Giorno: 23 agosto 2013

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

Egitto. I rivoluzionari difronte alla controrivoluzione: costruire l’alternativa all’esercito ed ai Fratelli Musulmani.

Riguardo i colloqui di “esclusione”[dal processo politico] e di “riconciliazione” i Socialisti Rivoluzionari non possono costruire la loro posizione isolati dagli umori e dagli orientamenti delle masse – malgrado le loro forti contraddizioni interne. Queste masse non accetteranno una riconciliazione con la Fratellanza Musulmana. Come dichiarammo:”suonare le trombe della riconciliazione pone sullo stesso piano l’assassino e la vittima e ciò è completamente inaccettabile senza portare ad un giusto processo gli assassini dei martiri – tutti i martiri – e coloro che hanno istigato alla violenza.” Se le masse influenzate dai media e dalla propaganda borghese vogliono escludere la Fratellanza ignorando l’esercito e gli elementi delvecchio regime, dobbiamo anche attaccare il ritorno dello stato di Mubarak sotto il vessillo di Al-Sisi, che è più pericoloso d iMuhammed al-Beltagi [il leader dei Fratelli Musulmani].

In queste circostanze dobbiamo dire direttamente,coraggiosamente, chiaramente e senza esitazione “Abbasso il regime militare…no al ritorno dei feloul [gli esponenti del regimedi Mubarak NdT]… no al ritorno della Fratellanza Musulmana”.

Siamo preoccupati dell’isolamento?

Non c’è dubbio che le tattiche del Socialismo Rivoluzionario si fondano da una parte sulla determinazione del livello di sviluppo della coscienza delle masse e della classe operaia, sia nelle loro basi che nella loro avanguardia, dall’altra sull’analisi delle possibilità e delle opportunità di sviluppare e rafforzare il movimento di massa durante il corso della rivoluzione.

Oggi il movimento di massa ha grandi contraddizioni al suo interno ed affronta delle grandi sfide, forse la più grande di queste è l’apparente riconciliazione di un settore delle masse con le istituzioni dello stato, in particolare l’esercito ed il Ministero dell’Interno – la testa ed il cuore della controrivoluzione. Tuttavia nonostante la grande frustrazione che colpisce grandi settori di rivoluzionari che hanno lottato contro lo SCAF (Consiglio Supremo delle Forze Armate) nell’anno e mezzo successivo alla rivoluzione e che hanno continuato a lottare contro il regime di Morsi l’unico modo per avere un ruolo importante nel movimento è di avere a che fare con esso, di comprenderne le contraddizioni senza sottovalutarne o esagerarne il potenziale.

L’alleanza degli elementi del vecchio regime e dei media liberali con i servizi di sicurezza, l’esercito ed il Ministero dell’Interno è riuscita ad influenzare le masse proiettando una falsa immagine di neutralità dell’esercito e della polizia, che vengono ritratti come amici del popolo contro Morsi, la Fratellanza ed i loro alleati islamisti, anche tentando di cancellare gli omicidi e le torture dello stato dalla memoria delle masse. Molte forze politiche, specialmente l’opportunista Fronte di Salvezza Nazionale,la campagna Tamarod e la Corrente Popolare, hanno recitato il ruolo più sporco nel ripulire questa immagine tramite i loro proclami sulla “serrata dei ranghi”. Lodano il ruolo dell’esercito e delle istituzioni dello stato nel soddisfare la richiesta del popolo di chiudere con il regime della Fratellanza, che considerano il più grande pericolo per la Rivoluzione Egiziana. Tuttavia la visione dell’ “esercito salvatore” rappresenta solo un piccolo strato della coscienza delle masse. Quasi tutti i partiti stanno lavorando per rafforzare questa visione, ma sotto sotto rimangono vive le richieste della rivoluzione ed i suoi obiettivi: pane, libertà e giustizia sociale.

Non possiamo perdere di vista che tra queste contraddizioni larghi settori delle masse hanno una grande sicurezza di sé, malgrado tutti questi specchietti per le allodole e la falsa “guerra al terrorismo”. Dall’inizio della rivoluzione hanno genuinamente imposto la loro volontà ed hanno rovesciato due presidenti e quattro governi. Questa sicurezza, che risiede sotto le contraddizioni superficiali, è ciò che li ha spinti ad insorgere contro Morsi e ciò che permetterà di completare la lotta contro il nuovo governo,non appena diverranno chiare le sue linee guida politiche ed economiche contrarie agli interessi delle masse. Ciò malgrado vi sia una parziale speranza in alcuni settori che il governo soddisferà le loro richieste.

A questo punto dobbiamo trovare ogni modo possibile per raggiungere il nucleo genuino della coscienza dei poveri e delle masse lavoratrici, il cui interesse fondamentale è di continuare la rivoluzione. Dobbiamo continuare ad evidenziare le enormi capacità che le masse hanno mostrato nell’ondata del 30 giugno e nelle precedenti ondate della rivoluzione propagandone le vere richieste e mobilitandosi per ottenerle in ogni provincia e in ogni posto di lavoro. Ma ciò non deve indurci a nascondere alcune nostre linee politiche e i nostri principi per godere di un sostegno temporaneo.

Al contrario se nascondessimo i nostri slogan o le nostre linee politiche per obiettivi di breve termine diventeremmo soltanto degli opportunisti e questo non è il modo in cui operano i Socialisti Rivoluzionari. Abbiamo sempre evitato l’opportunismo ed abbiamo costruito il nostro progetto organizzativo tra le masse e per la vittoria della rivoluzione egiziana. Ad esempio non possiamo smettere di attaccare le menzogne dei media del vecchio regime e dei liberali borghesi, o smettere di condannare la controrivoluzione portata avanti oggi dall’esercito e dal Ministero degli Interni. Non possiamo smettere di ricordare i crimini dello SCAF e dei compagni di Mubarak e smettere di chiedere che vengano messi a processo insieme a quei capi della Fratellanza che nelle scorse settimane si sono distinti per aver istigato alla violenza sguinzagliando dei disgustosi sentimenti settari. In ogni caso non possiamo attenuare i nostri attacchi politici contro gli elementi del vecchio regime e gli opportunisti nel governo Beblawi, contro le palesi tendenze liberiste di questo esecutivo e contro il consolidamento dello stato repressivo causato dalla nomina dei nuovi governatori provinciali. Non possiamo smussare le nostre critiche agli enormi poteri e privilegi che la costituzione assegna all’esercito, al suo controllo di circa il 25%dell’economia egiziana, alla continuazione dell’umiliante accordo di Camp David e così via. Dobbiamo continuare per una questione di principio.

Minimizzare il ritorno dello stato di Mubarak e della repressione militare è estremamente pericoloso. Lo stato di Mubarak, che non è scomparso dalle scene dall’inizio della rivoluzione, oggi ritorna con pieni poteri, privo di crisi interne e con il supporto di ampi settori delle masse. È questa situazione che ci spinge a partire all’attacco contro questo regime ed i suoi simboli, visto che non attenderà a lungo prima di aggredire tutti coloro che chiederanno che si compia la rivoluzione.

Dalla nostra posizione potrebbe conseguire un temporaneo isolamento dalle masse. Il nostro messaggio non verrà subito recepito dalla maggioranza malgrado tutti gli sforzi che compiamo sui posti di lavoro, nelle università e nei territori. In realtà questo isolamento è già iniziato prima del 30 giugno a causa delle nostre posizioni contro l’esercito, il vecchio regime e la Fratellanza, ma non dobbiamo cadere nella frustrazione: fin quando le contraddizioni resteranno presenti nella coscienza delle masse il movimento rimarrà un veicolo che può essere colpito da vari fattori che lo porteranno su sentieri tortuosi e non verso un percorso dritto e crescente. Il reale volto del regime repressivo attualmente al potere si rivelerà agli occhi delle masse che pian piano cominceranno a lottare contro di esso.

Ciò non significa un completo isolamento dalle masse visto che ci sono decine di migliaia di giovani rivoluzionari che hanno combattuto contro il regime militare sotto i vessilli della Rivoluzione Egiziana ed hanno portato avanti la lotta contro il regime di Morsi. Sono ancora radicati nei principi del socialismo rivoluzionario, hanno meno contraddizioni e non stanno puntando sulle istituzioni statali,soprattutto sull’esercito che è la spina dorsale della controrivoluzione. Costoro saranno attratti dalle posizioni dei Socialisti Rivoluzionari dopo aver visto come le forze politiche si sono svendute ai militari e al nuovo governo da loro nominato. Da questa prospettiva la situazione è migliore di quanto lo sia stata dopo l’11 febbraio 2011, quando per mesi solo i Socialisti Rivoluzionari e pochi altri singoli attivisti lottavano contro lo SCAF.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di attrarre alcuni di questi rivoluzionari per rafforzare le nostre fila ed avere un ruolo più stabile nelle prossime ondate della rivoluzione. Contemporaneamente vogliamo anche integrare i lavoratori ed i poveri che hanno fatto la rivoluzione ed hanno partecipato all’ondata del 30 giugno per ottenere quegli obiettivi che non si sono realizzati. È della massima importanza rianimare il progetto del Fronte Rivoluzionario con quei partiti di sani principi che non sono finiti delle braccia dello stato e del nuovo governo e che non si sono nemmeno alleati con gli islamisti,ma bensì hanno sempre cercato di portare avanti gli obiettivi della Rivoluzione Egiziana.

I Socialisti Rivoluzionari

Egitto, 15 agosto 2013

Traduzione di Emanuele Calitri
Testo originale:http://revsoc.me/letters-to-comrades/ysqt-hkm-lskr-l-lwd-lflwl-l-lwd-lkhwn

Testo in inglese:http://www.internationalviewpoint.org/spip.php?article3073

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE

REPORTAGE DI UNA RIVOLUZIONE Da Dahab, Egitto + dal Cairo Di Sonia Serravalli (autrice de “L’oro di Dahab” – Premio Rhegium Julii 2007 – e di “Se baci la rivoluzione”, IBUC Edizioni, gennaio 2012) Gennaio 2011, l’inizio. Durante la rivoluzione: … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading

Reciproci feedback

Sono molte le persone che in questi giorni mi mandano lettere o messaggi privati lusinghieri. Vi ringrazio di cuore e dico agli italiani tra questi che come voi siete fieri di me, io lo sono di voi, in quanto ritengo … Continue reading