Giorno: 13 novembre 2014

E lo “Stato Islamico” preannuncia che sta per coniare moneta, sarà un altro dina…

E lo “Stato Islamico” preannuncia che sta per coniare moneta, sarà un altro dinaro.

L’annuncio viene dalla dirigenza monetaria ed economica di Isis, gli pseudoministeri, mentre l’idea sarebbe dello stesso “califfo”. Il valore sarà legato al valore di oro ed argento e trae ispirazione dalle monete dei califfati omayadi e abbasidi. Per ora hanno studiato 3 monete: il dinaro aureo, il darham d’argento e lo scellino di rame. Vorrei scherzarci su, ma per oltre un anno irridevo i propositi di fondare uno stato da parte di questi barbari, ora il loro pseudo califfato é la cosa più simile ad uno stato che ci sia in Siria.


‫بأمر من “الخليفة”.. تنظيم الدولة يقرّ عملته الخاصة‬
enabbaladi.org
‫عنب بلدي أونلاين – الخميس 13/11/2014 أصدر تنظيم الدولة الإسلامية أمس الأربعاء، قرارًا يقتضي بسك عملة نقدية خاصة به، في خطوة رآها محللون اقتصاديون أنها تعبر عن مدى الاستقرار المادي الذي يعيشه التنظي…‬ Continua a leggere

Lo scrittore siriano Nihad Sirees presenta il suo ultimo libro a Roma

Sono pochi gli editori italiani che si prendono la briga di tradurre autori arabi, a meno che non siano i soliti noti. Uno di questi è la casa editrice Il Sirente, che ha creato a questo scopo la collana “altriarabi”. E l’ultimo nato è la traduzione del romanzo del siriano Nihad Sirees, Il Silenzio e […]

Lo scrittore siriano Nihad Sirees presenta il suo ultimo libro a Roma

Sono pochi gli editori italiani che si prendono la briga di tradurre autori arabi, a meno che non siano i soliti noti. Uno di questi è la casa editrice Il Sirente, che ha creato a questo scopo la collana “altriarabi”. E l’ultimo nato è la traduzione del romanzo del siriano Nihad Sirees, Il Silenzio e […]

DAL KURDISTAN IL PYD DENUNCIA: IL REGIME SIRIANO CI HA SOLO BOMBARDATO

Il rappresentante del Democratic Union Party (PYD) nella regione del Kurdistan ha accusato il regime siriano di avere solo bombardato la regione curda della Siria e ha respinto le affermazioni secondo le quali il governo Assad avrebbe aiutato il suo partito. In un’intervista con BasNews, Gharib Hasso, inviato del PYD a Erbil, ha risposto alle […]

DAL KURDISTAN IL PYD DENUNCIA: IL REGIME SIRIANO CI HA SOLO BOMBARDATO

Il rappresentante del Democratic Union Party (PYD) nella regione del Kurdistan ha accusato il regime siriano di avere solo bombardato la regione curda della Siria e ha respinto le affermazioni secondo le quali il governo Assad avrebbe aiutato il suo partito. In un’intervista con BasNews, Gharib Hasso, inviato del PYD a Erbil, ha risposto alle […]

Nuove geografie culturali. Open call per 20 nuovi cittadini

Nuove Geografie Culturali e? un’azione del progetto Dencity tesa all’inclusione culturale e sociale. Ideata da Connecting Cultures, order si rivolge a 20 giovani di seconda generazione, nuovi cittadini e appartenenti a famiglie miste residenti o frequentanti zona 6 a Milano. E? un laboratorio in 8 incontri in cui i partecipanti potranno confrontarsi e raccontare le proprie esperienze e i propri percorsi culturali all’interno della citta?. L’obiettivo e? quello di realizzare … | Continua a leggere

Nuove geografie culturali. Open call per 20 nuovi cittadini

Nuove Geografie Culturali e? un’azione del progetto Dencity tesa all’inclusione culturale e sociale. Ideata da Connecting Cultures, order si rivolge a 20 giovani di seconda generazione, nuovi cittadini e appartenenti a famiglie miste residenti o frequentanti zona 6 a Milano. E? un laboratorio in 8 incontri in cui i partecipanti potranno confrontarsi e raccontare le proprie esperienze e i propri percorsi culturali all’interno della citta?. L’obiettivo e? quello di realizzare … | Continua a leggere

Nuove geografie culturali. Open call per 20 nuovi cittadini

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Nuove geografie culturali. Open call per 20 nuovi cittadini

Nuove Geografie Culturali è un’azione del progetto Dencity tesa all’inclusione culturale e sociale. Ideata da Connecting Cultures, si rivolge a 20 giovani di seconda generazione, nuovi cittadini e appartenenti a famiglie miste residenti o frequentanti zona 6 a Milano. È un laboratorio in 8 incontri in cui i partecipanti potranno confrontarsi e raccontare le proprie esperienze e i propri percorsi culturali all’interno della città. L’obiettivo è quello di realizzare la … | Continua a leggere

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Il grande mistero intorno al presidente algerino Bouteflika

Lo scorso 15 ottobre, l’Algeria ha assistito a una protesta inedita nel paese: un migliaio di poliziotti avevano manifestato davanti al palazzo di El Mouradia per chiedere il licenziamento del generale Abdelghani Hamel e il miglioramento della loro condizione socio-professionale. Delusi per non essere stati ricevuti da alcun interlocutore, alcuni di loro avevano addirittura tentato […]

Il grande mistero intorno al presidente algerino Bouteflika

Lo scorso 15 ottobre, l’Algeria ha assistito a una protesta inedita nel paese: un migliaio di poliziotti avevano manifestato davanti al palazzo di El Mouradia per chiedere il licenziamento del generale Abdelghani Hamel e il miglioramento della loro condizione socio-professionale. Delusi per non essere stati ricevuti da alcun interlocutore, alcuni di loro avevano addirittura tentato […]

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

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Nonna e nipote, un inevitabile distacco

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Nonna e nipote, un inevitabile distacco

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Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

Nonna e nipote, un inevitabile distacco

Pochi giorni fa, mentre facevo zapping nella vana speranza di trovare qualcosa di nuovo, tutt’ad un tratto mi sono imbattuta in una delle quelle serie televisive arabe strappalacrime con una trama così intricata e infinita da fare tranquillamente concorrenza a Beautiful. In quel momento mi sono sentita fortunata ricordando, che quando sono da mia nonna Fatma in Marocco, i nostri pomeriggi si esauriscono in lunghe ed esaustive spiegazioni, con addirittura … | Continua a leggere

"Furbetti" afgani sull’Isonzo

Erano stipati come polli di batteria in una vecchia concessionaria di auto di Gorizia gli oltre un cento di migranti afgani e pachistani che sono stati trasferiti con un blitz ieri mattina alla volta di Milano, dove la prefettura avrebbe trovato un rimedio forse più consono per gente in fuga dalla guerra.

Se qualcosa si è mosso in queste ore nella rimessa che abbiamo visitato alla viglia del blitz (gli afgani erano lì dal 23 ottobre dopo mesi di un’emergenza che li ha visti accampati prima in una tendopoli e ancor prima lungo l’Isonzo) il merito è forse della Caritas locale e del prefetto di Gorizia. Quest’ultimo infatti ha pensato bene di uscirsene con una di quelle frasi che hanno ormai una lunga tradizione nel nostro Paese: «Questi non son profughi – ha detto Vittorio Zappalorto rappresentante di Alfano nella città friulana – sono semplicemente furbi. E la commissione territoriale per richiedenti protezione internazionale dovrebbe capire una volta per tutte il gioco che stanno facendo. Eviterebbe anche di far spendere un sacco di soldi».


La reazione è commisurata alla leggerezza del rappresentante dello Stato. La responsabile del Centro italiani rifugiati, che sulla rimessa dormitorio ha inviato un dossier a Roma, si fa sentire. L’Alto commissarito dell’Onu prepara una missione, le associazioni si muovono con Tenda per la pace e i dirittiche chiama i giornalisti e avvisa Human Rights Watch. Ma la Caritas, anche per il peso che ha nella regione, riesce a bucare il silenzio che circonda la scomoda presenza dei “furbi” che, a detta del prefetto, sarebbero stranieri che provengono da altri Paesi Ue «…dotati di carte di credito che la maggior parte della gente si sogna…. si spostano in aereo, atterrano a Venezia e poi vengono a Gorizia a mettersi in fila per il rilascio dell’asilo politico». Don Paolo Zuttion, direttore della Caritasdiocesana, risponde al prefetto dalle colonne de “Il Piccolo”: «Un furbetto non viene a bere acqua nell’Isonzo»: un’ironia che nasconde la preoccupazione che frasi del genere possano «vanificare il lavoro della Caritas e dei tanti volontari che stanno mettendo a disposizione il loro tempo libero per aiutare i migranti e dar loro un riparo». In effetti a occuparsi dei furbetti con carta di credito che vivono nell’autorimessa ci sono tre giovani universitari che si sono improvvisati volontari. Non li vediamo quando raggiungiamo l’ex garage ma in compenso arriva un signore in automobile che scarica vestiti puliti. E’ la reazione civile alle analisi di Zappalorto.

Il capannone è nella zona commerciale periferica della città: uno stanzone forse

di 200 metri quadri dove stanno stipati in oltre cento, forse centoventi. Non c’è una finestra e per far uscire il forte odore si tengono le porte spalancate. Per fortuna, visto che all’interno non c’è nemmeno un estintore (dalle placche alle pareti si capisce che ce n’erano almeno cinque quando da salvaguardare erano le automobili). Fuori ce ne sono due ma nessuno ha spiegato come utilizzarli. Nell’ex autorimessa, che il proprietario affitta adesso alla prefettura per alloggiare i migranti, di bagni ce n’è uno solo accanto a una catasta di materassi e lenzuola sporche perché evidentemente la pensione non prevede il cambio. Fuori sette cessi ecologici ma due son rotti. Sulla fila di brandine attaccate l’una all’altra, le facce smagrite di pashtun dell’Est afgano, di gente delle aree tribali pachistane, di un paio di curdi. Hanno una sola coperta sotto alcuni generatori di calore che scaldano poco ma, per fortuna, il tempo è clemente. Nessuno di loro emette una sola nota di protesta: «Vengoda un Paese povero ma da noi non si vive in queste condizioni – azzarda uno di loro che subito si corregge – però certo qui è meglio che nel bosco». Un altro si affretta a chiarire: «Scriva che i soldi spesi per noi non ci arrivano direttamente in tasca. La gente di Gorizia pensa che abbiamo casa e denaro dal governo ma non è così. Non siamo venuti per approfittarci degli italiani». Un’eco alle parole del prefetto.


Parlano volentieri, ci offrono il tè, non si offendono se la macchina fotografica indaga, con la nostra penna, le loro sofferenze. Uno di loro è un ex militare nella zona di Torkham, al passo di Khyber: «I talebani volevano che io riferissi ogni giorno su quel che avveniva alla frontiera. Se ti rifiuti, mi hanno detto, è meglio che te ne vai o ci lasci la vita. Ecco perché son qui». Un altro ammette, viene da Londra dove viveva da clandestino: «Perché me ne sono andato dall’Afghanistan? Se sei stato in quel Paese sai perché. Vogliamo vivere in pace non ne possiamo più di questa guerra che non finisce mai». Un altro aggiunge: «Spiegalo ai tuoi lettori: in Afghanistan e in Pakistan c’è la guerra. Non è finita, siete solo voi che ve ne state andando». La guerra rimane. 

Le foto sono di Monika Bulaj