Giorno: 22 aprile 2012

Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….





Buco nell’acqua

Nel seguente articolo, sotto previa richiesta dei denuncianti, verranno utilizzati dei nomi fittizi.

C.A.R.A a Salinagrande

Continua la ricerca d’informazioni per fare luce sul mistero dei 250 migranti tunisini scomparsi. Nei giorni scorsi ricevetti una telefonata da Imed Soltani portavoce della delegazione dei gentori dei dispersi a Roma che mi comunicava l’esito del riscontro delle prime 143 impronte digitali di alcuni dispersi . Sempre secondo il portavoce , il ministero dell’interno italiano ha comunicato ad Al Jaziri, segretario di stato del ministero all’immigrazione, l’esito negativo del primo riscontro : non è stata trovata alcuna informazione circa la sorte dei giovani dispersi. In Tunisia una madre disperata si è data fuoco , riporterà gravissime ustioni al collo e al torace. Nel frattempo io ed Eleanor Mortimer , impegnati nel documentario  ” the price of freedom”, ci rechiamo nel C.A.R.A di Salinagrande, gestita dalla cooperativa ” Badia Grande”,  dove intravediamo un gruppo di giovani migranti tunisini fermi di fronte la cancellata del C.A.R.A. Ci avviciniamo , i tunisini, probabilmente grazie ai miei tratti somatici , capiscono di trovarsi di fronte ad un loro connazionale, salutano e si presentano chiedendo che ci faccia un tunisino ben vestito di fronte ad un luogo come il C.A.R.A. Gli spiego la mia attività e comincio con il porgere loro alcune domande circa la loro data d’arrivo a Lampedusa, quasi tutti sono arrivati nei mesi delle ondate migratorie post-rivoluzione, gli mostro le foto di alcuni ragazzi scomparsi, sbarcati nei mesi di marzo, nessuno di loro è stato visto o riconosciuto dai tunisini di Salinagrande, un altro buco nell’acqua , che si va ad aggiungere agli altri flop nella ricerca di questi giovani misteriosamente scomparsi .  Intanto durante le riprese un ragazzo chiede di poter rilasciare  una denuncia circa la malgestione del C.A.R.A. Acettata la loro richiesta i ragazzi si trasformano in un fiume in piena, alcuni di loro dichiarano di essere  stati rimpatriati dalla Francia , nonostante il permesso temporaneo di 6 mesi, un minorenne di Zarzis sbandiera un documento della prefettura di Parigi. Altri come Bilal e Mohamed  sono ritornati spontaneamente in Italia  pur di rinnovare il loro permesso temporaneo scaduto. Ma tutti dichiarano di essere ritornati in Italia dopo aver udito la stessa identica scusa rilasciata dalle varie polizie europee ” torna in Italia che ti verrà rinnovato il permesso temporaneo”  . Ma le critiche e le accuse sono rivolte sopratutto alla cooperativa che gestisce il C.A.R.A ,” BADIA GRANDE”. Molti parlano  ad alta  voce , gesticolano nervosamente indicando più volte con l’indice il C.A.R.A distante pochi metri , accusano  la cooperativa di non saper gestire il C.A.R.A. Più volte pronunciano i nomi di due direttori della cooperativa, i nomi sembrano familiari, sono gli stessi che gestirono assieme alla cooperativa INSIEME il C.I.E.T di Kinisia. Stranamente le loro accuse contro il direttore G.M non mi sorprendono dato che l’anno scorso , in piena distribuzione viveri, il macchiavelico direttore , irritato dalla confusione creatasi nella fila di tunisini di fronte il centro di distribuzione viveri, ordinò agli operatori di sospendere la distribuzione del cibo, lasciano molti tunisini a bocca asciutta.

Interno della casa abbandonata

Denunciano le dure condizioni igieniche delle loro docce ” manca l’acqua calda” grida Bilal ” molti di noi per passare una notte dignitosa da esseri umani scavalcano la cancellata laterale e vanno a dormire in una casa abbandonata.  Durante l’intervista intravedo un auto avvicinarsi alla cancellata del C.A.R.A, è un caporale venuto a prelevare un giovane migrante tunisino, lavorerà nei campi per chissà quante ore per pochi euro. Di seguito Bilal, il giovane tunisino della cittadina del Kram mi chiede di mostrargli la casa abbandonata dove di solito passa la notte. Entriamo e subito veniamo accolti da tre letti con coperte sporche e con attorno barattoli di vetro e scatolette di tonno vuote, la casa è attorniata da spazzatura e pozzanghere.  Dopo il tour guidato della casa abbandonata ci scambiamo i numeri telefonici con la promessa di ritornare per monitorare la difficile situazione……

Non è la prima volta che degli ospiti di un centro d’accoglienza gestito dalla cooperativa ” Badia Grande”  ne denunciano la cattiva gestione . Seguiranno aggiornamenti….