Giorno: 22 gennaio 2015

Yemen: 4 regioni del Sud si sottraggono a ordini da Sana’a

(Agenzie).  Quattro regioni del Sud dello Yemen (Aden, Lahj, Daleh e Abyane) hanno dichiarato di non riconoscere l’autorità del governo di Sana’a, in seguito alle dimissioni del presidente Hadi. Alle 4 regioni si sarebbe poi unita la regione di Sheba. La Commissione responsabile responsabili degli affari militari e di sicurezza per Aden, Abyan, Lahej e Daleh, fedele […]

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Yemen: leader Houthi propone la formazione di un concilio presidenziale

(Agenzie). Esponente del gruppo del gruppo dei ribelli sciiti Houthi Abu al-Malek Yousef al-Fishi propone la formazione di un concilio presidenziale che colmi il vuoto di potere venutosi a creare dopo le dimissioni del presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi. Il consiglio presidenziale riunirebbe al suo interno i partiti politici, l’esercito e i comitati popolari, secondo […]

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La differenza tra la rivoluzione e il colpo di Stato di Egitto e Yemen

Di Abdul Wahab al-Effendi. Middle East Monitor (20/01/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Mentre ci si avvicina al quarto anniversario della Rivoluzione egiziana (25 gennaio 2011), le autorità militari e della sicurezza hanno annunciato, in previsione di una mobilitazione generale, la chiusura di Piazza Tahrir. Tutta questa paura della memoria della più grande rivoluzione nella […]

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Yemen: il Parlamento respinge le dimissioni del Presidente

(Agenzie). Il Parlamento yemenita ha respinto le dimissioni del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi. Nella lettera, Hadi  chiedeva perdono al suo popolo per essere arrivati a un punto morto. Egli aveva deciso di lasciare il suo posto dopo  aver ricevuto la lettera del primo ministro Khaled Bahah e del suo governo, in cui rassegnavano le loro dimissioni […]

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Yemen: governo rassegna dimissioni al presidente

(Agenzie) Secondo fonti vicine al primo ministro, il governo di Khaled Bahah ha rassegnato le sue dimissioni al presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi. Non è ancora certo se il presidente Hadi ha accettato le dimissioni. Il portavoce della presidenza dei ministri ha riferito che in simili circostanze governare è impossibile e che le dimissioni del governo Bahah sono […]

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Basta, Khalas Una lettera aperta di giornalisti, blogger, fotografi ed esperti…

Basta, Khalas

Una lettera aperta di giornalisti, blogger, fotografi ed esperti di Medio Oriente per denunciare la cattiva informazione che i media italiani stanno veicolando da settimane su tutto ciò che riguarda il mondo arabo e l’Islam. E’ ora di dire “basta”.

Dopo settimane nelle quali abbiamo assistito alla messa in onda di trasmissioni televisive e alla pubblicazione di articoli che veicolano cattiva informazione e che rappresentano palesi violazioni della deontologia professionale, ieri, 20 gennaio 2015, ci siamo fermati di fronte alla pubblicazione da parte della testata “Il Fatto Quotidiano”, nella sua edizione cartacea e online, di un articolo titolato Greta e Vanessa, la cooperante ai migranti siriani: “Ecco come aggirare i controlli”.

Riteniamo questa solo l’ultima di una lunga serie di esempi di pessimo giornalismo ai quali, nelle ultime settimane – pur in una più vasta e generale crisi di contenuti in atto ormai da tempo – si assiste in modo sistematico e impotente.

Si potrebbe parlare di una – seppur grave – banale improvvisazione priva di professionalità, se solo non ci andasse di mezzo la vita delle persone, sulla quale viene impunemente gettata un’ombra di sospetto che rischia di avere ripercussioni personali e professionali.

Ci chiediamo quale senso possa avere oggi un giornalismo che al servizio al cittadino ha sostituito un voyeurismo sensazionalista per il quale non ci si ferma neanche davanti al rispetto umano, in costante e grave violazione di tutte le norme di deontologia professionale.

Quelle cioè che differenziano il mestiere del giornalista dal commentatore sui social network e dall’opinionista occasionale.

La verifica delle fonti, un linguaggio appropriato, il rispetto della privacy delle persone, sono le basi della professione giornalistica, alle quali andrebbero sempre aggiunte conoscenza e competenze specifiche dei temi dei quali si vuole trattare, nonché il valore aggiunto delle esperienze personali sul campo, ma sempre e comunque privilegiando il rispetto del lettore e delle persone coinvolte.

Non abbiamo la pretesa che il giornalismo possa essere al giorno d’oggi completamente libero da logiche politiche e di mercato, ma sentiamo forte l’esigenza di ribadire i valori fondanti della professione che abbiamo scelto, per la quale abbiamo studiato e che difendiamo ogni giorno con il nostro lavoro.

Continuando su questa strada, non possiamo certo aspettarci da parte dei lettori una comprensione dei fenomeni attuali scevra da pregiudizi, sovrastrutture e stereotipi discriminanti.

Ne’ possiamo aspettarci il rispetto verso la nostra categoria, sempre più priva di credibilità.

Per scelte editoriali di questo tipo pagano tutti i professionisti, compresi quelli che, lontani dalle luci del mainstream e spesso a proprie spese, continuano ogni giorno a lavorare nel rispetto delle regole. La pubblicazione di articoli di questo genere, oltre a non fornire un buon servizio di informazione ai lettori, getta discredito sull’intera categoria.

Per questo motivo molti di noi hanno sentito il bisogno di sottoscrivere questo documento, che sarà la base di un esposto all’Ordine dei Giornalisti in merito all’articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” e da altri apparsi su “Il Giornale” e “Libero”, che hanno fomentato in queste settimane odio, pregiudizio, islamofobia.

Ma vorrebbe anche rappresentare la prima fase di un progetto condiviso di informazione approfondita e dal basso, basata sulla competenza dei temi che riguardano il mondo arabo, l’Islam e le migrazioni,che ormai da tempo vediamo raccontati in modo superficiale e approssimativo da una serie di voci che nulla hanno mai avuto a che fare con un mondo che ci riguarda tutti.

Questo appello è rivolto anche a coloro che non sono giornalisti, ma che rivendicano il proprio diritto ad un’informazione corretta e responsabile, approfondita e al servizio del cittadino.

Per firmare l’appello mandare la propria adesione all’indirizzo email [email protected]

Primi firmatari:

• Cristiano Tinazzi – giornalista

• Riccardo Cristiano – giornalista Rai

• Alberto Savoldi – archeologo esperto di Medio Oriente

• Chiara Comito – blogger

• Francesco Peloso – giornalista

• Lorenzo Declich – dottore di ricerca in islamistica

• Cecilia Dalla Negra – giornalista, vicedirettore Osservatorio Iraq

• Laura Silvia Battaglia – giornalista

• Gaspare Urso – giornalista

• Fouad Roueiha – blogger

• Valerio Evangelista – presidente Cooperativa Frontiere

• Christian Elia – giornalista, condirettore QCode Mag

• Joshua Evangelista – giornalista, responsabile editoriale Frontiere News

• Giuliana Sgrena – giornalista, Il Manifesto

• Damiano Aliprandi – giornalista, Il Garantista

• Savina Tessitore – FAO, Evaluation Manager

• Eva Milan – massmediologa

• Simone Sibilio – arabista

• Riccardo Troisi – presidente Associazione Re-Orient

• Pina Sodano – dottore di ricerca in Sociologia, Università Roma Tre

• Giovanni Piazzese – giornalista

• Alessio Marri – giornalista

• Valeria Brigida – giornalista

• Eugenio Dacrema – giornalista e dottorando Università di Trento

• Antonella Appiano – giornalista e scrittrice

• Andrea Teti – professore associato Aberdeen University

• Andrea Milluzzi – giornalista

• Stefano Romano – fotografo

• Monica Ranieri – antropologa e fotografa

• Linda Dorigo – fotografa

• Antonella Palmieri – giornalista

• Rosa Maria Di Natale – giornalista

• Riccardo Bottazzo – giornalista

• Teo Butturini – fotografo

• Giulia Pigliucci – cooperante

• Daniele Biella – giornalista

• Angelo Gabrielli – imprenditore

• Anna Toro – giornalista, Osservatorio Iraq

• Stefano Nanni – giornalista, Osservatorio Iraq

• Enzo Mangini – giornalista, Osservatorio Iraq

• Karim Metref – giornalista

• Carlo Maria Miele – giornalista

• Enrico De Angelis – ricercatore

• Nino Lisi – giornalista

• Mauro Biani – disegnatore satirico, Il Manifesto

• Vittoria Iacovella – giornalista

• Nancy Porsia – giornalista


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Pakistan: nuove proteste contro Charlie Hebdo

(Agenzie) Migliaia di persone, tra cui anche molti bambini, in diverse città del Pakistan sono ancora una volta scese in strada a manifestare contro la pubblicazione delle vignette sul profeta Muhammad da parte della rivista Charlie Hebdo. A Karachi, si è tenuta la più numerosa di una serie di manifestazioni contro la rivista francese. Uno dei leader della […]

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Iran: Khamenei invita i giovani occidentali a conoscere l’Islam

(Agenzie). L’ayatollah iraniano Khamenei ha lanciato in un tweet un invito ai giovani occidentali consigliandogli di studiare autonomamente l’Islam senza farsi influenzare dai pregiudizi. “Imparate a conoscere l’Islam dalle sue fonti primarie e originali” ha detto la guida suprema della repubblica iraniana.

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Basta, Khalas

Una lettera aperta di giornalisti, blogger, fotografi ed esperti di Medio Oriente per denunciare la cattiva informazione che i media italiani stanno veicolando da settimane su tutto ciò che riguarda il mondo arabo e l’Islam. E’ ora di dire “basta”. 

 

 

22 Gennaio 2015
di: 
Redazione

L’opposizione siriana si incontra al Cairo

(Agenzie) I rappresentanti dei vari gruppo dell’opposizione siriana si sono riuniti al Cairo per coordinare una posizione comune in vista dei negoziati di Mosca sulla crisi in Siria indetti per la fine di gennaio. Scopo principale della riunione è quello di raggiungere una visione comune per porre fine al conflitto siriano che dura ormai da 4 anni. […]

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Timbuktu di Abderrahmane Sissako candidato agli Oscar (VIDEO)

(Map). Il film Timbuktu del regista mauritano Abderrahmane Sissako è stato nominato agli Oscar 2015 come Miglior film straniero. Girato tra la città maliana di Timbuktu e la Mauritania, il film racconta la storia di una famiglia la cui vita viene sconvolta in seguito all’occupazione della città di Timbuktu da parte delle forze islamiste. Il regista […]

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Somalia: Al-Shabab rivendica attentato contro delegazione turca

(Agenzie) Il gruppo islamista somalo Al-Shabab ha rivendicatola responsabilità dell’attacco contro la delegazione turca a Mogadiscio. “Abbiamo attaccato l’hotel e ucciso diversi agenti di polizia che si trovavano lì”, ha dichiarato Sheikh Abdiasis Abu Musab, portavoce per le operazioni militari del gruppo. Nella dichiarazione non è stata fatta menzione alla visita di Erdogan.  

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Il Marocco parteciperà ai Mondiali 2018 in Russia

(Agenzie) Nonostante l’affare sulla sospensione dell’organizzazione della Coppa d’Africa 2015, la FIFA permetterà al Marocco di partecipare alle gare eliminatorie dei Mondiali di calcio 2018 che si svolgeranno in Russia. Benché la squadra marocchina è ancora in attesa di sanzioni da parte della Confederazione Africana di Calcio (CAF), qualsiasi penalità non intaccherà la loro presenza all’evento mondiale, […]

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Autobomba esplode presso delegazione turca in Somalia

(Agenzie) Un’autobomba è esplosa nei pressi dell’ingresso di un hotel di Mogadiscio, in Somalia, dove si stava svolgendo l’incontro di diversi delegati turchi, a un giorno dalla prevista visita del presidente Ergdogan al Paese africano. “I delegati turchi sono al sicuro all’interno dell’hotel”, ha detto il capitano di polizia Farah Nur, che ha aggiunto che “l’auto è […]

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Marocco chiede strumento internazionale contro oltraggio alle religioni

(MAP).Il primo vicepresidente della Camera marocchina Mohamed Yatim ha chiesto alle Nazioni Unite l’istituzione di uno strumento nazionale per criminalizzare l’oltraggio alle religioni rivelate e gli abusi ai danni dei profeti e dei messaggeri, intervenendo a Istanbul  alla 10ma sessione della conferenza dell’Unione dei parlamentari degli Stati membri dell’OIC (Organizzazione per la cooperazione islamica). Yatim ha condannato l’attacco ai […]

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Arabia Saudita: rimandate di nuovo le frustate a Raif Badawi

(Amnesty International). L’Arabia Saudita ha dovuto rimandare nuovamente le 50 frustate settimanali al blogger Raif Badawi per motivi di salute. Una commissione medica ha infatti affermato che il blogger non riuscirebbe a sostenere una seconda tornata di frustate. Ricordiamo che Raif Badawi era stato condannato a 100o frustate e 10 anni di detenzione con l’accusa di […]

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L’islamofobia è punita dalla legge?

Di Delphine Roucaute. Le Monde (20/01/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Il termine ‘islamofobia’ suggerisce di base una paura collettiva della religione islamica. Tuttavia, da qualche anno ha iniziato a indicare l’insieme delle reazioni di rifiuto nei confronti dei musulmani (o presunti tali). Di fatto, se il suffisso ‘fobia’ designa una ‘paura’ da un […]

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Egitto: rilasciati figli Mubarak

(Agenzie) Una corte egiziana ha ordinato il rilascio dei due figli di Hosni Mubarak, Alaa e Gamal, in attesa del riesame del processo che li vede indagati per corruzione. L’avvocato dei due, Farid al-Deeb, ha precisato che il loro rilascio significa che non sono indagati per nessun altro capo di accusa.  

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Libia: scontri interrotti, ma il caos politico sembra aumentare

L’esercito libico ha annunciato lo scorso 18 gennaio il cessate il fuoco. Obiettivo: dare una possibilità all’inaugurazione di una fase di pace che consenta lo svolgersi sereno dei negoziati di pace in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ad annunciare questa nuova decisione è stato il colonnello Mesmari, portavoce dello Stato maggiore libico. La tregua, […]

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Libia: scontri interrotti, ma il caos politico sembra aumentare

L’esercito libico ha annunciato lo scorso 18 gennaio il cessate il fuoco. Obiettivo: dare una possibilità all’inaugurazione di una fase di pace che consenta lo svolgersi sereno dei negoziati di pace in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ad annunciare questa nuova decisione è stato il colonnello Mesmari, portavoce dello Stato maggiore libico. La tregua, […]

Libia: scontri interrotti, ma il caos politico sembra aumentare

L’esercito libico ha annunciato lo scorso 18 gennaio il cessate il fuoco. Obiettivo: dare una possibilità all’inaugurazione di una fase di pace che consenta lo svolgersi sereno dei negoziati di pace in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ad annunciare questa nuova decisione è stato il colonnello Mesmari, portavoce dello Stato maggiore libico. La tregua, […]

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L’esercito libico ha annunciato lo scorso 18 gennaio il cessate il fuoco. Obiettivo: dare una possibilità all’inaugurazione di una fase di pace che consenta lo svolgersi sereno dei negoziati di pace in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ad annunciare questa nuova decisione è stato il colonnello Mesmari, portavoce dello Stato maggiore libico. La tregua, […]

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L’esercito libico ha annunciato lo scorso 18 gennaio il cessate il fuoco. Obiettivo: dare una possibilità all’inaugurazione di una fase di pace che consenta lo svolgersi sereno dei negoziati di pace in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ad annunciare questa nuova decisione è stato il colonnello Mesmari, portavoce dello Stato maggiore libico. La tregua, […]

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Tra Parigi e Rabat si rafforza la cooperazione

Il ministro marocchino degli Affari Stranieri, Mezouar, sarà a Parigi il prossimo 23 gennaio per incontrare il suo omologo francese, Fabius. Obiettivo: “superare definitivamente gli ostacoli alla cooperazione tra Marocco e Francia”. Il ministro marocchini intende fare il punto sui rapporti che intercorrono tra i due paesi, contestualizzando il dialogo nel momento di particolare difficoltà […]

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Tra Parigi e Rabat si rafforza la cooperazione

Il ministro marocchino degli Affari Stranieri, Mezouar, sarà a Parigi il prossimo 23 gennaio per incontrare il suo omologo francese, Fabius. Obiettivo: “superare definitivamente gli ostacoli alla cooperazione tra Marocco e Francia”. Il ministro marocchini intende fare il punto sui rapporti che intercorrono tra i due paesi, contestualizzando il dialogo nel momento di particolare difficoltà […]

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Il ministro marocchino degli Affari Stranieri, Mezouar, sarà a Parigi il prossimo 23 gennaio per incontrare il suo omologo francese, Fabius. Obiettivo: “superare definitivamente gli ostacoli alla cooperazione tra Marocco e Francia”. Il ministro marocchini intende fare il punto sui rapporti che intercorrono tra i due paesi, contestualizzando il dialogo nel momento di particolare difficoltà […]

Tra Parigi e Rabat si rafforza la cooperazione

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Tra Parigi e Rabat si rafforza la cooperazione

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Tra Parigi e Rabat si rafforza la cooperazione

Il ministro marocchino degli Affari Stranieri, Mezouar, sarà a Parigi il prossimo 23 gennaio per incontrare il suo omologo francese, Fabius. Obiettivo: “superare definitivamente gli ostacoli alla cooperazione tra Marocco e Francia”. Il ministro marocchini intende fare il punto sui rapporti che intercorrono tra i due paesi, contestualizzando il dialogo nel momento di particolare difficoltà […]

Marocco partecipa a Parigi a Salone internazionale prêt-à-porter

(MAP). Nuove imprese marocchine parteciperanno al Salone internazionale di prêt-à-porter “WHO’S NEXT” 2015, che si terrà a Parigi dal 23 al 26 gennaio e che costituisce un appuntamento immancabile per tutti colore che lavorano nella moda. La partecipazione marocchina mira a consolidare la posizione di questo Paese nel settore, soprattutto in materia di offerta mondiale, dove ad […]

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Tunisia: Abbas in visita fino al 24 gennaio

(Agenzie). Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, è in visita ufficiale in Tunisia fino al 24 gennaio prossimo. Come appare in un comunicato della presidenza tunisina, questa visita sarà incentrata soprattutto sugli sviluppi della questione palestinese ed i modi futuri per sostenerla. Abbas incontrerà anche il nuovo presidente tunisino, Essebsi, per rafforzare la cooperazione tra […]

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Come siamo arrivati ad applaudire Israele?

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsaṭ (20/01/2015). Traduzione e sintesi di Lorenzo P. Salvati. Strano ma vero. L’attacco improvviso di Israele in cui hanno perso la vita sei miliziani Hezbollah e un leader della Guardia Rivoluzionaria iraniana è stato accolto con entusiasmo dai media arabi. I vertici delle due organizzazioni si erano incontrati segretamente a Quneitra, sul confine […]

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L’Egitto apre le porte alle “predicatrici”

(Agenzie) Il ministero per gli Affari Religiosi egiziano ha annunciato che sono state aperte delle posizioni come volontarie per quelle donne che vogliono lavorare nella sezione femminile delle moschee come predicatrici. La mossa, secondo il quotidiano egiziano Al-Ahram, arriva in seguito agli sforzi dell’ex presidente ad interim Adly Mansour e il ministero stesso di aumentare il controllo delle moschee con […]

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Le prime pagine dei giornali arabi

Asharq Al-Awsat – quotidiano panarabo Hadi rispetta le richieste Houthi, gli Stati del golfo criticano il colpo di stato Il presidente yemenita Hadi ha rispettato le richieste dei ribelli sciiti Houthi per raggiungere un accordo per riparare alla situazione. Hadi ha presentato il testo del raccordo raggiunto tra le parti al fine di rimediare alla “spiacevole situazione […]

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Yemen: raggiunto accordo tra presidente e Houthi

(Agenzie) I ribelli sciiti Houthi e il presidente Hadi, tenuto prigioniero nella sua residenza, hanno raggiunto un accordo che permetterà di porre fine alle violenze nella capitale. L’accordo promette di dare più spazio agli Houthi nei dibattiti sulle questioni del Paese in cambio del ritiro dei militanti dal palazzo presidenziale. Inoltre, gli Houthi hanno anche concordato il […]

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Libia: Congresso Nazionale Generale sospende partecipazione negoziati

(Agenzie) I rappresentanti del parlamento di Tripoli (rivale a quello legittimo di Tobruk) hanno sospeso la loro partecipazione ai negoziati di pace promossi dalle Nazioni Unite a causa di “nuove violenze da parte del governo riconosciuto”. Omar Hmeidan, portavoce del parlamento rivale, noto come Congresso Nazionale Generale (CNG), ha dichiarato che al momento i rappresentanti del […]

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Non si uccidono così gli elefanti: come il turismo sta assassinando Sri Lanka

Avevo sentito dire e letto di Kandy ogni meraviglia. E anche ogni male, dal momento che la capitale delle Hills dello Sri Lanka, una delle zone a maggior densità di produzione di tè nel mondo, nasconde anche il tragico segreto delle condizioni di lavoro nelle piantagioni, che furono – obviously -un’idea degli inglesi. Che tra l’altro, per i loro noti calcoli politico economici, importarono un milione di tamil dall’India per farli lavorare nei campi dando una mano a creare uno dei maggiori problemi di questo Paese che risiede nella difficile convivenza tra singalesi (sinhala) e tamil. Ma sul fronte turistico la città appariva, nei racconti d’antan e nelle guide, come un piccolo paradiso tropicale dove rinfrancare lo spirito e rinfrescare il corpo (500 mt d’altezza).

Hermann Hesse

Lo spirito ahinoi ha poco da rinfrancarsi e questo già lo aveva scritto Hermann Hesse, cui di Kandy non era piaciuta quel che gli sembrava una pessima deriva del buddismo quivi praticato. Anche il nostro spirito è rimasto piuttosto rattristato: non solo dalle deviazioni attuali del buddismo (in parte violento identitario e nazionalista), che devono far rigirare il povero Hesse anche nella tomba, ma anche dal paesaggio, urbano e umano.

Il nostro alberghetto, pulito e senza troppe pretese, sta di fianco a uno dei suoi tanti gemelli – ve ne sono davvero a decine – che si chiama “Lake View”. Ma oggi, più che il lago vedete un monumento di cemento armato di otto piani in fase di costruzione. Potreste tentare di sbirciare verso la residenza del “sacro dente”, che apparteneva all’altrettanto sacra e venerata arcata mandibolare di Gautama Siddharta, ma l’occhio vi cade su un imponente albergo splendente di bianco nitore che sembra di una quindicina di piani. Scossi dal “Building View”, mentre siete assaliti dai dubbi per aver scelto questa meta e vi difendete da uno stuolo di assalitori che vi vogliono vendere un tour, consigliare un ristorante, farvi risparmiare sull’acquisto delle banane, vi vien fatto di pensare se anche questa città – con un vecchio centro storico affacciato su un lago suggestivo – non sia l’ennesima vittima del turismo. Al cui omicidio state contribuendo anche voi.
Sceso dal Nord, quasi privo di occhi esterni (un po’ per via di trent’anni di guerra un po’ perché il turismo non è molto incoraggiato e le strutture ricettive scarseggiano), il primo impatto vero col turismo è stata per me la città di Arunadhapura, l’antica capitale dello Sri Lanka che annovera rovine suggestive di un’ampiezza imponente e stupa assai ben conservati che risalgono al secondo o terzo secolo A.C. La città è quel che è – una lunga caotica fila di negozi immersa in un traffico abbastanza caotico – ma le rovine sono davvero uno spettacolo (ben conservato) che merita un viaggio. Il contorno però è sfiancante. Siete l’oggetto di un furto continuato: inizia il tuk tuk (i Bajaj a tre ruote che fungono da taxi economici) che non vi porta nel posto richiesto, continua con l’albergatore con cui dovete fare un’estenuante trattativa sul prezzo della camera, finisce con l’offerta-truffa di bypassare l’acquisto del carnet d’ingresso alla zona archeologica pagando un po’ meno di metà prezzo (ma in realtà vi mostrerebbero quasi solamente la parte che si può comunque visitare gratuitamente). La cosa migliore è procurarsi una bicicletta e auto organizzarsi. Con l’aiuto della Lonely Planet? Si certo, ma tenendo conto che nemmeno questa guida è più quella di una volta e si è molto standardizzata. Alcune di questa piacevolezze non ve le racconta.
Nonostante Colombo sia una bella e ordinata città che merita una visita (contrariamente

Kandy: da Lake View a Building View

al mantra sul suo traffico disordinato e caotico) e nonostante la bella passeggiata nel Nord (di cui mi riprometto di riferire in seguito), la perla dell’Oceano indiano è un’esperienza a volte persino deprimente. Credo che ciò imponga una riflessione sul turismo, anche sul cosiddetto turismo sostenibile o responsabile: riflessione ineludibile perché ne siamo i protagonisti principali. Se lo Sri Lanka (che durante gli anni della guerra ha già fatto i conti con la caduta delle presenze) non fosse più la meta che è, il suo Pil ne soffrirebbe parecchio. I turisti – quella massa un po’ grigia e malvestita in short, scarpe da tennis col calzino sporco, t-shirt e zaino in spalla – sono una manna che garantisce ingresso di divisa forte, occupazione e… sviluppo. Ma è sullo sviluppo che grava l’interrogativo (sui primi due punti siam tutti d’accordo).

Arunadhapura: area archeologica estesa
e molto ben conservata

Se lo sviluppo è la vista sul grattacielo anziché sul sacro dente, se una passeggiata vi costringe a fuggire venditori e guide variamente dissimulate, se il vostro rapporto con la gente è diventato ormai una relazione semplicemente commerciale, al massimo si sviluppa una grande distanza tra visitatori e visitati. Certo direte voi, lo sviluppo è per gli srilankesi, e questo è il prezzo da pagare. Ma io temo due cose: la prima è che la vista sul grattacielo rimarrà agli srilankesi che si godranno gli effetti perversi generati dal flusso turistico. Secondo, Sri lanka corre il rischio di fare la fine dell’Italia, un Paese che negli anni Sessanta-Settanta era nei primi posti delle classifiche e cui adesso viene preferita persino la Germania (siamo esosi, imbroglioni e maestri nella rovina del paesaggio). La soluzione non è certo il solo turismo d’élite che, anzi, quello del viaggiatore a low budget è senz’altro meno impattante e diffonde ricchezza in modo più egualitario (a parte l’enorme quantità di lavoro minorile). Ma c’è qualcosa che non va e che lascia l’amaro in bocca. Un po’ come il tè e le sigarette.


Le seconde costano come uno stipendio (circa 4 euro al pacchetto), sono rigidamente contingentate (un problema trovarle) e sono solo di un paio di marche. Ma questo – direte voi – riguarda solo gli orridi viziosi con la cicca in bocca, politicamente e salutisticamente scorretti. Allora veniamo al tè. Nel Paese dove si produce uno dei tè migliori del mondo (lasciamo stare in che modo), è quasi impossibile bere un tè decente. La media è a livello di quello che vi propinano nei bar italiani. Tutto se ne va in esportazione e il fondo del sacco resta qui. Oggi andremo a vedere il Museo del tè di Kandy per vedere se ne rimediamo una bustina.

Non si uccidono così gli elefanti: come il turismo sta assassinando Sri Lanka

Avevo sentito dire e letto di Kandy ogni meraviglia. E anche ogni male, dal momento che la capitale delle Hills dello Sri Lanka, una delle zone a maggior densità di produzione di tè nel mondo, nasconde anche il tragico segreto delle condizioni di lavoro nelle piantagioni, che furono – obviously -un’idea degli inglesi. Che tra l’altro, per i loro noti calcoli politico economici, importarono un milione di tamil dall’India per farli lavorare nei campi dando una mano a creare uno dei maggiori problemi di questo Paese che risiede nella difficile convivenza tra singalesi (sinhala) e tamil. Ma sul fronte turistico la città appariva, nei racconti d’antan e nelle guide, come un piccolo paradiso tropicale dove rinfrancare lo spirito e rinfrescare il corpo (500 mt d’altezza).

Hermann Hesse

Lo spirito ahinoi ha poco da rinfrancarsi e questo già lo aveva scritto Hermann Hesse, cui di Kandy non era piaciuta quel che gli sembrava una pessima deriva del buddismo quivi praticato. Anche il nostro spirito è rimasto piuttosto rattristato: non solo dalle deviazioni attuali del buddismo (in parte violento identitario e nazionalista), che devono far rigirare il povero Hesse anche nella tomba, ma anche dal paesaggio, urbano e umano.

Il nostro alberghetto, pulito e senza troppe pretese, sta di fianco a uno dei suoi tanti gemelli – ve ne sono davvero a decine – che si chiama “Lake View”. Ma oggi, più che il lago vedete un monumento di cemento armato di otto piani in fase di costruzione. Potreste tentare di sbirciare verso la residenza del “sacro dente”, che apparteneva all’altrettanto sacra e venerata arcata mandibolare di Gautama Siddharta, ma l’occhio vi cade su un imponente albergo splendente di bianco nitore che sembra di una quindicina di piani. Scossi dal “Building View”, mentre siete assaliti dai dubbi per aver scelto questa meta e vi difendete da uno stuolo di assalitori che vi vogliono vendere un tour, consigliare un ristorante, farvi risparmiare sull’acquisto delle banane, vi vien fatto di pensare se anche questa città – con un vecchio centro storico affacciato su un lago suggestivo – non sia l’ennesima vittima del turismo. Al cui omicidio state contribuendo anche voi.
Sceso dal Nord, quasi privo di occhi esterni (un po’ per via di trent’anni di guerra un po’ perché il turismo non è molto incoraggiato e le strutture ricettive scarseggiano), il primo impatto vero col turismo è stata per me la città di Arunadhapura, l’antica capitale dello Sri Lanka che annovera rovine suggestive di un’ampiezza imponente e stupa assai ben conservati che risalgono al secondo o terzo secolo A.C. La città è quel che è – una lunga caotica fila di negozi immersa in un traffico abbastanza caotico – ma le rovine sono davvero uno spettacolo (ben conservato) che merita un viaggio. Il contorno però è sfiancante. Siete l’oggetto di un furto continuato: inizia il tuk tuk (i Bajaj a tre ruote che fungono da taxi economici) che non vi porta nel posto richiesto, continua con l’albergatore con cui dovete fare un’estenuante trattativa sul prezzo della camera, finisce con l’offerta-truffa di bypassare l’acquisto del carnet d’ingresso alla zona archeologica pagando un po’ meno di metà prezzo (ma in realtà vi mostrerebbero quasi solamente la parte che si può comunque visitare gratuitamente). La cosa migliore è procurarsi una bicicletta e auto organizzarsi. Con l’aiuto della Lonely Planet? Si certo, ma tenendo conto che nemmeno questa guida è più quella di una volta e si è molto standardizzata. Alcune di questa piacevolezze non ve le racconta.
Nonostante Colombo sia una bella e ordinata città che merita una visita (contrariamente

Kandy: da Lake View a Building View

al mantra sul suo traffico disordinato e caotico) e nonostante la bella passeggiata nel Nord (di cui mi riprometto di riferire in seguito), la perla dell’Oceano indiano è un’esperienza a volte persino deprimente. Credo che ciò imponga una riflessione sul turismo, anche sul cosiddetto turismo sostenibile o responsabile: riflessione ineludibile perché ne siamo i protagonisti principali. Se lo Sri Lanka (che durante gli anni della guerra ha già fatto i conti con la caduta delle presenze) non fosse più la meta che è, il suo Pil ne soffrirebbe parecchio. I turisti – quella massa un po’ grigia e malvestita in short, scarpe da tennis col calzino sporco, t-shirt e zaino in spalla – sono una manna che garantisce ingresso di divisa forte, occupazione e… sviluppo. Ma è sullo sviluppo che grava l’interrogativo (sui primi due punti siam tutti d’accordo).

Arunadhapura: area archeologica estesa
e molto ben conservata

Se lo sviluppo è la vista sul grattacielo anziché sul sacro dente, se una passeggiata vi costringe a fuggire venditori e guide variamente dissimulate, se il vostro rapporto con la gente è diventato ormai una relazione semplicemente commerciale, al massimo si sviluppa una grande distanza tra visitatori e visitati. Certo direte voi, lo sviluppo è per gli srilankesi, e questo è il prezzo da pagare. Ma io temo due cose: la prima è che la vista sul grattacielo rimarrà agli srilankesi che si godranno gli effetti perversi generati dal flusso turistico. Secondo, Sri lanka corre il rischio di fare la fine dell’Italia, un Paese che negli anni Sessanta-Settanta era nei primi posti delle classifiche e cui adesso viene preferita persino la Germania (siamo esosi, imbroglioni e maestri nella rovina del paesaggio). La soluzione non è certo il solo turismo d’élite che, anzi, quello del viaggiatore a low budget è senz’altro meno impattante e diffonde ricchezza in modo più egualitario (a parte l’enorme quantità di lavoro minorile). Ma c’è qualcosa che non va e che lascia l’amaro in bocca. Un po’ come il tè e le sigarette.


Le seconde costano come uno stipendio (circa 4 euro al pacchetto), sono rigidamente contingentate (un problema trovarle) e sono solo di un paio di marche. Ma questo – direte voi – riguarda solo gli orridi viziosi con la cicca in bocca, politicamente e salutisticamente scorretti. Allora veniamo al tè. Nel Paese dove si produce uno dei tè migliori del mondo (lasciamo stare in che modo), è quasi impossibile bere un tè decente. La media è a livello di quello che vi propinano nei bar italiani. Tutto se ne va in esportazione e il fondo del sacco resta qui. Oggi andremo a vedere il Museo del tè di Kandy per vedere se ne rimediamo una bustina.