Giorno: 14 ottobre 2012

L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ” 










L’evoluzione della ” Harga ”

E’ passato un mese da quel tragico 7 settembre 2012  , quando una barcone con a bordo 130 migranti tunisini affonda a largo dell’isola di Lampione provocando l’ennesima tragedia del mare e consegnando al cimitero del mare Nostrum gli ennesimi corpi senza vita di ragazzi cercatori di felicità . Ancora oggi le autorità italiane sono alla ricerca , senza successo ,  di una verità , una prova , un pezzo di barca che provi l’esistenza di un altro classico naufragio di ” clandestini ” . I sopravvissuti continuano a riportare verità discordanti sull’accaduto . 

In seguito ad una mia recente inchiesta  svoltasi la scorsa estate nei quartieri popolari di Tunisi sono venute a galla nuove verità circa le attuali partenze di ” Harragas ” tunisini verso  ” l’El Dorado ” europea , dove la percentuale di sopravvivenza alla traversata è direttamente proporzionale alla somma che si paga . 



Quartiere El Ouardia / Tunisi –  23 Giugno 2012 



E’ una calda giornata di Giugno  nel quartiere popolare di ” El Ouardia ” , un quartiere martoriato dalla miseria e dove l’anno scorso  42 ragazzi  persero la vita in un misterioso naufragio.    Eravamo io e la collega di origini inglesi Eleanor Mortimer , eravamo impegnati a girare il documentario ” the price of freedom ” e  dovevamo incontrare un certo ”Slaità ” nomignolo di un ragazzotto di 18 anni rimpatriato  dalle autorità italiane l’anno scorso,  dopo soli due settimane di permanenza in terra italiana . Dovevamo intervistarlo per farci raccontare il suo rimpatrio avvenuto prima del 5 Aprile 2011 , data della stipulazione dell’accordo anti-immigrazione tra l’allora premier tunisino El Beji Caid Sebsi e Silvio Berlusconi .  ”Slaita” ci raccontò con aria quasi annoiata del suo rimpatrio in Tunisia , questo  fino a quando non gli ponemmo la fatidica domanda ” Riproverai la traversata verso l’Italia ? ” L’intervista ci scappò di mano e il ragazzo si trasformò in un fiume in piena di racconti ed informazioni , ci raccontò di come erano cambiate le modalità di partenza dalla Tunisia , ci parlò di un suo amico sbarcato direttamente in Sicilia dopo aver pagato 4 milioni di dinari , l’equivalente di 2 mila euro , ad un gruppo di pescatori-trafficanti di una non specificata città costiera del centro sud tunisino. Ci raccontò di come quei pescatori  abbiano procurato al suo amico dei  documenti falsi per farlo apparire , agli occhi delle severe autorità marittime tunisine , come un giovane pescatore alle prese con la sua prima battuta di pesca . Una vera e propria  ” Harga ” mascherata a battuta di pesca dai loschi trafficanti tunisini . Infine il trasbordo , che avvenne in alto e mare e a notte fonda , a bordo di un peschereccio siciliano  . Da una parte due pescherecci impegnati in una battuta di pesca , dall’altra 10 giovani ragazzi che saltano da un peschereccio all’altro , un salto che gli permetterà di cambiare vita ,  il salto che li porterà in Italia  , la terra promessa per intere generazioni di tunisini .  L’arrivo in Sicilia fu tra le più tranquille , secondo il racconto dell’amico di viaggi di ” Slaita ” , niente emittenti televisive , niente bagliori blu delle volanti della polizia italiane come l’anno scorso a Lampedusa , solo una piccola cittadina siciliana che dorme e un furgoncino che li attende per portarli in un piccolo casolare di campagna dove passeranno una settimana per poi ricominciare l’avventura europea .  ” Slaita ” ci confermò che il suo viaggio si svolgerà in questo modo  , nel frattempo dovrà attendere  il via libera dai pescatori- trafficanti raccogliendo denaro per la sua nuova avventura ….


La Goulette –  24 Giugno 2012 


” Porto vecchio ” de la Goulette  

La Goulette è una ridente città di mare distante 20 chilometri dal centro di Tunisi , dovevamo incontrare due giovani ragazzi , Safi e Ala’a , li trovammo mentre erano  intenti a farsi delle bracciate nelle acque del vecchio porto della città .  Li intervistammo al prezzo di un pacco di sigarette a testa su una piccola barchetta ormeggiata . Il loro contatto mi fu segnalato da ” Slaita ” dopo che gli chiesi se conosceva altri aspiranti ” Harragas ” . All’inizio ero convinto di trovarmi di fronte ad altri ragazzi che si dovranno spacciare per pescatori  per poter ” bruciare la frontiera” ,  e invece no , Safi e Ala’a pagheranno 2 milioni di dinari per farsi trasportare sino a largo delle coste della Sicilia per poi farsi gettare in mare e continuare a nuoto gli ultimi cento / duecento metri di mare che li divide dal proprio sogno . La stessa versione che sentii l’anno scorso quando , nei pressi di Mazara del Vallo ,  incontrai due ragazzi tunisini con i vestiti umidi e sporchi di sale  . I due ragazzi si danno il cambio per farsi intervistare ,  all’inizio pensai che erano li solo per farsi qualche tuffo e combattere il gran caldo , e invece vidi che sia uno che l’altro una volta in acqua attuavano delle faticosissime bracciate per raggiungere una boa distante cento metri dal porto dove ci trovavamo , mi dissero che si stavano allenando per ” il grande giorno ” . Una volta a destinazione dovranno raggiungere a nuoto  le spiagge della città siciliana  . Mi dissero che i trafficanti , rimpatriati l’anno scorso dalle autorità italiane , non avevano più alcun interesse a sbarcare in Italia , e quindi per prevenire eventuali arresti e rovinose ( per gli affari )  permanenze nei C.I.E ( Centri d’identificazione ed espulsione ) gettavano il carico umano in mare e facevano ritorno in Tunisia dove da li organizzavano altri viaggi  e cosi altri affari . Anche per Safi e Ala’a   la ” harga ” da quattro milioni è più sicura di quella da due …..

In seguito a queste testimonianze una domanda sorge spontanea : siamo sicuri che il 7 settembre 2012 a largo dell’isola di Lampione ci sia stato un naufragio ? 

HARGA :  Termine maghrebino usata per indicare il superamento illegale della frontiera

HARRAGAS  : Termine maghrebino che vuol dire ” Coloro che bruciano la frontiera ”