arrestati

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La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

Egitto: più di 500 islamisti arrestati

La manifestazione commemorativa dell’anniversario della rivoluzione egiziana del 2011 è degenerata, ieri al Cairo, in scontri sanguinosi tra polizia e islamisti. Più di 500 persone sono state arrestate, secondo le autorità. Quattro anni dopo l’abbattimento della dittatura di Mubarak, gli islamisti pro-Morsi, leader democraticamente eletto ma rimosso da un colpo di Stato militare, hanno lanciato […]

Algeria: i due volti della stampa, una a rischio di persecuzione, l’altra filo-fondamentalismo

Omar Belhouchet è direttore del quotidiano francofono “El Watan”. Negli anni Novanta, è stato vittima di due tentativi di omicidio da parte dei gruppi islamici armati. In un’intervista realizzata ad Algeri e pubblicata da JeuneAfrique, il direttore ha parlato degli attacchi al giornale satirico Charlie Hebdo, ricordando quando in Algeria i giornalisti uccisi furono centinaia. […]

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Algeria: i due volti della stampa, una a rischio di persecuzione, l’altra filo-fondamentalismo

Omar Belhouchet è direttore del quotidiano francofono “El Watan”. Negli anni Novanta, è stato vittima di due tentativi di omicidio da parte dei gruppi islamici armati. In un’intervista realizzata ad Algeri e pubblicata da JeuneAfrique, il direttore ha parlato degli attacchi al giornale satirico Charlie Hebdo, ricordando quando in Algeria i giornalisti uccisi furono centinaia. […]

Algeria: i due volti della stampa, una a rischio di persecuzione, l’altra filo-fondamentalismo

Omar Belhouchet è direttore del quotidiano francofono “El Watan”. Negli anni Novanta, è stato vittima di due tentativi di omicidio da parte dei gruppi islamici armati. In un’intervista realizzata ad Algeri e pubblicata da JeuneAfrique, il direttore ha parlato degli attacchi al giornale satirico Charlie Hebdo, ricordando quando in Algeria i giornalisti uccisi furono centinaia. […]

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Omar Belhouchet è direttore del quotidiano francofono “El Watan”. Negli anni Novanta, è stato vittima di due tentativi di omicidio da parte dei gruppi islamici armati. In un’intervista realizzata ad Algeri e pubblicata da JeuneAfrique, il direttore ha parlato degli attacchi al giornale satirico Charlie Hebdo, ricordando quando in Algeria i giornalisti uccisi furono centinaia. […]

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Omar Belhouchet è direttore del quotidiano francofono “El Watan”. Negli anni Novanta, è stato vittima di due tentativi di omicidio da parte dei gruppi islamici armati. In un’intervista realizzata ad Algeri e pubblicata da JeuneAfrique, il direttore ha parlato degli attacchi al giornale satirico Charlie Hebdo, ricordando quando in Algeria i giornalisti uccisi furono centinaia. […]

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OPEC: i prezzi del petrolio risaliranno presto

(al-Arabiya). Secondo il segretario generale dell’OPEC Abdullah al-Badri, i prezzi del petrolio per il punto in cui sono arrivati possono solo risalire. “Ci vorrà del tempo, ci vorranno altri 4-5 mesi. Non vedremo sforzi concreti prima della fine del primo semestre dell’anno in corso anche perché bisogna vedere l’andamento del mercato alla fine del primo semestre del […]

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La rivoluzione nella Repubblica Canina

(di Andrea Marchesi, per SiriaLibano). C’era una volta la Repubblica Canina, uno stato in mano ad uno sparuto gruppo di cani. Ce n’erano delle razze più varie, ma appunto, pur […]

Gaza: UNRWA interrompe lavori di ricostruzione per mancanza di fondi

(Agenzie) L’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha annunciato che non può più permettersi di ricostruire le abitazioni danneggiate di Gaza ha causa dell’esaurimento di fondi. “L’agenzia ha esaurito i fondi a sostegno della riparazione”, aggiungendo che i “4.5 miliardi di dollari promessi alla conferenza al Cairo dello scorso ottobre non sono mai virtualmente arrivati […]

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Iraq: trovata fossa comune con 70 corpi a Diyala

(Agenzie). Politici sunniti e capi delle tribù di Diyala hanno accusato le milizie sciite di aver ucciso e sepolto in una fosse comune circa 70 civili. Un funzionario locale sciita ha dichiarato che è troppo presto per trarre delle conclusioni sull’autore della strage, sottolinenando che dietro la morte dei civili potrebbe esserci la mano dei combattenti di […]

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Marocco: più di 400.000 richieste per visti Schengen

(Agenzie) Secondo una recente statistica della Direzione Generale della Migrazione e degli Affari Interni della Commissione Europea, nel 2013 in Marocco sono state registrate più di 400.000 richieste (esattamente 401.092) per ottenere un visto Schengen, segnando un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente. La maggior parte delle domande di visto sono state effettuate presso i consolati […]

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Libano: continuano bombardamenti esercito contro jihadisti a Ras Baalbek

(Agenzie) L’esercito libanese continua a bombardare sporadicamente la periferia della cittadina di Ras Baalbek nel quadro di un attacco preventivo mirato a colpire i militanti jihadisti concentrati nella zona al confine con la Siria, sospettati di appartenere a Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) o al Fronte al-Nusra. Le truppe libanesi stanno bombardando la zona dalla […]

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Libia: autobomba esplode nella capitale

(Agenzie). Un’autobomba è scoppiata all’entrata dell’Hotel Corinthia  nel centro della città di Tripoli,capitale libica, secondo quanto dichiarato da un ufficiale di sicurezza. Tripoli è stata testimone di numerose sparatorie e attentati nelle ultime settimane. Recentemente una guardia è stata uccisa in una sparatoria davanti alla sede delle Nazioni Unite.      

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Arabia Saudita: Obama in visita a re Salman

(Agenzie) Il presidente statunitense Barack Obama è alla guida di una delegazione, formata da parlamentari, funzionari e due ex segretari di Stato, in visita ufficiale in Arabia Saudita per rendere omaggio alla famiglia reale dopo la morte del re Abdullah Abdel-Aziz. Tra i membri della delegazione americana, l’attuale segretario di Stato John Kerry e i due […]

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EAU: la Emirates cancella voli su Baghdad dopo attacco a aereo flydubai

(Agenzie) La compagnia aerea Emirates Airlines ha sospeso i suoi voli verso Baghdad a seguito di un incidente che ha visto coinvolto un velivolo della compagnia flydubai nell’aeroporto della capitale irachena. L’apparecchio è stato colpito da una raffica di proiettili non appena atterrato; per fortuna non ci sono state vittime. Da parte sua, Sheikh Majid al-Mualla, vice […]

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Egitto: autobomba esplode a Alessandria, 1 morto

(Agenzie). Una persona è stata uccisa nello scoppio  di un autobomba nella città di Alessandria, secondo quanto dichiarato da fonti di sicurezza. Ancora non si hanno elementi certi sull’identità della vittima e sugli esecutori dell’attentato. Le forze di sicurezza hanno aggiunto che aggressori ignoti hanno attaccato una stazione di polizia, sempre nella città di Alessandria, […]

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