Mese: dicembre 2014

Il salone di bellezza che impiega vittime di attacchi con l’acido

Si chiama Depilex ed è la catena di saloni di bellezza che ha conquistato il Pakistan. Impiegando come parrucchiere ed estetiste vittime di attacchi con l’acido combattendo l’isolamento sociale, offre alle donne sopravvissute un futuro e alle clienti una riflessione su cosa sia davvero la bellezza. Un salone di bellezza che oltre alla cura dei capelli e delle unghie, aiuta le clienti ad acquisire una nuova percezione di quale sia … | Continua a leggere

Il salone di bellezza che impiega vittime di attacchi con l’acido

Si chiama Depilex ed è la catena di saloni di bellezza che ha conquistato il Pakistan. Impiegando come parrucchiere ed estetiste vittime di attacchi con l’acido combattendo l’isolamento sociale, offre alle donne sopravvissute un futuro e alle clienti una riflessione su cosa sia davvero la bellezza. Un salone di bellezza che oltre alla cura dei capelli e delle unghie, aiuta le clienti ad acquisire una nuova percezione di quale sia … | Continua a leggere

Siria: quattro giornalisti morti

(Agenzie). È morto in Siria Mahran Al Deeri, giornalista corrispondente di Al-Jazeera. Aveva 31 anni e pare che sia rimasto ucciso in un incidente d’auto mentre l’esercito siriano ha aperto il fuoco nella zone di Al Sheikh Maskin. Altri tre giornalisti di Orient News, canale di opposizione siriano, hanno perso la vita.

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Arab Collections Online, l’ambizioso progetto di digitalizzazione dei libri in arabo

The Nationale.ae. A breve, il mondo avrà finalmente accesso libero a quasi 15,000 libri in arabo, dalle raccolte di hadith fino alla traduzione dell’Iliade di Omero a cura di Sulayman al-Bustani, grazie al progetto di digitalizzazione Arabic Collections Online, finanziato dalla New York University di Abu Dhabi. L’Arab Collections Online è una biblioteca digitale pubblica che include solo […]

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Jane’s, Asad e Isis si ignorano

Il regime siriano del presidente Bashar al Assad e lo Stato islamico (Isis), formalmente rivali, si ignorano a vicenda mentre concentrano le loro rispettive attività militari contro gruppi di miliziani […]

Jane’s, Asad e Isis si ignorano

Il regime siriano del presidente Bashar al Assad e lo Stato islamico (Isis), formalmente rivali, si ignorano a vicenda mentre concentrano le loro rispettive attività militari contro gruppi di miliziani […]

Iran: il 17 dicembre riprendono i negoziati di Ginevra

(Agenzie) L’Iran riprenderà i negoziati sul nucleare con i 5+1 la prossima settimana, esattamente il prossimo 17 dicembre, secondo quanto dichiarato dal vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi. L’agenzia di stampa iraniana IRNA ha inoltre aggiunto che due giorni prima dell’incontro prefissato si svolgeranno gli incontri a livello vice-ministeriale. Nonostante i progressi fatti nel tempo, […]

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Il reporter e la principessa

Potrebbe essere il titolo di un film o di quelle serie tv che van tanto di moda. Ma questa volta è un brutto sogno diventato realtà in un teatro di Kabul. Scampati, se Dio vuole, ci sono due vecchi amici, due persone note per il loro impegno e affetto per il Paese dell’Hindukush. Il  free lance, Giuliano Battiston, e la principessa India d’Afghanistan, la figlia di Amanullah Khan che porta quel nome perché suo padre fu esiliato in India dai barbuti e mullah di allora (oltre che un pezzo del suo clan che ne prese il posto e la corona). Sono i protagonisti di una storia raccontata in prima persona da Giuliano su il manifesto e Lettera22.

I due vanno al teatro del Centro culturale francese dove li accoglie la direttrice, Laurence Lavasseur, anche lei una vecchia conoscenza. Il teatro è all’interno di un liceo. E’ un posto protetto con controlli di sicurezza come in molti altri luoghi della città. Il kamikaze però, forse non da solo, passa lo stesso col suo carico di morte. Pare fosse un ragazzino, chissà di dove. L’esplosione è forte ma non così tanto da fare molte vittime: un morto e diversi feriti battono le cronache ma poi si sa, c’è chi non passa la notte, anche se le cure precise dell’ospedale di Emergency, non lontano, danno il primo immediato soccorso e quello è il posto migliore se hai ferite da guerra. Già la guerra. Mentre le truppe si ritirano cantando vittoria ed esprimendo valutazioni positive su oltre dieci anni di occupazione militare, il Paese sprofonda in una media altissima di attentati e – mentre aumentano le vittime civili – si alza il target. Non più solo obiettivi militari e gli stranieri nel mirino.

Guardo compulsivamente sul sito dei talebani, quello che farebbe capo alla shura di Quetta, i “puri”, i partigiani nazionalisti di Allah, quelli che, per intendersi, non hanno nulla a che vedere con lo Stato islamico e nemmeno con Al Qaeda da cui han sempre preso le distanze. Dissero allora che bin Laden era un ospite e come tale andava protetto. Ma il jihad globale non è cosa per loro. Lo è invece liberare l’Afghanistan. Dunque che c’entra colpire un teatro frequentato da civili, ragazzi e ragazze sia pure attratti dalla cultura occidentale? Sul sito die talebani – che pure hanno rivendicato per telefono – per ora la rivendicazione non c’è. Si parla dell’attentato ai soldati di ieri mattina e dell’operazione a Shindand dove la guerriglia si sarebbe spinta sino al bazar. Ma del kamikaze al teatro francese per ora non c’è traccia. Il pensiero va ad altri gruppi del jihad afgano, quelli si adattia massacri di questo tipo, a colpire nel mucchio perché l’unica logica è il terrore.

Il panorama sta cambiando e noi forse facciamo fatica a capirlo. Ancor meno lo fanno i giornali perché ormai Kabul è lontana e la guerra dimenticata. Ora c’è lo Stato islamico da combattere, nuova fucina per testare armamenti e nuove tecniche anti guerriglia. Di guerra in guerra andiamo avanti senza nemmeno capire chi e cosa combattiamo. Ai margini tocca però sempre alla popolazione civile ormai lontana anche dalle nostre analisi. Si tratti di un reporter o di una principessa.

Cucina libanese: safosuf, insalata di bulgur e ceci

Con la ricetta di questa settimana, vi proponiamo un’insalata tipica della tradizione culinaria libanese, originaria della Valle della Bekaa: il safsouf con bulgur e ceci! Ingredienti: 200g di bulgur fino 400g di ceci bolliti 2 spicchi d’aglio succo di 3 limoni 7 cucchiai d’olio un mazzetto di prezzemolo un mazzetto di menta sale e pepe nero […]

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Breakfast Marocco

L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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Breakfast Marocco

L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

Breakfast Marocco

L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

Breakfast Marocco

L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

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L’11 dicembre si è svolto a Roma un importante incontro, “Breakfast Marocco”, riguardante l’economia marocchina. La sala era gremita soprattutto di imprenditori italiani, poiché la tavola rotonda mirava a dare indicazioni e consigli agli imprenditori italiani che desiderino investire in Marocco. A tal fine, sono intervenuti personalità di alto rilievo, che hanno in questo campo […]

La Libia sempre più divisa in gruppi e milizie che si fanno la guerra

Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

La Libia sempre più divisa in gruppi e milizie che si fanno la guerra

Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

La Libia sempre più divisa in gruppi e milizie che si fanno la guerra

Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

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La Libia sempre più divisa in gruppi e milizie che si fanno la guerra

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La Libia sempre più divisa in gruppi e milizie che si fanno la guerra

Tripoli sembra tornata alla calma, ma la Libia è un paese ancora afflitto dalla guerriglia. L’attività commerciale riprende a funzionare, ma c’è poca domanda. Al ministero degli Affari Esteri, un funzionario sottolinea il ritorno a casa di venti ambasciatori da diverse parti del mondo. Il 13 novembre scorso, le ambasciate di Egitto e degli Emirati […]

Al via a Rotterdam l’Arab Camera Festival

(Agenzie) Arriva a Rotterdam, in Olanda, la terza edizione dell’Arab Camera Festival con tre giorni di proiezioni di opere di attori e registi provenienti da tutto il mondo arabo. Dal 2012, questo appuntamento annuale punta i riflettori sul cinema dei Paesi arabi, in un misto di cortometraggi, film, documentari. Inoltre, non mancheranno dibattiti e eventi […]

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Il tramonto di Ennahda

L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

Il tramonto di Ennahda

L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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L’ex Primo Ministro tunisino, Hamadi Jebali ha annunciato ieri le sue dimissioni dal partito islamista Ennahda. Un vero e proprio terremoto in un momento già particolarmente delicato della vita del gruppo politico. Dopo che nel 2013 Ennahda aveva rifiutato la sua iniziativa di formare un governo di tecnocrati, i rapporti con Jebali avevano effettivamente iniziato […]

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Egitto: Piramidi e Sfinge si colorano d’arancio contro violenza sulle donne

(Agenzie). Le Piramidi di Giza e la Sfinge si sono illuminate d’arancione nella giornata di chiusura della campagna di 16 giorni contro la violenza sulle donne. La campagna organizzata dalle Nazioni Unite, iniziata il 25 novembre, ha avuto come slogan “aggiungi l’arancione alla tua regione”: nastri arancioni sono stati legati ai monumenti per aumentare la […]

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Holy words for peace. Il calendario cristiano-islamico 2015 /1436-1437

Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

Holy words for peace. Il calendario cristiano-islamico 2015 /1436-1437

Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

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Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

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Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

Holy words for peace. Il calendario cristiano-islamico 2015 /1436-1437

Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

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Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

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Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

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Di Anna Shamira Minozzi Questo è il CALENDARIO CRISTIANO-ISLAMICO 2015 / 1436-1437 che ho concepito realizzato con la collaborazione dell’Ambasciata Saudita ed è stato concepito per stimolare, attraverso il potere comunicativo dell’espressione artistica, il dialogo tra culture differenti, suggerendo una propositiva fusione tra elementi che le caratterizzano e inducendo quindi a una comprensione e a una conoscenza reciproca. Il calendario vuole mettere in evidenza come sia possibile e stimolante una … | Continua a leggere

In Libano, “Dispatch Beirut” ricostruisce la città con i Lego

Barakabits. “Dispatch Beirut” è un movimento nato nel 2012 da un’idea di Pamela Haydamous e Lea Tasso che ha lo scopo di ricostruire parti della capitale libanese con pezzi di Lego per fa rivivere angoli dimenticati della città. Per il loro movimento, le due fondatrici si sono ispirate alle installazioni dell’artista tedesco Jon Vormann, che ha dato […]

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Palestina: Abbas supporta misure egiziane contro i tunnel di Gaza

(Agenzie). Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha espresso il suo supporto alle azioni di , dell’Egitto contro i tunnel sotterranei che collegano la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai. ” Abbiamo supportato tutte le misure precauzionali prese dalle autorità egiziane per chiudere i tunnel e per fermare il traffico di armi e il passaggio di […]

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La luce della campagna siriana “I Tuoi Diritti Non Sono un Privilegio”

Syria Untold (09/12/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio. In copertina l’immagine della pagina Facebook dell’iniziativa Anche se la luce non è ancora spuntata sul sentiero della lunga notte siriana che conduce alla libertà e la tirannia nel suo potere centrale non è ancora caduta, c’è un raggio luminoso che penetra nella tinta monocroma della tirannia […]

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Iraq: CIA scettica su rapporti Saddam e 11 settembre

(Agenzie). L’Agenzia di intelligence americana si è rivelata molto scettica sull’attendibilità dei legami tra l’ex dittatore iracheno Saddam Hussein e l’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. La CIA ha permesso la diffusione di una lettera privata in cui il direttore dell’agenzia John Brennan esprimeva all’allora senatore Carl Levin, lo scetticismo dello spionaggio statunitense in merito all’esistenza di […]

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Qatar si offre per ospitare i Mondiali di Basket

(Agenzie) Il Qatar è tra i sei Paesi che si sono offerti di ospitare i Mondiali di Basket nel 2019 o nel 2023. Secondo la Federazione Interazionale di Basket (FIBA) anche Cina, Germania e Francia, Filippine e Turchia vorrebbero ospitare uno dei due tornei. Come noto, il Qatar ospiterà i Mondiali di calcio nel 2022, ma […]

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Tunisia: segretario generale Ennahda si dimette

(Agenzie) Il segretario generale del movimento islamista tunisino Ennahda, Hamadi Jebali, ha presentato le sue dimissioni come leader del partito, dicendo di non essere più d’accordo con la politica del gruppo. “Scelgo di stare tra gli attivisti impazienti di assicurare il trionfo della rivoluzione pacifica. Mi è molto difficile rimanere fedele a questa posizione visto lo stato […]

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Business Forum Italia-Turchia a Istanbul

(Agenzie) In corrispondenza con la visita del primo ministro italiano Mattero Renzi in Turchia, i rappresentanti dei due Paesi sono oggi a Istanbul per partecipare al Business Forum Italia-Turchia per cercare di promuovere ulteriormente la cooperazione economica. Nel corso della sua visita, Renzi ha dichiarato che sono 1.200 le compagnie italiane che operano attivamente in Turchia […]

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Atene: colpi d’arma da fuoco davanti ambasciata israeliana

(Agenzie). La polizia greca ha dichiarato che dei colpi d’arma da fuoco sono stati sparati durante la notte contro l’ambasciata israeliana di Atene, senza causare feriti. Almeno 20 proiettili sarebbero stati sparati contro i cancelli dell’ambasciata, molte prima dell’apertura degli uffici, secondo le prime ricostruzioni fornite dalla polizia locale. L’attacco arriva a due giorni dalle […]

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I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine…

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine siro-iraqeno.

La storia della nascita della più mediatica, ricca e terrificante organizzazione terroristica del mondo, raccontata da un ex prigionieri di Camp Bucca, la prigione statunitense in cui sarebbe nato l’embrione del nuovo “califfato”. Con beneficio di inventario, ma la storia confermerebbe i sospetti di legame tra l’intelligence di Assad ed i signori in nero più volte sollevati dagli attivisti siriani. Come recita una campagna in auge tra gli attivisti siriani in questo periodo: same shit – https://www.facebook.com/sameshit12?ref=ts&fref=ts

As Isis activity ebbed in Iraq, he had become increasingly obsessed with two meetings that had taken place in Syria early in 2009, which brought together Iraqi jihadists, Syrian officials and Ba’athists from both countries. (Kamal, who was diagnosed with a rare cancer in 2012, died earlier this year, and authorised me to publish details of our conversations. “Just tell the truth,” he said during our last interview in June 2014.)


Isis: the inside story | Martin Chulov
www.theguardian.com
The long read: One of the Islamic State’s senior commanders reveals exclusive details of the terror group’s origins inside an Iraqi prison – right under the noses of their American jailers. Report by Martin Chulov Continua a leggere

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine…

I padrini di IS: ba’athisti e jihadisti provenienti dai due lati del fù confine siro-iraqeno.

La storia della nascita della più mediatica, ricca e terrificante organizzazione terroristica del mondo, raccontata da un ex prigionieri di Camp Bucca, la prigione statunitense in cui sarebbe nato l’embrione del nuovo “califfato”. Con beneficio di inventario, ma la storia confermerebbe i sospetti di legame tra l’intelligence di Assad ed i signori in nero più volte sollevati dagli attivisti siriani. Come recita una campagna in auge tra gli attivisti siriani in questo periodo: same shit – https://www.facebook.com/sameshit12?ref=ts&fref=ts

As Isis activity ebbed in Iraq, he had become increasingly obsessed with two meetings that had taken place in Syria early in 2009, which brought together Iraqi jihadists, Syrian officials and Ba’athists from both countries. (Kamal, who was diagnosed with a rare cancer in 2012, died earlier this year, and authorised me to publish details of our conversations. “Just tell the truth,” he said during our last interview in June 2014.)


Isis: the inside story | Martin Chulov
www.theguardian.com
The long read: One of the Islamic State’s senior commanders reveals exclusive details of the terror group’s origins inside an Iraqi prison – right under the noses of their American jailers. Report by Martin Chulov Continua a leggere

Tunisia: eccezione democratica?

Di Mohamed Firas Arfaoui. Nawaat.org (09/12/2014). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen. Secondo l’opinione pubblica, le rivoluzioni arabe (fatta eccezione per la Tunisia) sarebbero tutte fallite. Questa è un’affermazione che viene particolarmente utilizzata da parte di quegli ambienti occidentali che hanno sostenuto i regimi dittatoriali nell’area MENA, e per i quali lo spingere (seppur “dolcemente”) […]

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Un “manuale d’uso” per le schiave di IS. [ricordo che per i miei aggiornamenti…

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS.

[ricordo che per i miei aggiornamenti sulla Siria è meglio sweguire la mia pagina piuttosto che questo profilo: https://www.facebook.com/Huna.Souria]

Il giornale inglese The Independent riprende il centro di ricerca (notoriamente filoisraeliano e filoccidentale) MEMRI e dà notizia del ritrovamento di un manuale, apparentemente pubblicato il 3 dicembre, attraverso cui la commissione di “Ricerca ed opinioni teologiche” del califfato chiarisce le regole inerenti il mercimonio ed il trattamento delle sventurate ridotte in schiavitù dai barbari.
Inutile dire che il contenuto è agghiacciante, in particolar modo le domande e risposte pubblicate dal quotidiano anglosassone includono istruzioni sul come e quando è possibile percuotere le schiave, quando è possibile avere rapporti sessuali e ovviamente autorizzano i rapporti anche in età prepuberale. Altrettanto inutile sottolineare come queste “norme” siano quanto di più lontano dall’islam quotidianamente preaticato da miliardi di uomini e donne, forse è più interessante sottolineare come queste regole in realtà rendono lecite quelle stesse pratiche messe in atto dai regimi dittatoriali e dai criminali di guerra per fiaccare il nemico.

Le detenute e spesso anche le mogli e parenti dei detenuti politici nelle carceri del regime siriano non subiscono un trattamento più rispettoso o più umano [si veda in proposito: http://www.damascusbureau.org/?p=6916 ], come non lo subivano le schiave del sesso che Gheddafi seviziava nelle segrete del suo palazzo. La guerra in ex- Juguslavia come quella in Somalia, sono tanti gli esempi possibili, a me preme tornare alle condizioni delle donne siriane oggi, quelle torturate e stuprate dal regime, quelle oppresse dalle formazioni estremiste (e non mi riferisco solo ad IS, oggi nella provincia di Idleb le donne hanno manifestato contro l’imposizione del velo integrale da parte di Jabhat Al Nusra https://www.facebook.com/rlcinsyria/photos/a.471937452858717.120762.468177173234745/838486192870506/?type=1&fref=nf&pnref=story ), la vendita di piccole profughe agli schifosi magnaccia del Golfo. Sono oltre 7000 i casi di stupro (a danno di donne, quelli a danno di uomini vengono considerati “torture ordinarie”) documentati nelle carceri di Assad, non oso immaginare quanti siano quelli non documentati e non denunciati, quante le donne morte sotto tortura che quindi non hanno potuto denunciare, quante non abbiano parlato per paura dello stigma sociale.

Povere sorelle, madri, compagne, figlie nostre.


Isis has released a sex slave handbook and it’s absolutely abhorrent
www.independent.co.uk
The Isis militant group has released what appears to be an “abhorrent” pamphlet providing its followers with guidelines on how to capture, keep and sexually abuse female slaves. Continua a leggere

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS. [ricordo che per i miei aggiornamenti…

Un “manuale d’uso” per le schiave di IS.

[ricordo che per i miei aggiornamenti sulla Siria è meglio sweguire la mia pagina piuttosto che questo profilo: https://www.facebook.com/Huna.Souria]

Il giornale inglese The Independent riprende il centro di ricerca (notoriamente filoisraeliano e filoccidentale) MEMRI e dà notizia del ritrovamento di un manuale, apparentemente pubblicato il 3 dicembre, attraverso cui la commissione di “Ricerca ed opinioni teologiche” del califfato chiarisce le regole inerenti il mercimonio ed il trattamento delle sventurate ridotte in schiavitù dai barbari.
Inutile dire che il contenuto è agghiacciante, in particolar modo le domande e risposte pubblicate dal quotidiano anglosassone includono istruzioni sul come e quando è possibile percuotere le schiave, quando è possibile avere rapporti sessuali e ovviamente autorizzano i rapporti anche in età prepuberale. Altrettanto inutile sottolineare come queste “norme” siano quanto di più lontano dall’islam quotidianamente preaticato da miliardi di uomini e donne, forse è più interessante sottolineare come queste regole in realtà rendono lecite quelle stesse pratiche messe in atto dai regimi dittatoriali e dai criminali di guerra per fiaccare il nemico.

Le detenute e spesso anche le mogli e parenti dei detenuti politici nelle carceri del regime siriano non subiscono un trattamento più rispettoso o più umano [si veda in proposito: http://www.damascusbureau.org/?p=6916 ], come non lo subivano le schiave del sesso che Gheddafi seviziava nelle segrete del suo palazzo. La guerra in ex- Juguslavia come quella in Somalia, sono tanti gli esempi possibili, a me preme tornare alle condizioni delle donne siriane oggi, quelle torturate e stuprate dal regime, quelle oppresse dalle formazioni estremiste (e non mi riferisco solo ad IS, oggi nella provincia di Idleb le donne hanno manifestato contro l’imposizione del velo integrale da parte di Jabhat Al Nusra https://www.facebook.com/rlcinsyria/photos/a.471937452858717.120762.468177173234745/838486192870506/?type=1&fref=nf&pnref=story ), la vendita di piccole profughe agli schifosi magnaccia del Golfo. Sono oltre 7000 i casi di stupro (a danno di donne, quelli a danno di uomini vengono considerati “torture ordinarie”) documentati nelle carceri di Assad, non oso immaginare quanti siano quelli non documentati e non denunciati, quante le donne morte sotto tortura che quindi non hanno potuto denunciare, quante non abbiano parlato per paura dello stigma sociale.

Povere sorelle, madri, compagne, figlie nostre.


Isis has released a sex slave handbook and it’s absolutely abhorrent
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The Isis militant group has released what appears to be an “abhorrent” pamphlet providing its followers with guidelines on how to capture, keep and sexually abuse female slaves. Continua a leggere

Come se non bastasse l’assedio… Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, u…

Come se non bastasse l’assedio…
Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, un attivista della Jafra Foundation.
“Oggi due giovani sono stati uccisi a Yarmouk perchè hanno detto qualcosa contro Dio. Uccisi da estremisti islamici, ora ditemi: qual’è la differenza tra voi ed Israele? Ma cosa cazzo avete in testa? Vergognatevi!”

https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-xfp1/v/t1.0-1/p100x100/10393728_10154945698770204_3633253585595669400_n.jpg?oh=66980ecb93cee7c32c2302ee6f16683c&oe=55036F55&__gda__=1426741954_8e7062c4dd8e527c9ee1b400af82afb8

Wesam Sabaaneh

Todat two young people was exhuated in yarmouk because they told something against the god … by islamic extermist … can i tell you … what is the difference between you and israel …What is the fuck are you thinking about …Shame on you … Continua a leggere

Come se non bastasse l’assedio… Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, u…

Come se non bastasse l’assedio…
Ecco lo status amarissimo dell’ amico Wesam, un attivista della Jafra Foundation.
“Oggi due giovani sono stati uccisi a Yarmouk perchè hanno detto qualcosa contro Dio. Uccisi da estremisti islamici, ora ditemi: qual’è la differenza tra voi ed Israele? Ma cosa cazzo avete in testa? Vergognatevi!”

https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-xfp1/v/t1.0-1/p100x100/10393728_10154945698770204_3633253585595669400_n.jpg?oh=66980ecb93cee7c32c2302ee6f16683c&oe=55036F55&__gda__=1426741954_8e7062c4dd8e527c9ee1b400af82afb8

Wesam Sabaaneh

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Iraq: più di 17 milioni di pellegrini iraniani arrivano a Karbala

(Agenzie) Circa 17,5 milioni di pellegrini sono arrivati nella città irachena di Karbala per la commemorazione sciita dell’Arbain, numero da record secondo quanto dichiarato dal ministro iracheno della Difesa, Khaled al-Obeidi. L’Arbain, uno degli eventi religiosi più grandi al mondo, quest’anno ha assunto una forte connotazione politica, dal momento che intere zone di territorio iracheno […]

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Qatar: quattro buone ragioni per rivotare l’attribuzione dei Mondiali 2022

Di Thierry Granturco. Al Huffington Post Maghreb (10/12/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Non si fa altro che parlare dell’organizzazione della Coppa del Mondo di calcio, attribuita quattro anni fa al Qatar. Per queste ragioni bisogna riorganizzare un voto della FIFA il più velocemente possibile. Bisogna rivotare perché i sospetti di corruzione sono troppo forti. Se la […]

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Afghanistan: attentato presso il centro culturale francese di Kabul

(Agenzie) Un attentato suicida ha colpito il centro culturale francese di Kabul, in Afghanistan, provocando un morto e almeno una quindicina di feriti. Un portavoce del ministero dell’Interno, Sediq Sediqqi, ha riportato che “secondo le nostre prime informazioni, un kamikaze si è fatto esplodere nella folla nel liceo Istiqlal”, edificio che ospita anche il centro […]

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L’artista iracheno Ayad Alkhadi e i suoi “collage”

In copertina, l’opera “Words Kill” di Ayad Alkhadi Barakabits. Ayad Alkhadi, originario di Baghdad, negli ultimi 14 anni ha vissuto a New York, dove oggi espone una collezione di sue opere presso la Leila Heller Gallery. I lavori di Alkhadi sono ispirati dalla politica, la calligrafia e le storie umane del Medio Oriente. La maggior […]

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Oman: Consiglio della Shura vota su mozione per vietare alcolici

(Agenzie) Il Consiglio della Shura in Oman ha votato una raccomandazione per vietare l’alcol, mossa che se approvata dal governo metterebbe in linea il sultanato con altri Stati conservatori del Golfo. Il voto riguarda l’imposizione di una pena per chiunque eserciti attività relazionate all’alcol, dalla produzione al commercio, da scontare con il pagamento di una multa […]

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Giordania: prima visita ufficiale del presidente egiziano El Sisi

(Agenzie) Il presidente egiziano Abdel Fattah El Sisi è in visita ufficiale in Giordania per la prima volta dall’inizio del suo mandato lo scorso giugno. Il leader egiziano incontrerà il re Abdullah II per discutere delle modalità per poter rafforzare i legami tra i due Paesi e per parlare dei recenti sviluppi nella regione e delle […]

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Gli arabi e i musulmani americani trovano voce nelle proteste di Ferguson

Di Joyce Karam. Al-Arabiya (10/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Da Ferguson a New York, bandiere palestinesi e cartelli con slogan in arabo contro il razzismo e per l’unità si sono visti numerosi nelle proteste contro l’uccisione da parte della polizia di Michael Brown e Eric Garner. Da un lato, queste proteste mostrano la […]

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Palestina: senato francese approva mozione per il riconoscimento

(Agenzie) Il senato francese ha approvato la mozione che invita il governo a riconoscere lo Stato di Palestina. La mozione è passata con 156 voti a favore e 146 contrari. La camera bassa del parlamento aveva votato la settimana scorsa in favore della mozione, ma con un margine di approvazione ben più ampio.  

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11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri? Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco,…

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11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria


11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi del film di Gillo Pontecorvo, La Battaglia di Algeri?

Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione cittadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco, ecco che una mattina i quartieri popolari (detti quartieri arabi all’epoca) cominciano a versare per le strade uomini, donne e bambini, come tanti ruscelli che poco a poco formano un fiume umano che travolge i servizi d’ordine e si riversa verso il centro della città. Ecco: quello è l’undici dicembre 1960 ad Algeri.

11 dicembre 1960, la guerra in Algeria va avanti da ormai sei anni pieni. I morti si contano a centinaia di migliaia e non si vede la fine del tunnel. De Gaulle mostra di essere sempre più incline alla negoziazione e alla ricerca di una soluzione politica. Nel suo discorso del 16 settembre 1959, parla di “diritto del popolo algerino all’autodeterminazione”. Un discorso ritenuto insopportabile da parte della destra ultraconservatrice del colonnato. Le popolazioni europee organizzano molte proteste contro la politica conciliatrice di De Gaulle et si arriva fino agli scontri ma non ancora a colpi d’arma da fuoco. Nei mesi di gennaio e febbraio del 1960, ad Algeri, ci sono le barricate. Dietro la rabbia e le proteste popolari si organizzano le prime iniziative armate che confluiranno poi nella famigerata OAS (Organisation armée secréte).

Nella stessa settimana Il Generale Charles De Gaulle era di nuovo in visita in Algeria e aveva di nuovo suscitato le proteste dei cittadini di origine europea. Ma nello stesso tempo, l’ONU, con la risoluzione 1573 (XV) ricordava il diritto del popolo algerino a disporre del proprio destino. Una importante vittoria politica per il Fronte di Liberazione Nazionale che chiamò le popolazioni civili a dare un segno forte di sostegno al lavoro diplomatico in corso.

Di nascosto la popolazione preparava l’evento scrivendo striscioni e cucendo bandiere di fortuna, ma tutti si chiedevano se l’evento avrebbe avuto veramente luogo. Il paese era in guerra e le truppe coloniali sparavano per un sì per un no. Ma involontariamente furono gli stessi ultra-colonialisti a creare la scintilla che scatenò il sollevamento popolare. Il 09, due giorni prima, durante le manifestazioni anti-De Gaulle, questi sicuri dell’impunità orchestrarono varie provocazioni e aggressioni ai danni di civili algerini. Ma a Belcourt, un quartiere popolare allora di periferia, la gente non ci sta e esce in una contro manifestazione che fa scappare gli “ultra” che si dimostrano, da buoni fascisti, coraggiosi solo quando hanno la superiorità numerica. Questa piccola vittoria rilancia le speranze della popolazione algerina di vedere finite le sofferenze di 6 anni di conflitto con mezzi e forze del tutto squilibrati.

Il resto si vede molto bene nel film La battaglia di ALgeri, di Gillo Pontecorvo. I mattino dell’11 cominciano ad uscire in massa: tanti uomini ma soprattutto donne e bambini. I quartieri poveri di Belcourt, Diar el Mahçoul,Salembier, El Harrach, Kouba, Birkhadem, Climat de Francee la Casbah riversano la loro popolazione per le strade, tutti in direzione del centro città. Tutti in direzione dei quartieri europei finora off-limit. “Qui siamo a casa nostra e quindi andiamo dove ci pare”, sembra dire la folla alle forze dell’ordine impreparate a fronteggiare una simile onda umana.

Si canta, si balla, le donne lanciano in continuazione gli jujù, gli strilli tradizionali, strilli di gioia, strilli di tristezza, strilli di rabbia, strilli di sfida.

Sugli striscioni c’è scritto: “Algeria algerina” (in risposta allo slogan “Algérie française”), “Viva l’indipendenza”, “viva l’FLN”, “Viva il GPRA” (il governo Provvisorio della Repubblica Algerina, in esilio)… Numerose sono anche le bandiere del movimento di liberazione, spesso cucite in fretta e male, spesso anche sbagliate. Oltre che ad Algeri, la gente uscì anche a Orano, Chlef, Blida, Constantina, Annaba… e molti altri piccoli centri. Ovunque si gridava “viva la libertà”, “viva l’indipendenza” e si gridava alla faccia del colonialismo che il Fronte di Liberazione Nazionale non era un volgare branco di criminali come veniva descritto dalla stampa ufficiale ma il vero rappresentante delle aspirazioni del popolo algerino a una vita dignitosa.

11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria


11 dicembre 1960 insurrezione popolare in Algeria

Ti ricordi nel film di Gillo Pontecorvo? La Battaglia di Algeri. Verso la fine, dopo che i paracadutisti hanno sconfitto l’organizzazione citadina del FLN, dopo la morte di Ali La pointe e i suoi compagni… dopo anni di terrore militare e poliziesco, ecco che una mattina i quartieri popolari (detti quartieri arabi all’epoca) cominciano a sversare per le strade uomini, donne e bambini, come tanti ruscelli che poco a poco formano un fiume umano che travolge i servizi d’ordine e si riversa verso il centro della città. Ecco: quello è l’undici dicembre 1960 ad Algeri.

11 dicembre 1960, la guerra in Algeria va avanti da ormai sei anni pieni. I morti si contano a centinaia di migliaia e non si vede la fine del tunnel. De Gaulle mostra di essere sempre più incline alla negoziazione e alla ricerca di una soluzione politica. Nel suo discorso del 16 settembre 1959, parla di “diritto del popolo algerino all’autodeterminazione”. Un discorso ritenuto insopportabile da parte della destra ultraconservatrice del colonnato. Le popolazioni europee organizzano molte proteste contro la politica conciliatrice di De Gaulle et si arriva fino agli scontri ma non ancora a colpi d’arma da fuoco. Nei mesi di gennaio e febbraio del 1960, ad Algeri, ci sono le barricate. Dietro la rabbia e le proteste popolari si organizzano le prime iniziative armate che confluiranno poi nella famigerata OAS (Organisation armée secréte).

Nella stessa settimana Il Generale Charles De Gaulle era di nuovo in visita in Algeria e aveva di nuovo suscitato le proteste dei cittadini di origine europea. Ma nello stesso tempo, l’ONU, con la risoluzione 1573 (XV) ricordava il diritto del popolo algerino a disporre del proprio destino. Una importante vittoria politica per il Fronte di Liberazione Nazionale che chiamò le popolazioni civili a dare un segno forte di sostegno al lavoro diplomatico in corso.

Di nascosto la popolazione preparava l’evento scrivendo striscioni e cucendo bandiere di fortuna, ma tutti si chiedevano se l’evento avrebbe avuto veramente luogo. Il paese era in guerra e le truppe coloniali sparavano per un sì per un no. Ma involontariamente furono gli stessi ultracolonialisti a creare la scintilla che scatenò il sollevamento popolare. Il 09, due giorni prima, durante le manifestazioni anti De Gaulle, questi sicuri dell’impunità orchestrarono varie provocazioni e aggressioni ai danni di civili algerini. Ma a Belcourt, un quartiere popolare allora di periferia, la gente non ci sta e esce in una contro manifestazione che fa scappare gli “ultra” che si dimostrano, da buoni fascisti, coraggiosi solo quando hanno la superiorità numerica. Questa piccola vittoria rilancia le speranze della popolazione algerina di vedere finite le sofferenze di 6 anni di conflitto con mezzi e forze del tutto squilibrati.

Il resto si vede molto bene nel film La battaglia di ALgeri, di Gillo Pontecorvo. I mattino dell’11 cominciano ad uscire in massa: tanti uomini ma soprattutto donne e bambini. I quartieri poveri di Belcourt, Diar el Mahçoul,Salembier, El Harrach, Kouba, Birkhadem, Climat de Francee la Casbah riversano la loro popolazione per le strade, tutti in direzione del centro città. Tutti in direzione dei quartieri europei finora off-limit. “Qui siamo a casa nostra e quindi andiamo dove ci pare”, sembra dire la folla alle forze dell’ordine impreparate a fronteggiare una simile onda umana.

Si canta, si balla, le donne lanciano in continuazione gli jujù, gli strilli tradizionali, strilli di gioia, strilli di tristezza, strilli di rabbia, strilli di sfida.

Sugli striscioni c’è scritto: “Algeria algerina” (in risposta allo slogan “Algérie française”), “Viva l’indipendenza”, “viva l’FLN”, “Viva il GPRA” (il governo Provvisorio della Repubblica Algerina, in esilio)… Numerose sono anche le bandiere del movimento di liberazione, spesso cucite in fretta e male, spesso anche sbagliate. Oltre che ad Algeri, la gente uscì anche a Orano, Chlef, Blida, Constantina, Annaba… e molti altri piccoli centri. Ovunque si gridava via la libertà, viva l’indipendenza esi gridava alla faccia del colonialismo che il Fronte di Liberazione Nazionale non è un volgare branco di criminali come venivano descritti dalla stampa ufficiale ma il vero rappresentante delle aspirazioni del popolo algerino a una vita dignitosa.

Unedited History: la cultura visuale iraniana in mostra a Roma

(Agenzie). Più di 200 opere di oltre 20 artisti iraniani raccontano la storia dell’arte visuale iraniana dal 1969 ad oggi.  Dipinti, fotografie e istallazioni ripercorrono le diverse fasi storiche della cultura visuale iraniana, partendo dalla sua età d’oro degli anni Sessanta fino ad arrivare all’età contemporanea . La mostra a cura di Catherine David, Odile […]

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Tunisia. Quella polarizzazione che ostacola la democrazia

Alla fine del 2014 la Tunisia avrà vissuto un anno a ritmo di consultazioni elettorali: 3 scrutini in 3 mesi e il secondo turno delle presidenziali alla fine di dicembre. La battaglia si annuncia tra Béji Caïd Essebsi e Moncef Marzouki, che rappresentano la polarizzazione della vita politica. 

 

 

 

11 Dicembre 2014
di: 
Larbi Chouikha per l’Orient XII*

La Polonia revoca divieto su macellazione halal e kosher

(Agenzie) La corte costituzionale polacca ha revocato il divieto che proibiva la macellazione degli animali secondo il rito previsto dalle usanze ebraiche e islamiche, che prevede l’uccisione dell’animale senza prima tramortirlo per alleviarne il dolore. I leader delle comunità musulmana ed ebraica in Polonia hanno salutato la decisione della corte. La corte costituzionale ha deciso che […]

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Palestina: Francia e Irlanda alla seconda fase del riconoscimento

(Agenzie) Dopo l’adozione della risoluzione simile da parte dell’Assemblea Nazionale francese, anche il senato di Parigi voterà una mozione per invitare il governo a riconoscere lo Stato di Palestina sottoposta ai senatori dal gruppo parlamentare dei Verdi. Anche la camera alta del parlamento irlandese ha fatto passare una mozione in tutto simile a quella francese, e […]

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Palestina: comunità internazionale chiede indagine “indipendente” su morte Ziad Abu Ein

(Agenzia). Le autorità palestinesi hanno accusato l’esercito israeliano di essere responsabile per la morte del ministro dell’Autorità Nazionale Ziad Abu Ein, avvenuta durante una manifestazione pacifica vicino Ramallah. Il ministro degli Affari civili palestinese,Hussein al-Sheikh, ha dichiarato che l’autopsia effettuata sul corpo del funzionario confermerebbe che la sua morte è avvenuta a seguito delle spinte e dell’inalazione del gas […]

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Elezioni in Israele, il nuovo centrosinistra e un Paese diviso

«La carriera di Tzipi Livni: con 28 seggi non ha avuto nulla. Con 6 è diventata ministro. Con zero (secondo i sondaggi) premier. Impressionante». La frase – o meglio: il tweet – è di Dana Weiss, uno dei volti del telegiornale di Canale 2. E potrebbe essere pure la sintesi migliore sulle elezioni (anticipate) che […]

Non rappresento nessuno

Avevo letto una parabola una volta di uno scrittore tedesco illuminista, ma la ricordo molto distorta, in ogni caso ve la racconto perché ha costruito le mie contraddizioni dando loro più eleganza. Una volta il sultano Saladino chiese al suo consigliere, il saggio Nathan (ebreo) di chi fosse il Dio vero. Nathan, che non era chiamato saggio a caso rispose raccontando una storia: C’era una volta un Re che aveva … | Continua a leggere

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Egitto: arrestati in un bagno pubblico per “incitamento all’omosessualità”

Al-Bawaba, EgyPress. Traduzione e sintesi di Lorenzo P. Salvati. Fino a 33 persone sospettate di omosessualità sono state arrestate lunedì scorso dalle autorità egiziane in un hammam nel centro del Cairo, con l’accusa di “dissolutezza e atti osceni in luogo pubblico”. Dopo essere stati picchiati, gli uomini sono stati trascinati nudi in commissariato, dove hanno […]

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Sindrome Najibullah

A sinistra John Sopko, qui sopra
 il presidente Najibullah
Secondo quanto sostiene l’ufficio dello Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction, Kabul non ha abbastanza soldi per pagare il suo esercito. Né domani né nel 2024. Chi si assumerà l’onere? O succederà quello che accadde dopo il ritiro dell’Armata Rossa? Si chiama “sindrome Najibullah”, dal nome dell’ultimo presidente filosovietico dell’Afhanistan…
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L’acronimo “Sigar” sta per Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction. A capo dell’ufficio ispettivo americano – dotato di larghissima autonomia e persino del diritto di compiere arresti – siede John F. Sopko, un magistrato scelto da Obama due anni e mezzo fa per guardare nei conti e nelle spese. In due parole, in quei 104 miliari di dollari circa che gli Stati uniti hanno speso o si sono impegnati a spendere nella ricostruzione dell’Afghanistan. Oggi l’ufficio di Sopko ha pubblicato un nuovo report che evidenzia sette aree di crisi o di alto rischio (Corruption/Rule of Law, Sustainability, Afghan National Security Forces, On-Budget Support, Counternarcotics, Contract Management and Oversight Access) che sono interessanti da leggere. Ma la nostra attenzione è caduta sul capitolo Forze armate. Vediamo cosa dice il rapporto che contiene la High Risk List.
Più della metà dei soldi della ricostruzione (ossia 62 miliardi di dollari) gli Usa li hanno spesi nel “ricostruire” le forze armate afgane (Ansf) composte da esercito (Ana) e polizia (Anp) attualmente una forza di 352mila uomini che, proprio perché sia sostenibile, la Nato ha proposto di ridurre a 228.500 nel 2017. Questa forza ridotta costa comunque 4,1 miliardi l’anno, cifra a cui Kabul dovrebbe contribuire con 500 milioni fin dall’anno prossimo. Teoricamente, nel 2024 l’Afghanistan dovrebbe pagare tutto da solo.
Afghanistan in Transition: cerimonia della bandiera
Secondo Sigar Kabul non può farcela se il suo fatturato (ossia quanto ha intascato) nel 2013 sono stati 2 miliardi a fronte di una spesa del budget dello Stato stimata a 5,4 miliardi di dollari (ossia il 37% del totale). Secondo le informazioni raccolte da Sigar, Kabul immagina di riservare alla spesa militare per le forze di sicurezza il 3% del budget immaginando che il suo prodotto interno lordo cresca e con questo anche il 3%. Ma se al momento a ripianare il debito di budget ci pensa la comunità internazionale, il 3% di 2 miliardi di dollari fa solo 60 milioni che al massimo sarebbero 150 se Kabul riuscisse a raggiungere – seppur entro il 2024 – la cifra che le sue spese correnti richiedono. Non è difficile immaginare che a fondi d’aiuto sempre più ridotti, Kabul si ritroverà a non avere più liquido per i salari di soldati e poliziotti sempre che non li defalchi dai servizi o dagli stipendi degli impiegati dello Stato (o sempre che qualcuno non li aggiunga in cassa). Per soprammercato, il Center for Naval Analyses sostiene che l’Ansf dovrebbe avere una forza di 373.400 uomini (ossia più soldati di quanti non ne abbia adesso) con un costo di circa 5-6 miliardi di dollari l’anno.

Armata rossa torrente d’acciaio. Mosca aveva  pensato
di lasciare circa 10mila uomini dopo il ritiro
ma  cambiò idea. Pagò fino al 1992 poi chiuse i rubinetti
Conclusione: quando l’Armata rossa lasciò l’Afghanistan nel 1989 dopo dieci anni di guerra, Najibulah – l’allora presidente filosovietico – resistette ai mujahedin per circa tre anni. Ma nel gennaio del 1992, la Russia di Yeltsin decise di chiudere i rubinetti mantenuti a fatica tenuti aperti da Shevardnadze (nel 1990 l’aiuto sovietico era cresciuto sino a 3 miliardi di dollari). L’effetto fu immediato, cominciò a mancare carburante e liquido per i salari. In aprile Najibullah si dimise mentre i mujahedin conquistavano posizioni con facilità e soprattutto minacciavano ormai le città, Kabul compresa. Fu la cassa, non (solo) la forza dei mujaheddin a far crollare l’ultimo presidente filosovietico.

Quanto è costata agli Usa la guerra in Afghanistan. Fonte: Financial Times

 

Algeria: OPEC riunione di emergenza prima di giugno

(Agenzie). Il Ministro dell’Energia algerino, Youcef Yousfi, ha dichiarato che l’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries) potrebbe tenere una riunione di emergenza prima di quella stabilita per giugno prossimo per discutere del surplus di petrolio a livello mondiale e il relativo calo dei prezzi. Il ministro algerino ha ribadito che i prezzi del petrolio […]

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Inizia la Coppa del mondo per club FIFA 2014 in Marocco

(Agenzie) Al via oggi l’undicesima edizione della Coppa del mondo per club FIFA 2014 che si svolgerò fino al 20 dicembre in Marocco nelle città di Marrakech e Rabat. L’evento calcistico vede in competizione sette squadre da club calcistici da tutto il mondo: la squadra campione nazionale del Paese ospitante, cioè la Moghreb Tétouan, e le squadre vincitrici delle competizioni […]

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Un palazzo della famiglia reale nel Qatar nel cuore di Londra

El País. La famiglia reale del Qatar sta ristrutturando tre case nel centro di Londra per trasformarle in un’unica residenza di 3.000 metri quadrati e del valore di 252 milioni di euro. Dopo le sontuose ville di Abramovich e Beckham, la capitale britannica ospiterà questa nuova lussuosa abitazione, che una volta completata si convertirà nella residenza […]

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Libano: elezioni presidenziali rimandate a gennaio

(Agenzie) Il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, ha annunciato che le elezioni presidenziali verranno rimandate al prossimo 7 gennaio, dopo che i legislatori libanesi nono sono riusciti a nominare un capo di Stato per la sedicesima volta. Come per le precedenti sessioni di voto, non è stato raggiunto il quorum a causa del boicottaggio dei […]

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Nessun compromesso con l’Iran sui diritti umani

Di “Amici di un Iran Libero”. Euractiv (09/12/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo. Lo slogan di quest’anno, “Human Rights 365″ (Diritti Umani 365), sottolinea che ogni giorno è la Giornata dei Diritti Umani. Esaminiamo, quindi, le violazioni dei diritti umani perpetuate dall’Iran ogni giorno dell’anno e analizziamo il record del così chiamato presidente moderato, […]

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Malala ritira Nobel per la Pace

(Agenzie). Sarà consegnato oggi alle 13 (ora italiana) il premio Nobel per la Pace a Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi (attivista per i diritti dei bambini) a Oslo. La giovane pakistana è divenuta il simbolo della difesa del diritto all’istruzione, vincendo questo importante riconoscimento a soli 17 anni,    

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Palestina: ministro ucciso durante proteste in Cisgiordania

(Agenzie) Ziad Abu Ein, ministro palestinese, è stato ucciso durante delle proteste in Cisgiordania. Secondo le fonti, Abu Ein è morto poco dopo essere stato colpito da soldati israeliani mentre protestava nel villaggio di Turmusiya, nei pressi di Ramallah. Il presidente palestinese Abbas ha condannato l’accaduto definendolo un “atto barbarico”.  

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Libano: comandante Daish invita a combattere Hezbollah

(Agenzie) Uno dei comandanti di Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), Abu Ali al-Shishani, ha fatto appello ai militanti jihadisti per combattere Hezbollah in Libano, accusando inoltre il governo di Beirut di essere complice del potente movimento politico sciita. Al-Shishani, alias Anas Sharkas, ha dichiarato in che Hezbollah “ha preso l’Iran come suo dio” ed è […]

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Il conflitto di Gaza tra gli argomenti più “caldi” di Facebook nel 2014

(Agenzie) Il social network Facebook ha rivelato la lista dei dieci argomenti di cui si è parlato di più sulla piattaforma nell’arco del 2014 negli Stati Uniti. Con al primo posto i Mondiali di calcio in Brasile, tra gli argomenti più dibattuti figura anche il conflitto di Gaza dell’estate scorsa. Altri temi sono stati il […]

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“Il lungo viaggio della popolazione palestinese rifugiata”

pal viag 110La mostra continua fino al 4 gennaio 2015 al Museo diffuso della Resistenza di Torino. Si basa su materiale dell’archivio dell’UNRWA (agenzia ONU): immagini che documentano le principali tappe della storia dei profughi palestinesi, dal 1948 fino a giorni nostri. Critiche dalla Comunità Ebraica di Torino: faziosa.

Mar Mediterraneo “la strada più mortale del mondo”

(Agenzie). L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha dichiarato che 3419 persone sono morte nel tentativo di attraversare  il Mar Mediterraneo, facendo di questo mare  “la strada più mortale del mondo”. Secondo l’agenzia internazionale, 384mila persone, tra cui un sempre crescente numero di richiedenti asilo, hanno attraversato il mare dall’inizio dell’anno.  La maggior […]

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Iraq: 700 curdi morti nell’offensiva contro Daish

(Agenzie) Più di 700 combattenti curdi iracheni sono stati uccisi dall’inizio dell’offensiva contro Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), lo scorso 9 giugno. Questo quanto indicato da un comunicato del governo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, che precisa che sono in totale 727 i peshmerga rimasti uccisi, mentre 3.564 i feriti.  

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Persona dell’anno: Taylor Swift contro il presidente curdo

(Agenzie). Il presidente del Kurdistan iracheno Massoud Barzani, la cantante pop americana Taylor Swift e l’amministratore delegato di Apple Tim Cook, tre personaggi provenienti da contesti molto diversi ma tutti accomunati dall’essere finalisti del premio “Persona dell’anno” del Time. L’editore del giornale ha reso nota la lista degli otto finalisti che quest’anno si contenderanno la copertina […]

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Ostaggio francese rilasciato dopo 3 anni di prigionia

(Agenzie). L’ostaggio francesce Serge Lazarevic è tornato a casa dopo 3 anni di prigionia. Nel novembre del 2011 Lazarevic venne rapito in Mali da militanti jihadisti membri dall’ala nordafricana di al-Qaeda, l’AQMI (al-Qaeda nel Maghreb islamico). Lazarevic è stato rilasciato senza il pagamento di alcun riscatto, secondo quanto dichiarato dal Presidente francese Hollande.  

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Il giornalismo indipendente può sopravvivere nel mondo arabo?

Di Rana Sabbagh. Your Middle East (05/12/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. La fiamma della libertà d’espressione nel mondo arabo si sta gradualmente spegnendo, annunciando una nuova era di ignoranza, intolleranza e repressione. Ciò che rattrista di più, però, è che la maggior parte degli arabi – che vedevano nella libertà d’espressione l’unica conquista […]

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I nostri migliori alleati

In questa foto pubblicata sul GulfNews (credit: Wam) da dx verso sinistra:
 His Highness Shaikh Mohammad Bin Rashid Al Maktoum, premier Uae
 e sovrano  di Dubai,  King Hamad Bin Eisa Al Khalifa (Bahrain);
  Salman Bin  Abdul Aziz,  (Arabia saudita); Shaikh Sabah Al Ahmad
Al Sabha,  Emiro del Kuwait;  Fahd Bin Mahmoud Al Said, vicepremier
 dell’Oman; Shaikh Tamim Bin Hamad Al Thani, Emiro del Qatar.
 Al summit dell’anno scorso in Kuwait


Eccoli qui schierati a Doha in nostri principali alleati nelle politiche energetiche e nella guerra la terrore. Peccato che siano proprio loro all’origine dei nostri problemi: non tanto energetici (visto che semmai ora il problema è la super produzione statunitense) ma politico militari: nella guerra al terrore una parte ce l’hanno e non perché hanno poi aderito alla nuova coalizione di volenterosi che combatte Daesh, lo Stato islamico che vuole il califfato e che ci spaventa da quando ha iniziato a tagliare teste a fotografi e umanitari occidentali dopo aver decapitato centinaia di iracheni e siriani.

Fino a questa estate i mostri dell’Is (o Isil) sono cresciuti in apparente sordina grazie alle donazioni private arrivate proprio dai Paesi del Golfo anche se Arabia saudita e altri partner hanno negato ogni addebito. Ora i membri delle famiglie reali, gli emiri e i principi del Golfo si sono ritrovati a Doha (Qatar) al summit del Gulf Cooperation Council (GCC), il consiglio sovranazionale che li riunisce e lo stesso che decise nel 2011 l’invasione del Bahrein, minacciato dalla sovversione di piazza a sfondo sciita. Per diversi mesi c’è stata una lunga impasse politica con Arabia Saudita, Bahrein e Uae schierati contro il Qatar (Kuwait e Oman son rimasti più o meno neutrali) per il suo sostegno ai Fratelli musulmani, da Riad accusati di essere un gruppo terrorista. Ma le divergenze politiche sulla Fratellanza non hanno impedito che i nostri si accordassero adesso su due dossier che li preoccupano molto, anzi tre: Daesh, le sollevazioni nello Yemen (anche lì ci sono sciiti che protestano) e Iran, la bestia nera del Golfo. Il problema numero uno.


In agenda c’è il rafforzamento del GCC-POL, agenzia con base negli Emirati arabi uniti per dividere le informazioni di intelligence e infine la formazione di un comando unificato a Riad, in grado di dettare una linea di politica militare e di difesa comuni. Il nemico del resto, più ancora di Daesh è l’Iran, il Paese che ha deviato dalle sacre scritture sunnite, le cui minoranze nei vari Paesi mettono in crisi queste teocrazie retrive e conservatrici dove i diritti umani sono un optional e quelli delle donne un tabù. Quanto alla Fratellanza, il generale presidente Sisi li sta sistemando per benino e altrove hanno perso appel in favore dei meglio equipaggiati uomini di al Nusra o dell’Isil, formazioni che sono nate con fondi sotterranei che hanno permesso la loro rapida evoluzione militare. Fino a quando non sono diventati un pericolo per gli stessi alchimisti che li avevano allevati.

Per questi gentiluomini riuniti a Doha – summit che è già stato definito un successo – di cui è nota l’arroganza e il candore delle vesti sfumate di fili d’oro, la grande preoccupazione deve essere che prima o dopo americani ed europei si accordino con Teheran per combattere Daesh. Questo è per i principati del Golfo e la corona saudita il dossier più scottante e pericoloso. Meglio mille Daesh – fino a che il terreno di scontro resta Siria e Irak – che l’uscita dal ghetto dei paria di Teheran. Una capitale che in loro risveglia il terrore di un ritorno della Persia di Dario, di una civiltà raffinata e colta che governava metà del mondo mentre nei principati le pecore pascolavano attorno alle tende dei beduini seduti, ma allora non si sapeva, sui più gradi giacimenti di greggio del pianeta.

L‘unità ritrovata è per il Golfo una bella notizia. Meno per noi che ancora coltiviamo i Saud come una benmerita monarchia un po’ arretrata ma tutto sommato presentabile nelle cene dove non si serve vino salvo passare nella stanza accanto a tracannare superalcolici. E che rimpinziamo di armi di ogni tipo, continuando a considerare questa genia il nostro miglior alleato nel mondo arabo islamico.

Perché a Gaza non entrerà l’Isis

mcc43 Per chi auspica la soluzione dei mille problemi del popolo palestinese imbattersi nelle parole  “Gaza” e “Isis” all’interno di una medesima frase è un segnale d’allarme e un’immediata necessità di comprendere origine e scopi di un tale accostamento.   Esistono fonti d’informazione che affermano l’esistenza di cellule dello Stato Islamico operanti nella Striscia con […]

La collezione SJP – Sarah Jessica Parker a Dubai

L’attrice Sarah Jessica Parker ha firmato le suole della sua nuova collezione di scarpe per i fan che si sono messi in fila per incontrarla in occasione al Bloomingdale e all’Harvey Nichols di Dubai. L’attrice ha unito le sue forze con quelle del guru della scarpa George Malkemus III, il direttore esecutivo di Manolo Blahnik, per […]

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Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
Poi c’è l’appello delle “Siriane per lo sviluppo umano”: https://www.facebook.com/253744368062815/photos/a.620887588015156.1073741831.253744368062815/620887671348481/?type=1&theater

Per porre pressione su Zahran Allush ed il Fronte Islamico, la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية
propone l’uso di questi tweet:

أين نشطاء الحرية رزان وسميرة ووائل وناظم؟ @IslamArmy01 #Douma4 @zahran1970 @ZahranAlloush @islamdamas1980 http://t.co/u8T2a4ERJe

It’s been a year, where are the #Douma4? @IslamArmy_Eng @zahran1970 @ZahranAlloush pic.twitter.com/Zm0eGOSTkL

E’ passato un anno, dove sono i #Douma4? @IslamArmy_Eng @zahran1970 @ZahranAlloush pic.twitter.com/Zm0eGOSTkL

APPELLO ALL’OPINIONE PUBBLICA

E’ già trascorso quasi un anno dal rapimento di Samira Al Khalil, Razan Zaitouneh, Wael Hamada e Nazem Hamadi, prelevati – da uomini armati e incappucciati – dal loro ufficio di Douma, cittadina a pochi chilometri da Damasco, nella regione siriana della Ghouta Orientale. Un crimine terribile, questo, contro attivisti inermi e contro le loro famiglie, che da allora non hanno più notizie dei loro cari; un crimine quotidianamente reiterato dalla persistente mancanza di informazioni sulla loro sorte.

Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

Tutti gli indizi in nostro possesso convergono verso il Jaïch al-Islam (« L’esercito dell’Islam ») e verso i suoi dirigenti che esercitano effettiva autorità a Douma.

Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

Signatories to the statement | الموقعون والموقعات

Adopt a Revolution (تبنى ثورة) – Germany
Al-Manshour | المنشور
Barbara flieder – Germany
CISST (Civil Society in the Penal System Association) – Turkey
DSİP: Revolutionary Socialist Workers’ Party – Turkey
Hamisch – The Syrian Cultural House in Istanbul | هامش (البيت الثقافي السوري في اسطنبول)
İDP Girişimi: (Workers’ Democracy Party Initiative) – Turkey
İHGD (Human Rights Agenda Association) – Turkey
International Workers Unity – Fourth International (IWU-FI)
Internationalist Struggle – Spain
Kaç Bize Gel Solidarity Initiative – Turkey
Kesh Malek | كش ملك- سورية
Oslo Dokumentarkino – Human Rights Human Wrongs Doc Film Fest – Norway
Party of Socialism and Liberty – Venezuela
People’s Revolutionary Alternative – Bolivia
Radio Alwan | راديو ألوان
Sarah Hüther – Germany
SKYGD (Association for the Development of Social and Cultural Life) – Turkey
Socialist Alternative – Colombia
Socialist Forum | المنتدى الاشتراكي- لبنان
Socialist Left – Argentine
Socialist Proposal – Panama
Socialist Workers Movement – Chile
Socialist Workers Part – Socialism Movement – Mexico
Tamddon | جريدة تمدن
Tayfa Bandista Music Collective – Turkey
The 15th Garden – Germany
The Syrian Non-Violence Movement | الحراك السلمي السوري
The Syrian People Know Their Way Collective | الشعب السوري عارف طريقه
TİHV (Human Rights Foundation of Turkey) – Turkey
Unity in the Struggle – Peru
Union for Education and Education Staff Mersin University branch (Eğitim-Sen Mersin Üniversitesi Temsilciliği) – Turkey
Which Human Rights? Film Festival – Turkey
Workers’ Democracy Group – Germany
Workers’ Socialist Current (Tendancy in PSOL) – Brazil

Doha Hassan | ضحى حسن
Faek Hwaijeh | فائق حويجة
Gharib Merza | غريب ميرزا
Marcia Camargos, Brazilian intellectual, writer, and activist
Mariah Alabdeh | مارية العبدة
Nikol Awad – Germany
Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
Okba Badran | عقبة بدران
Rachad Kiwan | رشاد كيوان
Samar Yazbek | سمر يزبك
Valerio Arcary, Professor at the Federal Institute of Science, Technology, and Education- Member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League – Brazil.
Waldo Mermelstein, Brazilian intellectual, member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League


Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… | Min Roma,…
hunasouria.altervista.org
Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
Poi c’è l’appello delle “Siriane per lo sviluppo umano”: https://www.facebook.com/253744368062815/photos/a.620887588015156.1073741831.253744368062815/620887671348481/?type=1&theater

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Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

Tutti gli indizi in nostro possesso convergono verso il Jaïch al-Islam (« L’esercito dell’Islam ») e verso i suoi dirigenti che esercitano effettiva autorità a Douma.

Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

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The Syrian Non-Violence Movement | الحراك السلمي السوري
The Syrian People Know Their Way Collective | الشعب السوري عارف طريقه
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Unity in the Struggle – Peru
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Which Human Rights? Film Festival – Turkey
Workers’ Democracy Group – Germany
Workers’ Socialist Current (Tendancy in PSOL) – Brazil

Doha Hassan | ضحى حسن
Faek Hwaijeh | فائق حويجة
Gharib Merza | غريب ميرزا
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Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
Okba Badran | عقبة بدران
Rachad Kiwan | رشاد كيوان
Samar Yazbek | سمر يزبك
Valerio Arcary, Professor at the Federal Institute of Science, Technology, and Education- Member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League – Brazil.
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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico Giusto ieri ric…

Razan ed i 4 di Douma: indice puntato contro il Fronte Islamico

Giusto ieri ricordavo da questa pagina l’anniversario del rapimento di Razan Zeitoune ed i suoi tre colleghi dal loro ufficio del Violation Documenting Center, nell’interland orientale di Damasco. Oggi moviumenti della sinistra rivoluzionaria siriana ed internazionale, oltre ad attivisti della società civile internazionale, hanno diffuso un appello rivolto all’opinione pubblica internazionale (riportato di seguito) in cui si parla di una ragionevole certezza rispetto a chi sono i responsabili del rapimento: il Fronte Islamico, di cui l’ “esercityo dell’ Islam” è la branca armata ed il leader è Zahran Alloush. Si tratta della fazione che controlla stabilmente la zona di Douma, quella in cui i 4 sono stati rapiti, e che avrebbe dovuto prendere in carico le indagini per il rapimento, come aveva dichiarato all’indomani del crimine. Il testo rappresenta un attacco diretto alla gestione del territorio che sta facendo questa fazione, un controllo che somiglia da vicino quella del regime di Assad secondo i firmatari, costellato di crimini quali rapimenti ed uccisioni a danno dei dissidenti e di una profonda corruzione, con una parte della comunità locale che starebbe lucrando sugli assedi imposti dal regime di Assad. Si tratta dunque di una presa di posizione molto forte contro quella che un anno fà era la fazione militarmente più forte tra quelle che combattono contro Assad, fatta eccezione per jabhat Al Nusra. Il Fronte islamico era praticamente intoccabile, sia perchè nessuno osava criticarlo sia in nome di una “lealtà rivoluzionaria” che cercava di evitare critiche troppo aspre alle fazioni anti-Assad in nome del bene superiore della rivoluzione. In questo senso si tratta di un testo la cui importanza treavalica il caso specifico di Razan Zaitoune e dei suoi colleghi del VDC. Del resto il fatto ha un forte significato simbolico: il rapimento dei 4 di DFoumka, rappresentanti dell’ala più costruttiva e vivace della rivoluzione, è anche una metafora del “rapimento” della rivoluzione da parte di integralisti, signori della guerra ed altri delinquenti che hanno imbracciato la bandiera a tre stelle con il solo scopo di costruirsi un proprio potere o di sostituire la dittatura del baath con la propria.

Oltre a questo appello (che segue), anche Human Rights Watch ha diffuso un suo comunicato sottoscritto anche dallo stesso VDC e da un numero maggiore di organizzazioni siriane: http://www.hrw.org/news/2014/12/09/syria-no-word-4-abducted-activists
Poi c’è l’appello delle “Siriane per lo sviluppo umano”: https://www.facebook.com/253744368062815/photos/a.620887588015156.1073741831.253744368062815/620887671348481/?type=1&theater

Per porre pressione su Zahran Allush ed il Fronte Islamico, la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية
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APPELLO ALL’OPINIONE PUBBLICA

E’ già trascorso quasi un anno dal rapimento di Samira Al Khalil, Razan Zaitouneh, Wael Hamada e Nazem Hamadi, prelevati – da uomini armati e incappucciati – dal loro ufficio di Douma, cittadina a pochi chilometri da Damasco, nella regione siriana della Ghouta Orientale. Un crimine terribile, questo, contro attivisti inermi e contro le loro famiglie, che da allora non hanno più notizie dei loro cari; un crimine quotidianamente reiterato dalla persistente mancanza di informazioni sulla loro sorte.

Oggi siamo a conoscenza, con un alto livello di certezza, dell’accordo tra molteplici attori per rapire e far scomparire i quattro attivisti. Siamo a conoscenza dei nomi di diversi individui che hanno spinto per il crimine, sia nella regione della Ghouta Orientale, sia all’estero. Inoltre, siamo riusciti a identificare con assoluta certezza le persone che conoscevano i contenuti dei file dei quattro attivisti e di coloro che hanno utilizzato i loro computer, cosa che li renderebbe colpevoli di collusione e di occultamento, oltre ad un loro diretto coinvolgimento nel reato di sequestro di persona.

Tutti gli indizi in nostro possesso convergono verso il Jaïch al-Islam (« L’esercito dell’Islam ») e verso i suoi dirigenti che esercitano effettiva autorità a Douma.

Sappiamo inoltre che questo è solo uno di una lunga serie di crimini, che in alcuni casi ha incluso l’assassinio, oltre che numerosi rapimenti e la diffusione di un’atmosfera di terrore nella regione della Ghouta Orientale. Ciò avviene nell’ambito di una gretta scommessa, che manca completamente di contenuto morale o nazionale, che consiste nel sottrarre una regione al Paese, al fine di governarla come una proprietà privata con gli stessi metodi di Assad.

Questo approccio non è solo accompagnato dal deteriorarsi della performance militare contro Assad, ma anche dall’instaurarsi di rapporti autoritari con i cittadini, che combinano intimidazioni e inedia. La fame risparmia un circolo commerciale – religioso – militare composto da commercianti vicini al potere – che accumulano derrate alimentari e prodotti di prima necessità, al fine di rivenderli a prezzi esorbitanti -, fanatici religiosi integralisti e leader militari conosciuti per avere relazioni di subordinazione con le forze regionali e internazionali.

Il rapimento di Samira, Razan, Wael et Nazem non è un caso isolato di questo approccio autoritario. I crimini registrati vanno oltre ciò che abbiamo menzionato sopra e includono sequestri, assassinii, fame e dominio sulla popolazione locale, ma anche l’eliminazione di di ogni voce indipendente, esattamente come ha fatto il regime di Assad nei 44 mesi di rivoluzione in Siria e nei 44 anni al potere. L’adozione della politica del « nessuna voce si solleverà al di sopra di quella della lotta », tipica del regime di Assad, e un record militare pari a quello del Ba’ath contro l’occupazione israeliana, ha portato alla rivoluzione contro il regime di Assad. Le medesime ragioni spingono adesso la comunità locale a promuovere uno sciopero della fame contro i nuovi tiranni.

Chi ha rapito i quattro attivisti è complice del tradimento della lotta del Popolo Siriano per la libertà, la dignità e la giustizia. La nostra richiesta, che non è cambiata e che mai cambierà, è quella di liberare immediatamente i quattro attivisti.

Chiediamo inoltre che siano fornite informazioni sugli autori del crimine, per impedirne la fuga.

Ci impegneremo ad esercitare maggiore pressione sulle potenze regionali e internazionali che coordinano attraverso il potere effettivo a Douma, per garantire la sicurezza e la libertà di Samira, Razan, Wael et Nazem.

La causa dei quattro attivisti rapiti è una giusta causa politica e umanitaria e ci adopereremo per assicurarle portata internazionale.

Assieme a tutti i nostri partner in Siria e nel resto del mondo, continueremo a portare avanti le nostre richieste e contribuiremo ad assicurare gli attori di questo terribile crimine alla giustizia.

Signatories to the statement | الموقعون والموقعات

Adopt a Revolution (تبنى ثورة) – Germany
Al-Manshour | المنشور
Barbara flieder – Germany
CISST (Civil Society in the Penal System Association) – Turkey
DSİP: Revolutionary Socialist Workers’ Party – Turkey
Hamisch – The Syrian Cultural House in Istanbul | هامش (البيت الثقافي السوري في اسطنبول)
İDP Girişimi: (Workers’ Democracy Party Initiative) – Turkey
İHGD (Human Rights Agenda Association) – Turkey
International Workers Unity – Fourth International (IWU-FI)
Internationalist Struggle – Spain
Kaç Bize Gel Solidarity Initiative – Turkey
Kesh Malek | كش ملك- سورية
Oslo Dokumentarkino – Human Rights Human Wrongs Doc Film Fest – Norway
Party of Socialism and Liberty – Venezuela
People’s Revolutionary Alternative – Bolivia
Radio Alwan | راديو ألوان
Sarah Hüther – Germany
SKYGD (Association for the Development of Social and Cultural Life) – Turkey
Socialist Alternative – Colombia
Socialist Forum | المنتدى الاشتراكي- لبنان
Socialist Left – Argentine
Socialist Proposal – Panama
Socialist Workers Movement – Chile
Socialist Workers Part – Socialism Movement – Mexico
Tamddon | جريدة تمدن
Tayfa Bandista Music Collective – Turkey
The 15th Garden – Germany
The Syrian Non-Violence Movement | الحراك السلمي السوري
The Syrian People Know Their Way Collective | الشعب السوري عارف طريقه
TİHV (Human Rights Foundation of Turkey) – Turkey
Unity in the Struggle – Peru
Union for Education and Education Staff Mersin University branch (Eğitim-Sen Mersin Üniversitesi Temsilciliği) – Turkey
Which Human Rights? Film Festival – Turkey
Workers’ Democracy Group – Germany
Workers’ Socialist Current (Tendancy in PSOL) – Brazil

Doha Hassan | ضحى حسن
Faek Hwaijeh | فائق حويجة
Gharib Merza | غريب ميرزا
Marcia Camargos, Brazilian intellectual, writer, and activist
Mariah Alabdeh | مارية العبدة
Nikol Awad – Germany
Miran Ahmad | ميران أحمد
Ninar Khalifa | نينار خليفة
Okba Badran | عقبة بدران
Rachad Kiwan | رشاد كيوان
Samar Yazbek | سمر يزبك
Valerio Arcary, Professor at the Federal Institute of Science, Technology, and Education- Member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League – Brazil.
Waldo Mermelstein, Brazilian intellectual, member of the Unified Socialist Workers Party- International Workers League


Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… | Min Roma,…
hunasouria.altervista.org
Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a… Posted on 8 dicembre 2014 by Fouad Roueiha Share: Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre coll… Continua a leggere

Iraq: pellegrini iraniani sciiti in viaggio per Karbala per celebrare l’Arbain

(Agenzie) Centinaia di pellegrini iraniani si stanno recando in Iraq per celebrare della ricorrenza dell’Arbain, il pellegrinaggio sciita che commemora la morte dell’imam Hussein, a quaranta giorni dal giorno dell’Ashura. Per l’occasione, i pellegrini iraniani si recano nella città di Karbala, nel centro dell’Iraq. Mentre la Guida Suprema iraniana Khamenei ha incitato i fedeli a intraprendere il […]

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Gaza: imprenditrice lancia app di ride-sharing

(Agenzie). Una giovane imprenditrice di Gaza, Mariam Abultewi, ha lanciato una nuova app di ride-sharing dal nome “Waselni”. Questa applicazione consente agli abitanti della Striscia di Gaza di trovare rapidamente un taxi nelle vicinanza o gli amici di Facebook iscritti e disponibili al servizio di car-driving. Gli autisti passano molto tempo a cercare i passeggeri “giusti” e […]

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Battaglia di proprietà per antica bibbie ebraiche siriane

(Agenzie). La Biblioteca nazionale di Israele ha chiesto a un tribunale israeliano di concederle in custodia le Corone di Damasco, sette manoscritti risalenti circa mille anni fa, prodotti in maggior parte in Spagna e Italia. Per centinaia di anni i manoscritti sono stati custoditi all’interno della sinagoga di Damasco. Nei primi anni Novanta la Siria […]

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Il vertice di Doha: un punto di svolta nei legami del Golfo

Di Raghida Dergham. Al-Hayat (04/12/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. Il vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) si terrà presto a Doha, in mezzo a una nuova concezione delle relazioni tra i sei Stati membri del GCC, l’Egitto e l’Iran. Questo sarà il vertice che predisporrà orientamenti politici nuovi, diversi da […]

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Fredwreck e i rapper di Los Angeles

Al-Arabiya. Farid “Fredwreck” Nasser è uno dei produttori di musica arabi in Occidente. Cresciuto negli Stati Uniti ma di origini palestinesi, Fredwreck ha partecipato in molte delle canzoni oggi più di successo a Los Angeles, producendo tracce per artisti hip-hop e pop come Snoop Dogg, Eminem, Britney Spears, Dr.Dre, Lil Kim, 50 Cent e molti altri. Fredwreck […]

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Amnesty accusa Israele per crimini di guerra

(Agenzie). Amnesty International ha accusato Israele di aver commesso crimini di guerra durante i 51 giorni di offensiva nella Striscia di Gaza quest’estate. Nella relazione dal titolo “Nulla è immune: la distruzione di Israele di edifici storici a Gaza”, Amnesty dice di aver raccolto le prove che gli attacchi israeliani sugli edifici a Gaza sono […]

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Iraq: visita a sorpresa segretario difesa USA

(Agenzie). Il Segretario della Difesa USA Chuck Hagel è arrivato a Baghdad per una visita a sorpresa non annunciata, come segno della presenza sempre più ampia degli Stati Uniti in Iraq. Sono passati 4 mesi dall’inizio dei raid americani contro Daish (conosciuto in occidente come ISIS). “Si tratta di uno sforzo a lungo termine” ha […]

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Libia: colloqui di pace rinviati a settimana prossima

(Agenzie). Le Nazioni Unite hanno rinviato i colloqui di pace per porre fine alla crisi politica in Libia alla settimana prossima. Dallo scorso agosto infatti, quando il gruppo islamista Fajr Libya ha forzato il riconoscimento del Primo Ministro Abdullah al-Thani, la Libia ha avuto due governi e due parlamenti in lotta per la legittimazione.

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Libia: governo rivale incluso nei negoziati ONU

(Agenzie) In occasione del lancio del secondo turno di negoziati per la risoluzione della crisi politica in Libia, le Nazioni Unite hanno annunciato l’inclusione ache del governo rivale a quello internazionalmente riconosciuto. Bernardino Leon, inviato speciale dell’ONU in Libia, ha infatti indicato che la seconda sessione vedrà anche la partecipazione di membri del Congresso Generale Nazionale. Le […]

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I palestinesi ottengono lo status di osservatori alla Corte Penale Internazionale

(Agenzie) La Corte Penale Internazionale ha ufficialmente riconosciuto ai palestinesi lo status di osservatori. La mossa, da tempo promessa ai palestinesi, è un passo verso l’adesione al più importante tribunale permanente per i crimini di guerra del mondo. In passato, il presidente palestinese Abbas aveva cercato di ottenere la membership dell Corte per potere muovere accuse […]

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L’istruzione contro il pensiero estremista

Di Fatima al-Sayegh. Al-Bayan (07/12/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. L’istruzione gioca un ruolo importante nella formazione di una società o di uno Stato, soprattutto quando influenza le scelte politiche, economiche o sociali. Oggi parlare di educazione o revisione del sistema scolastico nel mondo arabo genera discussioni e dibattiti soprattutto quando l’estremismo o il […]

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Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


How ISIS Governs Its Caliphate
www.newsweek.com
ISIS is a bloodthirsty group committed to terror but the caliphate is also a fully functioning state within a state Continua a leggere

Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


How ISIS Governs Its Caliphate
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Come si costruisce un califfato Al di là degli spettacolari ed atroci crimini d…

Come si costruisce un califfato

Al di là degli spettacolari ed atroci crimini di IS, c’è la realtà di tutti i giorni per i milioni di siriani ed iraqeni che vivono nel territorio occupato dai barbari. Gli sforzi di “state building” di IS sono evidenti e, nonostante le leggi anacronistiche fino ad essere paradossali, i successi di Daesh in questo senso sono sicuramente maggiori di quelli delle opposizioni siriane. Nelle aree liberate del paese non c’è alcuna sicurezza, servizi essenziali come acqua o elettricità sono organizzati spesso malissimo ed il malcostume decennale della corruzione, ereditato da mezzo secolo di regime, è tutt’altro che estraneo. IS invece, anche grazio ad una ben diversa capacità economica, ha costruito una sorta di surreale routine ed un sistema sicuramente più efficace nel rispondere alle esigenze dei “cittadini”. Quando ti ferma un posto di blocco di IS ti viene richiesta la carta d’identità e con una breve ricerca nei database, evidentemente sottratti o ottenuti dai governi di Baghdad e Damasco, i barbari sono in grado di risalire a tutte le informazioni anagrafiche e pecuniarie del malcapitato o malcapitata. Si riscuotono tasse, c’è un sistema scolastico sia pur rudimentale, sul territorio IS ha il monopolio della forza quindi non ci sono rapine o altra delinquenza comune, l’acqua e l’elettricità arrivano in maniera più regolare, oltre al petrolio etc… Il califfato pubblica le sue leggi con manifesti nelle piazze e volantini, dandone diffusione anche dai minareti delle moschee, pianifica la sua nuova valuta ed ha una suddivisione amministrativa del proprio territorio, con tanto di corpi intermedi, assessori e ministri.
Me ne hanno parlato nei giorni scorsi alcuni attivisti di Deir Al Zour e Raqqa che ho avuto il piacere di conoscere, ne parla anche il ricercatore e giornalista Hasan Hasan con la consueta brillantezza. Buona lettura.


How ISIS Governs Its Caliphate
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La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi. Trovo par…

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi.

Trovo particolarmente significativo, anche se non mi stupisce affatto, leggere come i movimenti arabi e quelli siriani abbiano voluto supportare gli antirazzisti d’oltreoceano. In un paese come la Siria, dove il settarismo è stata un arma usata dai più forti dei poteri in campo, sia esso il sanguinario regime di Assad o i fetenti soldi provenienti dal Golfo Persico, il sentimento di una comune umanità che non si fermi sui confini comunitari, settari o etnici è messo a dura prova. Tra i siriani c’è chi è caduto nella spirale dell’odio, ma c’è anche chi ha saputo superare questi limiti ed evitare il baratro del giudicare gli uomini e le donne in base ad etichette ed appartenenze. Tra queste persone ci sono i più fulgidi esempi di un antirazzismo difficile, non scontato, in controtendenza mentre tutto spinge verso il baratro del tutti contro tutti.


Statement of Solidarity from the Middle East | #BlackLivesMatter
al-manshour.org
We the undersigned groups and individuals in the Middle East and North Africa stand in solidarity with the ongoing protests across the U.S., led by Black communities, following thekilling of Mike Brown by officer Darren Wilson and the decision by a Grand Jurythat Wilson is innocent of any crime. Bro… Continua a leggere

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi. Trovo par…

La solidarietà dei siriani per i movimenti antirazzisti statunitensi.

Trovo particolarmente significativo, anche se non mi stupisce affatto, leggere come i movimenti arabi e quelli siriani abbiano voluto supportare gli antirazzisti d’oltreoceano. In un paese come la Siria, dove il settarismo è stata un arma usata dai più forti dei poteri in campo, sia esso il sanguinario regime di Assad o i fetenti soldi provenienti dal Golfo Persico, il sentimento di una comune umanità che non si fermi sui confini comunitari, settari o etnici è messo a dura prova. Tra i siriani c’è chi è caduto nella spirale dell’odio, ma c’è anche chi ha saputo superare questi limiti ed evitare il baratro del giudicare gli uomini e le donne in base ad etichette ed appartenenze. Tra queste persone ci sono i più fulgidi esempi di un antirazzismo difficile, non scontato, in controtendenza mentre tutto spinge verso il baratro del tutti contro tutti.


Statement of Solidarity from the Middle East | #BlackLivesMatter
al-manshour.org
We the undersigned groups and individuals in the Middle East and North Africa stand in solidarity with the ongoing protests across the U.S., led by Black communities, following thekilling of Mike Brown by officer Darren Wilson and the decision by a Grand Jurythat Wilson is innocent of any crime. Bro… Continua a leggere

Siria accusa Israele di collaborare al terrorismo

(Agenzie). “Israele ha attaccato la Siria per sollevare il morale dei terroristi che sono stati sconfitti a Nabal, al-Zahraa, Dayr az-Zor, Kobane e nel Qalamoun” dall’esercito regolare. Lo ha affermato in conferenza stampa a Teheran il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, riferendosi alle accuse mosse dalle autorità di Damasco, secondo le quali Israele il 7 […]

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Il jihad al tempo del narcoterrorismo nel Sahel

Di Walid Ramzi. Magharebia (07/12/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo. Le Nazioni Unite e l’International Business Times pubblicano nuove statistiche sui legami che al-Aaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e altre formazioni terroriste di stampo islamico del Sahel hanno stretto con i cartelli della droga sudamericani, in primis le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC). Un fenomeno […]

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Dibattito per un albero di Natale in Israele

(The Jerusalem Post). Un albero di Natale in una piazza centrale di Acri, Israele. La scelta del sindaco Shimon Lankry ha generato reazioni diverse tra i residenti arabi ed ebrei. Hatem Fares, un cristiano arabo-israeliano facente parte del consiglio della città, ha richiesto che l’albero venisse sistemato nella piazza Barcelona. Il rabbino capo Yosef Ashar ha dichiarato che secondo la legge […]

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Simon Shaheen, oltre le frontiere musicali

Tra i più importanti musicisti di questa generazione, il palestinese Simon Shaheen, maestro di oud e violino, continua a spingersi al di là dei confini musicali con le sue collaborazioni artistiche. A partire dalla tradizione musicale classica araba, Shaheen ha collaborato con numerosi generi musicali, dalla musica classica occidentale al panorama latino, dalla musica classica […]

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I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani h…

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani hanno trovato rifugio in Europa.

Sono più i combattenti stranieri dell’ IS arrivati in Siria che i profughi siriani arrivati in Europa. Impressionante il dato se si pensa che il Libano accoglie oltre un milione di siriani su una popolazione totale di poco superiore ai 4 milioni, oltre un milione anche nella grande Turchia, centinaia di milgiaia anche in Giordania e nell’Iraq mai pacificato dopo l’invasione statunitense del 2003. Le condizioni dei siriani nei paesi vicini sono in peggioramento, con episodi di sempre più diffuso razzismo e sfruttamento sia in Libano che in Giordania, con l’introduzione del visto da parte dell’ Egitto ed altri stati cui prima i siriani potevano accedere semplicemente esibendo un documento e con il protrarsi di una situazione rpecaria che và sempre più stabilizzandosi: i campi profughi iniziano ad essere dotati di sistemi fognari ed infrastrutture che fanno presagire una lunga permanenza, anche se tende e container non offrono un vero riparo dal freddo e dalle piogge di questo 4 inverno di guerra. Fino a 4 anni fà la Siria ospitava centinaia di migliaia di profughi palestinesi, fuggiti dalle guerre del ’48, del ’67 e del 73 ed stabilitisi in campi profughi che ormai sono quartieri assorbiti dalla crescita urbana e divenuti parti integranti di città come la capitale Damasco, che vede nel campo di Yarmouk una delle zone più vitali. A partire dal 2003 si sono aggiunti anche più di un milione di profughi iraqeni, scappati dall’invasione americana e dalla guerra civile. Tutto quesdto per dire che la Siria, da massim ricettore di profughi al mondo è diventata il “primo esportatore” di esuli al mondo e che, signor Salvini e fan, l’ Europa in generale e l’Italia in particolare stanno facendo davvero molto, molto, molto poco per aiutare i siriani, preferendo spendere miliardi in pattugliamenti del mare o in armi piuttosto che organizzare corridoi umanitari,. uffici per le domande d’asilo, ed accoglienza ai disperati in fuga dalla guerra, come il diritto internazionale (non il buon cuore o la carità cristiana, il diritto) imporrebbe. L’unico sistema di accoglienza che l’Italia è stata capace di mettere in campo, oltre alla discussa e discutibile, ma meritevole, operazione di salvataggio Mare Nostrum, è stato il sistema attraverso cui organizzazioni con pochi scrupoli hanno drenato fondi dallo stato, come stiamo vedendo con lo scandalo della “cupola romana” che è in realtà la punta di iceberg che le associazioni antirazziste non hanno mai smesso di denunciare dall’inizio dell’ “Emergenza Nord Africa”.


Chronik-Fotos
We have almost 3 million Syrian refugees and the world refuses to take responsibility for helping them. Contact your governments to get on this! Continua a leggere

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani h…

I numeri dell’invasione: sugli oltre tre milioni di esuli, solo 50.000 siriani hanno trovato rifugio in Europa.

Sono più i combattenti stranieri dell’ IS arrivati in Siria che i profughi siriani arrivati in Europa. Impressionante il dato se si pensa che il Libano accoglie oltre un milione di siriani su una popolazione totale di poco superiore ai 4 milioni, oltre un milione anche nella grande Turchia, centinaia di milgiaia anche in Giordania e nell’Iraq mai pacificato dopo l’invasione statunitense del 2003. Le condizioni dei siriani nei paesi vicini sono in peggioramento, con episodi di sempre più diffuso razzismo e sfruttamento sia in Libano che in Giordania, con l’introduzione del visto da parte dell’ Egitto ed altri stati cui prima i siriani potevano accedere semplicemente esibendo un documento e con il protrarsi di una situazione rpecaria che và sempre più stabilizzandosi: i campi profughi iniziano ad essere dotati di sistemi fognari ed infrastrutture che fanno presagire una lunga permanenza, anche se tende e container non offrono un vero riparo dal freddo e dalle piogge di questo 4 inverno di guerra. Fino a 4 anni fà la Siria ospitava centinaia di migliaia di profughi palestinesi, fuggiti dalle guerre del ’48, del ’67 e del 73 ed stabilitisi in campi profughi che ormai sono quartieri assorbiti dalla crescita urbana e divenuti parti integranti di città come la capitale Damasco, che vede nel campo di Yarmouk una delle zone più vitali. A partire dal 2003 si sono aggiunti anche più di un milione di profughi iraqeni, scappati dall’invasione americana e dalla guerra civile. Tutto quesdto per dire che la Siria, da massim ricettore di profughi al mondo è diventata il “primo esportatore” di esuli al mondo e che, signor Salvini e fan, l’ Europa in generale e l’Italia in particolare stanno facendo davvero molto, molto, molto poco per aiutare i siriani, preferendo spendere miliardi in pattugliamenti del mare o in armi piuttosto che organizzare corridoi umanitari,. uffici per le domande d’asilo, ed accoglienza ai disperati in fuga dalla guerra, come il diritto internazionale (non il buon cuore o la carità cristiana, il diritto) imporrebbe. L’unico sistema di accoglienza che l’Italia è stata capace di mettere in campo, oltre alla discussa e discutibile, ma meritevole, operazione di salvataggio Mare Nostrum, è stato il sistema attraverso cui organizzazioni con pochi scrupoli hanno drenato fondi dallo stato, come stiamo vedendo con lo scandalo della “cupola romana” che è in realtà la punta di iceberg che le associazioni antirazziste non hanno mai smesso di denunciare dall’inizio dell’ “Emergenza Nord Africa”.


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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a…

Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma”

è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre colleghi prelevati dall’ufficio del VDC (Violation Documenting Center) a Douma, nei sobborghi di Damasco controllati dal Fronte Islamico di Zahran Alloush. Finora non si hanno notizie sulla sorte dei 4, nè sui responsabili del rapimento, perpetrato da uomini col volto coperto. Raza Zaitouna è una figura simbolo, attiva fin da prima della rivoluzione. Il centro da lei fondato è la più affidabile fonte di documentazione sulle atrocità in corso in Siria e non fà sconti a nessuno, forse proprio questa onestà ed amore per i diritti del proprio popolo sono la causa della sparizione dei 4 di Douma, per i quali è nata la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية

Di seguito un breve video prodotto da Bidayyat بدايات in occasione di questo triste anniversario.
Il mio articolo nei giorni successivi al rapimento:
http://osservatorioiraq.it/med-generation/siria-rapita-razan-zaituna-voce-dei-diritti-umani
L’appello della famiglia di razan:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10154037732070241&id=129158400240


The lady with the blue scarf / سيدة الشال الأزرق
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Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma” è passato un a…

Ad un anno dal rapimento, non ci dimentichi8amo dei “4 di Douma”

è passato un anno da rapimento dell’avvocata Razan Zaitouneh – رزان زيتونة e dei suoi tre colleghi prelevati dall’ufficio del VDC (Violation Documenting Center) a Douma, nei sobborghi di Damasco controllati dal Fronte Islamico di Zahran Alloush. Finora non si hanno notizie sulla sorte dei 4, nè sui responsabili del rapimento, perpetrato da uomini col volto coperto. Raza Zaitouna è una figura simbolo, attiva fin da prima della rivoluzione. Il centro da lei fondato è la più affidabile fonte di documentazione sulle atrocità in corso in Siria e non fà sconti a nessuno, forse proprio questa onestà ed amore per i diritti del proprio popolo sono la causa della sparizione dei 4 di Douma, per i quali è nata la campagna Free #Douma4 – اطلقوا نشطاء الحرية

Di seguito un breve video prodotto da Bidayyat بدايات in occasione di questo triste anniversario.
Il mio articolo nei giorni successivi al rapimento:
http://osservatorioiraq.it/med-generation/siria-rapita-razan-zaituna-voce-dei-diritti-umani
L’appello della famiglia di razan:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10154037732070241&id=129158400240


The lady with the blue scarf / سيدة الشال الأزرق
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Marocco: James Bond si gira a Tangeri

(Agenzie). A 46 anni, l’attore britannico Daniel Craig incarnerà per la quarta volta James Bond sul grande schermo. Oltre a Londra, Spectre, 24° capitolo della saga di James Bond sarà ambientato anche a Roma, Tangeri, Città del Messico e Sölden. Per la regia di Sam Mendes, in questo nuovo episodio della saga del più famoso 007 del […]

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Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/3pad0CUIfQ اغنية رامى عصام – عهد…

Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/3pad0CUIfQ‫ اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 | النسخة‬

‫اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 | النسخة الاصلية‬
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اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد العرص 2014 اغنية رامى عصام – عهد الع… Continua a leggere

Mi è piaciuto un video di @YouTube: http://t.co/3pad0CUIfQ اغنية رامى عصام – عهد…

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Intervista alla calligrafa turca Hilal Kazan, viaggio tra le sue opere e l’arte delle donne calligrafe

Di Valerie Behiery. Islamic Arts Magazine (01/12/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio. In copertina un’opera calligrafica di Hilal Kazan Hilal Kazan è una calligrafa turca che vive e lavora ad Istanbul. Dopo aver conseguito un dottorato in Storia dell’Arte Islamica, ora insegna all’Università di Istanbul. Ha scritto diverse opere tra cui un libro sulle […]

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Il processo a Mubarak e il retaggio di Morsi

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (04/12/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti. Hosni Mubarak, il deposto presidente dell’Egitto, è semplicemente un simbolo del passato. La sua carriera politica è morta nel febbraio 2011, a seguito della forte opposizione nei suoi confronti, specie da parte dell’esercito. È uscito di scena definitivamente e nessuno si illudeva che potesse […]

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Marocco: il discorso sull’unità dei popoli arabi tenuto da Mohamed VI alla Conferenza FIKR

Il Marocco, terra di dialogo e crocevia di culture, ha ospitato la 13esima sezione della Conferenza Fikr. Re Mohamed VI ha inaugurato l’evento tenendo un lungo discorso sull’unione dei paesi arabi, l’importanza di ritrovare una coesione sociale, politica ed economica dei suoi paesi, nel rispetto delle loro differenze. L’appuntamento è stato voluto dalla “Fondazione del […]

Apre il Marrakech Film Festival

(Agenzie). Si è svolta la serata di apertura del Marrakech film festival giunto alla sua 14esima edizione. L’attore egiziano Adel Imam è stato onorato con un premio alla carriera per la sua interpretazione in oltre 100 commedie d’autore. Il festival rilascerà dei riconoscimenti anche al vincitore dell’Oscar Jeremy Irons e ai produttori marocchini Khadija Alami e […]

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Frontiere porose: l’internazionale del jihad e il caso dell’Azerbaijan

Rischio di travasi della guerriglia jihadista?
Frontiere porose: l’internazionale del jihad e il caso dell’Azerbaigian*
Recentemente sono apparsi diversi articoli1 sulla città post industriale di Sumqayit, costruita alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso e divenuta un polo di attrazione interessante per la presenza di fabbriche siderurgiche, chimiche e petrolchimiche. La città non è mai stata un centro religioso importante e anzi non possedeva neppure una moschea sino al collasso dell’Urss, ma adesso Sumqayit, una trentina di chilometri a Nord della capitale Baku, sembra essere diventata la città del jihadismo azerbaigiano, o meglio la risorsa maggiore per partire alla volta dei luoghi dove il jihad, quello armato, si combatte davvero, come in Siria. La città ha una storia particolare, sia perché molte fabbriche hanno chiuso ed è in corso un processo di riconversione industriale e ambientale, sia perché è stata teatro di scontri violenti nel 1998 e in seguito anche il luogo di residenza di molti sfollati. Terza città del Paese dopo Baku e Ganja (oltre 300mila abitanti) è un agglomerato urbano che ha cambiato anima diverse volte – è stata per esempio completamente abbandonata dalla popolazione armena – e ha cercato un nuovo destino dopo essere stata classificata nel 2007 come una delle città più inquinate del mondo2. Degli oltre 600mila sfollati interni del Paese (Idp) censiti nel 2009 dal governo (oggi siamo attorno al milione), la maggioranza viveva nella zona di Baku e Sumqayit (fino a oltre 60mila nella città sita sull’omonimo fiume). Effettivamente, il processo di riconversione, le tensioni create dalla mancanza di lavoro e la residenza forzata di un numero in proporzione rilevantissimo di sfollati interni o rifugiati, sembrano le precondizioni ideali perché si crei un humus perfetto per il reclutamento di giovani ragazzi in cerca di occupazione o di un ideale eroico – il martirio – per cui combattere. Fonti di polizia citate negli articoli menzionati, attesterebbero oltre 200 residenti sotto stretta osservazione come possibile manodopera jihadista, il bilancio più alto di tutto il Paese.
C’è in Azerbaigian un pericolo jihadista? Quanto l’islam radicale è diffuso e quanto è stato ed è una risorsa per gruppi radicali all’estero? Quanto questi, a loro volta, hanno contribuito e contribuiscono, a creare un clima favorevole in Azerbaigian verso l’islam radicale? Gli incidenti a Sumqayit (furti, arresti per detenzione d’armi, colluttazioni e risse tra islamisti in luoghi pubblici) sono fatti occasionali o l’indice di un allarme da tenere in alta considerazione? Quanto il caso Azerbaigian infine testimonia della globalizzazione del jihad pur in tutte le sue diverse anzi diversissime declinazioni?


La religione

Forse è necessario un passo indietro. Cos’è l’islam in questo Paese? Ha un retroterra radicale? La definizione religiosa per l’Azerbaigian non è facile attualmente (e non solo in Azerbaigian) anche perché si basa più su elementi di percezione (cosa mi ritengo io) che su dati strettamente verificati e comunque le distinzioni sono confuse: sciiti? sunniti? sufi? E di quale scuola? Quel che è certo è che talune correnti religiose, come il wahabismo e soprattutto il salafismo, hanno fatto la loro apparizione in epoca recente, forse dieci o quindici anni fa, a fronte di un atteggiamento verso la religione, almeno negli ultimi decenni, molto laico.
Solitamente, secondo la divisione che viene fatta della popolazione di fede islamica (oltre il 90%), l’80-85% è sciita, il 15-20% sunnita. E’ il dato che si trova anche sulle pagine web del governo pur se Il Comitato statale che si occupa delle organizzazioni religiose dà gli sciiti al 65% e i sunniti al 35%, numeri confortati anche da altre fonti. Che tipo di sciiti e sunniti? Le differenze sono sfumate ma si tratta comunque di poco o nulla praticanti: secondo una ricerca Gallup del 2009 (che dunque non tiene conto di evoluzioni molto recenti) il 14% di chi si ritiene musulmano prega ogni giorno, il 30% lo fa meno spesso e solo il 25% lo fa in direzione della Mecca3. Se infine si fa riferimento al capo del Caucasus Muslim Board le differenze si sfumano ancora di più. Il Cmb è retto dal Supremo consiglio religioso dei popoli caucasici, il vertice di quel che viene anche definito ufficio o dipartimento dei musulmani del Caucaso (Caucasian Muslim Office) che comprenderebbe Azerbaigian, Georgia, Daghestan, Cabardino-Balcaria, Inguscezia, Cecenia, Karachay–Circassia e Adighezia. E’ nato dopo l’indipendenza del Paese, ha sede a Baku, è in ottimi rapporti col governo ed è l’erede in un certo senso degli uffici per gli affari religiosi di epoca sovietica che hanno cercato in passato di controllare le spinte dell’anima in regioni guidate da vertici politici apertamente atei ma in presenza di una tradizione religiosa radicata. Allahshükür Hummat Pashazade a capo dell’ufficio dei musulmani del Caucaso dal 1975 e ora a capo del Board, è sciita e come tale è Sheik ul islam e però ricopre anche la carica di Gran Mufti, qualifica eminentemente sunnita. Tutte le organizzazioni religiose devono passare per la sua approvazione prima della loro registrazione ufficiale. Sciiti o sunniti non fa differenza. I salafiti sono storia recente e risulta difficile capire come il verbo salafita si sia, seppur marginalmente, diffuso. Molti osservatori sono però concordi nel definirlo un movimento non violento in Azerbaigian se non per alcune frange sensibili alla propaganda jihadista della lotta armata. Generalmente potremmo concludere che l’islam dell’Azerbaigian, persino nelle sue forme revivaliste e puriste, non rappresenta di per sé un retroterra favorevole al jihadismo, semmai il contrario. Ma l’islam ha molte sfumature e non solo ideologiche. Infine gode di finanziamenti spesso occulti, della pratica della raccolta fondi tra le comunità, del richiamo di questa sorta di “risveglio” del mondo musulmano cui stiamo assistendo nell’ultimo decennio e stimolata dalla rinascita dell’islam politico. Nel bene e nel male.

Gli elementi di attrazione

Il conflitto in Afghanistan e nel vicino Caucaso settentrionale sono stati il motore di un revivalismo radicale in Azerbaigian che sembra aver assecondato la diffusione di movimenti salafiti e wahabiti e infine la partenza verso l’estero col fine di aderire alle brigate islamiche internazionali in vari Paesi. Il fenomeno è recente ma non si deve dimenticare l’enorme forza che il jihad afgano durante l’occupazione sovietica (1979-1989) ha avuto su tutti i musulmani del pianeta a maggior ragione se sentivano la presenza russa nel proprio Paese come una sorta di forza di occupazione.
Tra il 2001 e il 2003 si ha notizia dell’arresto di una settantina di azerbaigiani che cercavano di raggiungere la Cecenia dove tra il 1999 e il 2o13 ne sarebbero morti una trentina4. Il Daghestan è l’altro polo di attrazione anche in ragione di legami etnici o addirittura di parentela con caucasici del Nord.
Il presidente Ilham Aliyev in visita ai lavori di restauro
 della alla moschea di Juma a Sumqayit
 costruita a spese dei residenti nel 1990
Nel Caucaso l’elemento attrattivo è il cosiddetto Emirato del Caucaso proclamato nel 2007 da Dokka Umarov ( nome di battaglia Dokka Abu Osman), avvelenato (non è ben chiaro da chi o se il fatto sia stato occasionale) nel settembre 2013 e sostituito da Ali Abu Mukhammad al daghestani anche se il progetto di emirato non comprende l’Azerbaigian. Si tratta di un gruppo formato essenzialmente alle origini da sufi nazionalisti ma in seguito infiltrato dai salafiti con lotte intestine interne e polemiche di carattere ideologico e diatribe puriste (per non dire dell’eterna querelle tra politici e militaristi), come avviene in altre aree del mondo islamico in conflitto.

In Afghanistan e Pakistan sono diversi i gruppi di attrazione: non solo e non tanto dunque i talebani della shura di Quetta, poco se non per nulla attratti dal jihadismo qaedista e dai revivalisti wahabiti o salafiti, movimenti cui sono più inclini invece i talebani pachistani del Tehreek-e-taleban Pakistan (Ttp). Il numero di azerbaigiani coinvolti nella guerra afgana sarebbe attorno ai 200-250. Nel 2009 la polizia di frontiera ha arrestato al confine con l’Iran 13 persone accusate di aver partecipato al jihad afgano e pachistano. L’attrazione verso il jihad afgano sarebbe dunque posteriore al conflitto in Cecenia e forse databile alla cosiddetta seconda guerra cecena. E’ comunque il secondo jihad – quello contro Usa e Nato – ad attrarre tutta una nuova leva di mujaheddin le cui coscienze si sono risvegliate – nel caso azerbaigiano – con le guerre nel Caucaso e i disordini in vari Paesi dell’ex Urss che hanno già prestato uomini alla resistenza afgana (ceceni, uzbechi, tajiki). Taifatul Mansura5 è per esempio una formazione militante di mujaheddin turcofoni che comprende turchi, azeri, kazachi, uzbechi e tatari. E’ attiva in Afghanistan e Pakistan nell’area di confine. E’ una formazione minore se si pensa ai più numerosi gruppi uzbechi o ceceni molto probabilmente nel mirino dell’operazione Zarb-e Azb condotta in Pakistan da alcuni mesi nel Nord Waziristan, ritenuto il santuario per eccellenza degli “stranieri” che provengono dal Caucaso, dai Paesi confinanti con l’Afghanistan (come il Mui o Islamic Movement of Uzbekistan ) o dal Turkestan cinese, lo Xinjang.
La Siria, dove Baku ha chiuso la sua ambasciata invitando i cittadini dell’Azerbaigian e non viaggiare verso quel Paese, diventa elemento di attrazione nel 2012 o almeno cosi evidenzia il primo caso attestato da un giornalista francese che parla di azerbaigiani combattenti con il Libero esercito siriano, elemento reiterato poi anche dalla stampa turca. C’è una conferma ufficiale con la morte di Zaur Islamov di Qusar al confine col Daghestan. Le cifre sono ridotte ma pur sempre nell’ordine delle centinaia (tra 100 e 400 secondo diverse fonti6) se sono veri i report di stampa che fanno un bilancio di circa 100 azerbaigiani uccisi in Siria dal 2012.

L’episodio dell’esercito libero siriano – formazione percepita come una pedina occidentale – sembra però far riferimento a casi isolati. In Siria sono più interessanti altre formazioni che prendono forza nel tempo: la Muhajireen Brigade, evolutasi come Jaish al-Muhajireen wal Ansar, gruppo di “stranieri” in gran parte russi e ceceni ma anche occidentali (tra cui 80 britannici. Gli azeri sarebbero una trentina7 e in questa formazione costituirebbero un gruppo specifico sotto un unico comando8) o la più nota Jabhat al-Nusra (o al Nusra Front) e in seguito l’Isil anche se va notato che è rarissima se non assente la partecipazione pregressa di azerbaigiani al conflitto in Iraq. Secondo varie fonti, l’uomo guida sarebbe Abu Umar Shishani, un ex militare georgiano di origine cecena, già a capo della Muhajireen Brigade e che ha aderito all’Isil nel 2013. Sotto il suo comando ci sarebbero 2mila uomini di varie parti del pianeta ex sovietico tra cui circa 700 combattenti caucasici .
C’è anche una fazione pro Hassad che conterebbe però una sporadica adesione da parte di qualche musulmano sciita, comunque citata da varie fonti.
Elemento da considerare nella propaganda di reclutamento è la conoscenza generalizzata in Azerbaigian del russo e del turco, lingue in cui si esprime il messaggio jihadista via internet con video o post reperibili facilmente sui social network

Chi è e da dove viene il militante jihadista?

Un momento del Convegno a Trento
Leggi qui il programma dei lavori
La zona di reclutamento classico della guerriglia transnazionale è sempre stato il Nord dell’Azerbaigian per ragioni storico-geografiche: molti residenti sono musulmani sunniti e molti di origine nord caucasica. Il caso più classico sono i residenti di lingua lezgi, parlata da comunità del Daghestan meridionale e dell’Azerbaigian settentrionale che vivono sul confine di una frontiera in passato senza restrizioni (chiusa nel 1994 dopo i fatti di Cecenia). Queste comunità (in maggioranza sunnite) hanno una tradizione di lotta alla russificazione – e ai movimenti di popolazione imposti da Mosca – che si è poi trasferita anche in un’opzione secessionista. Quanto abbia fatto breccia il messaggio salafita nella sua versione più radicale è difficile da quantificare come anche un’evoluzione che progetterebbe la nascita di uno Stato islamico. Si tratta probabilmente di un fenomeno relativo anche se legato a qualche gruppo (come i Guerrieri dell’islam arrestati dalle autorità di Baku nel 2000) e che tende a essere fuso o confuso con altre istanze rappresentate ad esempio dal movimento Sadval (fuori legge) di ispirazione secessionista. Vero è che questa regione soffre di un disagio endemico (mancanza di lavoro, rigidità stagionali, diritti sulla terra, nonché la presenza dal 1992 di oltre 100mila rifugiati del conflitto nel Karabakh). La vera novità è comunque – per tornare ai fatti recenti – lo spostamento di un asse da Nord, dove comunque la partecipazione ai conflitti jihadisti non ha mai avuto grande rilevanza, alla zona di Baku e Sumqayit, città quest’ultima che ha assistito a un esodo massiccio di lavoratori in cerca delle migliori occasioni rappresentante dal boom della capitale a fronte del declino dell’ormai ex polo industriale: una città dunque con cambiamenti forti nella composizione sociale.

Senza per altro voler escludere l’apporto anche in passato dai grandi centri urbani, la mappatura dell’adesione jihadista si sposta dunque dalle regioni del Nord – (da grandi o piccoli centri come Qusar, Xudat, Xacmaz, Zaqatala, Qax che hanno sostenuto la guerriglia in Cecenia, Daghestan, Afghanistan e Pakistan), principalmente alle città di Baku e Sumqayit. Sumqayit fa la parte del leone e all’Afghanistan e al Caucaso si sostituisce la Siria. Sumqayit appare come un centro di attrazione, di dibattito, di arruolamento locale e nazionale, come luogo di partenza verso il jihad. Molte fonti sono concordi sul fatto che il substrato proletario della città, la mancanza di lavoro e di prospettive, l’attrazione per una vita più dignitosa ed eroica sembrano giocare un ruolo più importante a Sumqayit che altrove.

Perché lo fanno?

Ci sono probabilmente due chiavi di lettura per spiegare le motivazioni dell’adesione

Così si rappresenta Jaish al-Muhajireen wal Ansar

al jihad. Da una parte lo stipendio che viene pagato a un militante (sicuramente non la cifra di 5mila dollari attribuita da un parlamentare locale) o quello, assai più ridotto (meno di 400 dollari al mese), pagato pare da gruppi clandestini locali per attività sul territorio nazionale; dall’altra una motivazione ideologica probabilmente legata al desiderio di uscire dall’impasse di una vita ai margini come quella che può vivere un giovane senza futuro della periferia di Sumqayit. Non solo disperati o marginali però: i militanti (dai 18 ai 40 anni) provengono anche da famiglie benestanti. I casi riportati (interviste, testimonianze dirette o indirette) raccontano anche di semplici diatribe famigliari che spingono il giovane ad allontanarsi dalla famiglia. Il viaggio del resto è semplice ed economico. Si può passare per l’Iran, la Turchia, la Georgia. Gli azerbaigiani non necessitano di visto per la Turchia, che si può raggiungere senza difficoltà via aereo, e lo stesso vale per la Georgia, raggiungibile in autobus a costi accessibili. La Siria è paradossalmente una meta più facile da raggiungere, non solo rispetto all’Afghanistan o al Pakistan, ma addirittura rispetto alla Cecenia. Sui finanziamenti alle attività jihadiste o più semplicemente islamico radicali non c’è molta informazione. Il governo di Baku ha avuto comunque sempre una politica molto dura con le charity del Golfo, spesso il braccio legale per finanziare la propaganda wahabita e i gruppi radicali. Più di una di queste charity è stata chiusa.


Allarme reale?

Fare la tara tra l’elemento di allarme reale e di solida preoccupazione cui cercare di porre rimedio e il rischio di esacerbare istericamente episodi settoriali o residuali è sempre complesso. Secondo alcune fonti le preoccupazioni del governo di Baku sono esagerate9 e il fenomeno sovrastimato a fronte di una cooperazione piuttosto salda tra l’intelligence di Ankara e quella di Baku. Nondimeno il fenomeno esiste: interessa Paesi lontani come Afghanistan e Pakistan (quest’ultimo soprattutto) e più recentemente Iraq e Siria senza contare l’elemento tradizionale caucasico. Partenza e ritorno di giovani (o meno giovani) azerbaigiani per e da queste aree sono fenomeni che esistono e che sarebbe sciocco ignorare anche perché son già costati diverse vittime all’estero e hanno prodotto episodi di allarme sociale in Azerbaigian. La partenza e il ritorno da queste aree è un elemento da indagare sia nelle cause specifiche che lo producono (fervore ideologico, problemi legati alla mancanza di lavoro, tensioni sociali con un alto numero di sfollati, insoddisfazione, ricerca etc) sia in quelle che lo alimentano (propaganda jihadista, l’influenza di chi torna, finanziamenti occulti, necessità di reclutamento). Da questo punto di vista l’Azerbaigian sembra un caso studio interessante proprio perché si tratta di un Paese laico e a vocazione laica dove si è verificata recentemente una trasformazione nell’islam nazionale, contaminato seppur marginalmente da correnti estranee alla tradizione locale. Infine, il risentimento anti russo (anche legato alle vicende con l’Armenia e alla posizione di Mosca) può essersi tradotto in una spinta a combattere, seppur indirettamente, l’influenza della Russia (che appoggia Assad). Non di meno, come abbiamo visto, esiste anche l’inverso, ossia il giovane azerbaigiano che parte per appoggiare il regime del presidente hashemita.

Convergono infine una serie di fattori che interessano tutto il mondo islamico, arabo e non. Per esempio la guerra indiretta tra sauditi e iraniani, spesso combattuta con il sostegno a gruppi settari e fazioni armate che agiscono contro determinate comunità. L’arruolamento jihadista è comunque una realtà ed è interessante studiare come il sedicente Stato islamico si stia muovendo anche oltre confine per reclutare accoliti, se è vero – notizia di questi giorni – che esistono campi di addestramento in Libia e che  in Pakistan l’Is avrebbe arruolato tra 10 e 12mila combattenti10
*Relazione presentata al Convegno “Sguardi sull’Azerbaigian”, Trento 5-6 dicembre 2014 Centro Studi sull’Azerbaigian e Csseo
3 Lo State Committee for dealing with religious entities è stato istituito con decreto presidenziale nel luglio 2001

Un tunisino, 4 siriani e un palestinese rilasciati da Guantanamo

(Agenzie). Sei uomini rinchiusi da oltre 10 anni nel carcere  militare americano di Guantanamo, Cuba, sono stati trasferiti in Uruguay, secondo  le dichiarazioni del Pentagono. Il provvedimento rappresenta l’ultimo lento passo verso il tentativo dell’amministrazione Obama di chiudere il carcere militare. Il rilascio di un tunisino, quattro siriani e un palestinese rappresenta il gruppo più numeroso […]

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Turchia: manifestante curdo ucciso in scontri con polizia

(Agenzie). Rojhat Özdel, 18 anni, è stato ucciso durante scontri con la polizia turca nella città di Yüksekova. Il manifestante curdo è stato colpito a morte da un proiettile sparato da un poliziotto turco, durante una marcia di protesta in occasione della commemorazione della morte di tre manifestanti avvenuta nella città tre anni fa. La tensione in […]

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CAMERA DEI DEPUTATI 9 dicembre 2014: War Games – suggerimenti per il “Libro Bianco della Difesa”

Contributo di Claudio Bertolotti: “Difesa e Sicurezza Europea: il ruolo guida dell’Italia nell’area strategica mediterranea”
Lo staff de “Il Nodo di Gordio” è orgoglioso e lieto di invitare tutti i lettori, gli utenti che ci seguono online e gli appassionati di geopolitica alla presentazione ufficiale del n°6 della nostra rivista War Games – Giochi di Guerra, Speciale Libro Bianco della Difesa, che si svolgerà martedì 9 dicembre dalle 15 alle 17 alla Camera dei Deputati (Sala del Cenacolo, Palazzo Valdina).

NODO DI GORDIO
Alcuni mesi fa, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti aveva rivolto un invito aperto ad esperti, cittadini ed addetti ai lavori a fornire suggerimenti ed indicazioni utili alla stesura del “Libro Bianco della Difesa” che dovrebbe vedere la luce il prossimo dicembre. Il think tank “Il Nodo di Gordio” ha accolto di buon grado l’invito del Ministro, presentando in questo numero uno Speciale interamente dedicato all’evoluzione delle Forze Armate italiane, al futuro dei rapporti e delle dinamiche all’interno dell’Alleanza atlantica ed alle proiezioni strategiche in campo militare e geopolitico del nostro Paese nel mutevole e complesso contesto internazionale. Lo abbiamo fatto avvalendoci della preziosa
competenza di numerosi e qualificati esperti del settore e del necessario contributo di autorevoli esponenti delle istituzioni parlamentari preposte e di altrettanto stimati osservatori internazionali […]

CAMERA DEI DEPUTATI 9 dicembre 2014: War Games – suggerimenti per il “Libro Bianco della Difesa”

Contributo di Claudio Bertolotti: “Difesa e Sicurezza Europea: il ruolo guida dell’Italia nell’area strategica mediterranea”
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NODO DI GORDIO
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competenza di numerosi e qualificati esperti del settore e del necessario contributo di autorevoli esponenti delle istituzioni parlamentari preposte e di altrettanto stimati osservatori internazionali […]

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Musulmani ed ebrei uniti dalla cucina

Di Rosa Rivas. El País (06/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. “Benché richieda un grande atto di fede, ci piace immaginare che il hummus finirà per unire i gerosolimitani, se nient’altro ci riuscirà”. Questo pensano l’israeliano Yotam Ottolenghi e il suo amico e socio palestinese Sami Tamimi, autori del libro “Gerusalemme”. Un libro basato sulla condivisione: i […]

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Siria, il grande gioco

Nella grande partita per la conquista della Siria l’Iran sembra aver messo nell’angolo anche i russi. E prosegue verso il suo “impero”.

Siria, il grande gioco

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Nella grande partita per la conquista della Siria l’Iran sembra aver messo nell’angolo anche i russi. E prosegue verso il suo “impero”.

Siria, il grande gioco

Nella grande partita per la conquista della Siria l’Iran sembra aver messo nell’angolo anche i russi. E prosegue verso il suo “impero”.

Siria, il grande gioco

Nella grande partita per la conquista della Siria l’Iran sembra aver messo nell’angolo anche i russi. E prosegue verso il suo “impero”.

Ado Hasanovic, “l’angelo di Srebrenica”

ado 110Girato nel 2010 dal giovane regista bosniaco, il film parla di una giornata a Srebrenica oggi: “Non è una città morta come molti pensano”. Durante l’assedio  del 1992–1995 ha perso molti familiari ma non ha mai perso l’amore per la sua città. Il suo nuovo film “Rock my trumpet” racconta di due giovani: è il progetto per il primo anno degli studi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Venti film egiziani che hanno rotto i tabù su sesso, politica e religione

La religione, il sesso e la politica.. “una triade che mette paura in Egitto”. Questa triade è stata più volte trattata nei film egiziani, ma in quei casi non sono stati risparmiati da censura e da attacchi provocati dal loro tentativo di rompere i tabù che tradizionalmente non vengono toccati. Vi proponiamo 20 film che hanno […]

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Americano rapito in Yemen ucciso

(Agenzie). Il giornalista statunitense Luke Somers, rapito in Yemen da al-Qaeda che aveva anche postato un suo video lo scorso giovedì, è rimasto ucciso durante un raid che doveva salvarlo. Di 33 anni e rapito dal alcuni militanti a Sanaa, nella capitale dello Yemen, Somers è probabilmente stato sparato dai suoi stessi rapitori durante il […]

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Obama darà più aiuti economici alla Giordania

(Agenzie). Dopo l’incontro avvenuto ieri tra il presidente americano Barack Obama e re Abdullah II di Giordania nella stanza ovale alla Casa Bianca, si sono rafforzati i rapporti economici tra i due paesi. Il presidente americano infatti ha promesso al re di Giordania maggiori aiuti economici per combattere Daish (conosciuto in occidente come ISIS. Parlando […]

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Immagini di Daish che brucia alcolici e sigarette

(Agenzie). I jihadsiti di Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) hanno proibito alcolici e sigarette in Iraq e in Siria. E arrivano le immagini di alcuni di questi militanti che bruciano pile di alcolici e di sigarette confiscate nell’area che secondo la forma rigida di shar’ia da loro applicata sarebbero banditi.      

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Leader di Hamas mette in guardia Israele

(Agenzie). Khaled Meshaal, il leader politico di Hamas, ha messo in guardia Netanyahu durante un’intervista televisiva, dicendo che il premier israeliano sta “giocando col fuoco”. Secondo Meshaal inoltre, se non si trova presto una soluzione al conflitto israelo-palestinese, si finirà ” in un bagno di sangue e regnerà il caos in tutta la regione”. Riprendendo poi […]

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Daish: un inizio o una fine?

Di Khalid Hajji. La Libre (21/11/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Il mondo arabo è scosso da innumerevoli eventi che lasciano presagire esiti drammatici, se non tragici, invece che dei migliori risultati democratici o economici. Appena iniziata, la primavera araba si è rivelata precoce. La speranza di un domani migliore è culminata con l’emergere di Daish […]

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Gerusalemme, e il tempo di Franco Scaglia

Non mi era ancora capitato di essere  un personaggio all’interno di un romanzo. Un personaggio, ma con il  mio nome e cognome. Nome, cognome, e libro. Il  mio su Gerusalemme. Pochi giorni fa, ho saputo di essere – con mio grande orgoglio – nel romanzo di Franco Scaglia pubblicato or ora. L’erede del Tempo, edizioni […]

Gerusalemme, e il tempo di Franco Scaglia

Non mi era ancora capitato di essere  un personaggio all’interno di un romanzo. Un personaggio, ma con il  mio nome e cognome. Nome, cognome, e libro. Il  mio su Gerusalemme. Pochi giorni fa, ho saputo di essere – con mio grande orgoglio – nel romanzo di Franco Scaglia pubblicato or ora. L’erede del Tempo, edizioni […]

Gerusalemme, e il tempo di Franco Scaglia

Non mi era ancora capitato di essere  un personaggio all’interno di un romanzo. Un personaggio, ma con il  mio nome e cognome. Nome, cognome, e libro. Il  mio su Gerusalemme. Pochi giorni fa, ho saputo di essere – con mio grande orgoglio – nel romanzo di Franco Scaglia pubblicato or ora. L’erede del Tempo, edizioni […]

Libertà d’associazione, ostacoli in Marocco

mdt3 maroc 110Si contano 90 mila associazioni, ma il ruolo dello Stato sul rilascio delle autorizzazioni suscita polemiche. La Costituzione attuale (2011) considera il diritto di associarsi come uno dei più importanti. Il governo islamista del partito Giustizia e Sviluppo accusa le associazioni che operano nei diritti umani di essere finanziate dall’estero. Si moltiplicano le restrizioni.

Il dramma della Siria in due film al TFF

tff 2014 110“Eau argentée, Syrie autoportrait” di Ossama Mohammed e Wiam Simav Bedirxan e “Il sergente immortale” di Ziad Kalthoum. Premiato al Concorso Internazionale come miglior film: “Mange tes morts” di Jean-Charles Hue. Successo del Festival e della retrospettiva di Giulio Questi, deceduto a 90 anni il 3 dicembre. La direttrice Martini: “Una fonte di continue scoperte”.

Il patrimonio della necropoli di Makli, Pakistan

Circa 10 km2 con oltre mezzo milione di tombe costituisce la necropoli di Makli, testimonianza della forte civilizzazione vissuta dalla provincia di Sindh, al sud del Pakistan, tra il 14° e il 17° secolo. Situata vicino alla città di Thatta, un tempo capitale e centro della cultura islamica, Makli è una tra le più vaste […]

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Reading List: le donne arabe

Clicca sui titoli per andare al rispettivo articolo. Puoi leggere questa raccolta in ebook su Kindle, iPhone, Ipad, Pc, tablet o Mac [guarda le opzioni “export”]. Se ti piace, condividila su twitter e Facebook o embeddala nel tuo sito/blog. Via Readlist 

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Quello che va bene oggi nel mondo

Di Javier Solana. El País (03/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Non c’è ancora un accordo sull’Iran. Obama ha subito una dolorosa sconfitta alle ultime elezioni per il rinnovo di parte del Senato e del Congresso. Se aggiungiamo la misera crescita economica nell’eurozona, l’ascesa del jihadismo islamico e le tensioni con la Russia, si […]

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Siria, Ucciso come Ilaria Alpi

(di Lorenzo Trombetta, Ansa) Colpito a morte nel nord della Siria da sicari col volto coperto in un agguato che ricorda quello teso a Ilaria Alpi, la giornalista uccisa nel 1994 […]

Siria, ucciso come Ilaria Alpi

(di Lorenzo Trombetta, Ansa) Colpito a morte nel nord della Siria da sicari col volto coperto in un agguato che ricorda quello teso a Ilaria Alpi, la giornalista uccisa nel 1994 […]

Credere senza appartenere? O appartenere senza credere?

Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

Credere senza appartenere? O appartenere senza credere?

Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

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Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

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Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

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Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

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Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, clinic relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, prostate sincretismo, sales conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni … | Continua a leggere

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Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, sincretismo, conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni e ciò che … | Continua a leggere

Credere senza appartenere? O appartenere senza credere?

Intervista di Viviana Premazzi a Maurizio Ambrosini, relatore all’evento Cristiani e musulmani alla prova della secolarizzazione Nel paesaggio europeo e italiano si assiste a dei grandi mutamenti dovuti a un inedito pluralismo religioso: mobilità, sincretismo, conversioni o riscoperta delle proprie radici dimenticate. Fermenti che mettono in moto una nuova riflessione sul rapporto tra spazio pubblico e religioni e sull’esigenza di un’attenzione nuova verso il fenomeno delle immigrazioni e ciò che … | Continua a leggere

Raccontare Beirut è possibile?

(di Paola Rotolo, per Editoriaraba). È possibile dire la città di Beirut, stabilire un rapporto privilegiato con essa in quanto scrittori libanesi? Muoveva da questo interrogativo l’incontro tenutosi presso l’Institut […]

Raccontare Beirut è possibile?

(di Paola Rotolo, per Editoriaraba). È possibile dire la città di Beirut, stabilire un rapporto privilegiato con essa in quanto scrittori libanesi? Muoveva da questo interrogativo l’incontro tenutosi presso l’Institut […]

Cucina libica: mb’atten, patate farcite

Con la ricetta di questa settimana andiamo in Libia a scoprire una specialità ottima sia al forno che fritta, che serve da aperitivo per le occasioni speciali: la mb’atten! Ingredienti: 4 patate medie 500g di carne macinata (manzo o agnello) 1 cipolla prezzemolo tritato 1 spicchio d’aglio 1 uovo 2 cucchiai di pane grattato 2 cucchiai […]

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Giordania: abbiamo bisogno di 2,9 miliardi di dollari per i rifugiati

(Agenzie). Nel sottolineare il suo impegno nel supportare i profughi siriani rifugiati nel suo territorio, la Giordania ha però dichiarato che questo livello di impegno non potrà essere mantenuto se non arriveranno nuovi fondi. Il Ministro della pianificazione e della cooperazione internazionale Ibrahim Saif ha dichiarato che “la Giordania non sarà più in grado di mantenere […]

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Amnesty non riesce a proteggere profughi siriani

(Agenzie). Una settimana dopo che il Programma Alimentare Mondiale ha annunciato la sospensione degli aiuti perché finiti i fondi, Amnesty International ribadisce le conseguenze catastrofiche che questo comporta per i profughi. Circa 3,8 milioni di rifugiati siriani sono attualmente sparsi in cinque paesi ospitanti e sono al freddo e senza beni di primo consumo. Amnesty […]

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EAU: insegnante americana uccisa, arrestata donna

(Agenzie). Un’insegnante americana è stata accoltellata a morte nel bagno di un centro commerciale di Abu Dhabi. La polizia degli EAU ha arrestato una donna sospettata di aver compiuto l’omicidio. Il colonnello Rashid Borshid ha spiegato che la donna ha tentato successivamente di piazzare un ordigno improvvisato fuori dall’abitazione di un altro espatriato americano residente […]

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Le incognite del voto di marzo (e del futuro premier d’Israele)

L’ufficio del primo ministro d’Israele non è molto grande. A vederlo così – con una scrivania, una libreria, una tv a schermo piatto, tende chiare che coprono le finestre da cima a fondo e una lampada da tavolo – ha tutte le caratteristiche di un normale ufficio. E però è qui che vengono prese le […]

Sobrietà forzata: Daish proibisce sigarette e alcolici

(Agenzie) I jihadsiti di Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) hanno proibito alcolici e sigarette i Iraq e Siria, in quanto considerati contrari alla dura forma di shari’a da loro imposta. Il divieto è stato implementato nel quadro della regola del gruppo cosiddetta “pentitevi o morite”. Sin dalla presa della città, ai cittadini di Mosul sono stati […]

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L’Egitto importerà gas naturale dall’Algeria

(Agenzie) Il ministro del Petrolio egiziano ha riportato che l’Egitto importerà sei cargo di gas naturale liquefatto dall’Algeria tra l’aprile e il settembre del prossimo anno, cosa che aiuterà il Paese a placare la crisi energetica che ha causato diversi blackout nel corso di quest’anno. Il contratto tra Algeria ed Egitto verrà firmato alla fine di questo mese, secondo […]

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Egitto: continuano le manifestazioni anti-Mubarak

(Agenzie) I gruppi politici cosiddetti “rivoluzionari” in Egitto hanno indetto una protesta questo venerdì contro il proscioglimento da ogni accusa dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak. I gruppi comprendono i Socialisti Rivoluzionari, i Giovani per la Giustizia e la Libertà, il Partito della Costituzione, il Partito Egitto Forte e il Movimento 6 Aprile, che ha lanciato l’iniziativa, […]

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Usare i soldi per gli attacchi in Siria mentre i rifugiati muoiono di fame

Di Murtaza Hussain. The Intercept (02/12/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio. In copertina un’opera dell’artista siriano Mwafaq Katt L’obiettivo dell’intervento internazionale in Siria ha qualcosa a che fare col fornire aiuto ai siriani? Mentre una coalizione internazionale si è affrettata nel coordinare gli attacchi aerei nel nome dell’umanitarismo, sembra che tali attacchi di benevolenza […]

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Nihad Sirees, Il suono del silenzio

(di Caterina Pinto). Il 15 giugno 2011 a Damasco i sostenitori del presidente Bashar al Asad organizzarono un’imponente manifestazione – masira in arabo – durante la quale fu srotolata una […]

Nihad Sirees, Il suono del silenzio

(di Caterina Pinto). Il 15 giugno 2011 a Damasco i sostenitori del presidente Bashar al Asad organizzarono un’imponente manifestazione – masira in arabo – durante la quale fu srotolata una […]

L’Afghanistan premia Reza Gul, la madre che ha fatto strage di talebani

Articolo di Katia Cerratti “Reza Gul meritava la medaglia dell’eroina Malalai e noi gliel’abbiamo conferita. Il mese scorso ha ucciso decine di ribelli a Farah.” A parlare è il vicepresidente del ministero dell’Interno afgano, il generale Abdul Rashid Dostum, che ieri ha assegnato a Reza Gul, la donna che il 17 novembre scorso ha ucciso 25 […]

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Roma musica Rom

romarom 110A Roma musica rom e incontri per la giornata internazionale dei diritti umani. Campagna “Il mio nome è Rom” e Associazione 21 Luglio invitano i cittadini a tre giorni di eventi, informazione e arte. 8-11 dicembre.

Sostegno risoluto! Ma a cosa?

La firma a Kabul che ha spianato la strada
a “Resolute Support” (foto Nato)
Non sarà “risolutiva” ma solo “risoluta” la missione “Resolute Support” che ha ormai ottenuto anche il via libera dal parlamento afgano e che impiegherà circa 12mila soldati con compiti di formazione delle forze armate afgane a partire dal 2015. Almeno nel nome della missione, la Nato fa mostra di pragmatismo, sul resto si vedrà. Ma se non è compito di un’alleanza militare far quadrare i conti della politica (quelli militari sono per altro pessimi) per ogni Paese che partecipa la questione politica si impone. Tanto per cominciare con numeri e costi. In attesa di sapere di che morte morire nella continuazione della guerra con altri mezzi, il parlamento italiano per ora i numeri li sa a spanne: 200, 500, 750, 1800 soldati? Una forbice che fa lievitare i costi tra 100mila e almeno mezzo milione di euro. Ma se è l’obiettivo politico quello che più conta, come, su cosa e con che mezzi Roma intende impegnarsi nei prossimi anni (almeno dieci come chiede a Londra la società civile afgana)?
A Bruxelles il ministro Gentiloni ha appena incontrato privatamente Ashraf Ghani e, al termine dell’ultimo vertice dell’Alleanza e alla vigilia della Conferenza di Londra, ha detto di aver ribadito al nuovo presidente l’apprezzamento per il cammino di riforme intrapreso da Kabul e che, dal 2015, la missione italiana cambierà segno: che il sostegno sarà più economico che militare più dunque rivolto alla cooperazione civile che non a quella con la divisa. Se il buon giorno si vede dal mattino la riduzione del contingente sarà il primo vero segnale. Il secondo sarà quello che riguarda i fondi messi a disposizione della cooperazione civile con l’Afghanistan con risorse che potrebbero proprio essere drenate dalla spesa militare come da anni chiede l’associazionismo italiano impegnato in quelle terre. Presto la nuova legge che riguarda le missioni all’estero dovrà tornare in aula e lì si capirà se effettivamente ci sarà una svolta o una semplice spending review.

Il futuro di Assad e della guerra a Daish dopo gli accordi sul nucleare

Di George Samaan. Al-Arabiya (01/12/2014). Traduzione e sintesi di Francesca De Sanctis. Prolungare i negoziati sul nucleare vuol dire prolungare anche le crisi nella regione. I negoziatori intendono tenere separato lo sviluppo del programma iraniano da queste crisi, ma gli avvenimenti nella regione continuano a dimostrare il contrario. La situazione è sospesa: tutto dipende dall’accordo tra l’Iran […]

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Intervista esclusiva a Bashar al-Assad (video)

(Le Parisien). Il settimanale francese Paris Match ha pubblicato gli estratti di un’intervista esclusiva al presidente siriano Bashar al-Assad, che nonostante la guerra civile che imperversa dal 2011 nel suo paese, è sembrato molto calmo e sicuro di sé. Quando il giornalista gli ha chiesto se teme di morire nello stesso modo di Saddam Hussein […]

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Famoso in tutto il mondo, ma ancora anonimo: l’egiziano Keizer e i suoi stencil

Barakabits. Emblema anonimo della sfera pubblica, Keizer è conosciuto per i suoi inconfondibili stencil al Cairo. Lo scorso novembre, il più famoso graffitista egiziano si è imbarcato in un viaggio attraverso l’Europa per rappresentare le sue opere in Olanda, Germania, Italia e Regno Unito. Nonostante il successo ormai globale, Keizer ha scelto ed è riuscito a rimanere […]

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Francia: pronta a rafforzare azione contro Daish

(Agenzie). Il presidente francese Hollande ha detto che la Francia ha intenzione di rafforzare l’azione contro Daish (conosciuto in occidente come ISIS) in Iraq. “Continueremo a fornire appoggio militare in Iraq, vittima di un attacco terroristico su larga scala”, ha detto Hollande durante un incontro con il primo ministro iracheno Haider al-Abadi.  

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Yemen: al-Qaeda diffonde video minacciando di giustiziare un ostaggio

(Agenzie) Al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQPA) ha diffuso un video nel quale minaccia di giustiziare un giornalista americano, tale Luke Somers, tenuto in ostaggio dal gruppo da più di un anno dal suo rapimento a Sana’a, capitale dello Yemen, nel settembre 2013. Nel video, Nasser bin Ali al-Ansi, un dirigente AQPA, minaccia di uccidere l’ostaggio da […]

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I cristiani palestinesi inaugurano la stagione delle feste natalizie

Al-Bawaba. I cristiani palestinesi nella città portuale di Giaffa si sono riuniti per festeggiare l’accensione dell’albero di Natale, segnando l’inizio della stagione festiva in Terra Santa. “Questo è l’esempio migliore per tutti i cittadini di Israele di vedere come le persone di tutte le nature religiose possono stare insieme, ebrei, musulmani e cristiani. Spero che […]

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Libano: l’esercito dichiara guerra ai militanti islamisti

(Agenzie) Il comandante dell’esercito libanese, Jean Kahwagi, ha dichiarato guerra aperta ai militanti islamisti sul confine siriano, dopo che 7 soldati sono morti in attacchi recenti. Kahwagi ha indicato che Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) e il Fronte al-Nusra sono già stati colpiti da “attacchi preventivi” da parte dell’esercito libanese e ha dichiarato che “ce […]

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Siria: Turchia e USA vicini a intesa su no-fly zone

(Agenzie) Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, Turchia e Stati Uniti sarebbero vicini a un’intesa per stabilire una no-fly zone nella Siria del Nord. La dichiarazione è arrivata nel quadro del meeting dei ministri degli Affari Esteri della NATO a Bruxelles. Cavusoglu ha inoltre indicato che il numero di Paesi che voglio una no-fly […]

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In memoria di Radwa Ashour, 1946-2014

La scrittrice egiziana Radwa Ashour, poco nota in Italia, ma molto conosciuta e amata in Egitto e nel mondo arabo, si è spenta qualche giorno fa dopo una lunga malattia. di Marcia L. Qualey su Arabic Literature (in English) – traduzione dall’inglese di Fernanda Fischione Radwa Ashour ha lottato contro il cancro per diversi anni: … Continua a leggere

In memoria di Radwa Ashour, 1946-2014

La scrittrice egiziana Radwa Ashour, poco nota in Italia, ma molto conosciuta e amata in Egitto e nel mondo arabo, si è spenta qualche giorno fa dopo una lunga malattia. di Marcia L. Qualey su Arabic Literature (in English) – traduzione dall’inglese di Fernanda Fischione Radwa Ashour ha lottato contro il cancro per diversi anni: … Continua a leggere

L’odore dei petrodollari del Golfo nelle elezioni tunisine

Di Mohammed al-Misfer. Middle East Monitor (02/12/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. I media israeliani dichiarano che c’è stato un meeting a Parigi tra il candidato presidenziale tunisino Beji Caïd Essebsi e dei funzionari degli Stati del Golfo. Al meeting si sarebbe parlato di come isolare il partito Ennahda in Tunisia e di come impedire che […]

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Conferenza al-Azhar: Daish e Fratellanza come gruppi terroristici

Elaph. Ahmed al-Tayyeb, sceicco dell’università egiziana al-Azhar, ha etichettato Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) e la Fratellanza Musulmana come organizzazioni terroristiche che offendono e distorcono l’immagine dell’islam alla pari di gruppi come il Fronte al-Nusra e Ansar al-Sharia. Le dichiarazioni di al-Tayyeb sono state pronunciate nel quadro della conferenza internazionale organizzata al Cairo intitolata “Azhar […]

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La controrivoluzione araba e il mito dell’assolutismo islamista

Di Bashir Musa’ Nafi’. Al-Quds al-Arabi (26/11/2014). Traduzione e sintesi di Lorenzo P. Salvati. Fin dal suo insediamento nel giugno 2012, l’ex presidente egiziano Muhammad Morsi è stato ostacolato da varie forze politiche che hanno cercato in tutti i modi di far cadere il suo governo. Ripercorriamo le principali tappe di questa vicenda, che ha preso il […]

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Palestina: anche Belgio verso riconoscimento

(Agenzie) Secondo quanto riportato dai media locali, i quattro partiti che formano il governo federale del Belgio avrebbero intenzione di riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina. Il Movimento Riformista, i Democratici e Liberali Fiamminghi, il Partito Democristiano e Fiammingo e la Nuova Alleanza Fiamminga hanno concordato la promozione del riconoscimento e intendono presentare al parlamento una […]

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Intervista a François Boespflug

In occasione della presentazione a Roma del suo nuovo libro Les Trois monothéismes en images. JudaÏsme, christianisme, islam, François Boespflug ci racconta qualcosa in più sull’iconografia nel tre grandi monoteismi della storia.   Di Giusy Regina   Dio è considerato trascendente e non rappresentabile sia dal Cristianesimo che dall’Ebraismo che dall’Islam. Ciononostante ci sono molte immagini che […]

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Londra ospita il Palestine Film Festival

Barakabits. Inaugurata lo scorso 28 novembre con il film “Eyes of a Thief” di Najwa Najjar, l’edizione annuale del London Palestine Film Festival presenterà fino al prossimo 11 dicembre le ultime produzioni del cinema palestinese. Tra gli eventi speciali del festival, la proiezione del documentario “My Love Awaits Me by the Sea”, di Mais Darwazah, e di […]

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Il business della speranza

Dietro le tragedie umane e la povertà c’è sempre qualche cinico parassita che ci lucra. Una di queste tragedie è il traffico di uomini. Da Sud a Nord, da Est a Ovest ci sono milioni di persone che vivono ai margini della sopravvivenza e che provano a tradurre le loro speranze in realtà mettendosi nelle […]

Il business della speranza

Dietro le tragedie umane e la povertà c’è sempre qualche cinico parassita che ci lucra. Una di queste tragedie è il traffico di uomini. Da Sud a Nord, da Est a Ovest ci sono milioni di persone che vivono ai margini della sopravvivenza e che provano a tradurre le loro speranze in realtà mettendosi nelle […]

Controversia Iran-Pentagono su raid anti-Daish

(Agenzie). Dopo che il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby, aveva fatto trapelare la notizia secondo cui anche l’Iran aveva iniziato raid contro Daish (conosciuto in occidente come ISIS) in Iraq, arriva la ferma smentita da parte di un ufficiale iraniano. “L’Iran non ha mai partecipato ad attacchi aerei contro Daish”, ha affermato, sottolineando che anche un […]

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Tunisia: Marzouki intenzionato a ricorrere in appello

(Agenzie). L’ex presidente Moncef Marzouki è intenzionato a ricorrere in appello al provvedimento di rigetto dei ricorsi da lui presentati contro le votazioni del primo turno delle presidenziali. Se l’istanza di appello dovesse essere accettata, scalerà al 21 Dicembre la data per lo svolgimento del turno di ballottaggio delle presidenziali. I tunisini saranno chiamati a […]

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Un Medio Oriente senza intellettuali

Di Tariq Alhomayed. Asharq al-Awsat (02/12/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Durante la mia ultima visita in Turchia, papa Francesco ha descritto le azioni commesse da Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) come un “gravissimo peccato contro Dio”. Il pontefice ha dichiarato che non si arrenderà a un “Medio Oriente senza cristiani”, che sono stati […]

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Israele: elezioni parlamentari anticipate al 17 marzo 2015

(Agenzie). Israel Radio ha annunciato che i legislatori israeliani sono d’accordo nello stabilire la data per le prossime elezioni parlamentari in Israele per il 17 marzo 2015. Netanyahu ha licenziato il ministro delle finanze Yair Lapid e il ministro della giustizia Tzipi Livni, chiedendo nuove elezioni più di due anni prima del previsto. Ha affermato […]

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Siria: altri peshmerga arrivano a Kobane

(Agenzie). Nuove truppe di peshmerga sono arrivate a Kobane attraverso Sanliurfa, la provincia a sud-est della Turchia. Fino ad ora la Turchia ha permesso il passaggio di 150 combattenti peshmerga diretti a Kobane, in Siria, per unirsi ai guerriglieri curdi che stanno cercando di contrastare l’avanzata di Daish (conosciuto in occidente come ISIS).

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Yemen: autobomba davanti residenza ambasciatore Iran

(Agenzie). È esplosa un’autobomba davanti alla residenza dell’ambasciatore iraniano in Yemen, nella capitale Sanaa. Almeno tre persone sono state uccise, fra cui la moglie e il figlio del diplomatico che sono stati estratti dalle macerie. e molte altre sono rimaste ferite. Secondo fonti non ufficiali, l’ambasciatore iraniano Hossein Niknam non si trovava in casa al momento dello scoppio. La bomba […]

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Iraq: donna arrestata in Libano non è moglie al-Baghdadi

(Agenzie). A quanto dichiarato dal portavoce del ministro degli interni iracheno,Saad Maan, la donna arrestata ieri in Libano non è la moglie del califfo di Daish (conosciuto in occidente come ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi. Sembra invece che si trattasse di Saja Abdul Hamid al-Dulaimi, sorella di Omar Abdul Hamid al-Dulaimi, condannato a morte per alcuni […]

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L’urlo contro il regime. Gli antifascisti italiani in Tunisia tra le due guerre

Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

L’urlo contro il regime. Gli antifascisti italiani in Tunisia tra le due guerre

Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

L’urlo contro il regime. Gli antifascisti italiani in Tunisia tra le due guerre

Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

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Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

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Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

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Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

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Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», pharm per limitare il depauperamento demografico, discount varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla … | Continua a leggere

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Ci si riferisce ai primi anni trenta La congiuntura economica negativa toccò anche la penisola. Come conseguenza la politica «antiemigratoria», per limitare il depauperamento demografico, varata dal regime negli anni precedenti venne alleggerita in corrispondenza alla fase acuta della crisi economica. In questo quadro l’emigrazione di cittadini italiani verso altre mete, tra le quali la Tunisia, come rivela il seguente rapporto, fu tollerata… 17 italiani allontanatasi clandestinamente dalla Sicilia su … | Continua a leggere

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Raccontare Beirut con le parole dei suoi scrittori

In quel tempio meraviglioso che è l’Istituto del mondo arabo di Parigi si è tenuto un incontro su Beirut, il Libano e il ruolo della letteratura con tre grandi scrittori libanesi. Paola Rotolo era lì (anche) per editoriaraba e ne ha scritto quanto segue. di Paola Rotolo È possibile dire la città di Beirut, stabilire … Continua a leggere

Raccontare Beirut con le parole dei suoi scrittori

In quel tempio meraviglioso che è l’Istituto del mondo arabo di Parigi si è tenuto un incontro su Beirut, il Libano e il ruolo della letteratura con tre grandi scrittori libanesi. Paola Rotolo era lì (anche) per editoriaraba e ne ha scritto quanto segue. di Paola Rotolo È possibile dire la città di Beirut, stabilire … Continua a leggere

L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

L’altro ISIS

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L’altro ISIS

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L’altro ISIS

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L’altro ISIS

Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

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Un numero incredibile di khomeinisti, superiore alle 100mila unità, combatte in Siria una battaglia tanto terrorista quanto jihadista. Ma nessuno se ne accorge.

Radwa Ashour muore lasciando il segno nel mondo della letteratura

Di Heba Helmy. Egypt Independent (01/12/2014). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi. Radwa Ashour, illustre scrittrice ed accademica egiziana, si è spenta dopo una lunga lotta contro la malattia. Ritenuta una delle autrici più influenti del mondo arabo, lascia un patrimonio letterario ampio e diversificato, che continuerà a toccare le vite di milioni di persone. […]

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Iran: nasce un nuovo partito riformista

(Agenzie) La formazione di un nuovo partito riformista è stata ufficialmente annunciata in vista delle prossime elezioni legislative in Iran nel 2016. Il partito Nedaye Iranian (L’appello degli iraniani) è formato dalla “seconda generazione” di uomini politici riformisti, che secondo i media iraniani si dicono legati al lascito dell’ex presidente Khatami, al potere dal 1997 al 2005. […]

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Francia approva mozione per riconoscimento dello Stato di Palestina

(Agenzie). Con 339 voti a favore e 151 contrari l’Assemblea nazionale francese ha approvato la mozione che chiede al governo il riconscimento dello Stato di Palestina. La risoluzione, presentata dai socialisti al Parlamento francese, segue la linea delle risoluzioni approvate dall’Inghilterra e dalla Spagna. Non è un voto vincolante per l’esecutivo, ma ha un forte […]

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Tunisia: nuovo parlamento alla prima storica sessione

(Agenzie). Il nuovo parlamento in Tunisia ha tenuto oggi la prima storica sessione inaugurale per un Paese in transizione verso la democrazia. Dopo l’inno nazionale, il presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente Mustapha Ben Jaafar ha aperto ufficialmente i lavori della seduta per i 217 parlamentari eletti lo scorso ottobre. Dopo aver sottolineato il modo civile con cui […]

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Afghanistan, il Grande Caos

La puntata di “Caffè Mondo”di oggi, la trasmissione radiofonica nata dalla collaborazione tra Oltreradio.it e la stampa.it. A cura di Francesca Sforza e Micol Sarfatti. In studio, il direttore del giornale radio Francesco De Leo.

Oggi  il mio punto sugli eventi in Afghanistan. Per ascoltarlo clicca qui. I temi: Gli incontri di Bruxelles, la Conferenza di Londra, la guerriglia e i rumor sul processo di pace, la nuova missione Nato, la sfida del califfato

Hummus, maftoul e un contorno di conflitto israelo-palestinese

Di Naureen Khan. Al-Jazeera (19/11/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Nato quattro anni fa come progetto d’arte, Conflict Kitchen è diventata una realtà culturale e culinaria di successo nella città di Pittsburgh, in Pennsylvania (USA), sia per il suo cibo, sia per la sua idea. Per pochi mesi e a rotazione, un piccolo ristorante […]

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Hakawati il cantore di storie

[Questa recensione icastica è di Alfredo Memmo] Rabih Alameddine, Hakawati il cantore di storie, Bompiani, Milano 2010 Pasticcio divino. Ingredienti: recatevi a casa di uno studente di Arabo. Chiedete in prestito alcuni libri della sua biblioteca (Corano, Kalila wa dimna, … Continua a leggere

Hakawati il cantore di storie
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

Hakawati il cantore di storie

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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Hakawati il cantore di storie
letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

Israele: ebraica per gli arabi e democratica per gli ebrei

Di Wadi Awawidah. Al-Quds al-Arabi (29/11/2014). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio. Dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 si è insistito sulla natura ebraica e democratica della nazione israeliana, e sul suo riconoscimento da parte del popolo palestinese, che ha sempre esposto un parere negativo . Recentemente tale richiesta è stata ripresa nel nuovo […]

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Algeria: premier Renzi in visita su invito di Bouteflika

(Agenzie) Il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, ha iniziato la sua visita in Algeria sui invito del presidente Abdelaziz Bouteflika. Il primo ministro Renzi è stato accolto al suo arrivo dalla sua controparte algerina, il premier Abdelmalek Sellal. Durante la visita, Renzi incontrerà il presidente Bouteflika per dinamizzare il dialogo politico e la cooperazione […]

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Le opere di Fatma Lootha celebrano la giornata nazionale emiratina

Al-Arabiya. L’artista contemporanea emiratina Fatma Lootah celebra la giornata nazionale degli Emirati Arabi Uniti, che ricorre il 2 dicembre, con un’esibizione di suoi dipinti dal titolo “Womend scented in Oud”, in mostra dal 1° al 13 dicembre presso la galleria d’arte Fann-À-Porter di Dubai. Fatma Lootah ha dichiarato che “si dovrebbe dare più importanza alle donne nel mondo arabo”, aggiungendo […]

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Leader religiosi firmano carta contro schiavitù

(Agenzie). In occasione della Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù, Papa Bergoglio ha invitato al Vaticano i leader delle altre religioni per firmare una dichiarazione comune per l’impegno delle fedi all’eliminazione entro il 2020 della schiavitù moderna e della tratta di esseri umani. Promossa dall’organizzazione Global Freedom Network, l’iniziativa ha riunito per la prima volta nella storia i […]

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Tunisia: respinti ricorsi voto presidenziali

(Agenzie). Il tribunale amministrativo di Tunisi ha respinto i ricorsi presentati dal candidato, nonché ex presidente, Moncef Marzouki. I ricorsi sono stati respinti per difetto di forma, e uno per merito. Se nessun appello verrà presentato entro le prossime 48 ore, il secondo turno delle elezioni presidenziali si svolgerà il 14 dicembre.  

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Baghdad e Erbil raggiungono accordo su petrolio e bilancio

(Agenzie) Il governo centrale di Baghdad e quello Regionale del Kurdistan hanno raggiunto un accordo sulla condivisione della preoduzione petrolifere e del bilancio. L’accordo è stato concluso dopo tre giorni di negoziati tra le autorità nella capitale irachena. In base all’accordo, il governo centrale ogni mese stanzierà il 17% del bilancio iracheno in favore del governo […]

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ONU: inviato palestinese presenta bozza per negoziati

(Agenzie). L’inviato palestinese all’ONU, Riyad Mansour, ha detto che presenterà una prima bozza entro la fine di dicembre per il rinnovo dei negoziati di pace tra Israele e Palestina. La proposta includerà anche lo stabilimento di una data entro cui riconoscere lo stato palestinese o comunque arrivare ad un accordo definitivo. Lo stesso Abbas si è […]

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L’Egitto chiude piazza Tahrir

(Agenzie). L’Egitto chiude piazza Tahrir per le seconda volta per paura delle proteste, dopo che la corte si è espressa in favore dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak. Il verdetto infatti ha lasciato cadere le accuse che lo vedevano incriminato per aver ordinato l’uccisione di 239 manifestanti durante la rivoluzione del 2011. Tahrir è circondata da veicoli blindati […]

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Libano: arrestata moglie Baghdadi al confine siriano

(Agenzie) Le autorità libanesi avrebbero arrestato una delle mogli di Abu Bakr al-Baghdadi, leader Daish (conosciuto in Occidente come ISIS), al confine con la Siria. Secondo il quotidiano libanese As-Safir, gli agenti dell’intelligence libanese, in collaborazione con le altre agenzie occidentali, sarebbero riuscite ad arrestare una del consorti del leader jihadista a un valico di frontiera mentre […]

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Trenta nuovi accordi di cooperazione tra Rabat e Pechino

Ottime novità per il settore energetico marocchino: la società di investimenti energetici e la “Ming Yang New Energy invest Holding Group” hanno da poco firmato un accordo in base al quale si avvierà lo sviluppo di una produzione di mezzi e sistemi per il mercato marocchino e internazionale delle rinnovabili. Si inaugura così il partenariato […]

Trenta nuovi accordi di cooperazione tra Rabat e Pechino

Ottime novità per il settore energetico marocchino: la società di investimenti energetici e la “Ming Yang New Energy invest Holding Group” hanno da poco firmato un accordo in base al quale si avvierà lo sviluppo di una produzione di mezzi e sistemi per il mercato marocchino e internazionale delle rinnovabili. Si inaugura così il partenariato […]

Palestina: parlamento francese al voto su riconoscimento

(Agenzie) Dopo averne dibattuto lo scorso venerdì, il parlamento francese voterà oggi, senza il sostegno dell’opposizione, la risoluzione sul riconoscimento dello Stato palestinese. Il testo, proposto dai socialisti, appoggiato dalla sinistra ma rifiutato dalla maggior parte della destra, è stato già criticato da Israele, che lo ha definito “un grave errore”. Su esempio dei parlamenti […]

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Il vertice Netanyahu – Lapid e il collasso del governo

Lasciato in sospeso per giorni, alla fine l’incontro c’è stato. E se non stabilisce una data per le elezioni anticipate, di certo conferma una cosa che da tempo tutti davano ormai per certa: la dissoluzione dell’attuale coalizione che regge il governo di Benjamin Netanyahu. Bisogna soltanto capire, a questo punto, se il primo ministro ha […]

Daish sopravvive tra agende contrastanti

Di Mona Alami. The Daily Star Lebanon (01/12/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello. La coalizione internazionale contro Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) ha dato risultati controversi. Per quanto il controllo di Daish su vaste aree della Siria e dell’Iraq potrebbe aver scatenato l’indignazione internazionale, le agende contrastanti dei vari Paesi proprio per quanto […]

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Palestina, Lunga Marcia o ‘gioco di rimessa’?

Una ‘lunga marcia’, oppure una battaglia di rimessa? E’ una domanda forte, eppure necessaria, quella che bisogna porsi sulla questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Prima di porsela, però, occorre scendere nei dettagli, perché è proprio lì, nei dettagli, che affonda da anni l’analisi carente su una questione che non è, e non è […]

Palestina, Lunga Marcia o ‘gioco di rimessa’?

Una ‘lunga marcia’, oppure una battaglia di rimessa? E’ una domanda forte, eppure necessaria, quella che bisogna porsi sulla questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Prima di porsela, però, occorre scendere nei dettagli, perché è proprio lì, nei dettagli, che affonda da anni l’analisi carente su una questione che non è, e non è […]

Palestina, Lunga Marcia o ‘gioco di rimessa’?

Una ‘lunga marcia’, oppure una battaglia di rimessa? E’ una domanda forte, eppure necessaria, quella che bisogna porsi sulla questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Prima di porsela, però, occorre scendere nei dettagli, perché è proprio lì, nei dettagli, che affonda da anni l’analisi carente su una questione che non è, e non è […]

Egitto: la marea sta cambiando

Di Yvonne Ridley. Middle East Monitor (28/11/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti. Si narra che Re Canuto I d’Inghilterra, credendo di essere invincibile e di poter controllare i mari, portò sulla spiaggia il proprio trono e, una volta seduto, iniziò a comandare la marea per evitare che le onde smettessero di infrangersi sulla propria […]

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Egitto: addio alla scrittrice Radwa Ashour

(Agenzie) La scrittrice e accademica egiziana Radwa Ashour è morta all’età di 68 anni. Famosa per la sua lotta per l’indipendenza delle università egiziane e per essere stata una delle fondatrici del Movimento 9 Marzo, Radwa Ashour è nota per la sua Trilogia di Granada, tradotta in inglese e spagnolo. La Trilogia ha vinto il primo premio […]

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Zeina Barhoum, l’opera in dialogo

In questo video in cui la città di Roma fa da background, la splendida versione di Lascia ch’io pianga tratta da Alcantara (il ponte), il primo album di Zeina Barhoum, i cui brani sono arie d’opera classiche tradotte in parte da Zeina in arabo, spagnolo e greco. Zeina Barhoum è una cantante d’opera nata in Giordania nel 1984 e di origini palestinesi. La sua carriera […]

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Dizionario Hoepli Italiano-Arabo

          Claudia Maria Tresso, con la collaborazione di Abdelouadoud El Omarani, Dizionario Hoepli Italiano Arabo, Hoepli, Milano 2014 Se chi traduce dall’arabo ha avuto e ha a disposizione almeno un buon dizionario che, seppure orami datato, … Continua a leggere

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letturearabe di Jolanda Guardi
letturearabe di Jolanda Guardi – Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una sorta di biblioteca (J. L. Borges)

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          Claudia Maria Tresso, con la collaborazione di Abdelouadoud El Omarani, Dizionario Hoepli Italiano Arabo, Hoepli, Milano 2014 Se chi traduce dall’arabo ha avuto e ha a disposizione almeno un buon dizionario che, seppure orami datato, … Continua a leggere

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